Commercialista esperto di criptovalute: accedi ai servizi di consulenza di Young Platform

Commercialista criptovalute

Gestisci al meglio la fiscalità crypto con il supporto di commercialisti specializzati. Scopri come ottimizzare la dichiarazione e ridurre i rischi fiscali.

Investire in criptovalute può essere redditizio e stimolante, ma la gestione fiscale rappresenta spesso un ostacolo complesso. La normativa in materia di crypto asset cambia praticamente ogni anno ed è purtroppo facile commettere errori nella dichiarazione dei redditi,  portando a sanzioni significative.

La soluzione: un commercialista crypto

Per questo motivo, abbiamo creato un portale di consulenza fiscale dedicato, che ti mette in contatto diretto con commercialisti esperti del settore. Grazie al loro supporto, potrai gestire in modo corretto e strategico la tua posizione fiscale, evitando rischi e ottimizzando il pagamento delle imposte.

I principali vantaggi del servizio sono:

  • Dichiarazione corretta degli asset digitali, con l’assistenza di un esperto.
  • Ottimizzazione fiscale, per ridurre il carico tributario nei limiti della legge.
  • Regolarizzazione di errori passati, tramite il Ravvedimento Operoso.
  • Consulenza su operazioni specifiche, come cash out, trasferimenti all’estero e gestione di fondi bloccati.

Il supporto di un commercialista con un documento fiscale come il Report Fiscale di Young Platform sono la soluzione alla tua dichiarazione dei redditi. È disponibile in due versioni:

  • Young Platform (da app e web): ideale per chi utilizza solo l’exchange PRO e Base.
  • Young-Okipo (solo da web): perfetto per chi opera con più wallet o exchange.

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L’accesso al servizio è semplice e immediato. È sufficiente:

  1. Accedere alla sezione “Tasse & Report” della piattaforma
  2. Cliccare sul banner dedicato alla consulenza fiscale
  3. Compilare un rapido questionario
  4. Scegliere un orario disponibile per l’appuntamento con il team di Young Platform.

Il primo incontro conoscitivo è gratuito e parlerai con i tecnici del team Young Platform per capire meglio le tue esigenze. 

Vogliamo infatti valutare insieme se sia davvero necessario attivare una consulenza fiscale professionale, che rappresenta comunque una spesa. In molti casi possiamo già aiutarti noi a chiarire dubbi e rispondere alle domande più comuni. Se invece la situazione lo richiede, ti supporteremo anche nel passaggio successivo, mettendoti in contatto con il nostro commercialista qualificato.

La scadenza per il pagamento delle imposte è fissato al 30 giugno 2025. Nei mesi precedenti questa data la richiesta di consulenze aumenta sensibilmente. Prenotare in anticipo consente di ricevere l’assistenza necessaria senza il rischio di ritardi o sovraccarichi.

Perché scegliere la consulenza fiscale di Young Platform?

Commercialisti esperti in criptovalute

I professionisti disponibili tramite il nostro servizio sono specializzati nel settore crypto e costantemente aggiornati sulle normative fiscali più recenti. Questo consente di ricevere un supporto mirato e affidabile, riducendo al minimo il rischio di errori o omissioni nella dichiarazione.

Integrazione con i Report Fiscali di Young Platform

Uno dei principali vantaggi è l’integrazione con i report fiscali della piattaforma. Questi documenti forniscono un quadro chiaro e dettagliato di tutte le transazioni effettuate, facilitando la compilazione della dichiarazione dei redditi.

Acquistare il Report Fiscale consente di ottenere un riepilogo preciso della propria attività crypto, riducendo il rischio di errori e facilitando il lavoro del commercialista.

Supporto personalizzato in base alle esigenze individuali

Ogni investitore ha una situazione fiscale unica. Per questo motivo, il nostro servizio di consulenza offre un supporto su misura, adattandosi alle necessità specifiche di ciascun utente.

I principali servizi offerti includono:

  • Analisi della situazione fiscale individuale, per sviluppare le strategie dichiarative più efficaci.
  • Calcolo delle imposte su plusvalenze e minusvalenze, per una gestione fiscale ottimale.
  • Compilazione dei quadri RW e RT, necessari per la dichiarazione degli asset digitali.
  • Gestione di fondi bloccati o allocati su piattaforme problematiche, con assistenza nella dichiarazione.
  • Consulenza su strategie per ottimizzare i cash out, evitando impatti fiscali imprevisti.
  • Supporto per trasferimenti di criptovalute da e per l’estero, con analisi degli obblighi fiscali connessi.
  • Guida alla conservazione della documentazione fiscale, per garantire una gestione corretta e conforme.
  • Preparazione alla difesa in caso di accertamenti da parte dell’Agenzia delle Entrate.
  • Assistenza per il ravvedimento operoso, per correggere eventuali errori dichiarativi di anni precedenti.
  • Consulenza su attività imprenditoriali legate alle crypto, come accettazione di pagamenti digitali, fiscalità internazionale, eredità e donazioni.
  • Supporto dedicato a chi ha vissuto situazioni complesse, come vittime di frodi o utenti che hanno perso fondi a causa del fallimento di exchange o piattaforme non più operative

Due formule di servizio: scegli quella più adatta a te

Offriamo due livelli di supporto, pensati per adattarsi al meglio alle tue esigenze:

  • Consulenza Fiscale
    Un incontro singolo con un esperto fiscale per ricevere chiarimenti su dubbi specifici, ottenere indicazioni su come procedere con la dichiarazione e valutare la tua situazione fiscale complessiva.
  • Pacchetto Completo
    Un servizio più approfondito, pensato per chi ha una situazione più articolata o preferisce delegare completamente la gestione della parte fiscale. Include l’analisi dei movimenti, il calcolo delle imposte, la compilazione della dichiarazione e la consegna dei documenti pronti per l’invio.

Queste informazioni sono riprese anche nelle mail che riceverai automaticamente al momento della prenotazione della chiamata, così avrai tutto chiaro fin da subito.

Ravvedimento Operoso e gestione di errori fiscali

Se negli anni precedenti hai commesso errori nella dichiarazione delle criptovalute o hai dimenticato di farla, il ravvedimento operoso rappresenta la soluzione per regolarizzare la tua posizione fiscale riducendo le sanzioni.

Grazie alla consulenza dei nostri esperti, potrai:

  • Analizzare la tua situazione fiscale e individuare eventuali irregolarità.
  • Ricevere un piano dettagliato su come correggere errori passati.
  • Minimizzare i costi delle sanzioni grazie all’intervento tempestivo.
  • Evitare il rischio di accertamenti futuri e contestazioni da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Correggere eventuali inesattezze prima di ricevere una comunicazione ufficiale dall’Agenzia delle Entrate è fondamentale per evitare problemi e costi aggiuntivi.

Gestisci le tue criptovalute con sicurezza e tranquillità

Affidarsi a un commercialista esperto consente di eliminare ogni incertezza sulla fiscalità crypto, evitando errori e garantendo la conformità con la normativa vigente.

Grazie alla nostra consulenza specializzata, potrai concentrarti esclusivamente sulla crescita del tuo portafoglio, senza preoccupazioni legate alla dichiarazione dei redditi.

Staking e Fisco: come funzionano le imposte sulle ricompense nel 2025

staking crypto

Lo staking è un modo per guadagnare criptovalute “in automatico”, ma come tutti i guadagni, anche quelli da staking vanno dichiarati e sono soggetti a imposte. In questo approfondimento ti spieghiamo in modo semplice come funziona la tassazione, cosa cambia se vendi le criptovalute ricevute e come puoi fare tutto correttamente senza rischiare sanzioni.

Cos’è lo staking (in parole semplici)

Lo staking ti permette di bloccare le tue criptovalute per un certo periodo, mettendole a disposizione della rete (blockchain) per farla funzionare meglio. In cambio ricevi delle ricompense in criptovaluta.

È un po’ come lasciare dei soldi in banca e guadagnare interessi, ma nel mondo crypto.

Esistono vari modi per fare staking:

  • Direttamente sulla blockchain, se hai competenze tecniche.
  • Attraverso exchange come Young Platform, che fanno tutto per te.
  • Con lo staking liquido, che ti permette di usare i tuoi fondi anche mentre sono in staking.

Devo pagare imposte sulle ricompense da staking?

Sì. Secondo la normativa italiana, le ricompense da staking sono considerate guadagni e, come tali, vanno tassate.

Ecco quando e quanto si paga:

1. Quando ricevi la ricompensa

L’anno dopo che hai ricevuto le criptovalute dallo staking, devi pagare un’imposta del 26% sul loro valore di mercato nel momento in cui le hai ricevute sul tuo portafoglio. Se il valore totale dei tuoi guadagni da staking non supera i 2.000€, non paghi alcuna imposta. Tuttavia, se tale importo viene superato, l’imposta viene applicata solo alla parte eccedente i 2.000 euro.

2. Quando le vendi (se le vendi)

Se poi decidi di vendere le criptovalute ricevute e il loro valore è aumentato, paghi un’altra imposta del 26% sulla differenza tra:

  • il valore al momento della vendita e
  • il valore al momento della ricezione (cioè quando sono state accreditate sul tuo portafoglio).

Esempio:

  • Nel 2024 ricevi 10 ETH come ricompensa per aver messo in staking i tuoi ETH.
  • Al momento della ricezione, 1 ETH vale 1.000 €, quindi il valore totale ricevuto è 10.000 €.
  • Se non hai ricevuto altri redditi simili nello stesso anno, applichi la franchigia di 2.000 euro → il valore imponibile sarà 8.000 €, e pagherai:
    8.000 × 26% = 2.080 € di imposta da versare nel 2025.

Se decidessi di vendere i 10 ETH nel 2025:

  • Ponendo che nel 2025 1 ETH = 3.000 € 
  • Incassi un valore di 3.000 x 10 = 30.000
  • La plusvalenza imponibile è pari al prezzo di vendita – il prezzo di accredito sul tuo portafoglio, quindi → (30.000 – 10.000) x 26% = 5.200 euro di imposte.
  • Dichiarerai e pagherai l’imposta sulla plusvalenza nel 2026.
  • Nota bene: in questo caso la franchigia non è applicata perché è stata rimossa dalla Legge di Bilancio 2025. Se invece le avessi vendute nel 2024, sulla plusvalenza lorda dovresti applicare la franchigia di 2.000 euro e pagare quindi le imposte solo sull’eccedenza.
staking e imposte 2025

Come dichiarare lo staking nella dichiarazione dei redditi

In Italia, chi riceve criptovalute dallo staking deve inserirle nella dichiarazione dei redditi in due parti:

1. Quadro RW o Quadro W

Per dichiarare il possesso di criptovalute, incluse quelle in staking. Serve anche per calcolare l’imposta di bollo dello 0,2% sul totale delle criptovalute possedute al 31 dicembre.

2. Quadro RT o Quadro T

Per dichiarare le eventuali plusvalenze se le hai vendute a un prezzo più alto di quando le hai ricevute.

Cosa fa Young Platform per aiutarti

Se fai staking su Young Platform, non devi preoccuparti di calcoli complessi. Hai a disposizione:

Report Fiscale

Un documento precompilato con:

  • il valore delle ricompense ricevute
  • eventuali vendite e plusvalenze
  • l’imposta di bollo dovuta.

Pagamento automatico del bollo

Young Platform calcola e versa per te l’imposta di bollo dello 0,2% anche sulle ricompense da staking.

Consulenze fiscali

Puoi prenotare un appuntamento con un commercialista esperto in criptovalute, direttamente dall’app o dalla sezione “Tasse & Report”.

In sintesi

Lo staking è un buon modo per far fruttare le proprie criptovalute, ma bisogna essere in regola con il fisco.
Con gli strumenti giusti – come il Report Fiscale di Young Platform – puoi gestire tutto con facilità, evitare errori e affrontare la dichiarazione dei redditi con serenità.

Acquista il Report Fiscale

Mining di criptovalute: trattamento fiscale in Italia nel 2025

mining imposte 2025

Le informazioni contenute in questo articolo hanno scopo puramente divulgativo: servono ad aiutare l’investitore a comprendere come il fisco italiano tratta il mining di criptovalute, distinguendo tra attività personale e professionale, e le relative implicazioni fiscali.

Se utilizzi un servizio di reportistica fiscale per criptovalute, come quello offerto da Young Platform, non devi effettuare alcun calcolo manuale. Caricando un csv, le plusvalenze da attività di mining vengono calcolate automaticamente e i valori inseriti nelle caselle appropriate dei quadri della dichiarazione (come il Quadro RT o il Quadro T). Il risultato è un report fiscale precompilato, che puoi usare come guida chiara e sicura durante la compilazione della dichiarazione dei redditi.

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Cos’è il mining di criptovalute?

Il mining è il processo attraverso il quale vengono validate e aggiunte nuove transazioni alla blockchain. I miner utilizzano potenza computazionale per risolvere complessi algoritmi crittografici, ricevendo in cambio nuove criptovalute come ricompensa.

Trattamento fiscale del mining in Italia

Il trattamento fiscale del mining di criptovalute in Italia varia a seconda che l’attività sia svolta a livello personale o professionale.

Mining a livello personale

Se il mining è svolto occasionalmente e senza organizzazione in forma d’impresa, i proventi derivanti sono considerati “redditi diversi” e tassati con un’aliquota del 26% sulle plusvalenze realizzate. È importante dichiarare questi redditi nella dichiarazione dei redditi annuale, compilando il Quadro RT del Modello Redditi o il Quadro T del modello 730.

Mining a livello professionale

Quando il mining è svolto in modo continuativo, organizzato e con mezzi professionali, l’attività è considerata imprenditoriale. In questo caso, i proventi sono soggetti a tassazione come reddito d’impresa, con obbligo di apertura della partita IVA e applicazione delle relative imposte sul reddito e dell’IVA.

Come determinare la natura dell’attività di mining

Per stabilire se l’attività di mining è personale o professionale, il fisco valuta diversi fattori, tra cui:

  • Continuità dell’attività: se il mining è svolto regolarmente o saltuariamente.
  • Organizzazione dei mezzi: utilizzo di attrezzature professionali e infrastrutture dedicate.
  • Investimenti effettuati: entità degli investimenti in hardware e software.
  • Volume dei proventi: ammontare delle criptovalute minate e successivamente vendute.

Obblighi fiscali per i miner

Indipendentemente dalla natura dell’attività, i miner devono:

  • Tenere una documentazione accurata: registrare tutte le transazioni, inclusi i dettagli delle criptovalute minate e vendute.
  • Dichiarare i redditi: riportare i proventi nella dichiarazione dei redditi annuale, nel Quadro RT o T per attività personali, o secondo le regole del reddito d’impresa per attività professionali.
  • Versare le imposte dovute: calcolare e pagare le imposte in base al regime fiscale applicabile.

Trattamento fiscale del mining a livello personale

Se svolto in modo occasionale e non professionale, il mining è considerato dal fisco italiano una forma di reddito diverso, assimilabile ad altri redditi di natura finanziaria.
Questo significa che:

  • Al momento dell’accredito della ricompensa (es. BTC), il valore in euro della crypto ricevuta è considerato un reddito imponibile.
  • L’imposta da versare è del 26% sul valore di mercato al momento dell’accredito.
  • Anche se non vendi la criptovaluta ricevuta, l’imposta è comunque dovuta, proprio perché il reddito si considera “realizzato” al momento della ricezione.

Dove si dichiara il mining?

I redditi da mining personale vanno dichiarati:

  • Nel Quadro RW del Modello Redditi (ex Unico) o Quadro W (del modello 730) per dichiararne il possesso di criptovalute. Serve anche per calcolare l’imposta di bollo dello 0,2% sul totale delle criptovalute possedute al 31 dicembre.
  • Nel Quadro RT del Modello Redditi (ex Unico), oppure nel Quadro T del modello 730 per un’eventuale vendita con guadagno.

Il valore da dichiarare è pari al valore in euro delle criptovalute minate, calcolato nel giorno in cui sono state accreditate sul tuo wallet.

Esempio – Imposta mining personale

Immagina di aver ricevuto 0,05 BTC come ricompensa per attività di mining il 10 aprile 2024, quando 1 BTC valeva 60.000 €.

Calcolo del valore ricevuto:
0,05 BTC × 60.000 € = 3.000 €

Il mining è soggetto a un’imposta del 26% sul valore ricevuto. Tuttavia, si applica una franchigia annuale di 2.000 euro.

Calcolo dell’imposta dovuta:

  • Reddito imponibile dopo la franchigia: 3.000 € – 2.000 € = 1.000 €
  • Imposta da pagare: 1.000 € × 26% = 260 €

Questa imposta dovrà essere versata nel 2025, anno successivo alla ricezione del reddito.

Quando si paga l’imposta?

L’imposta si paga l’anno successivo a quello in cui hai ricevuto la ricompensa.
Quindi, se hai minato crypto nel 2024, dovrai dichiarare e versare l’imposta nel 2025.

Tutto calcolato automaticamente

Usando un servizio di reportistica fiscale crypto come quello offerto da Young Platform, il sistema:

  • Riconosce le ricompense da mining
  • Calcola in automatico il valore e l’imposta da pagare
  • Inserisce tutto nei quadri corretti della dichiarazione

Riceverai così un report fiscale precompilato, pronto da usare come guida affidabile per la dichiarazione dei redditi.

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Prezzo di carico: perché è così importante per la dichiarazione dei redditi da criptovalute

prezzo di carico imposte 2025

Le informazioni contenute in questo articolo hanno scopo puramente divulgativo: aiutano l’investitore a comprendere il ruolo del prezzo di carico nella dichiarazione dei redditi e nel calcolo delle imposte sulle criptovalute.

Vedremo cos’è, quando viene assegnato automaticamente e in quali casi va inserito manualmente.

Se utilizzi un servizio di reportistica fiscale per criptovalute come quello offerto da Young Platform, ci sono alcune operazioni per cui sarà necessario inserire manualmente il prezzo di carico.

Una volta fornito questo dato, il sistema calcola automaticamente plusvalenze, imposte e li riporta nei quadri fiscali corretti (es. Quadro RT o Quadro T), generando un report precompilato, pronto da usare come guida sicura per la dichiarazione.

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Prezzo di carico: che cos’è? 

Il prezzo di carico rappresenta il valore iniziale attribuito a una criptovaluta nel momento in cui entra nel patrimonio del contribuente.

È fondamentale per il calcolo delle plusvalenze o minusvalenze, che si determinano al momento della vendita o dello scambio della crypto. Se non viene dichiarato correttamente, potresti pagare più imposte del dovuto.

Come si determina il prezzo di carico?

  • Acquisto diretto → coincide con il prezzo pagato per acquistare la crypto, incluse eventuali commissioni.
  • Airdrop, staking, mining, programmi Earn coincide con il valore di mercato al momento dell’accredito.
  • Trasferimento da altro wallet o exchange (quindi un deposito) → il contribuente deve dichiarare manualmente il prezzo di carico, ovvero il valore originale di acquisto.

Attenzione: prezzo di carico a 0 €

Se al momento della vendita il prezzo di carico è 0 € (perché non indicato, o in mancanza di documentazione), l’intero ricavato sarà considerato plusvalenza e tassato al 26%.

Nota operativa

Il corretto tracciamento del prezzo di carico è essenziale per:

  • Evitare errori nella dichiarazione fiscale
  • Ridurre il rischio di sovrastimare le plusvalenze
  • Dimostrare l’origine e il valore effettivo degli asset in caso di controlli

Esempio 1: Deposito senza prezzo di carico

  • Depositi 1 Bitcoin acquistato in passato, ma senza indicare il prezzo di acquisto.
  • Depositi 1 Bitcoin acquistato in passato, ma senza indicare il prezzo di acquisto.
  • Successivamente, vendi questo BTC a 100.000€.
  • Il fisco considera l’intero importo come plusvalenza → 100.000 €
  • Applicando la franchigia: 100.000 2.000 = 98.000€ imponibili.
  • Imposta dovuta: 98.000 × 26% = 25.480€.

Esempio 2: Deposito con prezzo di carico documentato

  • Depositi 1 Bitcoin e dichiari che lo hai acquistati a 60.000€.
  • Depositi 1 Bitcoin e dichiari che lo hai acquistato a 60.000€.
  • Quando vendi a 100.000€, la plusvalenza lorda sarà: 100.000 – 60.000 = 40.000€.
  • Applicando la franchigia: 40.000 – 2.000 = 38.000€ imponibili.
  • Imposta dovuta: 38.000 × 26% = 9.880€.

Come evitare errori (e pagare meno imposte)

Per non incorrere in una tassazione eccessiva:

  • Conserva sempre le prove d’acquisto delle criptovalute
  • Quando trasferisci fondi su un exchange, inserisci il prezzo di carico corretto

Se usi Young Platform, puoi caricare la cronologia delle transazioni da wallet esterni (es. Metamask, Ledger, ecc.) e ottenere un report fiscale completo e ottimizzato per la dichiarazione dei redditi.

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Hard fork: cos’è e quali sono le imposte da pagare nel 2025

hard fork imposte 2025

Le informazioni contenute in questo articolo hanno scopo puramente divulgativo: servono ad aiutare l’investitore a comprendere come funzionano le imposte sulle criptovalute ricevute in seguito ad un hard fork.

Se utilizzi un servizio di reportistica fiscale per criptovalute, come quello offerto da Young Platform, non devi effettuare alcun calcolo manuale.

Ogni transazione viene tracciata in automatico, i valori vengono calcolati correttamente e inseriti nelle caselle appropriate dei quadri della dichiarazione (come il Quadro RT o il Quadro T).

Il risultato è un report fiscale precompilato, che puoi usare come guida chiara e sicura durante la compilazione della dichiarazione dei redditi.

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Cos’è un hard fork?

Un hard fork è una modifica significativa e incompatibile con le versioni precedenti del protocollo di una blockchain, che porta alla creazione di una nuova catena separata dalla precedente. Questo evento si verifica quando una parte della comunità decide di implementare cambiamenti sostanziali alle regole del sistema, non accettati da tutti i partecipanti. Di conseguenza, si formano due blockchain distinte: una che segue le vecchie regole e un’altra che adotta le nuove. 

Esempio:
Nel 2022, Ethereum ha subito un aggiornamento che ha dato origine a una nuova rete chiamata EthereumPoW (ETHW).

Chi possedeva ETH al momento del fork ha ricevuto gratuitamente un numero equivalente di token ETHW.

Cosa succede a livello fiscale?

Ricevere criptovalute a seguito di un hard fork è considerato un reddito, anche se non hai sostenuto alcun costo per acquisirle. 

Dal punto di vista fiscale, funziona esattamente come un airdrop: si tratta di un’entrata soggetta a un’imposta.

Dove si dichiarano?

I token ricevuti tramite hard fork vanno indicati:

  • Nel Quadro RW del Modello Redditi (ex Unico) o Quadro W (del modello 730) per dichiararne il possesso di criptovalute. Serve anche per calcolare l’imposta di bollo dello 0,2% sul totale delle criptovalute possedute al 31 dicembre.
  • Nel Quadro RT del Modello Redditi (ex Unico), oppure nel Quadro T del modello 730 per un’eventuale vendita con guadagno.

Quando si pagano le imposte sulle criptovalute ricevute dopo un hard fork?

Nell’anno successivo a quello in cui hai ricevuto i token.

Esempio:
Se hai ricevuto criptovalute tramite hard fork nel 2024, dovrai dichiararle e pagare le imposte nel 2025.

Quanto si paga?

L’imposta è pari al 26% sul valore dei token ricevuti, calcolato nel giorno in cui ti sono stati accreditati sul wallet.

Come si calcola?

  • Prendi la quantità di token ricevuti
  • Moltiplica per il prezzo di 1 token nel giorno dell’accredito
  • Su questo valore si applica il 26% di imposta

Esempio 1 – Imposta su hard fork 

Hai ricevuto 50 ETHW in seguito a un hard fork di Ethereum il 15 settembre 2024, quando 1 ETHW valeva 1,50 €.

Calcolo del valore ricevuto:
50 × 1,50 € = 75 €

Questo importo è considerato un reddito e, in linea generale, sarebbe soggetto a un’imposta del 26%. Tuttavia, rientra ampiamente nella franchigia annuale di 2.000 euro prevista dalla normativa.

Conclusione:
Non dovrai pagare alcuna imposta nel 2025, perché il valore dei token ricevuti non supera la soglia esente.

Anche se non hai ancora venduto i tuoi ETHW e sono ancora nel wallet, il ricevimento dei token costituisce comunque un reddito fiscalmente rilevante. Ma in questo caso, non genera tassazione perché resta al di sotto della franchigia.

Esempio 2 – Imposta su hard fork 

Hai ricevuto 50 ETHW in seguito a un hard fork di Ethereum il 15 settembre 2024, e supponiamo che in quel momento 1 ETHW valesse 100 €.

Calcolo del valore ricevuto:
50 × 100 € = 5.000 €

Questo importo è considerato un guadagno e, poiché supera la franchigia annuale di 2.000 euro, la parte eccedente diventa imponibile.

Calcolo dell’imposta:

  • Reddito imponibile: 5.000 € – 2.000 € = 3.000 €
  • Imposta da pagare nel 2025: 3.000 × 26% = 780 €

Anche se non hai ancora venduto i tuoi ETHW, l’imposta è comunque dovuta sull’importo imponibile, perché il ricevimento dei token rappresenta un evento fiscalmente rilevante.

E se vendi le criptovalute?

Se in futuro decidi di vendere le criptovalute ricevute con l’hard fork, e il loro valore sarà aumentato rispetto al giorno in cui le hai ricevute, dovrai pagare un’imposta sulla plusvalenza.

Esempio 1 – Imposta sulla vendita

  • Ricevi 50 ETHW nel 2024, quando 1 ETHW vale 1,50 €
    → valore ricevuto: 75 €
  • Vendi nello stesso anno, quando valgono 5 €
    → incasso: 250 €
  • Plusvalenza: 250 € – 75 € = 175 €

Tassazione:

  • Il reddito di 75 € non è tassato perché rientra nella franchigia di 2.000 € per il 2024.
  • La plusvalenza di 175 € è anch’essa sotto la franchigia annuale e non genera imposta.

Totale imposte da pagare: 0 €

Esempio 2 – Imposta sulla vendita

  • Ricevi 50 ETHW nel 2024, quando 1 ETHW vale 1,50 €
    → valore ricevuto: 75 €
  • Nel 2024 vale ancora la franchigia di 2.000 €
    nessuna imposta da pagare nel 2025 sul ricevimento.
  • Vendi nel 2025, quando 1 ETHW vale 5 €
    → incasso: 250 €
  • Plusvalenza: 250 € – 75 € = 175 €

Tassazione:

  • Dal 1° gennaio 2025, la franchigia di 2.000 € non è più in vigore per le plusvalenze.
  • L’intera plusvalenza è imponibile:
    175 € × 26% = 45,50 €, da pagare nel 2026

Totale imposte da pagare: 45,50 €

Esempio 3 – Imposta sulla vendita

  • Ricevi 50 ETHW nel 2025, quando 1 ETHW vale 1,50 €
    → valore ricevuto: 75 €
    → Tassazione immediata senza franchigia:
    75 € × 26% = 19,50 €, da pagare nel 2026
  • Vendi nello stesso anno, quando valgono 5 €
    → incasso: 250 €
  • Plusvalenza: 250 € – 75 € = 175 €
    175 € × 26% = 45,50 €, anch’essi da pagare nel 2026

Totale imposte da pagare nel 2026: 19,50 € + 45,50 € = 65 €

Quando si paga l’imposta sulla plusvalenza?

Il principio è semplice: le imposte si pagano l’anno successivo rispetto all’anno in cui hai venduto le criptovalute e, ovviamente, solo se hai realizzato un guadagno.

Quindi:

  • Se le vendi nel 2024, paghi nel 2025
  • Se le vendi nel 2025, paghi nel 2026
  • Se le vendi nel 2026, paghi nel 2027 …e così via.
hard fork imposte 2025

E se scambi le criptovalute ricevute con un hard fork per una stablecoin?

Con l’entrata in vigore del regolamento europeo MiCAR, anche lo scambio di criptovalute con alcune stablecoin classificate come EMT (Electronic Money Tokens) è fiscalmente rilevante.

Gli EMT sono token il cui valore è ancorato a una valuta fiat, come l’euro o il dollaro. Per il fisco, sono equiparati a moneta tradizionale.
Esempi di EMT: Tether (USDT), USD Coin (USDC)

Scambiare ETHW per USDC è quindi fiscalmente equivalente a venderli in euro. Se il valore di ETHW è aumentato rispetto al giorno dell’accredito, dovrai pagare l’imposta sulla plusvalenza.

Esempio 1 – Imposta sullo scambio con stablecoin EMT

Hai ricevuto 50 ETHW il 15 settembre 2024, quando valevano 1,50 € ciascuno
valore iniziale: 50 × 1,50 € = 75 €

A dicembre 2024, il valore di ETHW sale a 4 €
→ decidi di scambiare i 50 ETHW per 200 USDC
(consideriamo 1 USDC = 1 €, quindi l’incasso è di 200 €)


Calcolo della plusvalenza:

  • Valore al momento della ricezione: 75 €
  • Valore al momento dello scambio: 200 €
  • Plusvalenza realizzata: 200 € – 75 € = 125 €

Tassazione:

Siamo nel 2024, quindi si applica ancora la franchigia annuale di 2.000 € sulle plusvalenze complessive.
Se non hai realizzato altre plusvalenze nel corso dell’anno, questa rientra interamente nella soglia esente.

Risultato: nessuna imposta da pagare nel 2025.
Tanto la ricezione (75 €) quanto la plusvalenza (125 €) sono al di sotto della franchigia complessiva.

Esempio 2 – Imposta sullo scambio con stablecoin EMT

Hai ricevuto 50 ETHW il 15 settembre 2024, quando valevano 1,50 € ciascuno
valore iniziale: 50 × 1,50 € = 75 €

Nel 2025, il valore di ETHW sale a 4 €
→ decidi di scambiare i 50 ETHW per 200 USDC
(1 USDC ≈ 1 €, quindi incasso = 200 €)


Tassazione 1 – Reddito da ricezione (anno 2024)

  • Valore al momento dell’hard fork: 75 €
  • Siamo nel 2024, quindi si applica la franchigia di 2.000 €
    → Nessuna imposta sul valore ricevuto
    → Nessuna imposta da pagare nel 2025

Tassazione 2 – Plusvalenza (anno 2025)

  • Prezzo di carico: 75 €
  • Prezzo di vendita: 200 €
  • Plusvalenza: 200 – 75 = 125 €

Dal 1° gennaio 2025, la franchigia di 2.000 € sulle plusvalenze è stata abolita.
→ L’intera plusvalenza di 125 € è imponibile al 26%

Imposta da pagare nel 2026:
125 € × 26% = 32,50 €


Totale imposte da pagare

  • Nel 2025: 0 €
  • Nel 2026: 32,50 €

NOTA – Classificazione degli EMT: uno scenario in evoluzione

Al momento non esiste una classificazione ufficiale, chiara e completa che indichi con certezza quali criptovalute rientrano nella categoria degli EMT (Electronic Money Tokens) secondo il regolamento MiCAR, e quali invece ricadano nelle altre categorie previste dalla normativa.

Di conseguenza, l’identificazione di una stablecoin come EMT è frutto di un’interpretazione della norma, basata sulle sue caratteristiche tecniche e funzionali. Questo porta inevitabilmente a categorizzazioni discordanti tra operatori del settore, fiscalisti e piattaforme.

In linea generale, si concorda sul fatto che Tether (USDT) – una delle stablecoin più utilizzate nel trading – può essere considerata un EMT, e quindi le operazioni in USDT sono fiscalmente rilevanti.

Diversamente, USD Coin (USDC) ha ricevuto ufficialmente la classificazione come EMT, avendo completato con successo il processo di due diligence richiesto dalla MiCAR e soddisfatto tutti i criteri normativi previsti.

Questo significa che, almeno per ora, le operazioni con USDC sono sicuramente rilevanti fiscalmente, mentre quelle con altre stablecoin – come USDT – lo sono in base a una lettura coerente e prudente della normativa vigente.

Tutti i calcoli sono automatici

Ricorda che non devi fare questi calcoli da solo o da sola.
Se utilizzi un servizio di reportistica fiscale per criptovalute, come quello offerto da Young Platform, tutti questi passaggi sono gestiti automaticamente:

  • Il software traccia ogni operazione
  • Calcola eventuali imposte dovute
  • Ti dice esattamente quanto e se devi pagare 

In pochi clic ottieni un report fiscale completo, già precompilato con il valore delle criptovalute e l’esatto importo delle imposte da versare per la dichiarazione dei redditi.

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Trading Bot e Smart Trades: cosa sono e quali sono le imposte da pagare nel 2025

trading bot imposte 2025

Le informazioni contenute in questo articolo hanno scopo puramente divulgativo: servono ad aiutare l’investitore a comprendere il funzionamento della tassazione sulle operazioni eseguite da Trading Bot e, nel caso specifico di Young Platform, tramite gli Smart Trades.

Se utilizzi un servizio di reportistica fiscale per criptovalute, come quello offerto da Young Platform, non è necessario effettuare calcoli manuali.

Tutte le transazioni vengono tracciate automaticamente, i valori e gli importi calcolati con precisione e inseriti nelle sezioni corrette della dichiarazione dei redditi (come il Quadro RT o il Quadro T).

Riceverai così un report fiscale precompilato, pronto da consultare e utilizzare come guida affidabile durante la dichiarazione.

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Che cos’è un Trading Bot

Un Trading Bot è un software automatizzato che esegue operazioni di acquisto e vendita di criptovalute al posto dell’utente, seguendo parametri preimpostati (strategie di prezzo, volumi, soglie, indicatori tecnici, ecc.).

Dal punto di vista fiscale, tutte le operazioni effettuate dal Bot sono imputabili all’investitore, come se fossero state eseguite manualmente.

Rilevanza fiscale delle operazioni del Bot

Le operazioni eseguite da un Trading Bot sono considerate fiscalmente rilevanti in due casi principali:

  1. Quando la criptovaluta viene venduta in cambio di euro o di un’altra valuta fiat
  2. Quando viene scambiata con una stablecoin classificata come EMT (Electronic Money Token)

Ma cosa significa “EMT”?

Secondo il regolamento europeo MiCAR, gli EMT sono token il cui valore è ancorato a una valuta fiat (come l’euro o il dollaro), e sono trattati come denaro elettronico.
Ai fini fiscali, vengono equiparati alla valuta tradizionale: scambiare una crypto per un EMT è come venderla per euro.

Quindi, se il Bot scambia ad esempio Bitcoin per 1.000 USDC, l’operazione è fiscalmente equiparabile alla vendita per 1.000 euro.

In questo caso, si può generare una plusvalenza (o minusvalenza), che deve essere dichiarata e tassata se rilevante.

NOTA – Classificazione degli EMT: uno scenario in evoluzione

Al momento non esiste una classificazione ufficiale, chiara e completa che indichi con certezza quali criptovalute rientrano nella categoria degli EMT (Electronic Money Tokens) secondo il regolamento MiCAR, e quali invece ricadano nelle altre categorie previste dalla normativa.

Di conseguenza, l’identificazione di una stablecoin come EMT è frutto di un’interpretazione della norma, basata sulle sue caratteristiche tecniche e funzionali. Questo porta inevitabilmente a categorizzazioni discordanti tra operatori del settore, fiscalisti e piattaforme.

In linea generale, si concorda sul fatto che Tether (USDT) – una delle stablecoin più utilizzate nel trading – può essere considerata un EMT, e quindi le operazioni in USDT sono fiscalmente rilevanti.

Diversamente, USD Coin (USDC) ha ricevuto ufficialmente la classificazione come EMT, avendo completato con successo il processo di due diligence richiesto dalla MiCAR e soddisfatto tutti i criteri normativi previsti.

Questo significa che, almeno per ora, le operazioni con USDC sono sicuramente rilevanti fiscalmente, mentre quelle con altre stablecoin – come USDT – lo sono in base a una lettura coerente e prudente della normativa vigente.

Esempio – Imposta sulle operazioni del Trading Bot

Un Bot vende automaticamente 1 ETH per 2.000 USDC (equivalenti a circa 2.000 €).
Se avevi acquistato quell’ETH quando valeva 1.500 €, hai realizzato una plusvalenza di 500 €.

  • La plusvalenza è soggetta all’imposta del 26%.
  • Tuttavia, se nel corso dell’anno non hai superato la franchigia di 2.000 € di plusvalenze complessive, non devi pagare alcuna imposta.
  • Se invece nello stesso anno hai realizzato altre plusvalenze e hai superato i 2.000 € complessivi, allora l’imposta del 26% si applica solo sulla parte eccedente quella soglia.

Smart Trades su Young Platform: Trading Bot e fiscalità

Su Young Platform, puoi utilizzare gli Smart Trades, strumenti di trading algoritmico che funzionano come veri e propri Bot automatici: eseguono operazioni di acquisto e vendita in base a strategie preimpostate, senza che tu debba intervenire manualmente.

Questi Bot possono operare anche contro stablecoin, come USDC o USDT, che rientrano nella categoria degli EMT (e-money tokens) secondo l’interpretazione del regolamento MiCAR.

Impatto fiscale delle operazioni automatiche

Quando un Smart Trade scambia una criptovaluta contro uno di questi EMT, l’operazione è fiscalmente rilevante, come se fosse una vendita per euro.
Se il valore della crypto al momento dello scambio è superiore a quello che aveva quando l’hai acquistata (o quando il Bot l’ha acquistata), si genera una plusvalenza soggetta all’imposta del 26%.

Non fa differenza se l’ordine è stato eseguito da un Bot o da te manualmente: ai fini fiscali conta l’effetto dell’operazione.

Tutto è già calcolato nel tuo Report Fiscale

La buona notizia?
Non devi fare nulla a mano. Su Young Platform, tutte le operazioni eseguite con Smart Trades vengono:

  • Tracciate automaticamente
  • Classificate in base alla loro rilevanza fiscale
  • Incluse nel report fiscale, con eventuali plusvalenze e imposte dovute già calcolate 

In pochi clic ottieni un documento completo e pronto da usare per la dichiarazione dei redditi, senza doverti preoccupare di nulla.

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Airdrop crypto: cos’è e quali sono le imposte da pagare nel 2025

airdrop crypto dichiarazione dei redditi 2025

Le informazioni contenute in questo articolo hanno scopo puramente divulgativo: servono ad aiutare l’investitore a comprendere come funzionano le imposte sulle criptovalute ricevute tramite airdrop.

Se utilizzi un servizio di reportistica fiscale per criptovalute, come quello offerto da Young Platform, non devi effettuare alcun calcolo manuale.

Ogni transazione viene tracciata in automatico, i valori vengono calcolati correttamente e inseriti nelle caselle appropriate dei quadri della dichiarazione (come il Quadro RT o il Quadro T).

Il risultato è un report fiscale precompilato, che puoi usare come guida chiara e sicura durante la compilazione della dichiarazione dei redditi.

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Cos’è un airdrop crypto?

Un airdrop è una distribuzione gratuita di criptovalute.
Spesso i progetti crypto regalano i loro token a utenti selezionati per far conoscere il progetto, premiare chi ha già usato la piattaforma o incentivare l’adozione.

Esempio:
Nel 2020, Uniswap – uno dei più famosi exchange decentralizzati – ha regalato 400 token UNI a ogni utente che aveva interagito con la piattaforma prima di una certa data.

Un altro esempio più recente è Arbitrum, che nel 2023 ha distribuito token ARB agli utenti che avevano utilizzato la sua piattaforma.

Come viene trattato un airdrop crypto livello fiscale?

Ricevere token tramite airdrop è considerato un reddito anche se non hai speso nulla per ottenerli.

Per questo motivo, il valore ricevuto è soggetto a imposta.

Dove si dichiarano?

I token ricevuti tramite airdrop vanno indicati:

  • Nel Quadro RW del Modello Redditi (ex Unico) o Quadro W (del modello 730) per dichiararne il possesso di criptovalute. Serve anche per calcolare l’imposta di bollo dello 0,2% sul totale delle criptovalute possedute al 31 dicembre.
  • Nel Quadro RT del Modello Redditi (ex Unico), oppure nel Quadro T del modello 730 per un’eventuale vendita con guadagno.

Quando si pagano le imposte sugli airdrop crypto?

Nell’anno successivo a quello in cui hai ricevuto i token.

Esempio:
Se hai ricevuto delle criptovalute con un airdrop nel 2024, dovrai dichiararle e pagare le imposte nel 2025.

Quanto si paga?

L’imposta da pagare è del 26% sul valore delle criptovalute ricevute tramite airdrop al momento dell’accredito sul tuo portafoglio.

Si considera cioè il prezzo della criptovaluta nel giorno in cui è stata accreditata sul tuo portafoglio.

Per calcolare il valore su cui verrà applicata l’imposta, ti basta:

  • Moltiplicare la quantità di token ricevuti per
  • Il prezzo di 1 token nel giorno in cui li hai ricevuti.

Questo ti dà il valore complessivo delle criptovalute ricevute, su cui si applica l’aliquota del 26% al netto della franchigia dei 2.000€.

Esempio – Imposta sull’airdrop ricevuto

Hai ricevuto 400 UNI il 21 ottobre 2024, quando 1 UNI valeva 7 €.
Valore totale ricevuto:
400 × 7 € = 2.800 €

Nel 2024 è in vigore una franchigia annuale di 2.000 € sulle plusvalenze.
Quindi si paga l’imposta solo sulla parte eccedente i 2.000 €:

  • Reddito imponibile: 2.800 € – 2.000 € = 800 €
  • Imposta da pagare nel 2025: 800 € × 26% = 208 €

Anche se non hai ancora venduto i tuoi UNI e restano nel tuo wallet, l’imposta è comunque dovuta, perché la ricezione di un airdrop è considerata un evento fiscalmente rilevante.


E se vendi le criptovalute?

Se poi vendi le criptovalute in cambio di euro o qualsiasi altra valuta fiat e il loro valore è aumentato, allora paghi anche un’imposta sulla plusvalenza (cioè sul guadagno).

Esempio – Imposta sulla vendita:

Hai venduto i tuoi 400 UNI a novembre 2024, quando valevano 10 € ciascuno.

Valore di vendita:
400 × 10 € = 4.000 €

Valore al momento dell’airdrop (ricevuto il 21 ottobre 2024):
400 × 7 € = 2.800 €

Plusvalenza realizzata:
4.000 € – 2.800 € = 1.200 €

Anche per le plusvalenze da vendita di criptovalute ricevute tramite airdrop, nel 2024 si applica la franchigia di 2.000 euro sul totale delle plusvalenze annuali.

Se non hai superato i 2.000 € di plusvalenze complessive nello stesso anno, l’intero importo è esente da tassazione.

Se invece nello stesso anno hai già superato la franchigia con altre vendite, allora i 1.200 € si sommano agli altri guadagni, e solo la parte eccedente i 2.000 € complessivi sarà tassata al 26%.

Quando si paga l’imposta sulla plusvalenza?

Il principio è semplice: le imposte si pagano l’anno successivo rispetto all’anno in cui hai venduto le criptovalute e, ovviamente, solo se hai realizzato un guadagno.

Quindi:

  • Se le vendi nel 2024, paghi nel 2025
  • Se le vendi nel 2025, paghi nel 2026
  • Se le vendi nel 2026, paghi nel 2027…e così via.
airdrop crypto imposte 2025

E se scambi le criptovalute ricevute con un airdrop per una stablecoin?

Con l’entrata in vigore del regolamento europeo MiCAR, anche lo scambio di criptovalute con alcune stablecoin (chiamate EMT – e-money tokens) è fiscalmente rilevante.

Gli EMT sono stablecoin il cui valore è ancorato a una valuta fiat (come il dollaro o l’euro), e sono trattati dal fisco come valuta a corso legale. Esempi: Tether (USDT), USD Coin (USDC).

Questo significa che scambiare criptovalute come UNI per USDC è come venderle per euro, e se hai un guadagno rispetto al momento in cui le hai ricevute, dovrai pagare l’imposta sulla plusvalenza.

Esempio – Imposta sullo scambio con stablecoin

Hai ricevuto 400 UNI il 21 ottobre 2024 tramite airdrop, quando valevano 7 € ciascuno
valore iniziale: 400 × 7 € = 2.800 €

A novembre 2024, il prezzo di 1 UNI sale a 10 €.
Decidi di scambiare i tuoi 400 UNI per 4.000 USDC
valore dello scambio: 4.000 €

Calcolo della plusvalenza:
4.000 € (valore dello scambio) – 2.800 € (valore di ricezione) = 1.200 € di plusvalenza

Anche se non stai convertendo in euro, ma in stablecoin EMT (come USDC), la normativa considera questo tipo di scambio come realizzazione di una plusvalenza imponibile.

Nel 2024, le plusvalenze complessive godono di una franchigia annua di 2.000 euro.
Se non hai superato questa soglia con altre vendite o scambi nello stesso anno, la plusvalenza di 1.200 € è interamente esente.
→ Imposta da pagare nel 2025: 0 €

Se invece hai altre plusvalenze nello stesso anno e superi i 2.000 € complessivi, solo la parte eccedente sarà tassata al 26%.

NOTA – Classificazione degli EMT: uno scenario in evoluzione

Al momento non esiste una classificazione ufficiale, chiara e completa che indichi con certezza quali criptovalute rientrano nella categoria degli EMT (Electronic Money Tokens) secondo il regolamento MiCAR, e quali invece ricadano nelle altre categorie previste dalla normativa.

Di conseguenza, l’identificazione di una stablecoin come EMT è frutto di un’interpretazione della norma, basata sulle sue caratteristiche tecniche e funzionali. Questo porta inevitabilmente a categorizzazioni discordanti tra operatori del settore, fiscalisti e piattaforme.

In linea generale, si concorda sul fatto che Tether (USDT) – una delle stablecoin più utilizzate nel trading – può essere considerata un EMT, e quindi le operazioni in USDT sono fiscalmente rilevanti.

Diversamente, USD Coin (USDC) ha ricevuto ufficialmente la classificazione come EMT, avendo completato con successo il processo di due diligence richiesto dalla MiCAR e soddisfatto tutti i criteri normativi previsti.

Questo significa che, almeno per ora, le operazioni con USDC sono sicuramente rilevanti fiscalmente, mentre quelle con altre stablecoin – come USDT – lo sono in base a una lettura coerente e prudente della normativa vigente.

Tutti i calcoli sono automatici

Ricorda che non devi fare questi calcoli da solo o da sola.
Se utilizzi un servizio di reportistica fiscale per criptovalute, come quello offerto da Young Platform, tutti questi passaggi sono gestiti automaticamente:

  • Il software traccia ogni operazione
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Maggio crypto: un assaggio di ciò che trovi nei nostri Club

Un’anticipazione del nostro report crypto di maggio. Capitalizzazione del mercato crypto in crescita del 20% e il nuovo massimo storico di Bitcoin

Maggio ha acceso i motori del mercato crypto, ma la vera destinazione è ancora tutta da scoprire. Con una crescita complessiva di oltre il 20% e la capitalizzazione di mercato che ha superato i 3,26 trilioni di dollari, il segnale è forte e chiaro: la fiducia sta tornando. 

Bitcoin ha toccato un nuovo massimo storico, spinto anche dai continui flussi sugli ETF spot da parte degli istituzionali. Ma attenzione, non è ancora tempo di euforia generale: il mercato totale è sotto il suo ATH e le altcoin stanno solo ora iniziando a scaldarsi. Questo è solo un piccolo assaggio di quello che analizziamo nel dettaglio nel nostro Market Report completo, disponibile in esclusiva per i membri dei nostri Club.

Il mercato crypto di maggio: ottimismo primaverile

Il mese di maggio ha visto la capitalizzazione totale del mercato crypto (TCMC) schizzare verso l’alto, con un incremento superiore al 20%. Un segnale di ritrovata fiducia, sostenuto dall’interesse istituzionale e da un contesto macro che, nonostante le turbolenze globali, sembra favorire gli asset alternativi come Bitcoin. E mentre il Re delle crypto ha toccato un nuovo massimo storico il 22 maggio, il mercato nel suo complesso suggerisce che siamo in piena “Bitcoin season”. Ma cosa significa questo per le altcoin? Potrebbe aprirsi presto una finestra per loro?

Nel nostro report completo approfondiamo:

  • L’analisi tecnica della TCMC.
  • Il perché le altcoin sono ancora in attesa e quando potrebbero partire.

Non solo Bitcoin: Ethereum e le sorprese del mese

Se Bitcoin ha dominato la scena, altri protagonisti non sono stati a guardare. Ethereum ha mostrato i primi concreti segnali di ripresa, sostenuto dall’attesa per l’aggiornamento “Pectra” e dal suo ruolo chiave nella tokenizzazione. Ma la vera star tra le altcoin di maggio è stata AAVE, che ha brillato con un quasi +60%, spinta dalla narrativa DeFi e da importanti novità normative sulle stablecoin. Persino Dogecoin ha detto la sua con un +13%, alimentato da voci su un possibile ETF.

Nel report completo troverai:

  • Analisi dettagliata di ETH, del rapporto ETH/BTC e dei dati on-chain come l’accumulo da parte delle “whale”.
  • Focus su AAVE: analisi tecnica, motivazioni del rialzo e il suo peso nella DeFi.
  • Un’occhiata a DOGE e all’impatto delle news sul suo Open Interest.

Dietro le quinte: cosa dicono i dati on-chain e il sentiment

Guardare solo i prezzi non basta. I dati on-chain per Bitcoin raccontano una storia interessante: pochi nuovi indirizzi retail, ma un forte accumulo da parte degli holder di lungo periodo e degli istituzionali. E Google Trends? L’interesse per Bitcoin è ai minimi, nonostante il prezzo vicino ai massimi. Un paradosso? O un segnale che la crescita attuale è più solida e meno guidata dalla FOMO?

Il report completo esplora:

  • Il significato del basso numero di nuovi indirizzi BTC.
  • La dinamica tra short-term e long-term holder.
  • Storie incredibili come quella del trader James Wynn.

Il mondo là fuori: perché la macroeconomia è cruciale

Viviamo in un’epoca di forte incertezza globale: dalle politiche commerciali di Trump all’inflazione che non molla la presa, fino alle mosse della Federal Reserve. In questo scenario, Bitcoin e le crypto emergono sempre più come “asset alternativi”. Comprendere il contesto macroeconomico è fondamentale, ed è per questo che ai membri dei nostri Club offriamo analisi dedicate.

Questo è solo un assaggio delle analisi e degli insight che troverai nel Market Report crypto completo di Maggio. Vuoi capire a fondo le dinamiche di mercato, scoprire le analisi tecniche dettagliate, i dati on-chain che fanno la differenza, leggere le storie più calde come quella di James Wynn e avere una visione chiara del contesto globale grazie anche al nostro report macroeconomico dedicato?

Entra ora nei Club Silver, Gold o Platinum di Young Platform! Avrai accesso immediato al report crypto di maggio, al report macroeconomico e a tutti i contenuti esclusivi pensati per darti gli strumenti per navigare il mercato con consapevolezza.

Sanzioni e rischi per chi non dichiara correttamente le criptovalute

sanzioni omessa dichiarazione criptovalute

L’omessa dichiarazione dei redditi relativi alle criptovalute può comportare conseguenze gravi, sia in termini di sanzioni pecuniarie che di possibili accertamenti fiscali. Vediamo le sanzioni previste e come rimediare.

La Legge di Bilancio 2025 ha introdotto controlli più stringenti e sanzioni più severe per chi omette la dichiarazione delle cripto-attività. Vediamo quali sanzioni sono previste per l’anno 2025 e come rimediare a un eventuale omessa o errata dichiarazione fiscale per le criptovalute.

Sanzioni per omessa o errata dichiarazione del possesso di criptovalute

Quadro RW / Quadro W

Il possesso di criptovalute deve essere dichiarato nel Quadro RW del Modello Redditi o nel Quadro W del Modello 730 per i lavoratori dipendenti.

Se non si dichiara correttamente il valore del proprio portafoglio crypto, si rischiano sanzioni amministrative molto elevate:

  • Dal 3% al 15% dell’importo non dichiarato.

Tuttavia, c’è un’importante precisazione:
non si applica il raddoppio della sanzione previsto per gli investimenti detenuti in Stati o territori a fiscalità privilegiata (i cosiddetti “paradisi fiscali”).

Questo perché il legislatore ha riconosciuto la natura particolare delle cripto-attività, che non sempre sono riconducibili a una giurisdizione estera ben definita come accade per un conto bancario tradizionale.

In pratica:
Se dimentichi di inserire nel quadro RW le tue cripto-attività (es. wallet, conti su exchange), rischi comunque una multa, ma non quella aggravata prevista per chi nasconde asset in paesi blacklisted.

Esempio:
Se un investitore possiede 100.000 euro in criptovalute e non le dichiara, rischia una multa compresa tra 6.000 e 30.000 euro, oltre al pagamento dell’imposta di bollo di 200 euro (100.000 × 0,2%).

Sanzioni per omessa dichiarazione dei redditi (plusvalenze) da criptovalute 

Quadro RT / Quadro T

La mancata dichiarazione delle plusvalenze realizzate attraverso la vendita di criptovalute può essere considerata evasione fiscale e comportare:

  • Dichiarazione infedele: se l’importo dichiarato è inferiore a quello effettivo, la sanzione è pari almeno al 90% dell’imposta dovuta (con un minimo del 70%).
  • Dichiarazione tardiva (presentata con oltre 90 giorni di ritardo, senza ravvedimento operoso): sanzione pari al 30% dell’imposta dovuta.
  • Dichiarazione omessa (non presentata entro i termini e oltre 90 giorni dalla scadenza): la sanzione può arrivare al 120% dell’imposta.
  • Interessi di mora, calcolati sulla base del tempo trascorso dall’omissione.
  • Possibili accertamenti fiscali e controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Esempio:

Un investitore realizza una plusvalenza di 50.000 euro e non la dichiara.

  • La plusvalenza imponibile, dopo la franchigia di 2.000€, è 48.000 euro.
  • L’imposta dovuta con l’aliquota del 26%: 48.000 × 26% = 12.480 euro.
  • Se l’Agenzia delle Entrate rileva l’omissione, può applicare una sanzione tra il 90% e il 120% dell’imposta dovuta, quindi:
    • Minimo: 12.480 × 90% = 11.232 euro
    • Massimo: 12.480 × 120% = 14.976 euro
  • Il contribuente dovrà quindi pagare un totale compreso tra 23.712 e 27.456 euro, oltre agli interessi di mora.

Accertamenti fiscali e controlli sugli exchange

Con l’entrata in vigore del regolamento europeo MiCA, le piattaforme di scambio di criptovalute sono obbligate a condividere i dati degli utenti con le autorità fiscali. Questo significa che l’Agenzia delle Entrate ha strumenti più avanzati per individuare chi non dichiara le proprie operazioni crypto.

In particolare:

  • Gli exchange centralizzati registrati in Europa trasmettono automaticamente informazioni sui volumi di scambio e sui saldi degli utenti.
  • Le piattaforme estere che operano in Europa devono adeguarsi a queste normative.
  • Anche i movimenti da e verso wallet privati possono essere oggetto di verifica se emergono incongruenze nelle dichiarazioni fiscali.

L’incremento dei controlli riduce la possibilità di operare in anonimato, rendendo fondamentale dichiarare correttamente le proprie criptovalute per evitare accertamenti e sanzioni.

Il Ravvedimento Operoso: come regolarizzare la propria posizione

Chi si accorge di una omessa dichiarazione dei redditi relativi alle criptovalute o di averle dichiarate in modo sbagliato, può usufruire del Ravvedimento Operoso, uno strumento che consente di sanare la propria posizione fiscale prima che vengano avviati controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate.

I vantaggi del Ravvedimento Operoso sono:

  • Riduzione delle sanzioni, che possono scendere fino a 1/10 dell’importo massimo previsto.
  • Possibilità di rateizzare il pagamento delle imposte e delle sanzioni.
  • Minore rischio di accertamenti fiscali, in quanto il contribuente dimostra di voler regolarizzare la propria posizione spontaneamente.

Per accedere al Ravvedimento Operoso è necessario:

  1. Calcolare le imposte non versate e le eventuali plusvalenze non dichiarate.
  2. Presentare una dichiarazione integrativa.
  3. Versare l’importo dovuto, comprensivo delle sanzioni ridotte e degli interessi.

Supporto di un commercialista esperto di criptovalute

Young Platform offre un servizio completo per aiutarti a metterti in regola con il fisco, mettendo a disposizione un commercialista esperto in criptovalute. Se hai bisogno di assistenza nella compilazione del Ravvedimento Operoso o nel calcolo degli interessi di mora, puoi richiedere una consulenza direttamente dal tuo account. Accedendo alla sezione Tasse e Report, troverai un banner dedicato ai commercialisti, attraverso cui potrai prenotare il supporto di un professionista per regolarizzare la tua posizione fiscale nel modo più semplice e veloce possibile. Questo servizio ti permette di evitare errori nella dichiarazione e ridurre al minimo le sanzioni, garantendoti un percorso chiaro per metterti in regola quanto prima.

sanzioni per omessa dichiarazione

Per evitare problemi con il fisco in seguito a una omessa dichiarazione dei redditi, è essenziale mantenere una contabilità precisa delle proprie operazioni crypto e dichiararle correttamente. A questo scopo il Ravvedimento Operoso e la consulenza di un commercialista esperto sono la soluzione vincente.

Glossario essenziale per la dichiarazione dei redditi sulle criptovalute

Dichiarazione redditi criptovalute: glossario fiscale

Scopri tutte le parole e le informazioni essenziali per preparare la dichiarazione dei redditi sulle criptovalute del 2025.

La questione fiscale sulle criptovalute sta diventando uno spauracchio che allontana e spaventa i piccoli investitori. E non dipende tanto dalla difficoltà della materia. Il problema nasce dalla scarsa chiarezza della normativa in sé, dalle innumerevoli interpretazioni che si trovano online e, a monte, dalla difficoltà di applicare leggi tradizionali a tecnologie completamente nuove. 

Tuttavia, anche quest’anno le criptovalute vanno dichiarate e le imposte pagate. Perciò, per aiutarti a orientarti nel labirinto del fisco, abbiamo preparato un glossario essenziale: tienilo a portata di mano mentre compili la dichiarazione o sfoglialo per avere una panoramica aggiornata sul regime fiscale in vigore.

Per scoprire i nostri servizi fiscali:

Airdrop

Un airdrop è la distribuzione gratuita di criptovalute da parte di un progetto, spesso utilizzata come strategia promozionale. In Italia, dal punto di vista fiscale, è considerato un guadagno e può essere soggetto a tassazione anche se non hai speso nulla per riceverlo. L’imposta del 26% si applica sul valore di mercato dei token al momento della ricezione. Tuttavia, è prevista una franchigia annuale di 2.000 euro:

  • Se la somma delle plusvalenze da cripto-attività (inclusi airdrop) non supera i 2.000 euro in un anno, non è dovuta alcuna imposta.
  • Se la soglia viene superata, l’imposta si applica solo sulla parte eccedente.

La dichiarazione e il pagamento dell’imposta avvengono l’anno successivo rispetto a quello in cui hai ricevuto l’airdrop, calcolando il valore dei token al momento dell’accredito.

Se in seguito decidi di vendere quei token a un prezzo superiore, la differenza rispetto al valore iniziale costituisce una plusvalenza. Anche in questo caso si applica l’imposta del 26%, ma solo sulla plusvalenza al netto della franchigia di 2.000 euro. Ricordiamo che per vendita si intende la conversione dei token in valuta fiat (come euro) o in stablecoin di tipo EMT.

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Airdrop: cos’è e quali sono le imposte da pagare nel 2025

Bot di trading (Smart Trades)

Un bot di trading è un software che esegue automaticamente operazioni di compravendita di criptovalute seguendo regole o strategie preimpostate. Dal punto di vista fiscale, le operazioni effettuate dal bot sono considerate a tutti gli effetti operazioni eseguite dall’utente: se il bot vende criptovalute in cambio di euro, dollari o altre valute fiat, l’operazione è fiscalmente rilevante.

Anche lo scambio tra criptovalute e EMT (Electronic Money Token), come chiarito dall’Agenzia delle Entrate, è un’operazione fiscalmente rilevante e può generare una plusvalenza tassabile al 26%, al netto della franchigia di 2.000 euro prevista per legge.
Questa franchigia si applica su base annua: se la somma delle plusvalenze nette generate nell’anno è pari o inferiore a 2.000 euro, non si applica alcuna imposta.

In altre parole, le operazioni automatizzate non esonerano dagli obblighi fiscali: ogni ordine generato dal bot può avere un impatto sulla dichiarazione dei redditi. Su piattaforme come Young Platform, tutte le attività eseguite dai bot (Smart Trades) sono tracciate e già incluse nel report fiscale, con eventuali imposte calcolate automaticamente.

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Bot di trading e Smart Trades: cosa sono e quali sono le imposte da pagare nel 2025

Cashback in crypto

Le criptovalute ricevute come rimborso (cashback) a seguito di un acquisto o pagamento — ad esempio tramite carta o app — sono considerate, dal punto di vista fiscale italiano, redditi imponibili.

L’imposta del 26% si applica sul valore di mercato delle criptovalute al momento dell’accredito nel portafoglio. Tuttavia, secondo quanto chiarito da una FAQ dell’Agenzia delle Entrate del 30 aprile 2025, è prevista una franchigia annua di 2.000 euro:
se il totale dei redditi da cripto-attività (inclusi cashback e airdrop) ricevuti in un anno è pari o inferiore a 2.000 euro, non si applica alcuna imposta.

L’imposta si paga l’anno successivo alla ricezione, anche se le criptovalute non vengono vendute.

Se in seguito si decide di vendere le crypto ricevute come cashback e il loro valore è aumentato, si applica una seconda imposta del 26% sulla plusvalenza. In questo caso, il prezzo di carico sarà il valore al momento dell’accredito, e la plusvalenza imponibile sarà la differenza tra prezzo di vendita e prezzo di accredito, al netto della franchigia dei 2.000€.

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Airdrop: cos’è e quali sono le imposte da pagare nel 2025

Commissioni di transazione

Le commissioni di transazione sono costi applicati dagli exchange o dalle blockchain per l’esecuzione di operazioni come acquisti, vendite, prelievi o trasferimenti di criptovalute. Dal punto di vista fiscale, queste commissioni non sono deducibili dal calcolo delle plusvalenze o minusvalenze.

In altre parole, il guadagno o la perdita derivante da un’operazione viene calcolato esclusivamente sulla differenza tra il prezzo di acquisto e quello di vendita dell’asset, senza considerare i costi sostenuti per le commissioni.

Questo significa che, anche se hai sostenuto spese per completare una transazione, l’importo della commissione non riduce la base imponibile su cui si calcola l’imposta del 26%. È importante tenerne conto quando valuti il rendimento netto effettivo delle tue operazioni, soprattutto se utilizzi strategie ad alta frequenza. 

Crypto-asset

Il termine crypto-asset, secondo il regolamento europeo MiCAR, indica qualsiasi bene digitale basato su blockchain, incluse criptovalute (come Bitcoin, Ethereum), stablecoin, NFT, token di utilità e asset tokenizzati. La MiCAR ha definito tre categorie principali di crypto-asset: 

  • EMT (Electronic Money Tokens): stablecoin ancorate a una valuta fiat  
  • ART (Asset-Referenced Tokens): token legati a un paniere di asset
  • Utility Token: token che danno accesso a servizi digitali

Per la normativa italiana, che parte da questa categorizzazione, una transazione è fiscalmente rilevante solo se avviene tra asset con caratteristiche e funzioni diverse (es. ETH → NFT). Se scambi crypto simili tra loro (es. BTC ↔ ETH o USDC ↔ USDT), non paghi imposte. Non esiste ancora una classificazione ufficiale per ogni token. Le categorie sono interpretate secondo criteri condivisi, ma possono variare tra operatori e Paesi UE.

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Crypto-asset: dalla MiCAR al fisco italiano

Depositi in euro (o altre valute fiat)

Operazioni di versamento di valuta fiat (euro) da un conto bancario o da una carta di pagamento verso il portafoglio in euro di una piattaforma di scambio di criptovalute.

I depositi in euro non sono soggetti a tassazione né devono essere dichiarati nel Quadro RW, in quanto non rappresentano un trasferimento di attività finanziarie estere o l’acquisizione di asset digitali.

Sono considerati semplici movimenti di liquidità e non producono alcuna implicazione fiscale, a meno che non vengano successivamente utilizzati per acquistare criptovalute o altri strumenti rilevanti ai fini della dichiarazione dei redditi.

Depositi in criptovalute

Trasferimento di criptovalute da un wallet personale o esterno (es. Metamask, hardware wallet, wallet custodial) verso un altro exchange, un protocollo DeFi o una piattaforma centralizzata.
Il deposito di crypto non genera imposte né plusvalenze, in quanto si tratta di un semplice spostamento di asset già detenuti. Tuttavia, ha rilevanza fiscale ai fini del monitoraggio e deve essere dichiarato nel Quadro RW (Modello Redditi) o nel Quadro W (730), se l’exchange di destinazione è estero o non fa da sostituto d’imposta.

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Imposta patrimoniale sulle criptovalute 2025: imposta di bollo e IVACA

Importante: al momento del deposito, l’utente deve indicare il prezzo di carico originario degli asset trasferiti. In assenza di tale indicazione, il sistema considera il valore pari a 0 €, con il rischio che, in caso di vendita, l’intero ricavato venga tassato come plusvalenza.

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Prezzo di carico: perché è così importante per la dichiarazione dei redditi da criptovalute

Dichiarazione dei redditi da criptovalute

La dichiarazione dei redditi da criptovalute è il documento fiscale che un contribuente residente in Italia presenta annualmente per comunicare al Fisco i redditi e le attività legate al possesso e alle operazioni effettuate con cripto-attività (crypto-asset), come Bitcoin, Ethereum, NFT, stablecoin e altri token digitali. 

La dichiarazione deve riportare:

  • Le plusvalenze realizzate, cioè i guadagni derivanti dalla vendita o dallo scambio di crypto-asset
  • Le minusvalenze, ovvero le perdite subite in operazioni con valenza fiscale
  • Il valore delle cripto-attività detenute al 31 dicembre di ogni anno (per fini di monitoraggio fiscale)

Le informazioni relative alle criptovalute vanno inserite nei quadri del Modello Redditi (ex Unico) o del Modello 730, rispettivamente nei Quadri RW e RT e Quadri W e T del 730.

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Franchigia dei 2.000€: come funziona e cosa cambia per le imposte sulle criptovalute

Hard Fork

Evento tecnico in cui una blockchain si divide in due versioni incompatibili tra loro, dando origine a una nuova rete e a una nuova criptovaluta. Gli utenti che possedevano token sulla blockchain originale ricevono gratuitamente una quantità equivalente di token sulla nuova rete. In Italia, i token ricevuti tramite hard fork sono considerati redditi diversi, analogamente agli airdrop e al mining, e sono soggetti a un’imposta del 26% sul valore di mercato dei token nel giorno in cui vengono accreditati nel wallet del contribuente, anche se non vengono venduti.

Tuttavia, è prevista una franchigia annua di 2.000 euro: se il totale dei redditi diversi da criptovalute (inclusi hard fork, airdrop e mining) rimane pari o inferiore a questa soglia, non è dovuta alcuna imposta. L’imposta, se dovuta, va dichiarata e versata l’anno successivo rispetto a quello dell’accredito, indicando i valori nel Quadro RT del Modello Redditi o nel Quadro T del modello 730, in base al regime fiscale adottato.

Se successivamente si vendono i token ricevuti tramite hard fork a un prezzo superiore rispetto al valore di accredito, si applica una seconda imposta del 26% sulla plusvalenza realizzata (prezzo di vendita – prezzo di accredito), anche in questo caso con applicazione della franchigia di 2.000 euro. Qualora le plusvalenze nette totali annue restino al di sotto di tale soglia, non dovrà essere pagata alcuna imposta.

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Hard fork: cos’è e quali sono le imposte da pagare nel 2025

Imposta di bollo (IVACA)

In Italia, la tassazione patrimoniale sulle criptovalute può avvenire in due modalità, a seconda di dove sono custoditi gli asset: 

  • IVACA (Imposta sul Valore delle Cripto-Attività): si applica sulle criptovalute detenute su exchange esteri o wallet privati. Va dichiarata nel Quadro RW del Modello Redditi (o Quadro W del 730), e il relativo importo deve essere versato tramite Modello F24.
  • Imposta di bollo: si applica automaticamente alle criptovalute custodite su piattaforme italiane che trattengono e versano direttamente l’imposta. 

In entrambi i casi, l’aliquota è dello 0,2% annuo, calcolata sul valore di mercato delle criptovalute detenute al 31 dicembre dell’anno fiscale. L’imposta è dovuta anche se le criptovalute non sono state scambiate o vendute: il solo fatto di detenerle genera l’obbligo fiscale.

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Imposta patrimoniale sulle criptovalute 2025: imposta di bollo e IVACA

Metodo contabile LIFO (Last In, First Out)

Metodo di calcolo utilizzato per determinare il valore delle plusvalenze e minusvalenze nella vendita di criptovalute. Secondo il principio LIFO – “Last In, First Out”, si assume che gli ultimi asset acquistati siano i primi a essere venduti. Questo criterio impatta direttamente sull’entità della plusvalenza imponibile, poiché viene confrontato il prezzo di vendita con il costo di acquisto più recente.

Esempio: se acquisti 1 BTC a 20.000 €, poi un altro a 30.000 €, e ne vendi uno a 35.000 €, con il metodo LIFO si considera venduto quello da 30.000 €. La plusvalenza sarà 35.000 – 30.000 = 5.000 €.

In ambito fiscale, il metodo LIFO è riconosciuto quale criterio di determinazione delle plusvalenze per le cripto-attività (in assenza di sostituto di imposta). È il metodo adottato nei report fiscali generati da Young Platform, dove il calcolo avviene in automatico, secondo le indicazioni normative italiane.

Mining

Attività di convalida delle transazioni e creazione di nuovi blocchi su una blockchain, svolta mediante l’impiego di potenza computazionale in cambio di una ricompensa in criptovaluta.
Dal punto di vista fiscale, in Italia il mining può generare due tipologie di guadagno, a seconda della natura dell’attività:

  • A livello personale (non professionale): la ricompensa ricevuta è considerata un guadagno e tassata al 26% sul valore di mercato della criptovaluta alla data dell’accredito, anche se non viene venduta. Tuttavia, è prevista una franchigia annua di 2.000 euro: se il totale dei redditi da crypto (inclusi mining e airdrop) rimane al di sotto di questa soglia, non si applica alcuna imposta.
  • A livello professionale (con mezzi organizzati e continuità): l’attività è assimilata a un’attività d’impresa, con obbligo di partita IVA, e i redditi sono soggetti a IVA e tassazione ordinaria.

La dichiarazione e il pagamento dell’imposta avvengono l’anno successivo rispetto a quello in cui si è verificato l’accredito, calcolando il 26% sul prezzo delle crypto nella data in cui le abbiamo ricevute sul wallet (al netto della franchigia).
Le ricompense ottenute devono essere indicate nel Quadro RT del Modello Redditi o nel Quadro T del 730, a seconda del regime dichiarativo adottato.
Se successivamente vendi le ricompense ricevute con il mining a un prezzo maggiore rispetto al prezzo di accredito, pagherai una seconda imposta del 26% sulla plusvalenza realizzata (al netto della franchigia).

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento:  Mining di criptovalute: trattamento fiscale in Italia nel 2025

Minusvalenze

Perdita che si verifica quando una criptovaluta viene venduta a un prezzo inferiore rispetto al suo costo di acquisto. Dal punto di vista fiscale, le minusvalenze realizzate nella cessione di cripto-attività possono essere compensate con plusvalenze ottenute dalla vendita di altre criptovalute, riducendo l’imposta complessivamente dovuta.

A partire dal 2023, la normativa italiana prevede che tali minusvalenze siano compensabili entro cinque anni, incluso quello in cui la perdita è stata realizzata. Le minusvalenze maturate prima del 2023 non sono compensabili, a causa del cambio di regime fiscale introdotto dalla Legge di Bilancio 2023.

Le minusvalenze devono essere dichiarate nel Quadro RT del Modello Redditi o nel Quadro T del modello 730, e devono essere supportate da documentazione che attesti prezzo di acquisto, vendita e data delle operazioni.

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Minusvalenze nelle criptovalute: cosa sono e come utilizzarle per ridurre l’imposizione fiscale nel 2025

Modello Redditi Persone Fisiche (ex Modello Unico) 

Documento ufficiale per la dichiarazione dei redditi in Italia, utilizzato da contribuenti che non possono o non vogliono usare il Modello 730. Consente di dichiarare tutte le tipologie di reddito, comprese le plusvalenze da criptovalute e il possesso di crypto-asset detenuti su exchange esteri o wallet personali, tramite i quadri RT (redditi diversi) e RW (monitoraggio fiscale e imposte patrimoniali). Richiede il calcolo autonomo delle imposte e il versamento tramite Modello F24.

Ordini con valuta fiat

Operazioni in cui una criptovaluta viene acquistata o venduta utilizzando una valuta tradizionale, come euro o dollari. Le plusvalenze generate dalla vendita di criptovalute contro valuta fiat sono sempre imponibili. Il guadagno imponibile si calcola confrontando il prezzo di vendita con il prezzo di carico della criptovaluta, secondo il metodo LIFO.

Ordini con stablecoin EMT

Operazioni di compravendita di criptovalute eseguite contro stablecoin classificate come EMT (Electronic Money Tokens), come USDT o USDC. Fiscalmente, sono trattate come vendite per valuta fiat, quindi generano una plusvalenza imponibile se il valore al momento della vendita è superiore al prezzo di carico. Il calcolo avviene convertendo l’importo in euro al tasso di cambio corrente.

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Crypto-asset: dalla MiCAR al fisco italiano

Ordini swap

Operazioni di scambio diretto tra criptovalute con le stesse caratteristiche e funzioni, che non generano imposizione fiscale immediata. Il prezzo di carico della criptovaluta ceduta viene trasferito a quella ricevuta. L’eventuale plusvalenza sarà tassata solo nel momento in cui la nuova criptovaluta sarà successivamente venduta o scambiata con valuta fiat o stablecoin EMT.

Pair (valuta base e valuta quotata)

Nel trading di criptovalute, un pair rappresenta una coppia di valute utilizzata per effettuare scambi. La valuta base è l’asset che si intende acquistare o vendere. La valuta quotata (o di riferimento) è quella con cui si misura il valore della valuta base. Ad esempio, nel pair BTC/EUR, stai comprando o vendendo Bitcoin (BTC, valuta base) utilizzando euro (EUR, valuta quotata). Ai fini fiscali, è importante sapere quale delle due è la valuta quotata, perché se è una valuta fiat (come l’euro) o una stablecoin di tipo EMT, lo scambio può generare una plusvalenza imponibile.

Plusvalenze da criptovalute

La plusvalenza è il guadagno che si realizza quando si vende o si scambia una criptovaluta a un prezzo superiore rispetto a quello di acquisto (o di ricezione, come nel caso di airdrop, staking o mining).
In Italia, le plusvalenze generate dalle criptovalute sono considerate redditi diversi di natura finanziaria e sono tassate con un’aliquota fissa del 26%, ma solo sulla parte che eccede la franchigia annuale di 2.000 euro.

  • Valore di vendita (in euro) – Prezzo di carico (in euro) = Plusvalenza lorda
  • Plusvalenza lorda – 2.000 euro (franchigia) = Plusvalenza imponibile

L’imposta si applica solo quando la plusvalenza è realizzata, ovvero nel momento in cui la criptovaluta viene ceduta in cambio di:

  • euro o altra valuta fiat
  • stablecoin classificate come EMT (es. USDT, USDC)
  • beni o servizi 

Se non c’è una conversione in valuta fiat o EMT, ad esempio in uno swap tra due criptovalute con caratteristiche simili, non si realizza una plusvalenza immediata e non si paga alcuna imposta.

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Franchigia dei 2.000€: come funziona e cosa cambia per le imposte sulle criptovalute

Premi da funzionalità Earn

Ricompense in criptovaluta ricevute da un utente a seguito di un’azione svolta su una piattaforma, come completare un quiz, guardare un video o partecipare a una promozione.

Dal punto di vista fiscale, questi premi sono considerati redditi diversi e quindi imponibili, anche se non hai pagato nulla per riceverli. L’imposta del 26% si applica sul valore di mercato dei token al momento dell’accredito nel portafoglio.

Tuttavia, è prevista una franchigia annuale di 2.000 euro:

  • Se la somma di tutti i redditi dello stesso tipo (inclusi airdrop e altri premi) non supera i 2.000 euro in un anno, non è dovuta alcuna imposta.
  • Se viene superata, il 26% si applica solo sull’importo eccedente.

L’imposta si paga l’anno successivo alla ricezione, anche se i token non vengono venduti.

Se in futuro decidi di vendere questi token, ad esempio convertendoli in euro o in stablecoin classificate come EMT (come USDT o USDC), e il loro valore è aumentato rispetto al giorno in cui li hai ricevuti, dovrai pagare un’ulteriore imposta del 26% sulla plusvalenza. Anche in questo caso, si applica la franchigia di 2.000 euro sul totale delle plusvalenze realizzate nel corso dell’anno.

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Airdrop: cos’è e quali sono le imposte da pagare nel 2025

Prezzo di carico

Il prezzo di carico è il valore iniziale di una criptovaluta al momento in cui entra nel tuo patrimonio. Serve per calcolare la plusvalenza o minusvalenza quando venderai o scambierai quell’asset. È un elemento fiscale importante: se non viene dichiarato correttamente, potresti pagare più tasse del dovuto. 

Nel caso di acquisto diretto, coincide con il prezzo pagato. Per criptovalute ricevute tramite airdrop, staking, mining, hard fork o programmi Earn, corrisponde al valore di mercato al momento dell’accredito. Se la cyrpto viene trasferita da un wallet esterno su un exchange, il prezzo di carico deve essere dichiarato manualmente dall’utente. In assenza di tale indicazione, si considera pari a zero, con conseguente tassazione integrale dell’importo ricavato dalla vendita.

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Prezzo di carico: perché è così importante per la dichiarazione dei redditi da criptovalute

Quadro RW

Parte del Modello Redditi (ex Unico) dedicata al monitoraggio fiscale delle attività finanziarie estere e delle criptovalute. Serve a dichiarare il possesso di criptovalute e a calcolare l’imposta di bollo (0,2% annuo) sul loro valore al 31 dicembre. È obbligatorio anche se non si sono realizzati guadagni, semplicemente per il possesso.

Quadro RT

Sezione del Modello Redditi dedicata alla dichiarazione delle plusvalenze da attività finanziarie, comprese le cripto-attività. Qui si indicano: le plusvalenze realizzate vendendo criptovalute con un guadagno superiore a 2.000 €. L’imposta da applicare sull’eccedenza è del 26%.

Quadro W

Equivalente del Quadro RW, ma presente nel Modello 730. Serve per dichiarare il possesso di criptovalute, anche se non si è fatto trading, e per pagare l’imposta di bollo sul valore totale delle cripto al 31 dicembre.

Quadro T

Equivalente del Quadro RT, ma presente nel Modello 730. Va compilato se si sono ottenuti guadagni da criptovalute (come vendite con plusvalenza o ricompense da staking).
Consente di calcolare l’imposta sostitutiva del 26% al netto della franchigia dei 2.000 euro sui redditi da cripto-attività.

Ravvedimento Operoso

Strumento previsto dalla normativa fiscale italiana che consente di regolarizzare omissioni o errori nella dichiarazione dei redditi, versando le imposte dovute con sanzioni e interessi ridotti. Può essere utilizzato, ad esempio, per sanare plusvalenze da criptovalute non dichiarate negli anni precedenti, prima che l’Agenzia delle Entrate avvii un controllo.

Ricompense da staking

Le criptovalute ricevute come premio per aver bloccato i propri fondi in staking sono considerate redditi diversi e, in quanto tali, imponibili. L’imposta del 26% si applica sul valore di mercato dei token al momento della ricezione, anche se non vengono venduti. Tuttavia, è prevista una franchigia annuale di 2.000 euro:

  • Se la somma dei redditi di questo tipo (inclusi staking, airdrop, premi Earn, ecc.) non supera i 2.000 euro in un anno, non è dovuta alcuna imposta.
  • Se la soglia viene superata, il 26% si applica solo sull’importo eccedente.

Questi importi vanno dichiarati e le imposte si pagano l’anno successivo alla ricezione dei token. Se successivamente vendi le criptovalute ricevute in staking — ad esempio convertendole in euro o in stablecoin classificate come EMT (come USDT o USDC) — e il valore di vendita è superiore a quello di ricezione, si genera una plusvalenza. Anche in questo caso si applica l’imposta del 26%, ma solo sulla parte di plusvalenza che supera la franchigia di 2.000 euro annui, se non già utilizzata.

Eventuali plusvalenze vanno dichiarate e le relative imposte versate l’anno successivo alla vendita.

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Staking e Fisco: come funzionano le imposte sulle ricompense nel 2025

Rivalutazione

Meccanismo che permette di aggiornare il valore fiscale di carico delle criptovalute detenute al 1° gennaio dell’anno di dichiarazione, pagando un’imposta sostitutiva ridotta invece della normale tassazione sulle plusvalenze. Per le imposte sulle plusvalenze del 2024, ciò significa inserire come prezzo di acquisto (o prezzo di carico) il valore al 1° gennaio 2025. Questo sistema è particolarmente utile per chi non conosce il prezzo di acquisto delle proprie criptovalute perché le ha comprate molto tempo fa, non dispone della documentazione degli anni passati o è un early adopter che ha acquistato a prezzi molto bassi. L’obiettivo è evitare di pagare un’imposta molto elevata sulle plusvalenze accumulate nel tempo. Tuttavia, aderire alla rivalutazione comporta l’obbligo esplicito di pagare subito il 18% di imposta sostitutiva e, in futuro, il 26% sulle plusvalenze generate dalla vendita con riferimento al maggior valore rispetto al 1 gennaio 2025.

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Rivalutazione delle criptovalute 2025: come funziona e quando conviene

Franchigia di esenzione da 2.000 € valida fino al 31.12.24

Si tratta di una franchigia, cioè un importo minimo non tassabile, previsto dalla normativa fiscale italiana. Secondo quanto confermato da una FAQ dell’Agenzia delle Entrate del 30 aprile 2025, le plusvalenze nette annuali derivanti dalla vendita o dallo scambio di criptovalute sono imponibili solo per la parte eccedente i 2.000 euro.

In pratica:

  • Se le plusvalenze nette annuali sono pari o inferiori a 2.000 euro, non si applica alcuna imposta.
  • Se vengono superati i 2.000 euro, solo l’importo eccedente è imponibile al 26%, e non l’intera plusvalenza.

Questa franchigia si applica su base annua e riguarda l’insieme delle operazioni effettuate nel corso dell’anno solare.

FAQ dell’Agenzia delle Entrate del 30 aprile 2025

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Franchigia dei 2.000€: come funziona e cosa cambia per le imposte sulle criptovalute

Stack di criptovalute

È il totale delle criptovalute possedute da un utente, suddiviso per prezzo di acquisto o modalità di acquisizione (acquisto, staking, airdrop, mining, ecc.). Lo stack aumenta con ogni nuova criptovaluta ricevuta o acquistata e diminuisce quando si effettuano vendite, conversioni o trasferimenti. Il valore di carico (cioè il prezzo di riferimento) di ciascuna unità dello stack è importante per calcolare correttamente le imposte in caso di vendita.Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Prezzo di carico: perché è così importante per la dichiarazione dei redditi da criptovalute