Anche Tether vuole entrare nel mining di Bitcoin, ma a differenza dei competitor non sta cercando l’energia più economica, ma quella più diversificata. Che cosa significa?
Nella mente di Satoshi Nakamoto, Bitcoin doveva essere un network decentralizzato, senza un’autorità centrale o un gruppo che potesse prenderne il controllo. Ma è davvero così? C’è un grande problema attualmente, che si può far risalire al protocollo proof-of-work. Infatti, più del 70% dell’hashrate proviene da sole 4 nazioni. Tether vuole cambiare la maniera in cui si fa mining di Bitcoin per rendere il protocollo più sicuro e decentralizzato.
Un tweet a ciel sereno
Il 12 febbraio, Paolo Ardoino, CTO di Tether e di Bitfinex, ha lasciato di stucco la community crypto con un tweet. “Tether e Bitfinex stanno investendo nel mining di bitcoin”, ha scritto sul social. “La nostra strategia è assicurare diversità geografica e politica, e non pagare uno o due centesimi l’elettricità”. Effettivamente, il prezzo dell’elettricità è uno dei fattori più importanti per le aziende di mining. Meno è costosa, maggiori sono i profitti dell’azienda.
Purtroppo, il vantaggio delle singole aziende va contro l’interesse di Bitcoin stesso. Concentrare tutte le attività di mining in poche nazioni è l’opposto di quello che Satoshi Nakamoto aveva in mente mentre scriveva il white paper di Bitcoin nel 2008. Infatti, in questo modo l’intera rete dipende dalle decisioni politiche o dagli eventi avversi di quelle specifiche nazioni.
Ad esempio, prima che la Cina bandisse il mining, era proprio quella la nazione preferita dalle mining farm. Dopo essere state messe fuorilegge, le aziende di mining hanno dovuto rilocare tutte le loro attrezzature, rallentando temporaneamente la rete di Bitcoin. Adesso, il 34% dell’hashrate si trova negli USA, ma cambiamenti politici ed economici potrebbero richiedere nuove migrazioni da parte dei miner.
La soluzione di Tether per il mining di bitcoin
Ardoino ha studiato una strategia differente ma che dovrebbe avere effetti benefici per Bitcoin. Invece di supportare le aziende di mining già esistenti, Tether e Bitfinex installeranno nuove mining farm in Stati differenti dai soliti. Tra le città scelte c’è già la svizzera Lugano, che recentemente ha reso Bitcoin valuta legale.
Oltre a questo, la città ospita una giovane azienda che ha creato un ASIC di nuova generazione, particolarmente efficiente e molto più economico degli altri processori sul mercato. L’azienda, chiamata Enigma, ha cominciato a studiare questo nuovo hardware nel 2016. Secondo il CEO Jakov Dolic, è più economico del 70% rispetto agli ASIC più famosi, e ha una potenza di 285 terahash per secondo. L’inizio delle operazioni di mining dovrebbe avvenire tra tre o quattro mesi, il tempo per Enigma di consegnare i suoi nuovi processori.
Le motivazioni dietro la scelta di Tether
“Insieme a enti locali, stiamo cercando di trovare un modo per rendere il mining di Bitcoin sostenibile e in grado di generare ricchezza da reinvestire nella community” scrive sempre Ardoino su Twitter. Lo scopo di Tether è sicuramente interessante: contribuire alla decentralizzazione del Digital Gold, anche a scapito del profitto a breve termine, potrebbe apportare benefici a lungo termine per tutta la blockchain.
Negli USA, la presenza di mining farm potrebbe persino contribuire allo sviluppo tecnologico in campo energetico, come per esempio in Texas. In Italia, Alps Blockchain ha ideato un modo per sfruttare l’energia idroelettrica nel mining, energia che altrimenti andrebbe sprecata. Il mining, anche se dispendioso sotto un punto di vista energetico, può essere sfruttato con metodi sostenibili per stimolare lo sviluppo economico in diversi territori.