Inflazione USA: il dato del CPI oggi

È appena uscito il Consumer Price Index (CPI), il dato utilizzato per stimare l’inflazione negli Stati Uniti d’America.

È appena uscito il Consumer Price Index (CPI), il dato utilizzato per stimare l’inflazione negli Stati Uniti d’America. Il destino dei mercati passa dall’inflazione USA e, quindi, dal dato del Consumer Price Index (CPI) pubblicato oggi. In questo articolo, scopriremo cos’è il CPI, perché è importante e analizzeremo gli ultimi dati disponibili.

CPI significato

Tecnicamente, il CPI (Consumer Price Index), o Indice dei Prezzi al Consumo, è un indicatore economico fondamentale che misura quanto sono cambiati i prezzi di beni e servizi che compriamo quotidianamente. In altre parole, il CPI ci dice quanto costa oggi vivere rispetto al passato. 

Il CPI si calcola raccogliendo i dati sui prezzi di un “paniere” rappresentativo di beni e servizi che i consumatori solitamente acquistano. Questo paniere include una varietà di prodotti, come cibo, abbigliamento, alloggio, trasporti, istruzione, assistenza sanitaria e altri beni e servizi comuni. Il Bureau of Labor Statistics (BLS) degli Stati Uniti raccoglie ogni mese i prezzi in 75 aree urbane e li confronta con quelli del periodo precedente.

Perché è importante?

Il CPI è utilizzato per misurare l’inflazione, cioè quanto aumenta il costo della vita. Se il CPI sale, significa che i prezzi stanno aumentando e che, in media, si deve spendere di più per vivere come si faceva prima.

Bitcoin e CPI: come sono legati?

Quando più di un mese fa (30-31 luglio) la FED ha comunicato il mantenimento dei tassi ai livelli di giugno, il prezzo di Bitcoin non ha reagito in modo così netto, perché la decisione era ampiamente prevista. Infatti, il Presidente Jerome Powell ci ha ormai abituato all’atteggiamento cauto definito “wait and see”: “la FED continuerà a monitorare i dati nel rispetto del perseguimento del doppio mandato, cioè occupazione alta e bassa inflazione”. 

Nelle ultime due settimane, però, qualcosa è cambiato: nel suo discorso a Jackson Hole, Jerome Powell ha lasciato intendere che la FED, nelle valutazioni relative alla politica monetaria, darà priorità al contenimento del tasso di disoccupazione piuttosto che al mantenimento della stabilità dei prezzi. 

In questo contesto, l’Indice dei Prezzi al Consumo (CPI) diventa uno strumento essenziale per comprendere l’andamento dell’inflazione e cercare di prevedere il comportamento della banca centrale americana: un CPI stabile o in diminuzione, infatti, potrebbe alzare notevolmente le probabilità – già elevate – di un taglio dei tassi al FOMC del 16-17 settembre. 

L’ultima volta che è successo

L’ultimo CPI di agosto era più basso delle previsioni e invariato rispetto al CPI di luglio, ma i mercati stavano già scontando un Producer Price Index (PPI) mensile particolarmente negativo: i dati mostravano un rialzo dello 0,7% dei prezzi di produzione contro una previsione – sensibilmente più bassa – dello 0,2%. Ciò avrebbe provocato un sell-off che ha portato Bitcoin a perdere più del 10% in una settimana, scendendo a quota 111.000$. 

Nell’ultima settimana, però, Bitcoin ha recuperato terreno (+5% e oltre), passando dai 108.200$ agli attuali 114.000$, sotto la spinta di alcuni eventi positivi. Il più importante, che potrebbe essere la causa del pump del 10 settembre (+2,8% in un giorno), è proprio l’uscita dei dati relativi PPI mensile: -0,1% contro il +0,7% previsto. 

Il motivo dietro queste correlazioni è semplice: il PPI è spesso un indicatore che anticipa il CPI – quindi l’inflazione – poiché i rincari sulla produzione, spesso, vengono trasferiti sul prezzo finale di vendita, dunque sul consumatore. Per converso, un PPI come quello del 10 settembre potrebbe preannunciare un calo dell’inflazione e, di conseguenza, contribuire ad alzare le probabilità del taglio dei tassi da parte del FOMC. E i mercati reagiscono positivamente. Come è andata col CPI di settembre?

Analisi dei dati CPI di settembre 2025

L’11 settembre 2025, il BLS ha pubblicato i dati CPI di agosto a 2025. Secondo il rapporto, il CPI mensile (MoM) è aumentato dello 0,4% rispetto al mese precedente, così come il CPI anno su anno (YoY), in crescita del 2,9%. Questo dato è abbastanza negativo, poiché l’inflazione anno su anno non accenna a diminuire e si allontana sempre di più al target imposto dalla FED, cioè il 2%. Naturalmente, più il target è vicino, più è probabile un futuro taglio dei tassi di interesse.

Cosa significano questi numeri?

Il fatto che il CPI sia aumentato dello 0,4% mese su mese e del 2,9% anno su anno, significa che l’inflazione è in crescita. Tuttavia, quanto accaduto è in linea con le aspettative e conferma le stime: gli analisti si aspettavano un CPI MoM più basso dello 0,1%, mentre avevano previsto un CPI YoY proprio al 2,9% . Resta ancora da capire cosa deciderà la FED riguardo ai tassi di interesse durante la riunione del prossimo FOMC (17-18 settembre).

Dati storici del CPI nel 2025

Ecco com’è andato il CPI nei primi mesi del 2025:

Settembre 2025: 2,9% (previsto 2,9%)
Agosto 2025: 2,7% (previsto 2,7%)
Luglio 2025: 2,7% (previsto 2,7%)
Giugno 2025: 2,4% (previsto 2,5%)
Maggio 2025: 2,3% (previsto 2,4%)
Aprile 2025: 2,4% (previsto 2,5%)
Marzo 2025: 2,8% (previsto 2,9%)
Febbraio 2025: 3% (previsto 2,9%)
Gennaio 2025: 2,9% (previsto 2,9%)

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