Pensione e pensionamento: come stiamo messi?

Pensione e pensionamento: come stiamo messi?

Pensione e pensionamento, due degli argomenti preferiti dagli italiani: qual è la situazione attuale? Il sistema è sostenibile? 

La pensione e il pensionamento sono due temi su cui gli italiani adorano lamentarsi: “La pensione la vedremo con il binocolo!” o anche “di questo passo lavoreremo fino a 100 anni!” per esempio. Ma questi luoghi comuni hanno un fondo di verità? Il nostro sistema pensionistico è sostenibile? Vediamo cosa ci dicono i dati.

Pensione: chi la eroga e come? Cos’è il sistema pensionistico?

La pensione viene erogata dall’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS), l’ente pubblico che gestisce la previdenza sociale e l’assistenza per i lavoratori – dipendenti e autonomi – e per i pensionati. Infatti, oltre alle pensioni, l’INPS si occupa delle indennità di disoccupazione, dell’assistenza sociale e di altre forme di sostegno al reddito. 

Il sistema pensionistico, nello specifico, nasce più di un secolo fa con lo scopo di garantire un sostegno economico ai lavoratori al momento in cui questi terminano l’attività lavorativa, per cause legate all’età o per motivi di salute. 

Il principio alla base di questo sistema è detto “principio della solidarietà intergenerazionale” e si fonda soprattutto sulla ripartizione: in parole semplici, ciò vuol dire che i contributi versati dai lavoratori di oggi servono a pagare le pensioni dei lavoratori di ieri, cioè gli attuali pensionati. Si crea, quindi, una sorta di legame finanziario che unisce le varie generazioni

E qui dovrebbe già scattare il primo campanello di allarme: dato che il sistema si regge sull’equilibrio demografico tra chi lavora – e paga i contributi – e chi è in pensione, cosa succede se i secondi eguagliano o superano i primi? Lo vedremo a breve, perché è il nucleo di questo articolo. 

I pilastri  

La Banca Mondiale, nei primi anni duemila, ha pubblicato un articolo dal nome “The World Bank Pension Conceptual Framework” in cui suggeriva le linee guida per la creazione di un sistema pensionistico ottimale, fondato su sei criteri e cinque pilastri

I pilastri vanno dal pilastro zero al pilastro quattro e definiscono una struttura pensionistica che combina strumenti pubblici, privati e informali per garantire sicurezza economica, sostenibilità e protezione

I criteri, detti anche di valutazione primaria, sono utilizzati per giudicare le progettazioni dei sistemi pensionistici: adeguatezza, accessibilità economica, sostenibilità, equità, prevedibilità e robustezza.

Secondo questa classificazione, il sistema italiano possiede il pilastro zero, il primo, il terzo e il quarto, mentre è assente il secondo.

Il pilastro zero corrisponde a una prestazione di base, che ha lo scopo di sostenere con un importo minimo chi si ritrova in una condizione di povertà in età avanzata, a prescindere dai contributi versati. In Italia, tutto ciò si concretizza nell’Assegno Sociale, che dal 1996 ha sostituito la vecchia pensione sociale. Il primo pilastro fa riferimento alla previdenza pubblica obbligatoria, cioè al sistema pensionistico pubblico gestito dall’INPS e responsabile dell’erogazione delle pensioni. Il terzo, invece, è relativo alla previdenza complementare o integrativa, ovvero alla possibilità di un individuo di versare in un conto personale – dunque in forma privata e volontaria – dei contributi che verranno poi investiti e riscattati dopo un certo periodo. Un po’ come costruirsi la pensione da soli. Il quarto pilastro, infine, spesso non rientra nemmeno nelle classificazioni perché viene considerato “informale” e include, ad esempio, il supporto familiare, l’assistenza sanitaria e i beni individuali. 

Il secondo pilastro, che non è presente, corrisponde a una versione obbligatoria della previdenza complementare, che abbiamo menzionato poco fa.  

Pensione: quali sono i tipi e come vi si accede?

I tipi principali sono la pensione di vecchiaia, la pensione anticipata, la pensione di inabilità e la pensione ai superstiti. Esistono anche altre categorie di pensionamento, soprattutto anticipato, come Opzione Donna e Quota 103 che, spesso, sono soggette alla volontà politica: i governi in carica decidono di anno in anno – con la Legge di Bilancio – se riconfermare o revocare queste misure particolari.  

In ogni caso, la pensione di vecchiaia è il tipo di pensione più comune e vi si accede, attualmente, una volta raggiunti i 67 anni di età e un’anzianità contributiva di almeno 20 anni – per anzianità contributiva si intende la somma degli anni di iscrizione ad un ente previdenziale obbligatorio come l’INPS. Questo requisito, tuttavia, non è fisso ma dovrebbe variare nel tempo in modo automatico, all’aumentare della speranza di vita. Perché il condizionale “dovrebbe”? Perché i governi in carica, spesso per fini di natura elettorale, mettono in campo iniziative finalizzate al blocco del procedimento.

La pensione anticipata, come suggerisce il nome stesso, consente di accedere alla pensione prima del tempo (indipendentemente dall’età), una volta soddisfatte determinate condizioni: nel 2025, la legge prevede il pensionamento anticipato col raggiungimento di 42 anni e 10 mesi di anzianità contributiva per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.

Come abbiamo anticipato, ci sono poi le forme di pensionamento legate alle condizioni di salute, come la pensione di inabilità e l’assegno di invalidità, erogate nel caso in cui il contribuente non sia in grado di lavorare per il resto della sua vita. 

Infine, la pensione ai superstiti è diretta ai familiari di lavoratori o pensionati deceduti e prende il nome di pensione indiretta nel primo caso e di pensione di reversibilità nel secondo. 

Pensione: come si calcola? 

Domanda delle domande: nell’arco della storia della Repubblica Italiana – ma in modo particolare negli ultimi trentacinque anni – sono state varate una serie infinita di riforme con l’obiettivo di preservare la sostenibilità del sistema pensionistico. Questo perché, nel tempo, abbiamo assistito al cambiamento di alcune variabili strutturali, in primo luogo l’aumento della speranza di vita e il rallentamento della crescita economica

La prima ha implicazioni di natura temporale, nel senso che, banalmente, se le persone vivono di più, hanno bisogno della pensione per più tempo. La seconda ha ripercussioni sulla finanza pubblica: semplificando all’estremo, quando l’economia si contrae, gli stipendi seguono e, di conseguenza, le entrate contributive – cioè le tasse, che servono anche a pagare le pensioni –  si riducono. 

In ogni caso, le riforme più importanti della storia del sistema pensionistico italiano sono tre: la riforma Amato, la riforma Dini e la riforma Fornero. Queste tre meritano un breve approfondimento, dal momento che hanno condotto a cambiamenti radicali nelle modalità con cui, tuttora, viene calcolato l’importo della pensione: in una frase, le riforme di cui parleremo hanno sancito il passaggio dal sistema retributivo all’attuale sistema contributivo. Diamo al volo un po’ di contesto. 

Il sistema retributivo si basava su una media calcolata prendendo a riferimento sia gli stipendi percepiti negli ultimi anni di carriera, spesso molto più alti delle retribuzioni all’ingresso nel mondo del lavoro, sia l’anzianità contributiva. Nel concreto, più erano alti salario e anzianità nell’ultima fase della vita lavorativa, più era alta la pensione: il tasso di sostituzione, cioè il rapporto tra l’ultima busta paga e la prima pensione, era molto elevato, spesso quasi 1 a 1. Il retributivo stato abolito con la Riforma Dini nel 1 gennaio 1996. 

Il sistema contributivo, invece, si fonda esclusivamente sui contributi versati durante la carriera lavorativa, rivalutati di anno in anno in base a un tasso detto “di capitalizzazione”, stimato in base alla media quinquennale dell’andamento del PIL italiano. In pratica, è come se lo Stato “ringraziasse” i lavoratori per aver contribuito alla crescita economica del paese. Nel caso di recessione, questo tasso si azzera – non diventa mai negativo. 

Inoltre, il totale dei contributi versati – detto montante contributivo – viene ricalcolato secondo il coefficiente di trasformazione, che varia in base all’età del lavoratore al momento dell’ingresso nel mondo dei pensionati: più questa è alta, più alto sarà il coefficiente. La logica è semplice e si basa sul fatto che più un lavoratore è anziano, meno anni di vita avrà a disposizione, più l’importo mensile dovrà essere alto. Il contributivo è entrato in vigore con la Riforma Dini il 1 gennaio 1996. 

Infine c’è il sistema misto, che riguarda un numero di persone sempre minore. Questo meccanismo, infatti, vale per coloro che hanno vissuto una parte importante della propria vita lavorativa prima della Riforma Dini la quale, come abbiamo appena visto, è stata un momento spartiacque fra due sistemi radicalmente diversi

Nel dettaglio, coloro i quali, prima del 31 dicembre 1995, avevano meno di 18 anni di versamenti dei contributi, ora come ora ricevono una pensione calcolata in parte col metodo retributivo, che riflette il periodo di contribuzione pre-Riforma Dini, e in parte col metodo contributivo, per il periodo lavorativo post-Riforma Dini. 
Discorso differente per chi, invece, al 31 dicembre 1995, aveva un’anzianità contributiva pari o superiore a 18 anni: in questo caso, il criterio retributivo si applicafino al 31 dicembre 2011 – prima dell’entrata in vigore della Riforma Fornero – mentre quello contributivo riguarda il periodo successivo a quella data.

Le riforme 

La riforma Amato del 1992 rappresenta la prima grande modifica al vecchio impianto: già più di trent’anni fa, il governo italiano iniziava a rendersi conto dell’insostenibilità del sistema pensionistico e, dunque, della necessità di intervenire sulle modalità di calcolo, troppo onerose per la finanza pubblica. 

Tra le principali correzioni, la riforma Amato ha innalzato l’età minima per il pensionamento, da 55 a 60 anni per le donne e da 60 a 65 per gli uomini; ha esteso la soglia minima degli anni di contribuzione previsti per accedere alla pensione di vecchiaia – diversa dalla pensione di anzianità – da 15 a 20; infine, ha aggiornato i criteri di rivalutazione automatica delle pensioni in erogazione, limitando l’aggiornamento dell’importo all’inflazione, escludendo dal calcolo la dinamica dei salari reali. Infatti, prima della riforma, all’aumento degli stipendi seguiva l’aumento delle pensioni. 

In questo momento, tuttavia, è ancora in vigore il sistema retributivo, seppur con un lieve cambiamento: la media utilizzata per il calcolo della pensione, prendeva in esame gli ultimi dieci stipendi e non più gli ultimi cinque.  

La riforma Dini del 1996 costituisce una tappa cruciale nella storia del sistema pensionistico italiano, una vera e propria rivoluzione copernicana: come abbiamo anticipato, la riforma segna il passaggio dal sistema retributivo al sistema contributivo, tuttora in vigore. 

Questo cambio di paradigma non è retroattivo, nel senso che non riguarda tutti i lavoratori in assoluto, ma solamente coloro che sarebbero stati assunti dal 1 gennaio 1996, con l’entrata in vigore della riforma. Gli altri, che già godevano del retributivo, avrebbero mantenuto lo stesso regime previdenziale fino al 2011, con l’attuazione della riforma Fornero.

La riforma Fornero, infine, è quella di cui più o meno tutti ci ricordiamo a causa delle famose lacrime di Elsa Fornero, la ministra del governo Monti che, ai tempi, la promosse all’interno della manovra “Salva Italia”. Questo provvedimento, in effetti, fu abbastanza drastico e prese piede nel contesto della crisi economica del 2011, detta anche crisi del debito sovrano europeo, in cui l’Italia si trovò a un passo dal fallimento. La priorità, in quel momento storico, era ridurre la spesa pubblica per evitare il default finanziario

Tra i cambiamenti principali introdotti vi è l’estensione del metodo contributivo per il calcolo delle pensioni. Prima di questa riforma – come abbiamo già spiegato nel dare la definizione di “sistema misto” e nel trattare la riforma Dini – era presente una differenza sostanziale nel calcolo della pensione tra chi aveva maturato meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995 e chi, invece, ne aveva maturati 18 o più: i primi avrebbero goduto del retributivo per i contributi versati fino all’introduzione della riforma Dini (1 gennaio 1996) e del contributivo per quelli maturati nel periodo successivo; i secondi, dall’altro lato, avrebbero continuato a ricevere una pensione calcolata interamente col retributivo

La riforma Fornero mette tutti sullo stesso piano: con questo intervento normativo anche i secondi, per i contributi versati in seguito alla sua entrata in vigore (1 gennaio 2012), sarebbero stati sottoposti al regime contributivo

Un’altra novità risiede nell’aggiornamento graduale, ma netto, dei requisiti anagrafici, già proposta dal precedente governo Berlusconi. La modifica è motivata sia dalle necessità di rendere il sistema più sostenibile, sia da una sentenza della Corte di Giustizia Europea del 2008: l’Italia è stata condannata a causa della disparità, per i dipendenti pubblici, tra l’età di pensionamento degli uomini (65 anni) e delle donne (60 anni). Si decide, pertanto, di alzare la soglia anagrafica con l’obiettivo di arrivare a 66 anni e 7 mesi per tutti al 31 dicembre 2018. Dal 2019, sarebbe poi scattato l’incremento di 5 mesi: l’età pensionabile viene adeguata all’aspettativa di vita – stimata secondo i dati ISTAT.   

Cambiano anche i parametri per l’accesso alla pensione di anzianità, adesso rinominata in pensione anticipata, che riflette anch’essa l’aspettativa di vita: si stabilisce che, fino al 31 dicembre 2018, uomini e donne avrebbero dovuto maturare, rispettivamente, 42 anni e 10 mesi e 41 anni e 10 mesi.

Ora che abbiamo un quadro praticamente completo della storia del sistema pensionistico italiano, vediamo cosa ci dicono i numeri dell’INPS in merito alla sua sostenibilità.  

La pensione è un apostrofo rosa tra l’equilibrio demografico e la solidarietà intergenerazionale

L’abbiamo sottolineato all’inizio dell’articolo: i lavoratori di oggi versano i contributi all’INPS per pagare la pensione ai lavoratori di ieri i quali, ai loro tempi, pagavano le pensioni ai lavoratori dell’altro ieri. Dunque, affinché la solidarietà intergenerazionale funzioni, è necessaria una situazione demografica solida, che consenta il mantenimento di queste dinamiche. 

Abbiamo quindi analizzato il documento “Audizione dell’INPS sugli effetti della transizione demografica” di aprile 2025, in cui l’INPS descrive il contesto italiano attuale fra demografia, mercato del lavoro, assicurati INPS e spesa pensionistica. 

Qual è il quadro demografico italiano? 

La prima parte, dedicata al quadro demografico, comincia con una frase non proprio incoraggiante: “le più recenti previsioni demografiche relative al futuro del Paese, aggiornate al 2023, confermano la presenza di un quadro potenzialmente critico”. Le criticità, si legge, sarebbero frutto dell’azione di due processi che agiscono in senso opposto, ovvero la “significativa riduzione della popolazione residente” e il “marcato processo di invecchiamento”. 

Secondo l’INPS nei prossimi 40 anni la popolazione italiana è destinata a perdere circa 15 milioni di persone: da 59 milioni al gennaio 2023, a 58,6 milioni nel 2030, a 54,8 milioni nel 2050 fino ad arrivare a 46,1 milioni nel 2080 – ne avevamo già parlato in occasione del Rapporto ISTAT 2025

La causa principale di questo trend è da ricercare nel saldo naturale negativo, cioè nel fatto che, ogni anno, nascono meno persone di quante ne muoiano. Naturalmente non si tratta di un fenomeno nuovo: già nella prima metà degli anni Novanta, l’Italia è stato il primo paese al mondo in cui il numero dei residenti under 15 è sceso sotto quello degli over 65 – ricordiamo che nel 1996 entra in vigore la riforma Dini. Adesso, però, il quadro è ancora più grave, dal momento che la fascia di popolazione che ha più di 65 anni sta superando gli under 25 e, nei prossimi 15 anni, sorpasserà anche gli under 35

Il problema principale è che il saldo naturale rimarrebbe negativo sia nello scenario più favorevole che in quello mediano, cioè il più probabile: al calo del tasso di natalità, che nel 2024 si attesta a 1,18 figli per donna (il dato più basso dal 1995), si aggiunge anche la mancanza fisica di potenziali genitori. Quindi, se per assurdo in futuro dovesse verificarsi un’inversione del trend con un boom di nuove nascite, avremmo comunque un problema legato al numero ridotto di persone che possono avere figli. 

Detto in un modo più complesso, queste statistiche descrivono un orizzonte in cui il rapporto fra individui in età lavorativa (fascia d’età 15-64 anni) e non (0-14 anni e 65 anni in su) è destinato a scendere: se, ora come ora, ogni tre lavoratori esistono due soggetti non attivi, nel 2050 la relazione sarà vicina a uno a uno, con la fascia più anziana a rappresentare il 34,5% circa – e la fascia “giovane” 0-14 che costituirà più o meno l’11,2%. 

Un altro dato, più interessante ai fini dell’articolo, riguarda il cosiddetto indice di dipendenza degli anziani, vale a dire il rapporto fra la popolazione in età lavorativa e gli over 65: si prevede che il valore di questo indice passerà dal 40,8% del 2022 al 63,4% del 2050. Molto semplicemente, ciò significa che se, attualmente, in Italia ci sono 4 anziani ogni 10 lavoratori, fra 45 anni la proporzione salirà a circa 6 – precisamente 6,3 – ogni 10

Anche in questo caso, l’origine del fenomeno è attribuibile all’effetto di due dinamiche contrarie. Intervengono, infatti, sia l’invecchiamento della popolazione italiana, sia la riduzione assoluta di persone in età lavorativa, conseguentemente al calo del tasso di natalità.

Buone notizie dal mercato del lavoro, o forse no 

Dovrebbe essere chiaro ormai: più persone lavorano, più contributi vengono versati, più il sistema è sostenibile. Nell’ultimo biennio, grazie anche all’introduzione di ingenti pacchetti di aiuto come il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), l’occupazione ha raggiunto i livelli più alti dal 2004

Nel 2024, infatti, gli assicurati INPS, cioè tutti i lavoratori – dipendenti e autonomi – obbligati a versare i contributi, hanno superato i 27 milioni, con un aumento di 400.000 unità rispetto al 2023 e di 1,5 milioni rispetto al 2019. La crescita maggiore si è verificata fra gli under 35 e gli over 54, mentre si registra una contrazione del 4% nella fascia di età compresa fra queste due (35-54 anni)

È interessante entrare nel dettaglio relativamente ai dati sulla crescita occupazionale, dal momento che sussiste uno squilibrio netto relativo tra i nuovi occupati under 35 e quelli over 54. Prendendo come riferimento il 2019 (periodo pre-Covid), a fronte dell’incremento del 6% che abbiamo menzionato prima (cioè +1,5 milioni), i lavoratori fino a 34 anni sono aumentati dell’11,2%. Gli over 54 invece, che l’ISTAT suddivide fascia 55-64 e 64+, sono aumentati, rispettivamente, del 20% e del 30,6%

Spiegato coi numeri e non con le percentuali, questo significa che gli occupati under 34, che nel 2019 erano circa 6,4 milioni, oggi sono 7,1 milioni (+700.000 unità), mentre gli occupati nella fascia 55-64 e 64+, che nel 2019 erano 4,96 milioni e 1,03 milioni, oggi sono quasi 6 milioni e 1,3 milioni (+1 milione e +300.000 unità). 

Cosa possiamo dedurre? Molto semplicemente che, in Italia, è in atto una dinamica potenzialmente critica coerente coi ragionamenti precedenti sul quadro demografico: la fascia 35-54, che rappresenta il cuore produttivo del paese, si sta svuotando senza che ci sia un passaggio di testimone graduale coi giovani under 34. Al contrario, come dimostrato dai dati, si sta verificando una “rinascita” della fascia over 55, più anziana e dunque meno produttiva, ma soprattutto prossima alla pensione

Allo stato attuale delle cose, i lavoratori 55-64 e 64+ sono in maggioranza rispetto ai lavoratori under 34: 7,3 milioni contro 7,1 milioni. 

La pensione in numeri: costo e proiezioni

Una volta chiariti la struttura del sistema pensionistico italiano e il quadro demografico, è ora di passare alle domande scomode: quanti sono i pensionati? Quanto ci costano le pensioni? Quali sono le proiezioni per il futuro? E, soprattutto: tutta questa gigantesca infrastruttura è sostenibile sul lungo periodo? 

Per rispondere, abbiamo snocciolato il “XXIV Rapporto Annuale dell’INPS, pubblicato nel luglio 2025, e il “Rapporto n.26” della Ragioneria Generale dello Stato, che ha il seguente titolo: “Le tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e socio-sanitario” di aprile 2025. Diamo un’occhiata. 

Quanto pesa la pensione? 

Il sistema pensionistico, nel 2024, detiene il titolo di “principale voce di spesa del welfare nazionale”. Per dare un termine di paragone, il welfare include altre importanti aree di spesa come la sanità e l’istruzione. Queste, infatti, hanno un peso in rapporto al Prodotto Interno Lordo (PIL) che si attesta, rispettivamente, intorno al 6,3% e al 4%. La spesa per le pensioni, da sola, ha raggiunto il 15,4% del PIL

In numeri, questo dato corrisponde a circa 355 miliardi di euro lordi, che è il totale erogato dall’INPS per il 2024. Nello specifico, l’Istituto Nazione della Previdenza Sociale ha versato le pensioni a circa 15,7 milioni di italiani – il 96% dei pensionati in Italia –  per una cifra lorda media di 1.884 euro al mese. Il restante 4%, equivalente a più o meno 600.000 italiani, ha invece percepito rendite da altre entità come l’INAIL (Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro) o Fondi pensione minori. 

Infine, sempre nel 2024, l’INPS ha distribuito quasi 1,6 milioni di nuove pensioni, un dato in crescita del 4,5% rispetto all’anno scorso. Di queste, circa 862.000 (il 55%) sono di natura previdenziale – legate al termine della vita lavorativa – e 707.000 (il 45%) di tipo assistenziale, divise in prestazioni agli invalidi civili, assegni sociali. Gli importi medi mensili, nell’ordine, corrispondono a 1.302€ e 493€.

Come si finanzia il sistema? 

L’INPS, come abbiamo appena visto, ci dice che nel 2024 il costo totale per le pensioni ammonta a circa 355 miliardi di euro lordi pari al 15,4% del PIL. Ma da dove arrivano questi soldi? 

Sul Rapporto Annuale si legge chiaramente che le entrate contributive per il 2024, ovvero i contributi versati da lavoratori e aziende, corrispondono a 284 miliardi di euro. Il dato è superiore del 2,6% alle attese, che stimavano ingressi per 276 miliardi di euro, e del 5,5% all’importo registrato l’anno scorso, pari a 269 miliardi di euro

Questa espansione – chi ha letto attentamente dovrebbe aver già capito – è legata in gran parte al miglioramento del quadro occupazionale e alla crescita degli stipendi: come abbiamo spiegato finora, il numero di persone occupate è direttamente proporzionale alla quantità di contributi pagati all’INPS il quale dipende da questi per liquidare le pensioni in modo sostenibile. Cosa si intende per “sostenibile”? 

La sostenibilità di un sistema coincide con la sua capacità di mantenersi autonomamente, senza dipendere da risorse esterne. Quindi, ora come ora, l’INPS è sostenibile? No. Perché? È presto detto. 

Se, infatti, le entrate per il 2024 ammontano a 284 miliardi di euro, le uscite per le sole prestazioni pensionistiche, per lo stesso periodo, equivalgono a 320,6 miliardi di euro. Secondo quanto scritto nel Rapporto Annuale, l’INPS ci dice che questa spesa pensionistica è in linea col “trend strutturale di aumento annuale per effetto combinato della composizione demografica della popolazione e di aumento degli importi medi delle pensioni anche per l’effetto della perequazione”. 

La tendenza di cui si parla, quindi, avrebbe le sue radici sia nel consolidato ampliamento della popolazione anziana a cui, per una banale questione quantitativa, devono essere destinate sempre più pensioni, sia al rialzo degli importi medi “anche per effetto della perequazione”. 

Per “perequazione”, in due parole, si intende il meccanismo di adattamento automatico con cui le pensioni vengono rivalutate ogni anno in base all’inflazione. Un fatto curioso? In Italia, questa dinamica non è prevista per gli stipendi: se il reddito non subisce modifiche al rialzo mentre l’inflazione sale ma il fisco preleva la stessa quota, di fatto, si riduce il potere d’acquisto dei lavoratori – questo fenomeno, in gergo, è detto fiscal drag o drenaggio fiscale. 

In ogni caso, il bilancio netto tra entrate e uscite, come è facilmente intuibile, è negativo di ben 36,6 miliardi di euro. Questa cifra viene coperta attraverso i trasferimenti correnti dallo Stato, definibili come somme di denaro erogate senza obbligo di controprestazione – cioè senza che sia restituito qualcosa in cambio. I trasferimenti correnti servono a coprire, appunto, le spese correnti, legate quindi al funzionamento ordinario e alla gestione quotidiana della macchina statale. Non finanziano, invece, l’acquisto di beni durevoli o gli investimenti
Per cui, per riassumere quanto detto sopra, i contributi dei lavoratori finanziano la spesa pensionistica per l’87,5% circa, ma il break even – il punto di equilibrio fra entrate e uscite – è raggiunto solamente grazie all’importante intervento dello Stato.

La pensione nel futuro: proiezioni

Dunque, abbiamo capito che, nel 2024, la spesa pensionistica pesa sul PIL per il 15,4%. La Ragioneria dello Stato, nel suo Rapporto n.26, presenta una serie di proiezioni che descrivono l’evoluzione del quadro finanziario da qui al 2070

Nel 2040, si legge, “il rapporto tra spesa per pensioni e PIL accelera fino a raggiungere il valore del 17,1%”. In questo scenario, avremmo 9 pensioni ogni 10 lavoratori (rapporto pensioni/occupati all’88,5%) e una spesa pensionistica superiore ai 350 miliardi di euro. Il motivo di questa salita sarebbe legato principalmente “all’aumento del numero di pensioni rispetto a quello degli occupati, indotto dalla transizione demografica collegata all’ingresso in quiescenza delle generazioni del baby boom”, cioè al pensionamento dei lavoratori nati fra gli anni ‘50 e gli anni 60’, che attualmente hanno fra i 60 e i 70 anni. 

Dopo il 2040, questo rapporto dovrebbe scendere progressivamente, arrivando al 15,9% nel 2050 e al 14% nel 2070. La riduzione, spiega la Ragioneria di Stato, sarebbe legata sia all’applicazione generalizzata del sistema contributivo, essendo tuttora presente una fetta importante di pensioni calcolate col metodo retributivo, sia alla stabilizzazione prima e all’inversione di tendenza poi, della proporzione pensione/occupati. 

Tutto ciò a causa, principalmente, dell’uscita delle generazioni del baby boom e dell’adeguamento automatico dei criteri minimi di pensionamento in funzione della speranza di vita

La sostenibilità dipende dai meccanismi endogeni di adeguamento

I Direttori centrali dell’INPS, nell’audizione di aprile 2025 in Commissione parlamentare, hanno dichiarato che “è possibile concludere che il sistema pensionistico va comunque monitorato nei prossimi trent’anni”.

La sostenibilità a lungo termine della macchina pubblica delle pensioni, come sottolineato nel Rapporto n.26, cammina sul filo del rasoio poiché si basa quasi esclusivamente sui “meccanismi endogeni di adeguamento”, introdotti con le riforme passate. 

Tra i meccanismi principali, figurano la revisione periodica dei coefficienti di trasformazione – definiti nel paragrafo sul sistema contributivo – in base al cambiamento del quadro demografico ed economico, l’uso sistematico del calcolo basato sul metodo contributivo e, soprattutto, l’aggiornamento automatico dei requisiti di pensionamento all’aumento della speranza di vita. 

La rimozione permanente di questi meccanismi endogeni di adeguamento, ribadisce a gran voce la Ragioneria di Stato, “comporterebbe un incremento del rapporto debito/PIL di circa 20 punti percentuali al 2045 e di circa 60 punti percentuali al 2070”. 

Detto in un altro modo, questo vuol dire che, qualora queste tutele venissero eliminate, le conseguenze finanziarie sarebbero devastanti: il debito pubblico aumenterebbe del 20% in relazione al PIL nel 2045 e del 60% nel 2070. Anche la sola soppressione dell’adeguamento dei limiti di età basato sulla speranza di vita, provocherebbe un incremento del 15% sul rapporto debito/PIL al 2045 e del 30% al 2070
A proposito, nel 2027 dovrebbe scattare proprio l’innalzamento automatico di tre mesi dell’età anagrafica e dell’anzianità contributiva necessarie per accedere alla pensione: il governo Meloni, tramite il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, ha promesso di bloccarne l’aggiornamento automatico.

Conosciamo il problema: quali potrebbero essere le soluzioni?

Abbiamo visto i numeri: il sistema pensionistico nazionale si trova oggi ad affrontare sfide strutturali profonde che ne minacciano la sostenibilità nel medio/lungo periodo.

L’invecchiamento della popolazione, la contrazione del rapporto tra lavoratori attivi e pensionati e l’instabilità economico-politica rendono sempre più incerta la capacità del sistema pubblico di garantire prestazioni adeguate alle future generazioni.

Alla luce di questi dati e a questo crescente clima di sfiducia verso gli enti preposti alla gestione del sistema pensionistico, un numero sempre maggiore di persone ha iniziato a chiedersi quali potrebbero essere le soluzioni alternative al sistema pensionistico italiano. 

Sebbene la domanda offra un ampio ventaglio di possibili risposte, il punto di partenza resta indiscutibilmente uno: la consapevolezza e la pianificazione finanziaria attiva da parte di ogni singolo individuo.

In un contesto storico in cui lo Stato fatica sempre più ad assolvere al proprio ruolo di tutela previdenziale, diventa inevitabile che sia il singolo a farsi carico in prima persona della costruzione del proprio futuro finanziario. Vediamo dunque quali azioni concrete potremmo intraprendere per cercare di garantirci un futuro finanziario più stabile e sereno.

La teoria del ciclo di vita del risparmio di Modigliani

Dopo aver compreso come l’attuale contesto economico e demografico imponga ai cittadini di iniziare fin da subito a costruire un fondo di previdenza individuale, indipendente dal sistema pensionistico pubblico, il passo successivo consiste nel capire come distribuire le risorse nel tempo per raggiungere questo obiettivo.

A fornire una risposta pratica ed efficace è la “teoria del ciclo di vita del risparmio”, elaborata dall’economista e premio Nobel Franco Modigliani.

Secondo questa teoria, gli individui dovrebbero pianificare consumo e risparmio lungo tutto l’arco della vita, con l’obiettivo di mantenere un tenore di vita stabile, indipendentemente dalle variazioni del reddito.

Per raggiungere questo obiettivo, la teoria individua due fasi principali nella gestione delle risorse:

  • Fase di accumulo: durante gli anni lavorativi, quando il reddito è generalmente più elevato, le persone dovrebbero risparmiare e accumulare capitale. Questo processo consente di costruire un patrimonio che sarà essenziale per sostenere il tenore di vita nella vecchiaia.
  • Fase di decumulo: coincide con il ritiro dal lavoro, periodo in cui il reddito da pensione sostituisce solo in parte quello da lavoro. In questa fase, l’individuo attinge ai risparmi accumulati, utilizzandoli in modo strategico per mantenere costante il livello dei consumi e garantire stabilità economica, in linea con l’obiettivo della teoria.

Seguendo tali indicazioni, l’individuo potrebbe così facilmente creare una strategia finanziaria sostenibile e autonoma, che riduce la dipendenza dal sistema previdenziale pubblico e permette di affrontare le diverse fasi della vita di una persona con maggiore sicurezza economica e stabilità.

La gestione del patrimonio risparmiato

Ora che abbiamo compreso l’importanza del risparmio come risposta alla possibile insufficienza — parziale o totale — del sistema pensionistico pubblico, e abbiamo visto come costruire un fondo di previdenza individuale, non ci rimane solo che capire come gestire al meglio questo patrimonio per garantire sicurezza e stabilità a tale patrimonio nel lungo periodo.

A questo punto, è naturale che qualcuno si chieda: “Se ho già creato un fondo di riserva, non basta semplicemente lasciarlo fermo finché non mi servirà in futuro?

Purtroppo la risposta è no, o quantomeno non del tutto. Lasciare il denaro inattivo non rappresenta infatti la soluzione più efficiente. Scopriamo insieme perché.

Il nostro nemico n 1: l’inflazione.

Nonostante il valore nominale del denaro accantonato rimanga indiscutibilmente invariato nel tempo, il suo valore reale tende a ridursi progressivamente a causa dell’inflazione. Quest’ultima agisce come una sorta di tassa “invisibile”, erodendo anno dopo anno il potere d’acquisto dei nostri risparmi.In condizioni economiche stabili le banche centrali si sono date l’obiettivo di mantenere tale valore intorno al 2%, ma in particolari fasi di mercato tale numero può crescere ben oltre — come accaduto in Italia tra il 2022 e il 2023, quando ha superato il 10%.

Un’inflazione al 10% riduce il potere d’acquisto del denaro di pari misura nell’arco di un anno. Questo significa che, per acquistare gli stessi beni che oggi costano 1.000 euro, l’anno prossimo ne serviranno 1.100

Di conseguenza, il fenomeno erode progressivamente il valore reale del capitale: ciò che oggi è sufficiente a coprire determinate spese, in futuro non lo sarà più.

Per questo motivo è fondamentale proteggere i propri risparmi dall’inflazione, adottando strategie di investimento che possano contribuire a preservare il valore reale nel tempo.

Gli investimenti come strumento di protezione

Per difendere i risparmi dall’erosione del potere d’acquisto, gli investimenti rappresentano uno degli strumenti storicamente più efficaci. Agendo come un vero e proprio “scudo” contro l’inflazione, nel lungo termine potrebbero consentire al capitale di preservare il proprio valore reale e, in certi casi, anche di accrescerlo.

Le forme di investimento possono assumere una moltitudine di forme molto diverse tra loro, ma le principali si riconducono a strumenti finanziari come azioni, obbligazioni, immobili, fondi indicizzati o beni fisici come materie prime, opere d’arte e collezionabili. 

La scelta di tali strumenti dipende da vari fattori, tra cui l’orizzonte temporale, il profilo di rischio e gli obiettivi finanziari di ciascun individuo.

Per semplificare questo processo, negli ultimi decenni si sono diffusi sempre di più i fondi pensionistici individuali preimpostati, progettati per facilitare la pianificazione del risparmio a lungo termine. 

Questi strumenti offrono un mix di soluzioni finanziarie per costruire un portafoglio diversificato, e tra tutti il più famoso rimane senza dubbio il 401(k) statunitense

I piani pensionistici: 401(k) statunitense

Introdotto negli Stati Uniti nel 1978, il 401(k) è un piano pensionistico a contribuzione definita offerto dal datore di lavoro ai propri dipendenti. In pratica, il lavoratore può destinare una parte del proprio stipendio lordo a questo fondo, che viene poi investito in strumenti finanziari come fondi comuni di investimento, ETF, obbligazioni o azioni, a seconda delle preferenze individuali o delle opzioni messe a disposizione dal datore di lavoro.

Nel corso degli anni, il 401(k) è diventato un pilastro del sistema pensionistico americano, promuovendo una cultura di responsabilità individuale e di pianificazione finanziaria a lungo termine, dimostrandosi per molti risparmiatori uno strumento efficace nel favorire la costruzione di una sicurezza economica personale indipendente dal sistema pensionistico nazionale.Visti i risultati positivi degli ultimi anni e il crescente dubbio da parte dei cittadini americani sulla sostenibilità del sistema pensionistico — proprio come accade in Italia — sempre più persone hanno deciso di destinare una parte del proprio stipendio a fondi pensione privati, come il 401(k), arrivando così circa a 10 miliardi di fondi gestiti.

Alla luce di questi dati risulta interessante osservare come, negli ultimi mesi , questo piano pensionistico abbia introdotto , tramite un emendamento firmato dal presidente degli Stati Uniti in carica Donald Trump, la possibilità di aggiungere una nuova asset class a quelle storicamente presenti all’interno del fondo: le criptovalute, e più in particolare Bitcoin. 

Bitcoin: un nuovo possibile alleato per proteggersi dal problema pensionistico

Grazie alla sua offerta limitata a 21 milioni di unità, alla facilità di trasferimento e all’accessibilità globale, Bitcoin viene considerato da alcuni operatori come un asset estremamente interessante in ottica previdenziale.

Oltre a queste caratteristiche uniche, Bitcoin offre un ulteriore punto di potenziale  rilevanza nella costruzione di un piano pensionistico: la diversificazione

Grazie alla sua natura di asset che può risultare decorrelato dai mercati finanziari tradizionali, Bitcoin — come ha già dimostrato in passato — potrebbe, in alcune fasi di mercato, fungere da salvagente in caso di forti scossoni del mercato. In questo modo, agirebbe da possibile contrappeso equilibratore all’interno del portafoglio d’investimento.

Integrando gli strumenti tradizionali con questa nuova classe di investimento digitale, alcuni investitori valutano l’ipotesi di perseguire una maggiore sicurezza finanziaria nel tempo, combinando stabilità e innovazione all’interno dello stesso portafoglio.

In un mondo in rapida trasformazione, anche il concetto di previdenza sociale deve evolversi e Bitcoin potrebbe rappresentare, per alcuni soggetti, uno degli strumenti più promettenti per affrontare questa evoluzione.

Le informazioni sopra riportate hanno finalità esclusivamente informative e divulgative. Non costituiscono in alcun modo consulenza finanziaria, sollecitazione all’investimento o raccomandazione personalizzata ai sensi della normativa vigente. Prima di assumere qualsiasi decisione d’investimento o allocazione patrimoniale, è raccomandabile rivolgersi a un consulente abilitato.

USA, Cina e liquidazioni crypto: cos’è successo?

USA, Cina e liquidazioni crypto: cos'è successo?

Weekend di terrore: la paura di una nuova guerra commerciale tra USA e Cina porta a più di 19 miliardi di dollari liquidati solo nel mercato crypto. L’analisi

È stato un fine settimana particolarmente pesante quello del 10, 11 e 12 ottobre: gli Stati Uniti hanno minacciato dazi fino al 100% sull’import cinese a partire dal 1 novembre. Naturalmente, una notizia del genere ha generato il panico fra gli investitori di tutto il mondo e i principali mercati finanziari, tradizionali e non, hanno subito forti perdite. In particolare, il mondo delle crypto ha assistito alla liquidazione più ingente della sua storia: 19,16 miliardi di dollari. Cosa ha provocato questo shock? Qui l’analisi

La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina 

La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, si sa, va avanti da tempo immemore: le due economie commerciali più potenti del mondo si scontrano su questo tema da anni, intervallando dichiarazioni ostili ad “armistizi” ragionati. Tuttavia, negli ultimi mesi, la trattativa ha toccato toni a dir poco aspri

In particolare, dal quel fatidico 2 aprile, conosciuto anche come Liberation Day, le due parti in causa hanno intensificato lo scontro, tra tariffe reciproche altissime – fino al 145% – e tregue con date di scadenza via via rimandate. Nell’ultimo periodo, però, la situazione sembrava tendere verso la normalità, con Stati Uniti e Cina che, in apparenza, davano l’impressione di voler proseguire la trattativa con uno spirito più collaborativo. Ma Pechino, durante la seconda settimana di ottobre, ha riacceso le tensioni.   

La causa scatenante

La Repubblica Popolare, giovedì 10 ottobre, ha dichiarato l’intenzione di imporre una stretta all’esportazione delle terre rare, di cui detiene praticamente il monopolio a livello mondiale: secondo il CSIS (Center for Strategic and International Studies), la Cina controlla il 60% della produzione e il 90% della lavorazione di questi minerali, estremamente strategici in quanto fondamentali per il settore tecnologico (intelligenza artificiale in primis), energetico e della difesa. 

Per essere più precisi, il punto di rottura è attribuibile alla decisione del governo di Pechino di concedere le licenze su determinati tipi di chip “caso per caso”. Cosa significa? Per capirlo, occorre fare un – breve – passo indietro e avere chiare le dinamiche relative all’export dei materiali a base di terre rare. 

Come abbiamo scritto poche righe fa, questi beni sono preziosi poiché sono componenti insostituibili per la realizzazione di chip e semiconduttori, elementi alla base dello sviluppo tecnologico ed energetico di una nazione. Sono, pertanto, merci soggette a restrizioni in quanto strettamente legate alla sicurezza nazionale: privandosene, la Cina di fatto permetterebbe ai suoi rivali, Stati Uniti in testa, di acquisire vantaggio competitivo in questi settori nei suoi confronti

Con queste limitazioni, che in teoria dovrebbero entrare in vigore dal 1° dicembre, il Celeste Impero intende trasformare una risorsa naturale in strumento geopolitico. In questo modo, il Ministero del Commercio cinese (MOFCOM) potrà decidere, di volta in volta, se rilasciare o meno le licenze di esportazione, in base a una serie di fattori discrezionali tra cui: chi è l’azienda o l’ente che riceve i materiali? A quale scopo? L’esportazione rappresenta un potenziale rischio per la sicurezza nazionale cinese? E così via.

La reazione degli Stati Uniti: la goccia che ha fatto traboccare il vaso   

Alla notizia, Donald Trump non ha perso tempo e ha subito pubblicato un lungo e infuocato post su Truth in cui afferma, sostanzialmente, di non gradire questo comportamento. Il testo, infine, termina con la minaccia neanche troppo velata di ritorsioni altrettanto dure da parte degli Stati Uniti. E così è stato.  

Il giorno successivo, venerdì 10 ottobre, il Presidente degli Stati Uniti scrive sul suo social Truth che “gli Stati Uniti d’America imporranno un dazio del 100% sulle importazioni dalla Cina, in aggiunta ai dazi già in vigore” e che “dal 1° novembre imporremo controlli alle esportazioni su qualsiasi software critico, senza eccezioni”.

Per completezza informativa precisiamo che, al momento della scrittura, Trump ha dimostrato la volontà di riappacificarsi col Supremo Leader cinese Xi Jinping. Quest’ultimo, scrive il POTUS, “stava solo attraversando un momento difficile”, aggiungendo poi: “non preoccupatevi della Cina, andrà tutto bene” perché gli “Stati Uniti vogliono aiutare la Cina, non danneggiarla”.

Ora che abbiamo ben chiaro il contesto di partenza, è ora di andare a dare un’occhiata ai numeri e ai grafici, per cercare di avere un’idea di cosa possa essere accaduto: come siamo arrivati dalle tariffe ai 19,16 miliardi di dollari liquidati? Vediamolo insieme. 

Come hanno reagito i mercati?

La risposta al quesito presente nel titolo di questo sottocapitolo la forniremo nella parte finale dell’articolo, analizzando le ripercussioni pratiche di questo “flash crash” e il recupero dei vari crypto asset nella giornata di oggi, lunedì 13 ottobre.

Prima di fare ciò, analizziamo nello specifico l’andamento del mercato tradizionale e dei principali crypto asset durante questo flash crash.

Reazione del mercato tradizionale (S&P 500)

L’influenza degli attriti tra Stati Uniti e Cina sul mercato tradizionale è risultata marginale, principalmente per ragioni temporali.

Il mercato ha infatti intercettato solo l’annuncio iniziale: la notifica da parte della Cina di restrizioni sulle esportazioni di terre rare, interpretata come una potenziale ripresa delle ostilità commerciali con gli USA. Tale dichiarazione ha generato una reazione negativa immediata, causando un calo di poco inferiore al 3% rispetto alle quotazioni precedenti.

La fortuna (o forse no) ha voluto che il mercato tradizionale chiudesse i battenti proprio pochi istanti prima dell’annuncio di Trump sull’aumento dei dazi al 100% verso la Cina. Questo ha di fatto eliminato la seconda, e più violenta, gamba ribassista che, come vedremo nella sezione sulle criptovalute, ha colpito duramente gli asset digitali.

Reazione del mercato delle criptovalute (BTC)

Il crescente ottimismo di inizio ottobre, unito alla chiusura del mercato tradizionale che ha concentrato l’attenzione e la liquidità sui digital asset, ha creato il contesto ideale per una violenta correzione. L’eccesso di posizioni in leva aperte negli ultimi giorni è stato l’elemento catalizzatore che ha innescato uno dei più significativi flash crash nella storia del mercato crypto.

L’entità di tale correzione è stata misurata in termini di liquidazioni. Nella sola giornata di venerdì, come abbiamo anticipato, l’ammontare delle posizioni liquidate è stato stimato intorno ai 19 miliardi di dollari.

Per quanto riguarda Bitcoin (BTC), il crollo si è manifestato in due fasi distinte, seguendo l’escalation geopolitica:

  1. Primo Impatto (Cina): Al momento dell’annuncio delle restrizioni sulle terre rare da parte della Cina, BTC ha subito una perdita iniziale di circa il 5%, scendendo momentaneamente a quota $116.000.
  2. Secondo Impatto (Trump): Nella fase più acuta dello scontro, Bitcoin ha ceduto un ulteriore 11% in seguito all’annuncio dei dazi del 100% da parte di Trump, toccando il minimo di $103.084.

Questo crash ha comportato una perdita complessiva per Bitcoin superiore al 15%, amplificata principalmente dalle massicce liquidazioni registrate sugli exchange come Hyperliquid e Binance.

Reazione del mercato delle criptovalute (ETH)

Spostandoci su Ethereum (ETH), osserviamo che, come spesso accade durante momenti di estrema volatilità, la sua dinamica ha seguito quella di Bitcoin, ma con una leva leggermente superiore in termini percentuali.

Anche per ETH, il crash si è sviluppato in due distinte fasi ribassiste, che hanno registrato rispettivamente:

  1. Primo impatto (Cina): Un calo di circa il 7%, portando ETH ad interagire col supporto a quota 4000
  2. Secondo impatto (Trump): L’ulteriore escalation dello scontro ha causato la rottura decisiva del supporto a $4.000, innescando un’ulteriore discesa del 15% che ha spinto il prezzo fino al minimo di $3.439.

Con una perdita complessiva superiore al 21%, Ethereum ha dimostrato una sensibilità maggiore durante il flash crash, riflettendo la sua caratteristica di asset con una volatilità intrinseca più elevata rispetto a Bitcoin.

Il rimbalzo del mercato (V-shape recovery) 

Nonostante il colossale numero di liquidazioni e le performance negative registrate venerdì, il mercato ha mostrato una rapida e vigorosa ripresa già pochi minuti dopo la conclusione dell’ondata di liquidazioni, confermando un classico “rimbalzo a V”.

  • Bitcoin (BTC): Dopo aver toccato il minimo a $103.084, BTC è stato scambiato nelle ore successive a un prezzo di circa $115.019, realizzando un recupero superiore all’11% nell’arco di poche ore.
  • Ethereum (ETH): Dopo aver perso oltre il 21% nel flash crash, ETH è tornato a essere negoziato nuovamente sopra la soglia psicologica dei $4.000. Più nello specifico, il prezzo ha raggiunto $4.157, segnando un recupero di circa il 20% rispetto ai minimi di venerdì.

Questi rapidi e significativi recuperi ci confermano che, sebbene il mercato delle criptovalute stia attraversando un processo di crescente istituzionalizzazione, la sua natura di mercato libero da alcune regolamentazioni e caratterizzato da un altissimo livello di leva finanziaria lo rende ancora estremamente vulnerabile a grandi movimenti e potenziali manipolazioni di mercato.

Per concludere, una riflessione: come dimostrato dal rimbalzo eccezionale delle ultime ore, tali shock non sembrano alterare i solidi fondamentali a lungo termine di questo settore, che continua a mostrare una notevole resilienza strutturale.

Questo discorso, poi, vale in particolar modo per Bitcoin. Per capirne il motivo, basta confrontare questo evento con l’ultimo shock degno di nota, il Covid Crash: il 12 marzo 2020, Bitcoin è crollato del 40% in un solo giorno. L’analisi a freddo è terminata, speriamo di aver risolto i dubbi relativi alle cause e alle modalità che hanno caratterizzato un avvenimento del genere. Per altre informazioni simili e, in generale, per non perderti le notizie più rilevanti, iscriviti al nostro canale Telegram e/o a Young Platform, cliccando qua sotto.

Young Platform Pro si aggiorna: tutte le novità

Young Platform Pro si aggiorna: tutte le novità

Young Platform Pro è sempre più Pro: col nuovo aggiornamento, abbiamo inserito delle feature dedicate principalmente a chi fa trading ad alto livello. Qui le novità.

Young Platform ha a cuore le esigenze dei trader più avanzati: per questo, abbiamo aggiornato l’architettura di Young Platform Pro con nuove funzionalità, pensate per offrire un’esperienza di trading completa ed efficiente. Non è un semplice restyling, ma una vera e propria riprogettazione che mette al centro le necessità dei professionisti del mercato crypto. 

L’importanza di avere strumenti performanti 

Se il chirurgo esegue interventi più precisi e meno rischiosi con una strumentazione avanzata, il trader opera sul mercato in modo più accurato e agile con una piattaforma all’avanguardia. Massima reattività, controllo granulare e continuità operativa sono i punti cardine dell’update di Young Platform Pro. Vediamo le novità nel dettaglio. 

Un’interfaccia progettata per la performance

L’interfaccia, lo sappiamo bene, non è uno strumento accessorio ma un elemento chiave delle strategie di trading: deve essere funzionale, leggibile e ottimizzata per qualsiasi tipo di sessione, soprattutto quelle più intense. Col nuovo aggiornamento: 

  • Aumenta l’accessibilità: sono stati introdotti miglioramenti significativi nella navigazione da tastiera e nella compatibilità con screen reader, rendendo la piattaforma più inclusiva e professionale.
  • Migliora il comfort visivo: la palette colori è stata rivisitata per garantire contrasti elevati, aderendo agli standard WCAG, organizzati sui 4 principi POUR (Perceivable, Operable, Understandable, Robust), con l’obiettivo di ridurre l’affaticamento visivo, specialmente durante le ore notturne
  • Ottimizza il design del desktop: la nuova interfaccia sfrutta al meglio il form factor dei monitor moderni, accrescendo la densità informativa e riducendo gli spazi inutilizzati.

Setup personalizzabile e sincronizzato su ogni dispositivo

Un trader esperto deve essere in grado di potersi muovere da un dispositivo all’altro senza alcuna discontinuità: fluidità, uniformità e coerenza dell’ambiente di lavoro sono essenziali. Young Platform Pro, ora, offre la possibilità di:

  • Creare un layout completamente personalizzabile: grazie al nuovo sistema a tab modulari, è possibile costruire il setup desiderato, progettato in base alle proprie necessità. Ogni configurazione, inoltre, viene salvata nel profilo utente e si mantiene intatta su tutti i dispositivi.
  • Sincronizzare gli studi grafici su server: le analisi su TradingView (indicatori, trendline, annotazioni) non restano più bloccate sul dispositivo locale, ma vengono salvate e sincronizzate in cloud.
  • Configurare impostazioni avanzate per ogni tab: ogni sezione del layout può essere impostata singolarmente, in modo da garantire una gestione precisa e dettagliata dell’ambiente operativo.
  • Visualizzare ogni tab in full screen: tutte le schede possono essere espanse a schermo intero, permettendo una maggiore concentrazione su grafici o book.

Controllo completo sull’operatività e sull’esecuzione

Rimarchiamo il punto espresso all’inizio del paragrafo: strumenti più performanti sono fondamentali per un’esperienza di trading professionale. Per questa ragione, le funzionalità chiave del pannello ordine sono state ripensate per assicurare maggiore trasparenza, velocità e sicurezza operativa. Nello specifico: 

  • I dettagli operativi sono sempre visibili: ora è possibile visualizzare le informazioni approfondite sugli ordini aperti e chiusi direttamente all’interno dell’interfaccia di trading.
  • L’Order Form è stato potenziato
    • Selettori percentuali rapidi per l’allocazione del capitale (25%, 50%, ecc.).
    • Informazioni più chiare sul calcolo delle commissioni e alert per gli ordini Limit che potrebbero eseguirsi a mercato.
    • Preview dettagliata dell’ordine, disattivabile per chi preferisce un flusso più rapido.
  • Maggiore protezione contro errori operativi: è stato aggiunto un sistema di conferma per la cancellazione degli ordini aperti, utile per evitare azioni indesiderate in momenti concitati.
  • Il Market Buy è sempre più flessibile: ora puoi acquistare anche impostando l’importo nella valuta di base del pair (es. 0.1 BTC su BTC/EUR), una funzionalità allineata agli standard delle piattaforme internazionali.
  • Tooltip informativi più avanzati: ogni funzione è ora accompagnata da spiegazioni contestuali, per aiutare sia utenti esperti sia chi sta scoprendo nuove feature.

API v4: prestazioni e velocità ottimizzate

Siamo consapevoli del fatto che automatizzare strategie o sviluppare integrazioni necessita di canali di scambio dati istantanei e affidabili: da marzo 2025, abbiamo integrato le API v4 che riducono la latenza, aumentano la stabilità e rendono tutto più fluido

Esperienza di trading professionale anche da mobile

Siamo consapevoli del fatto che il trader di alto livello ha un occhio fisso sul mercato e non può permettersi disconnessioni operative

L’introduzione del responsive mobile permette di mantenere un’esperienza armonica, lineare e ad alte prestazioni anche da smartphone o tablet: monitoraggio, esecuzione e analisi sono sempre a portata di mano, senza compromessi rispetto alla versione desktop.

In ultimo, ma non per importanza, ricordiamo che continueremo regolarmente con il listing delle nuove criptovalute: il team di Young Platform si impegna costantemente per diversificare e ampliare l’offerta degli asset tradabili, al fine di soddisfare il più possibile le esigenze di chi ci ha scelto. Tutto ciò, naturalmente, è strettamente connesso col lavoro di potenziamento e ottimizzazione della liquidità degli order book.   

Young Platform PRO si evolve, ora è un ambiente di trading ancora più maturo e più performante di quanto lo fosse prima.

Scoprilo oggi e porta la tua operatività a un nuovo livello.

Scopri Young Platform Pro!

The Unbox: è ora di svelare i ticket vincenti

The Unbox: è ora di svelare i ticket vincenti

The Unbox è arrivato all’atto finale, quello in cui scoprirai se la sorte ti ha sorriso: oggi, sveleremo i codici dei ticket vincenti 

The Unbox, il concorso a premi lanciato da Young Platform a luglio, è ufficialmente terminato lunedì 6 ottobre. In questi tre mesi, hai avuto la possibilità di completare le missioni, guadagnare gemme e collezionare ticket: è arrivato il momento di scoprire se il destino ti è stato amico.

Una piccola premessa prima di iniziare

Noi qui a Young Platform, e non è certo una novità, amiamo la trasparenza tanto quanto amiamo Bitcoin – anzi, proprio perché amiamo Bitcoin. Per questo, ti possiamo garantire al 100% che l’estrazione è avvenuta alla presenza di un notaio, che ha verificato e confermato la regolarità del sorteggio. 

Se la Dea Bendata ti ha baciato e uno dei tuoi ticket è risultato vincente, dovresti aver già ricevuto una mail di conferma – in caso contrario, la riceverai a breve. In ogni caso, puoi controllare lo storico dei ticket collezionati durante The Unbox nell’app di Young Platform: troverai dei codici univoci associati proprio a ciascun ticket. In altre parole, ciò significa che per un ticket esiste un solo e unico codice. Impossibile sbagliare. 

Se, invece, non hai ricevuto la suddetta mail di conferma ma una comunicazioneNon hai vinto”, vuol dire che il tuo ticket, purtroppo, non è tra quelli fortunati e vincenti. Andrà meglio al prossimo concorso. 

Infine, nel caso in cui pensi ci sia stato un errore e vuoi verificare tu stesso, o anche – soprattutto! – se hai dubbi sull’autenticità della mail, puoi scriverci aprendo un ticket di supporto a questo link: https://support.youngplatform.com/hc/it/requests/new

Vediamo ora ai ticket vincenti.

I Ticket vincenti

  • 7017-7670-3085 — Orologio Tudor
  • 5783-3956-4030 — Orologio Cartier
  • 8830-0920-9885 — SC125LX Scooter
  • 5007-7268-6465 — SC125LX Scooter
  • 2005-0421-9886 — GiftCard per Concerti e Spettacoli  100€
  • 5021-1291-3888 — GiftCard per Concerti e Spettacoli 100€
  • 6902-0540-0278 — GiftCard per Concerti e Spettacoli 100€
  • 8876-0176-6632 — GiftCard per Concerti e Spettacoli 100€
  • 1042-1670-8748 — GiftCard per Concerti e Spettacoli 100€
  • 3792-5777-9453 — GiftCard per Concerti e Spettacoli 100€
  • 1048-7883-4925 — GiftCard per Concerti e Spettacoli 100€
  • 9369-5964-9232 — GiftCard per Concerti e Spettacoli 100€
  • 5089-1692-6271 — GiftCard per Concerti e Spettacoli 100€
  • 3884-5398-9684 — GiftCard per Concerti e Spettacoli 100€
  • 2421-1364-8072 — AirPods Max
  • 4365-9151-0174 — AirPods Max
  • 8987-9579-6086 — AirPods Max
  • 4481-2358-0333 — Cuffie Sony WH-1000XM5
  • 9206-8499-9635 — Cuffie Sony WH-1000XM5
  • 9404-6752-7400 — Cuffie Sony WH-1000XM5
  • 6788-2726-5910 — PlayStation 5 Pro
  • 4639-5106-0766 — PlayStation 5 Pro
  • 7837-9750-1379 — PlayStation 5 Pro
  • 7306-6069-3113 — Nintendo Switch 2
  • 7223-4147-9321 — Nintendo Switch 2
  • 5948-3866-9498 — Nintendo Switch 2
  • 8500-3644-0209 — GiftCard Volagratis 1000€
  • 6322-3458-1194 — GiftCard Volagratis 1000€
  • 7990-8925-7027 — GiftCard Volagratis 1000€
  • 6166-7883-5569 — MacBook Air
  • 8433-3269-2913 — iPhone 16
  • 4721-2017-0315 — iPhone 16
  • 8239-2968-7023 — iPhone 16
  • 1760-7000-4666 — Google Pixel 9a
  • 3711-6939-8860 — Google Pixel 9a
  • 8303-4372-1159 — Google Pixel 9a

Com’è andata? Il tuo ticket è in questa lista? Speriamo di sì. Ma non demordere, ci sarà occasione in futuro! Nel dubbio, iscriviti al nostro canale Telegram e a Young Platform per non perderti altri importanti aggiornamenti!

Il concorso The Unbox è ufficialmente concluso: quando arrivano i premi?

Il concorso The Unbox è ufficialmente concluso: quando arrivano i premi?

The Unbox, il nostro concorso a premi cominciato il 15 luglio, è ufficialmente giunto al termine: cosa succederà nei prossimi giorni?

È stata una lunga estate: c’è chi è andato al mare, chi in montagna ma, soprattutto, c’è chi ha partecipato a The Unbox, il concorso a premi di Young Platform. The Unbox, però, è stato molto di più di una semplice competizione: è stato un percorso verso la liberazione dagli stereotipi che da sempre hanno plasmato la tua idea di finanza personale e di gestione del denaro. In due parole, un viaggio verso la libertà dalla Box. Il 6 ottobre, The Unbox è terminato definitivamente: in questo articolo, ti spieghiamo cosa ti aspetta nei prossimi giorni.

Comunicazioni e assegnazione dei premi: chi ha vinto cosa?

The Unbox, come abbiamo anticipato, è terminato il 6 ottobre e l’estrazione dei ticket vincenti del concorso si è ufficialmente conclusa il giorno successivo, il 7 ottobre, con la supervisione di un notaio e il conteggio finale delle gemme. 

Le comunicazioni ai partecipanti sono già in corso: se non hai vinto né un premio in classifica né sei risultato in possesso di un ticket vincente, ti è arrivata una mail informativa. I primi 20 classificati stanno già ricevendo i relativi aggiornamenti e, molto presto, avviseremo anche i primi 200 classificati e coloro che risultano titolari di un ticket vincente.  

Un’informazione importante per chi ha già ricevuto una carta Young grazie al concorso “The Box“: non verrà inviata una seconda carta, poiché il conto di pagamento può essere associato a una sola carta fisica.

Se non hai ancora ricevuto alcuna comunicazione, il consiglio è di attendere fino alla giornata di domani: entro il 10 ottobre saranno inviate tutte le email e tutti sapranno tutto. A partire dall’11 ottobre, nel caso in cui non avessi ricevuto segnalazioni, sarà possibile aprire un ticket di supporto per richiedere le informazioni sulla tua posizione in classifica o sui premi eventualmente vinti

Chi ha vinto un premio fisico dovrà compilare un form dedicato per indicare l’indirizzo di spedizione, mentre i vincitori di buoni digitali – come quelli Volagratis o Amazon – riceveranno direttamente via mail il codice da utilizzare.

Premi dei Tornei (Ticket)

Durante il concorso si sono svolti sei tornei, ognuno con premi esclusivi in palio. Ecco l’elenco dei premi associati a ciascun torneo:

  • Torneo 1 – Musica: 10 Gift Card per Concerti e Spettacoli da 100 €, 3 AirPods Max, 3 cuffie Sony
  • Torneo 2 – Luxury: 1 orologio Tudor, 1 orologio Cartier
  • Torneo 3 – Gaming: 3 PlayStation 5 Pro, 3 Nintendo Switch 2
  • Torneo 4 – Viaggi: 3 Gift Card Vola Gratis da 1.000 €
  • Torneo 5 – Motori: 2 scooter SC125LX
  • Torneo 6 – Tech: 1 MacBook Air, 3 iPhone 16, 3 Google Pixel

Nel corso di ciascun torneo, ogni 100 gemme accumulate era possibile collezionare un ticket associato a quel torneo. Ogni ticket generato aveva un codice unico, consultabile direttamente all’interno dell’app. 

L’estrazione finale, svolta alla presenza del notaio, ha decretato i codici vincenti per ciascun torneo: ogni codice selezionato è stato associato a uno dei premi in palio, determinando così i vincitori.

Premi Classifica delle gemme (Campionato)

Ricordiamo a tutti i partecipanti i premi previsti per la Classifica delle Gemme (Campionato). I primi venti classificati riceveranno i seguenti premi:

  1. Rolex Datejust
  2. Moto Guzzi V7 Stone Special
  3. Gift Card Volagratis da 3.000 € (volo + hotel)
  4. MacBook Pro + iPhone 16
  5. MacBook Pro
  6. Gift Card Volagratis da 1.500 €
  7. iPhone 16
  8. PlayStation 5 Pro
  9. AirPods Max
  10. Google Pixel
  11. Gift Card Volagratis da 500 €
  12. Pixel Tablet
  13. Apple Watch Serie 10
  14. Cuffie Sony WH-1000XM5
  15. Gift Card Volagratis da 300 €
  16. Gift Card per Concerti e Spettacoli da 250 €
  17. Gift Card Volagratis da 200 €
  18. Gift Card Amazon da 150 €
  19. Gift Card Amazon da 100 €
  20. Gift Card Amazon da 50 €

Inoltre, i primi 200 classificati che non hanno già ricevuto la Carta Young nel concorso a premi “The Box” riceveranno anche la Carta YNG fosforescente, che offre fino al 3,6% di cashback sulle spese effettuate.

Carta Young

Se hai vinto la Carta Young, potrai riscattarla entro la fine dell’anno (cioè il 31 dicembre 2025), quando verrà attivata la nuova funzionalità del conto di pagamento. Una volta disponibile, sarà possibile richiedere la carta fisica direttamente dall’app, attivare il conto e iniziare a utilizzarla. 

Il cashback associato alla carta varierà in base al proprio livello di Club: maggiore è il livello, maggiore sarà il cashback. Anche chi non è iscritto a un Club potrà comunque beneficiare di un cashback, seppur in misura ridotta rispetto ai membri attivi. 

Se durante il concorso hai acquistato il token Young per ottenere più gemme ogni lunedì, potrai sfruttare quelle gemme per iscriverti a un Club: così facendo, sbloccherai vantaggi esclusivi e accederai a un cashback potenziato al momento dell’attivazione della carta.Per maggiori informazioni sulla carta, leggi la guida dedicata.

Che la sorte sia con te!

MiCA: il nostro percorso verso la piena conformità normativa

young platform mica

Con l’entrata in vigore del Regolamento (UE) 2023/1114 sui mercati delle cripto-attività (MiCA), l’Unione Europea ha introdotto un quadro normativo armonizzato che disciplinerà l’emissione, l’offerta al pubblico e l’ammissione alla negoziazione di cripto-attività, nonché i servizi ad esse relativi. Questo rappresenta un importante passo avanti per l’intero settore, volto a garantire maggiore trasparenza, tutela dei consumatori e stabilità del mercato.

Noi ci impegniamo con serietà e responsabilità ad allinearci completamente a questa nuova cornice regolamentare. L’obiettivo di questo articolo è informare i nostri utenti del percorso intrapreso, nel rispetto dell’articolo 45, comma 5, D.Lgs. 129/2024, il decreto legislativo di adeguamento della normativa nazionale al Regolamento MiCA, rassicurandoli al contempo sulla continuità dei nostri servizi e sull’assenza di cambiamenti immediati per la loro esperienza.

Cosa prevede l’articolo 45, comma 5, D.Lgs. 129/2024

L’articolo 45, comma 1 del D.Lgs. 129/2024 prevede un regime transitorio per i soggetti che già operano legalmente all’interno dell’Unione Europea prima della data di applicazione del Regolamento, ovvero il 30 dicembre 2024.

In pratica, questa disposizione consente ai soggetti già attivi nel settore di continuare a prestare i propri servizi in regime di continuità sino al 30 giugno 2026, anche senza aver ancora ottenuto la nuova autorizzazione prevista da MiCA, purché presentino la domanda di autorizzazione entro il 30 dicembre 2025. Tale termine è stato prorogato rispetto alla scadenza originaria grazie all’intervento del Decreto Legge n. 95/2025.

Questa norma ha lo scopo di garantire un passaggio ordinato al nuovo regime, evitando interruzioni improvvise per gli operatori e disagi per gli utenti finali.

Il nostro impegno verso la conformità

In ottemperanza al Regolamento MiCA e all’articolo 45, comma 5, del D.Lgs. 129/2024, desideriamo comunicare ufficialmente la nostra intenzione di adeguarci pienamente alla nuova normativa europea e, in particolare, al Regolamento MiCA.

Abbiamo già avviato tutte le attività necessarie alla predisposizione dell’istanza di autorizzazione che sarà presentata entro il 30 dicembre 2025, come previsto dal combinato disposto del D.Lgs. n. 129/2024 e dal Decreto Legge n. 95/2025. Questo processo include l’adeguamento dei nostri processi interni, dei requisiti organizzativi e delle politiche di gestione del rischio, come previsto dal nuovo quadro normativo.

Il nostro team legale e normativo sta lavorando intensamente per assicurarci di soddisfare tutti i requisiti imposti da MiCA, al fine di operare in modo conforme e continuare a offrire ai nostri clienti servizi sicuri, affidabili e trasparenti.

Avvio del processo di autorizzazione

Possiamo confermare che la Società sta lavorando per presentare l’istanza di autorizzazione secondo quanto richiesto da MiCA.

Nelle prossime settimane, dunque, inoltreremo la documentazione necessaria all’Autorità competente. Questo rappresenta un passaggio fondamentale nel nostro percorso di adeguamento e riflette il nostro impegno a operare in piena conformità normativa, non solo per obbligo, ma per responsabilità nei confronti dei nostri utenti.

Precisiamo che, nelle more del rilascio dell’autorizzazione, l’attività svolta nei confronti dei clienti continua a essere regolata dalla normativa applicabile ai prestatori di servizi relativi all’utilizzo di valute virtuali e ai prestatori di servizi di portafoglio digitale e non è sottoposta alla disciplina del Regolamento MiCA.

Continuità dei servizi per i nostri clienti

Vogliamo rassicurare tutti i nostri utenti che i nostri servizi continueranno a essere pienamente operativi durante l’intero periodo transitorio previsto dal citato articolo 45.

Non ci saranno interruzioni nei servizi a cui siete abituati, né modifiche unilaterali nei rapporti contrattuali in essere. La continuità operativa è per noi una priorità assoluta, e continueremo a garantire il livello di qualità, affidabilità e sicurezza che ci contraddistingue.

Ribadiamo che, nel rispetto della normativa vigente, non sono previsti impatti immediati sull’esperienza utente e tutti i servizi continueranno a essere accessibili senza variazioni.

Nessun impatto immediato sull’esperienza utente

A oggi, e fino a nuovo avviso, non sono previste modifiche sostanziali nel modo in cui interagite con la nostra piattaforma. Le funzionalità, i servizi disponibili e le condizioni di utilizzo rimarranno invariati.

Questo significa che potrete continuare a utilizzare i nostri strumenti come sempre, senza dover intraprendere alcuna azione specifica da parte vostra. Eventuali cambiamenti futuri saranno comunicati in modo chiaro, anticipato e trasparente.

Il nostro impegno alla trasparenza e agli aggiornamenti 

Riteniamo fondamentale mantenere con voi un dialogo aperto e trasparente. Per questo, ci impegniamo a tenervi costantemente aggiornati sull’avanzamento del processo di autorizzazione e su qualsiasi sviluppo normativo che possa avere un impatto sui nostri servizi.

Qualora emergessero novità rilevanti sarete i primi a saperlo, attraverso i nostri canali ufficiali di comunicazione. In caso di domande o dubbi, il nostro servizio di supporto clienti è sempre a vostra disposizione.

Il nostro impegno resta quello di garantire trasparenza, continuità e sicurezza, oggi e in futuro.

Berachain: una nuova era per la DeFi?

Berachain: una nuova era per la DeFi?

Berachain è una blockchain che implementa un meccanismo di consenso che potrebbe rivoluzionare il mondo della DeFi: il Proof-of-Liquidity (PoL). Cos’è?

Berachain è una blockchain Layer 1 che ha attirato l’attenzione di molti investitori, istituzionali e non, soprattutto grazie al meccanismo di consenso su cui si fonda, inventato dalla rete stessa: il Proof-of-Liquidity. L’idea alla base semplificata all’osso? Trasformare la liquidità da risorsa passiva a motore attivo della sicurezza di rete, riallineando sicurezza e interessi degli utenti finali.

Inoltre, Berachain si distingue dagli altri per la sua estrema flessibilità, dal momento che è in grado di ospitare anche le dapp sviluppate su Ethereum. Ma adesso ci arriviamo. 

Berachain: tra Proof-of-Liquidity e EVM Identical

Per avventurarci nel nostro viaggio alla scoperta del meccanismo di consenso Proof-of-Liquidity (PoL) possiamo iniziare a definirlo come un’evoluzione del più noto Proof-of-Stake (PoS).

Una rete che utilizza il meccanismo di consenso Proof-of-Stake, la sicurezza e la tenuta della rete sono garantite dai validatori, o nodi. Questi bloccano i token – li mettono in staking – e ricevono ricompense in cambio nel momento in cui validano i blocchi. I premi, pertanto, costituiscono un forte incentivo allo staking e contribuiscono a creare un circolo virtuoso che rende la rete sicura. Questo meccanismo, però, possiede un “difetto”: isola i validatori – e il loro potere economico – dall’ecosistema, dunque dalle dapp e dagli user. 

Volendo semplificare, potremmo paragonare (con un po’ di fantasia) una blockchain PoS a un treno a carbone: così come i validatori mettono al sicuro la rete bloccando in staking i propri token, i macchinisti garantiscono il movimento del treno buttando carbone nella fornace. Tuttavia, l’energia sprigionata serve “solo” a far correre il treno. 

Il meccanismo di consenso Proof-of-Liquidity, invece, getta le basi per un sistema in cui l’energia generata dal carbone che brucia muove il treno ma, allo stesso tempo, illumina le carrozze, scalda l’acqua dei bagni, aziona il movimento dei finestrini e via dicendo. 

Come? Grazie a un modello a due token che coinvolge validatori, dapp e community: $BERA, per la sicurezza della chain e per i costi di transazione (gas fee), e $BGT, un token di governance utilizzato anche per le ricompense. Quest’ultimo ha una particolarità: è soulbound – come in World of Warcraft – e non può essere acquistato, venduto o scambiato.

Il ciclo virtuoso del PoL

Da un lato, i validatori mettono in stake $BERA per garantire la sicurezza della chain e ricevono in compenso $BGT; dall’altro gli utenti, tramite dapp come i DEX, forniscono liquidità alle pool e guadagnano in cambio dei LP-token (Liquidity Provider Token), cioè dei “token-ricevuta” che certificano proprio questa azione e consentono il riscatto futuro della liquidità. Questi LP-token hanno un’utilità: possono essere messi in stake nelle Reward Vault, cioè smart contract che, con lo staking, premiano l’utente con $BGT

Ma da dove arrivano questi token $BGT? 

Dai validatori che, come abbiamo spiegato poco fa, li ricevono come ricompensa per lo staking di $BERA e grazie alla PoL hanno il dovere di retrocederne la gran parte agli utenti che hanno messo in staking gli LP token nelle reward vault. I validatori, poi, sono motivati a indirizzare $BGT alle Reward Vault dalle dapp stesse grazie ad un mercato di  incentivi sotto forma di altri token, stablecoin o altro offerti da parte dei protocolli per incrementare la porzione di $BGT per i propri utenti finali (liquidity providers).  

Quindi, gli utenti delegano ai validatori i token $BGT, ottenuti bloccando i LP-token nelle Reward Vault, e li “boostano”, ricevendo una parte degli incentivi che abbiamo menzionato sopra – un validatore viene boostato quando, ricevendo più $BGT dagli utenti, aumenta la quantità di $BGT che può indirizzare alle Reward Vault. Nonostante l’utilità che genera valore implicito, un $BGT può sempre essere scambiato per un $BERA con un ratio 1:1.

Il cerchio è chiuso: validatori, dapp e utenti collaborano in un ecosistema che si autoalimenta e premia ogni componente per il suo lavoro. Naturalmente, si tratta della punta dell’iceberg: se vuoi approfondire, abbiamo scritto un articolo di Academy specifico su Berachain e sul Proof-of-Liquidity. 

EVM Identical 

EVM sta per Ethereum Virtual Machine e, se paragonassimo Ethereum a un mega computer globale, sarebbe il suo sistema operativo, cioè l’architettura tecnologica decentralizzata necessaria all’esecuzione di smart contract e transazioni. 

Berachain, col suo EVM Identical, ha riprodotto una copia esatta dell’EVM sulla sua chain. Detto in un altro modo, significa che Berachain è una blockchain compatibile al 100% con l’EVM di Ethereum. Le conseguenze si possono intuire: l’enorme numero di sviluppatori che lavorano su Ethereum potrebbe agilmente “spostarsi” su Berachain senza notare differenze. 

La strategia è interessante: Berachain costruisce un meccanismo di consenso potenzialmente rivoluzionario e dice ai programmatori di tutto il mondo: “Eilà, programmate su Ethereum ma vi incuriosisce il nostro PoL? No problem, abbiamo creato un ambiente di esecuzione totalmente identico a quello a cui siete abituati, che si aggiorna in contemporanea con Ethereum”. Infatti, a marzo 2025 (a un mese dal lancio), Berachain aveva già raccolto quasi 3 miliardi di dollari in TVL.  

Berachain: team e fundraising 

Sul team non si sa molto, perché i suoi componenti hanno deciso di rimanere anonimi. I 3 co-fondatori si sono, da sempre, presentati al grande pubblico sotto i pseudonimi di Smokey the Bear, Homme the Bear e Papa Bear

Questa scelta, però, è limitata al pubblico mentre la situazione è completamente diversa se analizzata attraverso una lente più istituzionale. 

Tuttavia, questo anonimato pubblico contrasta nettamente con la solida fiducia che questo progetto ha guadagnato nel mondo istituzionale, come dimostrano i 100 milioni di dollari raccolti ad aprile 2024 durante un founding round di Serie B.

A questa stagione di foundrising hanno partecipato alcuni dei fondi di investimento più importanti al mondo, attivi anche nel contesto della finanza tradizionale. I nomi più altisonanti sono sicuramente Brevan Howard Digital, il braccio crypto di un colosso da più di 20 miliardi di dollari di asset in gestione. A questi si affiancano Venture Capital specializzati nel Web3 come Framework Ventures, che vanta un portafoglio in cui figurano progetti come Aave (AAVE) e Chainlink (LINK) e Polychain Capital.

C’è un po’ di Italia in Berachain

Chiudiamo condividendo con voi un’informazione che ci rende piuttosto orgogliosi: c’è un (bel) po’ d’Italia all’interno di Berachain! Il suo headquarter europeo è a Milano, ed ha un team che collabora nelle operazioni di ricerca e sviluppo.  
E magari è stata proprio questa ad agevolare la recente partnership col Napoli,  sì, la SSC Napoli allenata da Antonio Conte. La collaborazione, in realtà, non è direttamente con Berachain ma con KDA3, una piattaforma che, per usare le loro parole, “sviluppa soluzioni digitali sportive innovative”, costruita su Berachain, la quale ha investito direttamente in KDA3 nel 2025”. Inoltre, KDA3 è in partnership anche con la Federazione canadese di basket e lancerà altre partnership nei prossimi mesi con altri club internazionali.

Registrati al nostro canale Telegram e a Young Platform per non perderti gli aggiornamenti!

Vitalik Buterin: il manifesto della società futura

Vitalik Buterin: il manifesto della società futura

Vitalik Buterin ha pubblicato un articolo in cui spiega l’importanza di un futuro fondato su una tecnologia aperta e verificabile. Vediamo i dettagli

Vitalik Buterin, il fondatore di Ethereum, ha pubblicato un articolo molto interessante in cui argomenta la seguente tesi: la società del futuro, affinchè sia utopica e non distopica, dovrà fondarsi su una tecnologia aperta e verificabile. Nel testo, con fonti a supporto, l’autore dimostra l’importanza di questi valori nei principali ambiti della vita quotidiana e conclude con una risposta pragmatica. Vediamo insieme di che si tratta.  

Vitalik Buterin: “L’importanza dell’apertura e della verificabilità a ogni livello della tecnologia”

È il titolo dell’articolo e, allo stesso tempo, la sua tesi – originale: “The importance of full-stack openness and verifiability”. Il testo comincia con una frase ad effetto che rappresenta anche il punto di partenza del discorso: “the internet has become real life”. 

Sostanzialmente, con questa affermazione, Vitalik riassume tutto il processo di digitalizzazione che sta rivoluzionando le nostre vite: conversazioni private, finanza e sanità, una volta dipendenti da carta, penna e calcolatrici, adesso sono totalmente digitalizzate. Per estensione, continua Vitalik, è ragionevole pensare che un’evoluzione simile colpirà tutti gli ambiti della nostra esistenza

È un trend che non può essere bloccato perché i benefici sono troppo grandi

Questo è il secondo punto: la rivoluzione sta avvenendo ed è impossibile fermarla e, in un mondo così competitivo, le “civiltà” che restano indietro rischiano di essere dominate da quelle che, al contrario, si adattano e governano il cambiamento. Infatti, chi ha tratto i maggiori benefici da questi trent’anni di rivoluzione tecnologica è chi produce le tecnologie, non chi le utilizza”.   

Il tema, qui, è relativo anche alla proprietà della tecnologia, nel senso che il dominio esclusivo su un software consente al proprietario di fare il bello e il cattivo tempo. Un esempio calzante e attuale possiamo identificarlo in Starlink, la società di Elon Musk che fornisce la copertura internet su scala globale tramite i satelliti.

In particolare, nella guerra tra Russia e Ucraina, Musk ha messo a disposizione la sua flotta di satelliti all’esercito di Kyiv per potersi difendere dagli attacchi russi che, in precedenza, avevano messo KO le infrastrutture ucraine. Allo stesso tempo, però, ha rifiutato di estendere la disponibilità di Starlink ai territori dell’Ucraina occupati dalla Russia, come la Crimea, annullando la possibilità di contrattacchi in quelle aree e influenzando le sorti del conflitto.  

Questa società del futuro dovrebbe basarsi sulla trustlessness

È il terzo punto. Vitalik, in questo modo, intende porre l’attenzione su un argomento spinoso. Infatti, le soluzioni per i problemi che abbiamo appena esposto – e qui torniamo alla tesi dell’autore – le fornirebbe una tecnologia fondata su due caratteristiche interconnesse: l’apertura “sincera, cioè priva di tornaconti personali, e la verificabilità. Ciò dovrebbe riguardare tutti i livelli: hardware, software e bio (nel caso di interfacce cervello-macchina come Neuralink).

Con questa dichiarazione, Vitalik fa riferimento al fatto che la tecnologia debba essere controllabileverifiable – da parte di ogni singola entità, dagli user singoli alle istituzioni, in quanto trasparente e open source al 100% openness. Solo in questo modo è possibile creare una società veramente democratica, spinta verso il benessere dall’interesse collettivo.

Senza le pressioni dei proprietari che, legittimamente, ricercano il profitto e proteggono i loro interessi col segreto industriale, l’openness può essere un driver di innovazione: un codice totalmente pubblico e replicabilelicense free – stimola la partecipazione e la collaborazione, favorendo il raggiungimento del bene comune, cioè il perfezionamento del prodotto o la creazione di qualcosa di nuovo, partendo da ciò che già esiste. La storia è piena di esempi a conferma: dal sistema operativo Linux alla finanza decentralizzata.  

Inoltre, continua Vitalik, la tecnologia dovrebbe essere così aperta e verificabile da non richiedere la supervisione di entità terze: il valore risiede nella trustlessness, cioè nell’assenza del bisogno di fiducia. Qui arriva la parte “spinosa”: nel momento in cui si verificasse un problema, come un bug, la trustlessness verrebbe minata per sempre e si tornerebbe al vecchio “questo l’ha creato lui, quindi mi fido”. Per quale motivo?

Facciamo un esempio: Bitcoin possiede un capitale di fiducia altissimo perché, riassumendo, il meccanismo di consenso Proof-of-Work e la sua infrastruttura, aperta e verificabile, lo rendono immutabile e trustless: gli user non hanno bisogno di terze parti che vigilino perché conoscono il funzionamento del protocollo. Il valore, dunque, è giustificato da questi sottostanti, oltre che dalla legge della domanda e dell’offerta

Però, se si scoprisse un bug critico nel codice o un attacco di alto livello (come il 51%), crollerebbe tutto: verrebbe meno la fiducia di cui parlavamo prima e, molto probabilmente, il suo valore scenderebbe a zero. Certo, orde di programmatori potrebbero mettersi all’opera per risolvere e anche rinforzare il protocollo, ma la sua reputazione verrebbe compromessa per sempre. 

Come si applica questo paradigma nella vita quotidiana?

L’importanza dell’apertura e della verificabilità nella sanità

Vitalik comincia la sua analisi utilizzando come esempio la recente pandemia da Covid-19. Sostanzialmente, riprende il punto precedente relativo alla differenza di posizione tra chi produce le tecnologie e chi invece le utilizza. Tale disparità si è manifestata appieno nel caso dei vaccini: le nazioni più ricche, con più strumenti a disposizione per produrre il farmaco, hanno dato avvio alle campagne di vaccinazione con due anni di anticipo rispetto alle nazioni più povere. 

Tocca anche la questione della fiducia, spiegando come la strategia comunicativa adottata dalle istituzioni, molto opaca e fondata sulla narrazione del “vaccino completamente sicuro”, abbia generato l’effetto opposto: gli effetti collaterali esistevano – come esistono per ogni farmaco – e la gente se n’è accorta. La fiducia è stata tradita e il tradimento ha dato avvio a una diffidenza diffusa che “si è trasformata in qualcosa che sembra un rifiuto di mezzo secolo di scienza”. 

Infine, approfondisce il discorso sulla medicina del futuro, che sarà sempre più personalizzata e basata sui dati: se le infrastrutture che raccolgono e processano i big data sono private, i proprietari hanno il dominio totale delle informazioni e, in sintesi, possono farci ciò che vogliono. Così il potere e il beneficio economico, spiega Vitalik, si concentrerebbero nelle mani di pochissimi soggetti. 

Le soluzioni

L’autore dell’articolo menziona PopVax, un’azienda che sviluppa vaccini e terapie finanziata dallo stesso Buterin tramite il fondo Balvi. Questi sieri sono prodotti con processi fondati, appunto, sull’openness: i costi si riducono e, con essi, la disuguaglianza di accesso tra le varie nazioni, mentre la trasparenza – senza brevetti – rende più semplice verificarne la sicurezza e l’efficacia.

Sul tema della raccolta dati, invece immagina un mondo in cui ognuno indossa un’attrezzatura per il monitoraggio della salute personale attiva 24 ore su 24, 7 giorni su 7, che sia ovviamente open-source e ispezionabile solo dal singolo individuo. 

L’importanza dell’apertura e della verificabilità nella tecnologia digitale personale e commerciale

In questa sezione, Vitalik elenca un paio di situazioni tipiche della vita quotidiana in cui ci troviamo a dover utilizzare la nostra identità per confermare operazioni di varia natura: firma di documenti e pagamenti. Affinchè queste operazioni possano essere eseguite, prosegue, c’è bisogno di software e hardware che conservino e possano processare i dati personali. E se venissero hackerati? 

Le soluzioni 

Anche qui, apertura e verificabilità avrebbero un ruolo importante nella riduzione dei rischi: un sistema totalmente aperto e verificabile consentirebbe un’ispezione completa volta a individuare e risolvere le vulnerabilità a monte: bug, backdoor ma anche firmware obsoleti e difetti nei componenti fisici. Naturalmente, non mancano i riferimenti a Ethereum e alla blockchain in generale. 

L’importanza dell’apertura e della verificabilità nella tecnologia civica digitale

Forse la parte più interessante dell’articolo. Qui, Vitalik parla della vita civica dei cittadini, dunque della loro appartenenza al sistema democratico, e delle alternative che alcuni intellettuali stanno studiando per migliorarla. Citando alcuni studi, tra cui quello di Audrey Tang sul potenziamento delle comunità open-source, Vitalik evidenzia un tratto comune: tutte le ipotesi proposte prevedono una forte partecipazione popolare. È quindi necessario implementare delle soluzioni digitali attraverso cui gestire una tale quantità di informazioni. 

Prima di tutto, però, è necessario risolvere dei problemi. Prendiamo ad esempio il voto elettronico: lo scetticismo, giustamente, è motivato dal fatto che il software deputato al conteggio dei voti è una “scatola nera”, nel senso che il pubblico non ha modo di esaminare la correttezza degli scrutini – come abbiamo ricordato sopra, le aziende hanno tutto l’interesse del mondo nel proteggere i propri prodotti col segreto industriale. Inoltre, chi garantisce che il risultato finale non venga manipolato? 

Le soluzioni  

L’apertura e la verificabilità, argomenta Vitalik, rendono i meccanismi di voto totalmente trasparenti e ispezionabili da parte dei cittadini e delle autorità: non c’è nessuna scatola nera perché non c’è nessun interesse commerciale in ballo. È la pura esecuzione delle funzioni democratiche, libera da scopi particolari finalizzati al profitto personale. Le DAO, ad esempio, ne hanno già dimostrato la fattibilità.  

Il fondatore di Ethereum, in questo caso, aggiunge un’altra variabile all’equazione: la conoscenza condivisa della sicurezza. In breve, questa caratteristica fa riferimento al fatto che tutti devono essere consapevoli dell’affidabilità di quel dato sistema. Per comprendere bene questo punto, immagina cosa potrebbe succedere se i cittadini di Roma, al termine del conteggio dei voti, non si fidassero del software utilizzato dai cittadini di Milano.

Il risultato: una società retro-futuristica 

Non poteva mancare lo spunto sognatore e sci-fi tipico di Vitalik Buterin. L’articolo, appunto, si conclude con un “what if”, cioè con l’immaginazione di uno scenario in cui la tesi dell’autore si realizza: “Se riuscissimo a raggiungere questa visione”, scrive Vitalik, “un modo per capire il mondo che otterremmo è che si tratterebbe di una sorta di retro-futurismo: da un lato, godremmo dei benefici di tecnologie molto più potenti che ci permetterebbero di migliorare la nostra salute, organizzarci in modi molto più efficienti e resilienti e proteggerci dalle minacce. Dall’altro lato, avremmo un mondo che riporterebbe in vita proprietà che erano una seconda natura per tutti nel 1900”. Cosa intende con quest’ultima frase?

Vitalik si sta riferendo al concetto filosofico di Seconda Natura, che rappresenta l’insieme di abitudini, pratiche, costumi e oggetti artificiali – cioè gli elementi culturali – che si acquisiscono attraverso l’esperienza o l’educazione e di cui si ha padronanza assoluta. In parole semplici, è un modo complesso per riassumere tutte quelle attività che impariamo vivendo e che diventano parte integrante di noi stessi
Respirare, mangiare, bere e dormire sono attività innate, quindi della Prima Natura, che sapremmo eseguire anche se nessuno ce lo insegnasse; parlare in italiano, scrivere e andare in bicicletta, dall’altro lato, sono pratiche che rientrano nel concetto di Seconda Natura perché le apprendiamo, con l’educazione o con l’esperienza, e le facciamo completamente nostre. 

E cosa c’entra col discorso? È presto detto: nel 1900 la tecnologia – motori, macchine da scrivere e via dicendo – era quasi interamente meccanica e non era previsto alcun software o “componente invisibile” all’occhio nudo. Quindi, nel caso di difetti o malfunzionamenti, era possibile aprire e ispezionare – suona familiare? – i meccanismi per individuare i problemi. 

Le conseguenze? In primo luogo, la comunità era molto più coinvolta nei processi di sviluppo dal momento che chiunque, con un minimo di competenza, poteva smontare, modificare e migliorare. In secondo luogo, la fiducia in un oggetto derivava dalla possibilità di verificare direttamente la sua funzione – nessun codice segreto. 

Per concludere, è questo quello a cui Vitalik Buterin, nel suo articolo (e con la creazione dell’ecosistema di Ethereum), aspira: un mondo in cui si recupera questo senso di piena comprensione e controllo della tecnologia, che è alleata dell’umanità, verificabile da tutti e proprietà di nessuno. È un futuro plausibile? O è solo tanta fantascienza? 

Nel dubbio, iscriviti al nostro canale Telegram e a Young Platform per restare sul pezzo!

Young Platform annuncia la sua evoluzione: da crypto exchange a Super App finanziaria, nasce Young Group con l’integrazione di Fleap

Young Platform e Fleap insieme: nasce Young Group

Milano, 19 settembre 2025 – Young Group, l’azienda fintech italiana che ha reso accessibile il mondo delle criptovalute a milioni di utenti, annuncia oggi una trasformazione strategica che la proietterà al centro della finanza digitale europea. 

Durante il Young Group Keynote, tenutosi a Palazzo Mezzanotte, sede di Borsa Italiana, l’azienda ha svelato la sua evoluzione da crypto exchange a Super App finanziaria: un ecosistema integrato che sarà operativo a partire dai prossimi mesi e offrirà trading su exchange decentralizzati (DEX), prestiti collateralizzati e una nuova carta di debito Visa con cashback fino al 3%. L’evento ha rappresentato il momento di lancio ufficiale del nuovo round di fundraising di Young Group.

La strategia di crescita dell’azienda si basa anche sull’integrazione di realtà innovative, come Fleap, la prima piattaforma CorpTech basata su blockchain autorizzata da CONSOB per la gestione societaria e finanziaria, che rappresenta il primo tassello di un piano di espansione paneuropeo. Fleap, autorizzata come responsabile del registro DLT secondo il Decreto Fintech e certificata ISO27001, è specializzata nella digitalizzazione e tokenizzazione di strumenti finanziari come azioni, obbligazioni e titoli di debito, posizionandosi come leader nell’innovazione CorpTech italiana.

“L‘integrazione con Young Group rappresenta un’opportunità straordinaria per accelerare l’adozione della tokenizzazione nel mercato europeo – ha dichiarato Thomas Iacchetti, CEO e fondatore di Fleap. La nostra expertise nella tokenizzazione di asset reali, combinata con l’infrastruttura di Young, ci permetterà di accelerare l’accesso agli investimenti tokenizzati.

Cinque anni fa, abbiamo reso sicuro e facile conservare Bitcoin, trasformando una tecnologia di nicchia in un’opportunità per tutti – ha aggiunto Andrea Ferrero, co-CEO di Young Group. Oggi, facciamo un ulteriore passo avanti, integrando l’intera economia on-chain nella nostra app.”

L’evoluzione di Young Group mette al centro l’utente con una proposta di valore molto innovativa: gestire l’intera vita finanziaria digitale da un’unica app, semplificando l’accesso agli investimenti più avanzati. 

Per la prima volta, i clienti potranno accedere istantaneamente a milioni di asset attraverso l’integrazione diretta degli exchange decentralizzati, eliminando la complessità di wallet esterni e commissioni multiple. Gli investitori più sofisticati trarranno beneficio dal lancio dei derivati, che oggi rappresentano il 90% dei volumi di scambio a livello globale, sebbene la maggior parte di essi sia ancora concentrata nei mercati offshore. 

L’obiettivo di Young Group è trasferire questi volumi verso mercati onshore. Chi è alla ricerca di rendimenti stabili troverà nei fondi monetari tokenizzati un’alternativa con performance significativamente superiori rispetto ai tradizionali conti di risparmio. Gli appassionati di crypto, invece, potranno massimizzare i propri guadagni grazie a servizi di staking che offrono reward annui fino al 14%. 

La vera innovazione arriverà con il lancio dei prestiti garantiti da Bitcoin: fino a 1 milione di dollari di liquidità immediata, senza dover vendere i propri asset e mantenendo l’esposizione al potenziale rialzo delle criptovalute. Infine, con la carta di debito Young Visa, ogni spesa quotidiana si trasforma in un’opportunità di guadagno, grazie al cashback fino al 3% e ai vantaggi esclusivi riservati ai membri dei Club Young.

L’evento ha visto la partecipazione di importanti esperti del settore quali Nicolas Bertrand (Chairman Young Platform), Davide Leuzzi (Deloitte), Alexandru Stefan Gheban (co-CEO Young Platform), Thomas Iacchetti (CEO Fleap), Giuseppe Perrucci (Azimut), Alessandro Negri Della Torre (Young Group), Alberto Prade (Pedersoli Gattai), e Federico Dettori (Gianni & Origoni). Giorgio Medda (CEO Azimut Holding). “Stiamo creando un ecosistema in cui i nostri utenti possono gestire l’intera loro vita finanziaria”, ha concluso Bertrand.

Leggi l’articolo sul Giornale!

The Unbox: cosa si vince in questo Torneo?

The Unbox: cosa si vince in questo Torneo?

The Unbox, il percorso verso la liberazione dalla Box che per anni ha condizionato il tuo modo di concepire la realtà. Cosa si vince?

Il 15 luglio è partito ufficialmente The Unbox, l’inizio del tuo personale viaggio alla scoperta di una realtà pura e autentica, libera dai preconcetti e dai limiti che, per anni, la Box ti ha imposto, influenzando e modellando le tue scelte più importanti. Il nostro compito è supportarti in questo speciale cammino, guidandoti verso lo scardinamento dei dogmi che da sempre hanno plasmato la tua idea di finanza personale. L’obiettivo finale? La tua libertà finanziaria. Diamo un’occhiata ai premi del sesto torneo, che c’è un bel po’ di roba da vedere!

Torneo Tech: 22 settembre – 6 ottobre: l’ultimo sforzo prima della Rivelazione

Vabbè sì, forse il titolo di questa sezione forse ha un tono un po’ troppo profetico, però le circostanze meritano il giusto grado di solennità: siamo giunti allo stadio finale, all’ultimo miglio di questo incredibile percorso cominciato insieme quasi tre mesi fa. Nel mentre siamo andati al mare, ci siamo abbronzati e siamo anche passati dall’estate all’autunno.

In ogni caso, il tema di questo torneo è il Tech: per noi infatti, che abbiamo lo scopo di rendere il più accessibile possibile il mondo delle criptovalute e, in generale, della finanza, l’accesso alla tecnologia è imprescindibile: il divario tecnologico è un problema e deve essere affrontato e combattuto con tutte le forze. Fatte le dovute premesse, ecco la lista dei premi in palio: 

1 MacBook Air  

Il primo della lista è il celebre computer portatile della Apple, il MacBook Air. Alimentato dal chip Apple M4, il MacBook Air che abbiamo selezionato ha una CPU a 10-core, in grado di offrire ottime prestazioni anche in caso di grandi carichi di lavoro, e una GPU a 8-core, per una grafica super fluida. Poi, per quanto riguarda la memoria, questo modello ha 16BG di RAM e 256GB di archiviazione. Insomma, il Mac rimane sempre il Mac, utilissimo tanto per studiare quanto per lavorarci. 

3 iPhone 16

L’iPhone 16 è il secondo dei tre premi che abbiamo scelto, un evergreen che ci sembrava obbligatorio inserire nella lista. Anche qui, poco da dire, parliamo del penultimo modello uscito a settembre 2024, sempre elegante, che fa fare bella figura a chi lo utilizza. E potrebbe essere tuo! 

3 Google Pixel 9a

Non solo iOS, abbiamo spazio anche per gli amanti di Android. Per questo, l’ultimo tra i premi in palio è il Google Pixel 9a, lo smartphone dell’azienda americana uscito ad aprile 2025. Tra le cosa da segnalare, sicuramente la fotocamera, che lo posiziona molto in alto rispetto ai telefoni di pari categoria: doppia fotocamera posteriore, una grandangolare da 48 megapixel e una ultrawide da 13 megapixel. Interessante anche l’integrazione con l’intelligenza artificiale – Gemini ovviamente.

Torneo Motori: 8 settembre – 22 settembre: quant’è bello andare in giro con le ali sotto ai piedi?

Manca poco, l’estate è quasi finita e questo lungo tragitto sta per terminare. Siamo di fronte al penultimo step, ti sei già messo quattro tappe alle spalle, mollare adesso sarebbe uno spreco assoluto. Proprio per questi motivi c’è da essere allegri, per cui – come diceva il buon Mike Bongiorno – “allegria!!”: ma quant’è bello andare in giro con le ali sotto ai piedi? Ok, sembra assurdo citare un pezzo iconico dei Lunapop, ma c’è un collegamento coi premi che spettano ai vincitori di questa fase. Spoiler: non è una Vespa 50 Special. Volevamo prenderla ma non è stato possibile per motivi burocratici noiosi e poco interessanti. Ma quindi ‘sti premi?

2 Scooter SC125LX

Progettato dalla storica casa motociclistica italiana Morbidelli, fondata negli anni ‘60 a Pesaro, questo scooter è veramente interessante. A prescindere dall’estetica, molto ben studiata o, per dirla come la dicono loro, “eleganza arricchita dalla tradizione” che “riflette l’illustre patrimonio italiano fuso con un’innovazione all’avanguardia”, parliamo di uno scooter perfetto per l’ambiente metropolitano: compatto, 125cc di cilindrata, 4 tempi, serbatoio da 9,5 litri. Nonostante ciò, riesce comunque a raggiungere una velocità massima di 95 km/h e può sopportare fino a 180 kg di carico. Mica male, ci sfrecceremmo volentieri in giro per Torino.

Beh? Ancora qui? Mentre rifletti dei massimi sistemi come un filosofo greco, altri stanno già accumulando gemme su gemme: qui sotto trovi i premi dei tornei passati, se vuoi farti un’idea di cosa ti sei perso. In ogni caso, ci vediamo fra due settimane per la seconda tappa!

Torneo Viaggi: 25 agosto – 8 settembre: la persona che parte per un viaggio, non è la stessa persona che torna

Sì, siamo molto fissati su questo discorso del viaggio, ma effettivamente The Unbox questo è. Non ci stancheremo mai di ripeterlo, The Unbox rappresenta il cammino, il percorso, il viaggio – appunto – verso la scoperta di un mondo libero dai pregiudizi finanziari che finora hai accettato senza mai mettere in dubbio. Non è colpa tua, sia chiaro. Il punto è che siamo stati cresciuti così e l’importante è prenderne coscienza, proprio come hai fatto con l’esistenza della Box, di cui prima non eri consapevole. Tolta la parte filosofica, passiamo ai premi:

3 GiftCard Volagratis da 1000€

Con la GiftCard di Volagratis hai la possibilità di viaggiare scegliendo autonomamente le date, le modalità e la destinazione. Dovrebbe essere chiaro, ormai, quanto sia importante per noi il discorso della libertà, sia essa di movimento, di espressione o finanziaria – ed ecco perchè adoriamo Bitcoin. Per cui, libertà totale di decidere dove, come, quando e con chi partire. Occorre solo capire quale sarà la tua prossima meta: le millenarie Piramidi di Giza? La città rosa di Petra, scolpita nella roccia? Oppure la maestosa Grande Muraglia Cinese? O magari anche Milano Marittima o Civitanova Marche eh, come preferisci.

Nota importante: ricordati che con questa GiftCard puoi prenotare sia i voli che gli hotel.

Torneo Gaming – dal 12 agosto al 25 agosto: quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare

Siamo giunti a metà del percorso. Ecco i premi in palio:

3 PlayStation 5 Pro 

Serve aggiungere altro? Signore e signori, parliamo di una tra le console più famose e desiderate degli ultimi anni, con quasi 80 milioni di pezzi venduti dal lancio. Da segnalare che si tratta di un modello progettato quasi esclusivamente per i gamer alla ricerca della migliore esperienza di gioco possibile: rispetto alla 5, la versione Pro offre un’esperienza di gioco molto più fluida, in 4k – e potenziale 8k – e ray tracing avanzato, senza influenzare i tempi di caricamento e di rendering.   

3 Nintendo Switch 2

Fresca fresca appena uscita sul mercato, a 8 anni dal lancio della Switch, la Nintendo Switch 2 è l’ideale per l’appassionato che non vuole mai rinunciare al gaming: in viaggio, in vacanza, a pranzo dagli zii o in ufficio – no dai, in ufficio no. Non presenta eccessive differenze rispetto al modello precedente, ma risolve i problemi più fastidiosi. Infatti lo schermo è sensibilmente più grande, il peso è ridotto e il sistema in generale è più potente. Insomma, la Switch 2 non ha rivoluzionato il mondo del gaming e della Nintendo, ma lo ha migliorato, fedele all’aforisma coniato dal famoso scrittore Arthur Bloch “se non è rotto, non aggiustarlo”. 

Torneo Luxury – dal 28 luglio al 11 agosto: è l’ora di iniziare a pensare al tuo futuro

Dalle 14:00 del 28 luglio alle 13:59 dell’11 agosto è live la seconda tappa, che si incentra sulla consapevolezza che è arrivata l’ora. Quale ora? L’ora di cominciare a riflettere seriamente sul tuo futuro, che si baserà in gran parte sulla tua condizione finanziaria. Per questa ragione, i premi scelti hanno a che fare col tempo, in particolare col “qui ed ora” – o hic et nunc, se volessimo darci un tono. Vediamoli insieme: 

1 Orologio Tudor Black Bay Chrono

Poco da dire su un orologio che si presenta da solo: il Tudor Black Bay Chrono presenta una cassa in acciaio da 41 mm con vetro in zaffiro bombato e lunetta fissa realizzata in acciaio 316L. Inoltre, è impermeabile fino a 200m di profondità, nel caso in cui volessi portarlo con te al mare o in piscina. Insomma, parliamo di un top di gamma di casa Tudor che, ricordiamo, è stata fondata da Hans Wilsdorf, padre di Rolex

1 Orologio Cartier Tank Must SolarBeat™

Meno sportivo del primo, questo orologio – in pieno stile Cartier – è di un’eleganza rara. Parliamo della Maison che ha inventato l’orologio da polso maschile così come lo conosciamo, quando nel 1904 venne prodotto il Cartier Santos, in onore di Alberto Santos-Dumont, aviatore amico di Louis Cartier che gli diede l’idea. La linea Tank, inoltre, fa il suo ingresso nel mercato nel 1917 e sì, si chiama Tank perché è ispirata ai carri armati Renault utilizzati durante la Prima Guerra mondiale. Un’ultima cosa: grazie al movimento fotovoltaico SolarBeat™, la batteria dell’orologio si ricarica con la luce solare o artificiale. In questo modo, il Cartier in oggetto può funzionare per circa 16 anni senza bisogno di dover cambiare la batteria.

Torneo Musica – dal 15 luglio al 28 luglio: dove le parole non arrivano, la musica parla

10 GiftCard per Concerti e Spettacoli da 100€

A chi non piace andare al concerto del proprio artista preferito? La musica dal vivo fa tutto un altro effetto e cantare fino a perdere la voce insieme a migliaia di fan è un’esperienza indimenticabile. A proposito, Olly, Salmo e Coez hanno già annunciato date a novembre e dicembre 2025, mentre nel 2026 i primi sono Achille Lauro a marzo e Blanco a maggio. A giugno, invece, i concerti del mitico Caparezza tra Roma e Firenze, e l’instancabile Vasco Rossi, eternamente in tour. Le GiftCard, naturalmente, non si limitano alla musica ma valgono anche per altri eventi culturali.

3 Cuffie Sony WH-1000XM5:

Ottime per ascoltare la musica in qualsiasi situazione, grazie a un sistema di cancellazione del rumore automatico che si adatta ai fattori ambientali supportato, durante le chiamate, dall’intelligenza artificiale. Con queste cuffie potresti immergerti nelle tue canzoni preferite per circa 30 ore senza mai ricaricare e se sei di fretta, ti bastano 3 minuti di carica per avere un’autonomia di 3 ore. Tutto, ovviamente, wireless. 

3 Airpods Max

Poche presentazioni per la linea di cuffie più famosa degli ultimi anni. Con questo nuovo modello la Apple ha deciso di rendere l’esperienza sonora ancora più intensa e coinvolgente: con l’equalizzazione adattiva, i microfoni interni sono in grado di comprendere l’esatta posizione delle tue orecchie e adattare il suono per trasmettere la musica nel miglior modo possibile. Inoltre, nel caso in cui volessi vedere un film o giocare a GTA 6 (quando uscirà), le Airpods Max offrono la funzione di audio spaziale personalizzato con rilevamento dinamico della testa. In due parole, significa che ti mettono al centro del suono, come se fossi lì, nel vivo dell’azione. Incredibile. 

Per tutte le informazioni, visita il sito ufficiale di The Unbox!
Potrebbero anche interessarti: