UniSwap o Curve? Due exchange decentralizzati a confronto

Uniswap e Curve sono due exchange, entrambi decentralizzati ma con alcune differenze. Scopri qual è il DEX migliore del 2022!

All’inizio, il mercato delle crypto era dominato dagli exchange centralizzati. La facilità d’uso e la comodità dei CEX li ha resi e li rende tuttora lo strumento più sicuro e user-friendly per gli appassionati di crypto. Nel 2018, però, è arrivato UniSwap, il primo exchange decentralizzato innovativo. Rispetto agli exchange decentralizzati di prima generazione, UniSwap è automatizzato, senza un order book vero e proprio, e per questo dispone quasi sempre di una buona liquidità per permettere gli scambi.

Il successo di questo nuovo protocollo ha portato alla nascita di molti altri DEX, a volte quasi “copiati” da UniSwap. Proprio mentre l’ambiente della DeFi stava diventando monotono, è arrivato Curve, un exchange decentralizzato multichain specializzato negli scambi di stablecoin. Questo DEX risolve un problema di UniSwap, ovvero la volatilità delle pool quando le crypto che si scambiano hanno prezzi simili. Vediamo le differenze tra UniSwap e Curve e qual è il miglior DEX nel 2022.

UniSwap, pioniera degli exchange decentralizzati

Chi prima arriva meglio alloggia: anche se le “copie” abbondano, UniSwap è il DEX con i volumi più alti del mercato DeFi. Dal 2018, il protocollo ha rivoluzionato il mercato crypto con la sua piattaforma user-friendly e dalla tecnologia innovativa. Fino a quel momento, i pochi exchange decentralizzati esistenti utilizzavano dei classici order book, che gestivano gli ordini di acquisto o di vendita. Il problema era che in questo modo c’era poca liquidità all’interno dell’exchange; non era raro trovarsi di fronte a scambi lenti, eseguiti a prezzi indesiderati o totalmente bloccati.

UniSwap ha quindi sfruttato la tecnologia degli smart contract e ha sostituito il vecchio sistema peer-to-peer con un sistema peer-to-contract. Il DEX ha inserito nel protocollo gli AMM (Automated Market Maker). Il “maker”, ovvero la parte che soddisfa l’ordine, non è più un altro trader ma uno smart contract. L’AMM prende liquidità dalle “liquidity pool” e porta a termine gli scambi in maniera totalmente automatica. Ogni “pair” di crypto ha una liquidity pool, all’interno della quale sono presenti un gran numero di token sempre disponibili. 

La domanda sorge spontanea: chi è che rimpingua le liquidity pool? Ecco l’altra trovata geniale di UniSwap. Invece di affidarsi ad aziende o investitori, come per gli exchange centralizzati, UniSwap offre ricompense agli utenti che “bloccano” le loro crypto nelle pool di liquidità. Così, sono gli stessi utilizzatori della blockchain a offrire liquidità al DEX, in cambio di una parte delle commissioni dell’exchange.

Curve, un DEX per stablecoin 

UniSwap, e gli exchange decentralizzati in generale, hanno un problema notevole: quando si scambiano crypto con valori simili (come le stablecoin, per esempio), può avvenire un fenomeno detto “slippage”. Lo slippage avviene quando il prezzo di mercato varia repentinamente mentre lo smart contract sta finalizzando l’ordine, portandoti a un risultato diverso da quello inizialmente previsto. 

Curve ha implementato un metodo per evitare questo fenomeno, comune negli altri DEX soprattutto durante lo scambio di stablecoin. Le sue liquidity pool sono specializzate per far fronte a grossi scambi tra valute con bassa differenza di valore. Oltre alle classiche stablecoin, è possibile scambiare anche altre crypto come ad esempio wBTC e renBTC, entrambi token su Ethereum ancorati al valore di BTC.

Curve ha riscosso un certo successo in quanto un DEX così efficace nello scambiare valute di questo tipo ancora non esisteva. Spesso i trader hanno bisogno di un certo tipo di stablecoin rispetto a un altro, perché non tutte le piattaforme e i protocolli accettano ogni tipo di crypto. Ad esempio, un protocollo di DeFi potrebbe accettare solo stablecoin decentralizzate, portando un trader a dover prima scambiare i suoi Tether per DAI o UST.

UniSwap e Curve: le novità dei DEX per il 2022

Due DEX innovativi con due specializzazioni differenti: sembra un buon compromesso, ma sia Curve che UniSwap vogliono espandersi e diventare gli exchange decentralizzati migliori della blockchain! Con gli ultimi aggiornamenti, entrambi i DEX hanno cercato di andare oltre Ethereum e oltre le loro nicchie, ed entrambe le roadmap promettono grandi innovazioni. Vediamo le novità!

UniSwap: l’espansione verso nuovi orizzonti e la concorrenza a Curve

UniSwap ha dominato il mercato dal suo rilascio, tranne per qualche periodo in cui il suo market share è stato insidiato da SushiSwap. Ma, durante l’estate 2021, Curve è riuscito a “flippare” la situazione, e da agosto 2021 UniSwap ha perso la sua corona per quanto riguarda il valore dei token bloccati nel protocollo. Nonostante questo, il team di sviluppo del DEX più famoso della blockchain ha messo in campo una serie di miglioramenti per non essere lasciato indietro dagli avversari sempre più determinati. 

Tra le azioni più significative, c’è l’espansione oltre l’ecosistema di Ethereum verso piattaforme layer-2 come Arbitrum, Optimism e Polygon. Proprio su Polygon il DEX, implementato a fine 2021, ha riscosso un enorme successo! In poco tempo, UniSwap ha scalzato altri exchange decentralizzati come SushiSwap o QuickSwap presenti su Polygon da più tempo. La DAO che governa UniSwap ha inoltre promosso delle iniziative per portarla su altre blockchain, in particolare Gnosis (GNO) e Moonbeam, una parachain di Polkadot (DOT). L’exchange ha anche deciso di provare a esplorare orizzonti oltre la finanza decentralizzata, istituendo gli UniSwap Lab Ventures (ULV), un fondo di investimenti attivo nello sviluppo di strumenti per il Web3. Tra i progetti supportati ci sono nomi importanti come Aave e MakerDAO, l’organizzazione autonoma centralizzata che governa la stablecoin DAI.

Inoltre, l’ultimo grande aggiornamento di UniSwap, V3 (rilasciato a maggio 2021) ha istituito la liquidità concentrata e i range order, due facce della stessa medaglia. La prima permette ai fornitori di liquidità di selezionare una fascia di prezzo specifica per cui fornire liquidità a una singola pool, il secondo dà la possibilità ai trader di scegliere il range di prezzo limite a cui eseguire un ordine. Il vantaggio per i fornitori è che l’estrema volatilità non costituisce più una minaccia per i loro token, mentre per i trader significa avere commissioni più proporzionate al rischio e minore slittamento dei prezzi. La soluzione  è una sfida esplicita a Curve, e potrebbe convincere i trader a scegliere UniSwap come DEX di fiducia se questo sistema dovesse risultare più performante rispetto a quello messo in atto da Curve.

Curve: le liquidity pool e l’endorsement di Terra

Anche Curve ha provato a estendere le proprie potenzialità. Con Curve V2, il protocollo ha cominciato a offrire mercati anche per asset dai valori diversi, grazie a delle liquidity pool che comprendono più di due crypto. Con la nuova versione, infatti, sono state istituite pool con 3, 4 o anche 5 crypto differenti. Tricrypto è una delle liquidity pool più importanti di Curve, e permette scambi tra ETH, wBTC e USDT. Su Polygon è persino disponibile una pool che permette di scambiare wBTC, ETH, DAI, USDC e USDT. Nonostante la presenza di più crypto, l’algoritmo studiato da Curve permette di utilizzare la liquidità in maniera più efficiente, senza creare perdite alla pool stessa.

Per quanto riguarda le pool che comprendono solo stablecoin, 3pool è sicuramente la più importante. All’interno troviamo liquidità per DAI, USDT e USDC. La sua dominanza però è stata messa in discussione da Do Kwon, nella lotta tra DAI e UST, la stablecoin dell’ecosistema Terra. Il 2 aprile, il fondatore di Terra ha annunciato il lancio di 4pool, composta dalle stablecoin UST, FRAX, USDT e USDC. Considerando l’importanza dell’ecosistema Terra, un annuncio del genere potrebbe convincere trader esterni a Curve a utilizzare 4pool per gli scambi tra stablecoin, considerando che USDT, USDC e UST sono rispettivamente prima, seconda e quarta per market cap.

In futuro, Curve potrebbe approdare su Celo, una blockchain per la DeFi che si dichiara eco-sostenibile e “mobile friendly”. Questo potrebbe essere un grande vantaggio per la DeFi, essendo un settore che risente di una gran mancanza di usabilità e accessibilità. Celo ha anche delle stablecoin native ancorate all’euro e al real brasiliano, e potrebbe rappresentare una svolta per chi si approccia alla finanza decentralizzata dall’Europa o dall’America del Sud.

Qual è il miglior DEX nel 2022?

Entrambi i DEX hanno dei punti di forza ma anche delle differenze, qual è il migliore nel 2022? UniSwap è sicuramente un “unicorno” della DeFi, e lo sta dimostrando ulteriormente dopo gli ultimi annunci. Il suo utilizzo si sta diffondendo a macchia d’olio, andando anche oltre la finanza decentralizzata, anche grazie all’interfaccia più semplice e user-friendly rispetto agli avversari. In più, UNI rimane il token DEX con marketcap più alto.

D’altro canto, Curve rimane un exchange decentralizzato valido, con tantissima liquidità a disposizione e con una community attiva. Il valore bloccato all’interno del protocollo è più alto rispetto a UniSwap, un bene per la finanza decentralizzata sempre assetata di liquidità. La governance di Curve, però, ha un difetto: è vulnerabile a un cosiddetto “governance attack”. Bloccare i propri CRV infatti garantisce agli individui un certo numero di voti. Questi voti possono anche aumentare o diminuire gli incentivi di ciascuna pool. Dei malintenzionati, quindi, potrebbero comprare un gran numero di CRV, bloccarli e votare per aumentare le ricompense di una pool, manipolando artificialmente il mercato. Fortunatamente esiste un board di sicurezza per rispondere agli attacchi e ribilanciare l’ecosistema, ma se questa debolezza non verrà sradicata, si tratta di un altro punto a sfavore di CRV rispetto a UNI.


Ma il verdetto finale è riservato al futuro: sarà la V3 di UniSwap la soluzione ai problemi dei DEX, o l’algoritmo firmato Curve rimarrà anche nel 2022 il DEX migliore per le stablecoin?