Quali sono stati i periodi peggiori per i portafogli delle persone? Scopri la storia e l’andamento dell’inflazione!
Ci sono dei periodi storici in cui la situazione economica ci costringe a fare i conti (letteralmente) con l’andamento dell’inflazione, il carovita e l’erosione dei nostri risparmi. Questi problemi possono essere causati dalla combinazione di tre “aumenti” sproporzionati, quello del costo dei beni primari, quello della domanda di questi prodotti e infine, l’aumento della moneta in circolazione che perde quindi di valore. Periodi del genere si sono succeduti fin dall’Antico Egitto. Ma quali sono stati i periodi economici più duri? Dobbiamo preoccuparci per l’andamento dell’inflazione di oggi?
Inflazione? Non è una novità
I più antichi casi di inflazione sono risalenti all’Antico Regno Egitto e al Periodo Sumero Tardo, di questi non sono certe le conseguenze anche se sono stati associati a periodi di anarchia. Dell’andamento dell’inflazione in epoca romana si sa qualcosa in più, quella più grave è del periodo repubblicano quando, per finanziare le numerose campagne militari, venne cambiata la lega metallica delle monete. Venne infatti abbassata la quantità di metallo (“titolo”) prezioso nella composizione delle singole monete, che cominciarono a perdere il loro valore.
Curiosità: nell’antichità, quando il valore della moneta era legato alla percentuale di metallo prezioso contenuto in essa, era reato da pena capitale cambiare il “titolo”. O alterare il peso delle monete, limando i bordi. Ancora oggi molti nomi di valute ricordano il legame con il “peso”: il peso argentino è un caso evidente, la lira come quella italiana, è un nome che deriva dalla deformazione della parola latina libra ovvero “bilancia”. La sterlina inglese si chiama pound che significa anche “libbra”.
La “rivoluzione dei prezzi” del 1500
Nel 1500 il livello del costo della vita nel vecchio continente aumentò notevolmente, la crescita dei prezzi toccò principalmente i beni di prima necessità dell’epoca come il grano, l’orzo e la segale. La “rivoluzione dei prezzi”, come viene chiamata, fu progressiva e non ci fu un vero e proprio picco. Secondo l’economista francese Jean Bodin (1529-1596), il motivo di questo andamento negativo dell’inflazione fu l’afflusso di metalli preziosi dall’America: con più oro e argento in circolazione, le monete già coniate persero valore e le persone a loro volta, potere d’acquisto. La teoria di Bodin venne criticata nel Novecento, le cause furono attribuite all’aumento della popolazione europea e quindi all’eccessiva domanda di beni.
In età moderna, ai tempi della Rivoluzione Francese la moneta venne sostituita da un “titolo”, una specie di cambiale, chiamato “Assegnato”. Questo veniva garantito dalle proprietà confiscate alla nobiltà e al clero, quando ci furono troppi Assegnati in giro, il loro valore crollò.
L’iperinflazione della Repubblica di Weimar
Forse il caso più famoso è quello della Germania dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, tra gli anni ‘20 e ‘30 del Novecento. Già nel corso del conflitto, l’andamento dell’inflazione era allarmante. Per sostenere le spese belliche, il governo stampò grandi quantità di banconote con la speranza di vincere la guerra e di pagare i debiti. Con la sconfitta però i debiti si intensificarono e la Germania venne costretta a cedere anche dei territori industriali decisivi, giacimenti di ferro e carbone. La moneta fiat continuava ad essere stampata e il potere d’acquisto delle persone si azzerò, un chilo di pane è arrivato a costare 400 miliardi di marchi.
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Anni ‘70 e ‘80
Tra gli anni ‘70 e ‘80 l’inflazione è dilagata in tutto il mondo con un effetto a cascata innescato dagli Stati Uniti. Una zona particolarmente colpita fu quella dei paesi sudamericani, nel 1984 in Bolivia l’inflazione ha raggiunto il 5.300% all’anno.
Gli Stati Uniti stavano affrontando i debiti della guerra del Vietnam e il deficit federale passò da 1,6 a 25 miliardi di dollari tra il 1965 e il 1968. Nel 1971 il presidente Nixon abolì la convertibilità del dollaro in oro, il “gold exchange standard” previsto dagli accordi di Bretton Woods del 1944, per cercare di risollevare l’economia.
Un altro evento che contribuì all’aumento dei costi in quegli anni fu la progressiva autonomia dei paesi produttori di petrolio. I paesi associati all’OPEC (Organizzazione dei Paesi esportatori di Petrolio) raddoppiarono i prezzi dei loro prodotti e diminuirono l’esportazione, bloccandola totalmente per gli Stati Uniti e i Paesi Bassi.
In Italia il tasso di inflazione toccò il 10% e non è sceso sotto le due cifre fino al Settembre 1984.
Andamento dell’inflazione in Italia
L’anno in cui nel nostro paese si è raggiunto il massimo valore medio dell’inflazione è stato il 1980 con il 21,2%. In sintesi l’Italia finora ha affrontato due grandi fenomeni inflazionistici: durante le guerre mondiali e tra gli anni ‘70 e ‘80. Il valore minimo c’è stato nell’anno 1959 con -0,4%. Nel 2022 la media è stata dell’8,1% e nel 2023 del 10%.
L’andamento dell’inflazione oggi
Rispetto a quella del passato, che era un fenomeno momentaneo e dovuto ad eventi eccezionali come guerre, carestie e epidemie, l’inflazione di oggi è costante e dura nel tempo.
Tuttavia ci sono momenti come quello che stiamo vivendo in cui l’inflazione si accentua, i prezzi sono sempre più alti e il denaro vale sempre meno. A Novembre 2020 il prezzo del gasolio per i consumatori era di 0,983 euro al litro, nel 2022 di 2,4.
Oggi le radici del fenomeno possono essere rintracciate nella crisi economica post pandemica e la crisi del gas dovuta alla guerra in Ucraina. La situazione in effetti ricorda quella già vissuta negli anni ‘70.
Per contrastare l’andamento dell’inflazione, la FED e la BCE hanno inasprito le politiche monetarie alzando, ad esempio, i tassi d’interesse. In molti hanno paragonato queste politiche a quelle degli anni ‘80. In alcuni paesi come l’Argentina, in cui l’inflazione ha toccato il 95%, o il Libano, scosso da una profonda crisi finanziaria, le persone stanno trovando in Bitcoin e nelle criptovalute un modo per non vedere svanire i loro risparmi.
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