Le ultime notizie sul mondo crypto e non solo. Dal prezzo di Bitcoin alle novità sulla blockchain, fino alla politica monetaria e alla finanza personale.
Quali sono state le crypto migliori e peggiori del mese? Ecco le news di maggio 2023
Tra tutte le crypto news di maggio 2023 ti sei pers* le monete migliori e peggiori? Anche se nell’ultimo mese il mercato non ha visto grandi sconvolgimenti, alcuni progetti si sono contraddistinti per movimenti di prezzo e aggiornamenti interessanti (tipo: la DeFi su Bitcoin?!).
Crypto news: le migliori di maggio 2023
Chiunque si interessi alle crypto news e segua con attenzione il mercato avrà già intuito. Le migliori di maggio 2023 per quanto riguarda il movimento di prezzo sono state Ripple (XRP) e Litecoin (LTC) che si sono portate a casa rispettivamente un +8.54% e un +5.27% su base mensile.
Ripple ha dato il meglio la settimana scorsa, quando, a differenza della maggior parte delle monete che nelle ultime settimane hanno percorso movimenti laterali, si è mossa al rialzo. Oggi il prezzo si aggira intorno ai 48 centesimi di dollaro. Il movimento positivo potrebbe essere stato sostenuto dalla fiducia degli holder e dalle buone notizie sulla causa SEC.
Litecoin invece è stata la crypto migliore nella terza settimana di maggio in cui in pochi giorni è passata da un valore di 78$ a 94$ registrando un +20%! Una piccola bull run in un momento non particolarmente attivo per il resto del mercato. La performance positiva di LTC sembra essere legata alla narrativa sull’halving previsto per i primi giorni di agosto.
Tra le migliori di maggio anche Bitcoin
Gli entusiasti di crypto news sapranno forse anche questo: nel mese appena passato, anche Bitcoin si è guadagnata un posto tra le migliori. Anche se non abbiamo assistito a particolari movimenti di prezzo, il network è stato sotto i riflettori per l’enorme successo degli Ordinals, ovvero degli NFT su Bitcoin. Nel mese di maggio la quota delle “inscription” ha toccato quota 10 milioni, e questa nuova tecnologia ha aperto la strada a nuove applicazioni di Bitcoin. Grazie allo standard BRC-20 ora è possibile creare token direttamente sulla blockchain di BTC, tanto che si comincia a parlare di “BitFi” ovvero la finanza decentralizzata su Bitcoin. Di questo trend hanno beneficiato soprattutto i miner che hanno incassato circa 35 milioni di dollari per le commissioni legate agli Ordinals.
Tether
Tra le crypto migliori di maggio 2023, una menzione va a Tether (USDT), la famosa stablecoin ancorata al dollaro statunitense. Stando alle ultime news comunicate dall’azienda che dietro al progetto,nel primo trimestre del 2023 i profitti sono stati di 1,48 miliardi di dollari edè stato toccato il picco del valore delle loro riserve (2,44 miliardi di dollari). Di questi profitti, il 15% verrà destinato all’acquisto di Bitcoin.
Inoltre da gennaio, la supply dominance di USDT, ovvero la percentuale che occupa nel mercato delle stablecoin, è aumentata del 13% (Glassnode).
Crypto news: le peggiori di maggio 2023
Le crypto news sul mercato hanno portato anche qualche flop (che può essere comunque un’opportunità per comprare a “prezzi scontati”). A livello di prezzo, le peggiori di maggio 2023 sono state Avalanche (AVAX), Decentraland (MANA) e Polkadot (DOT). Finito l’hype per la sua conferenza annuale Avalanche ha registrato -15.88% su base mensile, MANA invece, il token di Decentraland, è sceso del -13.90%. Il metaverso su Ethereum però si prepara ad ospitare il Metaverse Pride dal 27 al 29 giugno, gli eventi in programma attireranno nuova volatilità?
Anche Polkadot è in aria di eventi, questa volta IRL (in real life). Dal 28 al 29 giugno a Copenhagen si svolgerà “Polkadot Decoded” la conferenza dedicata alla community e agli sviluppatori del network multi-chan (qui puoi leggere il riassunto dell’edizione 2022). Il prezzo di DOT a maggio è sceso del -10.54%.
È tutto per questo recap delle crypto news di maggio 2023! L’ultimo mese ha visto il trionfo di Ripple, Litecoin e Bitcoin, ma in questo mercato anche i più esperti possono avere difficoltà nel prevedere gli andamenti. Se ti interessa comprare criptovalute ma i grafici e le previsioni non fanno per te, puoi valutare di impostare un Salvadanaio con cui acquistare regolarmente le crypto migliori di maggio 2023 e tante altre!
Cosa dice la prima legge in Italia sulla tassazione delle criptovalute? Tutte le novità e come funziona la dichiarazione
La tassazione sulle criptovalute in vigore in Italia dal 2023 è tra le novità più importanti nel settore. La regolamentazione è iniziata in parallelo con il MiCA europeo e con la Legge di Bilancio nazionale, facendo sempre maggiore chiarezza sulla definizione delle crypto e le relative tasse. Un notevole passo avanti a favore dell’adozione.
Prima del 2023, non era mai stata fornita alcuna definizione a livello legislativo dal governo, tanto meno delle direttive. Il campo era in mano all’Agenzia delle Entrate e alle libere interpretazioni dei vari professionisti. L’unica opzione temporanea fornita dall’AdE con una risoluzione ad hoc era quella di considerare le criptovalute come valute estere, all’interno della dichiarazione dei redditi. Tuttavia, se si conosce la tecnologia blockchain, è chiaro che le crypto non hanno confini o sedi, dunque non possono essere definite “estere”. Da quest’anno finalmente questo paradosso cessa di esistere. Dunque, come vengono considerate dal fisco? In questa guida faremo luce su tutte le informazioni utili riguardanti la tassazione delle criptovalute in vigore in Italia nel 2023.
Tassazione criptovalute: la definizione fiscale
La principale novità sulla tassazione delle criptovalute è la definizione di queste ultime. La parola chiave della legge di Bilancio infatti è cripto-attività. Con questo termine ombrello si è scelto di includere nella definizione e regolamentazione non solo le criptovalute, ma anche tutti i token e le altre attività basate su blockchain, compresi gli NFT. Al momento si parla di currency token (stablecoin e CBDC), utility token, NFT e security token, tuttavia sono concetti ancora da chiarire con le normative attuative.
Citando la Legge, per cripto-attività si intende: “rappresentazione digitale di valore o di diritti che possono essere trasferiti e memorizzati elettronicamente, utilizzando la tecnologia di registro distribuito o una tecnologia analoga”.
Vediamo nei prossimi paragrafi tutte le implicazioni di questa definizione.
Tassazione criptovalute: l’imposta sulle plusvalenze e altri proventi
Andiamo subito alle questioni di maggiore impatto nella vita di tutti i giorni: il pagamento delle imposte. Quando avviene, e a quanto ammonta?
L’imposta si applica alle plusvalenze e altri proventi realizzati durante l’anno fiscale oltre i 2000€, con un’aliquota del 26%.
Qui il passaggio della legge: “le plusvalenze e gli altri proventi realizzati mediante rimborso o cessione a titolo oneroso, permuta o detenzione di cripto-attivita’, comunque denominate, non inferiori complessivamente a 2.000 euro nel periodo d’imposta.”
Chiariamo i concetti di base per i meno esperti sulla tassazione delle criptovalute, facendo alcune doverose precisazioni.
Le plusvalenze e minusvalenze sono rispettivamente i profitti e le perdite realizzati tramite la permuta di criptovalute, ossia la conversione da cripto-attività a valuta fiat o diverso tipo di cripto-attività.
Non rientrano tra le attività fiscalmente rilevanti:
Conversioni da cripto-attività a cripto-attività dello stesso tipo, ad esempio da BTC a ETH. Infatti: “Non costituisce una fattispecie fiscalmente rilevante la permuta tra cripto-attivita’ aventi eguali caratteristiche e funzioni“
Rientrano tra le attività fiscalmente rilevanti:
Conversioni da cripto-attività a fiat anche senza prelevare queste ultime
Conversioni da cripto-attività a fiat su qualunque exchange o wallet sia italiano che estero
Conversioni da cripto-attività di un tipo a cripto-attività di un altro, ad esempio acquisti o vendite di NFT con criptovaluta.
Acquisti di beni o servizi con cripto-attività.
Riguardo le minusvalenze, in particolare, queste vanno algebricamente sommate alle plusvalenze, ma possono anche essere scorporate sui periodi successivi, ma solo se di importi superiori ai 2000€ e non oltre il quarto periodo.
Inoltre è ancora da definirsi se considerare minusvalenze le perdite non dovute all’andamento di mercato, quali: smarrimento di chiavi private, frodi, attacchi informatici o fallimenti di exchange o altri servizi in cui i fondi non sono stati restituiti agli utenti.
La legge inerente la tassazione delle criptovalute parla delle plusvalenze, ma anche di “altri proventi” o “redditi diversi di natura finanziaria”. Con queste parole si indicano operazioni come staking, yield farming, lending, airdrop, cashback, che rientrano nel calcolo delle plusvalenze imponibili con gli stessi criteri. Secondo una possibile interpretazione anche il mining costituirebbe “reddito diverso”. Tuttavia questa attività potrebbe anche essere considerata cessione a titolo oneroso: si attendono chiarimenti.
Tornando alla normativa sulla tassazione delle criptovalute, l’aliquota è rimasta invariata al 26% e viene applicata al totale delle plusvalenze e degli altri proventi annuali.
Prima della tassazione: come funziona la dichiarazione
Mettiamo le cose in chiaro: rimane l’obbligo di dichiarare le proprie cripto-attività, in modo da consentire il monitoraggio fiscale da parte dell’Agenzia delle Entrate. Ma come funziona?
Si compila sempre il quadro RW, dove si specifica il valore iniziale delle cripto-attività e quello finale al 31/12. Nel caso di plusvalenze, si compila anche il quadro RT con il metodo LIFO, ossia assumendo che le ultime unità acquistate siano le prime ad essere state vendute.
Sulle fonti da consultare per determinare il valore delle cripto-attività o sulle modalità di calcolo, non c’è menzione nel testo della legge, che raccomanda solamente di utilizzare dati certi e precisi. Attenzione: in caso il contribuente non specifichi il costo iniziale delle cripto-attività, questo sarà considerato pari a zero, aumentando quindi significativamente il calcolo delle plusvalenze.
Per dichiarare crypto di anni precedenti a quello interessato, il valore da considerare è quello al 1 gennaio dell’anno in corso.
Per quanto riguarda invece acquisti di cripto-attività per successione (eredità) o donazione, si assume come valore iniziale quello dichiarato o trasmesso.
Riguardo il valore delle cripto-attività, mancano specifiche su come considerare quello degli NFT.
Un punto molto interessante è quello sul regime di risparmio amministrato: la normativa include la possibilità agli exchange e servizi simili residenti in Italia di diventare sostituti d’imposta, il che solleverebbe i loro utenti dal compito della dichiarazione. Anche su questo tema sono necessari diversi chiarimenti da parte delle istituzioni.
Arriviamo alle questioni urgenti: che fare quest’anno?
Innanzitutto, la legge è entrata in vigore dal 1° gennaio 2023, tuttavia specifica che la dichiarazione dei redditi del 2022 va compilata quest’anno secondo le regole precedenti, ossia considerando le criptovalute come valute estere, e che questa dichiarazione è obbligatoria. Le nuove norme si applicheranno invece durante le pratiche del 2024 sui redditi del 2023.
Come mettersi in regola per gli anni precedenti
Se quest’anno ti trovi per la prima volta a dichiarare le tue cripto-attività, o hai saltato qualche anno, hai l’occasione di dichiarare anche quelle detenute durante gli anni precedenti al 2022 presentando un’“istanza di emersione” tramite l’apposito modello. Naturalmente per mettersi in regola è richiesto il versamento di una mora, ma questa è ridotta grazie alla sanatoria e dipende da alcune condizioni.
Non avevi compilato la dichiarazione e non avevi realizzato plusvalenze – la sanzione ammonta al 0,5% annuo calcolato sul valore delle cripto-attività non dichiarate, per ogni anno non dichiarato.
Non avevi compilato la dichiarazione e avevi realizzato plusvalenze – in questo caso si paga sia la sanzione per la mancata dichiarazione che quella sul mancato pagamento delle imposte: 0,5% + 3,5% annuo sul valore delle cripto-attività detenute al termine di ciascun anno oppure al momento della cessione.
Attenzione però: queste sono le misure imposte dal fisco, che non escludono eventuali procedure penali.
La sanatoria in ogni caso è al vaglio di costituzionalità poiché di fatto se la legge è in vigore dal 2023, non potrebbe essere retroattiva per il 2022.
Novità: l’imposta di bollo
La novità più criticata sulla tassazione delle criptovalute è sicuramente il versamento del bollo del 2 per mille sul totale detenuto in cripto-attività, in quanto trova scarsa giustificazione. Al momento sappiamo solamente che la prima scadenza è per il 30 giugno 2024.
La rivalutazione e imposta sostitutiva del 14%
La nuova norma sulla tassazione delle criptovalute prevede anche l’affrancamento (o rivalutazione) delle cripto-attività, da richiedere entro il 30 Settembre 2023.
Questo significa che è possibile dichiarare il valore di ogni cripto-attività al 1° gennaio 2023 invece che alla data effettiva di acquisto e versare un’imposta sostitutiva del 14% in 3 rate annuali invece che il 26%. In questo caso però le minusvalenze non si potranno dedurre, ma verranno considerate solo le plusvalenze per calcolare l’imponibile.
Questa opzione può essere conveniente per gli early adopters, ossia coloro che hanno acquistato criptovalute diversi anni fa, le hanno conservate e hanno realizzato un elevato guadagno durante il 2023. In questo caso la rivalutazione ridurrebbe le plusvalenze e di conseguenza anche le imposte dovute.
L’onere di prova
Queste sono le principali novità introdotte dalla Legge di Bilancio. A questo punto potrebbero sorgere diverse domande.
Ad esempio: come fa l’Agenzia delle Entrate, allo stato dell’arte, a verificare che le attività dichiarate corrispondono al vero?
Attualmente, non ha risorse sufficienti per farlo, tuttavia è necessario prepararsi a questa eventualità. L’”onere di prova”, ossia a carico di chi sia il dovere di dimostrare l’autenticità di quanto dichiarato, non è ancora specificato dalla legge.
Al momento, inoltre, gli exchange sono obbligati a richiedere la verifica dell’identità (KYC) e a fornire alle autorità dati sugli utenti a fini di antiriciclaggio e prevenzione di attività criminali, perdipiù con la nuova direttiva europea gli exchange saranno obbligati a fornire dati sulle transazioni degli utenti anche alle autorità fiscali.
Queste informazioni potrebbero comunque essere incomplete per quanto riguarda operazioni che esulano dagli exchange e altri servizi centralizzati. Di conseguenza, può essere conveniente preparare delle dimostrazioni in anticipo. Screenshot, ricevute e reportistica possono aiutare in caso di richieste di approfondimento o multe.
Cosa cambia, cosa resta uguale e i punti da definire
La regolamentazione è appena nata e si sta formando: facciamo dunque un riepilogo delle novità per il 2023 e a che punto siamo sulla tassazione delle criptovalute.
Cosa resta uguale
Ci sono alcuni punti fermi che ci portiamo dagli anni scorsi:
l’aliquota del 26% (eccetto in caso di rivalutazione)
l’obbligo di dichiarazione
Cosa cambia
I cambiamenti sono numerosi:
Viene meno l’assimilazione alle valute estere
La definizione di cripto-attività
La definizione di “altri proventi”
La definizione approfondita di plusvalenze
La plusvalenza minima fiscalmente rilevante di 2000€
La sanatoria per gli anni precedenti
Il pagamento dell’imposta di bollo
La possibilità di rivalutazione
Cosa resta da definire
Nel corso dei mesi alcuni punti sono stati interpretati da diversi professionisti, ma ci sono ancora numerose questioni da approfondire da parte della legge.
Se la sanatoria sia obbligatoria, in quanto la legge non può essere costituzionalmente retroattiva.
L’inquadramento del mining
Se le cripto-attività sono da includere nell’ISEE
Quali valori dichiarare per gli NFT
Di chi sia a carico l’onere di prova
Come gli exchange possano diventare sostituti d’imposta
Se considerare minusvalenze i fondi perduti per fallimenti di servizi, frodi o smarrimento di chiavi private
Le definizione delle categorie di cripto-attività e di conseguenza quali sono le permute imponibili
Tassazione criptovalute Italia 2023: come prepararsi
Di seguito, alcune cose che puoi fare per gestire al meglio il monitoraggio delle tue cripto-attività:
Pianifica le tue vendite: se prevedi di vendere criptovalute o realizzare altro tipo di plusvalenze, puoi farlo in modo strategico per evitare che l’impatto fiscale azzeri i tuoi profitti.
Scarica ricevute ed estratti conto: dalla tua banca o servizio di pagamento in fiat puoi richiedere le ricevute di bonifici o pagamenti verso exchange ed altri servizi crypto.
Scarica i report e cronologia delle transazioni: ottieni i report da ogni piattaforma crypto che utilizzi, quindi exchange, wallet e servizi CeFi. Young Platform fornisce un Report Fiscale che considera la tua attività sia sull’exchange che su Metamask. NB: Archivia tutto con cura in modo da ritrovare questi documenti e prove in futuro.
Consulta un professionista: se non sei sicur* di come gestire la tassazione delle criptovalute, rivolgiti a un commercialista o a un consulente fiscale esperto in materia. Loro sapranno guidarti attraverso il processo e assicurarsi che tu rispetti tutte le norme fiscali.
Seguiremo i prossimi sviluppi e terremo questo articolo aggiornato. Intanto, questo è tutto quello che devi sapere sulla legge in Italia per la tassazione delle criptovalute nel 2023.
Quanto pesa e quanto vale un lingotto d’oro? Tutte le tipologie e le forme dello standard più usato per i metalli preziosi
Quanto pesa un lingotto d’oro e quanto vale? Sebbene nel commercio e nelle attività umane l’oro abbia un ruolo millenario, il lingotto d’oro moderno, forse la forma più riconoscibile in cui viene comprato e venduto il metallo prezioso, è una creazione relativamente recente, introdotta come standard alla fine del XIX secolo. Pare che la prima ad usarlo sia stata la Banca d’Inghilterra. Oggi i lingotti d’oro vengono utilizzati nella compravendita dei metalli come beni rifugio e conservati dalle Banche Centrali nelle loro riserve auree. Per chi decide di investire in oro, può essere utile conoscere quanto pesa e quanto costa un lingotto.
Lingotto d’oro: quanto pesa
Prima di scoprire quanto pesa un lingotto d’oro e quanto vale, è necessario fare delle distinzioni tra le varie tipologie in circolazione.
Innanzitutto i lingotti d’oro si distinguono tra colati o versati e coniati, sulla base del processo di produzione. I primi vengono creati versando l’oro fuso in stampi e aspettando che si fonda, questi sono tutti unici tra loro a causa delle imperfezioni del materiale. I lingotti coniati invece vengono realizzati a partire da quelli colati, tagliandoli e rendendoli uniformi e meno grezzi.
La forma classica del lingotto è quella prismatica, esistono poi i lingotti “all’americana” a forma di parallelepipedo con gli angoli smussati (sono quelli che si vedono in tutti i film). I lingotti all’inglese invece sono a forma di “panetto”. Tutte forme “impilabili” che facilitano il commercio e trasporto del materiale.
La domanda “quanto pesa un lingotto d’oro” non ha una risposta univoca, esistono diversi formati. I più diffusi sono quelli da 1 oncia, 10 once, 1 chilo e 400 once, il peso dell’oro spesso infatti si misura con oncia troy (oz) piuttosto che in chilogrammi (dove un’oncia troy equivale a 31,1034768 grammi).
Lo standard dei lingotti delle riserve auree delle Banche Centrali è quello da 400 oz (circa 12,4 kg). Il lingotto d’oro da 1 kg è quello più utilizzato nel commercio e negli investimenti.
Il lingotto d’oro più grande del mondo pesa 250 chilogrammi ed è stato prodotto dalla Mitsubishi Materials Corporation ed esposto al Toi Gold Museum in Giappone dal 2005.
Lingotto d’oro: quanto vale e quanto costa
Quanto vale e quanto costa un lingotto d’oro è strettamente legato a quanto pesa. Il valore di un lingotto si può calcolare facilmente moltiplicando il peso al prezzo dell’oro in tempo reale. Oggi 31 maggio 2023, anno in cui il prezzo dell’oro è ai suoi massimi storici, è 1.837,39 € all’oncia. Un lingotto da 400 oz costa quindi 734.956 euro.
Un’altro aspetto da considerare per sapere quanto vale e quanto costa un lingotto d’oro è la purezza del metallo. Generalmente tutti i lingotti sono composti da oro 24 carati, ovvero puro al 99%, ma si possono trovare anche delle combinazioni con altri materiali. Nel calcolo del valore del lingotto bisogna considerare il prezzo dell’oro rispetto ai suoi carati.
Le informazioni su quanto pesa e quanto costa un lingotto d’oro sono utili agli investitori che in un periodo di incertezza economica come questo, sono alla ricerca di riserve di valore. L’oro infatti è uno dei più comuni beni rifugio, e nonostante il suo prezzo oggi sia elevato il mercato è florido. Esistono anche altre alternative per esporsi al metallo prezioso senza dover fisicamente acquistare dei lingotti, come ad esempio i futures o gli ETF. Esiste anche una criptovaluta che riproduce il prezzo dell’oro: Pax Gold (PAX).
Come risparmiare energia elettrica? 7 trucchi per ridurre le spese e il tuo impatto ambientale
Come risparmiare energia elettrica? Attraverso quali mosse possiamo parsimoniare questa risorsa così importante, contribuire alla riduzione dell’impatto ambientale e limitare le spese mensili?
Esistono tantissimi espedienti per limitare l’utilizzo e gli sprechi di corrente elettrica; alcuni di questi richiedono uno sforzo pressoché nullo ma recano grandi benefici sia all’ambiente, che al proprio portafoglio. Scopri come risparmiare energia elettrica attraverso 7 semplicissimi “trucchi”.
1. Misura quanto consumi
Una buona abitudine se vuoi capire come risparmiare energia elettrica è quella di farti un’idea di quanta corrente consumi mensilmente e in che modo. Una volta che saprai quali sono gli elettrodomestici o i dispositivi che consumano di più potrai agire in modo consapevole.
2. Spegni i dispositivi che non usi
Probabilmente hai già incontrato questo espediente. È senza dubbio il consiglio più ovvio, ma spesso viene dato per scontato. La maggioranza dei consumatori oculati si ricorda, e intima, spesso anche bruscamente ai coinquilini, di spegnere le luci. Ma presta poca attenzione ai dispositivi elettronici in standby, i quali consumano costantemente energia. Perciò per ridurre il costo della bolletta della luce spegnili completamente durante la notte o quando sei fuori casa.
3. Utilizza in modo efficiente il frigorifero
A meno che tu non ti voglia nutrirti con alimenti “andati a male”, non puoi seguire il consiglio precedente per ridurre i consumi del tuo frigorifero. Ma se ti stai chiedendo come come risparmiare l’energia elettrica impiegata per far funzionare il frigo e il congelatore qualche trucchetto c’è. Assicurati che la temperatura si mantenga tra i 4° e i 6°, cerca di aprire lo sportello il meno possibile e non riempirli eccessivamente.
4. Limita l’utilizzo di condizionatore, del forno e del ferro da stiro
Questi tre elettrodomestici sono sicuramente quelli che impattano di più sia per quanto riguarda la tua bolletta e sia a livello ambientale. Perciò è bene utilizzarli nel modo più efficiente possibile. Ma come risparmiare energia elettrica utilizzando in misura minore questi utilissimi strumenti?
Accendi il condizionatore solo quando è veramente necessario e mantieni uno scarto di massimo 6° tra la temperatura dentro le tue mura domestiche e quella esterna;
Stendi con massima cura i tuoi panni, ad esempio posizionando in basso la parte più pesante;
Non aprire continuamente lo sportello del forno e limita il suo utilizzo.
5. Sostituisci le lampadine
Un’altra risposta alla domanda come risparmiare energia elettrica ha a che fare con le lampadine che illuminano la tua abitazione. Un ottimo espediente è quello di sostituire tutte quelle vecchie e ormai obsolete con delle lampade fluorescenti compatte (CFL) o, ancora meglio, con luci a diodi emittenti (LED). Sebbene queste siano leggermente più costose in meno di un anno dal loro acquisto avrai compensato il costo grazie al risparmio di corrente elettrica.
6. Monitora il tuo consumo d’acqua
Tenere sotto controllo i consumi di acqua è fondamentale. Sia perché è una risorsa scarsa e importantissima ma anche perché è il secondo fattore che pesa di più sulla bolletta della luce. Come si fa a risparmiare energia elettrica riducendo i consumi di acqua?
Ripara eventuali rubinetti guasti;
fai docce più brevi;
Riduci la temperatura della caldaia. Di solito è impostata a 60° (una temperatura molto più alta di quella che serve per doccia calda);
Se devi cambiare la testina della doccia opta per una a risparmio energetico.
7. Scegli elettrodomestici ad alta classe energetica
Quando stai per acquistare un nuovo elettrodomestico tieni conto anche della classe energetica e non basarti soltanto sul prezzo. Spesso è meglio investire in uno di classe A (la categoria meno impattante a livello energetico) piuttosto che comprarne uno di classe G. In questo modo spenderai di più al momento dell’acquisto ma ridurrai i costi della bolletta e il tuo impatto ambientale.
Come risparmiare energia elettrica dunque? Utilizza questi espedienti con costanza, la sfida tra te e il caro bollette è una maratona e non uno sprint. Inizia misurando i tuoi consumi energetici, sostituendo le lampadine e poi applica gli altri semplici “trucchetti” quotidianamente. Se riuscirai ad essere costante sia il tuo portafoglio che l’ambiente ne gioveranno!
Quanto si guadagna nel nostro paese? Scopri gli stipendi medi in Italia e il reddito percepito da alcune categorie di lavoratori
Quali sono gli stipendi medi in Italia e quanto si guadagna davvero nel Belpaese? Conoscere lo stipendio per età e per categoria può essere utile per comprendere le opportunità di crescita che offre uno Stato. Il reddito medio mensile è influenzato da diversi fattori, come il tipo di lavoro svolto, il settore di impiego e l’esperienza accumulata nel corso degli anni. Sapere a quanto ammontano gli stipendi medi in italia è importante non solo per i lavoratori e le loro famiglie, ma anche per gli imprenditori e per la classe dirigente. Il salario medio che percepiscono i cittadini condiziona i consumi a livello nazionale, l’accesso all’istruzione e ai servizi sanitari e le opportunità di risparmio e investimento.
In questo articolo, oltre a scoprire quanto si guadagna in media in Italia, analizzeremo il reddito di alcune categorie di lavoratori. Risponderemo a domande del tipo: qual è lo stipendio medio di un insegnante? Quanto guadagna un medico?
Stipendi medi in Italia: gli ultimi dati
Quanto si guadagna nel nostro paese? Gli ultimi dati sugli stipendi medi in Italia (relativi al 2022), resi pubblici ad aprile 2023 dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, ci dicono che, in generale, il reddito degli italiani è aumentato rispetto al 2020.
Lo stipendio medio dei lavoratori dipendenti è di circa 21.500€, mentre quello dei lavoratori autonomi si aggira ai 60.000€ all’anno. Gli italiani che fanno parte di questa categoria sono quelli che hanno percepito un maggior incremento del salario medio dal 2020 al 2022, addirittura superiore al 15%, mentre il reddito dei lavoratori dipendenti ha subito un incremento del 4%.
Nel nostro paese la fascia di età che percepisce compensi più alti è quella che va dai 45 ai 64 anni. A seguire ci sono i lavoratori con un’età superiore ai 64 anni con uno stipendio annuo medio di circa 22.700€ e poi quelli tra i 25 e 44 anni con un reddito di 19.000€. Sotto i 25 anni invece gli stipendi medi in Italia ammontano a 6.800€.
Per quanto riguarda invece la disparità salariale tra uomini e donne, la situazione non è delle migliori. Il cosiddetto gender pay gap nel nostro paese è del 48%, molto al di sopra della media europea del 15%. Questo dato si traduce in una retribuzione media di circa 27.000€ per gli uomini e di 18.000€ per le donne, in aumento dal 2020 rispettivamente del 4,9% e del 3,8%.
Gli stipendi medi in Italia per alcune categorie
Ora che sai quanto si guadagna in media nel nostro Paese, e dunque a quanto ammontano gli stipendi medi in Italia, è arrivato il momento di conoscere i redditi mensili di alcune specifiche categorie di lavoratori.
Stipendio insegnanti: quanto si guadagna?
Lo stipendio degli insegnanti della scuola dell’infanzia e della scuola primaria va dai 1.302 ai 1.789€ al mese. Mentre quello di un professore universitario varia da un minimo di 27.000€ all’anno ad un massimo di 131.000€. Gli stipendi di insegnanti e professori dipendono dal grado di anzianità e dal tipo di contratto (a tempo pieno o part time) che essi hanno sottoscritto.
Quanto guadagna un medico?
Sicuramente ti sei chies*, almeno una volta nella vita qual è lo stipendio di un medico di base o più in generale quanto guadagna un medico in Italia. Anche per questa categoria professionale la risposta dipende molto dal tipo di ruolo che il lavoratore ricopre. I medici con poca esperienza percepiscono uno stipendio di 30.000€, mentre quelli più esperti arrivano a guadagnare fino a 78.000€ all’anno. Il salario medio di questa categoria professionale è di circa 2.500€ al mese
Quanto guadagna un ingegnere in Italia?
Gli stipendi medi degli ingegneri sono di circa 35.000€ all’anno. Il reddito mensile dei laureati in ingegneria varia da quello “base” che ammonta a 27.000€ annui fino ai 90.000€ per i ruoli più specializzati.
Quanto guadagna un operaio?
Lo stipendio medio per un operaio in Italia è invece di circa 21.000€ all’anno. Le posizioni entry level percepiscono circa 19.800€ all’anno mentre i lavoratori con più esperienza arrivano a guadagnare fino a 30.000€ all’anno.
Quanto guadagna un impiegato in Italia?
In Italia, gli stipendi medi degli impiegati sono di 20.000€ all’anno. Il reddito annuale varia da 10.000€ per individui con poca esperienza fino ad un massimo di 30.000€ per i più esperti.
Quanto guadagna un avvocato?
Anche lo stipendio mensile di un avvocato varia molto a seconda del suo grado di specializzazione. I dipendenti di uno studio legale guadagnano circa 2.000€ al mese, mentre gli avvocati aziendali ricevono compensi che vanno da 2.000€ fino a 10.000€ al mese.
Ora che sai quanto si guadagna e quali sono gli stipendi medi in Italia, non ti resta che valutare dove si colloca quello che percepisci tu. Se il tuo salario è inferiore alla media nazionale, potrebbe essere arrivato il momento di chiedere un aumento al tuo datore di lavoro.
Il significato di rating in economia: cos’è, a cosa serve e le principali agenzie
Qual è il significato di rating? Cos’è davvero questo temutissimo punteggio che separa le aziende e i paesi “buoni” da quelli “cattivi”? Perché gli Stati Uniti hanno un punteggio di AAA mentre l’Italia di BBB? Come fossero i voti in pagella, i punteggi di rating indicano quanto un’organizzazione o uno stato sono credibili dal punto finanziario. Nel tempo è diventato un indice decisivo per gli investitori che vogliono assicurarsi di riporre i loro risparmi in buone mani. Ecco spiegato il significato di rating e cos’è davvero!
Cos’è il rating: il significato spiegato semplice
Alla lettera, il significato di “rating” in economia è “classificazione”. Questo termine che per esteso sarebbe rating di credito, indica un giudizio dato a un’azienda, a una banca o a uno Stato sulla capacità di ripagare i propri debiti. Tale valutazione viene elaborata da enti esterni, le Agenzie di Rating, ed è espressa attraverso delle lettere o numeri che fungono da voti.
Il rating è particolarmente utile per valutare strumenti finanziari di debito come le obbligazioni, in cui gli investitori prestano dei soldi con la promessa che verranno rimborsati. In altre parole esso aiuta a considerare il rischio di un investimento: se un’azienda ha un rating alto, significa che è considerata solida e affidabile, quindi è meno probabile che rischi un default sui suoi debiti. Al contrario, se un’azienda ha un rating basso, significa che è considerata più rischiosa e che si verifichi un evento di insolvenza. Allo stesso modo, esso può indicare l’affidabilità di un bond governativo come i Buoni del Tesoro Poliennali italiani (BTP Italia, BTP Green, BTP Valore).
Per spiegare in poche parole il significato di rating e cos’è davvero si può dire che è un punteggio che mostra l’affidabilità creditizia di una realtà, di fronte a potenziali finanziatori. Il rating indica anche il rapporto tra rischio e rendimento di un investimento, più la probabilità che il credito venga restituito è alta, meno l’investimento sarà rischioso e di conseguenza il rendimento sarà limitato.
Le principali agenzie di rating
Ora che sai cos’è il rating e conosci il suo significato, potresti chiederti: chi stabilisce questi punteggi? Il compito di stilare la classifica delle società e dei paesi più affidabili spetta alle agenzie di rating, enti indipendenti che promettono giudizi oggettivi e imparziali. Le più famose sono Moody’s, Standard&Poor’s e Fitch Ratings e ciascuna utilizza un sistema di punteggio diverso.
La prima agenzia che ha gettato le basi del significato di rating è Moody’s che nel 1909 ha emesso la prima classifica pubblica per le obbligazioni in commercio. Tuttavia il metodo di giudizio dell’agenzia venne effettivamente preso in considerazione dagli investitori solo dopo il 1936, anno in cui venne impedito per legge alle banche statunitensi di investire in obbligazioni speculative ovvero quelle con un basso rating.
Moody’s utilizza le lettere per esprimere il rating, nello specifico (in ordine decrescente): Aaa, Aa, A, Baa, Ba, B, Caa, Ca, C.
La Fitch Ratings venne fondata nel 1913 a opera di John Knowles Fitch. L’agenzia forniva statistiche finanziarie per l’industria degli investimenti attraverso “The Fitch Stock and Bond Manual” e “The Fitch Bond Book”. Nel 1924 Fitch sviluppò e introdusse il sistema di rating da AAA a D, che è diventato il riferimento per i rating di tutto il settore.
Il punteggio Fitch oggi espresso con (in ordine decrescente): AAA, AA+, AA, AA-, A+, A-, BB+, BBB, BBB-, BB+, BB, BB-, B+, B, B-, CCC, CC, C, D.
Per completare il discorso su cos’è il rating e il suo significato, non possiamo non citare un’altra fondamentale agenzia di rating, ovvero Standard&Poor’s. Nel 1860 pubblicò un documento fondamentale per la storia delle valutazioni del credito ovvero l’ “History of Railroads and Canals in the United States”, un resoconto di tutte le informazioni finanziarie delle compagnie ferroviarie statunitensi.
Il punteggio Standard&Poor’s si articola in AAA, AA+, AA, AA-, A+, A-, BB+, BBB, BBB-, BB+, BB, BB-, B+, B, B-, CCC+, CCC, CCC-, D.
Dopo BB+, Ba, BB+ rispettivamente per Moody’s, Fitch e Standard&Poor’s, troviamo gli investimenti più rischiosi e allo stesso tempo più redditizi.
Cosa valuta il rating
Per comprendere a fondo cos’è il rating e il suo significato, bisogna considerare anche i criteri che vengono utilizzati per stabilire i punteggi. Le agenzie di rating infatti di un ente o una nazione considerano:
La solidità finanziaria;
La capacità di generare liquidità;
La posizione e le prospettive di mercato;
La stabilità politica;
La storia dei pagamenti, comprese eventuali inadempienze;
L’ammontare del debito attuale e le tipologie;
La lista si allunga sulla base dell’organizzazione in valutazione. È importante considerare che i rating non sono mai statici ma cambiano sulla base dei dati aggiornati e degli eventi, gli enti devono impegnarsi a mantenere un punteggio elevato.
Il rating: tanto temuto e tanto criticato
Nonostante il rating sia ampiamente utilizzato nel mercato finanziario, non mancano le critiche al sistema di punteggi. La più comune riguarda l’imparzialità delle agenzie, che potrebbero essere influenzate da conflitti di interesse o pressioni esterne. Soprattutto dopo quello che è successo nella crisi finanziaria del 2008 in cui alcune realtà valutate con un punteggio elevato si sono rivelate insolventi e instabili.
In senso lato il significato di rating è quello di stabilire il rischio degli investimenti. Il lavoro delle agenzie di rating si dimostra utile per gli investitori che devono decidere come impiegare i propri fondi, e “temuto” per le società e gli Stati che devono soddisfare criteri stringenti per essere considerati credibili e attrarre finanziatori.
Che succede al debito pubblico degli Stati Uniti? Quali le possibili conseguenze del default USA?
Quali sarebbero le conseguenze del default USA? La domanda è più che lecita ora che gli Stati Uniti si stanno pericolosamente avvicinando alla “data X” in cui il governo non potrà più pagare i propri debiti, e Repubblicani e Democratici non riescono a trovare un compromesso per risolvere la situazione del debito pubblico. Capire che succede in situazioni come queste è fondamentale per anticipare (per quanto possibile) le conseguenze di un default come quello che stanno rischiando ora gli USA e che sta tenendo tutti con il fiato sospeso.
Default USA: che succede?
Prima di approfondire le possibili conseguenze del default USA, ripercorriamo cosa sta succedendo al debito pubblico statunitense e gli eventi che hanno portato alla tensione degli ultimi giorni.
Il primo nome da tenere presente in questa vicenda è quello di Janet Yellen, la segretaria del Tesoro. Quest’ultima lo scorso gennaio aveva annunciato che il tetto del debito pubblico a 31.400 miliardi era stato raggiuntoe che per soddisfare gli obblighi sarebbero servite misure straordinarie. La segretaria nelle ultime settimane ha rinnovato la preoccupazione sostenendo che gli Stati Uniti non saranno più in grado di pagare i propri debiti già a partire dal 1° giugno. Cosa che ha messo in allarme molti sulle conseguenze del default USA. In poche parole, da gennaio lo Stato non può più spendere un dollaro per finanziare spese pubbliche.
Il “tetto del debito” infatti è uno strumento di controllo delle finanze statunitensi creato nel 1917 e fissato per legge, indica fino a che punto lo Stato può indebitarsi.
Le opzioni per scongiurare il default USA e le sue conseguenze
Ciò che succede attualmente al debito pubblico statunitense si può spiegare semplicemente con “le uscite sono più alte delle entrate”. Per rientrare nei limiti stabiliti e scongiurare il rischio default USA e le sue conseguenze, le opzioni sono aumentare le tasse, diminuire le spese o alzare il tetto del debito. E su questo punto si scontrano le due principali forze politiche del paese. Se i Democratici non intendono tagliare le spese che erano già state stanziate, i Repubblicani non accettano l’aumento delle tasse.
I rappresentanti del dibattito sono il presidente Joe Biden e Kevin McCarthy, il presidente della Camera dei Rappresentanti che fa il portavoce dei Repubblicani. Che non sono ancora arrivati ad un accordo su come pagare i debiti della nazione. Biden durante la conferenza conclusiva del G7 di Hiroshima ha pubblicamente rifiutato una delle proposte repubblicane per recuperare un po’ di fondi ovvero la sospensione del tax-loss harvesting per i trader crypto.
Il presidente Biden potrebbe però giocarsi la carta del 14° emendamento che è stato ratificato nel 1869 secondo cui “la validità del debito pubblico degli Stati Uniti, autorizzato dalla legge, compresi i debiti contratti per il pagamento di pensioni e di indennità per i servizi resi nel reprimere l’insurrezione o la ribellione, non può essere messa in discussione”. E alzare il tetto del debito da solo.
L’entità del debito pubblico è impressionante, questo “debito” è di gran parte di proprietà degli investitori singoli, dei fondi pensione, delle compagnie di assicurazione e dei governi stranieri ed è sempre stata considerata una forma di investimento sicura e fondamentale per l’economia. Se gli Stati Uniti non dovessero pagare chi detiene questo debito, la fiducia potrebbe essere persa per sempre. E questa è solo una delle tante possibili conseguenze del default USA.
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Default USA, conseguenze: che succede se il paese non paga i debiti
Le conseguenze del default USA non sono facilmente prevedibili perché il paese non è mai stato insolvente prima, solo nel 2011 si era prospettata questa possibilità e l’unico effetto era stato un declassamento del rating del credito da AAA a AA+ da parte di Standard & Poor’s.
Oggi le conseguenze del default USA potrebbero essere più gravi e “a cascata”. In primo luogo il mercato azionario perderebbe gran parte del suo valore se gli investitori fossero spaventati dall’instabilità. Sarebbero colpiti direttamente gli investimenti degli americani, i titoli scenderebbero fino a un terzo del loro valore. Secondo Moody’s Analytics, ciò cancellerebbe circa 12.000 miliardi di dollari di ricchezza delle famiglie.
Sempre secondo Moody’s il tasso di disoccupazione salirebbe al 5% con la perdita di 7.4 milioni di posti di lavoro, e l’economia si contrarrebbe di quasi mezzo punto percentuale. Questo perché inizierebbe una recessione su scala globale, al G7 Yellen ha commentato: “un’insolvenza minaccerebbe i guadagni che abbiamo ottenuto con tanta fatica negli ultimi anni nella nostra ripresa dalla pandemia. E scatenerebbe una recessione globale che ci farebbe arretrare ancora di più”.
Zillow ha stimato che i costi degli alloggi aumenterebbero del 22%, con un tasso di interesse per i mutui trentennali a tasso fisso superiore all’8%, e le vendite di case esistenti scenderebbero del 23% al loro punto più basso in caso di default del debito.
Un’altra delle più probabili conseguenze del default USA è il rallentamento o addirittura la sospensione del sistema previdenziale. Il Tesoro insomma dovrà compiere scelte difficili sui quali fatture pagare, e quali no. Attualmente circa 66 milioni di pensionati e lavoratori con disabilità ricevono delle pensioni, per un totale di 25 miliardi di dollari a settimana con una media di 1.827 dollari al mese di contributo a persona. Verrebbero intaccati anche i sostegni ai veterani e alle famiglie dei superstiti.
Infine le conseguenze del default USA non rimarrebbero solo in casa, ma potrebbero altresì espandersi oltreoceano soprattutto perché il sistema finanziario globale dipende dalla stabilità del dollaro. Sono particolarmente a rischio i paesi che detengono i Buoni del Tesoro americani, come Giappone, Cina e Regno Unito.
Alcuni analisti sostengono che gli Stati Uniti riusciranno a cavarsela fino alla metà di giugno, le tasse dei contribuenti potrebbero far slittare la “data X” alla fine dell’estate. Nel frattempo rimangono aperte tutte le previsioni sulle conseguenze del default USA, che rimangono comunque molto negative.
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Il significato di “anno sabbatico” e come finanziare un periodo di pausa senza entrate economiche
Il significato di anno sabbatico rimanda alla parola ebraica “shabbat” che significa “riposo”. Nella tradizione infatti lo shabbat è il giorno di riposo settimanale che cade ogni sabato, durante il quale gli ebrei si astengono dal lavoro e dedicano il tempo alla preghiera, alla famiglia e alla riflessione.
Oggi questa espressione indica un periodo di pausa dal lavoro o dallo studio sempre più popolare tra coloro che desiderano fare esperienze fuori dall’ordinario e scoprire nuove passioni. Dietro al significato di anno sabbatico però è sottintesa l’idea che per un anno intero non ci siano entrate economiche, per questo in molti sono preoccupati dai costi associati. In questo articolo, esploreremo non soltanto il significato di anno sabbatico, ma anche e soprattutto alcune idee su come finanziarlo.
Anno sabbatico: significato e definizione
Come già anticipato, il significato di anno sabbatico risiede nel concetto di pausa dalle attività quotidiane. Esso può durare effettivamente un anno, ma in molti scelgono di fermarsi solo per qualche mese. Il motivo principale per cui le persone decidono di fare un anno sabbatico è quello di fare nuove esperienze di vita come ad esempio viaggiare, partecipare a corsi di formazione all’estero per imparare una nuova lingua o fare volontariato. In molti lo scelgono per ridurre lo stress, approfondire la conoscenza di se stessi e del mondo che ci circonda. In generale il profondo significato di anno sabbatico è prendersi tempo per i propri interessi, mettendo da parte per un momento la carriera.
Pianificare l’anno sabbatico
Se sei un lavoratore o una lavoratrice, prima di pianificare un anno sabbatico è essenziale assicurarsi di poterlo fare. Non tutti i posti di lavoro infatti garantiscono questo benefit chiamato anche “aspettativa”. Se hai la possibilità di prenderti un anno sabbatico devi poi concordare la durata e verificare se si tratta di un’aspettativa retribuita o meno. Se puoi vai incontro alle esigenze della tua azienda, decidendo insieme quale potrebbe essere il momento migliore.
Se il significato di anno sabbatico ti ha conquistato e hai preso la tua decisione di partire per quest’avventura, segui questi passaggi:
Definisci gli obiettivi: cosa vorresti ottenere o realizzare nel tuo anno sabbatico? Viaggiare, acquisite competenze o semplicemente prenderti una pausa dal lavoro?
Scegli la destinazione: dopo aver definito gli obiettivi, è importante scegliere la destinazione, quella che sarà casa tua per un anno. Preferisci viaggiare in un luogo specifico o esplorare diverse destinazioni?
Valuta i costi: una volta scelta la destinazione, è importante valutare i costi associati come quelli di alloggio, di trasporto, di cibo e di svago.
Crea un budget: sulla base dei costi valutati, è importante creare un budget per tenere traccia delle spese e gestire il denaro in modo efficace.
Come finanziare l’anno sabbatico?
Come abbiamo visto, nel significato di anno sabbatico è intrinseca una particolare gestione delle spese. Finanziare un periodo di pausa può essere costoso, ma puoi considerare diverse opzioni:
Risparmio anticipato: una delle opzioni più comuni per finanziare un anno sabbatico è quella di risparmiare denaro in anticipo magari adottando qualche trucco per arrotondare lo stipendio. Ciò richiede una pianificazione a lungo termine e la capacità di mettere da parte una somma significativa di denaro che possa coprire le spese quando non hai una retribuzione.
Prestito personale: un’altra opzione è quella di ottenere un prestito personale. Prima di prendere questa decisione, è importante valutare attentamente la propria capacità di rimborso e le condizioni di tasso di interesse. Tuttavia, se si dispone di un buon punteggio di credito, si potrebbe ottenere un tasso relativamente basso.
Programmi di scambio culturale: i programmi di scambio culturale possono offrire un’opportunità per finanziare un anno sabbatico. In alcuni casi, questi programmi possono coprire i costi di alloggio e pasti in cambio del lavoro volontario o dell’insegnamento di una lingua straniera.
Lavoro freelance e remoto: se si dispone di competenze o esperienze che possono essere utilizzate in modalità freelance o lavoro remoto, si potrebbe considerare di lavorare un po’ durante l’anno sabbatico. Questa potrebbe essere un’opzione per mantenere una fonte di reddito durante il periodo di pausa.
Lavoro part-time: con lavori stagionali o contratti a breve termine si potrebbe lavorare in maniera ridotta e guadagnare l’indispensabile.
Crowdfunding: se vuoi prenderti un anno sabbatico per un progetto artistico, culturale o umanitario puoi considerare anche un crowdfunding, ovvero una raccolta fondi, da promuovere tra amici, familiari o sconosciuti.
In sintesi, il significato di anno sabbatico è quello di un’esperienza gratificante e arricchente. Prendersi una pausa dal lavoro o dagli studi richiede una pianificazione accurata e una conoscenza delle proprie opzioni di finanziamento. Dove la strategia di risparmiare dei fondi è quella più efficace e immediata. Se stai considerando l’idea di prenderti un anno sabbatico hai mai pensato di finanziarlo in criptovalute? Con il nuovo Salvadanaio puoi mettere da parte Bitcoin e altre monete digitali.
Come leggere la busta paga? Ecco la guida per interpretare il documento che ricevi ogni mese il tuo datore di lavoro
Sai come leggere la tua busta paga o ti sembra solo una accozzaglia di numeri e acronimi incomprensibili? Saper interpretare il documento che, ogni mese, ricevi dal tuo datore di lavoro è importante per gestire in modo efficace le proprie finanze e per capire dove finisce il denaro che viene trattenuto dallo stipendio netto. Se non sai da dove iniziare leggi questa guida. Scoprirai come leggere la busta paga e quali sono le voci più importanti del documento.
Come leggere la busta paga: le voci principali
Per sapere come leggere la busta paga è necessario conoscere le sue sezioni principali. Per convezione essa si divide in tre parti e ognuna di queste contiene informazioni di diverso tipo. Nella prima parte della busta paga troviamo i dati del dipendente e dell’azienda per la quale lavora, mentre nella seconda tutte le voci relative alla retribuzione. Infine nell’ultima sezione troverai i dati previdenziali, i contributi che versa mensilmente, le detrazioni fiscali e il trattamento di fine rapporto (TFR).
Vediamo ora nel dettaglio tutte le informazioni contenute in ciascuna sezione e impariamo dunque come leggere la busta paga.
Intestazione: i dati del lavoratore e dell’azienda
La prima parte di questa guida su come leggere la busta paga si concentra sull’intestazione del documento che contiene le informazioni del lavoratore e dell’impresa per cui lavora. Leggendo la busta paga dall’alto verso il basso ci troveremo davanti, in ordine:
Il mese di retribuzione, ossia la mensilità per la quale viene erogato lo stipendio al lavoratore;
I dati dell’azienda, in particolare il ovvero il codice identificativo univoco e il numero di posizione INAIL e INPS;
Nome, cognome e posizione INAIL e INPS del lavoratore;
Numero di matricola aziendale;
Data di assunzione;
Tipo di CCNL “Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro”: il documento che determina i parametri che influenzano il calcolo dello stipendio del lavoratore. Ogni settore o categoria professionale ha il suo CCNL;
Qualifica o funzione lavorativa;
Mansione;
La paga base (o minimo tabellare) che è determinata dal contratto collettivo in base alla categoria, alla qualifica del lavoratore e agli scatti di anzianità.
Corpo: retribuzione effettiva
Nella seconda sezione della busta paga sono riportate varie voci riguardo allo stipendio percepito dal lavoratore, ovvero la retribuzione effettiva.
In questa sezione compaiono in ordine:
Le ore ordinarie lavorate;
I premi ricevuti;
Le ore di straordinari;
Le indennità, ovvero: i giorni di ferie goduti, i permessi, le festività, le ore passate in malattia, eventuali infortuni o maternità;
In periodi particolari possono essere riportate anche la tredicesima o la quattordicesima, eventuali anticipi del TFR o premi di produttività “speciali”;
Parte finale: riepilogo contributi
Un ultimo sforzo e saprai come leggere la tua busta paga per intero. L’ultima sezione è riservata alle voci che “trasformano” la retribuzione lorda del lavoratore nello stipendio nettoche poi effettivamente percepisce alla fine del mese.
Nell’ultima parte della busta paga compaiono:
I contributi previdenziali e assistenziali che in parte il lavoratore e in parte il datore di lavoratore devono obbligatoriamente versare all’INPS e all’INAIL per la pensione di vecchiaia, invalidità, cassa integrazione e maternità;
L’imponibile fiscale: ovvero la parte dello stipendio che verrà tassata;
Le detrazioni fiscali: agevolazioni che riducono le imposte che un lavoratore deve pagare. Esistono diverse detrazioni fiscali comuni, come ad esempio quelle per i figli a carico, le spese mediche, l’acquisto di una casa o le spese per l’istruzione;
Le addizionali IRPEF, quote tributarie aggiuntive applicate a livello comunale e regionale;
Il TFR (Trattamento di Fine Rapporto) e la sua tassazione;
Lo stipendio netto, ovvero la somma di denaro che viene effettivamente percepita dal lavoratore dipendente e versata sul conto corrente.
Speriamo che questa guida su come leggere la busta paga ti sia stata utile. Puoi metterti e metterci alla prova recuperando l’ultima che hai ricevuto e provando ad interpretarla.
Le ultime news sulle criptovalute e la loro regolamentazione vengono dal G7 appena concluso ad Hiroshima
Non sono mancate le news sul fronte criptovalute al G7 di Hiroshima. Durante la 49° edizione del summit, i leader politici di Italia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti hanno discusso ed elaborato propositi su vari temi come il conflitto in Ucraina, la resilienza economica, la sicurezza alimentare, il disarmo nucleare ma anche delle sfide della nuova finanza digitale. Ma cosa è successo davvero e in che modo l’evento ha puntato i riflettori sul mondo crypto? Le ultime news sulle criptovalute provenienti dal G7 hanno suscitato immediatamente l’attenzione di tutti gli interessati.
Criptovalute news: il G7 sostiene le CBDC
La prima tra le news sulle criptovalute e la loro regolamentazione riguarda l’appoggio che i membri del G7 hanno dato alle Central Bank Digital Currency, ovvero le monete digitali emesse dalle banche centrali come l’euro digitale a cui sta già lavorando la BCE. Altra questione al centro dei dibattiti è stata il tracciamento e la regolazione delle transazioni in criptovalute, chiamando in causa la “trave rule” che già nel 2019 la Financial Action Task Force (FATF) proponeva di applicare ai crypto asset. Secondo questa regola gli istituti finanziari che elaborano transazioni crypto superiori ai 3.000 dollari dovrebbero tenere traccia di nome, indirizzo e informazioni sul conto.
News sulla regolamentazione che arriva poco dopo che il Consiglio europeo ha approvato il MiCA che impone ai fornitori dei servizi crypto, i “crypto-asset service provider” (CASP), di raccogliere informazioni sui trasferimenti di criptovalute di qualsiasi importo per garantire la tracciabilità e identificare le transazioni sospette. Il tutto nell’ottica di rafforzare le norme dell’Unione Europea contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo.
Il Regno Unito, un po’ controcorrente, ha raccomandato invece di regolamentare il trading di criptovalute come se fosse gioco d’azzardo a causa dei rischi intrinseci connessi per i consumatori.
Per riassumere le news sulle criptovalute provenienti dal G7, si può dire che i paesi del summit si stanno impegnando a fornire standard internazionali per l’innovazione sia delle crypto e dei digital asset, che per l’intelligenza artificiale.
Il discorso di Biden sulle crypto
Per il settore delle criptovalute, le news sono continuate con il discorso di chiusura del G7 pronunciato da Joe Biden. In questa occasione il presidente degli Stati Uniti ha espresso la sua opposizione alla proposta dei Repubblicani di sospendere il tax-loss harvesting per i trader crypto come uno dei tentativi di riduzione del deficit dello Stato. In poche parole si tratterebbe di attuare una “scappatoia fiscale”, meccanismo già applicato agli azionisti: l’idea è quella di vendere gli investimenti che hanno subito perdite per ridurre l’imponibile fiscale e compensare le plusvalenze di altri investimenti.
Biden è stato molto fermo nella sua posizione: “non accetterò un accordo che protegge i ricchi imbroglioni fiscali e i trader di criptovalute mettendo a rischio l’assistenza alimentare per quasi cento — scusate — quasi un milione di americani”.
BREAKING: President Joe Biden speaking on the final day of the G7 summit
"I'm not going to agree to a deal that protects wealthy tax cheats and crypto traders while putting food assistants at risk."https://t.co/q2ATjj9RFh
Le ultime news sulle criptovalute giunte dal G7 hanno prospettato un futuro all’insegna di grandi e movimentate discussioni, tutte volte a determinare delle regole comuni.