Come risparmiare soldi: la sfida delle 52 settimane

Come risparmiare soldi: la sfida delle 52 settimane

Non sai come risparmiare soldi per un telefono nuovo o per un viaggio in Spagna? Qui ti proponiamo un super metodo per realizzare i tuoi desideri

Se non sai proprio come risparmiare soldi in modo da avere del budget extra e toglierti qualche sfizio, non sei l’unico e ti capiamo perfettamente. Risparmiare è faticoso, necessita di una buona disciplina e implica molti sacrifici. Tuttavia esistono dei metodi che potrebbero alleviare questo sforzo: uno di questi è la sfida delle 52 settimane, che ti consente di mettere da parte una bella cifra senza quasi accorgertene. Qui ti spieghiamo in cosa consiste.

Come risparmiare soldi in 52 settimane: perché mettersi in gioco  

Partendo dal presupposto che risparmiare è fondamentale e andrebbe fatto a prescindere, iniziare a mettere da parte i soldi con questa challenge conviene perché lo sforzo percepito è minimo rispetto al risultato finale. Questo perché la 52-week money challenge ha la sua forza nel porre l’obiettivo a un anno di distanza, così da permetterti di risparmiare con calma senza stravolgere il tuo stile di vita.

Adesso immagina di passare di fronte alla vetrina di un negozio di musica, vedere una bellissima chitarra Fender Stratocaster e innamorartene: la vuoi a tutti i costi. Entri e chiedi informazioni. Il prezzo? 1.149€. Tanti soldi, ma quella chitarra deve essere tua in tre mesi al massimo. Ciò significa rinunciare a circa 400€ al mese di spese varie. Tre mesi senza cene al ristorante, con venerdì e sabati sera in spending review. Se invece i mesi fossero dodici? Dovresti risparmiare solo 100€ al mese, una cifra molto meno impattante sulla tua vita e, di conseguenza, sullo sforzo percepito. 

La sfida delle 52 settimane ti spiega come accumulare denaro senza rendertene conto

Abbiamo visto che, logicamente, risparmiare 1.149€ in dodici mesi è molto meno faticoso che farlo in tre. Naturalmente, il metodo delle 52 settimane non è concepito per gli acquisti di impulso, proprio perché presuppone una finestra temporale molto ampia. Meglio così, dato che gli acquisti di impulso, come abbiamo evidenziato in questo articolo, sono nemici delle strategie di risparmio. La challenge delle 52 settimane si basa quindi su un intervallo di tempo di dodici mesi, ma si spinge oltre dal momento che frammenta ulteriormente il periodo di risparmio: pensala come un pagamento anticipato in 52 comode rate. 

Il principio che regola questo metodo è tanto semplice quanto efficace: si tratta di mettere via la quantità di denaro equivalente al numero della settimana in cui ci si trova. Nella pratica vuol dire che la prima settimana – la settimana numero uno – metterai da parte 1€, la seconda 2€, la terza 3€ fino all’ultima, la numero 52, dove inserirai 52€ in questo speciale salvadanaio. Alla fine, ti ritroverai con 1.378€ da spendere. L’ultimo mese potrebbe essere quello più faticoso, perché prevede un risparmio di circa 200€, ma se fai coincidere il primo giorno della sfida col primo gennaio, potresti contare sul bonus della tredicesima (o sulle buste di Natale di zia e nonna). Poi nulla ti vieta di adattare la sfida alle tue esigenze: potresti voler cominciare dalla settimana 52 per levarti subito la parte più impegnativa, o raddoppiare l’importo settimanale per arrivare con 2.756€ o anche ridurre le settimane in base al tuo obiettivo di risparmio. Insomma, questo sistema dà libero sfogo alla fantasia e ti offre la possibilità di allenarti a risparmiare in modo delicato e poco impattante. 

Una volta capito come risparmiare i soldi, è il momento di farli fruttare

Molto bene, sono passate 52 settimane, adesso possiedi una Fender Stratocaster nuova di zecca. Senza accorgertene, hai anche sbloccato una nuova skill: il vantaggio secondario di questa challenge sta nell’aver perfezionato l’arte del risparmio. Ora che sei abituato a mettere i soldi da parte, potresti comprare un nuovo salvadanaio – magari più capiente – e trattenere ogni mese una parte del tuo stipendio, senza un obiettivo specifico ma per la necessità di avere a disposizione un fondo di emergenza. Il risparmio, però, deve fare i conti con un nemico invisibile che inesorabilmente riduce il valore dei tuoi soldi nel tempo: l’inflazione

Proteggersi dall’inflazione significa far fruttare i propri soldi affinché il potere d’acquisto rimanga invariato nel tempo. Facciamo un esempio classico: se dieci anni fa il caffè al bar costava 1€, oggi il prezzo medio si aggira intorno a 1,20€. Il potere d’acquisto è diminuito, perché nel 2025 il caffè costa il 20% in più o, detta in un altro modo, l’inflazione ha svalutato del 20% quella moneta da 1€. Come fare per sconfiggere questo boss finale? Se ti interessa il tema, noi di Young Platform pubblichiamo moltissimi contenuti a riguardo, come questo articolo in cui abbiamo spiegato come proteggersi dall’inflazione grazie a Bitcoin. “Se non ti occupi dell’economia, l’economia si occuperà di te”, quindi non pensarci due volte e iscriviti qui sotto per restare aggiornato/a!

Come fare soldi: oltre le promesse dei guru

Come fare soldi: oltre le promesse dei guru

Come fare i soldi? Se lo chiedono in tantissimi, da sempre: i guru di TikTok lo sanno e vendono fuffa. Qui invece troverai argomenti seri. Partiamo!

I venditori di amuleti miracolosi o metodi infallibili per diventare super ricchi esistono da sempre: l’essere umano ha il bisogno esistenziale di credere che esistano modi per ottenere il massimo risultato col minimo sforzo. Con internet, questi mercanti di aria fritta si sono moltiplicati inventandosi strategie via via più fantozziane. L’obiettivo di oggi è far crollare questi ridicoli castelli di carta e, soprattutto, fornirti alternative serie (ma più faticose) per accrescere il tuo patrimonio. Buon divertimento!

Il Fuffa Guru che ti spiega come fare soldi 

Nel 2024, l’autorevole enciclopedia Treccani ha inserito nel suo vocabolario il neologismo fuffa guru, descrivendolo come “chi, sfruttando tecniche da imbonitore, organizza e gestisce a scopo di lucro e in modo truffaldino corsi, video, seminari in rete nei quali si pubblicizzano modi facili di fare soldi”. Definizione perfetta, elegante ed estremamente realistica. Il fuffa guru è proprio questo, è un mercante di illusioni che si autocelebra come un eroe moderno. Viene dai bassifondi della società, spesso ha trascorso l’infanzia nella povertà assoluta, odiato da tutti prima e pieno di debiti poi, è un reietto destinato a restare fra i reietti. Condizione questa che il fuffa guru non è disposto ad accettare. Mosso dall’insopprimibile desiderio di ricchezza amplificato da una sete di rivalsa ancora più intensa, finalmente vede la luce: “non è questo il mio destino”, dice, “serve un cambio di mindset perché la povertà è prima di tutto uno stato mentale, non una questione di soldi”. 

Quindi il fuffa guru racconta le sue notti insonni passate a divorare libri, la sua rinuncia totale a feste, compleanni e matrimoni perché “mentre gli altri collezionavano serate, io collezionavo competenze“. Scopre segreti che la massa – il 99% – ignora, prende la pillola rossa ed esce dalla Matrix: il fuffa guru è pronto per la scalata verso il successo. Armato di questo nuovo mindset e delle conoscenze acquisite – che costituiranno il “metodo” – si vanta di essersi arricchito velocemente e in modo esponenziale. Adesso, guardando al passato, ringrazia sé stesso “per non essere stato debole e non aver mollato”. 

La fase finale è quella attuale, in cui vive nel lusso sfrenato fra Dubai e Manhattan, viaggia in jet privati e guida solo Lamborghini. Questo stile di vita è la prova tangibile che il suo metodo funziona e che chiunque, adottando il giusto mindset e seguendo i suoi consigli, è in grado di ottenere lo stesso. Pagando, ovviamente. Ma in cosa consiste questo infallibile metodo?

Fare soldi facili, velocemente e senza sforzo: the fuffa guru’s formula

Nonostante non ci sia traccia delle sue esperienze lavorative, cioè del modo con cui si è guadagnato questo ipotetico immenso capitale, il fuffa guru ha la pretesa di spiegarti come fare soldi, tanti soldi, velocemente e senza faticare. E lo fa per condividere la conoscenza, per permetterti di raggiungere la libertà. Come? Pagando centinaia – se non migliaia – di euro per poter partecipare ai suoi seminari o webinar e avere così il privilegio di poterlo ascoltare

La formula per la ricchezza si compone sempre, inevitabilmente, delle stesse side hustle. Il fuffa guru ti parla di dropshipping e ti spiega come aprire un negozio online di successo vendendo prodotti senza averli fisicamente in magazzino, con la promessa di profitti altissimi col minimo sforzo. Oppure può insegnarti nozioni “fondamentali” sull’affiliate marketing “passivo”, sistema per generare rendite passive stratosferiche in modo automatico sponsorizzando prodotti tramite link affiliati e guadagnando sulle commissioni. Un altro grande classico è il network marketing o marketing multilivello, spesso accompagnato dall’intrigante “diventa imprenditore di te stesso!”: in questo caso, il modo per fare i soldi deriverebbe dalla vendita di prodotti (cosmetici, integratori, servizi) ma soprattutto dal reclutamento di altre persone che, entrando nella tua rete, lavorerebbero per te. E come guadagnerebbero queste persone? Reclutando altre persone e così via. Suona familiare? 

Impossibile poi non citare il flipping immobiliare, che consiste nel comprare un immobile per sistemarlo e rivenderlo a un prezzo più alto, spesso in coppia con l’arbitraggio immobiliare, che invece mira ad affittare una proprietà a lungo termine e subaffittarla per rientrare dell’investimento. Ultimo ma non ultimo – rullo di tamburi – il trading online, Sacro Graal di questi mestieranti del nulla. Secondo questi giullari di corte, dedicandoci solo pochi minuti al giorno saresti in grado di guadagnare cifre astronomiche grazie a segnali infallibili e tecniche segretissime insegnate in corsi tanto esclusivi quanto costosi. Ma questi metodi sono veramente così infallibili?

Quello che i fuffa guru non ti dicono 

Quando “spiegano” come fare soldi a palate, in poco tempo e senza faticare, i fuffa guru si dimenticano sempre – che casualità! – di menzionare i lati negativi di tutte queste attività che, ricordiamo, sono legali e legittime. Il dropshipping per esempio presenta una serie di spese e costi relativi all’advertising, alla spedizione ma anche alla gestione dei fornitori e alla necessità di un servizio clienti. A questo, si aggiunge il fatto che il mercato è estremamente competitivo e il rischio di rimanere con grandi quantità di merce invenduta è molto alto. Passando all’affiliate marketing, è possibile generare rendimento passivo solo con alto traffico, quindi solo nel caso in cui un numero consistente di utenti comprino quel prodotto passando per quel preciso link: se sei un influencer con decine di migliaia di follower lo puoi fare, altrimenti è necessario costruire un’audience importante, creare contenuti di valore e investire in SEO e in pubblicità. Non proprio un’attività passiva. Il marketing multilivello poi è nient’altro che un sinonimo elegante e professionale di schema piramidale o schema Ponzi, dal momento che i guadagni si ottengono principalmente dalle new entry che reclutano altre new entry. E come ogni schema Ponzi, per definizione, è destinato a crollare.

Per quanto riguarda le side hustle relative all’immobiliare, quello che questi luminari del successo preconfezionato non ti dicono è che servono garanzie e ingenti risorse finanziarie iniziali per poter avviare qualsiasi tipo di attività in questo campo. Infine, l’attività di trading online, specialmente intraday e che contempla un utilizzo massiccio (e incosciente) della leva finanziaria, è estremamente rischiosa. Non è un mistero che la stragrande maggioranza dei trader retail (più del 90%) che si buttano a piè pari in queste operazioni perda denaro. Fare soldi col trading è possibile, ma richiede studio approfondito e grande competenza, oltre al capitale da rischiare: i segnali infallibili e le tecniche segretissime spesso sono inefficaci o vere e proprie truffe. 

Bene. Ci siamo divertiti, il fuffa guru è nudo. Ora passiamo alle cose serie.

Come fare soldi seriamente: la pazienza è la virtù dei forti

Generare delle entrate passive è possibile ma richiede tempo, pazienza e… denaro. L’affiliate marketing, ad esempio, è un sistema molto utilizzato, ma è il frutto di un lavoro precedente: come abbiamo detto, c’è bisogno di traffico per guadagnare commissioni importanti e questo si ottiene solamente dopo aver creato un prodotto valido. Fare il content creator è un mestiere proprio di questi tempi, ma richiede dedizione, sforzo, passione e competenze. Anche investire nell’immobiliare è un’attività evergreen che entusiasma gli italiani – quanto ci piace il mattone! – ma richiede disponibilità economica iniziale e supporto da parte di specialisti per analisi di mercato, consulenze legali e commerciali. In questo senso, una soluzione più “democratica” e accessibile potrebbe essere il crowdfunding immobiliare, ovvero un metodo di finanziamento collettivo in cui più persone investono insieme in progetti immobiliari per ottenere una parte dei profitti. Si divide principalmente in lending crowdfunding, che consente ai finanziatori di prestare denaro per operazioni immobiliari guadagnando un interesse; ed equity crowdfunding, in cui gli investitori acquistano quote della società, diventando soci e partecipano a utili e perdite.

Per concludere, se ci venisse chiesto come fare soldi e accrescere il proprio capitale non potremmo non menzionare gli investimenti in borsa. Attenzione: qui non si sta parlando di trading fuffaguresco, ma dell’arte dell’investimento a lungo termine. Il fondatore di Vanguard John Bogle, ad esempio, è stato un grande sostenitore dell’investimento passivo attraverso fondi indicizzati a basso costo. La sua filosofia si basava su alcuni principi chiave come ampia diversificazione, costi minimi, orizzonte temporale lungo e asset allocation calibrata in base al rischio. Ciò si traduce nel possedere per molti anni dei fondi che riflettono l’andamento del mercato (come il Total Stock Market o il Total Bond Market), tipicamente sotto forma di ETF.

Investire a lungo termine premia, lo dicono i dati

Quando ti spiegano come fare i soldi, i guru del denaro facile non parlano neanche per sbaglio degli investimenti. Partendo col mega disclaimer doverosoi rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri” (perché nessuno è in grado di prevedere il futuro), possiamo affermare che, storicamente, investire a lungo termine nel mercato azionario è stato sempre profittevole. L’S&P500, uno degli indici più famosi del mondo che rappresenta le 500 maggiori aziende quotate negli Stati Uniti, ha generato un rendimento reale medio annuo – al netto dell’inflazione – del 6.5%. Anche l’MSCI World, indice che invece include le principali società quotate a livello mondiale, ha messo a segno rendimenti reali medi annui per il 5,6%. A queste performance occorre aggiungere l’interesse composto che Albert Einstein ha definito “l’ottava meraviglia del mondo”. Concretamente, sfruttare l’interesse composto significa reinvestire i rendimenti guadagnati al fine di generare ulteriori rendimenti: si tratta dell’effetto “palla di neve” che, rotolando dal pendio, raccoglie altra neve, aumentando di volume e accelerando la sua velocità. 

Facciamo un esempio. Immaginiamo che un guru di TikTok, per spiegarti come fare i soldi col dropshipping, ti chieda 50€ per la lezione introduttiva, 500€ per il corso base completo e 2500€ per il corso avanzato. Totale: 3050€. Funzionerà? Non funzionerà? Chi lo sa. Ora immaginiamo di investire la stessa cifra nell’S&P500 per 20 anni: in base allo storico e reinvestendo i profitti, alla fine del periodo potresti ritrovarti con circa 10.500€. È chiaro che in nessuno dei due casi è possibile prevedere con esattezza il risultato finale. Tuttavia se nel caso dell’S&P500 abbiamo quasi 70 anni di dati storici e di letteratura accademica su cui basarci per prendere delle decisioni, nel caso del guru di Tik Tok il massimo a cui possiamo aspirare è un profilo gonfiato da follower finti e da auto noleggiate in giornata

La strada per fare i soldi è lunga e tortuosa e i guru lo sanno

Capire come fare un mucchio di soldi senza aspettare né faticare, come abbiamo detto, è un desiderio umano e comprensibile. Anche chi vende queste finte chiavi per la felicità non fa altro che cercare modi creativi – per non dire fraudolenti – per raggiungere questo obiettivo. Pensateci: per quale assurdo motivo una persona che viaggia in jet privati, guida solo Lamborghini e mangia solo tartare di manzo Kobe dovrebbe perdere tempo dietro a lunghi seminari e call 1to1? Per “diversificare”? O ancora, per “aiutare l’umanità”? O magari perché il vero metodo per diventare ricchi senza sforzo siete voi che comprate il corso? A voi le risposte.

Da parte nostra, anziché scommettere su figure poco attendibili incontrate sul web, è preferibile rimboccarsi le maniche, studiare e valutare alternative più realistiche e legittime, come possono essere gli investimenti in borsa a lungo termine. Se ti interessa l’argomento, noi di Young Platform pubblichiamo spesso contenuti di questo tipo, come il perché investire in Bitcoin a lungo termine. Iscriviti qui sotto e resta aggiornata/o!

Come si calcola la tredicesima? La guida

Come si calcola la tredicesima? La guida

Se ti chiedi come si calcola la tredicesima, in questo breve articolo troverai una guida con tutte le informazioni necessarie. Scopri i dettagli! 

Come calcolare la tredicesima è una domanda che si pongono in tantissimi, dal momento che si tratta di una mensilità aggiuntiva erogata ogni anno ai lavoratori dipendenti e ai pensionati. Dato che è un po’ come uno stipendio ”extra” che viene versato nel mese dicembre, molti la considerano un regalo di Natale. Se vuoi sapere come capire quanto ti spetta, continua a leggere!

Cosa da sapere per capire come calcolare la tredicesima

Come anticipato, la tredicesima è una retribuzione che si aggiunge alle 12 mensilità e viene corrisposta a tutti i lavoratori dipendenti con CCNL (Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro) e ai pensionati. Si matura in modo proporzionale sulla base dei mesi lavorati nel corso dell’anno, anche in caso di assenze retribuite come ferie, malattia, infortunio, cassa integrazione o maternità. 

Se sei un lavoratore part-time, per calcolare la tredicesima devi sapere che questa mensilità extra matura in base alle ore lavorate durante l’anno, sempre in modo proporzionale: se il tuo contratto prevede 20 ore di lavoro settimanali, la tredicesima corrisponde al 50% di quanto previsto dal relativo CCNL, se invece prevede 30 ore settimanali si matura il 75% e via dicendo. Questo significa che se, per esempio, svolgi un part-time a 20 ore come infermiere in un ospedale, la tua tredicesima corrisponde al 50% della tredicesima che spetta a un infermiere che invece lavora a tempo pieno. 

È importante ricordare che nel calcolo proporzionale – sia in caso di full che di part-time – non sono considerate le ore di lavoro straordinario, le ferie non godute e i casi di aspettativa, cioè di sospensione dal lavoro per motivi familiari, di salute, di studio o formazione e simili. 

Come si calcola la tredicesima? La formula

La formula per capire come calcolare la tredicesima è molto semplice, sia per i lavoratori dipendenti sia per i pensionati. Per capire a quanto equivale questa mensilità extra lorda, è necessario moltiplicare lo stipendio lordo mensile per il numero di mesi lavorati e dividere questo numero per 12. Quindi, tornando all’infermiere, se lo stipendio lordo mensile è di 1.900€, sarà necessario moltiplicare questa cifra per il numero di mesi lavorati e dividerla per 12: qualora i mesi lavorati siano 12, il calcolo è semplicissimo e si può anche non fare. Se invece i mesi lavorati sono di meno di 12, per esempio 10, la tredicesima lorda corrisponderà a 1.583€. Nel caso in cui il contratto fosse un part-time a 20 ore settimanali, questa cifra andrebbe ulteriormente divisa per due, poiché equivalente al 50%, e sarebbe di circa 790€. 

Stipendio extra… o forse no?

Sebbene, come abbiamo detto, sia una mensilità aggiuntiva che si riceve a fine anno, nel capire come si calcola la tredicesima devi sapere che l’importo netto che ti spetta è inferiore rispetto allo stipendio che di solito prendi. Questo perchè la tredicesima è più tassata: l’IRPEF (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche) applicato in questo caso è più alto di quello calcolato sulla busta paga, dato che non sono previste le detrazioni fiscali che solitamente “alleggeriscono” questa tassa sul reddito. 
Capire come si calcola la tredicesima è importante perché è importante essere consapevoli delle tasse che si pagano e di quello che invece deve rientrare in tasca. Restare aggiornati su cosa succede nel mondo è importante, iscriviti a Young Platform e non perderti le notizie fondamentali!

Riunione BCE Aprile 2025: i risultati

Riunione BCE Aprile 2025: i risultati

La BCE si è riunita il 17 aprile per decidere le politiche monetarie dell’Eurozona: cosa è successo ai tassi di interesse? Qui i risultati

La riunione della Banca Centrale Europea di Mercoledì 17 aprile 2025 ha visto i ventisei membri del Consiglio Direttivo riunirsi per discutere, tra le altre cose, in merito alle politiche monetarie dell’Eurozona. Sul tavolo, le decisioni relative al taglio dei tassi di interesse, complicate dai recenti annunci di Donald Trump sui dazi. Quali sono i risultati?

Riunione della BCE: qual è il contesto economico?

La terza riunione della BCE nel 2025 è avvenuta in uno scenario economico profondamente delicato e complicato dai recenti dazi annunciati da Donald Trump (e dall’ancora più recente pausa): i mercati sono in una fase di forte turbolenza e l’incertezza economica domina le istituzioni del Vecchio Continente. I temi principali hanno riguardato soprattutto la crescita economica, fortemente condizionata dalle tariffe doganali, e la spinta deflazionistica che queste ultime potrebbero generare. Vediamo nel dettaglio cosa si è deciso.

La BCE taglia i tassi di interesse

Mercoledì 17 aprile, Francoforte. Il Consiglio Direttivo della Banca Centrale Europea ha comunicato la sua decisione in materia di politica monetaria per l’area euro. Come atteso dalla maggioranza degli analisti, la BCE ha deciso di tagliare i suoi tre tassi di interesse chiave. Di conseguenza, il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principali scende al 2.40%, il tasso sulla marginal lending facility al 2.65% e il tasso sui depositi presso la banca centrale al 2.25% con effetto dal 23 aprile 2025.

Le motivazioni dietro la scelta

La BCE ha spiegato che la decisione è stata guidata dal fatto che il processo di disinflazione è in linea con le aspettative: l’inflazione nell’area euro è prevista attestarsi intorno all’obiettivo del 2% a medio termine fissato dal Consiglio direttivo su base duratura. L’economia dell’Eurozona ha mostrato resilienza nei confronti dei recenti shock che hanno colpito il mercato globale, anche se l’outlook futuro è ovviamente peggiorato proprio a causa della guerra commerciale e dei dazi

Prospettive Future:

Il taglio dei tassi di interesse è una misura di politica economica espansiva che ha l’obiettivo di sostenere la crescita abbassando il costo del denaro: le imprese possono chiedere prestiti più facilmente, producono più ricchezza e l’economia ne beneficia. Quando il denaro costa meno anche i mercati azionari ne traggono vantaggio, dal momento che i tassi bassi stimolano la circolazione del capitale: da un lato le imprese chiedono più facilmente i soldi in prestito, hanno più margine per operazioni finanziarie, acquisizioni ed espansioni. Così incrementano i potenziali guadagni e con essi la probabilità che il prezzo delle azioni salga.

Dall’altro gli investitori si spostano da titoli più stabili ma meno profittevoli, come le obbligazioni, ad asset finanziari più rischiosi con ritorni potenziali più alti. In questa seconda seconda categoria rientrano le azioni e i relativi indici, ma anche le criptovalute.

Con questa riunione, la BCE conferma la traiettoria

La riunione della BCE di aprile 2025 ha decretato il taglio dei tassi di interesse di 25 punti base. La lotta all’inflazione mostra progressi e la Banca Centrale segnala un cauto ottimismo e con questa decisione conferma la sua traiettoria futura. Le prossime settimane saranno fondamentali per capire se i dati confermeranno lo scenario attuale e quale sarà la prossima mossa dell’Eurotower: la prossima riunione di politica monetaria è prevista per il 4 Giugno 2025. Iscriviti a Young Platform e resta aggiornata/o sulle cose importanti!

Investimenti con intelligenza artificiale: il futuro della finanza?

Investimenti con IA: il futuro della finanza?

L’intelligenza artificiale per investire in borsa è un trend da monitorare con attenzione: che applicazioni ha? È il futuro della finanza? 

Sempre più attori finanziari utilizzano l’intelligenza artificiale per investire in borsa: l’integrazione di sistemi e algoritmi basati su IA nella gestione del portafoglio e nel trading è una tendenza che merita di essere approfondita. In questo articolo troverai tutti i dettagli relativi all’implementazione dell’intelligenza artificiale negli investimenti. Buona lettura!

Perché investire con l’intelligenza artificiale? 

Come ha dimostrato lo psicologo ed economista Herbert Simon, l’individuo non prende mai decisioni totalmente razionali perché possiede una razionalità limitata da numerosi fattori: la quantità di informazioni che ha a disposizione, i limiti cognitivi della sua mente e il tempo a disposizione non consentono un processo decisionale pienamente razionale e imparziale. Nel mondo della finanza poi, dove le decisioni dei singoli hanno un peso notevole, la fretta e l’emotività spesso influenzano le operazioni di acquisto e di vendita. Ti sarà capitato di comprare in preda alla FOMO o di vendere perché il mercato crollava? L’intelligenza artificiale in questo senso aiuta a mitigare il fattore umano poiché per definizione non presenta quei limiti strutturali che Simon attribuiva alla nostra mente.  

Come vedremo, l’intelligenza artificiale può essere un aiuto fondamentale per gli operatori finanziari in vari modi, dall’elaborazione di enormi moli di dati alla gestione del rischio, dalla composizione del portafoglio alla automazione del trading. Naturalmente, non è tutto oro quel che luccica: come vedremo più avanti nell’articolo, una strategia di investimento non può essere totalmente fondata sull’IA. Ma andiamo per gradi.

Come utilizzare l’IA per investire in borsa?

Integrare l’intelligenza artificiale negli investimenti significa avvalersi di una tecnologia che mette insieme l’analisi finanziaria e la data science col machine learning. Ciò vuol dire utilizzare un sistema capace di esaminare un numero sterminato di dati finanziari e quindi di individuare pattern e correlazioni ricorrenti. L’intelligenza artificiale, infatti, è in grado di analizzare ed elaborare tanto i dati quantitativi come bilanci, movimenti dei prezzi e volumi di scambio, quanto i dati qualitativi, come immagini, testi e sentiment sui social media. 

In questo modo, riesce a delineare un quadro complessivo più ampio e fornire una panoramica più completa. L’intelligenza artificiale permette anche di esaminare centinaia di aziende quotate in tempo reale, tramite software finanziari specifici come AlphaSense, Kensho o Watson di IBM. Chiaramente, i primi a sfruttare questa innovazione sono stati i colossi della finanza come hedge fund o società di asset management, ma al giorno d’oggi investire in borsa con l’intelligenza artificiale non è più un’esclusiva dei grandi player, più avanti vedremo come. Ma quindi, come si applica l’IA nella finanza?

Intelligenza artificiale e investimenti: i casi d’uso

Come abbiamo anticipato, l’intelligenza artificiale ha un impatto concreto sulle strategie finanziarie, dal momento che facilita e ottimizza processi che altrimenti richiederebbero un tempo considerevole, oltre a ridurre l’impatto della fretta e delle emozioni nel processo di decision making. Prendiamo ora in esame funzionalità specifiche che rendono la sinergia tra l’intelligenza artificiale e investimenti interessante:

Analisi predittiva e previsione dei prezzi

Quando si parla di investimenti con intelligenza artificiale, questa è una delle funzioni più ricercate. I sistemi di IA, come abbiamo anticipato, sono in grado di analizzare grandi volumi di dati quantitativi e qualitativi – dall’analisi fondamentale delle aziende ai post sui social –  e riescono ad individuare pattern complessi che potrebbero sfuggire all’occhio umano o agli algoritmi statistici tradizionali. L’obiettivo è naturalmente quello di identificare correlazioni che possano indicare possibili movimenti futuri di prezzo. Nonostante la ricerca accademica abbia dimostrato l’accuratezza di questi sistemi nel predire gli scenari economici, l’intrinseca imprevedibilità dei mercati resta una variabile da considerare nelle analisi e nella presa di decisioni.  

Trading Algoritmico e High-Frequency Trading (HFT)

L’intelligenza artificiale, grazie alla sua capacità di elaborare e processare miliardi di informazioni in frazioni di secondo, viene utilizzata per lo sviluppo e l’esecuzione di strategie di trading algoritmico. Il trading algoritmico, noto anche come algo trading, è un tipo di trading che utilizza gli algoritmi per operare automaticamente in base a regole predefinite: gli algoritmi di IA possono essere addestrati per questo scopo ed eseguire operazioni finanziarie in modo ottimizzato, privilegiando l’efficienza e massimizzando la velocità. 

L’High Frequency Trading (HFT), o trading ad alta frequenza, si basa allo stesso modo su algoritmi, ma sfrutta la potenza di calcolo dell’IA per effettuare operazioni a una velocità impressionante – sotto il millesimo di secondo – per capitalizzare al massimo le micro-inefficienze di mercato come l’arbitraggio. Dal momento che per operare in questo modo servono elevate quantità di liquidità e sistemi altamente efficienti (e molto costosi), questa tecnica di trading è utilizzata quasi esclusivamente dai grandi player finanziari, come hedge fund e banche di investimento. 

Analisi del sentiment

L’emotività dei mercati è cosa nota e l’intelligenza artificiale per investire può essere veramente utile perché è in grado di fornire una sintesi del sentiment degli investitori tramite l’analisi testuale. La differenza fondamentale con gli algoritmi tradizionali di classificazione delle news riguarda proprio l’analisi profonda del contenuto: se i primi si limitano ad analisi binaria “Si/No” o “Positivo/Negativo”, l’intelligenza artificiale va in profondità e indaga su elementi di contesto come il “perché” o il “quando”, offrendo indicazioni più accurate.

Ottimizzazione del portafoglio e gestione del rischio

Investire con l’intelligenza artificiale significa anche applicare i sistemi di IA nella costruzione e nella gestione dei portafogli di investimento. Gli algoritmi di IA sono in grado di processare dati storici allo scopo di individuare asset che potrebbero rendere bene in specifiche condizioni di mercato. Una volta composto il portafoglio, i sistemi di IA possono anche monitorarlo e tracciarne le performance, suggerendo o effettuando bilanciamenti in modo dinamico a seconda degli obiettivi o delle condizioni di mercato.

Anche la gestione del rischio, definita come un processo attraverso cui si misura il rischio per sviluppare strategie per contenerlo o ridurlo, potrebbe avvalersi delle funzionalità dell’intelligenza artificiale: coi sistemi IA è possibile progettare modelli di rischio sofisticati che includono variabili macroeconomiche avverse, come potenziali conflitti tra paesi, e vulnerabilità del portafoglio, come l’eccessiva esposizione a determinati settori. Una volta individuate le criticità, la stessa IA può suggerire strategie di contenimento e riduzione di questi fattori di rischio. 

Estrazione di dati sintetici:

Grazie alla velocità di calcolo e al machine learning, l’intelligenza artificiale può creare scenari di mercato verosimili aggregando dati storici – come la bolla dot-com o la crisi del 2008 – a dati sintetici, generando modelli o portafogli ottimizzati per determinate situazioni. Un esempio: se nel 2021 avessimo chiesto a un’IA una panoramica sulle reazioni del mercato successive a un’ipotetica invasione russa dell’Ucraina (avvenuta poi nel 2022), molto probabilmente avrebbe previsto l’impennata dei prezzi delle materie prime e dell’energia, creando una strategia ad hoc.

Anche i retail possono investire in borsa con l’intelligenza artificiale

Negli ultimi anni sono nati diversi strumenti e piattaforme basati sull’intelligenza artificiale che hanno reso questa tecnologia accessibile anche al mercato retail, degli investitori individuali. Tra questi, troviamo: 

  • Robo-Advisor basati sull’IA: piattaforme di investimento automatizzate che utilizzano algoritmi per creare e gestire portafogli strutturati su questionari che riflettono le preferenze dell’investitore retail (rischio, orizzonte temporale, obiettivi). I vantaggi di questi strumenti riguardano soprattutto i costi di gestione e il capitale d’accesso, solitamente di molto inferiori rispetto alla media. Tuttavia, l’eccessiva responsabilità affidata agli algoritmi potrebbe risultare controproducente in situazioni di alta volatilità. Nello specifico, oscillazioni ampie dei prezzi potrebbero “far saltare” i criteri che gestiscono l’operatività dei Robo-advisor e indurli in errore.
  • Piattaforme di trading con IA integrata: molte piattaforme di trading hanno iniziato ad implementare funzionalità connesse all’intelligenza artificiale per investire in modo più efficiente. TrendSpider è una delle più popolari e integra analisi tecnica automatizzata e strumenti per progettare e testare strategie algoritmiche senza codice. Altri tool riguardano la generazione di segnali di trading in tempo reale o l’utilizzo del trading algoritmico
  • ETF gestiti da IA: si tratta di ETF costruiti e gestiti da algoritmi di IA. Integrano le funzioni precedentemente esposte di ottimizzazione del portafoglio e gestione del rischio, consentendo agli investitori individuali di approfittare delle potenzialità dell’intelligenza artificiale per investire in borsa. Un esempio è l’Amplify AI Powered Equity ETF (AIEQ) che analizza milioni di dati attraverso Watson di IBM
  • Analisi di sentiment e mercato con IA generativa: i chatbot che utilizziamo quotidianamente come ChatGPT possono fungere da aggregatori di notizie finanziarie ma anche da strumenti per approfondire la conoscenza della materia. Naturalmente, è necessario un fact-checking che verifichi la correttezza delle informazioni, che possono essere decontestualizzate o non aggiornate.

Non solo finanza tradizionale: IA e criptovalute

Intelligenza artificiale e criptovalute sono due mondi che hanno moltissime cose in comune e corrispondono a due delle innovazioni tecnologiche più importanti e impattanti di questi tempi. Esiste proprio un settore specifico nell’universo crypto che si dedica all’integrazione della IA con la blockchain e che prende il nome di Crypto AI. Queste criptovalute, come Render (RNDR), The Graph (GRT) e Near (NEAR), mirano a decentralizzare i servizi di intelligenza artificiale, a garantire l’autenticità delle informazioni grazie alla trasparenza della blockchain e ad aumentare la potenza di calcolo e di archiviazione dei dati. Se ti interessa l’argomento, in questo articolo trovi tutti i dettagli.

Usare l’intelligenza umana se si investe con IA

Gli strumenti che abbiamo appena visto hanno un alto potenziale nel mondo della finanza, tradizionale e decentralizzata. Tuttavia, è importante informarsi e ragionare sui vantaggi e, a maggior ragione, sugli svantaggi che derivano dall’investire con l’intelligenza artificiale: molto spesso, quando una tecnologia disruptive come l’IA entra così prepotentemente nelle nostre vite, si corre il rischio di lasciarsi affascinare e cadere nelle trappole di chi sfrutta l’hype che ha origine da novità così impattanti. Infatti, al boom dell’IA è seguito il boom delle frodi sull’IA: l’americana SEC ci comunica che proliferano piattaforme di trading non registrate – quindi illegali – o piattaforme scam che utilizzano la stessa intelligenza artificiale per rendersi più credibili. Queste ultime, ad esempio, sfruttano l’IA per creare video deepfake o finte telefonate di persone autorevoli con l’obiettivo di spingere la potenziale vittima a cadere nella frode, o anche per progettare siti realistici e produrre contenuti pubblicitari allo scopo di aumentare il prestigio della piattaforma. È necessario ricordarsi di essere umani e utilizzare la nostra intelligenza per evitare situazioni spiacevoli. Dedica tempo a studiare i progetti, prenditi un momento per decidere e non lasciarti influenzare dalla FOMO!

Intanto, facilita il processo: noi di Young Platform pubblichiamo costantemente informazioni e notizie rilevanti, registrati qui sotto e resta aggiornata/o!

Sanzioni e rischi per chi non dichiara correttamente le criptovalute

sanzioni omessa dichiarazione criptovalute

L’omessa dichiarazione dei redditi relativi alle criptovalute può comportare conseguenze gravi, sia in termini di sanzioni pecuniarie che di possibili accertamenti fiscali. Vediamo le sanzioni previste e come rimediare.

La Legge di Bilancio 2025 ha introdotto controlli più stringenti e sanzioni più severe per chi omette la dichiarazione delle cripto-attività. Vediamo quali sanzioni sono previste per l’anno 2025 e come rimediare a un eventuale omessa o errata dichiarazione fiscale per le criptovalute.

Sanzioni per omessa o errata dichiarazione del possesso di criptovalute

Quadro RW / Quadro W

Il possesso di criptovalute deve essere dichiarato nel Quadro RW del Modello Redditi o nel Quadro W del Modello 730 per i lavoratori dipendenti.

Se non si dichiara correttamente il valore del proprio portafoglio crypto, si rischiano sanzioni amministrative molto elevate:

  • Dal 3% al 15% dell’importo non dichiarato per le cripto-attività detenute in Italia.
  • Dal 6% al 30% dell’importo non dichiarato per le cripto-attività detenute su exchange esteri o su wallet non registrati in Italia.
  • Oltre alla sanzione, resta dovuta l’imposta di bollo dello 0,2% sul valore complessivo delle criptovalute.

Esempio:
Se un investitore possiede 100.000 euro in criptovalute su un exchange estero e non le dichiara, rischia una multa compresa tra 6.000 e 30.000 euro, oltre al pagamento dell’imposta di bollo di 200 euro (100.000 × 0,2%).

Sanzioni per omessa dichiarazione dei redditi (plusvalenze) da criptovalute 

Quadro RT / Quadro T

La mancata dichiarazione delle plusvalenze realizzate attraverso la vendita di criptovalute può essere considerata evasione fiscale e comportare:

  • Dichiarazione infedele: se l’importo dichiarato è inferiore a quello effettivo, la sanzione è pari almeno al 90% dell’imposta dovuta (con un minimo del 70%).
  • Dichiarazione tardiva (presentata con oltre 90 giorni di ritardo, senza ravvedimento operoso): sanzione pari al 30% dell’imposta dovuta.
  • Dichiarazione omessa (non presentata entro i termini e oltre 90 giorni dalla scadenza): la sanzione può arrivare al 120% dell’imposta.
  • Interessi di mora, calcolati sulla base del tempo trascorso dall’omissione.
  • Possibili accertamenti fiscali e controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Esempio:

Un investitore realizza una plusvalenza di 50.000 euro e non la dichiara.

  • L’imposta dovuta con l’aliquota del 26%: 50.000 × 26% = 13.000 euro.
  • Se l’Agenzia delle Entrate rileva l’omissione, potrebbe applicare una sanzione tra il 90% e il 120% dell’imposta dovuta, quindi:
    • Minimo: 13.000 × 90% = 11.700 euro.
    • Massimo: 13.000 × 120% = 15.600 euro.
  • Il contribuente dovrà quindi pagare un totale compreso tra 24.700 e 28.600 euro, oltre agli interessi di mora.

Accertamenti fiscali e controlli sugli exchange

Con l’entrata in vigore del regolamento europeo MiCA, le piattaforme di scambio di criptovalute sono obbligate a condividere i dati degli utenti con le autorità fiscali. Questo significa che l’Agenzia delle Entrate ha strumenti più avanzati per individuare chi non dichiara le proprie operazioni crypto.

In particolare:

  • Gli exchange centralizzati registrati in Europa trasmettono automaticamente informazioni sui volumi di scambio e sui saldi degli utenti.
  • Le piattaforme estere che operano in Europa devono adeguarsi a queste normative.
  • Anche i movimenti da e verso wallet privati possono essere oggetto di verifica se emergono incongruenze nelle dichiarazioni fiscali.

L’incremento dei controlli riduce la possibilità di operare in anonimato, rendendo fondamentale dichiarare correttamente le proprie criptovalute per evitare accertamenti e sanzioni.

Il Ravvedimento Operoso: come regolarizzare la propria posizione

Chi si accorge di una omessa dichiarazione dei redditi relativi alle criptovalute o di averle dichiarate in modo sbagliato, può usufruire del Ravvedimento Operoso, uno strumento che consente di sanare la propria posizione fiscale prima che vengano avviati controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate.

I vantaggi del Ravvedimento Operoso sono:

  • Riduzione delle sanzioni, che possono scendere fino a 1/10 dell’importo massimo previsto.
  • Possibilità di rateizzare il pagamento delle imposte e delle sanzioni.
  • Minore rischio di accertamenti fiscali, in quanto il contribuente dimostra di voler regolarizzare la propria posizione spontaneamente.

Per accedere al Ravvedimento Operoso è necessario:

  1. Calcolare le imposte non versate e le eventuali plusvalenze non dichiarate.
  2. Presentare una dichiarazione integrativa.
  3. Versare l’importo dovuto, comprensivo delle sanzioni ridotte e degli interessi.

Supporto di un commercialista esperto di criptovalute

Young Platform offre un servizio completo per aiutarti a metterti in regola con il fisco, mettendo a disposizione un commercialista esperto in criptovalute. Se hai bisogno di assistenza nella compilazione del Ravvedimento Operoso o nel calcolo degli interessi di mora, puoi richiedere una consulenza direttamente dal tuo account. Accedendo alla sezione Tasse e Report, troverai un banner dedicato ai commercialisti, attraverso cui potrai prenotare il supporto di un professionista per regolarizzare la tua posizione fiscale nel modo più semplice e veloce possibile. Questo servizio ti permette di evitare errori nella dichiarazione e ridurre al minimo le sanzioni, garantendoti un percorso chiaro per metterti in regola quanto prima.

sanzioni per omessa dichiarazione

Per evitare problemi con il fisco in seguito a una omessa dichiarazione dei redditi, è essenziale mantenere una contabilità precisa delle proprie operazioni crypto e dichiararle correttamente. A questo scopo il Ravvedimento Operoso e la consulenza di un commercialista esperto sono la soluzione vincente.

Glossario essenziale per la dichiarazione dei redditi sulle criptovalute

Dichiarazione redditi criptovalute: glossario fiscale

Scopri tutte le parole e le informazioni essenziali per preparare la dichiarazione dei redditi sulle criptovalute del 2025.

La questione fiscale sulle criptovalute sta diventando uno spauracchio che allontana e spaventa i piccoli investitori. E non dipende tanto dalla difficoltà della materia. Il problema nasce dalla scarsa chiarezza della normativa in sé, dalle innumerevoli interpretazioni che si trovano online e, a monte, dalla difficoltà di applicare leggi tradizionali a tecnologie completamente nuove. 

Tuttavia, anche quest’anno le criptovalute vanno dichiarate e le imposte pagate. Perciò, per aiutarti a orientarti nel labirinto del fisco, abbiamo preparato un glossario essenziale: tienilo a portata di mano mentre compili la dichiarazione o sfoglialo per avere una panoramica aggiornata sul regime fiscale in vigore.

Per scoprire i nostri servizi fiscali:

Airdrop

Un airdrop è la distribuzione gratuita di criptovalute da parte di un progetto, solitamente per promozione. Dal punto di vista fiscale, in Italia è considerato un reddito tassabile, anche se il destinatario non ha speso nulla per ricevere queste criptovalute. L’imposta del 26% si applica sul valore di mercato dei token al momento della ricezione, indipendentemente dal fatto che vengano poi venduti o meno. Quindi, la dichiarazione e il pagamento dell’imposta avvengono l’anno successivo rispetto a quello in cui abbiamo ricevuto l’airdrop con riferimento al prezzo dei token al momento dell’accredito. Se successivamente li vendi a un prezzo maggiore, pagherai una seconda imposta del 26% sulla plusvalenza realizzata. 

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Airdrop: cos’è e quali sono le imposte da pagare nel 2025

Bot di trading (Smart Trades)

Un bot di trading è un software che esegue automaticamente operazioni di compravendita di criptovalute seguendo regole o strategie preimpostate. Dal punto di vista fiscale, le operazioni eseguite dal bot sono trattate come se fossero eseguite dall’utente: se il bot vende le criptovalute per euro, dollaro o una qualsiasi valuta fiat, l’operazione è fiscalmente rilevante. Se il bot scambia crypto contro EMT (per maggiori dettagli leggi l’approfondimento), l’operazione è fiscalmente rilevante e può generare una plusvalenza tassabile al 26%.

Detto in altre parole, le operazioni automatiche non esonerano dagli obblighi fiscali: ogni ordine può avere impatto sulla dichiarazione dei redditi. Su piattaforme come Young Platform, tutte le attività dei bot (Smart Trades) sono tracciate e già incluse nel report fiscale, con eventuali imposte già calcolate. 

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Bot di trading e Smart Trades: cosa sono e quali sono le imposte da pagare nel 2025

Cashback in crypto

Criptovalute ricevute come rimborso (cashback) dopo aver effettuato un acquisto o un pagamento, ad esempio con una carta o tramite un’app.

Questi importi sono considerati redditi imponibili e sono tassati con un’aliquota del 26% sul valore delle criptovalute al momento dell’accredito sul portafoglio. L’imposta si paga l’anno successivo alla ricezione, anche se le criptovalute non vengono vendute. Se in seguito si vendono le crypto ricevute come cashback, e il loro valore è aumentato, si paga una seconda imposta del 26% sulla plusvalenza. In questo caso, il prezzo di carico da usare è il valore di mercato al momento dell’accredito. La plusvalenza imponibile sarà quindi la differenza tra prezzo di vendita e prezzo di accredito. Le regole fiscali sono identiche a quelle previste per gli airdrop.

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Airdrop: cos’è e quali sono le imposte da pagare nel 2025

Commissioni di transazione

Le commissioni di transazione sono costi applicati dagli exchange o dalle blockchain per l’esecuzione di operazioni come acquisti, vendite, prelievi o trasferimenti di criptovalute. Dal punto di vista fiscale, queste commissioni non sono deducibili dal calcolo delle plusvalenze o minusvalenze.

In altre parole, il guadagno o la perdita derivante da un’operazione viene calcolato esclusivamente sulla differenza tra il prezzo di acquisto e quello di vendita dell’asset, senza considerare i costi sostenuti per le commissioni.

Questo significa che, anche se hai sostenuto spese per completare una transazione, l’importo della commissione non riduce la base imponibile su cui si calcola l’imposta del 26%. È importante tenerne conto quando valuti il rendimento netto effettivo delle tue operazioni, soprattutto se utilizzi strategie ad alta frequenza. 

Crypto-asset

Il termine crypto-asset, secondo il regolamento europeo MiCAR, indica qualsiasi bene digitale basato su blockchain, incluse criptovalute (come Bitcoin, Ethereum), stablecoin, NFT, token di utilità e asset tokenizzati. La MiCAR ha definito tre categorie principali di crypto-asset: 

  • EMT (Electronic Money Tokens): stablecoin ancorate a una valuta fiat  
  • ART (Asset-Referenced Tokens): token legati a un paniere di asset
  • Utility Token: token che danno accesso a servizi digitali

Per la normativa italiana, che parte da questa categorizzazione, una transazione è fiscalmente rilevante solo se avviene tra asset con caratteristiche e funzioni diverse (es. ETH → NFT). Se scambi crypto simili tra loro (es. BTC ↔ ETH o USDC ↔ USDT), non paghi imposte. Non esiste ancora una classificazione ufficiale per ogni token. Le categorie sono interpretate secondo criteri condivisi, ma possono variare tra operatori e Paesi UE.

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Crypto-asset: dalla MiCAR al fisco italiano

Depositi in euro (o altre valute fiat)

Operazioni di versamento di valuta fiat (euro) da un conto bancario o da una carta di pagamento verso il portafoglio in euro di una piattaforma di scambio di criptovalute.

I depositi in euro non sono soggetti a tassazione né devono essere dichiarati nel Quadro RW, in quanto non rappresentano un trasferimento di attività finanziarie estere o l’acquisizione di asset digitali.

Sono considerati semplici movimenti di liquidità e non producono alcuna implicazione fiscale, a meno che non vengano successivamente utilizzati per acquistare criptovalute o altri strumenti rilevanti ai fini della dichiarazione dei redditi.

Depositi in criptovalute

Trasferimento di criptovalute da un wallet personale o esterno (es. Metamask, hardware wallet, wallet custodial) verso un altro exchange, un protocollo DeFi o una piattaforma centralizzata.
Il deposito di crypto non genera imposte né plusvalenze, in quanto si tratta di un semplice spostamento di asset già detenuti. Tuttavia, ha rilevanza fiscale ai fini del monitoraggio e deve essere dichiarato nel Quadro RW (Modello Redditi) o nel Quadro W (730), se l’exchange di destinazione è estero o non fa da sostituto d’imposta.

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Imposta patrimoniale sulle criptovalute 2025: imposta di bollo e IVACA

Importante: al momento del deposito, l’utente deve indicare il prezzo di carico originario degli asset trasferiti. In assenza di tale indicazione, il sistema considera il valore pari a 0 €, con il rischio che, in caso di vendita, l’intero ricavato venga tassato come plusvalenza.

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Prezzo di carico: perché è così importante per la dichiarazione dei redditi da criptovalute

Dichiarazione dei redditi da criptovalute

La dichiarazione dei redditi da criptovalute è il documento fiscale che un contribuente residente in Italia presenta annualmente per comunicare al Fisco i redditi e le attività legate al possesso e alle operazioni effettuate con cripto-attività (crypto-asset), come Bitcoin, Ethereum, NFT, stablecoin e altri token digitali. 

La dichiarazione deve riportare:

  • Le plusvalenze realizzate, cioè i guadagni derivanti dalla vendita o dallo scambio di crypto-asset
  • Le minusvalenze, ovvero le perdite subite in operazioni con valenza fiscale
  • Il valore delle cripto-attività detenute al 31 dicembre di ogni anno (per fini di monitoraggio fiscale)

Le informazioni relative alle criptovalute vanno inserite nei quadri del Modello Redditi (ex Unico) o del Modello 730, rispettivamente nei Quadri RW e RT e Quadri W e T del 730.

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Soglia dei 2.000€: come funziona e cosa cambia per le imposte sulle criptovalute

Hard Fork

Evento tecnico in cui una blockchain si divide in due versioni incompatibili tra loro, dando origine a una nuova rete e a una nuova criptovaluta. Gli utenti che possedevano token sulla blockchain originale ricevono gratuitamente una quantità equivalente di token sulla nuova rete. In Italia, i token ricevuti tramite hard fork sono trattati come redditi diversi, analogamente agli airdrop, e soggetti a imposta del 26% sul valore di mercato dei token nel giorno in cui vengono accreditati nel wallet del contribuente, anche se non vengono venduti. L’imposta va dichiarata e versata nell’anno successivo all’accredito, indicando i valori nel Quadro RT del Modello Redditi o nel Quadro T del modello 730. Se successivamente si vendono le criptovalute ricevute tramite hard fork, si applica una seconda imposta del 26% sulla plusvalenza eventualmente realizzata rispetto al valore al momento della ricezione.

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Hard fork: cos’è e quali sono le imposte da pagare nel 2025

Imposta di bollo (IVACA)

In Italia, la tassazione patrimoniale sulle criptovalute può avvenire in due modalità, a seconda di dove sono custoditi gli asset: 

  • IVACA (Imposta sul Valore delle Cripto-Attività): si applica sulle criptovalute detenute su exchange esteri o wallet privati. Va dichiarata nel Quadro RW del Modello Redditi (o Quadro W del 730), e il relativo importo deve essere versato tramite Modello F24.
  • Imposta di bollo: si applica automaticamente alle criptovalute custodite su piattaforme italiane che trattengono e versano direttamente l’imposta. 

In entrambi i casi, l’aliquota è dello 0,2% annuo, calcolata sul valore di mercato delle criptovalute detenute al 31 dicembre dell’anno fiscale. L’imposta è dovuta anche se le criptovalute non sono state scambiate o vendute: il solo fatto di detenerle genera l’obbligo fiscale.

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Imposta patrimoniale sulle criptovalute 2025: imposta di bollo e IVACA

Metodo contabile LIFO (Last In, First Out)

Metodo di calcolo utilizzato per determinare il valore delle plusvalenze e minusvalenze nella vendita di criptovalute. Secondo il principio LIFO – “Last In, First Out”, si assume che gli ultimi asset acquistati siano i primi a essere venduti. Questo criterio impatta direttamente sull’entità della plusvalenza imponibile, poiché viene confrontato il prezzo di vendita con il costo di acquisto più recente.

Esempio: se acquisti 1 BTC a 20.000 €, poi un altro a 30.000 €, e ne vendi uno a 35.000 €, con il metodo LIFO si considera venduto quello da 30.000 €. La plusvalenza sarà 35.000 – 30.000 = 5.000 €.

In ambito fiscale, il metodo LIFO è riconosciuto quale criterio di determinazione delle plusvalenze per le cripto-attività (in assenza di sostituto di imposta). È il metodo adottato nei report fiscali generati da Young Platform, dove il calcolo avviene in automatico, secondo le indicazioni normative italiane.

Mining

Attività di convalida delle transazioni e creazione di nuovi blocchi su una blockchain, svolta mediante l’impiego di potenza computazionale in cambio di una ricompensa in criptovaluta.
Dal punto di vista fiscale, in Italia il mining può generare due tipologie di reddito, a seconda della natura dell’attività:

  • A livello personale (non professionale): la ricompensa ricevuta è considerata reddito diverso e tassata al 26% sul valore di mercato della criptovaluta nel giorno in cui viene accreditata, anche se non viene venduta. 
  • A livello professionale (con mezzi organizzati e continuità): si considera reddito d’impresa, soggetto a IVA e tassazione ordinaria, con obbligo di partita IVA.

La dichiarazione e il pagamento dell’imposta avvengono l’anno successivo rispetto a quello in cui si è verificato l’accredito, calcolando il 26% sul prezzo delle crypto nella data in cui le abbiamo ricevute sul wallet.
Le ricompense ottenute devono essere indicate nel Quadro RT del Modello Redditi o nel Quadro T del 730, a seconda del regime dichiarativo adottato.
Se successivamente vendi le ricompense ricevute con il mining a un prezzo maggiore rispetto al prezzo di accredito, pagherai una seconda imposta del 26% sulla plusvalenza realizzata. 

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento:  Mining di criptovalute: trattamento fiscale in Italia nel 2025

Minusvalenze

Perdita che si verifica quando una criptovaluta viene venduta a un prezzo inferiore rispetto al suo costo di acquisto. Dal punto di vista fiscale, le minusvalenze realizzate nella cessione di cripto-attività possono essere compensate con plusvalenze ottenute dalla vendita di altre criptovalute, riducendo l’imposta complessivamente dovuta.

A partire dal 2023, la normativa italiana prevede che tali minusvalenze siano compensabili entro cinque anni, incluso quello in cui la perdita è stata realizzata. Le minusvalenze maturate prima del 2023 non sono compensabili, a causa del cambio di regime fiscale introdotto dalla Legge di Bilancio 2023.

Le minusvalenze devono essere dichiarate nel Quadro RT del Modello Redditi o nel Quadro T del modello 730, e devono essere supportate da documentazione che attesti prezzo di acquisto, vendita e data delle operazioni.

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Minusvalenze nelle criptovalute: cosa sono e come utilizzarle per ridurre l’imposizione fiscale nel 2025

Modello Redditi Persone Fisiche (ex Modello Unico) 

Documento ufficiale per la dichiarazione dei redditi in Italia, utilizzato da contribuenti che non possono o non vogliono usare il Modello 730. Consente di dichiarare tutte le tipologie di reddito, comprese le plusvalenze da criptovalute e il possesso di crypto-asset detenuti su exchange esteri o wallet personali, tramite i quadri RT (redditi diversi) e RW (monitoraggio fiscale e imposte patrimoniali). Richiede il calcolo autonomo delle imposte e il versamento tramite Modello F24.

Ordini con valuta fiat

Operazioni in cui una criptovaluta viene acquistata o venduta utilizzando una valuta tradizionale, come euro o dollari. Le plusvalenze generate dalla vendita di criptovalute contro valuta fiat sono sempre imponibili. Il guadagno imponibile si calcola confrontando il prezzo di vendita con il prezzo di carico della criptovaluta, secondo il metodo LIFO.

Ordini con stablecoin EMT

Operazioni di compravendita di criptovalute eseguite contro stablecoin classificate come EMT (Electronic Money Tokens), come USDT o USDC. Fiscalmente, sono trattate come vendite per valuta fiat, quindi generano una plusvalenza imponibile se il valore al momento della vendita è superiore al prezzo di carico. Il calcolo avviene convertendo l’importo in euro al tasso di cambio corrente.

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Crypto-asset: dalla MiCAR al fisco italiano

Ordini swap

Operazioni di scambio diretto tra criptovalute con le stesse caratteristiche e funzioni, che non generano imposizione fiscale immediata. Il prezzo di carico della criptovaluta ceduta viene trasferito a quella ricevuta. L’eventuale plusvalenza sarà tassata solo nel momento in cui la nuova criptovaluta sarà successivamente venduta o scambiata con valuta fiat o stablecoin EMT.

Pair (valuta base e valuta quotata)

Nel trading di criptovalute, un pair rappresenta una coppia di valute utilizzata per effettuare scambi. La valuta base è l’asset che si intende acquistare o vendere. La valuta quotata (o di riferimento) è quella con cui si misura il valore della valuta base. Ad esempio, nel pair BTC/EUR, stai comprando o vendendo Bitcoin (BTC, valuta base) utilizzando euro (EUR, valuta quotata). Ai fini fiscali, è importante sapere quale delle due è la valuta quotata, perché se è una valuta fiat (come l’euro) o una stablecoin di tipo EMT, lo scambio può generare una plusvalenza imponibile.

Plusvalenze da criptovalute

La plusvalenza è il guadagno che si realizza quando si vende o si scambia una criptovaluta a un prezzo superiore rispetto a quello di acquisto (o di ricezione, come nel caso di airdrop, staking o mining).
In Italia, le plusvalenze generate dalle criptovalute sono considerate redditi diversi di natura finanziaria e sono tassate con un’aliquota fissa del 26% se superano i 2.000 euro (fino al 31.12.24). La plusvalenza si calcola così:

  • Valore di vendita (in euro) – Prezzo di carico = Plusvalenza imponibile

L’imposta si applica solo quando la plusvalenza è realizzata, cioè nel momento in cui la criptovaluta viene ceduta in cambio di:

  • euro o altra valuta fiat
  • stablecoin classificate come EMT (es. USDT, USDC)
  • beni o servizi 

Se non c’è una conversione in valuta fiat o EMT, ad esempio in uno swap tra due criptovalute con caratteristiche simili, non si realizza una plusvalenza immediata e non si paga alcuna imposta.

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Soglia dei 2.000€: come funziona e cosa cambia per le imposte sulle criptovalute

Premi da funzionalità Earn

Ricompense in criptovaluta ricevute da un utente a seguito di un’azione svolta su una piattaforma (es. completare un quiz, guardare un video, partecipare a una promozione).

Sono considerate redditi imponibili e tassate al 26% sul valore al momento dell’accredito nel portafoglio. Le imposte si pagano l’anno successivo alla ricezione, anche se i token non vengono venduti. Se in futuro si vendono queste criptovalute (in euro o in stablecoin classificate come EMT), e il valore è aumentato, si paga un’ulteriore imposta del 26% sulla plusvalenza. Il prezzo di carico da usare è quello del giorno in cui le hai ricevute. Questo trattamento fiscale è lo stesso previsto per gli airdrop.

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Airdrop: cos’è e quali sono le imposte da pagare nel 2025

Prezzo di carico

Il prezzo di carico è il valore iniziale di una criptovaluta al momento in cui entra nel tuo patrimonio. Serve per calcolare la plusvalenza o minusvalenza quando venderai o scambierai quell’asset. È un elemento fiscale importante: se non viene dichiarato correttamente, potresti pagare più tasse del dovuto. 

Nel caso di acquisto diretto, coincide con il prezzo pagato. Per criptovalute ricevute tramite airdrop, staking, mining, hard fork o programmi Earn, corrisponde al valore di mercato al momento dell’accredito. Se la cyrpto viene trasferita da un wallet esterno su un exchange, il prezzo di carico deve essere dichiarato manualmente dall’utente. In assenza di tale indicazione, si considera pari a zero, con conseguente tassazione integrale dell’importo ricavato dalla vendita.

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Prezzo di carico: perché è così importante per la dichiarazione dei redditi da criptovalute

Quadro RW

Parte del Modello Redditi (ex Unico) dedicata al monitoraggio fiscale delle attività finanziarie estere e delle criptovalute. Serve a dichiarare il possesso di criptovalute e a calcolare l’imposta di bollo (0,2% annuo) sul loro valore al 31 dicembre. È obbligatorio anche se non si sono realizzati guadagni, semplicemente per il possesso.

Quadro RT

Sezione del Modello Redditi dedicata alla dichiarazione delle plusvalenze da attività finanziarie, comprese le cripto-attività. Qui si indicano: le plusvalenze realizzate vendendo criptovalute con un guadagno superiore a 2.000 €. L’imposta da applicare è del 26%.

Quadro W

Equivalente del Quadro RW, ma presente nel Modello 730. Serve per dichiarare il possesso di criptovalute, anche se non si è fatto trading, e per pagare l’imposta di bollo sul valore totale delle cripto al 31 dicembre.

Quadro T

Equivalente del Quadro RT, ma presente nel Modello 730.Va compilato se si sono ottenuti guadagni da criptovalute (come vendite con plusvalenza o ricompense da staking).
Consente di calcolare l’imposta sostitutiva del 26% sui redditi da cripto-attività.

Ravvedimento Operoso

Strumento previsto dalla normativa fiscale italiana che consente di regolarizzare omissioni o errori nella dichiarazione dei redditi, versando le imposte dovute con sanzioni e interessi ridotti. Può essere utilizzato, ad esempio, per sanare plusvalenze da criptovalute non dichiarate negli anni precedenti, prima che l’Agenzia delle Entrate avvii un controllo.

Ricompense da staking

Le criptovalute ricevute come premio per aver bloccato i propri fondi in staking. Sono considerate redditi imponibili e tassate al 26% sul valore al momento della ricezione. Vanno dichiarate e le imposte pagate l’anno successivo all’accredito sul tuo portafoglio. Se successivamente vengono anche vendute con guadagno per valuta fiat o stablecoin di tipo EMT, si applica un’ulteriore imposta del 26% sulla plusvalenza. Eventuali plusvalenze vanno dichiarate e le imposte pagate l’anno successivo alla vendita. 

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Staking e Fisco: come funzionano le imposte sulle ricompense nel 2025

Rivalutazione

Meccanismo che permette di aggiornare il valore fiscale di carico delle criptovalute detenute al 1° gennaio dell’anno di dichiarazione, pagando un’imposta sostitutiva ridotta invece della normale tassazione sulle plusvalenze. Per le imposte sulle plusvalenze del 2024, ciò significa inserire come prezzo di acquisto (o prezzo di carico) il valore al 1° gennaio 2025. Questo sistema è particolarmente utile per chi non conosce il prezzo di acquisto delle proprie criptovalute perché le ha comprate molto tempo fa, non dispone della documentazione degli anni passati o è un early adopter che ha acquistato a prezzi molto bassi. L’obiettivo è evitare di pagare un’imposta molto elevata sulle plusvalenze accumulate nel tempo. Tuttavia, aderire alla rivalutazione comporta l’obbligo esplicito di pagare subito il 18% di imposta sostitutiva e, in futuro, il 26% sulle plusvalenze generate dalla vendita con riferimento al maggior valore rispetto al 1 gennaio 2025.

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Rivalutazione delle criptovalute 2025: come funziona e quando conviene

Soglia di esenzione da 2.000 € valida fino al 31.12.24

Importo limite previsto dalla normativa italiana al di sotto del quale le plusvalenze realizzate con la vendita o lo scambio di criptovalute non sono soggette a imposizione fiscale. Se il totale delle plusvalenze nette annuali è pari o inferiore a 2.000 €, non si applica alcuna imposta. Se la soglia viene superata anche di un solo euro, l’intero importo diventa imponibile al 26%. La soglia si calcola su base annua e non si applica in modo proporzionale. 

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Soglia dei 2.000€: come funziona e cosa cambia per le imposte sulle criptovalute

Stack di criptovalute

È il totale delle criptovalute possedute da un utente, suddiviso per prezzo di acquisto o modalità di acquisizione (acquisto, staking, airdrop, mining, ecc.). Lo stack aumenta con ogni nuova criptovaluta ricevuta o acquistata e diminuisce quando si effettuano vendite, conversioni o trasferimenti. Il valore di carico (cioè il prezzo di riferimento) di ciascuna unità dello stack è importante per calcolare correttamente le imposte in caso di vendita.Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Prezzo di carico: perché è così importante per la dichiarazione dei redditi da criptovalute

I grattacieli più alti del mondo: la classifica

I grattacieli più alti del mondo: la classifica

I grattacieli più alti del mondo si trovano quasi tutti in Asia e sono stati costruiti negli ultimi 15 anni. Quali sono? Qui la classifica  

Costruire il grattacielo più alto del mondo è una sfida che va avanti da quasi 150 anni, da quando nel 1885 a Chicago fu realizzato il primo della storia, l’Home Insurance Building. Da quel momento, i grattacieli si diffusero in moltissime città sia per necessità urbanistiche sia per motivi simbolici e di potere. Oggi, grazie al progresso tecnologico, i grattacieli raggiungono altezze straordinarie. Scopri la classifica!

La classifica dei 10 grattacieli più alti del mondo

Con le innovazioni tecnologiche ed edilizie degli ultimi anni, gli ingegneri di tutto il mondo sono riusciti a progettare grattacieli che sfidano le leggi della fisica per altezza e imponenza. Questa top 10 include gli edifici completati, escludendo invece quelli in fase di costruzione o di progettazione. Vediamo insieme quali sono i 10 grattacieli più alti del mondo:

1. Burj Khalifa, Dubai: 828 m

Situato nella capitale degli Emirati Arabi Uniti, il Burj Khalifa è il grattacielo più alto del mondo dal 2010, anno in cui è stata completata la sua costruzione. Con circa 185.000 m² di superficie interna abitabile e 163 piani, questo miracolo ingegneristico ospita uffici, hotel e appartamenti residenziali. 

2. Merdeka 118, Kuala Lumpur: 679 m

Questo grattacielo è stato completato nel 2023 ed è uno dei più recenti ad essere entrato in classifica. Conosciuto anche come PNB118 o KL118, al suo interno possiamo trovare uffici, un albergo e un centro commerciale di 5 piani. Per la sua costruzione, iniziata nel 2014, ci sono voluti circa 7 anni e 2,5 miliardi di dollari

3. Shanghai Tower, Shanghai: 632 m

Al terzo posto nella classifica dei grattacieli più alti del mondo troviamo questo splendido edificio, famoso nel mondo anche per l’estetica: la sua facciata curva e spiraliforme simboleggia lo sviluppo e la crescita della Cina moderna, che emerge da uno stato di povertà per arrivare al benessere economico. Grazie ai materiali utilizzati, ai sistemi di ventilazione e all’integrazione di fonti rinnovabili al suo interno, la Shanghai Tower è uno dei grattacieli più sostenibili al mondo. 

4. Mecca Royal Clock Tower, La Mecca: 601 m

Parte di un complesso edilizio chiamato Abraj Al Bait, il Mecca Royal Clock Tower sovrasta la Sacra Moschea della Mecca e la Kaaba, il luogo più sacro dell’Islam. Con 43 metri di diametro, l’orologio di questo edificio è sia il più grande del mondo a livello di superficie sia il più alto, mentre l’hotel che ospita al suo interno può accogliere circa 100.000 pellegrini. Il costo complessivo per la costruzione di questo grattacielo, completata nel 2012, è stimato sui 15 miliardi di dollari, caratteristica che lo rende, molto probabilmente, il più costoso del mondo. 

5. Ping An Finance Center, Shenzhen: 599 m

Completato nel 2017, è il secondo grattacielo più alto della Cina e anche questo, come la Shanghai Tower, ha un forte valore simbolico: la sua imponenza testimonia la grande crescita della città di Shenzhen, che dal 1980 ha visto la popolazione aumentare da 60.000 a 13,5 milioni di persone. Inoltre, è il secondo grattacielo al mondo per area totale, con una superficie calpestabile di circa 500.000 m²

6. Lotte World Tower,  Seul: 555 m

Il Lotte World Tower, unico edificio coreano in classifica, è stato progettato prendendo ispirazione dalla cultura del Paese: la sua forma affusolata ricorda i pennelli usati nella calligrafia coreana, mentre la facciata esterna, composta da vetri chiari, richiama le tradizionali ceramiche e porcellane dello Stato asiatico. Con 123 piani, al suo interno è presente un hotel di super lusso a 7 stelle, oltre a uffici e appartamenti.

7. One World Trade Center, New York: 541 m

Noto anche come Freedom Tower, il One World Trade Center è il grattacielo più alto dell’emisfero occidentale. Anche questo edificio ha un forte valore simbolico per vari motivi: la sua altezza di 1776 piedi richiama l’anno della Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti mentre la sua costruzione, completata nel 2014, rappresenta la rinascita dopo la tragedia dell’11 Settembre 2001. Infatti Il Freedom Tower, slanciato verso l’alto, simboleggia il futuro e fa da contrasto col 9/11 Memorial, che invece è scavato nella terra e ricorda il passato.

8. Guangzhou CTF Finance Centre, Guangzhou: 530 m

Anche detto East Tower, questo edificio è il terzo grattacielo cinese in classifica. È stato progettato e ingegnerizzato dagli stessi studi che hanno realizzato il quinto grattacielo più alto del mondo, il Ping An Finance Center di Shenzhen. La struttura possiede 111 piani e ospita uffici, appartamenti di lusso con cortile interno, un hotel a cinque stelle, una piscina interna, oltre che bar e ristoranti. 

9. Tianjin CTF Finance Centre, Tianjin: 530 m

Nonostante sia alto esattamente come il grattacielo di Guangzhou, il Tianjin CTF Finance Centre occupa la nona posizione nella classifica dei grattacieli più alti del mondo per motivi legati alle tecniche di misurazione: si calcolano l’altezza architettonica, che esclude antenne e simili, e altri parametri, come l’altezza del piano più alto occupato o il numero totale di piani. Il Guangzhou CTF Finance Centre si posiziona leggermente più in alto perché “vince” queste due particolari sfide.

10. CITIC Tower, Pechino: 528 m

L’ultimo tra i grattacieli più alti del mondo è situato nella capitale cinese ed è noto anche come China Zun. Anche questo edificio, come molti di quelli costruiti in Asia, ha un valore fortemente simbolico: il zun è un antico vaso cerimoniale cinese e l’architettura di questa meravigliosa struttura prende ispirazione dalla sua forma. Un fatto interessante riguarda i tre piani più alti del grattacielo: da quell’altezza, si può osservare l’intero complesso del Zhongnanhai, sede del Partito Comunista Cinese e nel 2018 il giornale di Hong Kong Ming Pao ne propose l’espropriazione per motivi di sicurezza nazionale. 

Ora che conosci la top 10 dei grattacieli più alti del mondo, siamo sicuri che la prossima cosa che farai è prenotare un viaggio per vederli di persona: iscrivendoti a uno dei nostri Club avrai degli sconti, approfittane!

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BTP Italia 2025: si avvicina la scadenza

BTP Italia 2025: si avvicina la scadenza

Il BTP Italia 2025 è quasi arrivato a scadenza: il 26 Maggio sarà possibile riscattarlo alla pari, cioè al valore iniziale di acquisto. Qui i dettagli

Il BTP Italia 2025 scadrà il prossimo 26 Maggio, a cinque anni dal lancio: nel Maggio 2020, il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) ha emesso questo speciale BTP con l’obiettivo di raccogliere finanziamenti per far fronte all’emergenza Covid-19. Qui trovi tutti i dettagli 

BTP: cos’è 

Il BTP (Buono del Tesoro Poliennale) è “un Titolo di Stato indicizzato al tasso di inflazione nazionale e pensato come strumento di protezione del risparmio dall’innalzamento dei prezzi“. Si tratta pertanto di un’obbligazione emessa dallo Stato italiano per finanziare il debito pubblico che tiene conto dell’inflazione italiana, misurata dall’Istat attraverso l’indice nazionale dei prezzi al consumo per famiglie di operai ed impiegati (FOI), con esclusione dei tabacchi. 

Ma come funziona un Buono del Tesoro Poliennale? In parole semplici, quando compri un BTP stai prestando dei soldi allo Stato. Lo Stato usa quei fondi per coprire le sue spese – il debito pubblico – e in cambio si impegna a restituirti l’intera somma dopo un certo periodo. Nel frattempo, ogni sei mesi ti paga degli interessi, chiamati “cedole“, come premio per avergli affidato il tuo denaro e per proteggerti dall’inflazione. Queste cedole, infatti, vengono aggiornate semestralmente per preservare il tuo potere d’acquisto: se l’inflazione cresce, anche la cedola aumenta. Alla scadenza, riavrai l’importo che hai investito, oppure puoi decidere di vendere il BTP prima, al prezzo di mercato. Una volta capito il funzionamento del BTP, concentriamoci sul BTP Italia 2025.

BTP Italia 2025: come funziona

Il BTP Italia 2025, presentato nell’introduzione di questo articolo, presenta caratteristiche differenti rispetto al BTP “classico”. Questa speciale emissione è stata concepita per favorire i piccoli risparmiatori individuali, i cosiddetti retailer. Tale tentativo è visibile principalmente nell’importo minimo acquistabile, che per questi strumenti finanziari è pari a 1000€

Il BTP Italia 2025 all’epoca dell’emissione riconosceva un un tasso lordo reale annuo dell’1,40% su base semestrale. In altre parole, chi lo ha sottoscritto, ha ricevuto ogni sei mesi una cedola dello 0,70%, rivalutata in base all’inflazione (aumento dei prezzi) registrato nel periodo di riferimento.

Questo particolare Titolo di Stato prevede poi un premio fedeltà raddoppiato all’8 x mille per coloro che riscatteranno il titolo alla scadenza, tra poco più di un mese. 

Negli ultimi anni sono state emesse diciannove diverse versioni con una durata che va dai 4 agli 8 anni ma, invece che attraverso il meccanismo tradizionale dell’asta, sono stati offerti al pubblico sulla piattaforma MOT di Borsa Italiana – Euronext.

BTP Italia: come e dove acquistarli?

Un’altra caratteristica che rende questi strumenti finanziari più adatti ai retailer è connessa al modo in cui si possono acquistare. A differenza ad esempio dei Buoni Ordinari del Tesoro (BOT) o dei BTP “classici”, sono distribuiti sul Mercato Obbligazionario Telematico (MOT), un portale accessibile attraverso qualsiasi sistema di home banking abilitato alle funzioni di trading. Oppure possono essere acquistati, come tutte le obbligazioni governative italiane, presso la propria banca o un Ufficio Postale Abilitato.
Ora che sai quand’è la scadenza dei BTP Italia 2025 puoi valutare se acquistare nuovamente questi strumenti finanziari durante la prossima emissione. Tuttavia, se intendi costruire un portafoglio di investimento più diversificato, potresti anche avvicinarti ad asset con un diverso bilanciamento tra rischio e rendimento. Per esempio Bitcoin, che negli ultimi anni si è dimostrato altrettanto (o più) efficace per proteggersi dall’inflazione.

Pectra: il prossimo grande aggiornamento di Ethereum spiegato semplice

Pectra aggiornamento Ethereum: come funziona?

L’aggiornamento di Ethereum Pectra dovrebbe arrivare il 7 maggio. Ecco che cos’è, come funziona e che miglioramenti introduce.

L’aggiornamento di Ethereum Pectra sta per essere attivato sulla blockchain di Ethereum. L’update, che è già in fase di test, ha degli obiettivi chiari: rendere la rete più veloce, scalabile e user-friendly.

Con Pectra, potremo dire addio all’obbligo di pagare le gas fees solo in ETH e, tra le altre cose, assistere ad una più efficiente esecuzione degli smart contract. Per quanto riguarda l’impatto a lungo termine, invece, grazie a innovazioni come i verkle trees e il Peer DAS, l’intera rete dovrebbe diventare più economica da utilizzare, potente e pronta a gestire milioni di utenti in più.

Pectra non è famoso come The Merge, ma ha lo stesso potenziale rivoluzionario. Si tratta di un hard fork, quindi un cambiamento strutturale profondo, che dividerà in modo netto il “prima” e il “dopo” nella blockchain di Ethereum. Il nome deriva dall’unione di due aggiornamenti distinti: Prague, che agisce sull’esecution layer, e Electra, che interviene sul consensus layer. Proprio come è successo nel 2024 con Dencun (da Deneb + Cancun), anche Pectra unisce due anime in una sola evoluzione.

Come funziona Pectra?

Per comprendere veramente che cos’è e come funziona Pectra è essenziale catapultarsi sugli aspetti pratici, molto più efficaci per “capirci qualcosa” quando si parla di tecnologia. 

1. Account Abstraction

Il primo punto su cui si concentra l’aggiornamento di Ethereum Pectra è l’account abstraction: un concetto centrale negli ultimi due anni nel mondo on-chain. Per chiarire in breve cosa si intende, possiamo definirla come una tecnologia (introdotta tramite la proposta tecnica EIP-4337 sulla blockchain di Ethereum) che unisce le funzionalità degli account tradizionali e degli smart contract, dando vita agli smart wallet.

Questa innovazione semplifica radicalmente l’esperienza utente, eliminando la necessità di una seed phrase, automatizzando le transazioni e riducendo le gas fee. In parole semplici, l’account abstraction è la tecnologia che renderà l’uso delle applicazioni decentralizzate simile a quello delle app tradizionali.

Un cambiamento che influenzerà anche lo status quo attuale, in cui gli utenti devono possedere almeno una piccola quantità di Ether (ETH) nei loro wallet per pagare le gas fee, ovvero i costi di transazione da sostenere ogni volta che si effettua un trasferimento o si interagisce con una dapp (app decentralizzata).

2. Smart contract più efficienti

Il secondo punto focale dell’aggiornamento Pectra riguarda l’efficienza degli smart contract di Ethereum, in particolare per quanto riguarda la loro esecuzione. Tra i miglioramenti previsti c’è l’introduzione della proposta EIP-7692, che a sua volta raccoglie diverse altre proposte tecniche. Senza entrare troppo nei dettagli, possiamo dire che questa proposta cambia il modo in cui gli smart contract vengono compilati (dal punto di vista del codice) e gestiti.

Ad esempio, i contratti saranno divisi in sezioni con un’intestazione chiara, facilitando l’analisi, la manutenzione e la sicurezza del codice. Verranno introdotti nuovi comandi per saltare tra sezioni, manipolare lo stack e leggere i dati in modo più efficiente. 

Inoltre, il codice sarà validato una sola volta al momento del deploy e non più a ogni esecuzione, riducendo costi ed errori. Tutti questi cambiamenti avvengono a livello di bytecode, non nel linguaggio di alto livello come Solidity. In pratica, l’EVM Object Format (EOF) cambia il modo in cui il codice scritto in Solidity viene compilato ed eseguito all’interno della EVM.

3. Validatori più flessibili

Spostiamoci ora sul fronte del consenso, dove l’aggiornamento di Ethereum Pectra introdurrà ulteriori miglioramenti alla rete Ethereum. Attualmente, un validatore deve bloccare 32 ETH per ricevere le ricompense derivanti dallo staking. Tuttavia, qualsiasi importo superiore a 32 ETH non genera ricompense aggiuntive: resta fermo e inutilizzato. Pectra interverrà su questo limite in due modi: introdurrà il prelievo flessibile delle puntate (EIP-7002) e aumenterà il limite massimo di staking per validatore da 32 a 2048 ETH (EIP-7251). Questo cambiamento renderà il sistema più flessibile ed efficiente, soprattutto per chi gestisce grandi quantità di ETH — come aziende o operatori istituzionali.

Un’altra novità importante sarà il cosiddetto “consolidamento dei validatori”: grazie a questa funzione, realtà come Lido, che effettuano staking per conto di molti utenti, potranno gestire meno nodi validatori per la stessa quantità di ETH. Il risultato? Meno pressione sulla rete, più efficienza, e un uso più sostenibile delle risorse.

4. Verkle Tree

Questa integrazione è piuttosto tecnica, quindi non entreremo nei dettagli, ma ci limiteremo a una spiegazione ad alto livello. In sintesi, i Verkle Tree permetteranno ai nodi della rete di memorizzare meno dati rispetto a quanto avviene oggi. Il risultato? Una rete più leggera, veloce e scalabile.

Si tratta, in pratica, di un nuovo modo di organizzare i dati, più efficiente dell’attuale. Questo cambiamento renderà Ethereum più performante e meno costoso da usare nel lungo periodo.

5. Peer DAS per i Layer 2

Infine, come probabilmente sapete Ethereum ha bisogno dei Layer 2 – come Arbitrum (ARB) e Optimism (OP) – perché permettono alla rete di scalare. Con l’aggiornamento di Ethereum arriva il Peer Data Availability Sampling, una tecnologia che riduce i costi e migliora la velocità delle transazioni su questi Layer 2 dato che consente di verificare rapidamente i dati delle transazioni senza doverli scaricare. Un supporto concreto per mantenere basse le fee, anche nei momenti di alta attività on-chain.

Un doppio aggiornamento, in due fasi

Pectra sarà rilasciato in due momenti distinti. La prima parte, che include le novità più “visibili”, come l’account abstraction e le modifiche per i validatori, tra meno di un mese, la data ufficiale di rilascio è fissata, ad oggi, per il 7 maggio 2025. La seconda parte, che includerà i miglioramenti più tecnici, come l’EVM Object Format (EOF) e il Peer DAS, pensati per potenziare Layer 2 e smart contract arriverà, invece, nel 2026.

Impatto sul prezzo di ETH? Difficile da dire…

Ethereum, al momento, non se la passa bene, dopo essersi avvicinato ai massimi storici in più frangenti ha perso più del 60% del suo valore e sembra intrappolato in una spirale discendente senza fine. Per questo motivo non ci sentiamo di affermare che Pectra impatterà sul suo prezzo.

Tuttavia, questo aggiornamento potrebbe gettare le basi per una adozione più ampia e quindi avere un impatto positivo su Ether sul fronte che più ci interessa, quello dei cosiddetti “fondamentali”. Se ci pensate pagare le gas fees con qualsiasi token, scrivere e deployare smart contract in modo più efficiente e gestire lo staking in modo flessibile sono caratteristiche che rendono Ethereum più attraente sia per gli sviluppatori che per gli utenti finali.

Insomma, Pectra non è un aggiornamento qualsiasi: è il prossimo passo concreto verso una rete di Ethereum più scalabile, economica e accessibile. Un passo silenzioso ma decisivo per superare il trilemma blockchain (scalabilità, sicurezza, decentralizzazione) e preparare la rete alla vera adozione di massa.