La prima testimonianza di Sam Bankman-Fried durante il processo FTX

Cosa è emerso dalla prima testimonianza di Sam Bankman-Fried durante il processo sul fallimento di FTX?

Sam Bankman-Fried, l’ex CEO dell’exchange fallito a novembre 2022, ha rilasciato, nella giornata di venerdì, la sua prima testimonianza all’interno del processo FTX. Durante l’interrogatorio condotto dal suo avvocato difensore, SBF ha cercato, in tutti i modi, di scaricare la responsabilità sui suoi collaboratori.

Per esempio ha dichiarato di aver chiesto ad Alameda Research, il fondo di investimenti fortemente collegato all’exchange e gestito dalla sua ex fidanzata Caroline Ellison, di coprire i rischi. Tuttavia, quando l’avvocato gli ha chiesto se la Ellison aveva seguito il suo consiglio di “shortare” per mitigare ridurre il buco da miliardi di dollari creato dall’exchange, SBF ha risposto con un secco “no”. Scopri le ultime testimonianze di Sam Bankman-Fried durante il processo FTX.

La verità sui fondi sottratti ai clienti di FTX

Sam Bankman-Fried, interrogato dal suo avvocato difensore, Mark Cohen, ha dedicato gran parte della mattinata di venerdì a cercare di giustificare le azioni compiute come CEO di FTX. Il suo legale ha invece provato a chiarire il contesto in cui ha agito l’imprenditore, per spiegare le motivazioni delle decisioni a dir poco controverse. Insomma, Mark Cohen ha svolto il suo mestiere, cercando di presentare una narrazione più favorevole per il suo cliente.

La prima questione trattata ha riguardato il software di FTX utilizzato da Alameda per evitare la liquidazione delle sue posizioni connesso al reato principale per il quale Sam Bankman-Fried è indagato. Secondo la versione di SBF, questo programma informatico è stato introdotto per correggere un errore nel sistema di gestione del rischio. In realtà però, questa funzione ha permesso a FTX di appropriarsi degli asset dei clienti. Il sistema che consentiva alle posizioni dell’exchange di “andare in negativo” permetteva anche di prelevare somme illimitate di denaro dai conti degli utenti.

Sam Bankman-Fried, mentre tentava di spiegare il funzionamento del software, ha scaricato la colpa sui suoi ex colleghi: Gary Wang e Nishad Singh. SBF ha affermato di aver “supervisionato” Wang, uno dei co-fondatori di FTX, e Singh, Engineering Director di Alameda, ma sostenendo la loro autonomia nel prendere decisioni, mentre lui svolgeva il ruolo di consulente.

La testimonianza di Sam Bankman-Fried si è poi concentrata sul massiccio prestito fatto da Alameda a FTX, “Alameda”, ha dichiarato, “poteva prendere in prestito denaro come chiunque altro” e sulla capacità dell’exchange di “recuperare” i fondi dai clienti per coprire le perdite (come specificato in una parte dei termini di servizio di FTX, anche se specifica per una funzione di trading su margine utilizzata da pochi utenti).

La “regola” aziendale di FTX

Sam Bankman-Fried è stato poi interrogato su una strana regola che SBF e i suoi collaboratori seguivano: cancellare tutti i messaggi scambiati tra di loro sulla maggior parte delle piattaforme. 

Mentre l’accusa supponeva che queste operazioni servissero a coprire illeciti e a non lasciare prove incriminanti, SBF si è difeso affermando che è solamente una buona abitudine che ha imparato nei suoi primi anni da trader. Sam Bankman-Fried ha dichiarato: “c’è la possibilità che tutto quello che si scrive finisca sulla prima pagina del New York Times, molti messaggi innocui possono sembrare piuttosto gravi se vengono riportate in prima pagina senza il relativo contesto”.

Sam Bankman-Fried continuerà a testimoniare al processo FTX nei prossimi giorni, segui il nostro blog per restare aggiornato sui prossimi sviluppi.