Come funziona la Borsa spiegato semplice

Come funziona la Borsa spiegato semplice

NYSE, Nasdaq, LSE: cosa significano questi termini? Sono i nomi di alcune fra le principali Borse mondiali. Ma cos’è una Borsa Valori? Come funziona?

La Borsa Valori, chiamata comunemente Borsa, è un mercato finanziario dove si comprano e si vendono azioni, obbligazioni e altri strumenti. Se la Borsa, in passato, era un argomento riservato agli addetti ai lavori, adesso è un elemento che appartiene all’immaginario collettivo, grazie soprattutto a numerosi film cult che hanno riempito le sale dei cinema dagli anni ‘70 in poi. Ma qual è la storia della Borsa? Quali sono le sue componenti fondamentali? Chi sono gli attori che vi operano? Vediamolo insieme. 

Come e quando nasce la Borsa Valori?

Le prime evidenze scritte di operazioni di cambio, prestiti e depositi risalgono al secondo millennio a.C. e sono incise sul codice babilonese di Hammurabi. Attività simili furono comuni anche fra gli antichi greci, gli etruschi e i romani. Queste antiche operazioni finanziarie, tuttavia, non possono ancora essere definite “borsistiche”: la Borsa vera e propria nascerà in Olanda, ad Amsterdam, intorno al ‘600. 

Il Medioevo

In ogni caso, nel tardo Medioevo, il mondo della finanza iniziò ad acquisire una dimensione più strutturata, con la nascita dei primi organismi bancari: l’Italia, soprattutto dalle parti di Genova, Venezia e Siena, fu per anni il principale centro finanziario dell’Europa. 

Intorno al ‘300, sorse una nuova piazza di scambio che attirò commercianti da tutto il continente, contribuendo notevolmente allo sviluppo di un sistema finanziario ancora troppo rudimentale. Ci troviamo a Bruges, in Belgio, precisamente nel Palazzo Ter Buerse, costruito dalla famiglia aristocratica Van der Bourse: è esattamente da questo posto, in cui i commercianti si riunivano per scambiare merci e valute, che deriva il nome “Borsa”. Successivamente, sorsero altre Borse importanti ad Anversa, Lione e Francoforte e si passò gradualmente da una gestione privata a una pubblica, con regolamentazioni via via più nitide ma anche più stringenti.

L’Età Moderna

Nel ‘600 la Borsa di Amsterdam divenne la Borsa più importante del continente europeo – e, probabilmente, del mondo. In questo periodo nascono le prime società per azioni: di conseguenza, le attività di contrattazione e di scambio di titoli (tra cui i titoli di stato) e merci ricevettero un grande impulso.

Il secolo successivo fu quindi segnato da un’espansione dei traffici, ma anche da una lunga serie di bolle speculative. La più famosa fu la South Sea Bubble in Inghilterra, intorno al 1710-1720, in cui il prezzo delle azioni di una compagnia commerciale – la South Sea Company appunto – salì alle stelle per poi crollare, rovinando migliaia di investitori. Questo evento portò all’introduzione del Bubble Act (abolita circa un secolo dopo), una legge che limitò la creazione di società anonime, nel tentativo di controllare la speculazione. Contemporaneamente, a New York, i primi mercanti si incontravano sotto un albero di platano a Wall Street per negoziare titoli. 

La Rivoluzione Industriale e la Borsa moderna

In questa fase storica, la Borsa si avvia a diventare un elemento cruciale non solo per lo sviluppo delle singole imprese, ma anche per la crescita economica delle nazioni. Londra e Parigi diventano i principali mercati europei, in cui si finanzia la costruzione di fabbriche e infrastrutture, ma anche l’attività coloniale e militare. Nel 1817 nasce ufficialmente il NYSE (New York Stock Exchange), che diventerà la principale Borsa al mondo per capitalizzazione di mercato.

Il XX secolo fra successi e pesanti crisi finanziarie 

Nel 1900 la Borsa diventa il cuore pulsante del sistema capitalistico: economia e finanza  sono ormai interconnesse e inscindibili. È un periodo di alti e bassi, in cui si alternano momenti di grandissima espansione economica, tra cui i Ruggenti Anni ‘20 e il boom economico successivo alla Seconda Guerra Mondiale, e crisi finanziarie pesantissime, come la Grande Depressione del 1929 e il Lunedì Nero del 1987

Una situazione del genere rende necessaria una regolamentazione: vengono creati enti e organismi di controllo come la SEC (Security Exchange Commission) negli USA e la Consob (Commissione Nazionale per le Società e la Borsa) in Italia, proprio per monitorare le operazioni finanziarie, che ormai muovono quantità di denaro decisamente importanti. Inoltre, nel 1971 nasce il Nasdaq e la Borsa inizia il passaggio da mercato fisico, fatto di urla e gesti, a elettronico, basato su computer e sistemi di calcolo. 

L’era digitale

Siamo arrivati ai giorni nostri. L’avvento di Internet ha rivoluzionato il modo di operare in Borsa: maggiore accessibilità, transazioni istantanee, spostamenti di capitale senza precedenti e nuovi mercati. Ora che conosciamo a grandi linee la storia, vediamo come funziona la Borsa oggi. 

Come funziona la Borsa?

Per capire il funzionamento della Borsa, prima di tutto è fondamentale comprendere che cos’è. La Borsa potrebbe essere definita come il motore finanziario che collega il mondo delle imprese e quello dei risparmiatori. Questo perché le prime cercano capitale per finanziare la propria crescita – costruire nuovi poli industriali, sviluppare nuovi prodotti, assumere personale – mentre i secondi, invece, cercano opportunità per accrescere il proprio capitale. Per questa ragione, si parla di mercato primario e mercato secondario

Il mercato primario è il “luogo” dove si creano le azioni: quando un’azienda si quota in Borsa per la prima volta, vende le sue azioni – di cui parleremo a breve – direttamente agli investitori che, comprandole, permettono all’azienda stessa di raccogliere i fondi per crescere. Il mercato secondario, invece, è quello di “tutti i giorni”, dove gli investitori si scambiano tra loro le azioni già circolanti (che l’azienda ha emesso per il mercato primario), al fine di trarre profitto dalla compravendita. 

Nel mondo della Borsa, però, non esistono solamente le azioni: una parte consistente dei prodotti finanziari circola, infatti, sottoforma di obbligazioni. Cerchiamo di capire bene la differenza, che è fondamentale.

Cosa sono le azioni?

Come abbiamo visto poco fa, le azioni sono “piccoli pezzetti” di azienda che gli investitori comprano nella speranza di venderle in futuro ad un prezzo più alto. Acquistando anche una singola azione, pertanto, l’investitore diventa socio dell’azienda stessa. In questo modo, l’investitore-socio ha una serie di diritti, come la partecipazione agli utili attraverso i dividendi – che non sempre sono garantiti – e alle assemblee societarie

Ma comprare azioni porta con sé anche una serie di contro, primo fra tutti il rischio. Il prezzo dell’azione della società in questione, infatti, è strettamente collegato alla sua performance: se l’azienda va bene, il prezzo sale, se l’azienda va male, il prezzo scende fino anche ad azzerarsi. Questo avviene perché il suo valore è determinato attraverso la legge della domanda e dell’offerta (ma non solo): più l’azione è richiesta, perché l’azienda ha fatto utili record o ha lanciato sul mercato un prodotto disruptive, più costerà e viceversa. La scarsità del bene circolante determina il suo prezzo. Quanto pagheresti una bottiglietta d’acqua in città? Poco, perché in ogni angolo troverai un bar o un supermercato che la vendono. Ma quanto pagheresti la stessa bottiglia in mezzo al deserto?

Cosa sono le obbligazioni?

Le obbligazioni sono sostanzialmente diverse dalle azioni perchè l’investitore che le compra non diventa socio ma creditore. Cosa significa? Detto semplice, l’azienda emette obbligazioni per lo stesso motivo per cui emette le azioni, cioè per raccogliere capitale, ma con modalità diverse. Acquistare un’obbligazione, infatti, è come fare un prestito all’azienda in questione: io, investitore, presto a te, azienda, questa precisa quantità di denaro sapendo che fra X anni mi verrà restituito. Nel mentre, l’azienda paga all’investitore-creditore delle cedole, cioè degli interessi periodici, che rappresentano il profitto alla base di questa operazione.

La cedola pagata dall’azienda, che può essere intesa un po’ come il tasso di interesse, dipende dall’affidabilità dell’azienda stessa. Concretamente, ciò significa che un’azienda strutturata, in profitto, trasparente e coi bilanci in ordine pagherà meno rispetto a un’azienda più “oscura” e in difficoltà. La stessa cosa vale per i titoli di Stato, che sono obbligazioni emesse dal governo o dal Tesoro per finanziare la spesa pubblica di una Nazione: i titoli di Stato italiani, ad esempio, pagheranno tassi di interesse minori rispetto ai titoli di Stato moldavi, proprio perchè l’Italia è considerato un paese più affidabile e, conseguentemente, la componente di rischio si riduce

Rispetto alle azioni, le obbligazioni sono più sicure e garantite e, per questo motivo, presentano margini di guadagno inferiori. La regola è sempre la stessa: ad alto rischio corrisponde alto rendimento e viceversa

Cosa sono gli indici?

Paragrafo bonus, trasversale rispetto alle nozioni di azione e obbligazione. Quindi, che cos’è un indice? Nient’altro che un insieme – un paniere, per utilizzare uno dei termini più abusati nel settore – di società quotate, se parliamo di azioni, o titoli di debito, se invece si tratta di obbligazioni, raggruppate in base a specifici criteri

In che senso “in base a specifici criteri”? Nel senso che l’S&P500, ad esempio, include le 500 società a maggiore capitalizzazione quotate sul mercato americano, il NASDAQ-100 invece rappresenta le 100 maggiori società non finanziarie quotate sulla borsa del NASDAQ, mentre l’S&P Global Clean Energy Transition raggruppa 100 società attive nel settore dell’energia pulita a livello globale. Per le obbligazioni, dall’altra parte, esistono indici che dividono i titoli di Stato secondo la loro durata: tutti quelli con scadenza a 10 anni, a 30 anni eccetera, eccetera, eccetera.

Chi opera sul mercato? Gli attori principali

Una volta chiare le regole e gli strumenti del gioco, è il momento di conoscere chi partecipa. Naturalmente ci sono le società quotate, senza le quali non esisterebbe la Borsa, che, come abbiamo visto, si lanciano sui mercati finanziari al fine di raccogliere fondi. 

Gli investitori: istituzionali e retail

Ci sono poi gli investitori, che comprano azioni e obbligazioni per incrementare il proprio capitale. Gli investitori si dividono in investitori istituzionali e investitori retail. I primi sono considerati i pesi massimi del sistema finanziario, dal momento che spostano enormi quantità di denaro e sono in grado di influenzare l’andamento dei prezzi delle azioni. Tra questi attori troviamo i fondi comuni di investimento, i fondi pensione o i fondi assicurativi, che investono i soldi dei loro clienti, con l’obiettivo di restituirgli un profitto e guadagnare dalle commissioni. I secondi, invece, sono gli investitori individuali, cioè i piccoli risparmiatori, che investono il proprio capitale nella speranza di ottenere un rendimento futuro.

Se sei un investitore retail – e molto probabilmente lo sei o lo sarai –  ti consigliamo di dare un’occhiata al nostro blog, perché troverai molti articoli che ti aiuteranno a non commettere i soliti errori, come quello sull’importanza della diversificazione o quello sui bias cognitivi in finanza

Gli intermediari finanziari

É il momento di parlare di chi rende possibile investire: gli intermediari finanziari. Questi operatori sono il ponte obbligatorio tra chi emette azioni e obbligazioni e chi le compra. Per vari motivi di natura tecnica, legale e di sicurezza, non è possibile operare in Borsa senza passare attraverso queste entità, che vengono appunto chiamate intermediari. Di chi stiamo parlando? Niente meno che di banche e broker online, che offrono la possibilità ai propri clienti di comprare o vendere prodotti finanziari in cambio, ovviamente, di commissioni. 

A questo punto potresti chiederti con una punta di fastidio: “ma per quale motivo sono obbligato a passare per un intermediario finanziario per comprare o vendere le azioni della Coca Cola?” La risposta, in realtà, è abbastanza semplice: per lo stesso motivo per cui hai bisogno di prendere la patente per guidare. Non puoi semplicemente salire in macchina e premere pedali a caso. E allora potresti farci notare che, una volta presa la patente, la macchina te la guidi in autonomia. E avresti anche ragione. Ma sei in grado di costruirla?

Il punto, insomma, è uno solo: costruire quell’auto significa avere i sistemi informatici ultra-sicuri, le autorizzazioni legali, le connessioni dirette con le Borse e via dicendo. È un’attività complessa, costosissima e strettamente regolamentata. Ecco perché le autorità di vigilanza impongono che solo specifici soggetti, gli intermediari finanziari, possano farlo.

Le autorità di vigilanza

A proposito di autorità di vigilanza, parliamo proprio di loro, cioè di chi si occupa che le regole siano giuste e che, soprattutto, vengano rispettate: se investire in Borsa fosse una partita di calcio, le autorità di vigilanza sarebbero precisamente gli arbitri. Questi arbitri finanziari possono avere una dimensione nazionale, come la SEC per gli USA, la CONSOB per l’Italia e la FCA per il Regno Unito, o sovranazionale, come l’ESMA per l’Unione Europea.  Le loro funzioni ruotano principalmente intorno alla

  • protezione degli investitori/consumatori, vigilando sul comportamento degli intermediari finanziari che offrono servizi;
  • trasparenza del mercato, obbligando le aziende quotate a rendere pubbliche tutte le informazioni rilevanti come bilanci, resoconti trimestrali fino anche alle modifiche nel personale di alto livello;
  • correttezza delle negoziazioni, monitorando il mercato per individuare e sanzionare modi scorretti di operare come l’insider trading – comprare o vendere in anticipo perchè si conoscono informazioni private o protette da segreto aziendale. 

Ma non si finisce mai di imparare

In questo articolo abbiamo provato a spiegare lo scheletro della Borsa, elencando i suoi elementi fondamentali. Va detto, però, che quanto scritto sopra è forse la punta della punta dell’iceberg. Se hai letto questa mini guida perché hai appena finito di vedere The Wolf of Wall Street e speri di ritrovarti fra un anno a sorseggiare un Martini, su un lettino in un resort di lusso in mezzo all’Oceano Pacifico come un fuffaguru qualsiasi, il consiglio è di tornare coi piedi per terra e cominciare a studiare seriamente. 
Intanto, però, potresti iscriverti al nostro canale Telegram: pubblichiamo spesso contenuti del genere, guide, consigli e notizie rilevanti per non farsi cogliere di sorpresa. Alla prossima!

Trasferisci le tue criptovalute su Young Platform: guida al deposito crypto

Come trasferire crypto su Young Platform la guida completa

Vuoi trasferire Ethereum e le tue altre criptovalute da wallet esterni su Young Platform? Ecco la guida completa!

Se vuoi trasferire Ethereum o altre criptovalute da wallet esterni o altri exchange su Young Platform, leggi questa guida passo per passo!

1. Seleziona la crypto che intendi depositare

Il primo step per effettuare un deposito di criptovalute su Young Platform è selezionare la criptovaluta che intendi depositare. Per selezionarla ti basta accedere alla sezione “Portafoglio” dell’app o della piattaforma web di Young Platform e cliccare sul bottone “Deposita”.

Per questa guida utilizzeremo, come esempio, la crypto Ethereum. Nel caso dovessi depositare su Young Platform un’altra criptovaluta, non ti preoccupare! Il procedimento rimane identico, con una piccola aggiunta. In alcuni casi, come spiegato nei paragrafi successivi, dovrai aggiungere un codice in più, il memo.

2. Copia il tuo wallet address

Una volta selezionata la crypto che intendi depositare, clicca sul pulsante deposita. Così facendo vedrai una schermata simile. Usiamo come esempio Ethereum.

Il codice alfanumerico che vedi accedendo in prima persona a questa sezione è l’indirizzo del tuo crypto wallet Ethereum sull’exchange di Young Platform

Che cos’è l’indirizzo del wallet? L’indirizzo del wallet (wallet address) è un codice di 26-35 caratteri alfanumerici, necessario a inviare criptovalute a un wallet. L’indirizzo del wallet ha una funzione simile a quella del codice IBAN per un conto corrente bancario. Va quindi comunicato al mittente in modo da ricevere le criptovalute. 

Per trasferire i tuoi Ether da un wallet self-custody o da un altro exchange, è sufficiente inviare a questo indirizzo la quantità di ETH che desideri. Se stai utilizzando la versione mobile del tuo wallet, potrai anche scannerizzare il codice QR che vedi sopra l’indirizzo del wallet. 

Utilizza l’indirizzo che trovi su “Deposita Ethereum” solo per inviare ETH. Ogni criptovaluta ha una o più (per quanto riguarda ETH, USDC e USDT) reti di riferimento e un indirizzo di wallet specifico. Per esempio, puoi depositare Ethereum anche attraverso diversi Layer-2, ad esempio Arbitrum, Optimism, Linea e Base, mentre sono disponibili i depositi per le stablecoin sopracitate sulle seguenti reti.

  • USDT: Polygon, Arbitrum, Optimism, BSC, e Tron
  • USDC: Polygon, Arbitrum e Optimism

In ogni caso è necessario controllare quali network supportino la criptovaluta che intendi depositare prima di effettuare l’operazione. Inviare per esempio degli AVAX, il token nativo della blockchain di Avalanche, al tuo indirizzo Ethereum potrebbe comportare la perdita dell’importo inviato.

3. Deposita le tue crypto da un wallet self-custody

Vediamo come trasferire crypto su Young Platform da wallet self-custody, ossia wallet di cui hai in gestione la chiave privata, come ad esempio Metamask. Se non conosci Metamask, si tratta di un’estensione per browser e un portafoglio crypto open source che permette agli utenti di interagire con le Dapp. Questo wallet, nato inizialmente per effettuare transazioni sulla blockchain di Ethereum, oggi permette di interagire con tutte le più famose blockchain compatibili con quest’ultima. È possibile utilizzare Metamask sia da desktop, attraverso l’estensione per browser, che da smartphone attraverso l’app. 

Spostiamoci quindi sull’estensione browser di Metamask. Per trasferire Ethereum da Metamask seleziona la “Rete Ethereum Principale” dalla tendina in alto a destra. Successivamente clicca sul bottone “Invia”

Come depositare su Young Platform tramite Metamask

Una volta selezionato che si intendono inviare i fondi, basta incollare l’indirizzo copiato in precedenza e continuare. 

Come incollare il tuo wallet address su Metamask

Il prossimo passo per trasferire Ethereum su Young Platform è inserire l’ammontare di Ether che vuoi depositare. Tieni presente che per processare una transazione su blockchain è necessario pagare le gas fee. Le gas fee sono le tasse che vengono pagate da chi intende effettuare una transazione su blockchain ai validatori, coloro che garantiscono che le transazioni avvengano in modo sicuro sul network. Assicurati quindi di possedere, su Metamask, la quantità necessaria di Ether per pagare queste gas fee oppure la transazione non potrà essere processata. Puoi consultare le gas fee in tempo reale, più la blockchain di Ethereum è congestionata e più saranno alte. Inoltre, la quantità di gas fee che pagherai sarà direttamente proporzionale a quanto pretendi che sia veloce la transazione che invii, puoi scegliere la tipologia di transazione cliccando sul bottone “modifica” che trovi all’interno dell’estensione browser di Metamask prima di confermare la transazione. Per questo tipo di transazioni, che non necessitano di un’alta velocità, tuttavia, si tende a risparmiare sulle gas fee.

Come inserire l'importo che vuoi depositare su Young Platform tramite Metamask

Una volta inserito l’importo che intendi depositare su Young Platform non ti resta che cliccare sul bottone “Avanti”. Dopodiché si aprirà questa schermata in cui potrai vedere la quantità di gas fee che andrai a pagare per processare la transazione e la somma totale delle crypto che “spenderai”. Una volta confermato la transazione sarà processata. 

Come confermare la transazione su Metamask

Entro qualche minuto dovresti ricevere la quantità di crypto inviata dal tuo wallet self-custody. Se la rete blockchain è congestionata, potresti riscontrare ritardi per i depositi crypto. In tal caso, potrebbe essere necessario attendere fino alla conferma della transazione. Se le crypto non dovessero essere accreditate sul tuo account Young Platform, richiedi l’apertura di un ticket dall’app o dalla piattaforma web.

4. Deposita le tue crypto da un altro exchange

Per depositare crypto da un altro exchange il procedimento dipende dalla piattaforma di partenza. Nella maggior parte dei casi ti basta accedere alla sezione “preleva” del tuo portafoglio crypto e incollare l’indirizzo copiato in precedenza. Un consiglio che possiamo darti è quello di leggere le guide dell’exchange che intendi utilizzare per prelevare i tuoi fondi. Puoi trovare queste guide facilmente su Google, digitando “prelievo crypto (nome dell’exchange)”. Per quanto riguarda l’exchange Binance, per esempio, basta recarsi all’interno della sezione “Wallet”, selezionare la voce “Preleva criptovaluta” e scegliere la criptovaluta che si intende prelevare.

Prelievo crypto da Binance

Successivamente incolla l’indirizzo del tuo wallet Young Platform e seleziona la rete che intendi utilizzare. Per rete si intende la blockchain sulla quale ogni crypto è supportata. Per esempio, se vuoi depositare sull’exchange di Young Platform la crypto ETH, portrai selezionare Ethereum, Arbitrum, Optimism, Linea e Base. Se hai dei dubbi su quale sia la rete corretta, chiedi aiuto nel nostro canale Discord o contatta il supporto, se invii le tue crypto sulla rete sbagliata corri il rischio di perderle! 

5. Che cos’è il memo?

Per alcune criptovalute, per esempio per XRP, la criptovaluta della blockchain di Ripple, è necessario inserire anche il memo nel momento in cui si invia una transazione. Il memo o tag è un identificativo univoco assegnato a ciascun account per identificare un deposito e accreditarlo correttamente sul relativo wallet. Nel momento in cui selezioni la crypto da depositare e ti viene restituito dall’app o dalla piattaforma web l’indirizzo a cui inviarla, troverai, nel caso in cui sia necessario, il memo.

6. Finalizzazione del deposito

Una volta confermata la transazione, il tuo deposito crypto su Young Platform dovrebbe essere processato in un lasso di tempo che va da pochi secondi a qualche minuto, a seconda della congestione e della velocità del network che stai utilizzando. Per assicurarti che i tuoi fondi siano arrivati sull’exchange di Young Platform, visita la sezione Portafoglio della tua app o della Piattaforma Web e controlla il saldo della crypto che hai depositato. Se non dovessi ricevere la crypto anche a distanza di ore, puoi parlare con il Supporto aprendo un ticket o chiedere aiuto nel nostro server Discord.

Multinetwork: trasferisci le tue crypto in modo conveniente

Multinetwork

Trasferisci le tue crypto tramite la blockchain che preferisci, da e verso Young Platform con il Multinetwork

Cos’è il Multinetwork

Nel tuo percorso nel mondo crypto, può capitare di utilizzare un wallet o un’applicazione DeFi per gestire e investire le tue criptovalute.

Per aggiungere fondi a questi wallet e applicazioni, spesso devi passare da un exchange, convertendo euro in crypto. Allo stesso modo, potresti voler trasferire i token che hai guadagnato o scambiato su Young Platform, per convertirli o custodirli in un ambiente sicuro.

Per spostare criptovalute tra Young Platform e altre applicazioni, devi utilizzare il network di una blockchain. Ed è qui che entra in gioco la domanda: quale blockchain scegliere?

Cosa sono i network

Ogni criptovaluta è supportata da una o più blockchain (e quindi network) differenti: ad esempio, BTC viene trasferito principalmente sulla rete Bitcoin, mentre ETH sulla rete Ethereum.

Negli ultimi anni, però, sono nate blockchain alternative più veloci e convenienti, soprattutto per le criptovalute native di Ethereum. I Layer-2 come Arbitrum, Optimism e Polygon permettono a ETH e a tutti i token ERC-20 di circolare in modo scalabile ed economico.

Per questo, in molte applicazioni crypto è possibile scegliere su quale rete trasferire i propri fondi. Con Multinetwork, ora puoi farlo anche su Young Platform.

Quali network sono supportati

Young Platform supporta diversi network per il deposito e il prelievo delle principali criptovalute, tra cui ETH, USDC e USDT, con possibilità di trasferimento anche su Layer-2 e altre blockchain.

L’elenco completo e aggiornato dei network disponibili è consultabile nella pagina Commissioni e Prezzi, mentre sul Portale di Supporto trovi le guide passo-passo per depositare e prelevare.

Vantaggi del Multinetwork

  • Flessibilità: scegli la rete più adatta alle tue esigenze.
  • Risparmio: approfitta delle blockchain con costi di transazione più bassi.
  • Velocità: sfrutta le reti più rapide per trasferire i tuoi fondi in pochi minuti.

Attenzione agli errori di rete

Ricorda: un trasferimento effettuato su una rete sbagliata, verso il portafoglio errato o senza memo/tag, può comportare la perdita definitiva dei fondi.
Prima di confermare, verifica sempre:

  • la crypto da trasferire
  • il network selezionato
  • l’indirizzo o eventuale memo/tag richiesto

Scopri subito il Multinetwork su Young Platform e trasferisci le tue crypto nel modo più veloce, sicuro ed economico.

*Attenzione: i trasferimenti di criptovalute inviati su una rete sbagliata, oppure verso il portafoglio sbagliato o senza memo/tag potrebbero non essere recuperabili.

Comprare criptovalute su Young Platform: ecco 6 modi per depositare euro

depositi young platform

Guida a tutti i metodi di deposito su Young Platform

Vuoi comprare criptovalute su Young Platform? Il primo passo è semplice: ricaricare il tuo Portafoglio in euro. Solo dopo aver effettuato il deposito potrai scambiare i tuoi euro con qualsiasi crypto disponibile sull’exchange.

Prima di iniziare, assicurati di aver completato la verifica dell’identità. Su Young Platform hai a disposizione diversi metodi per acquistare criptovalute: puoi depositare con bonifico bancario, carta di credito o debito, Bancomat Pay o addirittura in contanti.

Scegli il metodo che preferisci, ricarica il tuo account e inizia il tuo percorso nel mondo delle crypto!

1. Deposito con bonifico bancario

Il bonifico bancario è uno dei metodi più sicuri e convenienti per depositare euro su Young Platform e iniziare a comprare criptovalute.

Puoi farlo da un conto italiano o da un conto estero nell’area EEA, con alcune differenze nei tempi e nei passaggi.

Tutti i depositi con bonifico bancario sono gratuiti, salvo eventuali commissioni applicate dalla tua banca.

Come depositare via bonifico

  1. Apri l’app di Young Platform e vai su Home o Portafoglio Euro.
  2. Seleziona Deposita e scegli EUR come valuta.
  3. Scegli Bonifico bancario.
  4. Indica se il conto è:
    • Italiano
    • Estero (EEA)
    • Intesa Sanpaolo
  5. Copia le coordinate bancarie di Young Platform che appariranno a schermo.
  6. Apri l’app della tua banca (o l’home banking) e incolla i dati per completare il bonifico.
    • Se hai un conto estero o Intesa Sanpaolo, inserisci l’importo e la causale richiesti prima di confermare.
  7. Invia il bonifico. Al completamento, l’importo apparirà nel tuo Portafoglio Euro su Young Platform.

Tempistiche

  • Bonifico istantaneo (solo Italia): accredito in 15–45 minuti.
  • Bonifico ordinario: accredito in 2–5 giorni lavorativi.

 Limiti di importo

  • Importo minimo: 20 €
  • Importo massimo: dipende dal tuo livello di verifica (KYC).

Ecco i limiti per livello:

  • Livello 1 –  max 4.000 € per operazione / 25.000 € annui
  • Livello 2 –  max 8.000 € per operazione / 50.000 € annui
  • Livello 3 – max 30.000 € per operazione / 200.000 € annui
  • Livello 4 – max 60.000 € per operazione / 200.000 € annui

Per limiti superiori puoi scrivere a [email protected]

Nota importante

  • Il conto deve essere intestato o cointestato a te e il nome deve corrispondere a quello registrato su Young Platform.
  • Per conti esteri e Intesa Sanpaolo la causale è obbligatoria.
  • Per rimanere aggiornato su commissioni e limiti, consulta sempre la pagina ufficiale: exchange.youngplatform.com/fees

2. Deposito con Bancomat Pay

Su Young Platform puoi depositare euro in modo istantaneo e senza commissioni (fino al 9 gennaio 2026) tramite BANCOMAT Pay, senza bisogno di IBAN, bonifici o carte.
Il procedimento è semplice:

  1. Apri l’app di Young Platform e vai su Deposita.
  2. Seleziona BANCOMAT Pay come metodo di pagamento.
  3. Inserisci l’importo da versare.
  4. Riceverai una notifica dall’app BANCOMAT o dalla tua app bancaria che integra il servizio.
  5. Autorizza il pagamento direttamente dal telefono.

I fondi saranno immediatamente disponibili nel tuo wallet grazie alla tecnologia SEPA Instant.

Limiti operativi: 1.500 € giornalieri, 3.000 € settimanali e 30.000 € mensili.
Per usare BANCOMAT Pay è necessario avere un conto presso una banca aderente e un numero di cellulare associato al servizio.

Per i dettagli sempre aggiornati su commissioni e banche aderenti, consulta: youngplatform.com/blog/young-platform/depositi-bancomat-pay/

3. Deposito con carta di debito, credito o prepagata

Su Young Platform puoi depositare euro in modo rapido utilizzando carte di debito, credito o prepagate dei circuiti Visa e Mastercard.

Come depositare:

  1. Dalla Home o dal Portafoglio Euro, seleziona Deposita.
  2. Scegli Euro.
  3. Seleziona Carta di credito, debito o prepagata.
  4. Aggiungi una nuova carta o seleziona una carta già salvata.
  5. Inserisci l’importo (minimo 20 €).
  6. Visualizza il riepilogo della transazione e conferma.

La tua banca potrebbe richiedere un’autenticazione tramite app o SMS (SCA – PSD2).

Nota: al primo utilizzo di una carta, verrà effettuata una microtransazione di pochi centesimi per verificarne la validità. L’importo ti sarà riaccreditato automaticamente al termine della procedura.

Vantaggi: il deposito è immediato.
Commissioni: 2,2% + 0,25 € (commissioni Visa/Mastercard).
Intestatario: la carta deve essere a tuo nome.

Per informazioni sempre aggiornate sulle commissioni: exchange.youngplatform.com/fees

4. Deposito con Google Pay o Apple Pay

Puoi ricaricare il tuo account Young Platform in modo rapido anche con Google Pay o Apple Pay.
Per utilizzare questo metodo, devi avere Google Pay o Apple Pay abilitato sul tuo dispositivo e aver collegato almeno una carta di pagamento.

Come depositare:

  1. Dalla Home o dal Portafoglio Euro, seleziona Deposita.
  2. Scegli Euro.
  3. Seleziona Google Pay o Apple Pay.
  4. Inserisci l’importo (minimo 20 €).
  5. Conferma la transazione.

Accredito: immediato.
Commissioni: 2,2% + 0,25 € (stesse commissioni applicate al deposito con carta).

Per informazioni aggiornate sulle commissioni: exchange.youngplatform.com/fees

5. Deposito con Young Cash (Voucher)

Puoi acquistare criptovalute su Young Platform depositando in contanti grazie a Young Cash, un voucher disponibile presso tabaccherie, bar e negozi aderenti.

Come funziona:

  1. Recati in uno store convenzionato (principalmente bar e tabaccherie) e acquista un voucher dell’importo desiderato.
  2. Nell’app Young Platform, seleziona il metodo di deposito YoungCash e poi Voucher.
  3. Inserisci il codice alfanumerico riportato sullo scontrino.

L’accredito avviene entro 15 minuti sul tuo Portafoglio Euro.
Commissioni: 2% trattenuto sull’importo depositato.

6. Riscatta una Gift Card

Le Gift Card di Young Platform sono buoni regalo digitali, con importi da 20 € a 250 €, che puoi ricevere e utilizzare per acquistare criptovalute.

Per riscattarla:

  1. Accedi alla sezione Profilo o Portafoglio dall’app o dalla piattaforma web.
  2. Seleziona Riscatta Gift Card.
  3. Inserisci il codice ricevuto via e-mail o SMS.

L’importo sarà accreditato sul tuo Portafoglio Euro e pronto per essere utilizzato.

Domande frequenti (FAQ) sui depositi fiat

1. Cosa significa “ricaricare il conto per comprare criptovalute”?
È il passaggio che ti consente di trasferire euro nel tuo wallet su Young Platform. Solo così potrai poi convertire gli euro in criptovalute.

2. Devo pagare un abbonamento per usare il mio account?
No, l’uso dell’account è gratuito. Puoi depositare quanto vuoi, quando vuoi—senza costi fissi.

3. Come faccio a sapere se il mio deposito è arrivato?
Controlla il saldo del Portafoglio Euro: se il denaro è stato accreditato, lo vedrai immediatamente.

4. Cosa posso fare se il deposito ritarda?
Verifica i tempi previsti per il metodo di deposito usato (vedi le tabelle). Se è passato più del previsto, apri un ticket di supporto. support.youngplatform.com/hc/it/requests/new 

5. È sicuro collegare la mia carta su Young Platform?
Sì, è sicuro. Attenzione però alle truffe: assicurati sempre che l’URL sia exchange.youngplatform.com/ o usa l’app ufficiale.

6. Quante carte posso collegare?
Puoi aggiungerne fino a 5 al mese e 40 in totale.

7. Come posso prelevare i fondi?
Il prelievo è possibile solo tramite bonifico bancario o la carta di pagamento che hai utilizzato per depositare. Trovi le istruzioni dettagliate nella sezione supporto: support.youngplatform.com/hc/it/sections/4559848673426-Depositi-e-prelievi 

8. Perché vedo più portafogli nel mio account?
Su Young Platform, ogni valuta (fiat o crypto) ha un wallet dedicato: uno per euro e uno per ciascuna criptovaluta.

9. Posso rimuovere la mia carta quando voglio? 

Sì! Vai nella sezione Profilo → Pagamenti, e clicca su “Rimuovi carta” per eliminare qualsiasi carta salvata.

Referendum 2025: guida completa al voto

Referendum dell'8 e 9 giugno: per cosa si vota?

I referendum dell’8 e 9 giugno si avvicinano e gli italiani saranno chiamati alle urne per esprimersi su cinque quesiti. Di cosa si tratta? La guida

I referendum abrogativi dell’8 e 9 giugno sono alle porte e circa 47 milioni di italiane e italiani saranno chiamati alle urne per decidere in merito a cinque quesiti referendari: uno sulla cittadinanza e quattro sul tema del lavoro. In questo articolo troverai gli elementi necessari per poter esprimere il tuo voto nel modo più informato possibile.

Referendum abrogativo: che cos’è e come funziona 

Il referendum abrogativo è definito come uno strumento col quale i cittadini hanno la possibilità di richiedere la revoca totale o parziale di una legge. Può essere un’iniziativa che parte dal basso, nel caso in cui venga proposto dalla cittadinanza, o dall’alto, quando invece sono i promotori sono gli organi rappresentativi, come i consigli regionali. Se il referendum ha esito positivo, dunque se la maggioranza voterà “sì” alla domanda “volete voi abrogare…”, la legge oggetto della votazione verrà eliminata. Per essere valido, però, è necessario raggiungere il quorum: ciò significa che il referendum avrà valore legale solo se il 50% più uno degli aventi diritto al voto si recherà effettivamente alle urne – un po’ come il 51% attack. I referendum abrogativi più famosi della storia della Repubblica italiana sono quello sul divorzio del 1974, quello sull’interruzione di gravidanza del 1978 e quello sull’aborto del 1981.  

Vediamo ora nello specifico quali sono i referendum dell’8 e del 9 giugno 2025

Referendum sulla cittadinanza italiana

Il referendum sulla cittadinanza – scheda gialla – propone il dimezzamento degli anni di residenza legale previsti per poter presentare la domanda di cittadinanza italiana. Attualmente, gli anni necessari per questa richiesta sono dieci, mentre il referendum mira a ridurli a cinque. Secondo i promotori, tra cui spicca Riccardo Magi di +Europa, i cittadini di origine straniera interessati dall’approvazione di questo referendum sarebbero circa 2,5 milioni, a cui andrebbe aggiunto un altro mezzo milione di persone rappresentato da figli e figlie minorenni.

Il tema della cittadinanza è tornato di attualità nel periodo successivo alle Olimpiadi di Parigi,  dove un gran numero di atleti e atlete italiani di origine straniera è tornato a casa con una medaglia al collo. Molte di queste personalità sportive hanno colto il momento di popolarità per porre l’attenzione sull’argomento, sottolineando quanto sia lungo e complesso l’iter burocratico per essere ufficialmente riconosciuti come cittadini italiani. 

Referendum sul lavoro

I referendum sul lavoro sono quattro e sono stati promossi dalla CGIL (Confederazione Generale Italiana del Lavoro), il più antico sindacato italiano, guidato da Maurizio Landini. Analizziamo i quesiti referendari uno per uno. 

1. Contratto di lavoro a tutele crescenti e disciplina dei licenziamenti illegittimi

Questo referendum – scheda verde – propone la revoca di un decreto relativo al contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, introdotto nel marzo 2015 dal Governo Renzi col Jobs Act. Questa tipologia di contratto, infatti, impedisce il reintegro del lavoratore in azienda in caso di licenziamento illegittimo, prevedendo invece un risarcimento economico compreso fra le sei e le trentasei mensilità. Va precisato che il quesito riguarda le imprese con più di 15 dipendenti. Se vincesse il Sì, si tornerebbe alla situazione normativa precedente al decreto, che infatti verrebbe abrogato: si ristabilirebbe l’obbligo di reintegro nel caso in cui il datore di lavoro avesse licenziato un lavoratore in modo irregolare o senza valide motivazioni. 

2. Indennità in caso di licenziamento nelle piccole imprese

Il secondo referendum – scheda arancione – riguarda sempre i licenziamenti illegittimi, ma è relativo alle “piccole imprese”, cioè a quelle realtà con meno di 16 dipendenti. Nello specifico, si chiede l’eliminazione dei limiti massimi di risarcimento previsti nel caso in cui la cessazione del rapporto di lavoro avvenisse in modo irregolare, lasciando invece al giudice la facoltà di stabilire l’importo. Attualmente, nelle piccole imprese, se il datore di lavoro licenzia l’impiegato senza una giusta causa, il rimborso non può superare le sei mensilità: se vincesse il Sì, questo tetto verrebbe abrogato e la decisione finale spetterebbe alla magistratura.   

3. Contratti a termine

Il terzo quesito referendario – scheda grigia – riguarda i contratti a termine. In particolare, propone l’eliminazione di alcune norme che stabiliscono quando e perché un’azienda può offrire un contratto a tempo determinato e le condizioni necessarie per il rinnovo o il prolungamento. In Italia, al giorno d’oggi, la normativa vigente permette ai datori di lavoro di assumere risorse mettendo sul tavolo un contratto con durata inferiore ai 12 mesi, senza dover fornire le motivazioni che giustifichino il ricorso a questo strumento: se vincesse il Sì, verrebbe ripristinato l’obbligo di specificare le cause. 

4. Solidarietà giuridica tra committente e appaltatore

L’ultimo referendum abrogativo – scheda rosa – si occupa di salute e sicurezza sul lavoro. In questo caso, si propone la revoca di alcune norme che regolano il campo degli infortuni sul lavoro, nel caso di appalti o subappalti. Per comprendere bene il quesito, è importante conoscere la normativa attuale: quando una società committente appalta un lavoro delega alcune responsabilità all’impresa appaltatrice, tra cui quelle legate agli incidenti derivanti dai rischi connessi all’attività. Un esempio per capire meglio: una società appalta a un’impresa edile la costruzione di un palazzo e un operaio si fa male cadendo dai ponteggi. In questo caso, la colpa ricade esclusivamente su chi esegue il lavoro, quindi sull’azienda appaltatrice (o subappaltatrice). Se vincesse il Sì, anche la società committente dovrebbe rispondere dei danni o, per dirla in un altro modo, la responsabilità per l’incidente verrebbe estesa anche alla società committente. 

Se le urne chiamano, rispondi presente!

Questi referendum abrogativi sono importanti a prescindere dai temi: sono un termometro che misura la partecipazione politica dei cittadini e delle cittadine. I referendum sono anche strumenti di democrazia diretta a disposizione degli elettori e, in quanto tali, è fondamentale rispettarli: sarà possibile votare domenica 8 giugno dalle 7 alle 23 e lunedì 9 giugno dalle 7 alle 15

Se vuoi sapere come e quando si vota in Italia, abbiamo scritto una guida che parla proprio delle prossime elezioni, dagli un’occhiata e poi iscriviti qui sotto per non perderti le ultime notizie!

Tassazione TFR: guida al calcolo delle imposte sulla liquidazione

Tassazione TFR: guida al calcolo delle imposte sulla liquidazione

Guida al calcolo della tassazione del TFR: spiegazione ed esempio

Come funziona la tassazione del TFR e con quale calcolo si può trovare? Se sei alle prime armi con contratti di lavoro e contributi, forse non sai che quando decidi di incassare il TFR ovvero il “Trattamento di Fine Rapporto” devi pagare delle tasse. Se invece lo stai accumulando già da qualche anno, può esserti d’aiuto leggere questa breve guida al calcolo della tassazione TFR!

Cos’è il TFR e come si calcola

Prima di addentrarci nel calcolo della tassazione TFR, chiariamo innanzitutto cosa si intende per “Trattamento di Fine Rapporto”. In pratica è una somma di denaro che viene riconosciuta a tutti i lavoratori dipendenti alla risoluzione di un contratto di lavoro (sia a tempo determinato che indeterminato). 

IL TFR viene chiamato anche “liquidazione”, “buonuscita” o “retribuzione differita” ed è un compenso erogato con l’ultima busta paga solo alla fine del rapporto lavorativo che sia in caso di dimissioni che di licenziamento o pensionamento.

Per il calcolo della tassazione TFR è indispensabile conoscere l’importo della liquidazione. Il primo passo da fare per trovare questo valore è dividere la propria RAL (retribuzione annua lorda) per 13,5 così da trovare la quota annuale del TFR. Ora occorre moltiplicare questa quota per il numero totale degli anni di lavoro effettuati presso l’azienda. Infine bisogna aggiustare il TFR per l’inflazione aggiungendo:

  • il coefficiente di rivalutazione complessivo che corrisponde al 75% dell’indice dei prezzi al consumo per famiglie di operai e impiegati (Indice FOI) calcolato dall’ISTAT;
  • Un tasso fisso dell’1,5%

Calcolo tassazione TFR: i fattori da considerare 

Il calcolo della tassazione del TFR dipende da diversi fattori come l’ammontare accumulato dal lavoratore ma anche “dove” è stato conservato nel corso del rapporto lavorativo. 

Quando si inizia un nuovo impiego, con la firma del contratto, viene chiesto al lavoratore se intende far maturare il TFR in azienda o destinarlo a un fondo pensione. Questa scelta dipende dalle considerazioni personali di ciascuno dal momento che esistono pro e contro per entrambe le opzioni. In ogni caso questo influenza il calcolo della tassazione TFR come vedremo nell’esempio. 

Un altro aspetto da considerare è un eventuale anticipo del TFR, i lavoratori del settore privato a certe condizioni possono richiedere una quota della loro liquidazione prima della risoluzione del rapporto per far fronte a spese mediche, all’acquisto della prima casa, alla nascita di un figlio. 

Tassazione TFR: il calcolo con un esempio

La tassazione TFR  viene imposta nell’ultima busta paga del dipendente. Tornando ai casi citati in precedenza, se il lavoratore ha mantenuto l’importo in azienda, la tassazione prevista deve tenere conto dell’aliquota media ponderata. L’aliquota media è il livello medio di tassazione che il lavoratore ha pagato sul reddito imponibile – cioè sul reddito al netto di detrazioni e riduzioni previste dalla legge – in un determinato periodo di tempo. Nel caso del TFR, questo intervallo corrisponde agli ultimi cinque anni di lavoro e si calcola sommando tutte le imposte pagate in quell’arco di tempo, divise per il reddito imponibile complessivo dello stesso quinquennio. Questo numero viene poi moltiplicato per 100 per ottenere una percentuale, ovvero l’aliquota media ponderata, che sarà poi applicata al TFR maturato. 

Esempio su TFR di 30.000€: con aliquota media ponderata del 20%, l’imposta dovuta sarà di 6.000€ e il TFR corrisponderà a 24.000€. 

Se invece il TFR è stato maturato in un fondo pensione, la tassazione è più vantaggiosa e va dal 15% al 9%. L’aliquota – cioè la percentuale di tassazione – varia in base agli anni di permanenza nel fondo: a partire dal quindicesimo, si riduce annualmente dello 0,3% fino, appunto, a un minimo del 9%. 

Esempio su TFR di 30.000€: con 18 anni di permanenza, l’aliquota si riduce dello 0,9% (0,3% x 3 anni) e sarà del 14,1%, cioè 4230€. A questo punto il TFR corrisponderà a 25.770€. 

Attenzione! In questo calcolo non è inclusa la tassazione sul rendimento del fondo in cui è stato depositato il TFR: sui Titoli di Stato equivale al 12,5%, mentre su altre forme di investimento tra il 20% e il 26%. 

Infine, per chi ha chiesto un anticipo, il calcolo della tassazione TFR è più complesso e dipende dalle motivazioni della richiesta. Per le spese mediche, l’imposta è ridotta e oscilla tra il 9% e il 15% in base agli anni di contribuzione, scalando dello 0,3% per ogni anno di contribuzione; per la prima casa, l’aliquota è fissa e corrisponde al 23%. L’anticipo massimo accessibile su richiesta è pari al 70% del totale e può essere richiesto solo dopo un minimo di 8 anni di servizio.   

Come abbiamo visto, la tassazione TFR tiene conto di diversi casi particolari non sempre dimostrabili con esempi pratici. Per questo è bene rivolgersi a dei professionisti ed effettuare il calcolo della liquidazione in maniera precisa.  Intanto, iscriviti a Young Platform e non perderti gli aggiornamenti che contano!

Come si calcola la tredicesima? La guida

Come si calcola la tredicesima? La guida

Se ti chiedi come si calcola la tredicesima, in questo breve articolo troverai una guida con tutte le informazioni necessarie. Scopri i dettagli! 

Come calcolare la tredicesima è una domanda che si pongono in tantissimi, dal momento che si tratta di una mensilità aggiuntiva erogata ogni anno ai lavoratori dipendenti e ai pensionati. Dato che è un po’ come uno stipendio ”extra” che viene versato nel mese dicembre, molti la considerano un regalo di Natale. Se vuoi sapere come capire quanto ti spetta, continua a leggere!

Cosa da sapere per capire come calcolare la tredicesima

Come anticipato, la tredicesima è una retribuzione che si aggiunge alle 12 mensilità e viene corrisposta a tutti i lavoratori dipendenti con CCNL (Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro) e ai pensionati. Si matura in modo proporzionale sulla base dei mesi lavorati nel corso dell’anno, anche in caso di assenze retribuite come ferie, malattia, infortunio, cassa integrazione o maternità. 

Se sei un lavoratore part-time, per calcolare la tredicesima devi sapere che questa mensilità extra matura in base alle ore lavorate durante l’anno, sempre in modo proporzionale: se il tuo contratto prevede 20 ore di lavoro settimanali, la tredicesima corrisponde al 50% di quanto previsto dal relativo CCNL, se invece prevede 30 ore settimanali si matura il 75% e via dicendo. Questo significa che se, per esempio, svolgi un part-time a 20 ore come infermiere in un ospedale, la tua tredicesima corrisponde al 50% della tredicesima che spetta a un infermiere che invece lavora a tempo pieno. 

È importante ricordare che nel calcolo proporzionale – sia in caso di full che di part-time – non sono considerate le ore di lavoro straordinario, le ferie non godute e i casi di aspettativa, cioè di sospensione dal lavoro per motivi familiari, di salute, di studio o formazione e simili. 

Come si calcola la tredicesima? La formula

La formula per capire come calcolare la tredicesima è molto semplice, sia per i lavoratori dipendenti sia per i pensionati. Per capire a quanto equivale questa mensilità extra lorda, è necessario moltiplicare lo stipendio lordo mensile per il numero di mesi lavorati e dividere questo numero per 12. Quindi, tornando all’infermiere, se lo stipendio lordo mensile è di 1.900€, sarà necessario moltiplicare questa cifra per il numero di mesi lavorati e dividerla per 12: qualora i mesi lavorati siano 12, il calcolo è semplicissimo e si può anche non fare. Se invece i mesi lavorati sono di meno di 12, per esempio 10, la tredicesima lorda corrisponderà a 1.583€. Nel caso in cui il contratto fosse un part-time a 20 ore settimanali, questa cifra andrebbe ulteriormente divisa per due, poiché equivalente al 50%, e sarebbe di circa 790€. 

Stipendio extra… o forse no?

Sebbene, come abbiamo detto, sia una mensilità aggiuntiva che si riceve a fine anno, nel capire come si calcola la tredicesima devi sapere che l’importo netto che ti spetta è inferiore rispetto allo stipendio che di solito prendi. Questo perchè la tredicesima è più tassata: l’IRPEF (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche) applicato in questo caso è più alto di quello calcolato sulla busta paga, dato che non sono previste le detrazioni fiscali che solitamente “alleggeriscono” questa tassa sul reddito. 
Capire come si calcola la tredicesima è importante perché è importante essere consapevoli delle tasse che si pagano e di quello che invece deve rientrare in tasca. Restare aggiornati su cosa succede nel mondo è importante, iscriviti a Young Platform e non perderti le notizie fondamentali!

Come votare in Italia: la guida

Come votare in Italia: la guida

Come votare in Italia? Quali sono le prossime elezioni? L’Italia è una democrazia e capire bene come e quando votare è fondamentale. Vediamolo insieme

Sapere come votare in Italia è importante per il funzionamento della democrazia: è un diritto sancito dalla Costituzione e il voto è un modo con cui cittadini possono contribuire attivamente al futuro del Paese. Se hai qualche dubbio, in questo articolo troverai tutte le informazioni necessarie per capire come e quando votare in Italia

Come votare in Italia: elezioni amministrative e referendum

Le elezioni amministrative e i referendum sono i primi due appuntamenti elettorali del 2025. Per quanto riguarda le amministrative, i cittadini dovranno recarsi alle urne il 25 e 26 Maggio per il primo turno, con un eventuale ballottaggio previsto per l’8 e il 9 Giugno. L’election day del referendum avrà invece luogo in un unico turno, l’8 e 9 Giugno, in concomitanza coi ballottaggi delle amministrative. In entrambi i casi, i seggi saranno aperti dalle 7 alle 23 di domenica e dalle 7 alle 15 di lunedì

Le elezioni amministrative, anche dette elezioni comunali, si tengono ogni cinque anni per eleggere i rappresentanti degli enti locali, come Sindaci e consiglieri comunali. In questa specifica tornata, andranno al voto 124 comuni. Naturalmente queste elezioni non riguardano tutti i cittadini italiani, ma solo quelli maggiorenni residenti nel comune oggetto di votazione. Non sono previsti voto all’estero né voto fuorisede.

I referendum invece sono cinque e, come anticipato, si terranno l’8 e il 9 Giugno. Quattro di questi si riferiscono a tematiche lavorative, mentre uno tratta il tema della cittadinanza. Se non ne conosci i contenuti, qui troverai i punti fondamentali. I primi quattro quesiti referendari sono stati promossi dalla CGIL e riguardano il mondo del lavoro: con questi si chiederà lo stop ai licenziamenti illegittimi o privi di una giusta causa, la riduzione del lavoro precario in favore di contratti a tempo determinato, maggiore tutela per chi lavora nel mondo delle piccole imprese e più sicurezza sul posto di lavoro. Il referendum sulla cittadinanza, promosso da +Europa, propone il dimezzamento dei tempi di residenza legale in Italia da 5 a 10 anni per la richiesta sulla concessione della cittadinanza italiana. Sono tutti referendum abrogativi – cioè si richiede la rimozione di una legge in vigore – e, in questo caso, il voto è aperto a tutti i cittadini italiani aventi diritto, residenti all’estero e fuorisede. 

Come votare  alle elezioni regionali

Le elezioni regionali sono delle elezioni locali in cui i cittadini residenti in una regione votano per eleggere i propri rappresentanti all’interno del governo regionale: alle urne, dichiarano la preferenza per i componenti del Consiglio regionale e, in alcuni casi, per il Presidente della Regione. Le elezioni regionali del 2025 riguardano sei regioni in totale: Valle d’Aosta, Veneto, Tocana, Marche, Campania e Puglia. La data non è ancora nota dal momento che nel 2020, a causa della pandemia, le elezioni hanno avuto luogo in autunno anziché in primavera. 

Come votare? Per esprimere la preferenza, l’elettore può tracciare il segno sul nome del candidato Presidente o sul candidato Presidente e su una lista a lui collegata o solo su una lista a lui collegata – il voto andrà automaticamente al candidato Presidente. È possibile anche avvalersi del voto disgiunto, votando un candidato Presidente e una lista non collegata. Inoltre è possibile esprimere fino a due preferenze nella stessa lista: se si dichiarano entrambe, queste devono indicare due candidati di sesso diverso. 

Votare alle elezioni politiche in Italia

Le elezioni politiche sono quelle che determinano la composizione del Parlamento italiano, vale a dire della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica. Le ultime elezioni politiche risalgono al 2022 e hanno visto la vittoria del centro-destra, alleanza di governo che ha portato Giorgia Meloni a ricoprire il ruolo di Presidente del Consiglio. Le prossime sono previste nel 2027, a meno che non si verifichi lo scioglimento delle Camere prima della fine della legislatura – e dunque cada il Governo. Possono votare tutti i cittadini italiani che abbiano compiuto 18 anni, tanto per eleggere i deputati (Camera) quanto i senatori (Senato). Si può votare per il candidato o per la lista collegata e non è previsto il voto disgiunto: pena l’annullamento della scheda elettorale. 

Come votare alle elezioni europee in Italia e all’estero

Con le elezioni europee, i cittadini europei votano per determinare la composizione del Parlamento europeo che ha sede a Strasburgo. L’Italia è rappresentata all’interno del Parlamento da 76 membri, che gli italiani eleggono in occasione delle europee. Le ultime hanno avuto luogo l’8 e il 9 Giugno 2024 mentre le prossime si svolgeranno fra cinque anni, nel 2029. 

Quindi come si vota alle elezioni europee? Possono esprimere il voto tutti i cittadini italiani maggiorenni residenti in Italia o all’estero e, anche in questo caso come nei precedenti, in Italia non è possibile votare online, per corrispondenza e per procura. Se sei un cittadino italiano residente all’estero, è necessario essere iscritti all’AIRE (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero) e recarsi presso i seggi allestiti nelle sedi diplomatiche. Si può votare per il partito preferito e – come solo in Danimarca, Belgio e Paesi Bassi – esprimere fino a 3 preferenze, indicando nome e cognome dei candidati, purchè di sesso diverso. Anche qui, non è previsto il voto disgiunto. 

Votare è un diritto, ma anche un dovere

Ora che conosci i prossimi appuntamenti elettorali e sai come votare in Italia, non resta che recarti al seggio elettorale per esprimere il tuo voto. Nota Bene: per votare è necessario presentarsi al seggio con documento di identità e tessera elettorale validi, altrimenti non potrai esercitare il tuo diritto di voto!

Il consiglio finale è di informarti costantemente sulla politica – se non ti occupi della politica, la politica si occuperà di te! – per essere un cittadino attento a quello che succede. Qui vedrai molti contenuti a sfondo politico ed economico, inizia iscrivendoti a Young Platform!

Crollo criptovalute: cosa fare quando succede?

Crollo criptovalute: cosa fare?

Crollo delle criptovalute: perché succede e come mettersi al riparo. Scopri tutti i consigli utili e le contromisure da adottare. 

Se hai mai affrontato un crollo delle criptovalute sai cosa significa provare paura e sconforto. Quando tutti i prezzi scendono rapidamente, scenario che si verifica più frequentemente nel nostro settore rispetto ad altri mercati più longevi e solidi, è difficile non farsi prendere dall’emozione. Quando le crypto crollano, se non sei preparato, ci si sente un po’ Wendy in Shining: ogni movimento di mercato diventa un colpo d’ascia che ti rincorre lungo i corridoi dell’Overlook Hotel, con Jack Torrance (Jack Nicholson) alle calcagna, pronto a terrorizzarti ad ogni angolo.

Tuttavia, se si lasciano da parte le emozioni e affronti la situazione in modo razionale, il crollo delle criptovalute può trasformarsi in  un’opportunità. Non serve avere la “luccicanza”, quella capacità quasi magica di prevedere il futuro come nel film di Kubrick. Quello che ti serve davvero è un piano solido e una strategia ben strutturata, che ti permettano di navigare con sicurezza anche nei momenti più turbolenti.

Perché le crypto sono volatili?

La prima volta che si assiste ad un crollo delle criptovalute (e forse anche la seconda e la terza) è normale farsi prendere dal panico. Al contrario, dopo che si acquisisce un po’ di esperienza nel settore, ci si abitua ai saliscendi del mercato o addirittura si attende con fermento e impazienza la volatilità, perché rende il mercato crypto più avvincente rispetto ad altri periodi spesso statici

Ma come mai i crolli sono più frequenti nel mondo crypto? Principalmente perché le criptovalute sono “giovani” e meno capitalizzate dei rivali della finanza tradizionale. Basti pensare che Wall Street, cuore pulsante del mercato azionario americano (sicuramente il più famoso e frequentato dagli investitori) è nato l’8 marzo del 1817. Il New York Stock Exchange è stato fondato più di duecento anni fa, mentre il mercato crypto circa dieci, se si considera come punto d’origine la nascita dei primi exchange.

Se il paragone sulla longevità dei due settori è efficace, quello che riguarda la capitalizzazione dei rispettivi mercati non lascia scampo ad equivoci. La capitalizzazione totale del mercato crypto, ovvero il valore monetario complessivo degli asset che lo compongono, è di 2,13 trilioni di dollari, 2.130 miliardi. Quello di Apple, invece, che è l’azienda più capitalizzata al mondo è, al momento della scrittura, di 3,2 trilioni, il 66% in più. Una sola azienda, anche se è la più grande in questo momento, vale di più (in termini monetari) dell’intero mercato delle criptovalute.

Compra Bitcoin!

Focus sulla capitalizzazione di mercato

Per spiegare in termini semplici qual è la relazione tra la capitalizzazione di mercato e la volatilità di un asset possiamo paragonare la prima ad una folla di persone. Quando questa è contenuta e succede qualcosa di insolito l’intero gruppo reagisce spesso in modo drastico. Immaginate cosa succederebbe se urlaste a squarciagola in un bar poco affollato. Al contrario, non susciterebbe nessuna reazione lo stesso comportamento durante una manifestazione con migliaia di persone.

Allo stesso modo, in un mercato altamente capitalizzato, partecipato da molti investitori e caratterizzato da scambi che muovono enormi quantità di denaro, influenzare il prezzo degli asset è molto difficile e dispendioso in termini di volumi. Mentre sono sufficienti somme più contenute per influenzare la capitalizzazione di un mercato più piccolo, dove le news o i grossi speculatori possono definirne il l’andamento di breve termine.

Crollo delle criptovalute correlato a una notizia economica

Alcune notizie economiche hanno la capacità di influenzare l’andamento del mercato azionario e quindi possono anche causare indirettamente il crollo delle criptovalute. Per esempio, eventi come la decisione della Federal Reserve in merito ai tassi di interessi, o la pubblicazione dei dati sull’inflazione e di quelli del mercato del lavoro, condizionano fortemente gli investitori, sia istituzionali che retail. Questi fattori influenzano le azioni sui mercati e, di conseguenza, i prezzi degli asset. 

Se hai assistito a un sell the news collegato ad uno degli eventi sopracitati, o ad un crollo preventivo derivante dalla preoccupazione di dati poco favorevoli per l’economia, non è il caso di preoccuparsi. Solitamente si tratta di movimento di prezzo passeggeri, che si concludono in un breve lasso di tempo.

Eventi di mercato gravi

Il discorso cambia quando si analizza il crollo delle criptovalute derivante da un evento grave e interno a questo specifico settore, come il fallimento di un player molto importante. In passato abbiamo assistito a crollo dell’ecosistema Terra-Luna, che ha causato un buco di 60 miliardi di dollari, ma anche alla bancarotta di FTX, che ha sollevato dubbi sulla legittimità delle aziende centralizzate che operano nel settore.

Quando eventi del genere colpiscono il mercato anche gli investitori più esperti provano paura e sgomento. Tuttavia, con il passare del tempo e con la crescita della capitalizzazione delle principali crypto, l’impatto sull’intero mercato di eventuali eventi di questo tipo dovrebbe gradualmente decrescere. In ogni caso, farsi prendere dal panico e agire d’impulso, come sempre quando si parla di investimenti, potrebbe peggiorare ulteriormente la nostra posizione. Al contrario, se si sta agendo seguendo un piano strutturato, è fondamentale continuare sulla propria strada e non applicare ad esso modifiche che derivano dal disagio emotivo che si sta provando. Questo, se consideriamo il “caso studio” crollo dell’ecosistema Terra Luna, avrebbe potuto voler dire allocare al progetto una percentuale del portafoglio crypto molto limitata accompagnata da un ribilanciamento costante in modo da ridurre progressivamente l’esposizione.

Come ci si può proteggere dal crollo delle crypto?

La prima risposta a questa domanda può essere estrapolata dal paragrafo precedente. Perché la realtà è, almeno in questo caso, molto semplice: chi non ha una strategia si troverà sempre a fare i conti con la paura o la rabbia durante un crollo delle criptovalute. Tuttavia, ci sono alcuni passaggi preliminari che possono aiutare chi è alle prime armi a prescindere dalla tipologia di piano che sta seguendo:

  • Svolgere un’analisi dei fondamentali: con questo termine ci si riferisce alla tecnologia che sostiene il token o la crypto in cui si vorrebbe investire. Prima di aggiungere un nuovo asset al nostro portafoglio è importante conoscerlo, comprendere se ha un’utilità, quali benefici garantisce a chi lo detiene e gli obiettivi di medio e lungo termine di chi lo emette. Conoscere tutto delle criptovalute che possediamo ci può aiutare ad affrontare con tranquillità e ottimismo i crolli di mercato. Insomma, nel lungo termine sono i fondamentali a fare la differenza e l’approccio cambia a seconda della solidità del progetto che si prende in considerazione. La strategia che seguirà l’acquisto di Polygon (POL), un progetto con tantissimi sviluppatori nel mondo che ha raccolto quasi 500 milioni di dollari, sarà diversa da quella da adottare nel caso in cui si compra una meme coin.

Scopri Polygon

  • Conoscere le basi dell’analisi tecnica: non per prevedere o anticipare i movimenti di mercato, ma per comprendere il contesto di un crollo dei prezzi. Se, ad esempio, la crypto in esame proviene da un periodo estremamente positivo, il ribasso dei prezzi potrebbe essere fisiologico. Oppure, se tale movimento è stato repentino e, almeno in parte, riassorbito, potrebbe trattarsi di un flash crash che la crypto non farà fatica a recuperare.
  • Possedere un portafoglio bilanciato: la differenza tra la capitalizzazione di mercato delle crypto e quella del mercato azionario è, ad oggi, ancora abissale. Ma lo stesso discorso vale anche per il divario tra BTC e la maggior parte delle altcoin. Come si evince dal grafico della dominance, il 58% del “peso” del mercato delle criptovalute è attribuibile a Bitcoin, che è la crypto su cui puntare se si vuole massimizzare la stabilità del proprio portafoglio. Al contrario, andrebbe al più possibile limitata l’esposizione alle meme coin o le “gemme” semisconosciute, che possono perdere gran parte del loro valore in pochissimo tempo. Inoltre può essere utile possedere un “piano b” strutturato, che implichi decisioni ben definite al verificarsi di alcune condizioni. I più esperti potrebbero servirsi dell’analisi tecnica, per pianificare una strategia d’uscita nel caso in cui una crypto scenda al di sotto di un determinato livello di prezzo (stop loss).

Questi sono solo tre metodi per proteggersi, almeno in parte, dal possibile crollo delle criptovalute. Tuttavia, non è possibile identificare strategie evergreen che funzionino a prescindere, ma vanno sempre adattate alla propensione al rischio di ogni individuo. In ogni caso, se intendi conoscere le cinque più popolari del 2024, puoi leggere questo articolo!

“Buy the dip”: il canto delle sirene o l’oracolo di Delfi?

buy the dip bitcoin

“Buy the dip” è una frase molto comune nel mondo degli investimenti e del trading, ed è particolarmente popolare tra chi si muove nel mercato crypto. Pensiamo a ieri, lunedì 5 luglio: un vero e proprio “lunedì nero”. Chi non si è fatto venire il mal di stomaco vedendo un crollo di BTC di oltre il 18% ha sicuramente sentito il richiamo delle sirene. Cari Ulisse, vogliamo ammetterlo? Buy the dip, Buy the dip, Buy the dip. Questa melodia ha risuonato nelle orecchie di chi è già abituato agli schiaffi di questo mercato o di chi ha nervi d’acciaio.

Guarda BTC su Young Platform

Non si vedeva una caduta così da due anni. E in ogni crollo si nascondono due volti: uno di catastrofe e uno di grande opportunità. Ma, ovviamente, non tutte le dinamiche possono essere sotto il nostro controllo. Serve anche una solida gestione del rischio, costruendo nel tempo strategie diversificate per evitare di essere troppo esposti al mercato. Nessuno vuole trovarsi in una tempesta di neve in mutande, anche se ci sentiamo dei supereroi (e no, non fatelo, è un errore).

Dopo tutto questo preambolo, la domanda è: cos’è esattamente il “Buy the dip”? Vale sempre la pena seguire questo “mantra” o è meglio, a volte, essere più cauti? In questo articolo proveremo a rispondere a queste domande, nella speranza di darvi una spada e uno scudo in più per il prossimo scontro. Il nostro augurio è che possiate uscirne vittoriosi. 

Che cosa vuol dire Buy the Dip?

La traduzione letterale di “Buy the dip” è “comprare il calo”. Questa pratica di trading consiste nell’acquistare un asset dopo che il suo prezzo è diminuito, nella speranza che questa diminuzione sia temporanea e che il prezzo risalga presto. L’idea è che il ribasso rappresenti un’opportunità di acquisto a un prezzo scontato, aspettando che il mercato rimbalzi.

Vantaggi

  • Opportunità di profitto: comprare durante un ribasso può risultare molto profittevole se il mercato rimbalza e i prezzi tornano a salire.
  • Riduzione del costo medio: aggiungendo posizioni durante i cali, un investitore può ridurre il costo medio di acquisto di un asset, migliorando il potenziale di rendimento.
  • Accesso a prezzi scontati: acquistare asset durante un ribasso offre l’opportunità di entrarne in possesso a prezzi che potrebbero essere considerati scontati rispetto al loro valore a lungo termine.

Limiti e rischi

Nonostante i potenziali vantaggi, il Buy the Dip presenta anche significativi rischi:

  • Nessuna garanzia di risalita: un asset potrebbe continuare a scendere per vari motivi, come cambiamenti nei fondamentali economici o nella gestione aziendale. Ad esempio, una crypto che scende da $100 a $60 potrebbe essere un affare, ma se le prospettive di crescita del progetto sono negative, potrebbe scendere ancora di più.
  • Difficoltà nel valutare il valore intrinseco: spesso, è difficile capire se un calo sia temporaneo o un segnale di ulteriori ribassi. Comprare solo perché il prezzo è sceso non è sempre una buona idea se non si capiscono i motivi del ribasso. Bisogna chiedersi: il calo è dovuto a problemi interni o a fattori esterni? È una situazione temporanea? Il progetto è resiliente? Quanto durerà la correzione del prezzo?
  • Averaging down: se un investitore è già in possesso dell’asset e continua a comprare durante i ribassi, sta adottando una strategia di “averaging down“, che può essere rischiosa se l’asset continua a perdere valore. Questa strategia, se non gestita correttamente, può portare a perdite non proprio simpatiche.

Gestione del rischio

Quando si adotta il Buy the dip, potremmo aver bisogno di un piano B. Una via di fuga. Qualcosa per evitare un’emoraggia mortale. Di che si tratta? Di avere un piano per la gestione del rischio. Ad esempio, stabilire un limite di perdita per evitare di rimanere intrappolati in una posizione in perdita prolungata. Alcuni trader stabiliscono un prezzo di uscita per controllare le perdite. Poniamo il caso in cui una crypto scenda da $100 a $60, e il trader decida di vendere se il prezzo raggiunge $75 per limitare le perdite.

Contesto del “Buy the Dip”

Il “Buy the dip” è spesso utilizzato in diversi contesti e può avere probabilità di successo variabili a seconda della situazione. 

  • Durante una tendenza rialzista: alcuni trader usano questa strategia quando il mercato è generalmente in crescita. Immagina che una crypto stia aumentando di valore, ma a un certo punto subisce un piccolo calo. I trader che credono nella forza di questa tendenza rialzista vedono questo calo come un’opportunità per acquistare a un prezzo più basso, aspettandosi che il prezzo torni a salire presto. È un po’ come approfittare dei saldi durante un periodo di forte domanda.
  • Senza una chiara tendenza: altri trader usano il “Buy the dip” anche quando non c’è una tendenza rialzista evidente. Qui, la scommessa è che il prezzo dell’asset, attualmente in calo, aumenterà in futuro. Questo può avvenire perché credono nei fondamentali dell’asset o nelle potenzialità del progetto dietro la crypto. È come comprare un prodotto al mercato delle pulci sperando che il suo valore aumenti con il tempo, magari grazie a un miglioramento, una novità in arrivo, o perché in quel momento l’asset è sottovalutato.

“Buy the Dip” nei mercati crypto

Nel mercato crypto, il “Buy the dip” è un mantra molto popolare, spesso promosso da trader e investitori influenti. Tuttavia, è importante ricordare che il mercato delle criptovalute è altamente volatile e i ribassi possono essere significativi e duraturi. In ogni caso, questa strategia si è, fino ad oggi, dimostrata vincente se utilizzata per acquistare gli asset più solidi del mercato crypto, in particolare Bitcoin e Ethereum. Per questo motivo ogni volta che il prezzo di queste criptovalute scende il mantra “buy the f****** dip” (BTFD) echeggia sui social network utilizzati dagli appassionati del settore.

Non è un caso che già dal 4 luglio, mentre BTC scendeva sotto i $60.000 per la seconda volta in quattro mesi, i post, i tweet e le citazioni sul “Buy the dip” siano spuntate come i funghi su Reddit, X, 4chan e Bitcoin Talk. 

Guarda ETH su Young Platform

Esempi di “Buy the Dip”

Un esempio noto è la crisi finanziaria del 2007-08, dove molti investitori hanno acquistato azioni di aziende come Bear Stearns e New Century Mortgage, aspettandosi un recupero che non è mai avvenuto. Entrambe le società hanno cessato l’attività dopo aver perso una quota significativa del loro valore. In contrasto, chi ha acquistato azioni Apple dopo il crollo del 2020 ha visto un notevole aumento del valore, rendendo la strategia molto profittevole.

L’Opposto del “Buy the Dip”: “Sell the Rally”

L’approccio opposto al “Buy the dip” è il “Sell the rally”, che consiste nel vendere un asset il cui prezzo è aumentato, prevedendo un imminente ribasso. Anche in questo caso, l’obiettivo è massimizzare i profitti, ma comporta rischi simili, come la possibilità di vendere troppo presto o troppo tardi.

Per chiudere

Il “Buy the dip” può essere una strategia vincente in mercati volatili e durante tendenze rialziste a lungo termine. Tuttavia, richiede una buona conoscenza del mercato e una gestione del rischio ben ponderata. Non è una tecnica infallibile e non dovrebbe essere adottata senza una valutazione critica delle circostanze e del proprio profilo di rischio.

Esercizio per casa: per evitare di farsi prendere dalla FOMO, è utile ricordare il mantra opposto. Prova a ripetere: “Il tempo nel mercato batte il tempismo del mercato”. Questo può aiutarti a non perdere la testa e a prendere decisioni più razionali.

Per continuare a seguire queste notizie con sottomano il mercato crypto (e la possibilità di piazzare ordini), siamo qui sotto!