Come ha risposto l’Unione Europea alla crisi energetica? Ecco un’analisi dettagliata delle misure adottate e i loro effetti in 5 punti
La crisi energetica, iniziata ormai più di due anni fa in concomitanza con lo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina, sembra, almeno in parte, risolta. Ad agosto del 2022 la situazione era a dir poco critica. In quel frangente il prezzo dell’energia ha raggiunto livelli record e la maggior parte delle economie europee ne hanno risentito.
Com’è la situazione oggi e, in particolare, quali sono state le misure che l’Unione Europea ha attuato per uscire dalla crisi energetica? Sicuramente la prima importante decisione è stata quella di abbandonare la dipendenza dai combustibili fossili russi, attuata grazie alla diversificazione dei fornitori ma soprattutto riducendone l’uso.
1. Diversificazione dei fornitori di energia
Prima dello scoppio del conflitto oltre la metà di tutta l’energia disponibile nell’Unione Europea proveniva dalle importazioni e la Russia era il principale fornitore.
La diversificazione della provenienza degli approvvigionamenti energetici ha permesso all’UE di rafforzare la propria autonomia e resilienza. Ciò significa che l’UE ha sfruttato l’occasione per organizzarsi al fine di essere pronta nel caso in cui si verifichino nuovamente scenari simili. All’atto pratico questo traguardo è stato raggiunto grazie ad un ampliamento della collaborazione con paesi “alleati”, in particolare Stati Uniti e Norvegia. Ma anche grazie all’aumento delle importazioni di gas naturale liquefatto.
2. Taglio delle bollette
Ovviamente, una risposta forte alla crisi energetica doveva arrivare, soprattutto, dal punto di vista economico. In questo senso gli stati dell’Unione hanno adottato un regolamento di emergenza in modo da aiutare i cittadini e le imprese a far fronte agli inevitabili aumenti di prezzo dell’energia.
Le nuove norme permettono agli Stati membri di raccogliere fondi provenienti dai ricavi eccedenti delle imprese del settore dell’energia e di ridistribuirli a chi ne ha più bisogno
3. Ampliamento delle riserve
Il principale obiettivo in questo senso era garantire una quantità di gas sufficiente per i mesi invernali, dato che la Russia aveva interrotto le forniture a diversi paesi dell’Unione Europea. Allo stesso tempo però era necessario ridurre la domanda di gas.
In questo senso, a giugno del 2022, il Consiglio ha adottato un regolamento per garantire che gli impianti di stoccaggio di gas fossero riempiti prima della stagione fredda, assicurando la quantità necessaria a tutti i paesi. La quantità di gas messa da parte ha raggiunto il 90% della capacità di stoccaggio sotterraneo degli stati membri nel 2022 e prima dell’inverno del 2022/2023 praticamente tutti i depositi dell’Unione sono stati riempiti.
4. Crisi energetica: una svolta green?
Se vogliamo guardare il lato positivo della questione, possiamo affermare che la crisi energetica ha obbligato i paesi ad accelerare il processo di decarbonizzazione del settore energetico. Per esempio è stato ridefinito l’obiettivo per la percentuale di energia rinnovabile utilizzata nell’UE, che entro il 2030 dovrà essere almeno del 42,5%. Prima dello scoppio della crisi energetica il target era del 40%.
Inoltre, l’Unione Europea si è impegnata a ridurre il consumo di energia dell’1,7% entro il 2030 e a sostituire progressivamente il gas di origine fossile con tipologie rinnovabili a basse emissioni di carbonio.
5. Prevenire, future, impennate dei prezzi
Infine, l’Unione Europea ha adottato un meccanismo di mercato che contrasta l’incremento eccessivo dei prezzi, come quello registrato nell’agosto del 2022. In quel frangente il prezzo medio del gas ha raggiunto i 300€ al MWh, un costo di più di dieci volte superiore rispetto a quello “normale”.
Per limitare queste impennate causate dalla crisi energetica l’UE ha introdotto un meccanismo di correzione del mercato applicabile sulle piattaforme virtuali per le scambi virtuali di gas attraverso strumenti derivati.
Cosa accadrà nei prossimi mesi? Il recente riacutizzarsi del conflitto tra Russia e Ucraina si abbatterà anche sul costo del gas e quindi saremo costretti ad affrontare nuovamente una crisi energetica? Il lavoro fatto dall’Unione Europea negli ultimi due anni sarà stato sufficiente e consentirà ai paesi membri di rispondere con prontezza nel caso in cui si verifichi questo scenario?