Come nasce un artista NFT? Come lavora? Come si approccia alla tecnologia? Lo abbiamo chiesto ad Emanuele Dascanio, artista NFT italiano
Il Team Young Platform ha intervistato Emanuele Dascanio, artista NFT italiano. Ecco il racconto del suo lavoro, di come ha scoperto la blockchain e dei suoi pionieristici progetti.
Cosa significa diventare un artista NFT
Inizio soft: com’è la tua tipica giornata di lavoro?
Lavoro dal mio studio. Quando non sono al cavalletto a disegnare, sono in riunione, in meeting per i miei progetti NFT. La mia vita ora si divide tra analogico e digitale, prima stavo 10-12 ore al giorno a disegnare, adesso disegno molto meno. Infatti il mio focus creativo sta andando quasi tutto verso il progettare e creare NFT.
Come descriveresti le tue opere? Ti rivedi in qualche stile particolare?
Non si possono descrivere a parole, per capirle bisogna vederle. Il linguaggio figurato è difficile da descrivere, non è così che emerge la mia opera. Il mio stile si può chiamare iper-figuartivo, faccio figurazione iperrealista, ultra fotografica, insomma piena di dettagli.
Questo è lo stile adottato, o meglio, sono stato adottato da questo stile. Sono stato scelto! Questa è l’arte che so fare da sempre e poi mi sono specializzato. Mi sono obbedito al richiamo, però maturando sotto questo aspetto mi sono accorto che non volevo fare solo questo. Ora disegno, ma nel mio passato c’è anche la pittura, adesso sto passando ai token non fungibili, per poi probabilmente passare ad altro (Dascanio allude a un progetto top secret, n.d.r.).
Come hai iniziato il tuo percorso con gli NFT?
Del concetto mi sono innamorato a prima vista. Ho iniziato a fare arte iperrealista per uno stato di necessità, poi un’esigenza artistica mi ha portato sul piano creativo degli NFT. Devo fare questa considerazione: essendo artista devo avere a che fare con il mercato dell’arte, tuttavia il mercato non tratta solo d’arte ma di relazioni e oggetti e purtroppo il mio prodotto non è mai stato scalabile.
Per fare un’opera d’arte ci metto da 1 mese ai 4 anni, quindi non sono adatto al mercato dell’arte che si muove a ritmi frenetici, poi sono adatto a fare arte non a mercanteggiare. Me ne sono sempre fregato, ho trovato la mia nicchia, ho sempre venduto anche abbastanza bene. Ma non come avrei voluto e soprattutto sapevo che avrei potuto fare di più. Prima che scoppiasse la pandemia avevo in cantiere il progetto di parcellizzare e vendere in tutto il mondo l’opera successiva a De natura universi. A causa dell’emergenza sanitaria è saltato tutto ma moltissime qualità del progetto le ho riviste nel mercato degli NFT. Mi sono detto: “ah quindi quello che ho fatto esiste già, ed è anche meglio”.
Cosa intendi per parcellizzare un’opera?
Spezzettare fisicamente un’opera d’arte in tante parti, ognuna rivendibile singolarmente. Il tutto tramite dei giochi artistici. L’idea è quella di un’opera d’arte riprodotta e divisa mentre l’opera fisica viene custodita in un museo o una galleria. Nel caso del mio progetto, le opere parcellizzate avrebbero raccolto anche i dati dei compratori per creare un’opera nuova. Così l’opera iniziale si sarebbe ingrandita blocco dopo blocco. Qui ho cominciato a pensare a una scalabilità.
E quindi da lì ti sei lanciato nel mondo dei token non fungibili!
Esatto, volevo continuare questa idea e ho trovato gli NFT come la terra promessa! Più di un anno fa mi sono messo a studiare e progettare, e ora ho in mano una trentina di progetti sulla parcellizzazione, l’intelligenza artificiale, la meccanica quantistica. E tante altre cose.
Ognuna di queste è un business scalabile, sono entrato a pieno nella creator economy. Ho anche progetti con celebrity, Hollywood, nel mercato indiano con la possibilità di entrare a Bollywood, nella space economy. La mia arte sta coprendo ogni aspetto del mercato, e questo stando solo al cavalletto non lo potevo fare.
I token non fungibili hanno ampliato il mio lavoro, grazie alla blockchain c’è stato un aumento esponenziale della creatività e della ricchezza del mio brand personale. Se ci pensate, un disegno è solo polvere su carta e l’occhio gode dell’ordine di questa polvere. Ordine che è stato dato dall’artista, di fronte a un’opera d’arte si gode dell’intelligenza dell’artista. Ora gli NFT per me sono come alcune particelle del disegno che rappresenta il mio lavoro, combinate dalla mia creatività insieme a tutto quello che ho fatto in precedenza.
Il mercato dell’arte e l’accoglienza degli NFT
Il mercato dell’arte “tradizionale” come ha accolto l’arte e la proprietà digitale su blockchain? Esiste un pregiudizio nelle persone e negli artisti?
Ci sono vari livelli di pregiudizio negli artisti, tutto dipende da che artista sei. Il pregiudizio è: se qualcuno fa qualcosa di diverso, lo fa meglio di me con strumenti che io non so usare, questo non va bene. Io faccio disegno dal vivo, ho sempre avuto a che fare con artisti figurativi, per alcuni se usi la telecamera non va bene. Anche questa domanda forse ha un grado di pregiudizio, di preconcetto, io sono abituato a vedere l’artista come una persona, quando parlo con le persone degli NFT il loro pregiudizio nasce dall’ignoranza del mezzo tecnologico.
Alla fine che cos’è un NFT? È un mezzo, una matita, un pennello. Uno strumento. Perché avere dei pregiudizi nei confronti di uno strumento? Perchè non si possono usare tutte le cose insieme? Sei un artista, sei un creativo, puoi fare quello che vuoi, usare tutti gli strumenti che vuoi, l’importante è usarli bene. L’NFT non è altro che un’opportunità. Le persone poi ne vogliono sapere di più, iniziano a fare domande tecniche perché sono interessate ad entrare anche loro in questo mondo.
Nella mia esperienza percepisco tanti pregiudizi quando si parla di Metaverso. Questo è un concetto già più complesso, la gente ha paura, c’è riluttanza nell’uscire dalla vita reale per quella “finta”. Ma se fai esperienza di una cosa, quella cosa è vera, non ha importanza se è mentale o corporale. È come leggere un libro o andare al cinema. È semplicemente un’esperienza diversa, te la godi e poi torni a fare quello che fai di solito. I non fungible token, il Metaverso, non sono altro che strumenti che in mano alle persone creative possono diventare mainstream. Secondo me il mercato dell’arte sarà solo una piccola goccia nelle applicazioni degli NFT.
Gli inizi di un artista che scopre la blockchain
Qual è stato il tuo approccio allo studio della blockchain?
Ho studiato da solo, ho smesso di lavorare per 3 mesi e mi sono messo a studiare le basi del funzionamento degli NFT, dalla blockchain agli smart contract. Lo studio fa sempre parte del mio lavoro. Non è che se non disegno, se non metto la grafite sul foglio, allora non lavoro. È parte del lavoro e dallo studio si va a creare arte. Ho investito del tempo e adesso quel tempo ha il suo ROI (return on investment) molto alto.
È tutto un ribollire di creatività: ogni giorno chiedersi:come si evolve questa cosa? chi chiamo? quali sono le prospettive? Anche perché le persone che ho incontrato in questo ambiente sono tutte uguali: intelligenti, creative, propositive. È incredibile! A Dubai ho incontrato Stefan (Co-founder e CBDO di Young Platform, n.d.r.), io alla sua età giocavo coi lego. Non puoi non essere speciale, se sei così giovane e crei una cosa come Young Platform. Finalmente mi trovo a contatto con persone così.
Quali fonti o strumenti hai usato mentre studiavi?
Mi sono informato su internet, grazie a Youtube, preferisco un approccio divulgativo. Nel mio caso non è utile entrare nel tecnico, mi sono preoccupato di capire il primo livello di questa tecnologia, gli aspetti che io potevo sfruttare in quanto artista per creare NFT. In quanto artista associo i concetti anche in maniera “ignorante”, poi vado dai tecnici e mi dicono se si può fare. Ma in questo ambito non ho mai sentito dire “non si può fare”. Il mio livello di conoscenza sulla blockchain è tale da permettermi di progettare, di giocare con la fantasia in maniera coerente con l’aspetto tecnico.
A domani per la seconda parte dell’intervista!