Tra i casi d’uso più popolari della DeFi troviamo una particolare forma di staking. Scopri come funziona il Liquid Staking!
Dopo l’aggiornamento The Merge di Ethereum il Proof-of-Stake (PoS) è diventanto lo standard. È il meccanismo di consenso più diffuso anche se ogni network però ne propone una sua variante. I vari PoS si distinguono per le modalità in cui selezionano i validatori dei blocchi ma tutti hanno in comune il procedimento di base, lo staking. Proprio in questo contesto si colloca il Liquid Staking, un modo di fare staking, che soddisfa i bisogni degli utenti della DeFi più attivi, oltre a quelli dei network PoS. In questo articolo puoi scoprire come funziona il Liquid Staking, uno dei servizi finanziari su blockchain più apprezzati e diffusi.
Staking e liquidità
Prima di capire cos’è e come funziona il Liquid Staking, rivediamo cosa significa fare staking. Mettere delle criptovalute in staking equivale a bloccare una quantità di token con un programma apposito per ottenere delle ricompense, il diritto a partecipare alla validazione dei blocchi e spesso il diritto di voto per la governance del network della blockchain di riferimento. Questo sistema sostituisce il mining, infatti i blocchi vengono validati dai validatori scelti tra tutti i nodi che hanno in staking delle crypto, non in base a chi ha maggiore potenza computazionale. L’importo complessivo di criptovalute bloccate si chiama stake e non può essere trasferito o usato mentre è bloccato nello smart contract, garantendo così le buone intenzioni del validatore nei confronti del network. Dal momento che tutti i token coinvolti nello staking sono bloccati, il meccanismo dietro al PoS dà vita a un problema di liquidità.
Il numero dei token bloccati in staking varia a seconda del network che si considera. Il 29% della fornitura circolante di ETH è in staking, circa 82 miliardi di dollari. Per quanto riguarda Solana (SOL) questa percentuale arriva al 66%, per un controvalore monetario totale di 35 miliardi di dollari, per SUI e TIA è, addirittura, più alta del 70%.
Questo da un lato significa che una parte sostanziale di fornitura non verrà venduta nel breve termine, ammortizzando spinte al ribasso del prezzo. Dall’altro, questi token sono anche esclusi da potenziali transazioni, utilizzi in dapp e in generale dal generare volumi che costituiscono importanti KPI per le blockchain e casi d’uso per gli utenti.
Ma non dev’essere per forza così.
Cos’è e come funziona il Liquid Staking?
Per risolvere questi ostacoli alla liquidità, sempre più network e piattaforme DeFi propongono agli utenti il Liquid Staking. Nel Liquid Staking quando blocchi delle criptovalute in staking e/o le deleghi ai nodi validatori ricevi una quantità proporzionale di token “derivati” con rapporto 1:1, anche chiamati liquid derivate, un derivato liquido. Questa versione del token iniziale mantiene uno stretto legame con il prezzo del token sottostante. Questi derivati sono asset commerciabili e pienamente utilizzabili in altri servizi DeFi. Dal 2021 i servizi e le piattaforme che propongono il Liquid Staking sono cresciuti esponenzialmente, tra questi c’è Lido Finance il più famoso su Ethereum di cui parleremo più avanti, ma anche anche Jito e Marinade, i più utilizzati su Solana.
I vantaggi del Liquid Staking per gli utenti
Il Liquid Staking sembra essere particolarmente vantaggioso per gli utenti e tutti coloro che vogliono mettere in staking i loro token senza però lasciarli bloccati e quindi inutilizzabili. I liquid derivative ricevuti corrispondono alla controparte liquida delle criptovalute in staking. Questi asset possono essere usati all’interno della rete, nell’economia interna all’ecosistema, oppure anche al di fuori della chain di partenza. Il Liquid Staking quindi permette agli utenti di partecipare al meccanismo di consenso delle blockchain e allo stesso tempo di non rinunciare alla liquidità. Dal punto di vista di un utente infatti avere un patrimonio bloccato è sconveniente, il Liquid Staking aumenta la capital efficiency, ovvero il rapporto tra le risorse economiche impiegate nello staking (o in qualsiasi altro servizio finanziario o business) e quanto si riceve.
Immagina di avere 100 SOL nel tuo wallet. Invece di lasciarli lì a prendere polvere puoi impiegarli in un protocollo per il Liquid Staking, per esempio Marinade, riceverai così 100 token derivati chiamati ad esempio mSOL, che rappresentano quelli che vengono depositati. Questi mSOL sono pienamente utilizzabili e puoi decidere di metterli in staking a loro volta o di fornire liquidità a delle liquidity pool dei DEX come Jupiter, ad esempio. In questo modo le ricompense e i premi derivanti da queste tre distinte operazioni finanziarie si sommano e invece di ricevere solo le ricompense per il tuo stake iniziale, avrai anche quelle derivanti dall’utilizzo dei tuoi staking derivative e, nel caso delle liquidity pool, una parte delle commissioni di trading di Jupiter.
In poche parole, il Liquid Staking ti permette di utilizzare i tuoi derivati tokenizzati mentre gli asset sottostanti sono al sicuro on chain e generano ricompense. Al di là dell’entusiasmo, come in tutte le funzionalità emergenti, non è saggio lanciarsi a capofitto nel Liquid Staking senza le dovute precauzioni. È opportuno infatti considerare che alcune piattaforme dedicate al Liquid Staking spesso sono in versione beta e quindi ancora in fase di test, anche la presenza o meno di audit può servire a farci un’idea su quanto un progetto sia affidabile.
Un altro aspetto da considerare quando si ha intenzione di fornire liquidità è l’impermanent loss, ossia un mancato guadagno dovuto al cambiamento di prezzo del token dal momento in cui è stato depositato. Ciò accade soltanto nel caso in cui di decida di fornire liquidità attraverso meccanismi di liquidity providing (LP). Questi consistono nell’unione di due o più token diversi, che vengono poi bloccati su un exchange decentralizzato e permettono di ricevere le ricompense derivanti dalle commissioni di transazioni pagate dagli utenti che lo utilizzano. Per esempio, supponiamo che il prezzo di ETH sia, in questo momento, di 3.000$. Se si depositano in una liquidity pool 0,5 ETH e 1.500 USDC (il valore monetario dei componenti deve, per forza, essere lo stesso) e, successivamente, il prezzo di Ethereum sale, la pool dovrà convertire degli ETH in USDC in modo che il loro rapporto col prezzo rimanga costante secondo l’algoritmo del DEX. Se questo dovesse accadere si perderebbero degli ETH.
I vantaggi per i nodi validatori e per i network
Se gli utenti sono più incentivati a mettere le proprie criptovalute in staking e delegare così i nodi validatori, lo stake di questi sarà sempre maggiore. Di conseguenza aumenterà anche la probabilità di essere scelti come validatori di un blocco e quindi la quantità di block reward. Il Liquid Staking può anche avere un impatto sulla DeFi in termini di componibilità e interoperabilità, ovvero la capacità di un sistema di comunicare e scambiare informazioni con un altro.
Lo sviluppo del Liquid Staking comporta la creazione di protocolli e token compatibili con più blockchain possibili, in quanto devono poter essere utilizzati facilmente in più dapp.
I token derivati 1:1 (o wrapped token) sono la stessa soluzione utilizzata per i cross-chain swap, ossia scambi di token tra una blockchain e un’altra. Quindi sviluppando staking derivative si favorisce l’interoperabilità perché si incoraggia lo scambio di valore tra diverse blockchain. A sua volta l’interoperabilità facilita la componibilità. In che modo? Se un token è compatibile con diversi protocolli, un programmatore DeFi può sfruttarlo per sviluppare nuove dapp senza dover creare un token apposito da zero.
Quali sono i principali network che utilizzano il Liquid Staking?
Il Liquid Staking è un servizio offerto da piattaforme DeFi come Lido Finance e Osmosis, Jito, Marinade, Jupiter e molte altre. Queste piattaforme supportano il Liquid Staking per diverse criptovalute e token, su Lido ad esempio puoi mettere in staking ETH e MATIC e ricevere i tuoi derivative chiamati stETH, e così via. Al momento su Lido Finance il valore di ETH in staking supera i 22 miliardi di dollari iSOL, il token di Solana, come già anticipato, viene usato per il Liquid Staking sulle dapp native Jito, Marinade e Jupiter i quali garantiscono APY che oscillano dal 7,3% al 7,5%. AVAX invece, il token di Avalanche, viene usato per il Liquid Staking sulla dapp nativa Benqui con il nome sAVAX. Queste piattaforme sono tutte molto simili tra loro e le APY variano dal 2% all’8%.
Dopo aver visto come funziona il Liquid Staking e come viene sfruttato dai vari network, tiriamo le somme. I vantaggi del Liquid Staking sono legati alle opportunità che derivano dal combinare insieme più asset DeFi. Avere criptovalute in staking non dovrebbe impedire di scegliere altre strategie di yield farming e contribuire alla crescita di tutto il network. Fornendo la possibilità di fare Liquid Staking, i network favoriscono quindi i loro utenti. Tuttavia non bisogna dimenticare che gli staking derivative sono di natura sintetica, dunque non condividono tutti i casi d’uso delle criptovalute. Ad esempio gli stETH non possono essere usati per pagare il gas o le commissioni su Ethereum.