3 modi in cui Blockchain e Metaverso incontrano il cibo

Metaverso e Cibo

La blockchain può aiutare i ristoratori a dare un contatto diretto con il cibo ai propri clienti, anche sfruttando il metaverso. Ma come?

Cosa fai quando hai fame ma non ti va di cucinare? Probabilmente tiri fuori il cellulare e ordini un poke a domicilio da qualche app di delivery. Ma il peso sul portafogli si fa sentire. Queste applicazioni, infatti, inseriscono un sovrapprezzo non sempre chiarissimo. Negli Stati Uniti, si può arrivare a pagare fino al 91% in più rispetto al prezzo base del ristorante! E non solo: in questo modo si perde tutto il contatto diretto col ristoratore.

Ecco che la blockchain e il metaverso vengono in nostro soccorso. Piattaforme come Bistroo possono rendere il cibo a domicilio un’esperienza più economica e più giusta sia per i ristoratori che per i clienti. In più, nel metaverso è possibile instaurare un rapporto personale con i ristoratori, per poi concludere l’esperienza con un pasto da leccarsi i baffi nel mondo reale. Come fa quindi il metaverso a migliorare la nostra esperienza del cibo?

Crypto e cibo: un binomio inscindibile

Sembra strano, ma criptovalute e cucina si trovano spesso insieme, a partire dagli albori di Bitcoin. Il 22 maggio del 2010, la prima transazione reale usando BTC è stata eseguita per comprare 2 pizze da Papa John. Per questo il 22 maggio è il Bitcoin Pizza Day, festeggiato dalla community crypto per ricordare quel momento storico.

Negli anni sono spuntate come funghi moltissime altcoin con nomi che richiamano il cibo. Voglia di pizza? C’è il Pizzacoin. Ti piace il barbecue? Barbecuefinance! Hai voglia di un memecoin piccantino? Dai un’occhiata a Garlicoin. Ma oltre a queste crypto dalla dubbia utilità, esistono anche SushiSwap o SundaeSwap ad addolcire il mercato delle criptovalute a tema culinario.

La blockchain e la filiera del cibo

La passione della community crypto per il cibo, però, non si ferma solo ai nomi dei token. La blockchain in particolare potrebbe rivoluzionare l’industria alimentare spingendola su dei binari dominati da eticità, trasparenza e autonomia!

Uno dei più grandi problemi dell’industria alimentare è sempre stato il tracciamento delle materie prime. Secondo un report di Accenture, negli Stati Uniti la trasparenza ricopre un ruolo fondamentale nella fiducia cliente-ristoratore. La filiera alimentare tradizionale non riesce a garantire le sicurezze che i consumatori pretendono. In più, i ristoratori devono fare i conti con gli sprechi, le rimanenze e gli imprevisti nelle consegne.

Per risolvere i problemi organizzativi sono nati sistemi come Bistroo, piattaforme che semplificano tutti i processi, dalla fattoria alla tavola. Sfruttando la blockchain è possibile tracciare con precisione ogni momento della filiera alimentare per intervenire dove c’è bisogno. Soprattutto, non c’è bisogno di intermediari o associazioni, visto che il sistema è totalmente decentralizzato! Il cliente potrà sapere sempre da quale fattoria a cielo aperto viene la bistecca che mangia, e il ristoratore saprà immediatamente di quali prodotti ha bisogno la sua dispensa.

La blockchain nella filiera alimentare è la soluzione ideale per costruire un rapporto di fiducia solido e duraturo tra ristoratore e cliente, e diventerà indispensabile per evitare gli sprechi e migliorare l’efficienza di un settore complesso come quello del cibo. Walmart, negli Stati Uniti, ha implementato una piattaforma per tracciare la filiera dei trasporti, evitare sprechi e assicurarsi che i pagamenti ai fornitori siano esatti e senza rallentamenti. Anche Carrefour in Europa ha usato la blockchain per tracciare la provenienza di alcuni prodotti come uova biologiche, salmone affumicato e polli allevati a terra.

L’esperienza dal metaverso alla tavola

Non solo problemi organizzativi: con la pandemia in corso, è facile dimenticare che il cibo non è solo un bisogno primario, ma una vera e propria esperienza sensoriale. Le app rappresentano un metodo poco interattivo per ordinare il proprio pasto. Grazie al metaverso è possibile, almeno in parte, gustarsi l’immersività delle esperienze culinarie anche da lontano. 

Girando per Decentraland potresti trovare una pubblicità che ti propone una gustosa pizza, e potresti parlare con il pizzaiolo chiedendogli consigli su quale gusto scegliere. Oppure potresti fare due chiacchiere con lo chef di un ristorante stellato su The Sandbox, e vedere il menù proposto come fosse dal vivo. E una volta che hai scelto il tuo piatto? Basta ordinare il cibo con una piattaforma decentralizzata, per assicurarti che tutto il denaro vada proprio a quel pizzaiolo senza perdersi tra intermediari e piattaforme di delivery.

Non ci credi? Chipotle, una catena di fast food statunitense, ha creato un minigioco horror su Roblox per festeggiare Halloween. Alla fine del labirinto, la catena offriva come premio dei burrito gratis da ordinare dalla loro app. Questo è solo l’inizio di quello che il metaverso può fare per l’industria del cibo!

Proof of Humanity: l’identità digitale su Ethereum

Ethereum cos’è Proof of humanity per l’identità digitale

Si chiama Proof of Humanity e ambisce a risolvere i problemi legati alla conferma dell’identità su internet. È una delle applicazioni di Ethereum preferita da Vitalik Buterin!

Di recente hai avuto a che fare con lo SPID e perso la voglia di vivere cercando di attivarlo a tutti i tuoi parenti? Quante volte navigando online hai dovuto spuntare la casella “non sono un robot” o selezionare tutte le immagini che contengono un semaforo? Un’identità digitale certificata ormai è necessaria per tantissime cose, dallo shopping online alle operazioni bancarie. Proof of Humanity è un’applicazione della blockchain di Ethereum che ti permette di creare la tua identità digitale una volta per tutte. 

Che cos’è Proof of Humanity?

Proof of Humanity (PoH) è un sistema di verifica di umanità su Ethereum. È un protocollo che combina diversi sistemi di sicurezza del web, i test di Turing invertiti e altri meccanismi di verifica per creare un database di utenti di internet certificati come esseri umani verificati. In questo senso Proof of Humanity è un’applicazione di Ethereum che cerca di migliorare e risolvere i problemi delle attuali verifiche di identità. Chi decide di registrarsi su PoH avrà garantita la sua umanità per sempre. In questo modo potrà accedere a servizi online senza dover dimostrare ogni volta di non essere un bot.

Come funziona Proof of Humanity?

Il primo passo da fare per ottenere la propria certificazione è connettere il proprio wallet e completare le informazioni richieste per l’iscrizione. Per l’approvazione finale bisogna superare diversi step di verifica che aumentano gradualmente di complessità. A prima vista i video e le foto richieste possono risultare troppo specifici, tuttavia tutti questi passaggi servono a Proof of Humanity per ottenere tutte le garanzie possibili per stabilire con certezza che ha davanti a sé un essere umano. Tra queste verifiche ci sono ad esempio il caricamento di un video in cui si sente la tua voce pronunciare una data frase, o la visibilità del tuo address Ethereum sul tuo profilo. 

Un altro livello di sicurezza che adotta PoH è la richiesta di una conferma da parte degli utenti già registrati: coloro che hanno già ottenuto la certificazione di identità hanno il compito di segnalare eventuali profili sospetti e confermare quelli in regola. 

Al momento dell’iscrizione, inoltre, viene richiesto il pagamento di una quota che verrà restituita una volta che la certificazione sarà andata a buon fine, un ulteriore modo per scoraggiare profili falsi. I passi per registrarti su Proof of Humanity sono:

  • Registrazione: inserimento dei dati richiesti;
  • Messa alla prova: in questo momento gli altri utenti possono esprimere i loro sospetti su profili che non sembrano rispondere alle linee guida;
  • Vouching: il profilo aspetta l’approvazione di un utente già registrato;
  • Registrazione: il profilo è stato certificato e registrato su Proof of Humanity.

Perché è un’applicazione di Ethereum così decisiva?

Proof of Humanity sfrutta la tecnologia della blockchain per rispondere a un problema concreto della vita delle persone e per tutte le sue potenzialità ha ottenuto l’appoggio e l’entusiasmo di Vitalik Buterin, il fondatore di Ethereum. Certificare che un utente di internet sia un essere umano sta diventando un’operazione molto complessa, al momento il metodo più usato è quello dei CAPTCHA (Completely Automated Public Turing test to tell Computers and Humans Apart) che tuttavia rischiano di diventare sempre più obsoleti. I CAPTCHA all’inizio degli anni 2000 riuscivano a fermare i bot chiedendo agli utenti di decodificare delle semplici scritte (sequenze di lettere e numeri), con il passare del tempo questi testi dovevano essere più deformati o oscurati per stare al passo con l’aggiornamento dei programmi di riconoscimento ottico dei caratteri. L’intelligenza artificiale veniva migliorata in maniera indiretta mano a mano che gli esseri umani risolvevano i CAPTCHA.

Oggi questo meccanismo appare come una griglia formata da più fotografie in cui segnalare la presenza di un determinato elemento, creare dei CAPTCHA efficaci e che possano garantire la sicurezza è complesso e oneroso. Più l’intelligenza artificiale si sviluppa, più è difficile stabilire l’identità umana. Con Proof of Humanity si potrebbe ovviare a questo sistema di verifica certificando la propria “umanità” sulla blockchain, riducendo la nascita di account falsi e migliorando la qualità della navigazione. 

Un’occasione per dare un’identità a tutti

Secondo i dati della World Bank ci sono 987 milioni di persone nel mondo che non hanno un’identità legale, sono principalmente persone che vivono in paesi a basso reddito. Tra loro il 45% sono donne e il 28% sono uomini. L’identità nel mondo che conosciamo è indispensabile, non si tratta solo di fare shopping online ma di accedere a servizi primari come quelli sanitari, finanziari, o anche solo viaggiare e votare. Senza un documento di identità non puoi aprire un conto in banca né prendere un aereo. Chi ha un profilo registrato su Proof of Humanity riceve, a partire dall’iscrizione, dei token UBI che garantiscono un reddito minimo universale. In media un utente di PoH riceve dai 50 ai 100 dollari in token UBI al mese, disponibili grazie a operazioni di fundraising e dal finanziamento della Ethereum Foundation. La rete infatti mette a disposizione dei fondi per applicazioni o casi d’uso particolarmente utili per tutti gli utenti e per l’ecosistema di Ethereum. 

Proof of Humanity non è completamente esente da possibili manipolazioni, qualcuno potrebbe costringere o pagare qualcuno per prestare dei dati e creare dei profili legati a una persona ma usati per scopi illeciti. Inoltre, attualmente il registro non è anonimo, ma è possibile in linea teorica criptare i dati di ogni profilo attraverso protocolli di privacy già utilizzati da varie blockchain. Creare un sistema per verificare in maniera universale le identità digitali rimane una grande sfida, e i suoi limiti sono i limiti dell’onestà e della correttezza dell’essere umano. Secondo il suo fondatore, Santiago Siri, Proof of Humanity è uno dei primi pezzi per creare sistemi solidi ed equi sulla blockchain e deve essere aperto alla collaborazione con protocolli e meccanismi che hanno lo stesso scopo. 

Cina e valute digitali: alle Olimpiadi si pagherà con le CBDC?

Bitcoin cresce con l’economia cinese e gli ETF

La Cina sta lavorando sullo yuan digitale da qualche anno, e potrebbe mostrare la CBDC al mondo durante le Olimpiadi invernali. 

Sicuramente conosci qualcuno che non apprezza le criptovalute o che ti bombarda di meme su come salvare gli NFT usando il tasto destro del mouse. Tutti abbiamo quell’amico, ma forse non sa che la blockchain è un sistema con innumerevoli potenzialità, oggetto di ricerca e di adozione anche da parte di istituzioni importanti.

La Cina è tra gli Stati più interessati alle monete digitali, e potrebbe inaugurare presto la sua CBDC alle Olimpiadi Invernali di Beijing, che cominceranno il 4 febbraio. Ma cos’è una CBDC?

CBDC, le valute digitali degli Stati

“Central Bank Digital Currency”: come dice il nome, le CBDC non sono criptovalute ma valute digitali gestite dalle banche. Funzionano in modo simile alle stablecoin: il loro valore è direttamente legato al valore della moneta ufficiale. Il compito delle banche è garantire il valore del cambio 1:1, e di supervisionare la blockchain che esegue le transazioni. Le CBDC godono della fiducia dello Stato che le conia, esattamente come le valute fiat.

Se è vero che la blockchain può migliorare l’efficienza dei pagamenti digitali, è anche vero che una CBDC non è una criptovaluta, anzi. Una valuta digitale gestita da una banca nazionale non è decentralizzata, e non ha neanche interesse a esserlo. Quindi, queste valute non sono ben viste dai puristi della blockchain. Ma si può anche essere ottimisti: l’entrata nel sistema mainstream delle valute digitali potrebbe convincere sempre più persone a fidarsi delle criptovalute come Bitcoin o Ethereum!

Perché la Cina vuole la sua valuta digitale?

Nell’economia digitale in cui viviamo, i pagamenti digitali sono estremamente importanti, forse anche più dei contanti. Del resto questo è uno dei motivi che ha portato alla nascita delle criptovalute: il bisogno di un sistema di pagamenti rapido e senza frontiere. Attualmente, in Cina, la maggior parte dei pagamenti digitali viene eseguita tramite AliPay e WeChat Pay. Grazie allo yuan digitale, chiamato e-CNY, il governo vuole superare la dipendenza da questi provider. Quali sono alcuni tra i vantaggi di una valuta digitale di Stato rispetto alla moneta tradizionale custodita nelle banche?

-Scambi di denaro rapidi ed economici

Custodia personale dei wallet, senza intermediari

Scambi offline tra due individui sfruttando la tecnologia Bluetooth

Secondo gli esperti, le valute digitali centralizzate rappresentano uno step fondamentale nell’economia globale in cui ci troviamo.  “Un governo dovrebbe garantire un sistema di pagamento affidabile, istantaneo e sicuro – uno dei beni pubblici più importanti dell’economia moderna” scrive Zhiguo He, professore di economia dell’Università di Chicago. Garantire tutto questo affidandosi alla blockchain sembra scontato!

Le Olimpiadi Invernali di Beijing: la “beta” dello yuan digitale?

Secondo la roadmap del governo cinese, l’e-CNY dovrebbe essere rilasciato nel 2022. Gli esperti del settore erano convinti che il palcoscenico offerto dalle Olimpiadi Invernali di Beijing avrebbe rappresentato l’evento perfetto per provare – e soprattutto, far provare – la propria valuta digitale. Nei locali riservati agli atleti olimpici, il governo cinese ha installato degli ATM che convertono le valute fiat in yuan digitali. L’obiettivo è convincere gli atleti a provare questo nuovo sistema, e nel frattempo monitorare la piattaforma per cercare eventuali bug e rallentamenti. Finora, infatti, lo yuan digitale è stato testato in alcune metropoli o in ambienti controllati.

Tuttavia, alcuni esperti dubitano che la Cina presenterà il suo yuan digitale alle Olimpiadi. L’avvento della variante Omicron del Covid-19 ha convinto il governo a rifiutare l’ingresso di spettatori provenienti dall’estero, per evitare un aumento dei contagi incontrollabile. È anche vero che le Olimpiadi sono l’evento perfetto per testare l’impatto di tantissime microtransazioni sulla rete, e anche per mostrare al mondo le proprie innovazioni. 

Sei interessato a vedere come si evolverà la situazione della Cina e delle CBDC? Rimani aggiornato sul nostro blog!

Vitalik Buterin propone un nuovo tipo di NFT Soulbound

Ethereum Vitalik Buterin promuove gli NFT soulbound

Il fondatore di Ethereum riflette sul futuro degli NFT. Sono davvero utili? È possibile renderli spendibili nella vita di tutti i giorni? Forse, ma ad alcune condizioni…

Il mercato degli NFT cresce velocemente e le sue applicazioni sembrano infinite. I token non fungibili viaggiano sui social network, sui giornali e nella cultura di massa, c’è chi ne va pazzo e chi invece non crede nelle loro potenzialità. Sull’onda del Web3 e della sua espansione, qualcuno comincia a farsi delle domande sull’utilità degli NFT e l’impatto che potrebbero avere nelle nostre vite. Tra questi c’è Vitalik Buterin, il co-fondatore di Ethereum che in un post del 26 Gennaio 2022 arriva ad una conclusione: gli NFT sono davvero significativi solo se non possono essere trasferiti in alcun modo. La prospettiva di Buterin sembra snaturare l’essenza di questi token, nati per essere venduti e scambiati nel libero mercato. Vediamo la sua tesi!

Cosa sono gli NFT Soulbound?

Buterin si riferisce a questi token non trasferibili con il nome “soulbound”. Il termine deriva dal videogioco MMO World of Warcraft, al suo interno esistono dei particolari item chiamati “soulbound”, che letteralmente significa “legati all’anima”. Si tratta di oggetti che non possono essere trasferiti o condivisi con nessuno. I soulbound item si ottengono solo quando si superano certe sfide all’interno del gioco come l’uccisione di creature particolarmente ostiche. Sono degli oggetti che hanno la funzione di un distintivo: attestano che un giocatore, e non un altro, ha fatto una specifica azione, ha raggiunto un traguardo. Questo sistema è stato pensato per evitare che tra giocatori si potessero trasferire il riconoscimento di obiettivi che faciliterebbero un avanzamento di livello più veloce del previsto. Buterin riprende questo concetto proponendo di applicarlo agli NFT rendendoli legati alla proprietà di una sola persona per sempre. 

I migliori NFT? Quelli Soulbound

Buterin scrive “gli NFT nella loro forma attuale hanno le stesse proprietà di rarità degli oggetti nei videogiochi MMO. Hanno un valore di riconoscimento sociale: le persone che li hanno li mettono in mostra, e ci sono sempre più strumenti precisi per aiutare gli utenti a mostrarli”, ma cosa segnalano esattamente questi NFT? Secondo Buterin, esibire un NFT è esibire ricchezza, la capacità economica che ha permesso di comprarlo. Una delle critiche che viene avanzata al Web3 è di essere orientato solo al guadagno e di valorizzare unicamente le prospettive economiche dei suoi strumenti come gli NFT. Chi possiede un token non fungibile non lo ha guadagnato facendo qualcosa di specifico, ma comprandolo. In questo modo è trasferibile e può essere rimesso in commercio. 

Buterin avanza la sua proposta: per migliorare gli NFT bisogna renderli soundbound e non commerciabili. In questo modo gli NFT garantiscono una proprietà effettiva, perpetua e non trasferibile ad altre persone. Gli NFT Soundbound consentirebbero la registrazione su blockchain di una serie di certificati o attestati come lauree, patenti di guida. Solo degli NFT non trasferibili rendono i certificati on-chain autentici. Altrimenti il rischio sarebbe quello di un mercato di certificati falsi su blockchain. La proprietà di qualifiche o di dati personali secondo Buterin non dovrebbe essere legata alla possibilità di essere comprata. L’idea del papà di Ethereum? NFT non commerciabili ma utili!

Esistono già degli NFT Soundbound?

Buterin indica il migliore progetto che propone questo al momento: POAP ovvero Proof of Attendance Protocol, una piattaforma su Ethereum che permette di realizzare degli NFT legati a momenti memorabili della vita di ciascuno. Un esempio? Hai partecipato ad un corso di formazione? Attraverso POAP gli organizzatori possono rilasciare un attestato che lo prova, visibile su blockchain. Per spiegare la differenza tra un NFT trasferibile e uno che non lo è può essere efficace usare un’immagine altamente tecnica e accurata: i braccialetti componibili con i charm. Tipo Pandora. Il concept dietro a questo genere di gioielli si basa sul collezionare charm che celebrano eventi importanti della tua vita: lauree, compleanni, matrimoni, nascite. Solo che i charm non certificano che quella cosa l’hai veramente fatta, il charm della laurea lo può comprare anche tua cugina di 10 anni, ma non garantisce che effettivamente sia laureata. L’idea di Buterin è evitare che gli NFT siano come i charm di Pandora ma che certifichino e garantiscano qualcosa. 

Un altro esempio di progetto che va nella direzione di proporre NFT non trasferibili è Proof of Humanity, una sorta di registro sulla blockchain di Ethereum in cui le persone possono registrare dati personali e certificazioni. Buterin cita anche la possibilità di legare un NFT a un dominio di Ethereum Name Service, presupponendo che le persone considerino il loro dominio così personale da non volerlo rivendere. 

Si può dire che Buterin abbia lanciato una bella provocazione! Tuttavia si può ipotizzare che NFT e NFT Soundbound siano due facce della stessa medaglia e contribuire insieme alla struttura e alla formazione di un Web3 ricco di strumenti e a misura d’utente. 

Chi è Emanuele Dascanio artista NFT italiano

NFT chi è Emanuele Dascanio artista italiano

Uno dei protagonisti dell’arte digitale italiana racconta la sua opera e l’entusiasmo per le potenzialità della blockchain nel rivoluzionare il settore dell’arte

Nel corso dell’NFT Day del 1 Febbraio 2022 hanno preso la parola diversi personaggi che lavorano a stretto contatto con la blockchain. È stata l’occasione per conoscere due artisti NFT italiani: Giovanni Motta e Emanuele Dascanio. Quest’ultimo ha raccontato le sue opere sotto forma di token non fungibili e il suo modo d’intendere l’arte digitale. Scopriamo chi è e i dettagli del suo lavoro!

Dall’iperrealismo analogico agli NFT

Emanuele Dascanio è un artista milanese classe 1983 che da quasi un anno ha deciso di accostare l’arte digitale al suo lavoro di artista tela e grafite. Le sue opere sono iperrealistiche e, per chi ha il livello storia dell’arte gita agli Uffizi con l’audioguida, significa che sono disegni ma sembrano fotografie. L’iperrealismo è un filone di pittura e scultura in cui gli artisti ti danno l’illusione di essere davanti alla realtà. Le opere di Dascanio, però, sono ancora più realistiche di uno scatto perché ci puoi trovare rughe, pori dilatati e tutte quelle cose che non sei abituato a vedere in una foto. 

Dopo anni di iperrealismo analogico, Dascanio si è avventurato nella giungla della crypto art e ha deciso di realizzare degli NFT. L’esperienza con l’arte digitale sta regalando a Dascanio un grande successo, la sua ultima opera come token non fungibile è stata venduta per 20.6 ETH (al momento della transazione corrispondenti a 55.435,42 dollari) alla Poseidon NFT DAO, un fondo che colleziona opere dal mondo dell’arte digitale, “pronto a catturare la più grande e nuova tecnologia della storia”. I soggetti preferiti di Dascanio sono figure umane, le sue opere sono presenti in varie piattaforme come SuperRare.

Perché un artista tradizionale sceglie gli NFT?

Il profilo Twitter di Dascanio ci fa intuire che è uno che di blockchain se ne intende. Un crypto lover su twitter si riconosce al volo, nel caso di Dascanio? Abbiamo una foto profilo in cui gli occhi sparano laser, una bio che recita “Drawing pencil hyperrealism artist in NFT ++” e username yat, un vero e proprio dominio su blockchain composto da emoji in cui registrare un wallet di criptovalute. Tutti elementi che danno a Dascanio l’aspetto di un artista NFT! 

Ma come mai un artista tradizionale sceglie di lavorare con la blockchain? Nel corso della chiacchierata dell’NFT Day, Dascanio spiega tutte le potenzialità di questa nuova tecnologia per un artista. Il primo vantaggio è la libertà di scalare il lavoro artistico e creativo. Un’opera “fisica” di Dascanio richiede da 1 mese a 4 anni di lavoro e di solito chi la compra non vuole rivenderla. In questo contesto i token non fungibili gli permettono di creare dei frame di opere e progetti artistici intorno all’opera già completa, e possono passare più facilmente tra diversi proprietari. In questo modo il suo lavoro è sostenibile e in costante relazione con il suo pubblico. Un altro aspetto da considerare sono le royalty che permettono agli artisti di guadagnare per ogni rivendita della loro opera, cosa che non succede nel mercato tradizionale. Infine gli NFT garantiscono l’autorialità e la proprietà intellettuale di un prodotto permettendo al suo creatore di esporlo ovunque, anche nel Metaverso, senza perdere il legame personale.

NFT? Non solo un’immagine su blockchain

Al di là delle prospettive economiche, gli artisti hanno negli NFT una nuova modalità espressiva. Cambiare medium è un’opportunità per raccontare qualcosa di diverso e sfruttarne le caratteristiche uniche. Creando dei  token non fungibili che si riferiscono a un’opera su tela, Dascanio aumenta il significato dell’opera d’arte stessa fornendo nuove interpretazioni, punti di vista e dettagli in forma digitale. Un’opera NFT non è mai una semplice immagine, una fotografia dell’opera messa su blockchain. Dascanio precisa “devi fare cultura, devi fare arte”. L’artista milanese ha intenzione di portare avanti queste due sfaccettature della sua arte in contemporanea: analogico e digitale vanno a completarsi e, secondo Dascanio, una non deve in nessun modo fagocitare l’altra. Si può dire che un contenuto rappresentato sia su blockchain che su tela è come una storia raccontata in un film e in un libro. Il messaggio è lo stesso ma viene declinato in due forme che parlano a sensibilità diverse. Usando una metafora di Dascanio, l’NFT fornisce “una realtà aumentata del senso dell’opera”. L’arte fisica per Dascanio è la base per essere anche un crypto artista. 

I progetti futuri dell’artista NFT italiano

Durante la live in occasione dell’NFT Day Dascanio ha fatto capire che i suoi progetti futuri come artista NFT sono tanti e diversificati. Ha citato il mondo della moda, del gaming, del Metaverso e gli NFTs esperienziali, sotto l’ombrello dei “Quantum NFT” realizzati con Kipu Quantum, start up con in pancia menti scientifiche di fama mondiale. Dascanio ha preso mano allo sviluppo del verticale relativo alla quantum digital art sviluppando NFT che rispondono alle leggi della meccanica quantistica manifestando tutti gli incredibili pregi e i benefici a questa correlati.  

Polkadot: 5 curiosità sulla crypto del Web3

Polkadot 5 curiosità crypto Web3

Polkadot è una piattaforma che fa dell’interoperabilità la sua missione. Scopri 5 curiosità sulla blockchain del Web3!

Hai già sentito parlare del Web3 e di come cambierà il nostro modo di navigare su Internet? Allora avrai sicuramente sentito parlare di Polkadot, la piattaforma multichain che promette di ospitare questo cambiamento.

Cos’è di preciso Polkadot? Non è una blockchain come tutte le altre: è una rete interconnessa di blockchain parallele, chiamate parachain, ognuna con una funzione diversa. Su Polkadot tutti possono sviluppare dei network affidandosi all’architettura di base creata dalla Web3 Foundation, l’ente svizzero dietro la blockchain.

Vuoi conoscere qualche curiosità su Polkadot e sul suo fondatore? Continua a leggere per scoprire 5 chicche sulla blockchain del Web3!

1. L’origine del nome Polkadot

Il nome Polkadot è sicuramente originale, ma perché si chiama proprio così? L’ideatore della piattaforma, Gavin Wood, aveva immaginato il suo progetto come una rete di tantissimi network interconnessi. “Polkadot” in inglese vuol dire “pois”, ed ecco svelato il mistero: Wood si è lasciato ispirare dalla fantasia a pallini che tutti conoscono! Davvero un nome azzeccato.

2. Gavin Wood ed Ethereum

I più ferrati forse lo sapranno già, ma il fondatore di Polkadot ha collaborato alla programmazione di Ethereum nel lontano 2015. Tutti conoscono Vitalik Buterin, ma Gavin Wood è stato il CTO (Chief Technology Officer) di Ethereum, contribuendo allo sviluppo del progetto.

È per questo che la vision delle due piattaforme presenta molte similitudini: entrambe sono studiate per essere scalabili, sicure e interoperabili con altre blockchain.

3. Non ci forkeremo mai

Ti viene il mal di testa a pensare a tutti gli hard fork che ha subito Bitcoin? Hai paura che possa succedere qualcosa ai tuoi Ether durante l’aggiornamento di Ethereum? Questi problemi non esistono con Polkadot!

Gli hard fork, come Bitcoin Cash o Ethereum Classic, sono sempre dei momenti divisivi per la community della crypto interessata. In un sistema decentralizzato come quello delle blockchain questi eventi sono stressanti e spesso senza una soluzione chiara, lasciando il valore dei token in balia del mercato al ribasso. Polkadot abbandona il sistema dei fork perché non ne ha bisogno: la piattaforma è costruita su Substrate, che permette alla community di votare dei cambiamenti e implementarli automaticamente. No fork, no cry!

4. Kusama, un ambiente sandbox per evitare problemi

Sapevi che in miniera i minatori portavano con sé dei canarini, perché il loro malessere avvisava in anticipo i lavoratori di un eccessivo livello di gas tossici o altri pericoli.

Allo stesso modo, Kusama è definito “canary network” di Polkadot. Sviluppato da Gavin Wood, Kusama serve proprio per fare beta-testing di dapp e progetti nuovi senza intaccare la piattaforma originale, e assicurandosi che tutto funzioni come si deve.

L’idea di creare un ambiente di test è venuta al fondatore di Polkadot dopo che un bug aveva fatto fallire clamorosamente la loro prima ICO, nel 2017, quando i DOT erano ancora dei token basati su Ethereum. Grazie a Kusama, gli sviluppatori sperano che eventi del genere non si verifichino più. La piattaforma è stata sfruttata anche per il lancio delle prime parachain avvenuto alla fine del 2021.

5. Parachain per tutti i gusti

Il vantaggio principale di Polkadot è l’opportunità che offre agli sviluppatori di creare delle parachain su misura. Creare una blockchain totalmente nuova è dispendioso e richiede tempo; costruirne una basata su Polkadot è molto più efficiente. In più, sapere che ci si appoggia a una delle blockchain più stabili e supportate di sempre è un sollievo per ogni programmatore.

Attualmente, su Polkadot ci sono 100 slot disponibili per sviluppatori in cerca di un sistema affidabile su cui costruire la propria blockchain personalizzata. Gli slot vengono messi all’asta, e possono essere acquistati usando i DOT, cioè i token di Polkadot. Stesso risultato, lavoro dimezzato: cosa può esserci di meglio?

Perché i domini su ENS sono fondamentali per il Web3?

Web3 a cosa servono i domini su blockchain

Il Web3 è dietro l’angolo e per sviluppare un nuovo internet, servono nuovi strumenti come i domini su blockchain di ENS!

Da settimana scorsa su Young Platform Pro è disponibile ENS, il token di governance di Ethereum Name Service. I domini su blockchain sono uno strumento strategico per decentralizzare internet. Web3 in vista!

Il Web3 vuole la decentralizzazione di internet 

I domini su blockchain sono uno strumento fondamentale per concretizzare il Web3, la fase di internet che ci sta aspettando a braccia aperte! Il termine Web3 viene usato per riferirsi a una nuova configurazione di internet in cui tutte le tecnologie già esistenti e attive si sposteranno sulla blockchain. Il risultato finale? La decentralizzazione di internet. Con il Web3 tutte le informazioni e i contenuti online saranno di proprietà di chi le ha create e non di aziende centralizzate come Google o Meta. Il Web3 quindi proporrà un nuovo modello economico: l’ownership economy

Ora come ora non possiamo dire di essere nel pieno del Web3, anzi è probabile che vivremo un lungo momento di transizione nei prossimi anni dove Web3 e Web2 saranno compresenti. In ogni caso sono in corso i primi esperimenti e progetti per dare la luce a internet su blockchain. Uno di questi è Ethereum Name Service (ENS), un protocollo per registrare domini sulla blockchain di Ethereum. I domini su blockchain sono un servizio necessario allo sviluppo del Web3 perché favoriscono la decentralizzazione di internet. In che modo?

I domini su blockchain sono l’identità del Web3

Un nome di dominio registrato su ENS può essere usato in molti modi diversi. Tra le altre cose funziona come indirizzo web, come wallet, come mail o account social. Se registri un nome di dominio su ENS prendi due piccioni con una fava. Anzi tre, quattro, cinque piccioni con una fava. Un dominio su blockchain descrive un’intera identità digitale presente su internet: profili, account, indirizzi email, siti web, wallet. Dentro un solo dominio su blockchain puoi aggiungere tutte le informazioni che ti servono per navigare e accedere ai servizi su blockchain. Comodo, facile e veloce!

Se usi un dominio su blockchain per registrare tutte queste informazioni, sei tra i pionieri del Web3, e man mano che si svilupperà avrai già accesso a tutti i servizi decentralizzati su blockchain che si proporranno come alternativa speculare a quelli centralizzati.

Insomma, i domini come quelli forniti da ENS sono la base per il concetto poliedrico di identità che caratterizzerà il Web3.

Fun fact: la lista dei domini ENS più seguiti su Twitter

Come detto, i domini su blockchain possono essere usati come nome utente sui social. E qual è il social che va alla grande nel mondo crypto? Twitter ovviamente! Qui un’infinità di utenti (più o meno famosi) utilizza un nome ENS che si riconosce da tre semplici letterine finali: .eth. Tre letterine che fanno davvero la differenza e mostrano il crypto enthusiast che sei. Siccome sui social network contano i numeri, .eth Leaderboard ha raccolto la lista dei nomi ENS con più follower su Twitter. Chi ci sarà mai al primo posto? Qualche fondatore o sviluppatore blockchain? No, ma un’insospettabile Paris Hilton. Forse non tutti sanno che l’ereditiera americana è una grande sostenitrice crypto, attiva nel Metaverso e collezionista NFT. Al nono posto troviamo il profilo di Vitalik Buterin che manca il podio di un bel po’!

I domini su blockchain insieme a IPFS per archivi online decentralizzati

Torniamo alle funzioni dei domini su blockchain per il Web3. Registrando un dominio su Ethereum Name Service oltre a tutte le informazioni di base (account social, email, wallet, url) si possono aggiungere dei IPFS content hash. In questo modo le informazioni registrate in quel dominio su blockchain faranno parte della rete di nodi dell’IPFS, ovvero Interplanetary File System. Si tratta di un protocollo per browser per lo sviluppo di un archivio decentralizzato di pagine web. IPFS nasce per rispondere a un problema specifico: la raccolta e l’uso che molte piattaforme centralizzate fanno dei dati e contenuti online. Questo protocollo, che già funziona sul browser Brave, ribalta il paradigma della raccolta dati online. Con IPFS si passa da un archivio centralizzato dei dati degli utenti che vengono gestiti da terzi, a un archivio user-owned in cui l’utente è in pieno possesso delle informazioni. Sceglie quali dati dare alle piattaforme e ai servizi che vuole usare su internet. Ownership economy e user-owned storage: possiamo dire che nel Web3 l’utente è al centro. 

In poche parole i domini su blockchain, come quelli registrati su ENS, sono uno strumento strategico per dare vita al Web3 perché cambiano il modo di usare internet e le sue informazioni. Spostando il possesso dei tuoi dati nelle tue mani! 

Attivato aggiornamento Mimblewimble su Litecoin!

Litecoin aggiornamento Mimblewimble, cosa cambia

Grazie al nuovo protocollo privacy-oriented, la prima altcoin di sempre è pronta a offrire transazioni anonime e più veloci

Nel mondo delle criptovalute il tema della privacy è molto caldo. Per alcuni progetti crypto la privacy è un valore da ricercare al pari di scalabilità o sicurezza. Con questo obiettivo sono nate privacy coin come Monero. Altre criptovalute lavorano per garantire la privacy delle loro transazioni come un servizio aggiunto senza farne la loro vocazione principale. È il caso della prima altcoin della storia: Litecoin, che ha deciso di migliorare la sua privacy con l’aggiornamento Mimblewimble, ora attivo dopo due anni di sviluppo. 

Che cos’è Mimblewimble?

L’aggiornamento Mimblewimble di Litecoin è un un protocollo privacy-oriented che stabilisce una nuova struttura e modalità di archiviazione delle informazioni sulla blockchain. Mimblewimble è stato pensato per migliorare la privacy degli utenti: il protocollo infatti permette che le informazioni delle transazioni rimangano anonime. Questa possibilità non è prevista da tutte le blockchain, la maggior parte delle criptovalute, come Bitcoin, si basa su pseudonimia e non su un anonimato totale. Le informazioni delle transazioni sono sempre visibili ma sotto forma di un codice alfanumerico. Sulla maggioranza delle blockchain troverai gli indirizzi di chi manda e di chi riceve la quantità di criptovalute, ma mai nome e cognome di compratori e venditori. Con Mimblewimble nessuna di queste informazioni sarà rivelata. L’attivazione dell’aggiornamento è stata resa possibile dal Mimblewimble Extension Block (MWEB), che consentirà agli utenti di Litecoin di scegliere transazioni anonime. 

Fun fact: Mimblewimble e Harry Potter

L’aggiornamento attivo su Litecoin porta il nome di un incantesimo del mondo magico di Harry Potter. Mimblewimble è la formula della Maledizione Languelingua e serve per legare la lingua all’avversario in modo che non possa più esprimere frasi di senso compiuto o pronunciare le formule degli incantesimi in maniera corretta. Mimblewimble è uno degli incantesimi che spiega Gilderoy Lockhart ai suoi allievi del Club dei Duellanti, in Harry Potter e la Camera dei Segreti, il secondo libro della saga. Così come con Mimblewimble Harry impedisce ai suoi nemici di parlare, l’aggiornamento di Litecoin prevede che i blocchi non rivelino nessuna informazione. Insomma, hanno la stessa funzione! Ora che il piccolo momento nerd è finito, scopriamo come funziona e cosa cambia con l’aggiornamento di Litecoin. 

Cosa cambia con l’aggiornamento Mimblewimble di Litecoin?

Dopo due anni di sviluppo finalmente Mimblewimble è attivo sull’altcoin fondata da Charlie Lee. La proposta di questo aggiornamento risale al 2019 ma solo nel 2020 è stato lanciato il suo test. La tipologia di crittografia usata da Mimblewimble si chiama Elliptic Curve Cryptography (ECC), applicando questo sistema di crittografia la blockchain può validare e registrare qualsiasi transazione senza rendere visibili le informazioni. ECC si basa su alcuni logaritmi che rendono le equazioni della blockchain ancora più complicate da risolvere, e quindi da manomettere. In questo modo anche la sicurezza di Litecoin fa un passo in avanti. Oltre a ECC, Mimblewimble include altri protocolli crittografici:

  • Confidential Transaction (usato anche da Monero): nasconde il valore della transazione;
  • CoinJoin (usato anche da Bitcoin e Dash): combina gli indirizzi di una transazione con quelli di altre rendendo impossibile tracciarle;
  • Dandelion: garantisce che l’identità di mittente e destinatario rimangano sempre anonime; 
  • Cut-through: crea blocchi di transazioni aggregando più transazioni tra loro, aumentando la scalabilità di tutto il sistema.

Oltre alla privacy, un altro miglioramento che porta Mimblewimble a Litecoin è la scalabilità: grazie al fatto che i nuovi protocolli prevedono la registrazione su blockchain di un minor numero di informazioni, la grandezza dei blocchi sarà minore. Il lavoro della blockchain dunque sarà più scorrevole. 

Secondo le dichiarazioni della Litecoin Foundation, l’attivazione dell’aggiornamento farà di Litecoin una “sound money” ovvero una moneta “forte e sana”, che dipende unicamente dal mercato e dal proprio valore tecnologico intrinseco. Per gli utenti Litecoin sarà più vantaggiosa da usare anche nelle transazioni di tutti i giorni come “pagare gli stipendi dei dipendenti e persino acquistare beni immobili”.

Bitcoin salverà la rete elettrica in Texas?

Il Mining di Bitcoin salverà la rete elettrica in Texas

In Texas da anni la fornitura di energia è un problema. Il governatore Greg Abbott vuole provare a risollevare la rete elettrica invitando mining pool di Bitcoin a stabilirsi nel territorio. Non sarà un controsenso? 

Non è un mistero: il mining di Bitcoin è un’attività che richiede moltissima energia elettrica. Proprio per questo alcuni stati stanno pensando a delle regole per evitare che le mining pool sovraccarichino le infrastrutture nazionali o per utilizzare energia pulita. Altri stati invece, come la Cina, hanno deciso di bandire in toto il mining di Bitcoin e delle altre criptovalute. In Texas sta succedendo qualcosa di mai sentito prima: il mining di Bitcoin potrebbe essere la strategia vincente per aiutare, e non danneggiare, la stabilità elettrica dello stato americano. Vediamo come!

I problemi della rete elettrica in Texas

Nel Febbraio 2021 in Texas una bufera di neve ha danneggiato gli impianti elettrici e causato un blackout generale. Case e aziende sono rimaste senza elettricità per giorni interi e in totale sono morte 702 persone. La crisi energetica in Texas si manifesta così: nell’incapacità di fornire energia elettrica in tutte le condizioni e con continuità, e nei costi altissimi per l’utenza. La situazione in Texas è davvero problematica, tanto che il governatore Greg Abbott sta escogitando un piano targato blockchain per potenziare le infrastrutture energetiche dello stato. 

Il mining di Bitcoin può incentivare lo sviluppo della rete energetica 

Per contrastare la povertà elettrica del Texas Abbott ha proposto di incentivare il mining di Bitcoin. La faccenda pare controintuitiva: perché favorire un’industria che potrebbe pesare sulla già fragile fornitura elettrica locale? Accogliere mining pool non toglierebbe l’elettricità alle altre attività? In effetti il Texas sembra andare in direzione opposta rispetto alle altre nazioni che vietano il mining in quanto troppo dispendioso a livello energetico. Abbott propone una prospettiva diversa: è vero, il mining di Bitcoin richiede energia che in Texas non c’è.

Tuttavia dal momento che l’industria delle criptovalute è redditizia, fornirebbe i giusti finanziamenti e incentivi economici per costruire o implementare gli impianti elettrici già esistenti. Secondo il ragionamento di Abbott, il mining di Bitcoin potrebbe attrarre l’interesse economico di  investitori e aziende pronte a garantire che il mining di Bitcoin fiorisca. Inoltre Abbott conta sulla collaborazione dei miner in caso di necessità. Qualora ci si trovasse in un momento critico e la rete elettrica dovesse vacillare, Abbott chiederebbe alle mining pool di interrompere il loro lavoro momentaneamente per aiutare la cittadinanza. 

Il rischio della strategia di Abott è quello di mettere ulteriormente sotto pressione la rete elettrica, soprattutto nella fase iniziale. I suoi oppositori vedono nell’accoglienza dei miner di Bitcoin la possibile causa del crollo energetico definitivo e chiedono che in caso di criticità ai miner venga imposta l’interruzione delle attività, senza lasciare loro scelta.

Abbott vuole cercare di migliorare l’infrastruttura energetica senza passare da compagnie elettriche o enti governativi. Se gli altri governi si fanno indietro, il Texas accoglie i miner di Bitcoin a braccia aperte. 

Avalanche: quali novità aspettarci dal 2022?

Avalanche Roadmap Novità 2022

Avalanche è una blockchain proof-of-stake che ha stupito il mondo delle crypto, con che novità ci sorprenderà nel 2022?

Avalanche ha stupito tutti con la crescita che ha dimostrato nel 2021. Partendo dal basso, AVAX ha raggiunto un ATH di quasi 145$ in poco più di un anno. Adesso è una delle criptovalute con più capitalizzazione di mercato, e tra quelle più interessanti nel campo degli smart contract.

Uno dei punti di forza di Avalanche è la sua interoperabilità: la piattaforma può essere persino utilizzata con dapp progettate per Ethereum, grazie al bridge introdotto nel 2021. Questo, combinato alle transazioni economiche e rapide, l’ha resa una piattaforma di riferimento nel mondo DeFi. Vediamo quali risultati ha raggiunto nel 2021 e quali novità il team di Avalanche proporrà nel 2022!

Un 2021 ricco di sorprese

Avalanche è una piattaforma blockchain basata su un protocollo proof-of-stake, rilasciata pubblicamente nel 2020. Nell’ultimo anno ha tagliato traguardi sorprendenti.

Le più grandi novità per Avalanche sono arrivate negli ultimi tre mesi del 2021, in cui è stata listata da molti exchange famosi. Il boom ha convinto Ava Labs a istituire un fondo di 200 milioni di dollari per favorire e accelerare lo sviluppo della piattaforma, stringendo partnership importanti con importanti realtà come Deloitte e 1inch.

Risultato? A dicembre 2021, Avalanche ha raggiunto una media di transazioni giornaliere molto elevata, intorno alle 475mila al giorno! In più, le transazioni su AVAX sono davvero economiche. Normalmente le commissioni si aggirano intorno ai venti centesimi di dollaro, rispetto alla media di 60 dollari su Ethereum.

La roadmap del 2022 di Avalanche

Il boom inaspettato di fine trimestre ha congestionato temporaneamente la rete di Avalanche, alzando temporaneamente i prezzi delle transazioni intorno ai 3 dollari, ma Ava Labs ha prontamente reagito per sistemare la situazione. L’aggiornamento Apricot ha introdotto un sistema chiamato “pruning”, che snellisce sensibilmente la rete rendendola più veloce e sicura. Secondo il CEO di Ava Labs, Emin Gün Sirer, il pruning permetterà alla rete di garantire le 45mila transazioni al secondo promesse senza incorrere in congestioni o commissioni eccessive. L’azienda vuole continuare a insistere su questo punto, per assicurare che la rete decentralizzata funzioni senza intoppi. 

Il team di Ava Labs vuole anche potenziare il sistema di subnet della rete Avalanche. A dicembre è stata introdotta la possibilità di creare reti blockchain secondarie, da personalizzare secondo i propri bisogni. “I subnet sono tele bianche in grado di gestire tutte le parti più difficili del processo di creazione di reti blockchain”, ha scritto con entusiasmo in un thread di Twitter Emin Gün Sirer. “Dopo una vita lavorativa dedicata alle promettenti reti decentralizzate, finalmente posso dire che il futuro non è mai sembrato così luminoso… e questo è solo l’inizio”. Il web3 sarà uno degli argomenti più chiacchierati del 2022, e Avalanche non vuole farsi scappare l’occasione per diventare leader di questo settore!

Basta guardare il record che Avalanche ha raggiunto a inizio 2022 per capire che gli appassionati di crypto credono nel progetto: il 27 gennaio, sulla blockchain sono state registrate 1,1 milioni di transazioni, con commissioni medie di 0,23$. Ethereum, di contro, registra in media 1,25 milioni di transazioni con commissioni medie di 60$!

Dapp innovative, miglioramenti tecnologici e record infranti: il 2022 sarà l’anno delle novità per Avalanche? Ti terremo aggiornato!