Cronje, addio a Yearn Finance e al mondo crypto

Cronje Yearn Finance

Andre Cronje, padre della finanza decentralizzata e di Yearn Finance, abbandona l’ecosistema DeFi per dedicarsi ad altri progetti

Andre Cronje, il creatore di Yearn Finance, saluta la DeFi dopo aver contribuito al suo sviluppo per 4 anni. L’annuncio è stato dato dal suo partner alla Fantom Foundation, Anton Nell, che si ritirerà insieme al collega. La notizia era nell’aria già da un po’: Cronje non ha mai nascosto la sua insofferenza nei confronti della community DeFi. Cosa succederà ora a YFI e agli altri protocolli che ha lanciato?

Andre Cronje abbandona Yearn Finance e la DeFi

Yearn Finance, lanciata nel 2020, è una blockchain che ha aiutato fin dall’inizio chi è interessato alla finanza decentralizzata. Il protocollo, sviluppato da Cronje, seleziona automaticamente le piattaforme di yield farming che danno le ricompense più alte, semplificando la vita a chi si occupa di DeFi. YFI è stata rilasciata nel 2020, e durante la ICO, il suo fondatore non ha riservato nessun token per sé.

Cronje ha lavorato nel mondo crypto fin dal 2018. Come mai ha deciso di dedicarsi ad altri progetti? In realtà, lo sviluppatore ha più volte mostrato profonda insofferenza nei confronti della community, specialmente verso la parte più interessata alla finanza decentralizzata. Senza peli sulla lingua, si è scontrato più volte con alcune persone sui social su temi come decentralizzazione e responsabilità, arrivando persino a definire la community “tossica”.

Andre Cronje ha sempre lavorato da solo, ma dopo che i suoi protocolli hanno cominciato ad avere successo, si è ritrovato criticato e attaccato per svariati motivi. “Non importa quello che fai, gli utenti saranno scontenti, e puoi star certo che te lo diranno” scrisse nel 2020. Alla fine, insieme ad Anton Nell, ha deciso di abbandonare il mondo crypto senza fornire alcuna spiegazione.

Cosa succede a Yearn Finance e alle altre dapp di Cronje

La community DeFi ha reagito in maniera poco ottimista all’annuncio di Cronje. Alcuni utenti gridano persino al “rug pull”, anche se in questo caso è un termine del tutto fuori luogo. Lo sviluppatore, infatti, ha solo detto che non supporterà più le sue dapp, ma ha lasciato la strada libera a chiunque voglia prendere il suo posto. Tutti i codici che ha scritto sono infatti open-source. Nonostante questo, YFI, FTM e il suo ultimo progetto SOLID sono scesi di prezzo.

Secondo la maggior parte degli esperti, però, l’abbandono di Cronje non interferirà con il funzionamento della DeFi. Uno sviluppatore del team di Yearn Finance ha criticato il panic selling generale, facendo notare che “Andre non lavora a Yearn Finance già da un anno”. James Hancock, ex-sviluppatore di Ethereum, ha ulteriormente spiegato la situazione. “Gli smart contract sono immutabili e non hanno bisogno della supervisione di Cronje per funzionare. [Cronje] sta solo interrompendo il supporto alle pagine web delle dapp”.

Cosa significa questo? Vuol dire che, semplicemente, andrà persa l’interfaccia grafica che permetteva agli utenti di interagire con la blockchain e le dapp. Questo non vuol dire che gli smart contract non avranno più valore, o che Yearn Finance smetterà di funzionare. I programmatori potranno continuare il lavoro di Cronje e creare nuove interfacce grafiche per rendere il protocollo più user-friendly.

La paura che tutti i token impiegati negli smart contract vadano perduti, quindi, è praticamente ingiustificata; le transazioni sono ancora conservate all’interno della blockchain. Cronje, poi, non seguiva più attivamente lo sviluppo né di YFI né di Fantom. L’ecosistema DeFi continuerà a sopravvivere anche senza uno dei suoi sviluppatori più brillanti. Questo è il vantaggio della decentralizzazione!

Dogecoin registra il marchio per impedire truffe

Dogecoin registra il suo marchio crypto anti truffe

Nel mondo crypto per evitare usi impropri e truffe è fondamentale registrare marchi e proprietà intellettuali. Scopri il caso Dogecoin!

Il settore crypto è giovane e in formazione perciò ogni occasione è buona per trarre insegnamenti e consigli utili. Il caso del marchio di Dogecoin e dei suoi tentativi di registrarlo ci porta a riflettere sull’importanza di una certificazione per i progetti su blockchain. 

La Dogecoin Foundation registra i marchi di DOGE in Unione Europea

“Un grande successo. È una piccola vittoria che sembra così irrilevante visto tutto quello che sta succedendo nel mondo, ma è un passo importante. Dato un numero crescente di tentativi in malafede di registrare marchi per “Doge”, “Dogecoin” e anche per i loghi creati per Dogecoin da Christine Ricks, da parte di persone e organizzazioni, non avevamo altra scelta che registrarli per proteggere tutti i buoni shiba nella community di Dogecoin”, questo è il testo del tweet apparso il 2 Marzo 2022 nel feed della Dogecoin Foundation. Nomi e loghi sono stati registrati con una pratica datata 13 gennaio 2022, presso l’European Union Intellectual Property Office con lo scopo di impedire che vengano sfruttati per truffe o estorsioni. 

Quindi sono vietati i meme Dogecoin?

Un Dogecoin enthusiast ha prontamente commentato la bella notizia sollecitando chiarimenti sull’uso dell’immagine della crypto per creare meme o simili. Potrà essere ancora sfruttata? Come trattare i meme creati prima del deposito del marchio? Ottimo spunto direttamente dalla community unita sotto il segno dei meme! Jens Wiechers, membro del consiglio esecutivo della fondazione, ha spiegato: “il problema non è (e non è mai stato) l’uso in meme, ecc, ma i tentativi di persone completamente non affiliate con Dogecoin per registrarli, che hanno davvero senso solo se vogliono poi estorcere direttamente la comunità o il progetto Dogecoin, gli sviluppatori, la fondazione, ecc”. Lunga vita ai meme! A proposito, lo sai che è appena partito il Meme Contest di Young Platform?

Perché Dogecoin registra il suo marchio crypto anti truffe?

Dopo mesi di inattività, ad Agosto 2021 la Dogecoin Foundation si è rimessa in motoper supportare sviluppatori, progetti intorno alla meme-coin, il futuro stesso della blockchain. Da quel momento ha affrontato diversi problemi relativi all’uso del suo nome e del suo logo. Tutto perché il marchio non è stato protetto al momento della sua creazione nel 2014. Negli Stati Uniti Dogecoin ha cominciato a competere con almeno una dozzina di altri enti che volevano registrare il nome “Dogecoin” all’U.S. Patent and Trademark Office. Sembrerebbe che esistano più di 100 criptovalute non legate alla Dogecoin Foundation che ne usano ugualmente il nome

Le battaglie per il marchio Dogecoin 

Oltre al centinaio di progetti crypto che usano il nome “Dogecoin” c’è anche un’azienda nelle Isole Cook che porta lo stesso nome della meme-coin. Questa reclama la priorità sul nome dal momento che la Dogecoin Foundation, con sede in Colorado, era stata abbandonata per diverso tempo. Sempre ad Agosto la Fondazione ha inviato una lettera a un progetto nominato Dogecoin 2.0 chiedendo di cambiare il nome.

La lezione del caso Dogecoin? Registrare i marchi di un progetto crypto alla nascita. Tra l’altro ottenere il copyright per le criptovalute non è sempre una passeggiata, non è come ottenere il nome per un esercizio commerciale, un bene o un servizio generico. La questione è stata affrontata a proposito della vicenda del marchio Dogecoin, anche dal Wall Street Journal. Con marchio si intende una parola, un nome, un simbolo o una frase usata per identificare e distinguere un prodotto o un servizio. Tuttavia per una criptovaluta potrebbe essere complesso dimostrare di essere un prodotto o un servizio, quando viene usata principalmente come mezzo di scambio. 

Inoltre un marchio per essere registrato deve essere legato in maniera univoca a un ente, un’azienda o una fondazione. Il rischio per Dogecoin era non essere associato alla Dogecoin Foundation ma semplicemente alla criptovaluta. L’USPTO (l’equivalente statunitense dell’European Union Intellectual Property Office) si è già espresso riguardo al termine “Bitcoin”, troppo ampio e descrittivo di generici servizi di pagamento online per essere considerato un vero e proprio marchio. Potrebbe essere veramente difficile rivendicare una proprietà intellettuale se un nome non registrato dovesse cadere nel dominio pubblico.

Intervista a Emanuele Dascanio, gli NFT tra arte e tecnologia

Cosa sono gli NFT Per Emanuele Dascanio un ponte tra arte e tecnologia

L’artista NFT Emanuele Dascanio ci anticipa i suoi prossimi progetti e parla del rapporto con la tecnologia

Ecco la seconda parte dell’intervista, che si concentrerà sull’opera di Dascanio, i suoi progetti in corso e sul suo rapporto col settore crypto e blockchain.

Andiamo nel pratico: come crea un NFT Emanuele Dascanio?

Quale formato preferisci per i tuoi token non fungibili??

Prediligo il video rispetto a immagini statiche, quelle le ho già nella mia arte fisica. Quando sono entrato nel processo di tokenizzazione dell’opera sarei potuto entrare semplicemente mettendo delle immagini delle mie opere su blockchain. Ma è come una stampa delle copie. Per me non è abbastanza, i token non fungibili si possono sfruttare molto di più! Allora ho scelto i video. All’inizio è stato difficilissimo trovare aiuto per la realizzazione di questi video. L’idea è applicare un velo digitale sulle velature fisiche dell’opera. Prima degli NFT, le mie opere erano come libri che con l’ultima pagina concludevano una storia. Ora c’è un’altra storia dopo la parola “fine”. Gli NFT sono un modo per integrare o alterare il concetto dietro a una mia opera, tramite il velo digitale trasformo il mio quadro di partenza. Da una sola opera nascono 10, 20, 30 token non fungibili, il limite è solo quello della fantasia

Quindi lavori a contatto con un team che si occupa di tutti gli aspetti tecnici? Ci sono state delle difficoltà tecniche iniziali?

Sì, lavoro con dei tecnici. Non ho un vero team, ma tanti diversi gruppi di lavoro specializzati in cose diverse. Creare e vendere NFT e digital art è un mestiere, io delego e dirigo come un regista con un film, ogni aspetto delle mie opere viene seguito da me. All’inizio è stato difficile trovare le persone con cui collaborare, preparate a livello tecnico e con una compatibilità personale. Ora il processo tecnico sta migliorando perché conosco meglio la tecnologia.

Il rapporto dell’artista con la blockchain

Come mai hai scelto SuperRare come marketplace per le tue opere? Cosa ne pensi delle crypto in generale? 

Io non sono crypto massimalista, possiedo BTC e altre criptovalute. È stato proprio questo il mio primo approccio alla blockchain. Vivo in Serbia e qui a livello di investimenti non puoi fare tante cose. Mi rimane la blockchain!  

Sono su quasi tutti i marketplace ma uso principalmente SuperRare perché al contrario di me, i collector sono massimalisti. E i collezionisti sono su SuperRare. Seguendo il mio lato artista-business man ho prediletto quindi questo marketplace. Ma le mie opere si trovano anche in tutte le migliori piattaforme per comprare e vendere NFT. Perché? Io credo che sia l’artista in sé a portare valore nel mercato dell’arte e non viceversa. Se sono un artista capace, quello che tocco diventa oro. Non è che se un artista costa di più, automaticamente ha anche più valore. Però inconsciamente molti la pensano così ed è un bias che sfrutto su SuperRare, ma poi porto il mio valore anche su altri marketplace, in questo modo cresciamo insieme. Poi il mercato detterà chi vive e chi muore. 

Dal punto di vista di artista NFT, cosa manca al settore?

La decentralizzazione mi sembra ormai persa, poi la tecnologia non è mai abbastanza, manca la mass adoption. Il settore ha tutto dentro di sé ma non ha ancora preso forma. Siamo early adopters del resto. Forse manca una regolamentazione. Mancano un sacco di cose che pesano in parte sulla progettazione dei progetti artistici, e devo considerare tutti questi aspetti. Soprattutto nel settore crypto è difficile trovare la customer experience, e spesso all’inizio non si sa da dove iniziare.

I consigli agli artisti che vorrebbero creare e vendere NFT

Può qualcuno senza un background artistico creare arte digitale? 

Fare l’artista è professione, si hanno strutture e strumenti tramite conoscenze tecniche. Se non sono un regista non faccio film, lo immagino al massimo. Chi entra nel mercato dell’arte NFT senza professionalità, non credo possa andare lontano. Una volta entrati i professionisti, il mercato si evolve. Oggi quello degli NFT non è più un mercato super speculativo, è più rivolto all’investimento su reali figure professionali sempre più elevate. Tra poco l’ibridazione tra il mercato dell’arte tradizionale e quello NFT porterà nuovi scenari, emergerà qualcosa di diverso. Sarà un settore più democratico? Non democratico? Di massa? Chi lo sa. Ora il mercato dell’arte tradizionale è estremamente elitario mentre quello degli NFT è spinto dalle community. 

Ti sentiresti di dare dei consigli a un artista analogico che vuole sperimentare gli NFT?

Studiare il più possibile per capire i limiti e le potenzialità dello strumento. La tua arte sicuramente muterà. Così come il modo di crearla. La prima cosa da fare è l’interpretazione del medium, insomma con un pennello rispetto a un NFT faccio cose diverse.

Ci racconti il tuo progetto dei Quantum NFT?

Non sono tecnico, non vi spiegherò la meccanica quantistica. Lavoro al progetto Quantum NFT con il team di tecnici e artisti di Insighbart. Sono persone eccezionali. Si tratta di creare arte attraverso reali computer quantistici, non simulatori. Vengono dati al computer degli input elaborati dall’artista, poi compromessi dalla randomicità delle probabilità quantistiche. Questi input sono singoli elementi combinati, così come quando pensi un’opera decidi i colori, la palette, la dimensione del pennello, la tela. Una volta entrati nel computer, si sperimenta e si vede cosa succede. È come essere davanti a un pianoforte e avere mille potenzialità creative. È un lavoro pionieristico, è un “fardello” bello quello di sviluppare la figurazione digitale. Nel rumore infinito ci sono tutte le canzoni, bisogna solo estrarle. 

Tra l’altro i Quantum NFT sono davvero unici. Impossibili da rifare. E questo si sposa benissimo con tutte le caratteristiche essenziali dei token non fungibili. 

Uno dei grandi problemi per l’arte post-internet è proprio la riproducibilità.
Hai qualche progetto nel Metaverso?

In passato ho realizzato con The Nemesis il primo corso di disegno iperrealista nel Metaverso della storia. Con OVR sto realizzando degli NFT esperienziali, c’è in ballo un progetto nel settore fashion a Decentraland. Sta saltando fuori anche qualcosa nel gaming!

Concludiamo con una nota sentimentale, c’è un NFT tra i tuoi di cui sei particolarmente affezionato?

Uh, difficile questa. Forse il mio primo NFT, ma anche il secondo, insomma ognuno è speciale. Se proprio devo scegliere direi la prima (Sublimi ingenio, YOU are a NFT), la seconda (Fabrica Rerum) e la terza opera digitale su SuperRare (Dialogue with the Father). Ma Fabrica Rerum è speciale perché è stata l’occasione per incontrare Insighbart. È sempre stato il sogno della mia vita entrare in relazione profonda con scienziati di fama mondiale. Mi sento un privilegiato e quest’opera rappresenta questo legame. 

Grazie Emanuele, è stato un piacere chiacchierare con te e scoprire il lavoro di un artista NFT. Buon lavoro! 

Intervista a Emanuele Dascanio: come nasce un artista NFT?

Come nasce un artista NFT? Intervista a Emanuele Dascanio

Come nasce un artista NFT? Come lavora? Come si approccia alla tecnologia? Lo abbiamo chiesto ad Emanuele Dascanio, artista NFT italiano

Il Team Young Platform ha intervistato Emanuele Dascanio, artista NFT italiano. Ecco il racconto del suo lavoro, di come ha scoperto la blockchain e dei suoi pionieristici progetti.

Cosa significa diventare un artista NFT

Inizio soft: com’è la tua tipica giornata di lavoro?

Lavoro dal mio studio. Quando non sono al cavalletto a disegnare, sono in riunione, in meeting per i miei progetti NFT. La mia vita ora si divide tra analogico e digitale, prima stavo 10-12 ore al giorno a disegnare, adesso disegno molto meno. Infatti il mio focus creativo sta andando quasi tutto verso il progettare e creare NFT.

Come descriveresti le tue opere? Ti rivedi in qualche stile particolare?

Non si possono descrivere a parole, per capirle bisogna vederle. Il linguaggio figurato è difficile da descrivere, non è così che emerge la mia opera. Il mio stile si può chiamare  iper-figuartivo, faccio figurazione iperrealista, ultra fotografica, insomma piena di dettagli

Questo è lo stile adottato, o meglio, sono stato adottato da questo stile. Sono stato scelto! Questa è l’arte che so fare da sempre e poi mi sono specializzato. Mi sono obbedito al richiamo, però maturando sotto questo aspetto mi sono accorto che non volevo fare solo questo. Ora disegno, ma nel mio passato c’è anche la pittura, adesso sto passando ai token non fungibili, per poi probabilmente passare ad altro (Dascanio allude a un progetto top secret, n.d.r.).

Come hai iniziato il tuo percorso con gli NFT?

Del concetto mi sono innamorato a prima vista. Ho iniziato a fare arte iperrealista per uno stato di necessità, poi un’esigenza artistica mi ha portato sul piano creativo degli NFT. Devo fare questa considerazione: essendo artista devo avere a che fare con il mercato dell’arte, tuttavia il mercato non tratta solo d’arte ma di relazioni e oggetti e purtroppo il mio prodotto non è mai stato scalabile

Per fare un’opera d’arte ci metto da 1 mese ai 4 anni, quindi non sono adatto al mercato dell’arte che si muove a ritmi frenetici, poi sono adatto a fare arte non a mercanteggiare. Me ne sono sempre fregato, ho trovato la mia nicchia, ho sempre venduto anche abbastanza bene. Ma non come avrei voluto e soprattutto sapevo che avrei potuto fare di più. Prima che scoppiasse la pandemia avevo in cantiere il progetto di parcellizzare e vendere in tutto il mondo l’opera successiva a De natura universi. A causa dell’emergenza sanitaria è saltato tutto ma moltissime qualità del progetto le ho riviste nel mercato degli NFT. Mi sono detto: “ah quindi quello che ho fatto esiste già, ed è anche meglio”.

Cosa intendi per parcellizzare un’opera?

Spezzettare fisicamente un’opera d’arte in tante parti, ognuna rivendibile singolarmente. Il tutto tramite dei giochi artistici. L’idea è quella di un’opera d’arte riprodotta e divisa mentre l’opera fisica viene custodita in un museo o una galleria. Nel caso del mio progetto, le opere parcellizzate avrebbero raccolto anche i dati dei compratori per creare un’opera nuova. Così l’opera iniziale si sarebbe ingrandita blocco dopo blocco. Qui ho cominciato a pensare a una scalabilità. 

E quindi da lì ti sei lanciato nel mondo dei token non fungibili!

Esatto, volevo continuare questa idea e ho trovato gli NFT come la terra promessa! Più di un anno fa mi sono messo a studiare e progettare, e ora ho in mano una trentina di progetti sulla parcellizzazione, l’intelligenza artificiale, la meccanica quantistica. E tante altre cose. 

Ognuna di queste è un business scalabile, sono entrato a pieno nella creator economy. Ho anche progetti con celebrity, Hollywood, nel mercato indiano con la possibilità di entrare a Bollywood, nella space economy. La mia arte sta coprendo ogni aspetto del mercato, e questo stando solo al cavalletto non lo potevo fare. 

I token non fungibili hanno ampliato il mio lavoro, grazie alla blockchain c’è stato un aumento esponenziale della creatività e della ricchezza del mio brand personale. Se ci pensate, un disegno è solo polvere su carta e l’occhio gode dell’ordine di questa polvere. Ordine che è stato dato dall’artista, di fronte a un’opera d’arte si gode dell’intelligenza dell’artista. Ora gli NFT per me sono come alcune particelle del disegno che rappresenta il mio lavoro, combinate dalla mia creatività insieme a tutto quello che ho fatto in precedenza.

Il mercato dell’arte e l’accoglienza degli NFT

Il mercato dell’arte “tradizionale” come ha accolto l’arte e la proprietà digitale su blockchain? Esiste un pregiudizio nelle persone e negli artisti?

Ci sono vari livelli di pregiudizio negli artisti, tutto dipende da che artista sei. Il pregiudizio è: se qualcuno fa qualcosa di diverso, lo fa meglio di me con strumenti che io non so usare, questo non va bene. Io faccio disegno dal vivo, ho sempre avuto a che fare con artisti figurativi, per alcuni se usi la telecamera non va bene. Anche questa domanda forse ha un grado di pregiudizio, di preconcetto, io sono abituato a vedere l’artista come una persona,   quando parlo con le persone degli NFT il loro pregiudizio nasce dall’ignoranza del mezzo tecnologico. 

Alla fine che cos’è un NFT? È un mezzo, una matita, un pennello. Uno strumento. Perché avere dei pregiudizi nei confronti di uno strumento? Perchè non si possono usare tutte le cose insieme? Sei un artista, sei un creativo, puoi fare quello che vuoi, usare tutti gli strumenti che vuoi, l’importante è usarli bene. L’NFT non è altro che un’opportunità. Le persone poi ne vogliono sapere di più, iniziano a fare domande tecniche perché sono interessate ad entrare anche loro in questo mondo. 

Nella mia esperienza percepisco tanti pregiudizi quando si parla di Metaverso. Questo è un concetto già più complesso, la gente ha paura, c’è riluttanza nell’uscire dalla vita reale per quella “finta”. Ma se fai esperienza di una cosa, quella cosa è vera, non ha importanza se è mentale o corporale. È come leggere un libro o andare al cinema. È semplicemente un’esperienza diversa, te la godi e poi torni a fare quello che fai di solito. I non fungible token, il Metaverso, non sono altro che strumenti che in mano alle persone creative possono diventare mainstream. Secondo me il mercato dell’arte sarà solo una piccola goccia nelle applicazioni degli NFT. 

Gli inizi di un artista che scopre la blockchain

Qual è stato il tuo approccio allo studio della blockchain? 

Ho studiato da solo, ho smesso di lavorare per 3 mesi e mi sono messo a studiare le basi del funzionamento degli NFT, dalla blockchain agli smart contract. Lo studio fa sempre parte del mio lavoro. Non è che se non disegno, se non metto la grafite sul foglio, allora non lavoro. È parte del lavoro e dallo studio si va a creare arte. Ho investito del tempo e adesso quel tempo ha il suo ROI (return on investment) molto alto. 

È tutto un ribollire di creatività: ogni giorno chiedersi:come si evolve questa cosa? chi chiamo? quali sono le prospettive? Anche perché le persone che ho incontrato in questo ambiente sono tutte uguali: intelligenti, creative, propositive. È incredibile! A Dubai ho incontrato Stefan (Co-founder e CBDO di Young Platform, n.d.r.), io alla sua età giocavo coi lego. Non puoi non essere speciale, se sei così giovane e crei una cosa come Young Platform. Finalmente mi trovo a contatto con persone così. 

Quali fonti o strumenti hai usato mentre studiavi? 

Mi sono informato su internet, grazie a Youtube, preferisco un approccio divulgativo. Nel mio caso non è utile entrare nel tecnico, mi sono preoccupato di capire il primo livello di questa tecnologia, gli aspetti che io potevo sfruttare in quanto artista per creare NFT. In quanto artista associo i concetti anche in maniera “ignorante”, poi vado dai tecnici e mi dicono se si può fare. Ma in questo ambito non ho mai sentito dire “non si può fare”. Il mio livello di conoscenza sulla blockchain è tale da permettermi di progettare, di giocare con la fantasia in maniera coerente con l’aspetto tecnico. 

A domani per la seconda parte dell’intervista!

Tutti i concerti del Metaverse Music Festival a Decentraland

Metaverse Music Festival 2022 a Decentraland

Dal 10 al 13 Novembre si esibiranno oltre 100 artisti a Decentraland durante il Metaverse Music Festival. Ecco tutti gli eventi e i concerti nel metaverso!

La seconda edizione del Metaverse Music Festival a Decentraland è alle porte! Dal 10 al 13 Novembre oltre 100 artisti dei generi più disparati si esibiranno in 15 diversi palchi in un festival digitale dall’atmosfera cyberpunk. Tutti i concerti a Decentraland saranno gratuiti e non sarà necessario collegare il proprio wallet crypto per partecipare, così come non serviranno particolari strumenti come i visori per la realtà aumentata. Ogni giornata del Metaverse Music Festival avrà luogo dalle 19:00 alle 7:00 (ora italiana), le date e gli orari precisi delle esibizioni saranno disponibili nei prossimi giorni. La lineup è ricca e variegata, tra gli artisti confermati ci sono Ozzy Osbourne, Dillon Francis e Soulja Boy.  

Per Decentraland è tempo di sfide e nuove tecnologie 

Il metaverso crypto di Decentraland è pronto ad ospitare il primo grande evento dopo la recente polemica sui suoi pochi utenti attivi. Ad inizio Ottobre l’aggregatore di dati DappRadar aveva elaborato un report che mostrava la poca affluenza nel metaverso crypto, un’affluenza di anche solo alcune decine di persone al giorno. 

Decentraland ha ribattuto spiegando che nel suo metaverso, al contrario di quanto fatto da DappRadar, non possono essere calcolati come utenti attivi solo coloro che compiono una transazione su blockchain. Questo perché chi partecipa agli eventi e alle esperienze di Decentraland, come appunto il Metaverse Music Festival, non utilizza necessariamente il suo crypto wallet. Gli utenti di Decentraland sarebbero molti di più di quelli segnalati da Dappradar, e eventi come la Metaverse Fashion Week o l’atteso Metaverse Music Festival, sono un’occasione per coinvolgere sempre più utenti e portare il metaverso crypto a nuovi picchi di mainstream. 

La prima edizione del festival si è svolta nel 2021 con le performance di 80 artisti tra cui Deadmau5 e Paris Hilton, e 50.000 utenti in quattro giorni. Durante il Metaverse Music Festival 2022 verranno presentate le più recenti tecnologie e potenziamenti del metaverso di MANA tra cui gli “Emotes” ovvero mosse di danza e pose speciali per gli avatar sotto forma di NFT. O la nuova tecnologia di motion capture sviluppata da Move.ai che permette di catturare il movimento degli artisti che si esibiranno nei concerti anche senza l’utilizzo di tute. O ancora, la possibilità di creare NFT utilizzando solo la fotocamera del telefono (grazie a Kinetix.tech). 

Tutti i concerti del Metaverse Music Festival a Decentraland

Gli artisti coinvolti rappresentano diversi generi e culture musicali, con lo scopo di rendere il Metaverse Music Festival un festival per tutti. Tutti gli artisti che si esibiranno nei concerti a Decentraland, lo faranno con le sembianze di un avatar. Vediamo tutte le performance che sono state confermate al momento. 

  1. Ozzy Osbourne: il primo grande nome ad esibirsi al Metaverse Music Festival 2022, è il “Prince of Darkness” che da poco ha rilasciato il suo ultimo album “Patient Number 9”;
  2. Dillon Francis: il DJ e attore americano aprirà il festival con un dj set che verrà poi trasmesso durante tutte le giornate del festival sugli schermi del club che Dillon Francis ha ideato con il suo stile nella zona di Vegas City a Decentraland;
  1. Soulja Boy: il terzo artista di fama internazionale protagonista del festival è il rapper americano e produttore Soulja Boy;
  2. Vladimir Cauchemar: uno dei più chiacchierati artisti della scena francese, dall’identità misteriosa, Vladimir Cauchemar propone performance di musica elettronica con il volto mascherato da un teschio bianco; 
  3. SNH48: è il pluripremiato gruppo idol cinese. Si tratta di una band al femminile composta da oltre 200 ragazze tutte intorno ai vent’anni, che si esibiscono a turno genere pop;
  4. Spottie WiFi: il rapper che si descrive come il paladino della rivoluzione della musica decentralizzata e che utilizza un CryptoPunks come avatar;
  5. Atarashii Gakko!: girl group giapponese attivo dal 2015 che propone pop e jazz; 
  1. Amadis & The Ambassador: gruppo londinese di musica afro e funk; 
  2. Maija Kauhanen: musicista finlandese che si definisce “one woman orchestra” perché si esibisce con molti strumenti diversi. Il suo genere di riferimento è il folk;
  3. Handshaking: un progetto collettivo “space rock”; 
  4. Akira the Don: DJ e produttore britannico;
  5. Losers: gruppo del DJ Eddy Temple-Morris che già a Settembre, su Twitter, lanciava un appello ad artisti digitali per collaborare in un nuovo “eccitante” progetto musicale;
  1. 2AM: gruppo K-pop sudcoreano;
  2. Erika Krall e Lian Gold: produttrici e performer israeliane di musica elettronica; 
  3. Pip: il cantante statunitense (pop-rock) che ha partecipato a The Voice nella squadra di Adam Levine. 

Crea il tuo NFT e partecipa al contest!

In occasione del Metaverse Music Festival è possibile realizzare degli abiti e delle “Emotes” personalizzate per gli avatar. Tutte le creazioni, in formato NFT, verranno poi messe in vendita nel marketplace dedicato all’evento.

Inoltre fino al 31 Ottobre è possibile partecipare al contest per “Emotes”. In palio per il primo posto ci sono 800 MANA e il titolo di “Emote” ufficiale del festival. Questo significa che i passi di danza vincitori verranno utilizzati in tutto il materiale promozionale in evidenza, che rimanderà poi al marketplace in cui sarà possibile acquistare questi NFT. Le mosse di danza verranno valutate per la qualità del movimento, l’unicità e soprattutto per il “fattore WOW e DIVERTIMENTO”. 

L’Ucraina annuncia un Airdrop per chi ha donato crypto

Ucraina annuncia airdrop per donazioni crypto

All’Ucraina arrivano gli aiuti dalla DeFi. Uniswap e Polkadot contribuiscono alla raccolta fondi e il governo promette un airdrop per i suoi sostenitori

Il mondo crypto non si tira indietro per sostenere la resistenza all’occupazione russa. NFT, token, coin: nelle casse del governo ucraino sta confluendo la solidarietà su blockchain. Uniswap ha abilitato una funzione per facilitare le donazioni e Gavin Wood, il fondatore di Polkadot ha elargito 5 milioni in DOT. Per ringraziare tutti coloro che hanno dato il loro contributo, l’Ucraina annuncia un airdrop. 

Un airdrop per chi ha donato crypto all’Ucraina

Il 2 Marzo 2022 il profilo Twitter ufficiale dell’Ucraina, lo stesso che qualche giorno prima ha invitato a donare criptovalute, annuncia un airdrop: “airdrop confermato. Lo snapshot sarà domani, il 3 marzo, alle 18:00 ora di Kiev (UTC/GMT +2 ore). Ricompense a seguire! Segui le prossime notizie sulla campagna di donazione di crypto dell’Ucraina su @FedorovMykhailo”. Lo snapshot è una fase tipica di ogni airdrop, in questo momento chi decide di elargire premi in crypto, registra tutti coloro che soddisfano i requisiti e che possono partecipare. Questo significa che il 3 Marzo alle 17:00 ora italiana l’Ucraina conteggerà chi ha diritto al premio, è probabile che il requisito per partecipare all’airdrop sia aver fatto una donazione per finanziare il popolo ucraino sotto assedio. Non è ancora chiaro in cosa consista la ricompensa, se un token o un NFT. Aspettiamo aggiornamenti. 

Arrivano gli aiuti dalla DeFi: su Uniswap i token si convertono direttamente in ETH

L’exchange decentralizzato Uniswap ha lanciato una piattaforma che converte direttamente tutti i token ERC-20 in ETH e li manda al governo ucraino in un’unica transazione. Il DEX ha spiegato: “l’indirizzo condiviso dal governo ucraino è in un exchange centralizzato che sembra accettare solo USDT e ETH. Abbiamo costruito questa interfaccia in modo che chiunque voglia donare ma possieda altri token ERC-20 possa farlo con un clic”. Il tutto per venire incontro a chi non ha ETH su Uniswap ma altri token ERC-20 o altcoin. Mykhailo, Vice Primo Ministro dell’Ucraina, ha ringraziato pubblicamente Uniswap per la funzionalità “Donate to Ukraine”, e per aver facilitato così le donazioni.

Gavin Wood dona 5 milioni di dollari in DOT

Il mondo crypto si sta dimostrando molto solidale con il popolo ucraino. Il 27 Febbraio Gavin Wood, fondatore di Polkadot, su Twitter aveva scritto che se il governo ucraino avesse pubblicato un indirizzo Polkadot, avrebbe donato 5 milioni di dollari. La promessa è stata mantenuta! Il profilo dell’Ucraina ha condiviso l’indirizzo Polkadot e presto sono arrivati 298.367 DOT (più di 5 milioni di dollari al momento della scrittura di questo articolo). In totale l’indirizzo Polkadot del governo ucraino ha raccolto più di 7 milioni di dollari. Anche in questo caso Mykhailo ha ringraziato così: “la comunità Crypto continua a sostenere l’Ucraina. Sono grato a @gavofyork che ha fatto una donazione impressionante di $5M da @Polkadot $DOT. Questo contribuirà certamente alla vittoria ucraina, oltre a sostenere il popolo civile. Vinceremo – le persone migliori con noi”.

Fino a questo momento sono stati raccolti dal governo ucraino 3.79038236 BTC e 2.492.834 milioni di dollari in ETH. 

Terra: gli effetti dell’aggiornamento Columbus-5

Terra LUNA Aggiornamento

Columbus-5 è l’ultimo aggiornamento dell’ecosistema Terra-LUNA e ha semplificato le operazioni di staking e burning dei token. Ecco tutti i benefici

A maggio 2022 si è verificato un tracollo dell’ecosistema Terra che ha avuto effetti negativi sia su TerraUSD che su LUNA. Questo articolo è stato scritto prima dell’evento, quindi prima di leggerlo ti invitiamo ad approfondire la situazione e a restare aggiornat*.
In generale, gli articoli di Young Platform sono da considerarsi puramente informativi e non costituiscono un consiglio finanziario.

Il 13 settembre 2021, Terra si è aggiornata con Columbus-5. La blockchain coreana, in forte crescita, ha aumentato il suo market cap del 14,000% rispetto al 2021, mentre UST ha sorpassato i 10 miliardi di dollari in capitalizzazione. Come funziona Columbus-5 e perché ha convinto la community di Terra?

Ripasso: come funziona Terra

Terra è una blockchain Proof-of-Stake con un funzionamento molto particolare. Una delle sue funzionalità più interessanti è quella di permettere la creazione di stablecoin algoritmiche, cioè non ancorate a nessun asset sottostante. Per mantenere il valore delle stablecoin ancorato a quello delle valute di riferimento, il protocollo di Terra brucia o conia token per bilanciare l’offerta. 

Ad esempio, se il valore di Terra USD (UST) supera il rapporto 1:1 col dollaro, l’algoritmo premia gli utenti che bruciano LUNA per coniare stablecoin. Così, l’offerta di UST aumenta e il valore diminuisce. Questo sistema è chiamato signoraggio.

E se il valore della stablecoin è inferiore rispetto al dollaro? Allora il protocollo premia gli utenti che vendono UST in cambio di LUNA, diminuendo l’offerta e riportando il valore della stablecoin a livelli normali.

Cosa cambia con Columbus-5

Prima di settembre 2021, con Columbus-4, il signoraggio prevedeva che parte dei LUNA venissero bruciati, mentre un’altra parte veniva messa a disposizione della community per sostenere vari progetti e per garantire ricompense agli staker. Il sistema si è rivelato troppo generoso, e il fondo per la community è diventato sempre più sostanzioso, ma anche inutilizzato. 

La community di Terra ha quindi proposto di bruciare tutti i LUNA presenti nel fondo per coniare UST. Nella stessa proposta si è deciso di dare un miliardo di quegli UST a Ozone, un protocollo di assicurazioni basato sulla blockchain. Ozone è un fondo che copre i rischi derivanti da eventuali malfunzionamenti di Terra; in un certo senso, contribuisce a supportare l’ecosistema rassicurando chi detiene grandi somme di LUNA. I restanti UST sono rimasti nel fondo della comunità per sostenere nuovi progetti.

Per evitare di cadere di nuovo in “overfunding”, è stato anche cambiato il sistema di signoraggio. Adesso, il 100% dei LUNA viene bruciato ogni volta che si coniano degli UST. Questo ha contribuito a rendere Terra una blockchain estremamente deflazionaria.

Come tutte le blockchain basate su Cosmos, anche Terra ha accesso al sistema IBC (Inter Blockchain Communication), che permette di scambiare asset in maniera semplice tra reti costruite sulla stessa piattaforma. Columbus-5 ha attivato questo protocollo, modificando radicalmente l’ecosistema IBC. Infatti, prima di Terra, sulla rete non c’era una stablecoin nativa liquida che sostenesse gli exchange decentralizzati. Con l’arrivo di Columbus-5, i protocolli DeFi di Cosmos hanno guadagnato nuova liquidità da cui attingere. 

Quale sarà il futuro di Terra

Le innovazioni apportate dall’aggiornamento Columbus-5 hanno fatto salire alle stelle la popolarità di Terra e di LUNA. Un ulteriore aggiornamento ha eliminato le commissioni sulle transazioni, permettendo agli sviluppatori di creare con più facilità applicazioni basate su smart contract. Questo riduce leggermente gli introiti dello staking, ma contribuisce a far crescere la popolarità e l’usabilità dell’ecosistema Terra-LUNA, a beneficio anche degli staker stessi.

In più, tra le ultime decisioni della community, c’è l’approvazione di una campagna di marketing massiccia: Terra ha stretto una partnership con Washington Nationals, una squadra di baseball, per far entrare la crypto nel mainstream e consolidare i casi d’uso nella vita reale. Nel contratto, ad esempio, è prevista la possibilità di pagare il biglietto per le partite in stablecoin targate Terra.

Columbus-5 ha trasformato UST nella stablecoin decentralizzata con la capitalizzazione di mercato più alta. La compatibilità cross-chain e l’azzeramento delle commissioni sulle transazioni contribuirà a una crescita di dapp e strumenti DeFi, che a loro volta ingrandirà il market cap di UST. La combinazione tra valuta deflazionaria e stablecoin algoritmica ha già convinto la community, non ci resta che aspettare e vedere se LUNA arriverà… to the moon!

Cosa sta succedendo al mining di Bitcoin in Russia?

bitcoin mining

La guerra tra Russia e Ucraina ha messo in crisi il mondo, ma il mining di Bitcoin va avanti. Ma per quanto durerà ancora?

Nonostante la guerra tra Ucraina e Russia, il mining di bitcoin non si ferma. Considerando che nel 2021 l’11,2% dell’hash rate globale si trovava in Russia, molti si aspettavano un crollo di Bitcoin simile a quello avvenuto quando la Cina ha bandito il mining. Invece, la maggior parte delle mining pool continua a minare criptovalute, e il valore del mercato crypto ha retto il colpo.

Il mining di Bitcoin in Russia

L’instabilità geopolitica russa in seguito alle pesanti sanzioni ha scalfito anche il settore crypto. Nonostante la blockchain sia slegata dagli asset tradizionali, Bitcoin ed Ethereum hanno comunque seguito un trend ribassista prima di risalire. Ma come sono stati colpiti i miner russi?

Alcune pool internazionali, come Flexpool.io, hanno bloccato le attività dei miner russi. La mining farm, impegnata soprattutto nel mining di Ethereum, ha sospeso tutte le attività con sede in Russia. “Di solito non ci immischiamo in faccende politiche… ma questa non è solo politica. Chiediamo scusa ai nostri miner russi, molti di voi non supportano la guerra. Ma state comunque supportando la vostra nazione” scrive un rappresentante della mining pool su Reddit.

Altre mining pool, invece, continuano ad andare avanti col loro lavoro. Whit Gibbs, CEO della statunitense Compass Mining, ha affermato che le loro strutture di mining in Russia sono lontane dal conflitto, precisamente in Siberia. Perciò, nonostante la guerra, i super-computer della mining pool continueranno a supportare la rete di Bitcoin. Cosa significa questo per la Russia?

La criptoeconomia e la guerra

La presenza delle forze russe in Ucraina ha sconvolto le persone e i mercati, e gli Stati occidentali hanno rapidamente risposto con vari pacchetti di pesantissime sanzioni economiche. Banche, società e personalità importanti in Russia si sono ritrovate tagliate fuori dal sistema economico globale nel giro di una settimana. L’imminente esclusione della Russia dal sistema di pagamenti interbancari SWIFT, poi, potrebbe rivelarsi il colpo di grazia per il rublo russo. 

Ma dove la moneta fiat non arriva, potrebbe arrivare Bitcoin. Vista la massiccia presenza di società di mining presenti in Russia, la domanda interna di energia è elevata, e potrebbe aumentare ancora di più se il governo dovesse decidere di supportare ufficialmente le criptovalute. A quel punto, sarebbe possibile convertire il gas naturale in potenza di calcolo e potenziare il mining di bitcoin, invece di venderlo alle nazioni europee. Questa tattica è già stata sperimentata dall’Iran, nazione esclusa dal sistema SWIFT nel 2012.

Bitcoin: un modo per evitare le sanzioni?

Sarà questa l’arma di Putin per evitare il collasso economico della sua nazione? Probabilmente no. Infatti, il Ministero dell’Economia russo ha recentemente proposto una legge che vieta l’utilizzo di criptovalute come sistema di pagamento. La decentralizzazione potrebbe non essere vantaggiosa per il governo russo, che ha preferito proteggersi dalle sanzioni siglando vari accordi economici con la Cina.

Bisogna poi ricordare che le transazioni in Bitcoin non sono anonime ma pseudonime, e con i giusti mezzi è possibile risalire ai proprietari dei wallet. Questo esclude anche che gli oligarchi russi spostino gran parte del loro patrimonio in asset crypto, visto che le sanzioni sarebbero in grado di colpirli anche sulla blockchain! Con un blockchain explorer, il governo USA può identificare le transazioni degli oligarchi sanzionati, e punire chi accetta i pagamenti. Ogni tipo di commercio con la Russia è illegale, e questo vale anche per gli asset digitali.

Bitcoin in Ucraina: le donazioni e il ruolo delle crypto

Donazioni in Bitcoin in Ucraina, quanto valgono le crypto

La solidarietà mondiale passa attraverso le donazioni in Bitcoin in Ucraina. La decentralizzazione è l’arma vincente nelle crisi? 

Il conflitto in Ucraina ha scosso le coscienze in tutto il mondo, la guerra ha avuto un forte impatto sul mondo come lo conosciamo. Compreso quello finanziario. È il primo caso nella storia in cui arriva la notizia di una nazione sotto assedio che chiede donazioni in criptovalute. Che ruolo possono giocare le crypto nei momenti di crisi? Ecco una panoramica delle questioni legate al conflitto russo-ucraino e alle criptovalute.  

Premessa: le criptovalute sono neutrali

Il sistema di Bitcoin è stato ideato nel lontano 2008 per offrire un’alternativa al sistema finanziario centralizzato. Tutte le criptovalute, essendo decentralizzate, non sottendono alle regole delle Nazioni. Nel bene e nel male. Come si comporta qualcosa di completamente indipendente dagli stati in situazioni in cui i protagonisti sono i governi e le forze politiche? Gli eventi geopolitici di questi giorni accelerano la consapevolezza sull’utilizzo di Bitcoin come sistema di pagamento incensurato, che continua a funzionare anche quando i governi e le banche sono in difficoltà. Sia Ucraina che Russia stanno guardando alle criptovalute come risorsa. La prima per finanziare la resistenza, l’altra per difendersi dalle sanzioni imposte per incoraggiare il ritiro dell’esercito.

I volumi delle transazioni e degli acquisti di criptovalute in questi due paesi è aumentato notevolmente. Intanto dopo un parziale crollo cominciato con l’invasione dell’Ucraina il 24 Febbraio 2022, il prezzo di Bitcoin è tornato a salire chiudendo a 43.193 dollari il 28 Febbraio. Ha registrato così un aumento del più 14% in sole 24 ore. 

Le richieste dell’Ucraina: bloccate i wallet russi

Mykhailo Fedorov, vice primo ministro e ministro della trasformazione digitale dell’Ucraina, ha invitato i broker e gli exchange di criptovalute a bloccare i conti degli utenti russi e bielorussi. Tuttavia questo genere di operazioni non possono essere compiute senza una giustificazione legale ad hoc. Il CEO di Kraken Jesse Powell, per esempio, ha detto che l’exchange “non può congelare i conti dei nostri clienti russi senza un requisito legale per farlo”. All’illegittimità giuridica di bloccare i wallet russi, si unisce il proposito degli exchange di salvaguardare i cittadini russi che non sono coinvolti nel conflitto: Binance ha riferito di non voler congelare unilateralmente i conti di milioni di utenti innocenti.

Yulia Parkhomenko, capo del gruppo di esperti di asset virtuali presso il Ministero della trasformazione digitale dell’Ucraina, ha rivelato l’intenzione di intraprendere un percorso per ottenere i permessi legali per farlo. Sull’accanimento nei confronti dei cittadini russi, Parkhomenko ha commentato: “questa è una misura necessaria. Non c’è modo di identificare chi finanzia la guerra e chi no”.

In Russia? Rublo a picco ed esclusione dalla SWIFT

Anche in Russia si teme una corsa agli sportelli bancari, il rublo infatti è ai minimi storici e gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno annunciato l’esclusione della Russia dal sistema SWIFT. La Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication (SWIFT) è un network di pagamenti che coinvolge istituzioni finanziarie di tutto il mondo, non farne parte significa essere disconnessi dal sistema finanziario internazionale. La principale funzione della SWIFT è fornire un sistema di comunicazione per le transazioni di denaro su scala globale. Secondo la BBC lo SWIFT è usato da 11mila banche in 200 nazioni, e ogni giorno viene usato per più di 40 milioni di trasferimenti di denaro.

Nel comunicato della commissione europea si legge: “mentre le forze russe scatenano il loro assalto su Kiev e altre città ucraine, siamo decisi a continuare a imporre alla Russia dei costi che la isoleranno ulteriormente dal sistema finanziario internazionale e dalle nostre economie”. Le sanzioni dell’Unione Europea prevedono anche delle restrizioni alla Banca Centrale Russa nel caso in cui si adoperi per aggirare i provvedimenti. Tutto ciò potrebbe portare la Russia ad incentivare l’uso di sistemi come Bitcoin per eludere l’isolamento. 

Le donazioni in Bitcoin in Ucraina

In Ucraina per evitare il collasso del sistema bancario, i prelievi di denaro sono stati limitati e, in un secondo momento, congelati. Il tasso di riserva obbligatoria delle banche è sotto attacco, non a tutti i clienti può essere garantito il prelievo dei loro risparmi. Nonostante la soluzione sia comprensibile, questo ha portato diversi problemi agli ucraini. In questo scenario entrano in gioco le criptovalute che in questo particolare momento può portare un aiuto significativo a chi è in difficoltà.

Proprio per questo le crypto vengono usate per raccogliere e distribuire donazioni. Gli aiuti al popolo invaso stanno viaggiando su blockchain, le criptovalute sembrerebbero essere il modo più efficace per far arrivare aiuti economici all’Ucraina dall’estero, ora che i sistemi bancari sono compromessi. Il 26 Febbraio 2022 il profilo Twitter ufficiale dell’Ucraina ha pubblicato i suoi indirizzi chiedendo donazioni in criptovalute (BTC, ETH, USDT e ora anche DOT), ma anche altri enti hanno lanciato l’appello. Come UkraineDAO, l’organizzazione decentralizzata che con NFT della bandiera ucraina, raccoglie fondi per le organizzazioni locali che stanno aiutando chi è stato colpito dall’invasione. La DAO è stata fondata da Nadya Tolokonnikova, di Pussy Riot il gruppo punk rock femminista di Mosca conosciuto per difendere i diritti LGBT e per l’opposizione a Putin. 

UkraineDAO è sostenuta da personalità crypto di spessore come Stani Kulechov, CEO di Aave

Quando si tratta di trasferire i propri soldi è sempre buona norma assicurarsi che i progetti o le associazioni dietro alle raccolte fondi siano affidabili. Le community crypto su Reddit si stanno muovendo per segnalare le truffe. L’informazione è il primo passo per far arrivare la tua donazione a chi ha bisogno.

I millennial sono la generazione di Bitcoin

Bitcoin Millennial

Nonostante le incertezze del mercato, i millennial sono la generazione più interessata a Bitcoin e alle altre criptovalute

Negli USA, i millennial (cioè i nati tra il 1981 e il 1996) sono stanchi degli asset finanziari tradizionali e preferiscono Bitcoin, secondo uno studio di Morning Consult. La ricerca, condotta tra luglio e dicembre 2021, ha interessato 50.000 persone.

Con le nuove tecnologie che arrivano sempre più velocemente, rimanere al passo può essere difficile: per questo è più probabile che la generazione dei baby boomer rimanga ancorata ad asset tradizionali come azioni, oro o ETF. I millennial, d’altro canto, hanno trovato rifugio nelle nuove promettenti tecnologie come la blockchain e Bitcoin.

La stabilità finanziaria che manca ai millennial

Sempre secondo Morning Consult, nel 2022 c’è stato un aumento di persone che non sentono di essere economicamente stabili. Per “stabilità finanziaria” si intende la serenità che ciascuna famiglia ha nei confronti delle proprie finanze. Una coppia di trentenni che non riesce ad arrivare a fine mese, o un lavoratore con un basso stipendio che non può permettersi di riparare la sua macchina, sono esempi di bassa stabilità finanziaria.

Secondo la ricerca, sono soprattutto i millennial ad aver accusato questo calo. La paura delle nuove varianti di Covid, l’inflazione e le crisi internazionali hanno portato questa categoria di persone ad avere sfiducia nelle istituzioni economiche classiche, mentre la generazione dei baby boomer non teme particolarmente questi imprevisti.

Bitcoin, la tecnologia che piace ai giovani

Nel 2022, si può dire che le crypto siano entrate di prepotenza tra gli asset “mainstream”. Lo studio di Morning Consult mostra che il 24% degli intervistati possiede criptovalute. Il dato è molto più interessante quando visto in prospettiva: il 31% degli intervistati possiede un account di brokeraggio, mentre il 23% ha i suoi soldi in un conto deposito.

Le crypto, quindi, hanno addirittura superato uno dei metodi di risparmio ritenuti più sicuri e stabili, cioè i conti deposito delle banche! E, ovviamente, la maggior parte di questa crescita è dovuta ai millennial. Meno del 10% dei baby boomer possiede crypto, mentre, a dicembre 2021, il 48% dei millennial intervistati possedeva Bitcoin o altre criptovalute.

Tuttavia, la ricerca mostra anche che la maggior parte dei millennial che possiede crypto è “un uomo con uno stipendio molto alto”. Il 25% degli intervistati, infatti, guadagna più di 100mila dollari, una cifra che sicuramente lascia ampio spazio per supportare numerosi progetti.

Perché i millennial puntano sulle crypto

La domanda nasce spontanea: perché proprio i millennial credono nella blockchain? Soprattutto negli USA, l’inflazione è aumentata vertiginosamente negli ultimi mesi, come effetto degli aiuti elargiti dal governo per combattere i danni della pandemia. I millennial hanno visto nelle criptovalute una risorsa alternativa e un potenziale da non lasciarsi scappare, allo stesso tempo supportando una tecnologia decentralizzata come quella della blockchain.

I baby boomer, almeno per le questioni finanziarie, sono molto legati a un rapporto diretto con il broker della propria banca. Ti ricorda qualcosa? Un sistema centralizzato, gerarchico, dove chi non si interessa di finanza lascia che a gestire i propri risparmi sia un’altra persona. Dall’altra parte, i millennial sono una generazione abituata alle nuove tecnologie, ai social, e alle community online. La condivisione della conoscenza, unita alla facilità e all’immediatezza con cui adesso è possibile acquistare un’azione o una criptovaluta, ricorda i sistemi decentralizzati della blockchain.

I millennial quindi sono più propensi a credere in Bitcoin perché sono più fiduciosi nell’impatto positivo che le nuove tecnologie possono avere sulla vita quotidiana e finanziaria. Possiamo quindi aspettarci che anche la generazione Z seguirà lo stesso trend? Anche loro avranno la stessa fiducia nelle crypto? Sicuramente le grandi istituzioni finanziarie non staranno a guardare. Proprio lo studio di Morning Consult esorta le banche a prepararsi alla blockchain. “I professionisti finanziari devono conoscere le criptovalute per soddisfare la curiosità dei clienti… chi si limita a guardare dagli spalti rimarrà indietro”.