Tutte le novità per Cardano, dal wallet al nuovo aggiornamento

Cardano news e wallet

Ultime news su Cardano: è in arrivo l’aggiornamento Vasil, un nuovo wallet leggero per ADA, e il fondatore Hoskinson ha parlato davanti al Congresso degli Stati Uniti

Cardano mette il turbo: dopo il record di dApp sulla blockchain di Charles Hoskinson, le news non si fermano. L’attesissimo aggiornamento Vasil è quasi pronto, ed è in arrivo persino un wallet leggero per gli ADA. Ma Cardano è anche altro oltre alla blockchain, e infatti Hoskinson ha parlato al Congresso degli USA per spingere su regolamentazioni positive per il mondo crypto. Ecco tutte le news in arrivo per Cardano, dal Vasil hard fork al wallet di ADA!

Vasil, l’hard fork per una blockchain record

L’aggiornamento Vasil per Cardano è quasi arrivato! L’hard fork, che sarà rilasciato sul testnet il 3 luglio, promette di portare moltissimi benefici alla blockchain di ADA. IOHK (l’azienda che gestisce Cardano) l’ha definito un aggiornamento che “migliorerà sensibilmente le performance della rete, ed è implementabile con cambiamenti minimi al sistema”. Con Vasil, la rete di Cardano aumenterà la grandezza dei blocchi rendendo le transazioni più veloci e stabili.

L’aggiornamento, inizialmente previsto per il 28 giugno, è stato posticipato di una settimana perché IOHK aveva riscontrato dei bug potenzialmente dannosi. Secondo l’azienda questi problemi non erano gravi, ma siccome la prudenza non è mai troppa, – gli sviluppatori hanno deciso di aggiustare la rete posticipando l’uscita di Vasil al 3 luglio. 

Nonostante i potenziali miglioramenti per l’intero ecosistema di Cardano, il prezzo di ADA non ha risposto positivamente all’arrivo dell’aggiornamento Vasil. Per ora la parabola discendente della criptovaluta si è arrestata, ma probabilmente Charles Hoskinson dovrà prima dimostrare alla sua community che questo aggiornamento avrà davvero gli effetti desiderati. Cardano ha un ecosistema di dApp estremamente florido ma il prezzo di ADA non riesce a decollare, e potrebbe essere proprio il Vasil hard fork a far salire anche il prezzo della crypto!

Lace, un wallet Cardano leggero per i tuoi ADA

La seconda novità è una delle più attese dai puristi: un wallet ufficiale Cardano, leggero e non full-node! Lace sarà un wallet veloce e disponibile per desktop, browser e mobile, a differenza di Daedalus (disponibile solo per desktop). Al contrario di quest’ultimo, il nuovo light wallet non dovrà sincronizzarsi con l’intera blockchain di Cardano prima di funzionare, e perciò diventerà la soluzione più comoda per chi ha bisogno di accedere ai propri ADA in ogni momento.  

Oltre alla velocità, il nuovo wallet per ADA permetterà di interfacciarsi col Web3 e con tutte le dApp sviluppate su Cardano. Acquistare NFT dai marketplace, scambiare crypto su Pancake Swap, fare staking e liquidity mining: tutte operazioni che potrai eseguire direttamente da Lace, senza cambiare programma! La mission di Lace? “Rendere il tuo viaggio nel Web3 il più facile e confortevole possibile”.

Purtroppo la data di uscita del nuovo wallet di Cardano è ancora sconosciuta. Secondo IOHK la beta di Lace sarà disponibile “a breve”, ma probabilmente ci sarà da attendere qualche mese prima di avere accesso al wallet Cardano completo di tutte le funzionalità.

Regolamentazioni, Hoskinson parla direttamente al Congresso degli USA

Il 24 giugno 2022, Hoskinson ha parlato direttamente al Congresso degli Stati Uniti di un tema delicato: le regolamentazioni crypto. Il fondatore di Cardano non è mai stato contro le regolamentazioni, anzi: la sua idea è che delle leggi siano necessarie per portare le criptovalute e la blockchain nel mainstream. Tuttavia Hoskinson si ritiene molto critico nei confronti delle istituzioni finanziarie statali che ci sono ora, considerando che sono state create centinaia di anni fa, in un’epoca in cui una tecnologia del genere non era neanche lontanamente immaginabile. 

“Questa tecnologia è una tipologia di asset totalmente nuova e che non può essere confinata alle leggi create un secolo fa” ha detto chiaramente davanti ai parlamentari USA. L’idea proposta da Hoskinson? Un sistema di regolamentazione “misto”, simile a quello delle banche. Secondo il fondatore di Cardano, il Governo dovrebbe creare delle leggi ma lasciare che siano gli sviluppatori stessi a metterle in pratica, creando degli smart contract appositi.

“[La blockchain] è una partnership tra settore pubblico e settore privato. Quello che si deve fare è stabilire dei confini, e poi noi innovatori creeremo dei software che li facciano rispettare” ha continuato Hoskinson. Considerando che le criptovalute sono migliaia, è impossibile che un organo statale abbia abbastanza risorse per controllarle tutte. L’ideale è creare degli smart contract che segnalino eventuali errori agli enti statali, di modo che debbano controllare solo le blockchain a rischio e lasciando da parte quelle che lavorano nel rispetto della legge. Grazie ai miglioramenti di Vasil e al nuovo wallet di ADA, queste idee potrebbero diventare realtà su Cardano un giorno!


Charles Hoskinson sta lavorando incessantemente per portare le crypto nel mainstream, anche se non tutti sono d’accordo con la sua idea di regolamentare la blockchain. Allo stesso tempo, l’ecosistema continua a crescere e a innovarsi grazie all’aggiornamento Vasil e all’implementazione del nuovo wallet di ADA, Lace. Queste news su Cardano riusciranno a far alzare il prezzo della crypto peer-reviewed, oppure l’arrivo di Ethereum 2.0 farà passare in secondo piano tutto il resto?

Polkadot Decoded: il riassunto del primo giorno dell’evento sul Web3

Polkadot Decoded: cosa è successo all’evento sul Web3

Dalla prima giornata di Polkadot Decoded, la conferenza annuale dedicata al network di Gavin Wood, le ultime novità dalle parachain per il Web3!

La terza edizione di Polkadot Decoded si sta svolgendo in questi giorni (29-30 Giugno 2022) in 4 location sparse nel mondo: Berlino, Buenos Aires, Hangzhou e New York. L’evento è dedicato alla presentazione e alla scoperta degli ecosistemi di Polkadot e di Kusama con interventi di tutti coloro che stanno costruendo su questo network. Le conferenze e i temi sono stati votati dalla community, in pieno spirito di decentralizzazione! Durante la prima giornata hanno calcato il palco alcune delle parachain di Polkadot e Kusama (ovvero l’ecosistema Dotsama, per usare il nome affettuoso inventato dalla community) per affrontare un argomento di comune interesse: la decentralizzazione di internet. Ecco cos’è successo a Polkadot Decoded, l’evento sul Web3!

Come funziona Polkadot? 

Prima di entrare nel vivo di Polkadot Decoded e ripercorrere cosa è successo durante l’evento sul Web3, rivediamo come funziona Polkadot e come è strutturato il suo network. Polkadot, considerata una delle blockchain più interoperabili del panorama crypto, è un network composto da un insieme di diverse blockchain. Lo scopo di Polkadot è rendere scalabile la tecnologia blockchain fornendo una vasta serie di chain ognuna specifica per un’applicazione. Il network di Polkadot è altamente scalabile proprio perché le sue chain finalizzano contemporaneamente e parallelamente le transazioni. Ci sono due tipologie di blockchain: la relay chain e le parachain. La prima è il cuore di Polkadot, fornisce sicurezza e coordina l’intera struttura del network. Le parachain invece sono le chain con specifiche applicazioni, connesse alla relay chain e personalizzabili. In questo sistema DOT, la criptovaluta nativa di Polkadot, serve a pagare le fee, a partecipare alla governance e a connettere le parachain alla relay chain secondo il meccanismo del bonding. Per diventare una parachain di Polkadot, i vari progetti partecipano a delle aste. L’espansione e lo sviluppo di Polkadot dipende sempre di più dalla ricchezza e dall’innovazione delle sue parachain. Kusama invece è il cosiddetto canary network di Polkadot ovvero una chain di test e sperimentazione. 

Acala, l’hub defi di Polkadot

Vincitrice della prima asta per le Polkadot parachain, Acala è online dal 18 Dicembre 2021. Fin dalla sua ideazione il network di Acala è stato concepito come un “dapp store della finanza decentralizzata”, dopo qualche mese di attività i suoi progetti mantengono fede a questa specializzazione. Acala è una parachain pensata per la DeFi, su di essa sono state sviluppate una stablecoin, dapp e servizi per il liquid staking. Acala USD (aUSD) è la stablecoin nativa di Polkadot ancorata al dollaro, decentralizzata, e sostenuta da criptovalute come DOT e KSM. aUSD è il prodotto di punta di Acala e vuole diventare la stablecoin di riferimento per la DeFi nell’ecosistema Polkadot e Kusama. Dan Reecer, del team di Acala, durante il suo intervento a Polkadot Decoded ha spiegato come in futuro il ruolo di Acala sarà la porta d’accesso al Web3 e alla DeFi per le masse e le aziende. Per fare questo le dapp su Acala dovranno rispondere a necessità e problemi del mondo off-chain, il network stesso proporrà servizi decentralizzati e ibridi per le aziende e le istituzioni che vogliono passare dal Web2 alla sua evoluzione. Quindi servizi pensati per rispondere anche a esigenze di KYC e AML. Tra i progetti interessanti e in via di sviluppo citati da Reecer ci sono Pike, Alluvial e Project Venkman. 

Pike è una piattaforma per prestiti, yield farming e servizi finanziari per i token di Polkadot-Kusama, Alluvial invece fornisce servizi di liquid staking per aziende e istituzioni, mentre Project Venkman permetterà di realizzare programmi fedeltà su blockchain, convertendo i punti in token ERC-20. Project Venkman di recente ha collaborato con l’attore Bill Murray per produrre 1.000 NFT da collezione bastati sulla sua carriera. 

Astar: dare una scossa al Web3

Nel main stage di Polkadot Decoded a Berlino, ha parlato anche Hoon Kim, CTO di Astar, un’altra delle parachain che ha vinto la prima asta insieme ad Acala. Kim ha iniziato il suo discorso partendo dall’assunto che l’intero Web3 oggi è stagnante e non sta crescendo per almeno 6 motivi:

  1. il tribalismo per cui ogni team crede che la propria blockchain sarà quella definitiva, capace di rendere obsolete le altre;
  2. Le persone stanno alla larga dalle tecnologie della blockchain perché sono percepite come troppo difficili o incomprensibili;
  3. Tutti lavorano alle stesse cose, non ci sono idee originali e fresche;
  4. I progetti del Web3 si basano su business model spesso inefficaci, come i token sale e le ICO che, secondo Kim, sono funzionali solo nella fase di lancio di un progetto ma non garantiscono un incentivo costante;
  5. Poca interoperabilità e comunicazione;
  6. Mancanza di standard di sicurezza

Astar cerca di portare soluzioni a queste difficoltà del Web3, nello specifico per gli aspetti dell’interoperabilità e delle modalità di incentivo per i progetti su blockchain. Astar a questo proposito propone uno staking di dapp in cui gli utenti possono bloccare i loro token sulle loro applicazioni decentralizzate preferite e far guadagnare dei token agli sviluppatori. Il meccanismo è simile a quello della nomina via staking dei validatori nel Nominated Proof-of-Stake. In questo modo sono le persone a valutare i progetti migliori, favorendo la crescita di dapp utili. Secondo Kim infatti l’utilità non viene ancora considerata un parametro per misurare il successo. Nel Web3 girano troppi progetti che sono la fotocopia di qualcosa che esiste già e non soddisfano un bisogno reale. Con lo staking di dapp i progetti più apprezzati possono essere premiati economicamente e continuare il loro lavoro sostenuti dalla community. 

Web3 e gaming su Ajuna Network

Ajuna è una piattaforma per il gaming decentralizzato sviluppata su Polkadot e Kusama. Come spiegato da Nicholas Douzinas, CBO e Co-Founder, il focus di Ajuna è sull’ascolto attivo dei giocatori. Se si vogliono costruire dei videogiochi nel Web3 non si può tralasciare il potenziale della community che non è composta da consumatori passivi (come succede nella maggior parte dei videogiochi tradizionali) ma da co-creator. Ajuna, ascoltando la voce degli utenti, si è resa conto che il coinvolgimento è dato da un’user experience curata e dal gameplay. Il gioco di punta in arrivo su Ajuna è Dotmog, ambientato nell’universo dei Mogwais, un’antica specie aliena.

Momentum: un Metaverso pratico per i lavoratori

Con la sua fondatrice Chrisel Sieling, a Polkadot Decoded è stato presentato anche Momentum, un Metaverso su Dotsama attivo dal 24 Maggio 2022. Per Sieling il Metaverso deve avere uno scopo, servire a qualcosa: “the metaverse is bullshit if you are not solving a problem”. Quello che fa insieme al tema di Momentum è creare uno spazio digitale in cui poter lavorare in gruppo in maniera semplice e intuitiva. 

Quello che manca ai Metaversi “di gioco” come Decentraland o The Sandbox è la possibilità di lavorare insieme a distanza, Momentum offre funzionalità da ufficio come videochiamate, chat e condivisione di schermi. Sieling ha spiegato che i Metaversi sono esplosi insieme e dopo alla pandemia di Covid-19, per rispondere all’esigenza di incontrarsi e collaborare in 3D da casa propria, ma non tutti hanno risposto effettivamente a questa seconda esigenza. Momentum è perfetto, invece, per ospitare hackathon e programmi formativi.

Polkadot Decoded continua anche domani, resta sul blog di Young Platform per scoprire gli aggiornamenti e le novità dall’evento sul Web3 di Polkadot e Kusama!

Il destino dei miner di ETH dopo The Merge

The Merge: stop al mining di Ethereum, cosa faranno i miner?

The Merge: stop al mining di Ethereum. Con il passaggio al Proof-of-Stake, i miner resteranno disoccupati? 

Dopo The Merge, l’aggiornamento che porterà Ethereum a diventare una blockchain Proof-of-Stake, il lavoro dei miner che fino ad ora ha validato le transazioni e permesso il funzionamento della blockchain diventerà obsoleto. La blockchain infatti funzionerà grazie al meccanismo dello staking. Il cambiamento di meccanismo di consenso non ha un impatto solo sulle performance e la sostenibilità della blockchain, dicendo stop al mining di Ethereum si dice addio anche a un’industria che vale 19 miliardi di dollari. Cosa faranno i miner di ETH, casalinghi o quotati in borsa? Ecco le principali ipotesi!

La questione: riconvertire gli hardware per il mining

Il destino del lavoro dei miner dipenderà principalmente dalla possibilità di riconvertire a nuovi scopi l’infrastruttura e il materiale tecnico che veniva usato per il mining di Ethereum. I miner di Ether possono scegliere due tipologie di hardware: ASIC e GPU. I primi sono “circuiti integrati per applicazioni specifiche” questo significa che sono progettati per assolvere a specifiche funzioni, in questo caso il mining di ETH, e difficilmente utilizzabili per altre attività o per minare altre crypto. Le GPU (Graphics Processing Unit) invece sono più versatili, sono processori utilizzati ad esempio nelle classiche schede grafiche popolari nell’industria del gaming, ma anche nel campo dell’intelligenza artificiale, e in generale dove è richiesta l’elaborazione di un gran numero di calcoli complessi. Il mercato delle GPU è esploso e diventato molto competitivo da quando vengono usati per minare Ethereum e altre criptovalute, così la domanda di questi hardware è aumentata esponenzialmente e le aziende di videogiochi o tech si sono scontrate e contese le GPU con i miner di ETH. Lo scorso anno, il settore crypto ha contribuito per circa il 14% al fatturato complessivo delle GPU.

Non ci sono dati certi sulla percentuale di quanti usano GPU e quanti ASIC per minare Ethereum, una stima vede un 90% dei primi e un 10% dei secondi. Dopo The Merge, con gli ASIC che venivano utilizzati per il mining di Ethereum si potrà continuare a minare solo Ethereum Classic (una blockchain che vuole proseguire il progetto originario di Ethereum del 2015) ma se questa attività non dovesse risultare redditizia, è probabile che tutti questi hardware vengano abbandonati. D’altro canto per quanto convertibili, la domanda di GPU calerà drasticamente tornando ad essere dispositivi tipici del settore videogiochi. Vediamo i 4 possibili destini dei miner di ETH!

1. Minare criptovalute alternative

Una delle possibili strade per i miner di ETH è quella di continuare il mining ma su altre blockchain. Questa soluzione sembra particolarmente attraente per i piccoli miner che su Reddit condividono questa loro intenzione di continuare a fare mining migrando altrove. Secondo WhatToMine, un sito che indica le crypto più redditizie da minare in base ai costi, le crypto più interessanti per i miner di ETH sono Ravencoin (RVN) e Ethereum Classic (ETC). Il problema di questo passaggio è che queste criptovalute alternative non hanno un mercato attivo e florido come quello di Ethereum, e il rischio è che il mining non sia così conveniente. Il mercato totale delle monete con cui fare mining tramite GPU, escluso Ethereum, è attualmente di 4,1 miliardi di dollari al 9 giugno, pari a circa il 2% del mercato di Ethereum.

2. Potenza di calcolo: dal mining al cloud computing

Per chi si dedica a minare Ethereum su larga scala, The Merge potrebbe rappresentare una grande perdita considerato l’investimento in hardware per il mining, energia e infrastrutture come magazzini e locali per ospitare i macchinari. Con le GPU questi miner potrebbero scegliere di offrire la loro potenza di calcolo a giganti del cloud computing e dell’elaborazione dati come Amazon Web Service oppure le nascenti realtà del Web3, per l’hosting dell’infrastruttura blockchain, l’archiviazione di NFT o il rendering grafico. Del resto la domanda di calcolo ad alte prestazioni aumenterà sempre di più, con lo sviluppo e la crescita dei videogiochi, dell’intelligenza artificiale e dell’animazione cinematografica. 

3. Costruire le basi per il Web3

Con Web3 si intende, brevemente, quella nuova fase del web in cui internet sarà costruito su blockchain e decentralizzato. Per concretizzare il Web3 è necessaria una struttura di base capace di ricreare internet come lo conosciamo ora ma su protocolli open source. Questa struttura deve rendere possibili attività come streaming video, rendering di oggetti 2D e 3D e la memorizzazione di molti dati. Per questo scopo possono tornare utili proprio le GPU: una volta terminato il mining di Ethereum i miner si dedicheranno alla costruzione del Web3?

4. Stop al mining di Ethereum, via allo staking

Infine uno dei possibili destini dei miner di ETH dopo The Merge, potrebbe essere la conversione allo staking di ETH. Alcuni dei miner potrebbero continuare a validare le transazioni della blockchain ma con un diverso meccanismo di consenso. I miner che hanno accumulato ETH negli anni potrebbero decidere di vendere le loro GPU e diventare validatori della rete bloccando in staking almeno 32 ETH oppure delegando le proprie crypto a un altro nodo. In questo modo i miner potrebbero continuare a guadagnare ETH rimanendo a lavorare nel secondo network più importante di tutto il mondo crypto. 

Tether si espande con una stablecoin ancorata alla sterlina

Stablecoin sterlina GBPT di Tether

Tether, l’azienda dietro USDT, ha deciso di creare una nuova stablecoin ancorata alla sterlina prevedendo un boom del mercato crypto nel Regno Unito

Nonostante USDT sia la stablecoin più utilizzata nell’ecosistema crypto, il suo market cap è diminuito dopo lo scossone provocato dal crollo di Terra (LUNA). La capitalizzazione di mercato della prima stablecoin è di 66 miliardi, ma appena dietro c’è USDC, con 55 miliardi di market cap e una parabola ascendente. La soluzione di Paolo Ardoino, CTO dell’azienda? Espandersi verso altri mercati! La nuova frontiera per Tether è il Regno Unito, e GBPT è la nuova stablecoin ancorata alla sterlina e basata su Ethereum. La sterlina su blockchain sarà un antidoto contro il mercato bearish?

Una nuova stablecoin ancorata alla sterlina per il mercato del Regno Unito

GBPT è una stablecoin ancorata alla sterlina inglese che sarà rilasciata a inizio luglio da Tether. Tether, oltre alla stablecoin primaria USDT, ha già altre criptovalute ancorate a valute fiat. Quali sono le altre stablecoin di Tether? Euro, yuan cinese e peso messicano. Tuttavia queste crypto in totale hanno una capitalizzazione di mercato molto bassa, sotto il miliardo di dollari. Nonostante queste stablecoin “minori” non raggiungano i livelli di USDT, Tether ha comunque deciso di rilasciare la nuova stablecoin GBPT. 

La motivazione? Secondo Paolo Ardoino, il CTO di Tether, il Regno Unito sarà la prossima frontiera del mercato delle crypto. La sterlina è una delle monete fiat più utilizzate in tutto il mondo e il Regno Unito è una potenza economica mondiale. In più, il parlamento inglese ha annunciato di star lavorando su una serie di leggi e regolamentazioni che potrebbero favorire lo sviluppo delle tecnologie crypto. “Tether è pronta a lavorare fianco a fianco con i legislatori inglesi per questo obiettivo, e siamo entusiasti di continuare l’espansione delle crypto firmate Tether” ha annunciato Ardoino. 

Stando a Tether, il lancio di una stablecoin ancorata alla sterlina renderà il mercato crypto migliore ovvero più dinamico, facilitando le transazioni non solo nel Regno Unito ma in tutto il mondo. La Banca d’Inghilterra sta esaminando la possibilità di creare una CBDC della sterlina, ma alcuni critici hanno accusato la lentezza della banca. Tether si inserisce proprio in questo vuoto di mercato con la sua GBPT.

La stablecoin ancorata alla sterlina aiuterà Tether?

L’idea di una stablecoin ancorata alla sterlina nasce durante una fase di mercato ribassista, con l’intento di far risalire l’utilizzo dell’ecosistema crypto firmato Tether. USDT ha raggiunto il record di market cap l’11 maggio, durante il crollo di Terra (LUNA), superando gli 84 miliardi di dollari di capitalizzazione. Il 28 giugno, dopo poco meno di due mesi, il market cap di USDT ammonta a 66 miliardi di dollari. Un calo di circa il 20%! 

Le cause di questo calo sono molte. Oltre all’arrivo del mercato bearish, la trasparenza stessa di Tether è stata messa in discussione. Secondo alcuni critici, infatti, le riserve dell’azienda non garantirebbero un rapporto 1:1 con gli USDT attualmente in circolazione sulla blockchain. Tether ha prontamente smentito le accuse, rilasciando i numerosi audit di terze parti che confermano le sue riserve, ma le voci sono bastate a mettere in discussione il primato della stablecoin. “Queste voci infondate contribuiscono a gettare nel panico il mercato, probabilmente per approfittare di un mercato già stressato” ha risposto un portavoce di Tether, mettendo in guardia chi detiene USDT sul proprio wallet.

A raccogliere gli strascichi di USDT c’è in primis USDC, la stablecoin di Circle. Nell’ultimo mese, USDC ha incrementato il suo marketcap del 4%. Allo stesso tempo è nata una nuova stablecoin algoritmica, USDD di Tron, che ha rubato punti percentuali a USDT affidandosi a chi ha ancora fiducia nelle stablecoin algoritmiche nonostante il disastro di Terra. 


La mossa di creare una stablecoin ancorata alla sterlina si rivelerà vincente? Secondo Tether, GBPT sarà rilasciata a inizio luglio su Ethereum, ma ci vorrà qualche mese per vedere se la stablecoin si rivelerà all’altezza di USDT o se GBPT finirà per essere usata da una piccola nicchia.

L’era NFT di Gucci, il brand di lusso entra nella DAO di SuperRare

Gucci NFT: il brand di lusso entra nella DAO di SuperRare

Il brand di lusso entra nella DAO di SuperRare: gli NFT di Gucci in mostra sul top marketplace

Si è concluso da pochi giorni NFT.NYC, l’evento newyorkese dedicato al Web3 che ha sancito l’ingresso nella cultura pop degli NFT. Conferenze, party e novità incredibili: Solana nel 2023 lancerà uno smartphone crypto, Snoop Dogg e Eminem si sono trasformati in Bored Ape in un video musicale. In questa occasione Gucci ha annunciato di essersi unita alla DAO di SuperRare, uno dei più importanti marketplace NFT del settore. Lo scopo della partecipazione attiva all’organizzazione autonoma decentralizzata che gestisce SuperRare, è la creazione di un nuovo spazio artistico virtuale con un’impronta di digital fashion. Il brand di lusso entra nella DAO di SuperRare, gli NFT di Gucci trovano casa in uno spazio espositivo virtuale!

La storia di Gucci in NFT

La collaborazione tra questi due colossi dell’arte digitale e della moda di lusso, è stata comunicata da Zack Yanger, SVP of Business Development di SuperRare, e Nicolas Oudinot, CEO di Gucci Vault, il concept store sperimentale online di Gucci. Come accade nella maggior parte delle DAO, per entrare è necessario comprare una quota dei token di governance, in questo caso Gucci ha acquistato 25.000$ di token RARE. Con questa mossa Gucci si è garantita il diritto di proporre e votare iniziative riguardanti il marketplace NFT. L’obiettivo finale della partnership è sviluppare una galleria permanente per gli NFT di Gucci entro la fine dell’anno, il progetto si chiamerà Vault Art Space: “svincolato da pareti fisiche, lo spazio presenta una rotazione regolare di mostre, ognuna delle quali è un vortice immersivo di creatività”. La mostra di debutto che sancisce l’ingresso di Gucci nella DAO di SuperRare si intitola “The Next 100 Years of Gucci” ed è stata pubblicata il 23 Giugno 2022, si tratta di collezione di opere d’arte NFT di 29 artisti che mostrano e interpretano l’eredità e il patrimonio di Gucci. Le opere saranno messe all’asta in tre diverse tranche, il prezzo degli NFT di Gucci si aggira tra i 2,5 e i 6 ETH

Gucci per un’economia “interconnessa e decentralizzata”

Perché il brand di lusso ha deciso di entrare nella DAO di SuperRare? Oudinot ha spiegato che si sono rivolti a SuperRare “sapendo di poter contare sul nostro impegno reciproco per amplificare la visione di questo gruppo poliedrico di artisti” e ancora “siamo rimasti affascinati dalla capacità di SuperRare di fornire [agli artisti] una piattaforma per mostrare il loro lavoro in modo innovativo, una piattaforma che si basa su un senso di comunità e che valorizza le interazioni e la decentralizzazione come strumenti chiave per sostenere sia gli artisti che i collezionisti”. Secondo Oudinot, Gucci desidera prendere parte ad una “economia più interconnessa e decentralizzata”. Proprio perché ha scelto una DAO e non una realtà centralizzata, Gucci sembra intenzionata a scrivere la sua nuova era di digital fashion secondo le regole e gli ideali della decentralizzazione. 

Il 2022? L’anno Web3 di Gucci

Il 2022 è stato l’anno in cui Gucci ha ampliato i suoi orizzonti nella scena Web3. A Febbraio è stata presentata la collezione NFT SUPERGUCCI, a Marzo è arrivata Gucci Grail: NFT Gucci personalizzati, ideati da Alessandro Michele (art director della casa di moda) e realizzati dall’artista digitale Wagmi-san. A Maggio Gucci è diventata una delle aziende che accettano pagamenti in criptovalute, infatti in 5 store Gucci negli Stati Uniti si può pagare in Bitcoin, Bitcoin Cash, Ethereum, Wrapped Bitcoin, Litecoin, Shiba Inu, Dogecoin e con alcune stablecoin ancorate al dollaro. Non dimentichiamo che Gucci ha anche la sua LAND a The Sandbox e su Roblox, dove ha allestito un giardino con store di capi d’abbigliamento digitali e locali virtuali. Il terreno di Gucci a The Sandbox ospita conversazioni sul futuro della moda nel Metaverso e esperienze di digital fashion organizzate da Gucci Vault. Questi sono solo alcuni dei progetti Web3 di Gucci!

Hermes e gli NFT? Non tutti i brand di lusso amano il digital fashion

Non tutte le case di moda hanno un buon rapporto con i token non fungibili alla stregua di Gucci! Hermes, il brand di lusso francese, ha di recente concluso (e perso) una diatriba legale su alcuni NFT su OpenSea. Un artista digitale, Mason Rothschild, ha messo in vendita su OpenSea delle opere digitali che raffigurano delle rivisitazioni dell’iconico modello di borse di Hermes, Birkin. La casa di moda non ha gradito e ha subito sostenuto il plagio chiedendo a OpenSea di rimuovere gli NFT e qualsiasi metadato connesso ad essi, e a Rothschild di distruggere le proprie opere digitali. OpenSea, con l’arrivo della diffida, ha eliminato gli NFT ma l’artista ha semplicemente spostato le sue opere su un altro marketplace NFT. Hermes a quel punto ha citato in giudizio Rothschild che si è difeso spiegando che lui non realizza né vende Birkin contraffatte ma che crea opere d’arte che raffigurano queste borse, come Andy Warhol ha fatto con i barattoli di zuppa Campbell. Non ci sarebbe dunque nessuna violazione del diritto d’autore! Il giudice incaricato di prendere una decisione in effetti ha tutelato il valore artistico e creativo degli NFT di Rothschild non ritenendoli degli oggetti commerciali destinati alla vendita in contraffazione ma vere e proprie opere d’arte. La vicenda ci suggerisce che la moda tradizionale e la digital fashion su blockchain non sono ancora del tutto compatibili e non sempre viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda, sembra che non vedremo presto progetti che coinvolgono Hermes e gli NFT.

Pudgy Penguins, la collezione NFT con una storia complicata

Immagini Pudgy Penguins NFT

Una collezione di NFT che raffigura teneri pinguini e con una storia un po’ complicata. Scopri il valore dei Pudgy Penguins e come sono nati!

Le collezioni di NFT sono sempre di più, e Twitter è pieno di utenti che dichiarano la propria passione per i token non fungibili usandoli come immagini di profilo. Una delle collezioni più famose, Pudgy Penguins, ha fatto molto scalpore nel mondo crypto dopo alcune critiche rivolte al fondatore della collezione. Adesso però il progetto dei pinguini su blockchain ha cambiato proprietario e il floor price è di 1,5 ETH. Scopri tutto sui Pudgy Penguins NFT,  dalla loro storia complicata al loro valore!

Cosa sono i Pudgy Penguins?

I Pudgy Penguins sono una collezione di NFT che raffigura adorabili pinguini con cappellini, occhiali da sole, sciarpe o papillon. La collezione, rilasciata a luglio 2021, è composta da 8.888 immagini differenti e generate casualmente. Ogni pinguino ha un set di caratteristiche più o meno rare, ed è proprio questa rarità a determinare il prezzo di ciascun Pudgy Penguin. Acquistare un NFT ti offre, oltre ovviamente al possesso dell’opera associata, accesso al canale Discord ufficiale dei pinguini. Ogni pinguino viene amichevolmente definito un “pengu”. I possessori invece sono chiamati “huddler”, in riferimento al comportamento dei pinguini reali che si abbracciano per rimanere al caldo.

Il progetto, dopo essere acquistato da alcuni  appassionati dei Pudgy Penguins per 750 ETH, ha una roadmap apparentemente ambiziosa: l’obiettivo è creare un vero e proprio metaverso per ogni huddler, una DAO e forse anche un token. Per il momento è nato  un marketplace proprietario per scambiare i propri pinguini, e un progetto secondario di NFT chiamato “Lil Pudgys”, che rappresenta dei pulcini di pinguino. 

Attualmente il floor price per la collezione NFT è di 1,49 ETH, i Pudgy Penguin NFT  hanno mosso un totale di più di 54mila ETH dalla data di rilascio! La community di huddlers è anche molto attiva su Twitter, dove si raduna intorno a un adorabile “grido di battaglia”: “MY PENGUIN IS ME AND I AM MY PENGUIN”. Eppure, nonostante la fama e il successo di questo progetto, la storia e la creazione dei Pudgy Penguins ha dei risvolti piuttosto  problematici, tanto che alcuni utenti sono arrivati a pensare a uno scam. Perché alcuni pensavano questo? Tutto parte dal fondatore dei pinguini, ColeThereum.

Pudgy Penguins e ColeThereum, il fondatore del progetto era un truffatore? 

Come abbiamo detto, il progetto nasce nel 2021, il 22 luglio per l’esattezza, proprio nel periodo di massima fama per gli NFT. I Pudgy Penguins sono stati creati da 4 studenti tra cui ColeThereum. Il costo iniziale per il minting di uno degli adorabili pinguini era di 0,03 ETH. I Pudgy Penguins furono subito un successo, non solo grazie alla bellezza dei disegni (chi è che non trova irresistibili i pinguini!) ma anche perché i fondatori avevano inizialmente promesso una roadmap ricca di novità e sorprese. A rendere questa collezione ancora più famosa ha contribuito anche il New York Times, che le ha dedicato un articolo.

Tuttavia, dopo un po’ di tempo, la community ha cominciato a capire che i fondatori della collezione non avevano intenzione di seguire la roadmap annunciata prima del lancio. Alcuni utenti, poi, hanno indagato sulla storia di ColeThereum. Secondo le loro ricerche, il fondatore dei Pudgy Penguins avrebbe aperto una serie di attività fallimentari e poco oneste, oltre che altri progetti NFT di scarso successo. ColeThereum ha sempre negato tutto ma senza rispondere direttamente alle accuse, inimicandosi sempre di più la community di huddlers e facendo calare il prezzo degli NFT.

Il colpo di grazia è arrivato intorno a Natale 2021. ColeThereum e gli altri fondatori hanno rilasciato una seconda collezione di NFT. Questi token raffiguravano delle uova da far schiudere. Dopo una lunga attesa, dalle uova sono uscite… delle canne da pesca, molte delle quali non erano neanche uniche. Dopo quella delusione, gli huddler hanno preso in mano la situazione e hanno deciso di fare un vero e proprio colpo di DAO!

Una nuova speranza per restituire valore ai Pudgy Penguins

La decentralizzazione è alla base di ogni progetto crypto, comprese le collezioni NFT! Proprio per questo, la community di huddler ha deciso di fare di tutto per “prendersi” i Pudgy Penguins e allontanare dal progetto i fondatori originali. Oltre ai tanti thread su Twitter in cui gli utenti mettevano a nudo i trascorsi poco onesti di ColeThereum, altri hanno deciso di tagliare il supporto economico ai fondatori. Quando si vende un NFT, infatti, una percentuale della vendita va a chi ha creato la collezione.

Per evitare questo, alcuni astuti appassionati hanno deciso di creare dei “Wrapped Penguins”. Un wrapped token è un token che rappresenta un asset. I Wrapped Penguins erano token ERC-20 che “rappresentavano” il possesso di un NFT Pudgy Penguins. In questo modo, scambiarsi pinguini non avrebbe fatto arrivare nessuna percentuale nelle tasche dei fondatori, tacciati dalla community come approfittatori che non rispecchiavano la filosofia ottimista dei Pudgy Penguins.

Questa situazione ha portato un utente della community dei pengu, Luca Netz, a offrire ben 250 ETH (all’epoca 2,4 milioni di dollari) a ColeThereum in cambio della proprietà del progetto. Dopo un po’ di silenzio radio da parte dei fondatori originali, Luca Netz ha confermato l’acquisto il 3 aprile 2022. Adesso la roadmap prevede una DAO, un metaverso e, in futuro, anche un token.Netz infatti preferisce fare le cose con calma proponendo una funzionalità alla volta.


La morale della favola? I Pudgy Penguins hanno valore grazie alla loro community, esattamente come tutti i progetti NFT! Grazie alla decentralizzazione, i veri appassionati sono riusciti a prendere il controllo della collezione per dargli un futuro. Ora il team di Pudgy Penguins sta persino assumendo sviluppatori e artisti, per continuare il progetto e magari raggiungere le vette di Bored Ape Yacht Club o CryptoPunks. Riusciranno gli adorabili pinguini a dimostrare che bastano passione e forza di volontà per riportare un progetto alla ribalta?

Axie Infinity riapre il Ronin Bridge e risarcisce gli utenti hackerati

Axie Infinity: il videogioco play-to-earn rimborsa gli utenti dell’hack

Il videogioco play-to-earn rimborsa gli utenti derubati e riapre il Ronin Bridge dopo il duro attacco di Marzo!

Il 23 Marzo 2022 il Ronin Bridge di Axie Infinity è stato attaccato e sono stati rubati circa 600 milioni di dollari tramite alcune chiavi private hackerate che hanno permesso dei prelievi. Fin dal disastro il team di Ronin, finanziato dal gruppo creatore di Axie Infinity, Sky Mavis, si è messo all’opera per risolvere il problema. Domani, 28 Giugno, il videogioco play-to-earn rimborsa gli utenti coinvolti nell’hack e riapre il Ronin Bridge. Scopri i dettagli!

Che cos’è il Ronin Bridge?

Il 28 Giugno verrà riaperto il Ronin Bridge ovvero il bridge che mette in collegamento la sidechain Ronin e Ethereum. Axie Infinity è un videogioco play-to-earn basato sulla blockchain di Ethereum, Sky Mavis, il gruppo che ha sviluppato Axie Infinity, ha scelto però di appoggiarsi anche a una blockchain di supporto per migliorare le prestazioni in termini di scalabilità. A questo proposito Axie Infinity utilizza la sidechain Ronin e il Ronin Bridge serve a trasferire ETH e ERC-20 token nei Ronin Wallet. Questo bridge a Marzo 2022 è stato hackerato da un gruppo di criminali coreani che sono entrati in possesso di 5 chiavi private (sulle 9 totali che gestiscono i nodi di Ronin) e hanno prelevato 600 milioni di dollari. In questo attacco, il punto debole di Ronin è stata quindi la centralizzazione, l’intera rete infatti era in mano ad appena 9 nodi. Alla luce di quanto successo, il network sta lavorando per decentralizzarsi il più possibile. In che modo? Innanzitutto convertendosi a un meccanismo di consenso come il Delegated Proof-of-Stake e, in secondo luogo, con un token di governance: RON. 

Riapre il Ronin Bridge: tutto quello che c’è da sapere

L’annuncio della riapertura del bridge è arrivato con un tweet del profilo ufficiale Ronin: “il nostro team di ingegneri ha lavorato duramente per preparare la riapertura del bridge” e, ancora, “abbiamo in programma di riaprire il ponte Ronin il 28 giugno, con la restituzione di tutti i fondi degli utenti”. Dopo la riapertura del Ronin Bridge, dunque il team di Ronin si impegna a risarcire tutti gli utenti. Per questo scopo, Sky Mavis dopo l’attacco aveva raccolto 150 milioni di dollari da investitori e società di venture capital, la cifra si unirà agli altri fondi della società. 

La riattivazione del Ronin Bridge era prevista inizialmente per il 23 Giugno ma è stata posticipata al 28. Sull’annuncio via Twitter si legge che la riattivazione del bridge richiede un hard fork della rete e che quindi i validatori dovranno aggiornare il loro software

Nonostante l’attacco di Marzo, il token AXS continua ad essere una delle principali crypto del Metaverso e la rete di Ronin rimane un punto di riferimento del settore. Secondo i dati di cryptoslam, Ronin è la seconda blockchain per volume di compra vendita di NFT, dietro solo ad Ethereum. Dalla sua nascita, sulla sidechain di Axie Infinity sono stati scambiati oltre 4 miliardi di dollari! Ora il videogioco play-to-earn rimborsa gli utenti, riapre il Ronin Bridge e ritorna a perseguire i suoi obiettivi di decentralizzazione e autonomia tecnologica, nello spirito del “samurai senza padrone” di cui prende il nome

Yuga Labs ingaggia un esperto di NFT per dare nuova vita ai Cryptopunks

Yuga Labs assume un esperto di NFT per i CryptoPunks

Ritorno di fiamma per i CryptoPunks? Yuga Labs ha assunto un esperto per dare nuova vita alla collezione di NFT più famosa al mondo!

Christie’s è la casa d’aste più attiva per quanto riguarda il commercio di NFT. Basti pensare che ha venduto una delle opere non-fungibili dell’artista Beeple per ben 69 milioni di dollari! Non solo: è anche stata la prima casa d’aste ad accettare pagamenti in criptovalute. Tutto questo grazie a Noah Davis, NFT Specialist per Christie’s, che da sempre crede nelle potenzialità della blockchain e delle crypto. Ma ecco la novità: Davis è stato ufficialmente ingaggiato da Yuga Labs, lo studio che ha creato Bored Ape Yacht Club, per dare nuova vita a una delle collezioni NFT più famose del mondo crypto. Yuga Labs assume un esperto di NFT per espandere l’universo dei Cryptopunks!

Noah Davis di Christie’s e Yuga Labs vogliono migliorare i CryptoPunks

Il 19 giugno Noah Davis, esperto di NFT per la casa d’aste Christie’s, ha scritto su Twitter che avrebbe lavorato insieme a Yuga Labs per dare una nuova direzione ai Cryptopunks. La famosa collezione di NFT, acquistata a marzo dai creatori di Bored Ape Yacht Club, conta 10.000 immagini pixellate tutte differenti. Creata nel 2017 da Larva Labs, in origine chi possedeva un NFT della collezione non aveva i diritti intellettuali dell’immagine. 

Questa linea di pensiero è cambiata dopo l’acquisizione da parte di Yuga Labs: la prima novità è stato proprio l’annuncio di dare ai proprietari degli NFT i pieni diritti commerciali e intellettuali delle opere acquistate! Ma i creatori di Bored Ape non si fermano qui: per rendere i Cryptopunks ancora più “a prova di Web3”, hanno scelto di assumere un esperto di NFT. “Sono onorato di annunciare che gestirò i CryptoPunks in qualità di Brand Leader” ha scritto Noah Davis su Twitter. 

Perché Yuga Labs ha scelto proprio Davis per gestire un progetto NFT così famoso e importante? L’ormai ex-dipendente di Christie’s non è solo appassionato di blockchain con un occhio da intenditore per le opere d’arte non fungibili, ma ha anche all’attivo dei progetti di successo! Attualmente è impegnato nello sviluppo di una collezione NFT chiamata Howlerz. Ed è anche un fiero possessore del CryptoPunk n. 2099. Niente male!

Cosa succederà adesso ai CryptoPunks?

Adesso che Davis è diventato Brand Leader dei CryptoPunks, cosa succederà alla collezione NFT? Yuga Labs, dopo aver acquisito la collezione, ha specificato che non l’avrebbe trasformata in un nuovo “Yacht Club” e avrebbe mantenuto tutte le caratteristiche preferite dai Punkers. Noah Davis ha confermato questa linea d’azione. “NON FARÒ C*****E CON I CRYPTOPUNKS” ha affermato su Twitter. “Niente Punks su tazze né stupide serie TV” continua. Insomma, chi ha acquistato un CryptoPunk nel lontano 2017 non si ritroverà tradito da operazioni troppo commerciali.

Invece, tra le prime proposte di Davis, c’è una serie di chiacchierate faccia a faccia con i veri appassionati dei CryptoPunks. “Ovunque vada la community è lì che andranno i Punks” ha specificato sul thread di Twitter. In questo modo lo spirito dei primi Punkers e dei CryptoPunks non andrà perduto dietro trovate pubblicitarie! 

Uno dei fondatori delle Bored Ape, Garga, ha scritto proprio il 19 giugno che altre novità sul futuro dei CryptoPunks arriveranno nelle prossime settimane. “Abbiamo scelto un approccio lento e ponderato per i Punks, prendendo in considerazione le aspettative della community. Siamo onorati di essere i custodi di questa collezione storica, e abbiamo il massimo rispetto per Noah e per la community dei Punkers”. Quindi allaccia le cinture e preparati alle novità: questo è solo l’inizio!

Proprio durante questa fase storica per i CryptoPunks c’è stato molto movimento nel mercato NFT. Il floor price per un pezzo della collezione è passato da 48 ETH a ben 65 ETH. Un salto del 35%! La nuova assunzione di Yuga Labs sembra aver già fatto breccia nel cuore della community. È il momento della rinascita di una delle collezioni più famose di sempre?

Meta e The Fabricant, 2 modi di intendere la moda digitale

NFT fashion: The Fabricant e Meta spiegano la moda digitale

La moda del futuro è digitale. Il dilemma: blockchain sì o no? I brand più famosi si convertono al connubio NFT e fashion! 

Per le case di moda, il Metaverso si sta rivelando un’opportunità per sperimentare linguaggi espressivi e per pensare nuovi prodotti. I brand che stanno sviluppando collezioni digitali sono sempre di più, tra questi ci sono Zara, Lacoste, gli NFT di Adidas e quelli di Gucci. Non tutti però scelgono di realizzare moda digitale su blockchain: il Metaverso ha diverse forme e può essere centralizzato o decentralizzato. Questa duplicità descrive anche due modi diversi di intendere la moda digitale. Per alcune aziende, come Meta, i capi d’abbigliamento virtuali non sono sotto forma di NFT mentre per altre, come The Fabricant, la moda digitale va costruita su una blockchain. Vediamo questi due differenti approcci alla moda digitale! 

Meta: un Metaverso vestito Balenciaga, Prada e Thom Browne 

Mark Zuckerberg, CEO di Meta (prima Facebook), i giorni scorsi ha annunciato durante una diretta su Instagram, che sta per essere aperta la boutique di abbigliamento digitale “Avatar Store” per il Metaverso di Meta “Horizon Worlds”. Il lancio sarà celebrato con la partnership con alcuni brand di alta moda ovvero Balenciaga, Prada e Thom Browne. “Sono davvero grato e orgoglioso che questi marchi si uniscano a noi per dare il via alla moda nel Metaverso”, ha detto Zuckerberg. Il marketplace di moda digitale per tutti gli utenti Meta e Facebook sarà disponibile la prossima settimana, a partire da Stati Uniti, Canada, Thailandia e Messico. All’inizio i capi in vendita su Avatar Store avranno un prezzo compreso tra i 2,99 a 8,99 dollari. Balenciaga, Prada e Thom Brown saranno quindi i primi brand a vendere nel marketplace di Meta. Tuttavia l’idea di Zuckerberg è avviare un marketplace in cui tutti, non solo stilisti di formazione, possano realizzare e vendere moda digitale. Al momento non è ancora stata rivelata la modalità in cui verranno distribuite le ricompense tra il marketpace di Meta e i creatori di alta moda virtuale. 

The Fabricant e il modello di moda decentralizzata 

Che cos’è The Fabricant? The Fabricant, “a Digital Fashion House”, è uno dei progetti pionieri della moda digitale su blockchain. The Fabricant non è un vero e proprio marketplace di NFT di moda, ma un incubatore di fashion virtuale. La piattaforma è costruita su Flow una blockchain scelta dai fondatori per la sua sostenibilità e velocità. Rispetto a Meta, qui ci troviamo davanti a NFT fashion, un caso di moda digitale decentralizzata e costruita su blockchain. I creativi di The Fabricant non creano dei semplici capi d’abbigliamento come oggetti digitali ma veri e propri NFT. Per il team di The Fabricant la blockchain è ideale per costruire la moda del Metaverso innanzitutto perché è in grado di dare valore ai dati e alla proprietà degli oggetti digitali. Secondo la co-founder Adriana Hoppenbrouwer-Pereira, The Fabricant sta “creando un business per il momento in cui il nostro guardaroba digitale sarà il nostro guardaroba”. Avere un set di capi d’abbigliamento nel Metaverso non sarà un concetto tanto assurdo quando le esperienze digitali proposte saranno sempre di più. Cambiare i propri abiti e adattarli ad ogni occasione diventerà spontaneo come cambiare d’abito nella vita reale: un outfit per la palestra e uno per una cena elegante. Quando si verificherà questa situazione i vestiti digitali da realizzare saranno così tanti che solo la blockchain potrà essere lo strumento adatto per scalare la produzione

La blockchain è vantaggiosa per il settore della moda digitale anche perché tiene traccia delle royalty e le distribuisce equamente tra creatore e proprietario. Sempre Hoppenbrouwer-Pereira, durante un’intervista, ha raccontato che la blockchain e il Metaverso riporteranno la moda alla sua dimensione di gioco e divertimento. Vestirsi nel Metaverso sarà un’esperienza componibile, altamente creativa ed espressiva delle personalità delle persone. 

Cosa rende un NFT fashion davvero utile?

Gli NFT fashion devono essere pienamente adattabili agli avatar dei vari Metaversi e essere trasferibili tra gli stessi per avere una reale utilità. La sfida di The Fabricant al momento è quella di tradurre le sue creazioni fashion negli stili dei principali mondi virtuali. The Sandbox ad esempio è più pixellato rispetto a Decentraland, lo stesso abito NFT deve poter essere indossato ovunque. L’altra faccia della medaglia di questa sfida è fornire un’esperienza cross chain dove gli NFT costruiti su una blockchain come Flow possano essere trasportati e usati ovunque. Soprattutto su Ethereum dove sono sviluppati i principali Metaversi. 

Il Metaverso e la moda digitale sono davvero dietro l’angolo?

Per concepire l’utilità di abbigliamento digitale, ancora prima ci si può chiedere se il Metaverso sia davvero una tecnologia capace di entrare in maniera predominante nelle nostre vite. Il successo dei Metaversi sarà dettato dalla capacità di attirare l’attenzione e coinvolgere gli utenti. Siamo solo all’inizio però si può considerare che Decentraland ha ospitato 40.000 persone alla sua prima Metaverse Fashion Week. I risultati in questo senso appaiono promettenti, il record del Metaverso di MANA è molto alto per la blockchain che si è dimostrata capace di accogliere così tanti utenti. Tra le aziende fashion che hanno scelto gli NFT su The Fabricant ci sono Adidas, Under Armour e Puma.

Cosa è successo alle stablecoin dopo il crollo di UST?

Stablecoin: cosa è successo dopo il crollo di UST 

Il crollo di UST ha portato cattiva luce sulle stablecoin. Quanto ne hanno risentito USDC, USDT e DAI?

Dopo il crollo di UST, la stablecoin dell’ecosistema crypto Terra (LUNA), la stabilità e l’affidabilità  delle stablecoin è stata messa in discussione. Per alcuni il vertiginoso tracollo di UST ha evidenziato le difficoltà strutturali delle stablecoin soprattutto in termini di sicurezza e trasparenza. Tuttavia c’è chi è ancora convinto della potenzialità di questa tipologia di criptovalute, come Circle che ha deciso di lanciare una nuova stablecoin ancorata all’Euro. In questo articolo troverai una panoramica di cosa è successo alle altre stablecoin dopo il crollo di UST!

USDC: resiste e aumenta il market cap 

Le stablecoin si dividono in tre tipologie: ancorate a fiat, ancorate a crypto oppure algoritmiche, il cui valore non è direttamente lo specchio di un bene sottostante ma è stabilito da una formula matematica. USDC è una stablecoin ancorata al prezzo del dollaro ed è gestita da Centre, un consorzio nato dalla collaborazione tra Coinbase e Circle, un’azienda che si occupa di pagamenti peer-to-peer. USDC è conosciuta per essere la seconda principale stablecoin del mercato e per la sua vocazione altamente centralizzata. Subito dopo il crollo di UST, USDC ha ottenuto un aumento del market cap da circa 48 miliardi a 53 miliardi (11 Maggio) dovuto a una probabile migrazione degli utenti verso stablecoin alternative. 

Linda Jeng, Chief Policy and Regulatory Officer di Centre, ha commentato la vicenda dicendo che non tutte le stablecoin sono uguali: le stablecoin ancorate a fiat non dovrebbero essere giudicate come quelle algoritmiche. Jeng ha ribadito che la forza di USDC sta nella correlazione alle fiat e che Centre mantiene sempre il suo impegno per fornire standard alti e per fare di USDC una “vera rappresentazione digitale del dollaro”. Jeng ci tiene a specificare che “le riserve di USDC sono interamente detenute in conti presso istituzioni finanziarie regolamentate dagli Stati Uniti, limitate a contanti e obbligazioni governative statunitensi a breve scadenza, e sono separate dagli altri conti di Circle, compresi i fondi aziendali generali” e che “c’è una cosa che una criptovaluta, una commodity o una “stablecoin” algoritmica non sarà mai: un equivalente solido e affidabile del denaro.” Infine si augura che le stablecoin siano presto regolamentate da “norme intelligenti e favorevoli”. 

Circle fa il bis: il 30 Giugno il lancio di EUROC

Qualche giorno fa, Circle ha annunciato che il 30 Giugno 2022 verrà lanciata sul mercato una nuova stablecoin di loro creazione: EUROC, che sarà ancorata all’Euro in rapporto 1:1. Cosa si può dedurre dal lancio di una stablecoin in questo periodo delicato? Forse che le realtà dietro a questo genere di criptovalute sono sicure e fiduciose delle proprie capacità nello sviluppo di stablecoin.

Attimi di panico per USDT che perde (momentaneamente) il peg 

USDT è un’altra stablecoin ancorata al dollaro emessa dalla società Tether. Con il crollo di UST, la stablecoin di Terra (LUNA), il suo market cap si è leggermente abbassato (meno 7 miliardi) e per un breve momento ha perso il suo peg. Il team di Tether però ha precisato che USDT non ha nulla in comune con UST e che nonostante tutto dal 2015 “non ha mai mancato di elaborare una richiesta di prelievo di USDT al valore di 1 dollaro per token USDT”. A competere con USDT e USDC c’è DAI: cosa è successo a questa stablecoin dopo il crollo di UST?

Perché DAI è sopravvissuta a UST?

A differenza delle crypto appena citate, DAI non è ancorata a fiat ma ad altre crypto come ETH, BTC ma anche USDC. Tecnicamente si tratta di una stablecoin sovra-collateralizzata ed è gestita dalla MakerDAO. Secondo alcuni, DAI si sta imponendo come alternativa a UST dopo il crollo di Terra: durante la crisi non ha oscillato troppo lontano dal suo ancoraggio. Così la ormai vecchia rivalità tra le due stablecoin ha trovato una conclusione: DAI è tornata sotto i riflettori e UST ha attirato a sé tutto il karma negativo: 

DAI del resto è la più longeva stablecoin DeFi conosciuta. Per alcuni le ipotesi del suo trionfo su UST sono legate alla sua sovra-colleteralizzazione, alla sua decentralizzazione, all’aggiunta di collaterali come stETH, a ulteriore garanzia del protocollo, e ai numerosi casi d’uso di Maker che stanno aumentando la credibilità dell’intero progetto. Cosa è successo alle stablecoin dopo il crollo di UST? Tutto sommato le principali stablecoin hanno affrontato a testa la situazione e si stanno preparando alle sfide del futuro.