Cos’è successo a Solana? Ora è tutto risolto?

Solana news: problemi per la blockchain. Cos’è successo?

Nel weekend il network è stato rallentato da un problema tecnico. Cosa ha fermato il trading su Solana?

Secondo le ultime news su Solana, Sabato la blockchain ha interrotto le sue attività per un breve tempo. Un problema tecnico ha rallentato le prestazioni del network, come lo scambio delle criptovalute e il trading. La causa del problema è ancora ignota, ma la blockchain ora funziona? 

Solana news: cosa è successo davvero 

Intorno alle 7:00 di Sabato mattina, un problema tecnico ha bloccato Solana. In pratica si è verificato un “forking event”: la blockchain si è biforcata creando due versioni alternative e contrastanti della cronologia delle transazioni. Il fork ha portato un aumento dell’uso della memoria da parte dei nodi validatori e una riduzione della velocità delle transazioni. Secondo i dati di Solana Explorer un’ora dopo il verificarsi del problema, la rete stava elaborando circa 93 transazioni al secondo (TPS), un numero ben lontano dalle 5.000 TPS processate solo quindici minuti prima. La news su Solana e le sue difficoltà è dilagata facendo preoccupare i suoi holder. 

Problema risolto?

I validatori e il team di ingegneri si sono affrettati a correggere il problema della blockchain. La causa dell’incidente non è stata subito identificata, qualcuno sospetta che sia stata colpa di un bug nella nuova versione del codice Solana che era stata messa online poche ore prima.

Senza la certezza di avere un bug da scovare, alcuni validatori hanno optato per fare il downgrade alla versione precedente nella speranza di risollevare le performance di Solana.

Nel giro di poche ore la maggioranza di validatori è tornata al vecchio software nel tentativo di ripristinare le operazioni. Ma questo non è servito a risolvere il problema, si è quindi passati a una soluzione più drastica, ovvero riavviare la blockchain al punto immediatamente precedente alla biforcazione. 

Come ha osservato uno dei membri attivi della community di sviluppatori, conosciuto con lo pseudonimo di SolBlaze: “coordinare un tentativo di riavvio significa che la rete sarà completamente offline, il che è sempre l’ultima spiaggia”. 

Le news sulla riattivazione di Solana sono state date dal profilo Twitter Solana Status: la rete ha ripreso a lavorare nelle prime ore del 27 Febbraio (ora italiana).

E ora?

Dopo che il network è stato riavviato, il team è al lavoro per rintracciare la causa del problema. L’indiziato principale al momento rimane il possibile bug nella nuova versione del codice della rete. Gli sviluppatori nel frattempo continuano a monitorare la blockchain, sulla pagina ufficiale è possibile rimanere aggiornati sulle indagini e sulle ultime news su Solana. 

Il mercato NFT di Febbraio: controversie legali e airdrop milionari

Mercato NFT: cos’è successo a Febbraio?

Cosa è successo nel mercato degli NFT a Febbraio? Come mai i volumi di scambio su Ethereum e Polygon sono in crescita?

Il mercato NFT ha cambiato marcia con l’inizio del 2023, stimolato dal parziale recupero del prezzo delle criptovalute. Nelle ultime settimane gli avvenimenti da seguire sono stati tantissimi. È stato lanciato il token dell’NFT marketplace Blur attraverso un airdrop che ha cambiato la vita “economicamente parlando” a tanti collezionisti di token non fungibili. Gli NFT della canzone “B*tch Better Have My Money” di Rihanna sono stati banditi da Opensea e nuove collezioni sono arrivate su Ordinals, la prima piattaforma dedicata ai non fungible token di Bitcoin.

Mercato NFT: tutti i dati di  Febbraio 2023

La ripartenza del mercato NFT sembra procedere senza intoppi, anche se siamo ancora molto lontani dagli all time high (ATH) di inizio 2022 (e probabilmente ci vorrà un bel po’ prima di raggiungerli di nuovo). Su Ethereum il valore totale scambiato ammonta a 1,3 miliardi di dollari, quasi il 100% in più rispetto a Gennaio. 

Al secondo posto della classifica delle blockchain più attive c’è ancora Solana che però deve iniziare a guardarsi le spalle. L’attività sulla rete è diminuita del 40% rispetto al mese scorso, e ha registrato circa 100 milioni di dollari di volumi di scambio. Al terzo posto c’è invece Polygon, che grazie ad uno strabiliante sprint del +315% si avvicina sempre di più a Solana. 

Le vendite migliori del mese

Crypto Punk e Bored Ape si dimostrano, ancora una volta, le collezioni più costose del mercato NFT e troneggiano sulla classifica delle top sales (vendite più onerose). Il Crypto Punks numero #5066 che è stato venduto per 857 ETH, circa 1,4 milioni di dollari, è il non fungible token più caro di questo mese, mentre al secondo posto c’è la Bored Ape #7090 comprata per 1,3 milioni di dollari circa quindici giorni fa. La sorpresa di questo mese è stata la collezione di “spunte non fungibili” NFT Checks, creata dall’artista Jack Butcher, che ha visto il suo prezzo medio schizzare da 0,07 a 1,2 ETH. Non male, eh? Queste opere d’arte digitali si ispirano ai simboli presenti di fianco al nome utente degli account verificati dei social network. 

I Crypto Punks e i DeGods approdano su Bitcoin

Gli NFT su Bitcoin stanno guadagnando sempre più popolarità, tanto da aver attirato l’attenzione di una collezione di non fungible token che risiede su un’altra blockchain. I DeGods, 9.465 NFT che sono diventati famosi su Solana e che si sposteranno su Polygon, popolano ora anche un blocco della rete di Bitcoin. Non si tratta degli stessi token che si trasferiranno sulla rete della crypto MATIC ma dei 535 esemplari della collezione distrutti in occasione del lancio perché rimasti invenduti. Il team dei DeGods ha concesso a questi NFT una seconda vita attraverso l’iscrizione sulla blockchain di Bitcoin grazie ad Ordinals. Ma c’è di più! Con l’aiuto di Nick Hansen, CEO dell’azienda di mining Luxor Technologies, il team dei DeGods è riuscito a registrare tutti i token non fungibili sullo stesso blocco, comprimendo fortemente le immagini. 

Anche degli NFT simili ai Crypto Punks sono approdati su Bitcoin: una nuova collezione di 100 token non fungibili chiamata Ordinal Punks. Solitamente le collezioni che copiano quelle più famose (copycat) non riscuotono molto successo, ma questa volta sembra essere andata diversamente, almeno per ora, tanto che un utente ha deciso di scambiare un CryptoPunk originale (del valore di circa 100.000 dollari) per un Ordinal Punk. 

Nel frattempo, su Litecoin (LTC), che da sempre viene definita la sorella minore di Bitcoin, è entrata nel mercato NFT grazie ad una copia del protocollo per non fungible token nato sulla rete “primogenita”. L’hard fork di Ordinals, creato da uno sviluppatore di Bitcoin Anthony Gurrera, è già attivo ed è pressoché identico a quello su BTC.

Opensea blocca gli NFT della canzone di Rihanna

Opensea ha bloccato gli scambi per la collezione NFT della canzone di Rihanna “B*tch Better Have My Money”. Questi token non fungibili derivano dalla collaborazione tra AnotherBlock e Jamil Pierre, il produttore del famoso brano della cantante. AnotherBlock è un’azienda Web3 che collabora con gli artisti, scrittori e prodotti per trasformare una parte delle royalty derivanti dallo streaming delle loro opere in NFT. Ogni token non fungibile della collezione, in tutto 300, racchiude una piccola percentuale delle royalty sulla traccia che consentono, a chi li possiede, di guadagnare ricompense quando quest’ultima viene riprodotta

Dopo il sold out quasi istantaneo e dopo l’esibizione della cantante al Super Bowl, la collezione è stata bandita da Opensea. Il motivo? Il marketplace non consente di scambiare NFT che “promettono profitti basati sulla proprietà frazionata di token”. Il marketplace ad oggi non ha ancora rilasciato dichiarazioni in merito, vedremo se cambierà idea e consentirà lo scambio di questo tipo di NFT sul suo marketplace in futuro.

Il logo del Bored Apes Kennel Club è stato rubato da Yuga Labs

Le dispute del mercato NFT non finiscono mai e dopo Rihanna è il momento di parlare del logo della collezione “Bored Ape Kennel Club”, i cagnolini delle “scimmie annoiate”. Il marchio, che la collezione utilizza da quando è stata creata, sembra essere stato rubato dal profilo Twitter per aspiranti disegnatori “Easy Drawing Tutorial”. 

Il co-fondatore di Yuga Labs, l’azienda Web3 che ha creato tutte le collezioni NFT del Bored Apes Yacht Club, Greg Solano, ha dichiarato di essere all’oscuro di tutto e si è messo in contatto con l’autore del logo del Kennel Club (un designer freelancer assunto per l’occasione) e la pagina di disegno amatoriale. Yuga Labs rischia di venire indagata per violazione della proprietà individuale, vedremo se le parti riusciranno a risolvere la questione da soli o avranno bisogno di un tribunale.


Insomma, il mercato NFT trova sempre il modo di far parlare di sé, dalle molteplici controversie legali agli airdrop milionari. Quello che ci interessa però è che i volumi di scambio stanno crescendo, recuperando i cali del bear market.

Floki Inu: ecco perché la memecoin è in trend

Floki Inu: perché tutti parlano della crypto dopo il tweet di Elon Musk?

Un tweet di Elon Musk spedisce la crypto Floki Inu to the moon. Quali sono i progetti più interessanti che la memecoin ha in serbo per il futuro?

Floki Inu come Dogecoin? Elon Musk ha di nuovo provocato un pump improvviso in una memecoin. Ma questa volta non è la sua crypto del cuore ad essere sulla bocca di tutti, ma Floki, la terza memecoin più famosa del mercato crypto. Eppure pare che Floki Inu sia in trend non soltanto per merito di Musk…

Floki Inu: il tweet di Elon Musk che ha fatto volare il prezzo 

La crypto è stata lanciata a Giugno 2021, su Ethereum, pochi minuti dopo che Elon Musk ha pubblicato, su Twitter, la foto del suo nuovo cucciolo di Shiba Inu chiamato Floki come il protagonista della serie tv Vikings. Inizialmente l’obiettivo del team di Floki Inu era di intercettare l’hype che i tweet di Musk generavano in quel periodo, ma con il progetto si è consolidato e ora viene gestito da una DAO (Organizzazione Autonoma Decentralizzata).

Dopo l’ultimo tweet del patron di Tesla, dove il suo cane viene immortalato nelle vesti di CEO di Twitter, la crypto Floki Inu è stata investita da un interesse degno delle fasi più concitate di un bull market. Il suo prezzo è schizzato verso l’alto, registrando un +190% in meno di 48 ore. Nei giorni successivi poi ha perso qualche livello di prezzo guadagnato durante il pump riuscendo comunque a trovare un supporto intorno agli 0,000039$, e mantenendo un solido +70% dall’inizio del movimento. Quanto vale ora un Floki? Circa 0,000042$ ma attenzione, sta oscillando.

Il tweet di Elon Musk potrebbe però non essere l’unica ragione dietro al movimento rialzista della crypto. In questi giorni è stata votata una proposta sulla DAO della memecoin che potrebbe fare la differenza per il suo futuro.

Le ultime novità di Floki Inu: burn di token e la roadmap

La crypto Floki Inu vuole essere più di una “semplice” memecoin. Ciò si evince dalla regolarità con la quale il team sottopone la sua community a proposte e aggiornamenti, attraverso la sua DAO. In questi giorni si è risolta una spinosa questione sul bridge tra Ethereum e la blockchain di Binance, la Binance Smart Chain (BSC) e sulle commissioni applicate sulle transazioni.

Il team, attraverso una singola proposta, ha chiesto ai suoi utenti se volessero eliminare il bridge che consente di trasportare i token dalla Binance Smart Cahin a Ethereum e se intendessero ridurre le commissioni per gli scambi dal 3% allo 0,3%. La DAO ha accettato la proposta all’unanimità, causando il burning (la distruzione) di circa 600 miliardi di token Floki, circa il 6% della total supply (fornitura totale), i quali servivano a sostenere il bridge e quindi a consentire il trasferimento dei token dalla BNB Chain alla blockchain di Ethereum.

La riduzione delle commissioni, sancita dalla votazione sulla DAO, provocherà un calo delle entrate generate dagli acquisti e dalle vendite delle memecoin ma consentirà agli utenti di processare gli scambi in modo più economico.

In questi giorni è stata anche annunciata la roadmap per il 2023 della crypto. I punti salienti saranno: il lancio di una piattaforma per lo Yield Farming (staking, lending e borrowing), il rilascio di una carta di debito e la costruzione della blockchain di proprietà di Floki Inu, di nome Valhalla. Inoltre alcune voci non ufficiali ipotizzano l’imminente listing della memecoin sui grandi exchange che non consentono ancora di scambiarla; i più quotati sembrano essere Binance e OKX. Insomma, il team di Floki Inu sta lavorando per trasformare la sua crypto in molto di più che una memecoin, ci riusciranno o dovranno continuare a contare su Elon Musk?

Blur supera OpenSea in volumi. Diventerà il nuovo top marketplace NFT?

NFT Blur: cosa sta succedendo con OpenSea? Le cose da sapere

Il successo degli NFT di Blur mette a dura prova il colosso OpenSea. Cosa sta succedendo? Ecco tutte le cose da sapere e perché tenere d’occhio la battaglia tra marketplace

Gli NFT di Blur sono già un caso studio. Come può un marketplace attivo da soli pochi mesi superare il colosso del settore? La piattaforma ci è riuscita con due strategie: togliere tutte le royalty dei token non fungibili e lanciare la sua crypto BLUR con un tempismo perfetto. Il marketplace ha attirato moltissimi utenti e la cosa sta facendo tremare il principale competitor che in questi giorni sta cercando di rimediare e non perdere il suo primato. Ecco cosa sta succedendo tra Blur e OpenSea e tutte le cose da sapere sulla battaglia tra marketplace!

Come gli NFT di Blur hanno superato il volume di quelli di OpenSea

Blur è l’ultima novità del mondo “non fungibile”, e sebbene sia in circolazione solo da pochi mesi, è diventato in poco tempo una delle principali piattaforme per lo scambio di token non fungibili. 

Da Dicembre 2022 i volumi del nuovo marketplace sono cresciuti esponenzialmente fino a superare quelli di Opensea: la settimana scorsa la differenza di volumi di scambio tra le due piattaforme è stata enorme. Opensea ha gestito circa il 16% degli scambi del mercato NFT, Blur quasi l’80%. Quanto accaduto può essere motivato dalle due strategie che si sono, soprattutto negli ultimi giorni, dimostrate vincenti. 

La prima riguarda le royalty. Il marketplace ha deciso di non imporre, ai suoi utenti, il pagamento obbligatorio delle royalty, ovvero le commissioni che vengono trattenute dalle vendite di NFT e redistribuite ai creatori delle collezioni e agli artisti. Solitamente oscillano dal 2,5% fino a massimo il 15% del prezzo totale del token. La decisione di togliere il pagamento obbligatorio delle royalty, introdotta per la prima volta da Magic Eden ad Ottobre 2022, incentiva i retailer (rivenditori) rispetto agli artisti che vengono così privati di una parte dei guadagni.

L’ultimo baluardo per i creator, uno dei pochi marketplace a non aver reso le royalty facoltative, era Opensea, che cercava di resistere ai colpi dei concorrenti mantenendole obbligatorie. Si appunto era! Perché da questa settimana, e in teoria per un periodo di tempo limitato, anche Opensea ha eliminato l’obbligo di pagare le commissioni. Riuscirà in questo modo a fermare l’avanzare di Blur?

L’airdrop da capogiro della crypto di Blur

La seconda strategia è stata costruita attorno al lancio di $BLUR, avvenuto sulla blockchain di Ethereum, che ha permesso agli utenti di ricevere in regalo incredibili somme di Ether (di quelle che ti cambiano la vita) in proporzione a quanto avevano utilizzato la piattaforma. L’airdrop della crypto BLUR ha inizialmente premiato attraverso dei punti, chiamati bid e listing point. I primi sono stati distribuiti tenendo conto della quantità di ETH offerti per acquistare NFT su Blur, mentre i secondi al numero di listing (messa in vendita) dei propri token non fungibili sulla piattaforma.

Successivamente sono stati distribuiti a chi aveva ottenuto questi punti, 400 milioni di dollari. La formula matematica che il team del progetto ha utilizzato per dividere il bottino ha tenuto conto dei punti accumulati da ogni utente e della listing loyalty, ovvero la “lealtà” degli utenti al marketplace. Per alcuni utenti l’airdrop è stato da capogiro! I primi tre classificati hanno ricevuto circa 2.900 ETH, al prezzo attuale più di 3,5 milioni di dollari ciascuno.

In seguito dell’imponente airdrop il prezzo della crypto BLUR ha registrato un andamento schizofrenico. È passato dagli 0,46$ del lancio al prezzo attuale di 1,18$ con oscillazioni anche del 40% in poche ore. Ora occupa la 93° posizione della classifica delle crypto per market cap, ed ha una capitalizzazione di mercato di circa 460 milioni di dollari

Ad oggi non è possibile sapere chi sarà il vincitore della battaglia tra marketplace, gli NFT su Blur riusciranno a mantenere il successo di questi giorni o la loro posizione sfumerà? 
Di sicuro i perdenti di questa situazione non sono i marketplace ma i creator e gli artisti: per la competizione sfrenata a chi vende di più delle piattaforme, dovranno lottare per reintrodurre il pagamento obbligatorio delle royalty. E vedere finalmente ricompensato il loro lavoro.

I segreti dei domini internet: le storie più strane del web

Domini internet: 5 storie e curiosità sul web

Ti sei mai chiest* cosa vuol dire “Google” o quale sia il dominio più lungo del web? Scoprilo in questo revival di stranezze anni ’90

Scavando a fondo nella storia dei domini internet e non solo, abbiamo scovato queste 5 curiosità sul web. Tra personaggi misteriosi di cui ormai rimane traccia solo sui forum, oltre i siti web più ridicoli e inutili, negli abissi degli archivi di ormai vent’anni fa, sono emersi dei fatti assurdi e inaspettati. Partiamo subito!

1. Nel 2015 qualcuno ha comprato Google.com per 12 dollari

Se cerchi curiosità riguardanti i domini internet, ne troverai più di una riguardo Google stesso. La sua storia è piena di equivoci fin dall’inizio. Ti immagini di digitare Googol.com invece di Google.com? Sarebbe paradossale perché Googol, originariamente, doveva essere il nome del famoso motore di ricerca. 

Il termine indica 10 alla potenza di 100 (1 più 100 zeri) ed è stato il compagno di università di Larry Page, Sean, a suggerirglielo nel 1997. Larry approva il nome e Sean glielo registra, ma senza sapere l’ortografia della parola, così acquista invece quello che conosciamo oggi.

La seconda “svista” di Google accade nel 2015, quando nel cuore della notte un ex dipendente del colosso, Sanmay Ved, riesce ad acquistare proprio Google.com.

Sanmay non si aspettava di riuscire a ottenere il dominio, per di più per soli 12$, eppure riceve persino la fattura. Google però non ci mette troppo a riappropriarsene: in solo un minuto Sanmay vede l’URL più potente del mondo scivolargli via dalle mani.

La trilogia si conclude nel 2021 a Buenos Aires: è sera e siamo alla scrivania di un designer che, lavorando, nota che Google non funziona. Così controlla il sito responsabile dei domini internet in Argentina e vede che Google Argentina è in vendita. Qualcuno al posto suo forse avrebbe pensato che fosse un errore o un bug e avrebbe ignorato l’anomalia. Invece Nicolas, il nostro designer, decide di cliccare e l’acquisto va a buon fine per l’equivalente di soli 2,30€. Per qualche ora, stavolta, il dominio è stato in possesso di Nicolas, tuttavia Google non ha chiarito né come mai questo fosse disponibile, né come l’abbia nuovamente riportato sotto il proprio controllo. 

2. Domini internet che non esistono più: una questione geopolitica

Sono 5 i ccTLD eliminati o inutilizzati per cambiamenti geopolitici. Esatto, Risiko si gioca anche nel WWW e può essere affascinante scoprire come questi avvenimenti vengono gestiti in modi diversi dall’ICANN e dagli enti coinvolti, nonché essere un’occasione di dropcatching per alcuni abitanti di questi paesi.

Il processo di eliminazione di un ccTLD di un paese che non esiste più o che ha un nuovo nome non è sempre immediato. Nel caso degli ex paesi sovietici e dell’URSS stessa, ci sono molti esempi di transizioni trascinate per anni. Lo stesso dominio .su (Soviet Union) è ancora utilizzabile, tanto che ha ancora circa 100.000 domini internet registrati e sembra essere molto apprezzato dai cybercriminali.

Vediamo invece quelli che sono stati resi obsoleti:

  • .an: le Antille Olandesi si sono sciolte nel 2010, da che l’ICANN ha accettato i domini internet .bq (Paesi Bassi Caraibici), .cw (Curaçao) e .sx (Sint Maarten) come sostituzioni.
  • .dd: il dominio era originariamente destinato alla DDR (Repubblica Democratica Tedesca), ma è stato utilizzato solo per un uso interno tra due università della Germania dell’Est.
  • .um: questo TLD che si riferiva alle Isole Minori degli Stati Uniti è stato rimosso nel 2007. Prima era gestito dalla University of Southern California, tuttavia le isole sono pressoché disabitate da decenni e l’istituto ha chiesto di essere liberato da questa responsabilità.
  • .yu: il ccTLD dell’ex Repubblica Jugoslava, dissolta definitivamente nel 2006, è stato rimosso solo nel 2010 dopo che i proprietari di siti web .yu sono riusciti a dividersi tra i domini di primo livello .rs (Serbia) e .me (Montenegro).
  • .zr: poco dopo l’introduzione del ccTLD per la Repubblica dello Zaire, lo stato africano ha cambiato il suo nome in Repubblica Democratica del Congo nel 1997 e gli è stata assegnata l’estensione .cd. Il dominio .zr è stato infine cancellato dall’ICANN nel 2001.

3. La sfida silenziosa a chi registra il dominio più lungo

Internet è veramente un posto meraviglioso, e altrettanto autoreferenziale. Se ti è già capitato di perderti tra le foto e le pagine wiki di lunghissimi nomi di città, ti sfuggirà qualche “Lol” anche per questa curiosità sul filo della geografia.

È proprio il nome di un paese in Galles il primo fra i domini internet più lunghi al mondo. Nel 2002 è stato registrato llanfairpwllgwyngyllgogerychwyrndrobwllllantysiliogogogoch.co.uk, entrato nel Guinness dei primati con 58 caratteri escluso il TLD. Consideriamo però che la lunghezza massima consentita per ogni parte del dominio è di 63 caratteri.

Infatti qualcuno nel 2007, ha sfidato questo primato registrando llanfairpwllgwyngyllgogerychwyrndwllllantysiliogogogochuchaf.eu, con 60 caratteri escluso il TLD, e la cui aggiunta indica la parte “vecchia” o “alta” del paese. Ti sfido a pronunciarlo in un solo respiro, quello sarebbe un vero primato.

A 63 caratteri in quegli anni sono arrivati effettivamente per primi due domini internet. Il primo contiene un blog dedicato al Pi greco, di un matematico tedesco così appassionato da aver memorizzato il nome del dominio:

3.141592653589793238462643383279502884197169399375105820974944592.eu.

Se però il requisito del primato è creare un dominio composto da lettere, lo vince il tautologico thisisthelongesteuropeandomainnameallovertheworldandnowitismine.eu.

4. Coca cola ha fatto una campagna marketing usando 61 domini internet

Non è troppo diversa la strategia di Coca Cola, il cui reparto Marketing ha preso sul serio la questione dei domini e l’ha trasformata in una campagna promozionale. Hai presente le pubblicità della famigerata bevanda preferita da Babbo Natale? A un certo punto si sente un “click” di apertura oppure un “ahh” dissetato. Ecco, questo verso è l’equivalente di uno slogan per il brand rosso. 

Così nel 2013 appaiono ben 61 nomi di dominio a partire da “ahh.com“, continuando con un crescente numero di “h” al cui indirizzo si trovavano gif o giochini a tema. Oggi questi siti sono perlopiù in vendita o inattivi, ma allora l’intento era quello di stupire i millennial ormai indifferenti alle classiche pubblicità.

5. Un uomo nel 2012 ha comprato 14.692 domini internet in un giorno

Se pensi che Nicolas o Sanmay siano degli eroi, non hai ancora conosciuto Mike Mann. Mike non è uno di quegli speculatori da mercato secondario, lui i domini li crea. Se gli chiedi perché, risponde che è per avidità: Mike vuole semplicemente possedere il mondo. Ma chi è questo strano personaggio dal nome così comune?

Questo avido domainer ha oggi 56 anni ed è nella scena dei domini internet fin dall’inizio. Negli anni ‘90 fonda un’azienda fornitrice di internet (ISP), ma un giorno qualcuno gli offre 25.000$ per un dominio che possedeva, e il giorno dopo gli offrono il doppio. Rendendosi conto dell’opportunità, avendo pagato solo 70$ per quel dominio, si tuffa subito in quel (allora) selvaggio mercato.

Mike così comincia a creare e vendere centinaia di domini al giorno, ma nel 2012 supera se stesso acquistandone 14.692 in sole 24 ore. 

Oggi l’imprenditore possiede ancora qualche dominio, su cui ha fondato delle aziende e organizzazioni. Possiede nientemeno che SEO.com e Phone.com, rispettivamente un’agenzia SEO e un servizio di telefonia. Ha fondato poi DomainMarket.com e AccurateAppraisals.com dedicati al mercato dei domini internet. Ma si è dato anche al sociale, creando il progetto educativo FearlessLeaders.com e MakeChange.com, un’organizzazione di beneficenza. Makemillions.com invece è il sito dedicato al suo libro, e naturalmente si è tenuto MikeMann.com.

Speriamo queste 5 curiosità ti abbiano provocato almeno un “ah!”, come in uno spot Coca Cola. E se hai ancora sete, scopri la storia dei domini internet.

The Graph (GRT) esplode, le crypto AI sono il trend del 2023?

The Graph (GRT): il prezzo esplode. Le crypto AI sono il nuovo trend?

Le criptovalute che si basano sull’intelligenza artificiale sono il trend che si imporrà nel 2023? Vediamo le sorprendenti performance di The Graph (GRT)!

The Graph (GRT) ha rubato la scena a Bitcoin ed Ethereum questa settimana ed è diventata la crypto, tra le 100 più capitalizzate del mercato, con il miglior andamento negli ultimi trenta giorni. Il suo prezzo infatti è aumentato del 145%! I motivi di questa crescita sono diversi, e potrebbe anche essere merito di Chat GPT, la novità tech di cui si parla ininterrottamente dallo scorso Dicembre. Gli investimenti di Microsoft nel chatbox di Open AI hanno dato il via ad una nuova tendenza che si è estesa al mondo crypto e che ha favorito i token delle blockchain che si basano sull’intelligenza artificiale, uno di questi è proprio The Graph (GRT).

Tieniti forte e allaccia le cinture, perché il movimento del prezzo di The Graph dell’ultimo mese assomiglia ad un lancio spaziale!

Lo stupefacente rally di GRT

Attualmente, The Graph (GRT), occupa la 40° posizione della classifica delle crypto per market cap, con una capitalizzazione che si aggira intorno agli 1,5 miliardi di dollari e un prezzo di circa 0,17$. Nonostante lo stupefacente rally dell’ultimo mese, siamo ancora molto lontani dal punto più alto del suo prezzo (ATH), di 3$, toccato a Febbraio 2021. Il valore massimo mai raggiunto dalla capitalizzazione di mercato di GRT è però di 5,7 miliardi di dollari, toccato esattamente due anni fa, a Febbraio 2021.

Grafico prezzo The Graph (GRT) 08/02/2023

Vediamo ora l’analisi dell’impulso rialzista iniziato nei primi giorni di Gennaio, con la rottura della resistenza a 0,077$ che teneva ingabbiato il prezzo di GRT da molto tempo. Nei giorni successivi alla rottura del livello, il movimento della crypto di The Graph è stato da manuale grazie al retest della resistenza, che si è trasformata così in un supporto. Dopodiché abbiamo assistito ad una impetuosa ripartenza, con la quale GRT è andato alla ricerca di un nuovo massimo. Il movimento di The Graph è stato rapido e potente, tanto da registrare, nel punto di massima estensione, un +200%. In questo modo ha raggiunto la zona dei 0,23$ in meno di venti giorni. 

Nelle ultime ore poi, la crypto di GRT ha ritracciato perdendo circa il 25% del suo valore. Nonostante questa prevedibile flessione, data l’ampiezza del movimento rialzista, lo scenario per i prossimi mesi rimane positivo soprattutto perché le crypto che si basano sull’intelligenza artificiale sembrano essere il trend del momento. 

Il trend delle crypto AI e i nuovi sviluppi di The Graph

La crypto GRT però, oltre che cavalcare l’hype generato dall’AI si sta anche concentrando sullo sviluppo del suo network. The Graph è un protocollo decentralizzato che indicizza i dati sulle blockchain. Funziona in modo simile ad un motore di ricerca, ma invece di servirsi di database centralizzati raccoglie i dati sui nodi dei network con i quali collabora, come ad esempio Ethereum. Queste reti, sono diventate più numerose grazie agli ultimi aggiornamenti. The Graph sta infatti ampliando l’offerta dei suoi servizi che sono stati estesi, durante questa settimana, a tre nuove blockchain: Arbitrum, Optimism e Celo
Ma perché The Graph è una “crypto dell’intelligenza artificiale?” Il protocollo utilizza strumenti AI per diversi scopi, ad esempio si serve di Semiotic AI, un’azienda di intelligenza artificiale fondata nel 2020, per automatizzare le ricerche all’interno dei suoi contenitori di dati. Nell’ultimo periodo sono anche aumentate le entrate che derivano dalle commissioni pagate per interrogare il database decentralizzato di The Graph. In particolare nell’ultimo trimestre, che è iniziato a Novembre 2022, le commissioni generate dalla blockchain di GRT dall’estrapolazione dei dati sono aumentate del 66%.

Non solo The Graph ma anche altre criptovalute che utilizzano l’AI sono andate bene nell’ultimo periodo. Ocean Protocol (OCEAN) ha registrato in un mese un +146%, Fetch.ai (FET) un +196% e SingularityNET (AGIX) addirittura un +540%.


Continua quindi il dibattito sul rapporto tra intelligenza artificiale e blockchain. Dopo aver riportato i pareri di Bill Gates e Peter Thiel nell’articolo dedicato alle crypto AI, citiamo il parere di  Andre Cronje, il fondatore di Yearn Finance. Secondo Cronje i recenti pump delle crypto che appartengono a questa categoria sono stati causati solamente dalla speculazione: “le blockchain non migliorano l’IA e l’IA non migliora le blockchain”. Andre Cronje avrà ragione? Le crypto AI accuseranno il colpo quando l’attenzione sull’intelligenza artificiale si attenuerà, o questo tipo di progetti Web3 continueranno a crescere in futuro?

La storia di Jack Ma, un miliardario sparito nel nulla 

La storia di Jack Ma, fondatore di Alibaba, fino alla scomparsa e al crollo del patrimonio

Che fine ha fatto il fondatore di Alibaba? Jack Ma ha creato un impero tech per poi sparire nel nulla. Ecco la sua storia!

Nel 2020 Jack Ma, fondatore di Alibaba nonché l’uomo più ricco e influente della Cina stando ai dati sul suo patrimonio dell’epoca, pronuncia un discorso al Bund Finance Summit di Shanghai sulle urgenti sfide di innovazione che il paese deve affrontare. Lui è l’imprenditore che ha portato la Cina ad essere competitiva nel mercato di internet. In vent’anni Alibaba diventa una multinazionale che gestisce e-commerce, piattaforme per i pagamenti elettronici, servizi di cloud computing e motori di ricerca. Facendo tremare colossi come Amazon e eBay. Dopo quel discorso del 24 Ottobre 2020, Jack Ma sparisce all’improvviso. Di lui si perdono le tracce e non si hanno più notizie per molto tempo. Cosa è successo? Perché è scomparso proprio dopo quel discorso? Dov’è oggi?

Chi è Jack Ma, il fondatore di Alibaba? 

Jack Ma, il cui nome in cinese è Ma Youn, nasce nel 1964 a Hangzhou. Dopo la visita dell’allora presidente degli Stati Uniti, Richard Nixon, la città diventa una meta turistica. Accompagnando i visitatori alla scoperta di Hangzhou, Ma Youn impara bene l’inglese. E uno di questi turisti americani con cui fa amicizia, gli affibbia il soprannome “Jack”. 

Prima di diventare un modello aspirazionale, l’uomo dal patrimonio smisurato che sfida il potere governativo con le sue innovazioni forse troppo audaci, Jack Ma è stato un’insegnante. Nel 1988 si laurea all’Università di Hangzhou e inizia la sua carriera da professore di inglese. Una delle sue frasi più citate racconta come abbia sempre mantenuto, anche dopo aver cambiato lavoro, la sua vocazione all’insegnamento e l’attenzione alle nuove generazioni: “un insegnante vuole sempre che i suoi studenti abbiano successo e siano migliori di lui. Quando assumo qualcuno, voglio sempre persone più brillanti di me. Do un consiglio ai miei colleghi: (al colloquio) guarda quel giovane uomo, se pensi che potrà diventare il tuo capo nel giro di 5 anni, allora assumilo”. 

Durante un viaggio negli Stati Uniti del 1995, Jack Ma si collega per la prima volta ad internet rimanendone affascinato. La prima cosa che ricerca online è la parola “birra”. Dai risultati di ricerca nota che compaiono solo risultati di birre americane o tedesche ma nessuna birra cinese. In altre parole si accorge che la Cina non aveva nessuno spazio sul web. Decide allora di tornare in patria e fondare una società per realizzare siti web, nasce China Yellow Pages. Più tardi nel 1999 insieme a una quindicina di amici e alla moglie Zhang Ying, fonda Alibaba investendo 20.000 dollari. Jack Ma ha un obiettivo preciso e si dedica a questo progetto con tutte le sue forze, anche senza avere nessuna competenza informatica: “dopo una notte passata a pensare, mi sono detto che volevo ancora lanciare il mio business su internet. La maggior parte delle persone ha idee fantasiose di sera, ma, quando si sveglia, torna a fare lo stesso lavoro di sempre. Dovevamo fare qualcosa di diverso”.

Con la crescita dell’impero di e-commerce, aumenta anche il successo legato alla figura dell’imprenditore. Nel 2021 gli dedicano un documentario “Crocodile in the Yangtze” e lui stesso nel 2017 recita in un cortometraggio sul kung fu “Gong Shou Dao”. Il titolo tradotto significa “l’arte dell’attacco e della difesa” e l’imprenditore interpreta il Maestro Ma. 

Jack Ma duetta con la famosa pop star Wang Fei, vende il suo primo dipinto a 5,4 milioni durante un’asta di Sotheby’s e crea la Jack Ma Foundation con scopi filantropici, principalmente per finanziare l’istruzione. Quando una rock star come questa, con tutta la sua visibilità, sparisce nel nulla, non possono che diffondersi teorie che cercano di interpretare il mistero. 

L’azienda tech più grande della Cina

Essere l’azienda tech più imponente della Cina, significa avere anche un certo spazio su scala globale. Alibaba ora ha diversi rami, ci sono piattaforme e-commerce: AliExpress e Taobao (la più utilizzata della Cina) e servizi di pagamento digitali: Alipay. Tutti utilizzati da un miliardo di persone. L’azienda è uno dei pilastri dell’industria cinese di internet, insieme a Tencent e Ant Group. Tencent è un’azienda con sede a Shenzhen che opera nel settore dei servizi internet, dei videogiochi e dei media, nota per WeChat l’app di messaggistica più utilizzata nel paese. Ant Group invece è la filiale finanziaria di Alibaba, che si concentra sui servizi finanziari e di pagamento. 

Ciascuna azienda ha una capitalizzazione di mercato di oltre mezzo trilione di dollari e ha investito miliardi nelle startup tecnologiche cinesi. Queste tre società insieme costituiscono quasi un monopolio e dal momento che due di queste sono legate a Jack Ma e al suo patrimonio, non sorprende che sia diventato un personaggio scomodo. 

Il discorso che ha fatto infuriare il governo

Il 24 Ottobre 2020 Jack Ma pronuncia quel famoso discorso in cui lancia delle frecciatine al governo e alle sue politiche finanziarie così come alle banche, che secondo lui “continuano ad avere una mentalità da banco dei pegni”. Nella sua opinione, questa mentalità frena l’innovazione e va a discapito degli imprenditori. All’epoca Reuters ha riferito che alcuni collaboratori di Ma avevano provato a fargli alleggerire i toni, dal momento che tra il pubblico del summit erano presenti diversi funzionari governativi, ma che lui si era rifiutato di cedere. Il discorso è stato definito da molti  “un pugno in faccia”. 

Da quel momento Jack Ma non è più stato visto in pubblico. Ma le conseguenze non si sono limitate a questo. Pare che il discorso abbia spinto Xi Jinping, il presidente della Repubblica Popolare Cinese, a intervenire e a bloccare l’IPO (Offerta Pubblica Iniziale) di Ant Group prevista da lì a pochi giorni sulla Borsa di Shanghai. All’ultimo momento infatti le autorità cinesi hanno tirato in ballo “gravi problemi” sulla regolamentazione dell’azienda. Quella di Ant Group sarebbe stata una delle più grandi IPO della storia, che avrebbe raccolto una stima di 30 miliardi di dollari. 

La scomparsa di Jack Ma 

A questo punto ci si potrebbe chiedere: Jack Ma è davvero scomparso nel nulla? Oggi non si sa dove sia l’imprenditore. Forse ha semplicemente deciso di lasciare i riflettori e mantenere un basso profilo. Oppure potrebbe essere sorvegliato dalle autorità. In questi anni è stato avvistato a Ibiza, Formentera, a Praga. È stata anche diffusa la notizia che si fosse trasferito a Tokyo. 

Questa sparizione ha avuto un grosso impatto sull’opinione pubblica, soprattutto nel mondo occidentale. È stato aspramente criticato il governo e in molti hanno colto l’occasione per ribadire: “mai sfidare l’autorità cinese”. Il governo voleva fermare un colosso troppo grande, ormai fuori controllo? Per molti interrompere il lavoro di Ma ha portato la fine del periodo d’oro del tech in Cina

Gennaio 2023: il ritorno di Jack Ma e il crollo del suo incredibile patrimonio

Il 7 Gennaio 2023 Ant Group ha annunciato che Jack Ma rinuncerà al controllo del gigante cinese del settore fintech. Dopo la modifica della struttura societaria, l’imprenditore scomparso controllerà poco più del 6% delle azioni di Ant Group (contro il 50% di prima). Come è stata percepita questa notizia? 

“L’uscita di Jack Ma da Ant Financial, società da lui fondata, dimostra la determinazione della leadership cinese a ridurre l’influenza dei grandi investitori privati”, ha dichiarato Andrew Collier, amministratore delegato di Orient Capital Research. 

I più ci hanno visto l’atto finale di un’umiliazione pubblica che servirà da “lezione” a tutti gli altri tycoon che pensano di agire indipendentemente dal governo. E una tendenza continuerà l’erosione delle parti più produttive dell’economia cinese. Che i governi tendano a controllare le aziende tecnologiche e ad abbattere i monopoli, del resto non è una novità. 

Jack Ma oggi non è più l’uomo più ricco della Cina, ed è sceso al 35° posto della classifica dei miliardari redatta da Bloomberg. Il suo patrimonio a Gennaio 2023 è stimato a 34,8 miliardi di dollari. 

Tutti i progetti NFT di Nike: il monopolio della moda digitale è suo 

Gli NFT di Nike su Polygon con la nuova piattaforma dotSWOOSH

Qual è il brand per eccellenza della moda del Web3? Nike, grazie ai suoi progetti NFT. Scoprili tutti in questo articolo!

Nike, secondo quanto emerso da un report di Messari, è il brand fashion più di successo del panorama NFT! Puma, Gucci, Tiffany e gli altri marchi di moda che si sono avventurati nel commercio di prodotti Web3, non sono riusciti neanche a impensierire l’azienda di Beaverton (Oregon), che gestisce attualmente più del 60% dei volumi di mercato del settore. 

I suoi progetti sono iniziati con l’acquisizione di RTFKT (si pronuncia “artifact”), una startup che produce capi di abbigliamento digitali per gli avatar dei metaversi, e ora continuano grazie a Polygon, che sta costruendo il marketplace NFT dotSWOOSH. Che ospiterà tutti i futuri progetti NFT di Nike compresi quelli realizzati dagli utenti più creativi della sua community! 

I primi progetti NFT di Nike e lo store digitale su Roblox

L’avventura digitale di Nike è iniziata a Novembre 2021, con l’acquisizione della startup RTFKT dedita a realizzare wearables in forma di token non fungibili. La prima collezione nata in quest’occasione è “CryptoKicks”, dei token non fungibili che raffigurano delle sneakers, ed è stata mintata su Ethereum. Inoltre il marchio sportivo nel 2021 ha aperto anche un negozio virtuale sul metaverso di Roblox, lo store Nikeland ha ospitato più di 7 milioni di visitatori nei suoi primi due mesi di vita. 

L’apice del successo per i progetti NFT di Nike in collaborazione con RTFKT è arrivato con la collezione CloneX, che ha registrato più di 850 milioni di dollari di volume, contribuendo al 65% dei ricavi delle due aziende del 2022. CloneX è una collezione di 20.000 NFT è stata disegnata interamente da Takashi Murakami, un artista conosciuto per il suo stile unico che fonde elementi pop alla tradizione artistica giapponese. Questi non fungible token sono degli avatar Web3 vestiti con abiti stilosi, già “pronti” per dettare i trend modaioli in tutti i più famosi metaversi. Il floor price (prezzo minimo a cui è possibile acquistarli) di questi NFT è subito schizzato alle stelle durante i giorni successivi al lancio, fino ad arrivare a toccare i 19 ETH ad Aprile 2022.

Secondo un report di Messari, le collezioni siglate RTFK hanno generato oltre 1,25 miliardi di dollari di volume e quasi 180 milioni di dollari di utili, consentendo a Nike di diventare il brand fashion più importante del mondo NFT. Ad oggi il settore della digital fashion è praticamente un monopolio con Nike che controlla più del 60% del mercato. 

Il brand di abbigliamento sta inoltre utilizzando la tecnologia blockchain per risolvere una delle problematiche che lo affliggono da sempre: la contraffazione dei suoi prodotti. In che modo? Grazie agli NFT che possono certificare l’autenticità dei prodotti IRL.

Il marketplace su Polygon: dotSWOOSH 

Come funzionerà dotSWOOSH (o “.SWOOSH”), la nuova piattaforma dedicata ai token non fungibili? La piattaforma è stata pensata come la casa di tutti i progetti NFT Nike relativi a diverse discipline e momenti della cultura sportiva. Nello specifico le creazioni digitali del brand sono i cosiddetti “wearables” ovvero abbigliamento e accessori per gli avatar dei videogiochi e del Metaverso. Su dotSWHOOSH quindi si potranno acquistare token non fungibili ma l’elemento di punta del progetto è la possibilità di creare i propri NFT in stile Nike e metterli in vendita percependo anche delle royalty. Con .SWOOSH, il marchio vuole espandere la sua definizione di sport e dare vita a una nuova generazione di sportivi. 

La piattaforma è disponibile dal 18 Novembre 2022 in versione beta, per essere testata da alcuni utenti selezionati provenienti da alcune aree strategiche degli Stati Uniti e dell’Europa, e sarà completamente attiva e disponibile a tutti nei prossimi mesi. Non è ancora stata annunciata la data precisa del go live, per ora si sa soltanto che verrà inaugurata con una collezione NFT creata insieme alla community. E tutto questo su Polygon

“L’ecosistema di Polygon continua a crescere ad un ritmo esaltante, che si tratti di DeFi, Gioco, NFT, adozione delle Big Tech o qualsiasi altra cosa”, questo il commento alla collaborazione di Sandeep Nailwal co-fondatore della blockchain di MATIC. Nailwal ha poi ribadito che questo genere di notizie sull’adozione delle criptovalute sono un segno che eventi come l’epilogo di FTX non avranno un impatto a lungo termine sul Web3. 

Il progetto dotSWOOSH è rimasto in sordina per qualche mese, lo scorso Maggio infatti Nike aveva comprato un dominio NFT su Ethereum Name Service: “dotswoosh.eth” per 19,72 ETH (all’epoca circa 35.000$). 

Il brand ha rilasciato in totale sedici diverse collezioni, tutte in collaborazione con RTFKT. Alcune di queste sono state vendute in modo “tradizionale” mentre altre sono state distribuiti ai membri della community attraverso degli airdrop. La casa di moda non sembra volersi fermare qui: gli NFT di Nike non hanno intenzione di mollare il loro primato nella digital fashion!

Il mercato NFT torna ad accelerare! Le novità delle ultime settimane

NFT: novità e dati del mercato di Gennaio

Dopo mesi faticosi, il mercato NFT sembra pronto ad accelerare. Cos’è successo nelle ultime settimane nel mondo dei non fungible token?

Da inizio Gennaio 2023, grazie alla parziale ripresa del prezzo delle crypto, anche il mercato NFT sembra aver trovato nuova linfa vitale. Questi token stanno davvero rinascendo? Quali sono le collezioni che stanno contribuendo a far ripartire il settore? Dalle opere d’arte digitale di Porsche alle novità sulla battaglia legale a tema NFT Hermès.

Il mercato NFT è pronto a ripartire?

Opensea, il più importante NFT marketplace, ha registrato nel primo mese dell’anno un consistente aumento dei volumi di vendita, arrivando a gestire quasi 500.000 dollari di scambi. Tra le blockchain più utilizzate nel mercato NFT ci sono Ethereum e Solana. Il volume della prima è di circa 800.000 milioni di dollari, quasi il doppio rispetto a Dicembre, per Solana invece l’incremento delle vendite è stato del 70% rispetto all’ultimo mese del 2022.  

Parlando di blockchain, vedremo presto Non Fungible Token anche su Bitcoin? In realtà i digital collectibles esistono sulla blockchain di BTC dal 2014 ma non hanno mai attirato l’attenzione. Ora però, un ex collaboratore di Bitcoin Core vuole portarli al successo con il suo progetto Ordinals, un sistema che consentirà agli utenti di aggiungere file all’interno di una transazione di satoshi (la misura minima del sistema monetario di BTC). 

Le vendite migliori del mese 

Le collezioni più preziose del mercato NFT, a Gennaio 2023, continuano ad essere le blue chip: Bored Apes e CryptoPunks. La “scimmia annoiata” numero #4025 è stata venduta, circa due settimane fa, per 610.000$. Nella top venti delle migliori vendite di Gennaio compare anche un Azuki, il numero #7257, acquistato per 360.000$ ad inizio anno. 

La sorpresa di Febbraio potrebbero essere i Doodles, dato che i loro volumi di vendita sono cresciuti fortemente negli ultimi giorni. Questa grande attenzione sembra essere dovuta alla notizia dell’acquisizione dello studio di animazione Golden Wolf. Che ha contribuito a realizzare scene di serie animate di grande successo, come ad esempio Rick and Morty. Anche i Cool Cats hanno in serbo qualche novità per il mercato NFT, stando al loro ultimo tweet, probabilmente si tratta di una nuova collezione di PFP.

Dal flop al top, gli NFT di Porsche

C’è una new-entry nel mercato degli NFT! La scorsa settimana Porsche ha lanciato, su Ethereum, la sua prima collezione NFT dedicata a uno dei suoi modelli più iconici, l’immortale 911. L’obiettivo iniziale di Porsche era vendere 7.500 Non Fungible Token ad un prezzo di 0,91 ETH l’uno, circa 1.500$, cifra che ha generato malcontento e polemiche perché troppo alta. La situazione è cambiata quando Porsche a causa di problemi tecnici ha interrotto il minting, vendendo solamente 2.363 NFT. Lo stop della vendita ha quindi ridotto di molto l’offerta della collezione causando un’impennata del prezzo dei modellini della 911.

Oggi gli NFT di Porsche hanno un floor price (prezzo minimo a cui è possibile acquistarli) di 2,5 ETH, circa 3.600$, più del doppio del prezzo iniziale di vendita. La collezione ha registrato un volume complessivo di 2.600 ETH. Il brand automobilistico tedesco, per rimediare agli errori commessi in occasione del lancio, ha permesso agli utenti non soddisfatti di restituire i Non Fungible Token. È la prima volta che nel mercato NFT si vede un rimborso di questo genere.  

I Sewer Pass del Bored Apes Yacht Club

Il 17 Gennaio sono stati distribuiti gratuitamente agli hodler delle collezioni “Bored Ape Yacht Club” e “Mutant Ape Yacht Club”, dei nuovi NFT del BAYC: i Sewer Pass, letteralmente 24.686 “biglietti per le fogne”. I pass servivano ad accedere al primo esperimento gaming di Yuga Labs: Doo-Key, è un minigioco in cui bisogna scivolare nelle fognature il più a lungo possibile mentre si evitano ostacoli e si raccolgono gemme e punti esperienza. 

Le novità, per la collezione NFT, non finiscono qui. L’obiettivo finale di Doo-Key è recuperare una chiave preziosa persa da Jimmy The Monkey, più si resiste all’interno delle fogne, più punti si accumulano e più saranno preziosi i premi segreti che Yuga Labs distribuirà alla fine dell’evento, il 15 Febbraio. La collezione NFT dei Sewer Pass è andata piuttosto bene da quando ha iniziato ad essere scambiata sui mercati secondari: solamente su Opensea, ha registrato circa 30.000 ETH di volume durante le prime due settimane dal suo rilascio e, ad oggi, conserva un floor price di 2,41 ETH. 

NFT: Hermès vs Metabirking, chi vincerà?

È iniziato il processo che dovrà risolvere il conflitto tra Hermès e gli NFT di Mason Rothschild. La contesa tra le parti dura da Gennaio dell’anno scorso, quando Hermés ha denunciato Rothschild per violazione dei diritti di immagine. L’oggetto della discordia è una collezione “Metabirkins” che raffigura le iconiche Birkin Bag.

Hermès è convinta che gli NFT di Rothschild, oltre ad aver violato i diritti di immagine, abbiano danneggiato anche i propri piani di espansione nel Web3. Per chiudere la controversia il brand francese chiede il risarcimento di tutte le royalties (commissioni) guadagnate grazie alle vendite dei token non fungibili e la distruzione di questi ultimi. Il creatore di NFT invece fa affidamento alle leggi sulla libertà di espressione che secondo lui, lo tuteleranno. La collezione delle Metabirkins ha registrato oltre un milione di vendite su Opensea durante il 2021, alcuni pezzi sono stati venduti ad un prezzo superiore di quello, già elevato, delle Birkin (dai 7.000 ai 100.000 dollari).

I primi NFT del supermercato Bennet

Restiamo in tema borse grazie a Bennet che è diventato, questa settimana, il primo player della GDO (grande distribuzione organizzata) a rilasciare un progetto sul mercato NFT. Le bag di Bennet non sono prodotti di alta moda, ma stilosi sacchetti per la spesa realizzati da IED, Istituto Europeo di Design. Per avviare il progetto, Bennet si è rivolta a Smiling, un’azienda di Milano che si dedica ad applicare la tecnologia blockchain al mondo del marketing. 

Come spesso succede gli NFT non vengono apprezzati soltanto per ciò che raffigurano, ma anche per la loro utilità. Le shopping bag che rilascerà Bennet non faranno eccezione, saranno di tre diverse categorie, Platinum, Gold e Silver e ognuna porterà con sé diversi vantaggi. Se si acquista per esempio la variante Platinum, che costerà 30€, si otterranno: 25€ di buoni sconto da spendere nei supermercati del marchio, l’NFT “Shopper Bennet” e la possibilità di partecipare ad un concorso a premi. Cosa vinci se vieni estratt*? O una LAND di The Sandbox o un token non fungibile “Cryptokicks” prodotto da Nike in collaborazione con RTFKT.

Un CryptoPunk scambiato per una collezione di Meme

Un’altra novità NFT degli ultimi giorni riguarda un CryptoPunk. Il 19 Gennaio un non fungible token della collezione, solitamente venduto per almeno 100.000 dollari, è stato scambiato con una collezione di meme NFT chiamata “The Memes”, di proprietà del celebre crypto enthusiast Punk#6529, un influencer Web3 molto conosciuto su Twitter. Il valore complessivo di questa collezione è aumentato di 19 volte questa settimana, raggiungendo gli 83 milioni di dollari

La collezione più iconica creata da Punk#6529 si chiama “nakamoto freedom” ed è composta da 300 NFT che raffigurano un signore asiatico, dei Bitcoin in versione fisica e il testo  “Freedom to transact”, in italiano “libertà di trasferire denaro”. Questa raccolta di opere d’arte digitale è in vendita su Opensea a partire da 27 ETH, circa 39.000$.

Il mercato NFT del primo mese dell’anno si è chiuso con note positive. Si dice che “chi ben comincia è a metà dell’opera” e i token non fungibili hanno ancora tutto il 2023 per dimostrare il loro valore. 

Tokelau: l’isola del tesoro da 24 milioni

Tokelau: i domini gratis tk sono i più utilizzati al mondo

I domini gratis di Tokelau hanno reso quest’isola il più grande paese online. Può un’intera economia nazionale basarsi su internet?

Qual è lo stato che ha colonizzato internet con i suoi siti? Gli Stati Uniti? La Cina? L’India? No. Uno sperduto arcipelago del Pacifico, che non è nemmeno una nazione a sé ma fa parte della Nuova Zelanda. 

Il dominio internet nazionale più usato al mondo è il dominio .tk delle isole Tokelau. Nel 2021 Nominet un registro di domini britannici, ha pubblicato una mappa che rappresenta la superficie degli stati del mondo in maniera proporzionale al numero dei suoi domini internet nazionali. Con un solo colpo d’occhio si osservano delle proporzioni sballate rispetto alla geografia reale. Gli Stati Uniti sono più piccoli della Svizzera, la Germania è più grande della Russia, ma soprattutto a est del Giappone c’è un territorio mai notato prima. Un territorio gigante. 

Una piccola gigante isola nel mercato dei domini internet

Questo territorio è l’atollo di Tokelau che conta oltre 24 milioni di domini internet nazionali .tk. Dopo .com, che è il Top Level Domain (TLD) più diffuso in assoluto, ci sono le estensioni nazionali ovvero i Country Code Top Level Domain (ccTLD). La classifica dei più numerosi vede in cima quelli di Tokelau, seguiti da Germania (16 milioni), Cina (13 milioni), Regno Unito (10 milioni) e Paesi Bassi (6 milioni). Esistono invece circa 3 milioni di domini .it. 

Nonostante gli Stati Uniti siano pionieri di tutto ciò che riguarda il mondo online, non rientrano nemmeno nella top 5 di questa classifica perché i cittadini preferiscono usare il dominio .com rispetto a quello nazionale .us. 

Tokelau: un paradiso sperduto nel nulla 

Il primato di Tokelau può sembrare assurdo, soprattutto se si dà un’occhiata alle caratteristiche dell’atollo. Tokelau, che nella lingua indigena significa “vento del nord”, ha una superficie di solo 10 km quadrati. Ed è popolata da circa 1.500 abitanti. Cosa se ne fanno queste persone di 24.698.672 domini internet, una media di 17 mila domini a testa? 

Tokelau non è di certo una meta turistica, si tratta di un territorio completamente isolato in cui si arriva solo due volte al mese e solamente via mare. Una meta incontaminata e selvaggia, ma se immagini di passare lì le tue vacanze, preparati perché non è per niente semplice raggiungerla. Il percorso per raggiungere Tokelau inizia alle Hawaii da cui si fa tappa alle Samoa Americane, poi con piccolo aereo si vola alle Isole Samoa. Lì bisogna aspettare, anche per settimane, una di quelle famose barche che partono due volte al mese. Una volta imbarcati, il viaggio dura quarantotto ore. Il comandante ti lascerà poi nei pressi dell’isola, non a riva, a causa del mare mosso e dei coralli che non permettono di avvicinarsi troppo. A quel punto toccherà a te raggiungere terra in canoa, a forza di pagaiate. 

Tokelau è il “paese” del mondo con l’economia più piccola (secondo la classifica per PIL stilata dal Central Intelligence Agency statunitense) e questa ruota principalmente intorno all’energia solare e ai domini internet. Come ci è arrivato il web in questo angolo di mondo sperduto?

Come mai milioni di siti web utilizzano il dominio .tk? 

Dal 2006 è possibile registrare gratis i domini con l’estensione .tk grazie a Freedom Registry. Questi rimangono gratuiti per dodici mesi, successivamente i proprietari sono invitati a pagare l’abbonamento. Se gli utenti non pagano o decidono di abbandonare il dominio, il gestore usa i siti web associati per pubblicare pubblicità. In questo modo Freedom Registry finanzia la sua attività ma anche l’intera economia di Tokelau. Gli introiti delle pubblicità finiscono alle isole e costituiscono una parte consistente del PIL locale

Chi c’è dietro a Freedom Registry?

Il successo online di Tokelau viene da un uomo che abita dall’altra parte del globo. Questa idea imprenditoriale infatti è nata da Joost Zuurbier, originario di Amsterdam. Nei primi anni duemila Zuurbier cercava un modo di replicare, con i domini internet, il modello di Hotmail che riusciva a fornire e-mail gratuite e allo stesso tempo guadagnarci. 

“In quel momento non esistevano ancora nomi di dominio gratis”, racconta Zuurbier. “Quindi abbiamo cercato un registro che volesse partecipare e alla fine abbiamo fondato .tk, che all’epoca non esisteva”. Il mercato dei domini allora era già in fermento e tutti cercavano di accaparrarsi i nomi e le estensioni più preziose per poi rivenderle nel tempo. (che poi sarebbero diventati i domini più costosi di sempre). 

Zuurbier spiega anche che l’impresa all’inizio non è stata facile. All’epoca gli abitanti di Tokelau non sapevano di avere diritto a un proprio dominio nazionale, ma soprattutto nessuno sull’isola aveva mai visto una pagina web. L’imprenditore ha dunque spiegato internet e le sue potenzialità agli isolani. Ma c’era un altro problema. L’ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers), ovvero l’ente che si occupa di monitorare il sistema dei nomi di dominio, all’inizio non credeva che Tokelau esistesse davvero. Per fortuna un suo membro aveva visitato l’isola negli anni ‘70 e se la ricordava bene, avendo installato la prima apparecchiatura radio. 

Ottenuta l’approvazione e dopo essere sopravvissuto a un viaggio durato due intere settimane, Zuurbier installa tutte le apparecchiature satellitari necessarie a iniziare la sua impresa. Dopo sei anni di complicate configurazioni, nel 2006 la Freedom Registry di Zuurbier lancia ufficialmente il dominio gratis .tk. 

La Freedom Registry non ha portato solo denaro alla popolazione di Tokelau, ma anche importanti infrastrutture. L’intera isola infatti aveva solo quattro linee telefoniche e una connessione Dial-up, ma la larghezza di banda era talmente bassa che potevano usarla solo per le e-mail senza allegati. Se c’era un allegato, gli abitanti dell’isola dovevano chiamare il mittente per rimuoverlo, perché altrimenti l’e-mail non sarebbe mai arrivata.

Come una partita a Risiko ma sui territori del web, con i suoi domini gratis Tokelau sta battendo tutto il mondo su internet. L’unico luogo dove storie assurde come queste possono esistere.