Una nuova era sui mercati finanziari? Trump, geopolitica e strumenti finanziari

I mercati finanziari stanno cambiando?

La salita al potere di Donald Trump e la situazione geopolitica sembrano poter dar vita ad una nuova era per i mercati finanziari. Cosa succederà?

Probabilmente te ne sarai accorto, lo scenario macroeconomico così come i mercati, stanno cambiando. O almeno questa è la sensazione dall’inizio del 2025 ad oggi.

Cambiamenti di questa portata sono rari: un esperto o un appassionato di finanza può viverne consapevolmente solo una manciata nel corso della sua vita. Come sempre, non abbiamo la sfera di cristallo, quindi ciò che percepiamo potrebbe essere un falso segnale. Tuttavia, chi ha un minimo di esperienza in questo campo sa che non si può mai sottovalutare la situazione.

Vediamo come stanno cambiando i mercati ma, soprattutto, cosa è necessario fare per adeguarsi.

Cosa è cambiato con Donald Trump e perché i mercati stanno faticando?

L’inflazione e l’assenza di una riduzione significativa dei tassi d’interesse possono spiegare il periodo che stiamo vivendo? Il nuovo presidente degli Stati Uniti è l’unico responsabile di questo cambiamento o lo sta solo accelerando?

Nel 2022, Zoltan Pozsar, uno degli economisti più influenti al mondo, ha delineato i momenti cruciali dell’ultimo secolo dal punto di vista monetario. Secondo lui, lo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina è stato uno di questi eventi: “Il denaro non sarà mai più lo stesso”, affermava.

Più di due anni dopo, le sue dichiarazioni risultano attuali, anche a causa di Donald Trump, che sta facendo perdere terreno al dollaro nel tentativo di riequilibrare il commercio globale a favore della produzione manifatturiera.

Come affrontare questi cambiamenti?

Il mondo sta diventando più fragile, il tuo portafoglio non deve esserlo. Nessun investitore, a meno che non sia anche un trader, dovrebbe reagire istintivamente a un evento. Quando si pianifica una strategia, è fondamentale valutare il proprio profilo di rischio. Se, ad esempio, si decide di esporsi esclusivamente al mercato azionario e al Bitcoin, bisogna essere consapevoli che la volatilità del portafoglio potrebbe aumentare drasticamente in determinati momenti.

Inoltre, è essenziale proteggersi sia dall’inflazione che dalla deflazione. Le obbligazioni, per esempio, hanno spesso registrato buone performance nei periodi deflazionistici, mentre asset come l’oro o Bitcoin possono preservare il capitale in fasi di inflazione elevata, quando sia le obbligazioni che le azioni tendono a sottoperformare.

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In ogni caso a prescindere dagli eventi una strategia bene impostata non dovrebbe mutare eccessivamente. D’altronde investire significa ragionare per probabilità, ma anche se alcuni scenari sono più probabili di altri, è necessario mantenere una strategia solida, soprattutto in vista della pensione. La decisione sulla propria asset allocation è quindi cruciale.

Gli ultimi mesi dimostrano l’importanza della diversificazione

Negli ultimi 50 anni, il mercato azionario americano ha sovraperformato il resto del mondo di circa l’1% all’anno, con un vantaggio accentuato nell’ultimo decennio. Tuttavia, affidarsi esclusivamente a un solo mercato può essere rischioso: eventuali crolli estremi potrebbero compromettere un intero portafoglio o richiedere decenni per una ripresa.

Questo significa che dobbiamo cambiare strategia? No. La recente sovraperformance degli Stati Uniti potrebbe essere solo un ciclo che volge al termine. Inoltre, i mercati si muovono velocemente: da inizio anno, le azioni statunitensi sono indietro rispetto a quelle europee. Spesso gli effetti di una decisione politica sono inaspettati o contrari alle aspettative. Ad esempio, qualcuno avrebbe potuto prevedere una crisi per le aziende europee dopo l’introduzione dei dazi da parte di Trump, ma in realtà sono state le azioni USA a soffrire di più.

L’oro: la valuta per eccellenza

Una cosa è certa: nel 2025, insieme a Bitcoin, l’oro sta dominando la scena, registrando un massimo storico dopo l’altro. Ma l’oro non è solo un fenomeno recente: ha sempre dimostrato di essere un asset affidabile, tanto che gli esperti consigliano una modesta allocazione nei portafogli ben diversificati. Storicamente, ha offerto un’opportunità di protezione nei periodi di crisi geopolitica, come gli anni ’70 durante la Guerra Fredda, e oggi beneficia della crescente de dollarizzazione.

L’importanza dell’oro non è cambiata nei secoli, e il suo ruolo potrebbe rafforzarsi in un periodo in cui il dollaro USA rischia di perdere lentamente il suo status egemonico. Tuttavia, rimane un asset volatile e parzialmente rischioso per via delle riserve detenute dai governi. Se, per esempio, gli Stati Uniti dovessero vendere una parte significativa delle loro riserve, potrebbero innescare un sell-off globale.

In sintesi, l’oro resta un asset che molti considerano una componente fondamentale di un portafoglio diversificato.

Bitcoin sarà sempre più centrale?

Infine non possiamo non considerare Bitcoin. In che modo Donald Trump sta influenzando le sue performance? BTC può essere considerato una riserva di valore al pari dell’oro? La risposta a quest’ultima domanda dipende dal punto di vista dal quale la si osserva: se guardiamo esclusivamente ai movimenti di prezzo, Bitcoin appare ancora come un asset speculativo, correlato ai mercati azionari

Al contrario, l’effetto della crescente adozione di Bitcoin da parte di governi e aziende si vedrà nel lungo termine. Potrebbe essere la chiave per far sì che Bitcoin diventi ufficialmente una riserva di valore paragonabile all’oro, grazie alla sua resilienza, alla sua stabilità nel tempo e alla sua correlazione dagli altri asset finanziari.

Come fare staking: tutti i modi per ottenere ricompense con le tue crypto

Come fare staking: ottenere ricompense con le crypto

La guida per imparare come fare staking di criptovalute: a cosa serve lo staking, che servizio utilizzare e quali token si possono bloccare!

Lo staking è un meccanismo tipico del settore crypto che permette il funzionamento delle blockchain Proof-of-Stake. Queste particolari chain per raggiungere il consenso della rete (necessario per validare le transazioni) non utilizzano una risorsa esterna come l’energia elettrica e il potere computazionale, ma si servono di risorse interne ovvero le garanzie degli utenti. Insomma prima di tutto lo staking è la base del meccanismo di validazione di una blockchain. Ma con staking si intende anche il semplice blocco di crypto per ottenere ricompense, senza necessariamente diventare validatori di un network. In questo articolo vedremo come fare staking e tutte le opzioni disponibili per ottenere ricompense con le crypto!

A cosa serve lo staking? 

Chi sceglie di fare staking può avere diversi obiettivi. C’è chi fa staking per diventare un validatore e chi invece blocca le sue crypto solamente per ottenere reward, delegando ad altri il compito di validare le transazioni. Vediamo tutte le tipologie di staking: 

1. Fare staking per diventare validatori di una blockchain

I nodi validatori di una blockchain si occupano di finalizzare le transazioni della loro rete. Al contrario di quello che accade nelle chain Proof-of-Work, in quelle Proof-of-Stake non è necessaria una particolare attrezzatura tecnica per validare le transazioni, è sufficiente mettere in staking delle crypto. Nella maggior parte dei casi diventano validatori persone (o enti) che hanno una certa esperienza nel campo blockchain. Dopo aver messo in staking una certa somma di criptovalute, dovrai aprire un nodo. I requisiti per fare questo tipo di staking sono: scaricare il wallet che preveda la possibilità di fare staking nella chain di cui vuoi diventare nodo, e rimanere online 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Alcune blockchain prevedono anche una quota minima di crypto da mettere in staking, ad esempio su Tezos è 8.000 XTZ, su Ethereum 2.0 sarà 32 ETH

2. Delegare il proprio stake

Se non vuoi gestire un nodo validatore in prima persona, puoi optare per delegare il tuo stake a un nodo già esistente. La delega è un’alternativa conveniente per chi vuole partecipare al meccanismo di consenso di una blockchain con un minor investimento di tempo e risorse economiche. Quando deleghi un nodo, la quantità di criptovalute che hai messo in staking si unisce allo stake del nodo stesso. In questo modo il nodo validatore utilizzerà anche le tue criptovalute per contribuire al funzionamento della rete. Le ricompense ottenute per il lavoro di validazione vengono poi distribuite in maniera proporzionale tra il nodo e coloro che hanno delegato. Puoi delegare un nodo attraverso le piattaforme (decentralizzate o meno) che offrono questo servizio. 

3. Fare staking per partecipare alla governance di una chain 

In alcuni casi la funzione dello staking è quella di far partecipare gli utenti alla governance di una blockchain. Chi mette in staking una certa quantità di crypto, si guadagna il diritto a votare aggiornamenti, miglioramenti e la direzione della roadmap della blockchain. Così lo staking aumenta la decentralizzazione delle decisioni di un progetto.

4. Bloccare crypto per ottenere ricompense

Fare staking di criptovalute significa anche semplicemente bloccare per un periodo di tempo le proprie criptovalute per ottenere delle ricompense, calcolate su base annua e espresse in APY. Questi premi sono il corrispettivo di quello che nella finanza tradizionale si chiama rendimento percentuale annuo. Le criptovalute bloccate non possono essere scambiate o vendute, fino allo scadere del periodo di staking scelto all’inizio. Come fare questo tipo di staking? Questa opzione è particolarmente adatta a chi non ha una particolare dimestichezza nel settore perché non richiede nessuna competenza tecnica, basta solamente informarsi sul servizio terzo che si sceglie e assicurarsi di aver seguito le 5 cose da fare prima di fare staking. Ora vediamo dove è possibile fare staking! 

Dove fare staking?

Per fare staking di criptovalute puoi scegliere diversi servizi terzi, ci sono piattaforme decentralizzate, dapp, exchange (centralizzati e non) ma anche opzioni offline come hardware esterni.    

1. Staking via hardware 

Lo staking eseguito offline si chiama cold staking, in questa tipologia di staking le criptovalute vengono bloccate e conservate in cold wallet, ovvero dei wallet non connessi a internet. I cold wallet possono essere hardware, paper wallet o applicazioni offline. Il cold staking viene spesso utilizzato quando si decide di bloccare grandi quantità di crypto e per evitare il potenziale rischio di attacchi informatici. Il livello di sicurezza di questo sistema è alto, tuttavia in questo caso lo staking va gestito in autonomia, senza parti terze che mediano e per questo bisogna conoscere bene i meccanismi. Anche se sono offline, le criptovalute nei cold wallet sono sempre connesse alla blockchain e si guadagnano ricompense come nello staking online. 

2. Staking/Earning via CEX o DEX

Uno dei servizi più utilizzati per fare staking online è quello degli exchange. Che siano centralizzati o decentralizzati, gli exchange forniscono spesso guide passo passo su come utilizzare gli strumenti di Staking. Ogni exchange ha le sue peculiarità e si distingue per la tipologia di soluzione, le crypto supportate e l’APY offerto. Puoi scegliere quello che più si addice alle tue esigenze.

Su Young Platform, hai la possibilità di accedere a una soluzione di Staking semplice e intuitiva, direttamente dalla piattaforma. Attualmente, puoi vincolare diverse criptovalute compatibili con questa funzione e ottenere ricompense calcolate in base all’APY, proporzionate all’importo che decidi di mettere in staking.

Young Platform offre due modalità di Staking:

  • Liquid Staking, che permette di mantenere una maggiore flessibilità sulle crypto messe in staking, senza doverle bloccare per lunghi periodi.
  • Proof of Stake, che consente di partecipare attivamente alla sicurezza della rete e ottenere ricompense più elevate rispetto ad altre soluzioni.

Per saperne di più: Introduzione allo staking: un modo innovativo per mettere al lavoro le tue crypto

3. Staking Pools: protocolli decentralizzati e dapp

Esistono anche numerosi protocolli decentralizzati e dapp che offrono diverse possibilità di fare staking. Ad esempio è possibile bloccare criptovalute in Staking Pool, ovvero degli smart contract o funzionalità che aggregano stake di diversi utenti. Solitamente le Staking Pool vengono utilizzate dai nodi delle blockchain per aumentare la grandezza del loro stake e di conseguenza la probabilità di essere scelti come validatori. Inoltre i protocolli e le piattaforme DeFi, propongono anche opzioni per Staking Derivative e per il Liquid Staking, in cui si guadagnano ricompense tramite prodotti derivati. 

Staking di NFT 

Lo staking non si fa solo con coin o token, l’ultima frontiera della finanza decentralizzata prevede anche lo staking di NFT. Il funzionamento è analogo al classico staking: bloccando in piattaforme apposite i propri token non fungibili è possibile ricevere ricompense in crypto. Non tutti gli NFT sono adatti a questa pratica, una collezione che ha implementato questa funzione è Moonbirds della startup Proof. Lo staking di NFT permette di far fruttare al massimo le proprie opere d’arte digitali e in alcuni casi di partecipare alla governance dei loro progetti. 

Ora che hai visto tutte le cose da considerare su come fare staking di criptovalute, scopri queste 5 curiosità sullo staking e il Proof-of-Stake!

Criptovalute e politica: tra propaganda elettorale e strategie economiche globali

propaganda politica criptovalute

Tra promesse di innovazione e paura del caos finanziario: il ruolo delle criptovalute nelle campagne elettorali, nelle politiche economiche nazionali e nel dibattito tra destra e sinistra.

Negli ultimi dieci anni, le criptovalute sono passate dall’essere un fenomeno finanziario sperimentale a un tema centrale nel dibattito politico globale. Da simbolo di libertà economica a minaccia alla stabilità finanziaria, Bitcoin e le altre valute digitali sono diventate strumenti nelle mani di governi e candidati, con implicazioni che vanno ben oltre il settore tecnologico.

L’uso delle criptovalute nella politica non si limita più al loro ruolo come asset finanziario: sono diventate un’arma retorica nelle campagne elettorali, un mezzo per bypassare restrizioni economiche e una leva per la sovranità monetaria. Ma quali sono le reali implicazioni di questo fenomeno?

Criptovalute: un nuovo campo di battaglia politico ed economico

L’adozione e il contrasto delle criptovalute da parte dei governi non sono mai casuali, ma rispecchiano precise strategie economiche e visioni politiche.

A destra, le crypto vengono spesso presentate come un baluardo contro l’eccessiva regolamentazione statale, un simbolo della libertà economica e un antidoto contro l’inflazione generata dalle banche centrali. Non a caso, politici conservatori come Donald Trump e Javier Milei hanno assunto una posizione favorevole, vedendo in Bitcoin una forma di denaro al di fuori del controllo delle istituzioni finanziarie tradizionali.

A sinistra, prevale una maggiore diffidenza, con richieste di regolamentazione più stringenti per arginare i rischi di frodi, riciclaggio di denaro e speculazione selvaggia. Figure come Elizabeth Warren hanno dichiarato guerra aperta al settore crypto, sostenendo che la loro crescita senza regole minacci la stabilità del sistema finanziario e favorisca pratiche illecite.

Nel mezzo, troviamo governi che vedono le criptovalute come una possibilità di innovazione finanziaria, ma che al contempo ne temono gli effetti destabilizzanti. L’Unione Europea, ad esempio, ha introdotto il regolamento MiCA per dare un quadro normativo chiaro senza soffocare il settore, mentre paesi come El Salvador e l’Argentina cercano di sfruttare il fenomeno per attirare investimenti e diversificare l’economia.

Le crypto come strumento economico e politico

Le criptovalute non sono solo oggetto di dibattito politico, ma vengono attivamente utilizzate dai governi per scopi economici strategici.

El Salvador è stato il primo stato al mondo ad adottare Bitcoin come moneta legale, cercando di attrarre capitali esteri e ridurre la dipendenza dal dollaro USA. Nonostante l’entusiasmo iniziale, l’adozione tra i cittadini è stata bassa, e le riserve statali in Bitcoin hanno subito forti oscillazioni di valore.

L’Argentina, con l’elezione di Javier Milei, sta aprendo le porte a una politica più favorevole alle criptovalute, vedendole come un’alternativa al peso e alla Banca Centrale. Il nuovo governo ha già iniziato a smantellare le restrizioni sui cambi e potrebbe spingere per un’integrazione più ampia delle crypto nel sistema finanziario.

La Cina, al contrario, ha adottato una strategia opposta: ha vietato completamente le criptovalute nel 2021, sostenendo che rappresentino una minaccia alla stabilità finanziaria e al controllo statale sull’economia. Tuttavia, il ban non ha fermato il mercato nero delle crypto, e molti cittadini continuano a utilizzarle tramite strumenti alternativi come le stablecoin.

Negli Stati Uniti, le criptovalute sono diventate un tema centrale nelle elezioni. Sempre più candidati accettano donazioni in crypto, e mentre alcuni vedono Bitcoin come un’opportunità economica, altri lo considerano una minaccia che necessita di un maggiore controllo normativo.

regolamentazione delle criptovalute nel mondo

Crypto e lobbying: il potere dell’industria nel panorama politico

Con la crescente influenza del settore crypto, le grandi aziende del settore stanno investendo sempre più risorse per influenzare le decisioni politiche. Negli Stati Uniti, gruppi di pressione e lobby crypto hanno versato milioni di dollari nelle campagne elettorali, cercando di spingere regolamenti favorevoli e contrastare le misure restrittive.

Le criptovalute stanno anche diventando uno strumento di potere economico nelle mani di governi che vogliono ridurre la dipendenza dal sistema finanziario tradizionale. Paesi sotto sanzioni, come la Russia e l’Iran, stanno esplorando l’uso delle crypto per aggirare i blocchi finanziari internazionali, mentre alcuni stati emergenti le vedono come un’opportunità per attrarre investimenti e creare nuovi mercati.

Il futuro delle crypto tra regolamentazione e sovranità economica

Il dibattito sulle criptovalute è destinato a rimanere acceso nei prossimi anni. Mentre alcuni governi le abbracciano come opportunità di sviluppo, altri cercano di limitarne la diffusione per mantenere il controllo sull’economia. L’equilibrio tra regolamentazione e innovazione sarà determinante per capire se le criptovalute diventeranno parte integrante del sistema finanziario globale o se continueranno a essere viste come un elemento di disordine economico.

Vuoi approfondire come le criptovalute stanno influenzando la politica globale? 

Leggi la nostra ricerca per scoprire tutti i dettagli sulle strategie dei governi e sulle implicazioni economiche: Criptovalute e potere: il grande scontro tra governi, industria e ideologie politiche.

Investire è semplice ma non è facile: 5 paradossi della finanza personale e del mondo crypto

paradossi finanza

La pigrizia è una virtù nel mondo degli investimenti! Scopri altre 5 assunzioni paradossali e controintuitive (ma vere) del mondo della finanza personale.

Quali sono i principali paradossi della finanza personale? Sul nostro blog ci occupiamo principalmente di criptovalute, ma ogni tanto ci piace approdare su altre sponde dell’esteso letto del fiume degli investimenti. 

Di recente ci è capitato tra le mani un interessantissimo articolo di Dedalo Invest, in cui l’autore Andrea Gonzali presenta le 10 contriunitività (o paradossi) del mondo della finanza personale. Abbiamo deciso di riprenderlo e riaddattarlo, dato che molti dei punti presentati, almeno secondo noi, si adattano molto bene anche al mondo crypto

Il mondo degli investimenti è controintuitivo

L’affermazione presente nel titolo di questo sottocapitolo può certamente essere confutata. L’obiettivo di chi esplora i mercati è totalmente razionale e condiviso da chiunque conosca le logiche di base: massimizzare i rendimenti e minimizzare le perdite. Tuttavia, seppur gli obiettivi siano intuitivi e logici, non lo sono molte delle azioni che gli investitori compiono, almeno senza l’inottenibile beneficio del senno di poi. Insomma la meta è logica, intuitiva e razionale ma non lo è il percorso.

Qual è il motivo principale? Beh, difficile identificarne soltanto uno. Per esempio fin dalla sua comparsa l’umanità ha sviluppato l’intuito per perseguire due obiettivi fondamentali: garantire la sopravvivenza della specie e assicurarne la continuità attraverso la procreazione, non sicuramente per accrescere il capitale in suo possesso. In altre parole si può dire che, citando l’autore della versione originale di questo articolo: “i principi fondamentali sono intuitivi: risparmia con regolarità, investi con prudenza, diversifica il portafoglio e mantienilo nel lungo termine. È la gestione del denaro che è complessa.”

1. La pigrizia è una virtù

Iniziamo con quello che è probabilmente lo statement più paradossale: la pigrizia solitamente massimizza le performance; al contrario, l’iperattività le penalizza. Ovviamente non abbiamo redatto questo contenuto per generalizzare, ed esisteranno sicuramente delle eccezioni. Per esempio l’infallibile e attivissimo trader di meme coin e cugino del nostro amico. In ogni caso, se analizziamo i grandi numeri nel mondo degli investimenti e della finanza personale viene ribaltato tutto ciò che la società ci ha insegnato sul valore dell’impegno e del lavoro.

Attenzione! La pigrizia, in questo caso, si riferisce al mero lato operativo, ad esempio il numero di acquisti e vendite o ribilanciamenti, e non al tempo impiegato per studiare i concetti o le principali teorie. Questa assunzione può essere applicata anche al mondo crypto. Più cresce il numero di operazioni effettuate in un dato orizzonte temporale e più cresce il rischio di commettere errori che, soprattutto se si sceglie una determinata tipologia di crypto, possono portare a grosse perdite.

Per quanto riguarda la finanza tradizionale “i cosiddetti lazy portfolios, portafogli che contengono un semplice diversificazione tra poche asset class replicate da strumenti finanziari economici che richiedono interventi minimi, hanno storicamente performato meglio di numerose strategie più sofisticate e gestite attivamente.” E si può dire lo stesso per i portafogli composti prevalentemente da Bitcoin (e al massimo poche altcoin), anche se l’orizzonte temporale di riferimento è molto più breve.

Ciò accade per una serie di motivi. In primis: ogni singola operazione, non importa se effettuata su un broker o su un exchange crypto, comporta dei costi, oltre che accrescere notevolmente la probabilità di commettere errori. Per via dell’imprevedibilità neanche i professionisti puntano a fare timing del mercato, ovvero vendere quando gli asset che detengono raggiungono un punto di massimo o comprare su un minimo. Infine, non si può non specificare che le plusvalenze registrate sono soggette a tassazione.

2. “Bisogna seguire l’intuito”

L’intuito ci salva la vita, per esempio facendoci avvertire un pericolo prima che si manifesti, ma è molto pericoloso quando si parla di investimenti. Gli esseri umani soltanto di recente hanno iniziato ad impegnarsi per far fruttare il loro denaro, mentre hanno sviluppato l’intuito e i bias cognitivi ad esso connessi in centinaia di migliaia di anni. In parole ancora più semplici: il nostro intuito si è sviluppato per metterci al sicuro da belve feroci o da piante velenose, non dal crollo dei mercati successivo al Trump Trade.

Ecco i bias cognitivi, degli automatismi mentali dai quali si generano credenze e da cui si traggono decisioni veloci, che più frequentemente influiscono sul modo in cui investiamo:

  • L’ancoraggio: attribuiamo un valore eccessivo e irrazionale ad alcune soglie di prezzo. Un esempio lampante sono i 100.000$ per Bitcoin, che hanno portato tantissimi investitori a commettere errori durante il bull market del 2021 perché convinti che BTC avesse raggiunto tale soglia.
  • L’overconfidence bias: siamo soggetti a questo bias quando sovrastimiamo le nostre conoscenze e capacità decisionali o la precisione delle nostre previsioni;
  • Il bias di conferma: quando ricerchiamo selettivamente soltanto i dati che avvalorano le nostre opinioni;

Per questo motivo gli approcci rigidi caratterizzati da un set di regole chiare e che non devono essere infrante, ad esempio l’acquisto ricorrente o il buy and hold, tendono a garantire risultati migliori rispetto a strategie che si affidano all’istinto o alla percezione soggettiva di un investitore.

3. I saldi non attirano compratori

Al contrario di quanto accade normalmente, nella finanza, e ancor di più nel mondo crypto, la discesa dei prezzi allontana gli acquirenti. Supponiamo di essere interessati ad un paio di scarpe e che il loro prezzo, ad un certo punto, si riduca del 50%. Molto probabilmente accogliamo questa riduzione con gioia e molto probabilmente le acquistiamo. È paradossale ma sui mercati accade l’opposto. Il celebre meme che rappresenta una coda lunghissima quando il prezzo di BTC è pari a 100.000$ e una coda vuota quando questo è pari a 6.000$ funziona, perché riflette la verità.

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Quanto anticipato può essere spiegato con un fenomeno noto come effetto gregge: quando tutti vendono, il nostro istinto ci spinge a fare lo stesso, anche se razionalmente sappiamo che potrebbe essere semmai il momento migliore per comprare. Sui mercati gli sconti spaventano perché i movimenti ribassisti di prezzo sono associati a notizie o comportamenti negativi, e modificano la percezione degli investitori che si aspettano ribassi ulteriori.

4. Investire vicino ai massimi è la norma, non l’eccezione

Per quando riguarda questo punto ci distacchiamo per un momento dal settore crypto per concentrarci sui mercati finanziari tradizionali, in particolare quello azionario. Non perché tale paradosso o controintuitività sia esclusiva per questo tipo di mercato, ma a causa della giovane età degli asset crypto in confronto agli indici azionari, che non ci forniscono sufficienti dati storici per avvalorare la nostra tesi.

Tra chi si approccia per la prima volta al mondo degli investimenti aleggia la paura di comprare ai massimi, o “troppo tardi”. Questa risulta totalmente infondata se analizziamo la storia dell’S&P 500, il principale indice azionario che racchiude le performance delle 500 aziende più capitalizzate degli Stati Uniti e, in un certo senso, descrive l’andamento generale del mercato. Guardando il suo grafico, che inizia nel 1957, notiamo come “il mercato trascorra gran parte del tempo in prossimità dei suoi massimi storici”. 

L’S&P 500 ha realizzato 1.242 nuovi massimi tra il suo anno di nascita (1957) e marzo 2025. Inoltre, generalmente periodi molto brevi di tempo separano un massimo storico dal successivo, anche se ci sono state alcune eccezioni (circa 7 anni tra il 2000 e il 2007 e tra il 1973 e il 1980). Tutto questo per dire che, almeno per quanto riguarda la finanza tradizionale, i nuovi all-time high non sono eventi eccezionali ma rappresentano la normalità

Inoltre, l’idea che sia più facile investire durante una fase ribassista è spesso illusoria: quando i mercati crollano, la paura e l’incertezza prendono il sopravvento, rendendo paradossalmente più difficile investire, anche quando i prezzi sono notevolmente più bassi.

E per quanto riguarda il mondo crypto? Beh, a oggi nemmeno Bitcoin può essere paragonato all’S&P 500 dati i 50 anni che li separano; caratteristica che rende il valore di BTC più ciclico e soggetto alla volatilità. Tuttavia, di recente Bitcoin ha ridotto il tempo che è intercorso tra due massimi storici, probabilmente a causa del crescente interesse negli asset da parte degli investitori istituzionali. È probabile che con il tempo, anche se non possiamo avere la certezza, i movimenti di Bitcoin assomiglieranno sempre di più a quelli di asset tradizionali, il principale indiziato ad essere preso in esempio è l’oro dato che questi due condividono la scarsità.

5. Il paradosso dei paradossi

E arriviamo, dunque, al quinto e ultimo punto, descritto efficacemente da Dedalo Invest attraverso il seguente paradosso:

  • È fondamentale iniziare a investire il prima possibile per sfruttare l’interesse composto.
  • Non si può agire alla cieca, ma è necessario comprendere bene cosa si sta facendo, e quindi educarsi, prima di iniziare ad investire.

La prima assunzione è molto semplice se si conosce il funzionamento dell’interesse composto, ovvero il rendimento percentuale che si riceve su un importo il quale è frutto di un interesse guadagnato in precedenza. Insomma, è una sorta di interesse sugli interessi. Tuttavia buttarsi a capofitto senza essere in possesso delle conoscenze di base può portare a errori, più o meno costosi e traumatici che possono portare l’individuo ad abbandonare il mondo degli investimenti.

Come ovviare a questo problema? Puoi partire dai migliaia di contenuti che trovi sul nostro sulla nostra Academy e sul nostro Blog!



Donald Trump: la riserva crypto e il summit

La riserva crypto annunciata da Donald Trump e il summit alla Casa Bianca

Questa sera ci sarà il primo summit crypto della storia alla Casa Bianca. Chi sono gli ospiti del vertice e quali decisioni verranno prese?

Donald Trump ha scelto lo scorso week end, nello specifico il giorno domenica 2 marzo, per tornare a parlare di crypto, dopo il lungo silenzio durato tutto il mese di febbraio. Come al solito lo ha fatto “a modo suo”, dichiarando di essere innamorato (sì, ha stupito anche noi la modalità attraverso la quale si è espresso) di Bitcoin e Ethereum. Ma anche, in realtà prima di quest’ultima dichiarazione, che la riserva in crypto degli Stati Uniti includerà Cardano (ADA), Solana (SOL) e Ripple (XRP).

Questa notte, però, tutto è cambiato. Il presidente ha firmato un ordine esecutivo che ha deluso i mercati, decidendo che la riserva in Bitcoin degli Stati Uniti d’America sarà composta dai Bitcoin sequestrati e già in possesso del governo.

Gli ultimi giorni del mondo crypto sono stati molto intensi e ora tutti aspettano delle risposte dal summit alla Casa Bianca di questo pomeriggio. Chi saranno gli ospiti del vertice e di cosa si discuterà?

Summit crypto alla Casa Bianca: come influirà

Cosa possiamo aspettarci dal mercato? E dagli ospiti del primo summit crypto alla Casa Bianca della storia? Impossibile fare previsioni, ma qualche considerazione sì, soprattutto alla luce dello stellare cast che “si esibirà” questo pomeriggio.

Confermati e appartenenti all’industria

  • Michael Saylor: il Chief Executive Officer (CEO) di MicroStrategy è, in un certo senso, il capitano della squadra crypto messa insieme dall’allenatore Donald Trump. Sicuramente promuoverà fortemente la riserva strategica in Bitcoin, che sarà uno dei temi centrali del dibattito, così come lo ha fatto anche nel privato consigliandola a diverse imprese, tra cui Microsoft. Non è chiara, invece, la sua posizione in merito alla possibile inclusione di altre criptovalute.
  • David Bailey: CEO di Bitcoin Magazine, una delle voci più influenti se si parla di divulgazione sul tema Bitcoin. Da sempre schierato contro la censura finanziaria e favorevole all’adozione su larga scala di BTC come riserva di valore.
  • Brad Garlinghous: il CEO di Ripple (XRP) è, da anni, protagonista del settore soprattutto sul fronte regolamentativo. Con Ripple Labs che, dal 2020 in poi, ha combattuto una dura battaglia contro la Security and Exchange Commission (SEC) e il suo presidente Gary Gensler.
  • Brian Armstrong: CEO di Coinbase, l’unico exchange crypto attualmente quotato in borsa e uno dei primi a portare le criptovalute nel mercato mainstream USA. Anch’esso da anni combatte contro la SEC per una regolamentazione più chiara e favorevole al settore.
  • Kyle Samani: fondatore di Multicoin Capital, è uno dei più grandi sostenitori di Solana (SOL). Con il suo fondo, ha contribuito a spingere la crescita della blockchain Layer 1.
  • Matt Huang: Co-fondatore di Paradigm. Ha investito in diversi progetti di punta, tra cui Uniswap, Optimism e OpenSea, contribuendo alla crescita della DeFi e del Web3.
  • Nat Eliason: Meno noto rispetto ad altri nomi in lista, è coinvolto nel progetto ONDO, uno degli esempi più virtuosi di tokenized real world asset (RWAs). Potrebbe essere un outsider del settore DeFi nei prossimi anni.
  • Marc Andreessen: Fondatore di Andreessen Horowitz (a16z), uno dei fondi di venture capital più importanti nel settore crypto
  • Vlad Tenev: CEO di Robinhood. Il suo coinvolgimento nel settore crypto è stato segnato da momenti controversi, come la sospensione del trading di DOGE nel 2021.
  • Arjun Sethi: CEO di Kraken, e una delle voci più autorevoli nel settore, da anni spinge per un’adozione più istituzionale delle criptovalute.
  • Kris Marszalek: CEO di Crypto.com, ha reso il suo exchange uno dei più conosciuti al mondo grazie a partnership strategiche e altisonanti campagne marketing.

Esponenti politici confermati

  • Bo Hines: Direttore esecutivo del Presidential Council of Advisors per gli asset digitali. Figura chiave nell’agenda pro-crypto dell’amministrazione Trump.
  • David Sacks: Imprenditore tech e investitore, è stato nominato “crypto czar” per guidare le politiche sulle criptovalute nella Casa Bianca di Trump.
  • Mark Uyeda: Presidente ad interim della SEC, noto per un approccio più favorevole all’innovazione rispetto al suo predecessore Gary Gensler.
  • Caroline Pham: Presidente ad interim della US Commodity Futures Trading Commission (CFTC), ente regolatore dei mercati derivati, inclusi i future su Bitcoin.
  • Paul Atkins: Ex commissario della SEC, potrebbe essere una figura chiave nel promuovere un quadro normativo più favorevole per il settore crypto.

Non ancora confermati

  • Cathie Wood: CEO di Ark Invest, nonché una delle figure più bullish sulle criptovalute e in particolare su Bitcoin. Ha ripetutamente pubblicato previsioni secondo le quali BTC raggiungerà un valore astronomico nel prossimo futuro e ha investito massicciamente nel settore attraverso il “suo” fondo di investimento.
  • Anatoly Yakovenko: la figura dietro a Solana, la blockchain “più in voga” nel 2024 e, ad oggi, la migliore alternativa (se ancora è una alternativa) a Ethereum per la DeFi e gli NFT.
  • Vitalik Buterin: Co-fondatore di Ethereum e pioniere. Le sue idee hanno ridisegnato i confini della tecnologia blockchain, molto di quello che il mondo crypto è oggi lo dobbiamo a lui.
  • Paolo Ardoino: orgoglio italiano, CEO di Tether (USDT) la prima stablecoin a raggiungere l’adozione di massa e Chief Technology Officer (CTO) di Bitfinex.
  • Charles Hoskinson: fondatore di Cardano e co-fondatore di Ethereum.

Cosa serve al mercato per ripartire?

Fino a questa notte il mercato stava dimostrando resilienza, quando Donald Trump ha ordinato alla sua amministrazione di creare la prima riserva di Bitcoin, all’interno della quale detenere gli sequestrati dal governo americano negli anni. Chi si aspettava che la Bitcoin Strategic Riserve sarebbe stata istituita attraverso un piano concreto di acquisti è rimasto deluso, e i mercati non hanno tardato a riflettere questo setiment. Insomma, le promesse vaghe e gli annunci eclatanti ma privi di sostanza degli scorsi giorni hanno lasciato spazio alla delusione.

L’annuncio di Trump sulla creazione di una riserva strategica crypto per gli Stati Uniti, che includerebbe Bitcoin, Ethereum, Cardano (ADA), Solana (SOL) e Ripple (XRP), aveva acceso gli animi. Ma d’altro canto aveva anche evidenziato una realtà: il settore, e soprattutto i grafici, sono stanchi di vuote speculazioni e in cerca di una roadmap chiara in merito ad un’adozione istituzionale che potrebbe modificare lo status quo finanziario globale. La chiarezza è arrivata, ma non nella modalità in cui i crypto enthusiast si aspettavano.

In ogni caso, non tutto è perduto. Il summit alla Casa Bianca di stasera può ancora mischiare le carte in tavola. Inoltre, all’interno dell’ordine esecutivo viene specificato che i Segretari del Tesoro e del Commercio sono autorizzati a sviluppare strategie neutre dal punto di vista del bilancio per l’acquisizione di altri BTC. A condizione che tali strategie non comportino costi aggiuntivi per i contribuenti americani.  Che ne sarà delle altre crypto e come verranno allocate e bilanciate le risorse?

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Il ruolo chiave del summit: collaborazione vs. retorica

Gli ospiti del vertice avranno l’onere (e l’onore) di trasformare il dibattito in proposte concrete. Michael Saylor, ad esempio, potrebbe spingere per un’allocazione statale totalmente in Bitcoin, vista la sua posizione da maximalist, mentre Brad Garlinghouse (Ripple) potrebbe portare acqua al suo mulino, chiedendo l’inclusione di XRP. Paolo Ardoino, invece, potrebbe sottolineare l’importanza delle stablecoin come ponte tra crypto e moneta fiat.

Ovviamente, queste sono solo speculazioni; tuttavia il gruppo di figure che dovrebbero presenziare alla Casa Bianca è fortemente eterogeneo. Per esempio da Cathie Wood (Ark Invest) ci si aspetta un approccio “libertario”, mentre da esponenti più legati alla tecnologia che sostiene il mondo crypto, ad esempio Vitalik Buterin, discorsi orientati alla sostenibilità e all’etica

Quel che è certo è che mai nella storia abbiamo assistito ad un evento di questa portata per il settore, anche se l’entusiasmo si è ridimensionato, è probabile che il vertice provocherà movimenti di prezzo impetuosi.

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L’epopea della riserva crypto USA

Infine, possiamo riportare alcune considerazioni riguardanti il tema centrale dell’incontro: saranno incluse altre crypto all’interno della riserva approvata da Trump questa notte e quali criteri verranno usati per selezionare gli asset? Come verrà gestita la volatilità? E, soprattutto, come la riserva impatterà sulle decisioni di politica monetaria della Federal Reserve?

Insomma, il mercato crypto è in attesa di segnali forti: se il summit si concluderà senza annunci importanti, il rischio è un ulteriore ciclo di sell-off. Se, invece, verranno delineati passi concreti come l’avvio di un pilot per la riserva strategica, linee guida per l’integrazione crypto-Treasury, o un accordo su una regulatory sandbox (un ambiente controllato dove intermediari vigilati e operatori del settore possono testare soluzioni innovative) i risvolti potrebbero essere profondamente positivi. Trump, nel suo stile, ha riacceso l’interesse, ma ora tocca agli esperti tradurre la sua retorica in policy. Continua a seguire il nostro blog per scoprire cosa succederà.

Perché il bull market fatica ad ingranare?

Il quantitative easing darà il via al bull market esplosivo?

Secondo gli investitori più ottimisti il recente movimento ribassista darà il via all’altcoin season. Secondo i più pessimisti il bull market è finito. Qual è la verità? Tutto passa dal quantitative easing?

La stagione del quantitative easing appare ancora lontana, mentre negli ultimi giorni il prezzo dei principali asset – dalle crypto all’azionario – è crollato. Cosa manca a questo bull market che sembra piuttosto diverso rispetto ai precedenti? Nulla è perduto, ma lo scenario globale dal punto di vista delle politiche monetarie (in particolare quello statunitense) sembra lontano da una svolta.

In questo articolo analizziamo il quantitative easing e perché potrebbe essere l’ingrediente che manca per attivare la reazione chimica della prossima altseason?

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Quantitative easing: che cos’è?

Capire che cos’è il quantitative easing ci permette di affrontare meglio lo scenario attuale che domina il mercato. Per semplificare la questione potremmo definirlo come “l’arma segreta delle banche centrali” per stimolare il mercato, opposta al quantitative tightening, che implica l’innalzamento dei tassi di interesse e quindi la riduzione della disponibilità monetaria a livello globale.

Il quantitative easing si manifesta con un drastico taglio dei tassi di interesse che permette a cittadini e imprese di prendere in prestito denaro in modo più agevole. Ma anche con l’acquisto di titoli di Stato e asset finanziari. Insomma è l’all you can eat delle banche centrali. Questo fiume di liquidità a basso costo, che ha come affluente il denaro che gli investitori decidono di non destinare alle obbligazioni a causa dei loro rendimenti ridotti all’osso, sfocia negli asset considerati “più rischiosi”, in particolare azioni e crypto.

Negli ultimi quindici anni il quantitative easing è stata la medicina di ogni crisi – dal crollo di Lehman Brothers (2008) al Covid (2020) – nonché la benzina dei recenti bull market. Oggi, invece, la situazione appare diversa. Nonostante la decrescita dell’inflazione rispetto al triennio 2021 – 2023 il costo del denaro resta ancora al di sopra della soglia target del 2% (al 3% a gennaio 2025) limitando le possibilità di un allentamento aggressivo della politica monetaria. Tutto questo alla luce degli ultimi annunci di Trump riguardanti i dazi, confermati su Canada e Messico nelle ultime ore. Secondo la Federal Reserve (FED) tagliare troppo rapidamente i tassi potrebbe scatenare una nuova ondata speculativa sui mercati finanziari con un possibile surriscaldamento dell’economia.

La crescita della capitalizzazione di mercato di Bitcoin

Nonostante non siano ancora state introdotte politiche monetarie di quantitative easing, il mercato si è mosso a rialzo in modo esplosivo negli ultimi mesi del 2024. Il prezzo di Bitcoin da novembre del 2022 ad oggi ha registrato un +448% e la sua capitalizzazione di mercato è passata da 300 miliardi di dollari a 1.760 miliardi (2.150 miliardi nel punto di massima espansione). 

Questa crescita è dovuta anche all’approvazione degli ETF spot, strumenti finanziari che hanno attratto su Bitcoin circa 38 miliardi di dollari e detengono 101 miliardi di dollari di BTC, il 5,79% di quelli in circolazione. Bitcoin non aveva mai registrato un incremento della sua capitalizzazione di mercato di 1,7 trilioni di dollari nel punto di massima espansione (gennaio 2025), come si nota dando uno sguardo alle performance dei cicli passati:

  • 2015-2017: +11.082% in 1.068 giorni, 326 miliardi di dollari di incremento nella capitalizzazione di mercato.
  • 2018-2021: +2.021% in 1.060 giorni, 1.21 trilioni di dollari di incremento nella capitalizzazione di mercato.

Perciò questo ciclo di mercato sembra fortemente positivo se analizziamo le performance di Bitcoin e le pietre miliari poste negli ultimi tre anni. 

Per esempio il fatto che BTC sia diventato centrale nel dibattito finanziario globale, tanto da ricoprire un ruolo di spicco all’interno del dibattito elettorale americano. O anche che la senatrice Cynthia Lummis e lo stesso presidente Donald Trump abbiano promosso l’istituzione di una riserva strategica in BTC per le casse degli Stati Uniti.

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Alcune considerazioni sul ciclo di mercato che stiamo vivendo

Tralasciando il quantitative easing, che abbiamo già identificato come ingrediente mancante di questo ciclo di mercato, possiamo concentrarci sulle differenze rispetto a quelli passati. Utilizzando come stella polare la domanda che frulla in testa a tutti i crypto enthusiast: ci sarà un’altseason e arriverà proprio dopo il recente crollo dei mercati?

È difficile determinare “a che punto del ciclo” ci troviamo

Da un lato possiamo tranquillamente affermare che non abbiamo ancora vissuto un’altseason vera e propria. Al contrario, però, siamo passati attraverso una o più meme season, l’ultima coincisa con il lancio di TRUMP; la meme coin lanciata direttamente dal presidente degli Stati Uniti a gennaio

Dall’altro lato, però, il prezzo di Bitcoin è cresciuto tanto, registrando un +60% rispetto al massimo storico del ciclo passato. Come se non bastasse sono passati già più di 12 mesi dal primo superamento dell’ATH da parte di BTC (gennaio 2024), caratteristica che rende questo ciclo ancora più strano.

Secondo alcuni esperti del settore, però, non è ancora detta l’ultima parola. I nuovi retailer (investitori al dettaglio) che si sono affacciati sul mercato (anche grazie al lancio di TRUMP), potrebbero tornare nel caso in cui dovesse finalmente verificarsi un’altcoin season.

Il casinò delle meme coin ha sostituito le altseason?

Questo punto è strettamente connesso al precedente. Il lancio di tantissime nuove meme coin unito alle ottime performance delle piattaforme connesse a questo fenomeno, ad esempio pump.fun, fungono da imbuto che attira e prosciuga la liquidità del mercato crypto.

Per questo motivo tantissimi investitori si sono spostati sul casinò delle meme coin, mentre il resto sta attualmente rinunciando alle altcoin. In più, le grandi aspettative connesse all’elezione di Donald Trump si stanno un po’ ridimensionando. È da un po’ che il Presidente non si esprime sulle crypto, precisamente dopo il lancio della sua meme coin.

Un assioma che è sempre valso negli scorsi cicli del mercato crypto, probabilmente attivato da quantitative tightening e iniezioni di liquidità, è il seguente: prima cresce il prezzo di Bitcoin, poi quello di Ethereum e infine la liquidità si riversa all’interno delle altcoin minori. Oggi la situazione sembra essere mutata, anche se sarà il tempo a dirci se si tratta di un cambio paradigmatico o di un semplice delay.

I principali attori di mercato stanno continuando ad accumulare

Ma chiudiamo questo articolo con alcune notizie positive. Nonostante l’assenza del quantitative easing, che ha storicamente funzionato come catalizzatore dei bull market, il ciclo attuale dimostra una resilienza inedita. Bitcoin, trainato dagli ETF istituzionali e da un riconoscimento politico senza precedenti, ha infranto schemi storici, crescendo in un contesto monetario più restrittivo. Tuttavia, la mancata “altseason” tradizionale e il predominio delle meme coin pongono interrogativi sul futuro delle crypto: siamo di fronte a un cambio di paradigma o a una pausa temporanea?

La risposta potrebbe risiedere proprio nella pazienza. Gli investitori istituzionali continuano ad accumulare, segnale che ci comunica che la fiducia nel lungo termine non è venuta meno. Se da un lato l’attuale scenario macroeconomico – con tassi elevati e tensioni geopolitiche – frena l’euforia, dall’altro lascia spazio a un accumulo strategico, preparando il terreno per una possibile esplosione futura. Il vero “trigger” potrebbe non essere il ritorno del quantitative easing, ma un adattamento del mercato a nuove regole del gioco, dove innovazione, regolamentazione e adozione di massa scrivono un copione diverso. Per ora, come ricorda la storia dei cicli passati, l’unica certezza è che i mercati sorprendono sempre: spesso, proprio quando tutti smettono di aspettarselo.

Stablecoin: la moneta del popolo. Il caso della Turchia.

stablecoin turchia

In Turchia le stablecoin stanno diventando l’alternativa alla lira. Ecco come l’economia reale sta cambiando nelle strade del Gran Bazar di Istanbul.

Se ci si addentra nei vicoli di Istanbul, nel Gran Bazar, in mezzo alla folla, al vociare dei mercanti e alla gente che contratta il prezzo di spezie e oggetti di ogni tipo, si noterà un viavai di persone che entrano ed escono dai retrobottega. Seguendo i loro passi, si scopriranno stanze in cui uomini che si fanno chiamare trader scambiano contanti per stablecoin. Nelle retrovie del Gran Bazar, i negozianti pagano i fornitori in criptovalute, i migranti inviano rimesse bypassando i costi bancari, e chi ha bisogno di proteggere i propri risparmi dall’inflazione usa Tether (USDT) o USD Coin come cassaforte digitale.

Milioni di dollari vengono transati ogni giorno in quella che è l’economia reale della città. Nel 2024, le transazioni in stablecoin hanno raggiunto il 4,3% del PIL turco. In un paese con una valuta volatile e una forte dipendenza dal dollaro, la gente comune ha trovato la sua soluzione. 

Le criptovalute come soluzione tangibile

Il report della Banca Mondiale, Remittance Prices Worldwide, evidenzia che, in gran parte del mondo, l’invio di rimesse tramite transazioni internazionali può costare fino al 7% e richiedere diversi giorni, soprattutto quando coinvolge paesi emergenti. Ancora oggi, milioni di persone sono escluse dai servizi bancari, mentre molte valute nazionali subiscono gli effetti di un’inflazione incontrollabile. In questo scenario, le stablecoin stanno emergendo come una soluzione accessibile e affidabile per milioni di persone che lottano quotidianamente per far fronte alle spese essenziali.

Le criptovalute possono essere fino a 5.000 volte più economiche rispetto ai metodi di pagamento tradizionali e 432.000 volte più veloci, soprattutto per i trasferimenti internazionali, come riportato nella ricerca di The Block, The State of Crypto. Se per un bonifico bancario servono giorni, sulla rete blockchain bastano secondi. Se un trasferimento tradizionale può costare decine o centinaia di euro in commissioni, sulla blockchain bastano pochi centesimi.

Stablecoin: un’economia in crescita

A differenza di Bitcoin e altre criptovalute, le stablecoin – come suggerisce il nome – hanno un prezzo stabile. Questo è possibile perché il loro valore riflette quello di valute fiat (come il dollaro) o materie prime (come l’oro). Le stablecoin sono generalmente garantite da contanti o titoli di Stato e funzionano su blockchain pubbliche.

Il peso delle stablecoin nell’economia digitale è colossale: secondo i dati di Chainalysis, oggi il 40% di tutto il valore trasferito sulle blockchain pubbliche è in stablecoin, in crescita rispetto al 20% del 2020, per un totale di 27,6 trilioni di dollari nel 2023.

In parte, questa crescita riflette il crescente consolidamento del mercato delle criptovalute, ma le stablecoin stanno assumendo un ruolo sempre più rilevante come strumento per affrontare problemi concreti, e non solo come strategia di investimento. I migranti le usano per inviare rimesse, sostituendo i sistemi bancari tradizionali, costosi e lenti. Un sondaggio condotto da Castle Island Ventures e Visa in Turchia e in quattro altri mercati emergenti rivela che quasi la metà degli utenti di stablecoin le utilizza proprio per proteggere i propri risparmi dall’inflazione.

Gli Stati Uniti rimangono il mercato più grande, secondo Chainalysis, poiché le stablecoin sono centrali per il trading crypto. Tuttavia, in rapporto alla dimensione dell’economia, la Turchia è oggi il paese leader nelle transazioni con stablecoin. In Etiopia, invece, si è registrata la crescita più rapida: le transazioni sotto i 10.000 dollari si sono triplicate in un anno, principalmente per rimesse e pagamenti quotidiani.

Tether: il colosso delle stablecoin 

Nel regno delle stablecoin, Tether (USDT) è il sovrano assoluto. Domina il mercato con il 70% delle transazioni, rendendolo il punto di riferimento per trader, investitori e cittadini in cerca di una valuta digitale stabile.

Tether guadagna investendo le proprie riserve e afferma di possedere 113 miliardi di dollari di asset, di cui il 72% è in titoli del Tesoro statunitense. Con i rendimenti obbligazionari in crescita, questi investimenti sono diventati una miniera d’oro per l’azienda. Tuttavia, ad oggi Tether (USDT) non si è ancora adeguato alla normariva europea Market in Crypto Asset (MiCA).

Verso la regolamentazione delle piattaforme

Di fronte a questa nuova realtà, anche la Turchia sta prendendo provvedimenti per regolamentare il settore, sulla scia dell’Europa con la MiCAR. A partire dal 25 febbraio 2025, il paese imporrà norme più rigide: le piattaforme di scambio dovranno ottenere una licenza, adottare procedure di verifica KYC (Know Your Customer) e implementare misure più severe contro il riciclaggio di denaro.

Ma la Turchia non è l’unico paese a intervenire. In Nigeria, un giro di vite sulle piattaforme crypto ha portato alla revoca di oltre 4.000 licenze, con un conseguente calo del 38% nelle transazioni in stablecoin. Al contrario, in Etiopia l’uso di questi asset digitali sta esplodendo: nel corso dell’ultimo anno, le transazioni inferiori a 10.000 dollari sono triplicate, segnale che sempre più persone li utilizzano per pagamenti quotidiani e rimesse.

Negli Stati Uniti, invece, l’approccio sembra andare nella direzione opposta. A gennaio, Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo per definire un quadro normativo sulle criptovalute entro sei mesi, sostenendo che gli USA dovrebbero diventare la “capitale mondiale delle crypto”. L’iniziativa punta a rafforzare il ruolo delle stablecoin ancorate al dollaro, viste come uno strumento strategico per consolidare la supremazia della valuta americana.

Anche le grandi aziende stanno investendo in questa trasformazione. Stripe, colosso dei pagamenti digitali, ha acquisito Bridge, una startup specializzata in infrastrutture per stablecoin. Visa ha lanciato una piattaforma per facilitare l’emissione di stablecoin da parte delle banche, e BBVA, il secondo istituto di credito più grande di Spagna, sarà tra i primi a sperimentarla, probabilmente per l’ottimizzazione dei trasferimenti di denaro.

Un equilibrio intelligente tra innovazione e regolamentazione

Le stablecoin hanno dimostrato di rispondere a esigenze reali: protezione dall’inflazione, accesso a un sistema finanziario senza barriere e trasferimenti di denaro più veloci ed economici. La regolamentazione è necessaria per garantire trasparenza e sicurezza, ma deve essere costruita tenendo conto della realtà sul campo. Limitare o soffocare questi strumenti con normative eccessivamente restrittive significherebbe penalizzare proprio quelle persone che, nei mercati emergenti, le usano per necessità e non per speculazione. Il futuro delle stablecoin non dipenderà solo dalla tecnologia o dai mercati, ma anche da un equilibrio intelligente tra innovazione e regolamentazione.

DeepSeek: l’AI cinese che ha fatto crollare il mercato

DeepSeek AI: crollo crypto e intelligenza artificiale

Il mercato crolla in seguito al lancio della versione R1 di DeepSeek, un’intelligenza artificiale sviluppata da un’azienda cinese. Cos’è successo?

Nelle ultime ore, i mercati – in particolare il NASDAQ (l’indice dei principali titoli tecnologici) e quello delle criptovalute – hanno subito un forte calo. Secondo molti analisti, parte di questa reazione è attribuibile al lancio della versione R1 di DeepSeek, un’intelligenza artificiale basata su modelli linguistici simili a Chat GPT.

In particolare, ha destato scalpore la rapidità con cui è stato sviluppato DeepSeek e i costi estremamente contenuti, soprattutto considerando che il modello è gratuito e open source. Stando alle dichiarazioni dei suoi sviluppatori, infatti, la realizzazione di DeepSeek R1 avrebbe richiesto soltanto 6 milioni di dollari e 2 mesi di lavoro.

DeepSeek: una minaccia per gli Stati Uniti?

Qual è il principale motivo di preoccupazione legato a questa novità nel campo dell’intelligenza artificiale, che ha contribuito al recente crollo dei titoli tecnologici? È presto detto: DeepSeek sembra funzionare egregiamente e i costi per svilupparlo sono irrisori se paragonati a quelli sostenuti, per esempio, da Google per “allenare” Gemini (191 milioni di dollari) o da OpenAI per il rilascio di Chat GPT 5 (tra 1,7 e 2,5 miliardi di dollari). Tale disparità pone dubbi sulla solidità dell’impressionante crescita delle azioni legate all’AI.

L’ipotesi più diffusa, che è comunque da prendere con cautela, è che DeepSeek possa rivoluzionare il mercato dell’intelligenza artificiale e diminuire drasticamente la domanda di componenti hardware specifici, innescando un’ondata di panic selling. D’altra parte, c’è chi sostiene che si tratti di una semplice narrazione, il classico “catalizzatore” utile a giustificare movimenti che, in realtà, rientrano nelle normali oscillazioni di mercato.

E il mercato crypto?

Come mai anche le criptovalute hanno subito una flessione? Le motivazioni principali sono due. La prima riguarda la correlazione tra mercato azionario e mercato crypto: quando uno scende, spesso trascina con sé anche l’altro. Tuttavia, c’è chi ritiene che ci siano altre ragioni, in particolare di natura macroeconomica: il Federal Open Market Committee (FOMC), nella riunione del 29 gennaio, potrebbe lasciare invariati o persino aumentare i tassi di interesse, nonostante il neo-presidente Donald Trump spinga per una riduzione.

Il mercato e i movimenti di prezzo

Passando ai numeri, l’indice Nasdaq ha registrato una correzione di quasi il 4% prima dell’apertura, mentre il titolo NVIDIA è sceso di oltre il 14% nel pre-market, per poi recuperare leggermente all’avvio degli scambi.

Per quanto riguarda le criptovalute, Bitcoin è scivolato sotto la soglia psicologica dei 100.000 dollari – che alcuni analisti consideravano un supporto cruciale – per poi recuperare. Tuttavia il sentiment per quanto riguarda la crypto più importante del mercato sembra sotto controllo. Analisti di rilievo, come Arthur Hayes, continuano a prospettare un target, per questo bull market, tra i 180.000$ e i 250.000$ per BTC. Inoltre, è necessario aggiungere che febbraio è un mese storicamente rialzista per le criptovalute, con una performance media del +15% circa per quanto riguarda Bitcoin.

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DeepSeek non è un “cigno nero”

Nonostante l’allarmismo e la ricerca di un capro espiatorio per il calo dei prezzi delle ultime ore, molti esperti ritengono che DeepSeek non sia assolutamente un “cigno nero”. Per definizione, infatti, questa locuzione indica eventi imprevedibili e dirompenti (come guerre, pandemie o il collasso inaspettato di settori o attori chiave) capaci di alterare radicalmente i mercati per lungo tempo. Per esempio i cigni neri dello scorso ciclo sono stati due: il crollo dell’ecosistema Terra-Luna e il fallimento dell’exchange centralizzato FTX.

Nel caso di DeepSeek, invece, ci troviamo di fronte a un’innovazione certamente interessante ma, con ogni probabilità, già ampiamente “prezzata” dai mercati, soprattutto in un periodo in cui l’intelligenza artificiale è al centro dell’interesse mediatico e finanziario. Se tutti parlano di una potenziale bolla, significa che l’informazione è già nota e dunque in buona parte scontata.

Come sottolineano diversi analisti sui social, spesso si costruisce una narrativa ad hoc per giustificare fasi di panico o vendite improvvise. Senza prove concrete di un collasso generalizzato, l’attuale correzione potrebbe essere solo un aggiustamento tecnico all’interno di un trend che rimane ancora rialzista. In un mercato famoso per le sue ampie oscillazioni, concentrarsi sui dati fondamentali e sulle prospettive di lungo termine è la strategia più prudente, evitando di farsi condizionare da ipotesi estreme o “rumori” momentanei.

È in arrivo un ETF su Solana?

ETF Solana: arriverà davvero?

Gli ETF su Solana verranno approvati? Quando la SEC deciderà in merito a tali strumenti finanziari?

Gli ETF su Solana non sono ancora stati approvati. Qualcuno si aspettava potessero arrivare il 25 gennaio, perché incombeva la prima scadenza della SEC sulle proposte di approvazione degli ETF di VanEck, 21Shares, Canary e Bitwise.

Cosa prevedono gli esperti alla luce degli ultimi avvenimenti, legati soprattutto al nuovo presidente americano? Che impatto potrebbe avere una futura approvazione sul prezzo di Solana? Scoprilo in questo articolo.

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Cosa manca per gli ETF su Solana?

Secondo alcuni analisti del mondo crypto, la SEC avrebbe potuto approvare gli ETF su Solana il 25 gennaio, dato che, come già anticipato, incombevano le prime scadenze delle proposte di VanEck, 21Shares, Canary e Bitwise. Tuttavia, così come è successo per gli ETF su Bitcoin ed Ethereum, quelli su Solana non sono stati approvati alla prima scadenza. Sarà dunque necessario aspettare almeno fino all’11 marzo (seconda scadenza).

Chi si è dichiarato ottimista sulla questione pone l’accento sul fatto che il presidente della SEC non è più Gary Gensler, da tempo antagonista del settore come gran parte del panorama politico democratico degli Stati Uniti. In queste ore si sta insediando Mark Uyeda, repubblicano pro-crypto, e il quadro politico vede la presenza dei repubblicani e di Donald Trump, il quale proprio lo scorso weekend ha lanciato una meme coin sulla blockchain di Solana.

Insomma, il futuro degli ETF su Solana rimane incerto. Secondo Polymarket, il più importante prediction market del mondo crypto, è praticamente certo (89% di probabilità) che l’approvazione arriverà entro la fine del 2025, sebbene potrebbe volerci più di qualche ora. Ora che Donald Trump è tornato al governo, l’imprevedibilità generale del mercato sembra aumentata. Può succedere di tutto, in qualsiasi momento.

Un buon momento per Solana

Solana sta vivendo un periodo positivo, a prescindere dal fatto che l’approvazione dei suoi ETF arrivi a marzo o venga nuovamente rinviata. Un fattore rilevante è che il presidente degli Stati Uniti l’abbia scelta come infrastruttura per lanciare la sua meme coin ufficiale.

Non limitiamoci però a considerazioni qualitative: diamo un’occhiata a qualche dato concreto. Il valore monetario totale bloccato (TVL) sulla rete ha raggiunto un nuovo massimo storico di 12 miliardi di dollari, superando il precedente record di 10 miliardi stabilito nel 2022. Anche i volumi di scambio non sono mai stati così elevati: secondo DefiLlama, la blockchain di Solana ha registrato oltre 200 miliardi di dollari di transazioni soltanto a gennaio.

Infine, da non sottovalutare sono anche le revenue, ossia i ricavi, che — come prevedibile alla luce dei risultati elencati — sono stati da capogiro: quasi 100 milioni di dollari soltanto a gennaio.

I recenti movimenti di prezzo di Solana (SOL)

Quanto descritto finora ha trovato riscontro anche nell’andamento del prezzo di Solana, una delle poche altcoin in crescita negli ultimi giorni. Dal minimo di 185 dollari toccato il 13 gennaio, la crypto è rimbalzata con forza registrando quattro sessioni giornaliere consecutive al rialzo, che l’hanno portata a quota 220 dollari il 18 gennaio.

Guarda il grafico di Solana!

Da quel momento in poi, però, è successo qualcosa di inaspettato: Donald Trump ha lanciato la sua meme coin ufficiale. In quel preciso istante, molti appassionati di criptovalute hanno preso coscienza del fatto che, almeno in questa fase del mercato, Solana sta superando la concorrenza di tutti gli altri Layer 1 nella corsa verso la mass adoption. Dal livello di 220 dollari raggiunto il 18 gennaio, SOL è letteralmente esplosa al rialzo, segnando in meno di 48 ore un nuovo massimo storico a 295 dollari.

Il fisiologico ritracciamento dei giorni successivi si è fermato nell’area dei 230$ e sembra essersi già esaurito, con SOL che oggi torna a puntare verso i 270$. Dove può arrivare in questo bull market?


5 curiosità che non conosci su Donald Trump

Donald Trump: 5 curiosità che non conosci

Donald Trump è, di nuovo, il Presidente degli Stati Uniti. Tra politica, affari e spettacolo, ci sono aspetti della sua vita che probabilmente non conosci. Scopri 5 curiosità che lo rendono unico nel suo genere

Donald Trump, il 20 gennaio, è diventato ufficialmente il 47° presidente degli Stati Uniti d’America. Solo Stephen Grover Cleveland era riuscito nella storia (1885 e 1893) a ricoprire la più importante carica del Paese per due mandati non consecutivi. Ma questa è soltanto una delle tantissime curiosità che ruotano attorno al nuovo inquilino della Casa Bianca.

Quanto anticipato ci permette di chiederci, e soprattutto di risponderci con sincerità: quanto conosciamo davvero Donald Trump? Le cosiddette (e proverbiali) “sparate” che è solito rivolgere a media e giornalisti non sono così campate in aria come si possa pensare.

La sua carriera imprenditoriale e politica è stata interamente costruita attorno al suo, a tratti buffo ma senza dubbio efficace, modo di comunicare. Ecco cinque cose su Donald Trump che probabilmente non sai:

1. Il suo impero a Coney Island

Parte della fortuna di Donald Trump deriva dal padre, Fred Trump, che aveva costruito un piccolo impero immobiliare a Coney Island, una penisola e un quartiere della parte sud di New York noto per i suoi luna park e le attività di intrattenimento.

Gli appartamenti costruiti dal padre di Donald Trump nel dopoguerra sono stati fondamentali per la carriera dell’attuale presidente degli Stati Uniti, che ha potuto ottenere numerosi finanziamenti utilizzando proprio quegli alloggi come garanzia.

2. Si è inventato un portavoce

Forse non lo sai ma parte del successo di Donald Trump deriva dalla sua abilità di comprendere, prima di altri, l’importanza della reputazione e della presenza mediatica. Per essere onnipresente sui giornali e in TV, Trump si è addirittura inventato un portavoce, che ha chiamato Barron (lo stesso nome che avrebbe poi dato al figlio avuto con Melania Trump).

Nello specifico era solito chiamare i giornali fingendosi un’altra persona, ovvero Barron, per comunicare scoop, notizie e dichiarazioni che lo riguardavano. Insomma, “se la cantava e se la suonava”. In questo modo riusciva a comparire spesso sui media e a plasmare l’opinione pubblica con le sue stesse parole.

3. Ha la sua stella sulla Walk of Fame

Tra quest 5 curiosità su Donald Trump c’è spazio anche per il cinema, dato che il tycoon possiede una stella sulla Hollywood Walk of Fame. Gli è stata assegnata nel 2007 per il suo contributo al mondo dell’intrattenimento grazie al reality show The Apprentice, che lo ha reso una figura iconica in televisione.

Tuttavia, la stella è stata più volte al centro di polemiche e atti di vandalismo, specialmente durante la sua presidenza.

4. È stato un habitué della WWE

Prima di diventare presidente, Donald Trump ha fatto incursioni nel mondo del wrestling professionistico. Nel 2007 ha partecipato a una storyline della WWE, culminata in una famosa scena a WrestleMania 23, dove ha rasato la testa del proprietario Vince McMahon dopo aver vinto un incontro.

Questo evento ha mostrato il lato eccentrico e autoironico di Trump (non possiamo dichiarare con certezza che esista davvero), oltre a rendere ancora più centrale la sua immagine nel mondo dello spettacolo.

5. Marla Maples: “Il miglior s**** che ho mai fatto”

Sì, il sottotitolo che introduce l’ultima delle 5 curiosità che non sai su Donald Trump è quantomeno particolare. Ma anche questa nasce dal singolare rapporto tra Donald Trump e i giornali.

La frase del titolo è apparsa sul New York Post il 16 febbraio 1990, poco dopo che il giornale aveva scoperto e pubblicato la relazione extraconiugale tra l’attuale presidente degli Stati Uniti e Marla Maples, all’epoca sposato con Ivana Trump. Non si sa se la frase sia mai stata realmente pronunciata, ma pare che sia stato proprio Trump a insistere affinché il giornale la pubblicasse, dimostrando ancora una volta la sua capacità di usare i media a suo vantaggio. 

Da quel momento in poi tantissimi americani sono stati convinti che Donald Trump fosse un amante incredibilmente passionale. Tutto ciò ha contribuito a mettere il tycoon in una posizione di vantaggio per quanto riguarda gli affari? Poco probabile, ma come direbbe lo stesso presidente degli Stati Uniti: la reputazione è tutto.