Lo staking è un modo per guadagnare criptovalute “in automatico”, ma come tutti i guadagni, anche quelli da staking vanno dichiarati e sono soggetti a imposte. In questo approfondimento ti spieghiamo in modo semplice come funziona la tassazione, cosa cambia se vendi le criptovalute ricevute e come puoi fare tutto correttamente senza rischiare sanzioni.
Cos’è lo staking (in parole semplici)
Lo staking ti permette di bloccare le tue criptovalute per un certo periodo, mettendole a disposizione della rete (blockchain) per farla funzionare meglio. In cambio ricevi delle ricompense in criptovaluta.
È un po’ come lasciare dei soldi in banca e guadagnare interessi, ma nel mondo crypto.
Esistono vari modi per fare staking:
- Direttamente sulla blockchain, se hai competenze tecniche.
- Attraverso exchange come Young Platform, che fanno tutto per te.
- Con lo staking liquido, che ti permette di usare i tuoi fondi anche mentre sono in staking.
Devo pagare imposte sulle ricompense da staking?
Sì. Secondo la normativa italiana, le ricompense da staking sono considerate guadagni e, come tali, vanno tassate.
Ecco quando e quanto si paga:
1. Quando ricevi la ricompensa
L’anno dopo che hai ricevuto le criptovalute dallo staking, devi pagare un’imposta del 26% sul loro valore di mercato nel momento in cui le hai ricevute sul tuo portafoglio.
2. Quando le vendi (se le vendi)
Se poi decidi di vendere le criptovalute ricevute e il loro valore è aumentato, paghi un’altra imposta del 26% sulla differenza tra:
- il valore al momento della vendita e
- il valore al momento della ricezione (quando ti sono arrivate).
Esempio:
- Hai ricevuto 10 ETH di ricompensa grazie allo staking di 1000 ETH nel 2024.
- Dichiari 10 ETH nel 2025 e paghi le imposte del 26% sul valore dei 10 ETH.
- Poniamo che il valore di 1 ETH quando li avevi ricevuti nel 2024 era di 1.000 € = (1.000 x 10) x 26% = 2.600 euro di imposta da pagare nel 2025.
Se decidessi di vendere i 10 ETH nel 2026:
- Ponendo che nel 2026 1 ETH = 3.000 €
- Incassi un valore di 3.000 x 10 = 30.000
- La plusvalenza imponibile è pari al prezzo di vendita – il prezzo di accredito sul tuo portafoglio, quindi → (30.000 – 10.000) x 26% = 5.200 euro di imposte.
- Dichiarerai e pagherai l’imposta sulla plusvalenza nel 2027.

Come dichiarare lo staking nella dichiarazione dei redditi
In Italia, chi riceve criptovalute dallo staking deve inserirle nella dichiarazione dei redditi in due parti:
1. Quadro RW o Quadro W
Per dichiarare il possesso di criptovalute, incluse quelle in staking. Serve anche per calcolare l’imposta di bollo dello 0,2% sul totale delle criptovalute possedute al 31 dicembre.
2. Quadro RT o Quadro T
Per dichiarare le eventuali plusvalenze se le hai vendute a un prezzo più alto di quando le hai ricevute.
Cosa fa Young Platform per aiutarti
Se fai staking su Young Platform, non devi preoccuparti di calcoli complessi. Hai a disposizione:
Report Fiscale
Un documento precompilato con:
- il valore delle ricompense ricevute
- eventuali vendite e plusvalenze
- l’imposta di bollo dovuta.
Pagamento automatico del bollo
Young Platform calcola e versa per te l’imposta di bollo dello 0,2% anche sulle ricompense da staking.
Consulenze fiscali
Puoi prenotare un appuntamento con un commercialista esperto in criptovalute, direttamente dall’app o dalla sezione “Tasse & Report”.
In sintesi
Lo staking è un buon modo per far fruttare le proprie criptovalute, ma bisogna essere in regola con il fisco.
Con gli strumenti giusti – come il Report Fiscale di Young Platform – puoi gestire tutto con facilità, evitare errori e affrontare la dichiarazione dei redditi con serenità.
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