Uomini più ricchi d’Italia: la classifica aggiornata

Uomini più ricchi d’Italia: la classifica aggiornata

Chi sono e quanti sono i miliardari in Italia? La classifica aggiornata degli uomini più ricchi del nostro paese

Ogni anno Forbes stila la classifica degli uomini più ricchi d’Italia e quella aggiornata al 2023 presenta diverse novità rispetto all’anno precedente. La più evidente è che in generale i miliardari nel nostro paese sono aumentati arrivando al numero di 64, contro i 52 del 2022. 

Gli uomini più ricchi d’Italia sono stati individuati a partire dal loro patrimonio calcolato il 10 marzo 2023 e considerando solo chi vive effettivamente nel Belpaese. I miliardari con cittadinanza italiana ma residenti all’estero non rientrano nella classifica. 

10. Giuseppe De Longhi e famiglia 

Al decimo posto della classifica degli uomini più ricchi d’Italia nel 2023 troviamo Giuseppe De Longhi e famiglia con un patrimonio di 3,9 miliardi di dollari. L’imprenditore trevigiano è il presidente dell’omonimo gruppo produttore di elettrodomestici. De Longhi ha 84 anni e dopo la laurea in Economia e Commercio e il servizio militare, ha rilevato le quote della società di famiglia fondata nel 1902 come laboratorio. 

9. Luca Garavoglia

Con un patrimonio di 4,1 miliardi di dollari, occupa il nono posto nella classifica degli uomini più ricchi d’Italia Luca Garavoglia. Presidente del gruppo Campari, classe 1969 e figlio di Domenico Garavoglia che nel 1984, da impiegato di lunga data, prese le redini della società dall’ultimo erede Campari e la portò al successo internazionale. Luca ha due sorelle maggiori, tra di loro hanno affrontato diverse cause legali per la distribuzione del patrimonio di famiglia. 

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8. Miuccia Prada 

Proseguiamo con i due coniugi alla guida del gruppo Prada, Miuccia e Patrizio Bertelli sono due dei più facoltosi miliardari italiani con un patrimonio di 5,4 miliardi di dollari pro capite. Miuccia Prada è la nipote di Mario, il fondatore della casa di moda, che entrò nella direzione aziendale nel 1977.

7. Patrizio Bertelli

Presidente del gruppo Prada che ha sempre accompagnato la moglie nella direzione del brand. Anche il suo patrimonio è di 5,4 miliardi $. 

6. Sergio Stevanato e famiglia

Al sesto posto della classifica degli uomini più ricchi d’Italia c’è Sergio Stevanato e famiglia con 5,5 miliardi di dollari. Stevanato è presidente dell’omonimo gruppo padovano che produce fiale, siringhe, cartucce e packaging dell’industria farmaceutica. L’azienda è la prima produttrice a livello mondiale di cartucce di insulina per la terapia del diabete.  

5. Piero Ferrari

Pietro Ferrari, figlio di Enzo fondatore della casa automobilistica, conta un patrimonio di 5,5 miliardi di dollari. È imprenditore e dirigente sportivo. 

4. Massimiliana Landini Aleotti e famiglia

Il patrimonio di Massimiliana Landini Aleotti è di 6,7 miliardi di dollari, la miliardaria italiana nel 2014 ha ereditato dal marito la casa farmaceutica Menarini. Colosso mondiale presente in 136 paesi. 

3. Silvio Berlusconi e famiglia 

Il patrimonio di Silvio Berlusconi a marzo 2023 era di 6,8 miliardi di dollari. Dopo la sua morte il suo impero commerciale e Fininvest verranno distribuiti tra gli eredi, è quindi l’ultimo anno che vedremo il suo nome nella classifica degli uomini più ricchi d’Italia.  

2. Giorgio Armani

Dopo la morte nel 2022 di Leonardo del Vecchio, fondatore di Luxottica, il secondo uomo più ricco del paese è Giorgio Armani con un patrimonio di 11,1 miliardi $. L’anno precedente era di 7,8 miliardi (+42%). Lo stilista e imprenditore ha 88 anni e ha fondato la sua azienda con Sergio Galeotti nel 1975. 

1. Giovanni Ferrero, l’uomo più ricco d’Italia

Giovanni Ferrero è in vetta alla classifica degli uomini più ricchi d’Italia dal 2018. Il suo patrimonio è superiore a quello combinato di Armani, Berlusconi, Landini Aleotti, Ferrari e Stevanato. Precisamente ammonta a 38,9 miliardi di dollari. Prima di lui il titolo era occupato da sua madre Maria Franca Fissolo. L’ultima volta che l’uomo o la donna più ricca d’Italia non è stato un Ferrero è stato nel 2007, quando il primato è appartenuto a Berlusconi. 

Giovanni Ferrero occupa il 30° posto della classifica degli uomini più ricchi del mondo, ed è diventato il secondo miliardario del settore alimentare dopo il cinese Zhong Shanshan (acqua minerale). 

Miliardari italiani, le new entry 

Nella classifica dei più ricchi, rientrano per la prima volta nel 2023 i figli di Leonardo Del Vecchio: Claudio, Marisa, Paola, Leonardo Maria, Luca e Clemente. Quest’ultimo a 18 anni è il più giovane miliardario al mondo. Grazie all’eredità sono diventati miliardari anche la vedova Nicoletta Zampillo e il figliastro Rocco Basilico. 

Sempre dopo la morte del padre, hanno fatto la loro comparsa anche Annalisa e Massimo Doris figli di Ennio di Banca Mediolanum. Rispettivamente vicepresidentessa e amministratore delegato. 

Altri nomi noti nella classifica degli uomini più ricchi d’Italia sono quelli dei Benetton, Domenico Dolce e Stefano Gabbana con un patrimonio di 2,1 miliardi a testa, John Elkann con 1,7 miliardi$ e Sandro Veronesi del gruppo Calzedonia.

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Case a 1 euro: dove trovarle e come comprarle?

Case a 1 euro: dove trovarle e come comprarle

In Italia si può davvero acquistare “case a 1 euro”. Ecco dove trovarle e come comprarle 

Esistono davvero in vendita case a 1 euro? Dove trovarle e come comprarle? Forse hai sentito parlare del progetto per la ripopolazione dei borghi italiani, chiamato appunto “case a 1 euro” che dal nostro paese ha preso piede in tutto il mondo. Da nord a sud i piccoli centri che piano piano sono stati abbandonati propongono delle case da ristrutturare a una cifra simbolica di 1 euro. L’obiettivo è quello di rilanciare l’economia e i territori delle zone più rurali, e a volte remote, d’Italia.

Il primo comune a lanciare l’iniziativa nel 2019 è stato Salemi in provincia di Trapani, un borgo abitato da circa 10.000 persone. L’amministrazione ha promosso un bando per poter comprare una di queste abitazioni, con l’obbligo di rimetterle a nuovo e stabilirsi al loro interno. A Salemi si sono uniti diversi altri paesi come Lecce nei Marsi, in pieno Parco Nazionale d’Abruzzo, Regalbuto nelle prossimità dell’Etna o Ollolai in Sardegna. Oggi sono moltissimi i comuni italiani che propongono case a 1 euro, ecco dove trovarle e come comprarle. 

Case a 1 euro, dove trovarle

Se l’idea di questo progetto ha catturato la tua attenzione, potresti chiederti dove trovare le case a 1 euro. Innanzitutto è bene sapere quali sono i comuni italiani che aderiscono all’iniziativa. Questa è una lista parziale: 

  • Albugnano – Piemonte
  • Borgomezzavalle – Piemonte
  • Carrega Ligure – Piemonte
  • Oyace – Valle d’Aosta
  • Pignone – Liguria
  • Triora – Liguria
  • Fabbriche di Vergemoli – Toscana
  • Montieri – Toscana
  • Cantiano – Marche 
  • Monte Urbano – Marche
  • Maenza – Lazio
  • Patrica – Lazio
  • Santi Cosma e Damiano – Lazio
  • Casoli – Abruzzo
  • Penne – Abruzzo
  • Pratola Peligna – Abruzzo
  • Castropignano – Molise
  • Candela – Puglia
  • Biccari – Puglia
  • Caprarica di Lecce – Puglia
  • Laurenzana – Basilicata
  • Acerenza – Basilicata
  • Chiaromonte – Basilicata
  • Ripacandida – Campania
  • Altavilla Salentina – Campania
  • Bisaccia – Campania
  • Belcastro – Calabria
  • Maida – Calabria
  • Rose – Calabria
  • Bonnaro – Sardegna
  • Ollolai – Sardegna
  • Nulvi – Sardegna
  • Augusta – Sicilia
  • Caltagirone – Sicilia
  • Canicattì – Sicilia

Esistono dei siti web specializzati in cui consultare la lista completa dei comuni dove trovare case a 1 euro e i relativi bandi per fare domanda, pubblicati a cadenza annuale.

Il mercato delle case a 1 euro è un ramo molto particolare di quello immobiliare. Con le esigenze della società che si evolvono in fretta, anche questo settore è pieno di novità. L’ultima viene dalla blockchain e dalla tokenizzazione degli asset immobiliari, per cui la proprietà delle abitazioni può essere frammentata in token acquistabili anche con piccole cifre. 

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Case a 1 euro: come comprare

La prima cosa da tenere a mente prima di comprare case a 1 euro è che nella maggior parte dei casi si tratta di edifici abbandonati e fatiscenti. L’obiettivo del progetto è quello di riportarle a uno stato abitabile, chi decide di acquistarle quindi deve prevedere un piano di ristrutturazione.  

Le case a 1 euro si comprano tramite bandi e aste pubbliche, l’adesione è molto ampia. Infatti arrivano offerte da tutti i paesi del mondo come Stati Uniti, Cina, Russia e Francia. Per questo è necessario consultare spesso le comunicazioni ufficiali delle amministrazioni e seguire tutte le istruzioni per partecipare. Ogni bando, che varia da comune a comune, stabilisce il tempo concesso per ristrutturare gli immobili. Generalmente dai 6 mesi a qualche anno. 

Ma allora come comprare case a 1 euro? Per partecipare ai bandi bisogna soddisfare dei requisiti: essere cittadini italiani, extracomunitari o comunitari che presentano un progetto di rivalutazione entro massimo 6 mesi dal bando. Chi partecipa al bando lo può fare per scopi abitativi ma anche per progetti turistici o aziendali, le case ristrutturate non possono poi essere rimesse in vendita. Questo perché i bandi si rivolgono principalmente a chi desidera vivere nella casa che rimette a nuovo, in linea con l’obiettivo dell’iniziativa di contrastare il declino demografico. 

Comprare case a 1 euro significa anche sostenere spese notarili, di volture e accatastamento e pagare le tasse sugli immobili previste dalla legge. Ad esempio se si trattasse di una seconda casa sarebbe previsto il pagamento dell’IMU
Tutte le informazioni sulle case a 1 euro, dove trovarle e come comprarle, sono particolarmente ricercate all’estero da chi non vuole perdere l’occasione di abitare in alcuni dei luoghi più caratteristici d’Italia.

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Tassa patrimoniale cos’è, la spiegazione completa

Tassa patrimoniale; cos’è? La spiegazione completa

Che cos’è la tassa patrimoniale e come funziona? Chi la paga in Italia? 

Cos’è la tassa patrimoniale? Questa è un’imposta che colpisce il capitale detenuto in Italia e all’estero, sia di persone fisiche che giuridiche. A differenza dell’IRPEF che ha un impatto sul reddito, la patrimoniale fa riferimento alla ricchezza accumulata. 

In breve con questa tassa uno Stato può prendere una parte del capitale dei suoi cittadini per rafforzare le sue casse e far fronte a spese straordinarie oppure come strumento per pareggiare le disparità economiche. Esistono diverse tipologie di questa imposta e alcune le paghiamo già, magari senza saperlo. Ecco cos’è la tassa patrimoniale, come funziona e la situazione in Italia.

Tassa patrimoniale, cos’è 

Per definire cos’è la tassa patrimoniale, dobbiamo innanzitutto spiegare la differenza tra patrimonio e reddito. Quest’ultimo corrisponde alla ricchezza che si ricava dal proprio lavoro, ovvero il guadagno monetario ricevuto in un intervallo di tempo come il salario o gli utili aziendali. 

Il patrimonio invece si riferisce al valore totale dei beni posseduti da un individuo o da un’organizzazione, come immobili, investimenti, conti correnti, proprietà intellettuali e altri beni di valore. Il patrimonio è la misura della ricchezza accumulata nel tempo, ed è proprio questo che viene intaccato da questa imposta. 

Cos’è dunque la tassa patrimoniale? Un contributo che grava sui capitali dei cittadini spesso utilizzata dai governi come misura per risanare il debito pubblico durante crisi economiche particolarmente gravi. 

La forma di tassa patrimoniale più famosa è quella del prelievo forzoso in cui lo Stato può prelevare dai conti correnti senza l’autorizzazione dei proprietari. Questi si troverebbero del denaro in meno in proporzione alla giacenza, per questo la tassa patrimoniale viene considerata da molti l’imposta che erode i risparmi. Ecco il significato della tassa patrimoniale sui conti correnti. Il prelievo forzoso è una pratica chiaramente impopolare e l’ultima volta è stata effettuata nel 1992

Questo prelievo forzoso scosse l’opinione pubblica e i malumori degli italiani furono molti, sembrava inaudito che lo Stato mettesse mano ai conti correnti e sottrarre il 6 per mille dei risparmi depositati. Oggi, a distanza di trent’anni, si può contare su sistemi alternativi per gestire il proprio patrimonio. Sistemi in cui il denaro è davvero tuo. I tuoi fondi in Bitcoin ad esempio sono accessibili solo a te e li puoi gestire senza intermediari. 

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La tassa patrimoniale spiegata

Data una definizione di cos’è la tassa patrimoniale, vediamo come funziona in pratica. Questa imposta può essere reale se si applica solo a un determinato bene, o soggettiva se riferita alla ricchezza totale di una persona. 

Inoltre per spiegare cos’è la tassa patrimoniale può essere utile distinguerla in straordinaria, e quindi richiesta solo una tantum, o fissa, quindi riscossa annualmente. In Italia al momento non esiste un’imposta di questo tipo fissa, tuttavia il nostro sistema tributario prevede già delle tasse sul patrimonio declinate in diverse forme. Una di queste è l’IMU, ma rientrano nella categoria anche la tassa di successione o donazione.

La tassa patrimoniale in Italia

Ora che sappiamo cos’è la tassa patrimoniale, possiamo approfondire la situazione in Italia. Come anticipato, nel nostro paese non viene riscossa in maniera ordinaria. In Francia e negli Stati Uniti ad esempio viene applicata annualmente su certe fasce di patrimonio. Anche come forma di riduzione delle diseguaglianze economiche

Negli anni gli italiani hanno pagato diverse tasse patrimoniali e subito prelievi forzati. Oltre a quello già citato del 1992 sotto il governo Amato, si verificò un prelievo forzoso nel 1919 per affrontare i debiti della Prima Guerra Mondiale, e ancora nel 1936 in seguito alla Guerra in Etiopia e nel 1940 per la Seconda Guerra Mondiale. La tassa patrimoniale per la ricostruzione post bellica nel nostro paese durò per ben 20 anni
Concludendo questo excursus su cos’è la tassa patrimoniale possiamo dire che si tratta di un argomento che suscita sempre un grande dibattito relativo all’equità dei pagamenti e alla possibilità che uno Stato intervenga in maniera diretta sui risparmi dei cittadini.

Real world asset (RWA): cosa sono e come funzionano i “titoli tokenizzati”

Real world asset (RWA): significato, cosa sono e come funzionano

RWA: il significato vero dei real world asset. Cosa sono e come funzionano? La nuova frontiera della finanza decentralizzata

Cosa sono i real world asset (RWA) e qual è il vero significato del termine? Questa espressione indica l’ultima tendenza della finanza decentralizzata (DeFi), per cui la proprietà di strumenti finanziari o beni fisici viene registrata in token su blockchain. La tokenizzazione sta facendo notevoli progressi negli ultimi anni, ma il concetto di trasferire in un database digitale e decentralizzato i mercati azionari o i fondi di investimento non è nuovo. Ultimamente i RWA si stanno diffondendo attirando aziende e investitori istituzionali che cominciano a prendere confidenza con le opportunità della blockchain. 

Sapere cosa sono i real world asset e come funzionano non ti farà trovare impreparat* all’avvento di questa nuova pratica, in un mondo in cui il confine tra beni fisici e digitali è sempre più sottile.  Conoscere il significato dei RWA appare oggi quasi obbligatorio.

RWA, significato: cosa sono i real world asset

La prima informazione utile per capire cosa sono i real world asset e il significato di RWA, è che questo termine viene utilizzato come sinonimo di security token ovvero “titoli tokenizzati”. Dove in inglese le “security” sono gli strumenti finanziari negoziabili. 

I real world asset sono token che rappresentano la proprietà e il valore di asset del mondo reale (non digitale) come azioni o obbligazioni, ETF o materie prime che vengono negoziati su blockchain invece che attraverso broker tradizionali. I RWA infatti possono essere comprati e venduti come una qualsiasi criptovaluta o NFT grazie al processo di tokenizzazione. 

Questa definizione di cosa sono i real world asset ricorda le stablecoin, ovvero le criptovalute che riproducono il prezzo di un bene sottostante. Per alcuni questa categoria di monete digitali rientra nel significato e nel contesto dei RWA, secondo altri invece c’è una differenza sostanziale tra questi due asset. Con i security token, i proprietari beneficiano dei rendimenti e delle variazioni di prezzo dei token e dei beni sottostanti mentre con le stablecoin hanno un andamento stabile. 

La community crypto alla domanda “cosa sono i real world asset” risponde “il nuovo volto della finanza digitale” ma soprattutto la narrativa bullish che farà ripartire il mercato in maniera definitiva. 

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Real world asset, come funzionano

Ora che sappiamo cosa sono i real world asset e qual è il significato di RWA, vediamo come funzionano. Questi token rappresentano la quotazione di un asset sottostante quindi non hanno un valore in sé. Questo quindi non è completamente digitale perché fa riferimento a un mercato “tradizionale” di fondo. In altre parole i RWA non sostituiscono i titoli ma rappresentano un modo diverso per comprarli e detenerli. 

Al momento non esistono veri e propri exchange per RWA, vengono comprati e venduti attraverso piattaforme decentralizzate su Ethereum

Concretamente come funzionano i real world asset? Questi vengono usati per riprodurre il valore tangibile di azioni, obbligazioni, ETF, opere d’arte, materie prime come l’oro e anche nel settore immobiliare. Quest’ultimo è un buon esempio di industria che può trarre grandi benefici dalla tokenizzazione. Infatti l’immobiliare è noto per essere un campo di investimento con elevate barriere d’ingresso e processi macchinosi. Approfondiamo quindi i vantaggi dei RWA. 

Vantaggi dei real world asset

Per spiegare in maniera completa cosa sono i real world asset, il significato dei RWA e come funzionano, non possiamo prescindere dai vantaggi di questi innovativi strumenti. Il settore dei security token sta crescendo in questi anni, ma è ancora agli inizi. Il principale beneficio dei RWA consiste nell’usare la blockchain per tracciare la proprietà degli asset in maniera decentralizzata, sicura e immutabile. Nello specifico si vedrà: 

  • Aumento della liquidità: i mercati su blockchain sono sempre attivi, si può comprare comodamente in qualsiasi momento e luogo. Il mercato si allargherebbe;
  • Più accessibilità: con i security token si possono acquistare in autonomia anche porzioni di titoli con importi minimi limitati. La possibilità di esporsi con piccole cifre attirerà nuovi clienti che sono sempre stati fuori dalla finanza tradizionale
  • Costi ridotti: utilizzare servizi DeFi è più economico rispetto alla finanza tradizionale che prevede costi di intermediazione. 
  • Trasparenza: con la blockchain tutti i movimenti sono monitorati e verificabili grazie alla cronologia del libro mastro.

Un altro vantaggio da non sottovalutare è che i real world asset avvicinano chi non ha un background crypto a questa nuova tecnologia. 

RWA: esempi

Concludiamo questa panoramica su cosa sono e come funzionano i real world asset, con alcuni esempi di strumenti finanziari che sono già diventati token. 

Hamilton Lane, la società di private equity, ha collaborato con Securitize, una piattaforma di emissione di asset digitali, per tokenizzare sulla blockchain di Polygon una porzione del suo fondo azionario da 2,1 miliardi. Questi RWA richiedono un investimento minimo di 20.000 dollari, mentre l’importo minimo di investimento tradizionale è di 5 milioni di dollari. 

Allo stesso modo qualche mese fa Siemens ha rilasciato un suo bond annuale da 60 milioni di euro su blockchain. E l’Autorità monetaria di Singapore (MAS) ha svelato il Project Guardian, un programma sperimentale per la tokenizzazione di obbligazioni e depositi.

Il percorso dei security token è ancora da scrivere, in futuro potremmo vedere un boom della proprietà frazionata di una serie di asset dalle semplici proprietà come case o metalli preziosi, o azioni di aziende quotate in borsa. Parallelamente alla loro diffusione, i regolatori cominciano a interrogarsi su cosa sono i real world asset, come funzionano e sul significato dei RWA dal punto di vista legislativo.

Cosa si intende per asset? Significato e definizione

Cos’è un asset: significato e definizione spiegati

Il significato di asset spiegato. Perché si usa questo termine in economia e finanza?

Il significato di asset in economia è piuttosto ampio, questo termine inglese viene usato comunemente anche nella nostra lingua per indicare una serie di entità. Letteralmente “asset” vuol dire “bene” o “attività”, ma può essere usato anche per riferirsi al “patrimonio”. Si tratta di uno dei concetti fondamentali della finanza e per chi sta gettando le basi della propria educazione economica, è d’obbligo conoscerne il vero significato.

Cos’è un asset? Il significato spiegato

Come già accennato, il significato di asset secondo la traduzione è quello di bene o attività. Il termine viene quindi utilizzato in finanza per indicare un’entità che ha un valore economico per un certo soggetto e che può essere venduta o acquistata. Nel contesto degli investimenti, esso può essere uno strumento finanziario come un’azione o un bene fisico come un immobile o valuta fiat. Gli asset insomma possono essere proprietà, contanti, investimenti, gioielli, opere d’arte e anche criptovalute. 

La seconda sfumatura del significato di asset implica che questi beni contribuiscono attivamente e aumentano il patrimonio di una persona o di un’azienda. In altre parole si distinguono dalle passività che sono debiti, prestiti, mutui. Che al contrario vanno a deteriorare le ricchezze. Da questo punto di vista forniscono un beneficio economico a chi li possiede (presente o futuro).

In sintesi si può tenere buona la definizione e il significato di asset forniti dalla Securities and Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti ovvero “qualsiasi oggetto tangibile o intangibile che abbia valore in uno scambio”. 

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Tipologie di asset 

Dal momento che il significato di asset comprende una varietà di entità diverse tra loro, essi vengono spesso raggruppati in diverse categorie:

  1. Asset personali che appartengono a un individuo o a una famiglia: case, terreni, barche, automobili, arte, antiquariato, contanti, conti correnti, investimenti come azioni, obbligazioni, fondi comuni di investimento, conti pensionistici;
  2. Aziendali di proprietà delle società come attrezzature, veicoli, uffici, magazzini;
  3. Materiali: in questo caso il significato di asset è molto concreto, rientrano in questa categoria tutti i beni tangibili;
  4. Immateriali come i brevetti, la proprietà intellettuale, marchi protetti da copyright;
  5. Liquidi ovvero facilmente convertibili in contanti;
  6. Sottostanti: qui il significato di asset diventa più tecnico. Questi beni non hanno un valore di per sé ma dipendono da quello di un prodotto sottostante. Asset di questo tipo sono ad esempio i derivati. 

Il significato di asset nel calcolo del patrimonio

È indispensabile rispolverare il significato di asset quando si vuole stabilire il patrimonio netto di una persona o il valore di un’azienda. Conoscere a quanto ammontano effettivamente i propri averi può essere utile quando si richiede un mutuo o un finanziamento. Gli istituti di credito infatti analizzano tutti gli asset dei loro clienti, e alcuni di questi possono essere presi a garanzia. 

In poche parole se il loro valore è maggiore di quello dei debiti, allora il patrimonio netto è positivo. Se al contrario i debiti superano i beni, il valore è negativo. 
Comprendere il significato di asset è il punto di partenza per entrare nel mondo della finanza. Usato come sinonimo di “bene”, questo termine è onnipresente in tutto il settore sia tradizionale che digitale, come nel caso della DeFi (finanza decentralizzata).

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Bitcoin: perché è pronto a “rivoluzionare la finanza” per il CEO di BlackRock

Perché Bitcoin rivoluzionerà la finanza per Blackrock

Ecco perché Bitcoin rivoluzionerà la finanza per BlackRock: lo spiega l’amministratore delegato Larry Fink 

Perché Bitcoin rivoluzionerà la finanza per BlackRock. Questo è il tema dell’intervista che Larry Fink, CEO dell’asset management, ha rilasciato il 5 luglio a Fox Business. Dopo un passato da scettico, l’economista ha spiegato molto chiaramente perché si è ricreduto sulle criptovalute e qual è il vero scopo dell’ETF di Bitcoin spot per cui ha chiesto autorizzazione alla SEC il 16 giugno. 

Perché Bitcoin rivoluzionerà la finanza secondo BlackRock

L’amministratore di BlackRock è stato molto chiaro: Bitcoin cambierà tutto. Fink infatti ha suggerito che la tokenizzazione dei titoli e in generale di tutti gli asset modificherà per sempre il sistema finanziario. 

Fink ha definito Bitcoin un asset internazionale libero da vincoli con monete nazionali e per questo un alternativa per chi vuole combattere l’inflazione e la svalutazione delle monete fiat. Un asset ancora più efficace dell’oro: “invece di investire nell’oro come copertura contro l’inflazione, una copertura contro i problemi onerosi di un singolo Paese, o la svalutazione della vostra valuta, qualunque sia il Paese in cui vi trovate – siamo chiari, Bitcoin è un asset internazionale, non è basato su una singola valuta e quindi può rappresentare un asset che le persone possono giocare come alternativa“.

Secondo BlackRock Bitcoin rivoluzionerà la finanza perché quello che sta facendo è digitalizzare l’oro

Come ha reagito il prezzo di BTC ai commenti bullish del CEO di BlackRock? 

Dai un’occhiata al grafico!

L’ETF di Bitcoin per democratizzare le criptovalute

Oltre a spiegare la sua visione su Bitcoin, il BlackRock CEO ha presentato il vero obiettivo del loro ETF (leggi qui per sapere cos’è questo strumento finanziario): “quello che stiamo cercando di fare con le criptovalute è renderle più democratiche e molto più economiche per gli investitori”.

E ancora “il bid spread per le crypto è molto costoso. È un fattore che erode molti dei rendimenti, perché in questo momento operare in Bitcoin costa un sacco di soldi, e costa un sacco di soldi uscirne. Speriamo quindi che i nostri regolatori considerino questi depositi come un modo per democratizzare la criptovaluta e vedremo in futuro come si evolverà la situazione”. 

Fink che anni fa sosteneva pubblicamente che le criptovalute fossero usate per attività illecite, ora presenta perché Bitcoin rivoluzionerà la finanza secondo BlackRock. Gli effetti dell’approvazione dell’ETF sarebbero di grande impatto per il settore, dalla probabile salita dei prezzi post via libera (calcolata dati storici alla mano) all’ingresso nel mercato di migliaia di utenti che vogliono esporsi alle criptovalute. 

Elemento perequativo, cos’è e come funziona

Elemento perequativo: cos’è la voce in busta paga?

Cos’è l’elemento perequativo? La voce in busta paga dei metalmeccanici ma non solo

Cos’è l’elemento perequativo? Se appartieni alla categoria dei metalmeccanici nella busta paga di giugno avrai notato questa voce insolita. Non si vede infatti tutti i mesi ma solo in alcuni momenti specifici dell’anno.

Elemento perequativo, cos’è la voce in busta paga

Per spiegare in maniera semplice cos’è l’elemento perequativo, si può dire che è una somma una tantum che si aggiunge alla retribuzione standard in busta paga. 

L’importo del premio viene stabilito dai vari CCNL ed è fisso per ogni lavoratore, indipendentemente dall’anzianità, dal livello o dalla qualifica. Questa caratteristica permette di definire l’elemento perequativo come “premio a pioggia” che ricade senza distinzioni su tutti. Per i metalmeccanici ad esempio la cifra è di 485 euro annuali. 

Questa è una misura utilizzata per sostenere le retribuzioni delle aziende non interessate dalla contrattazione di secondo livello (come i contratti collettivi aziendali tipici di grandi società che prevedono delle deroghe rispetto al Contratto base) e per i lavoratori che non godono di ulteriori importi aggiuntivi alla paga base (altri premi o superminimo). 

Il bonus viene erogato ogni anno, in modalità e tempistiche specifiche rispetto al CCNL di appartenenza. Nel caso della risoluzione del rapporto di lavoro, il bonus viene erogato in maniera anticipata insieme al TFR

L’elemento perequativo è stato inserito anche nei contratti del settore pubblico come Istruzione e Ricerca, Funzioni centrali e Sanità. 

Sapevi che il 36% dei lavoratori americani vorrebbe ricevere lo stipendio in criptovalute? E che il 42% apprezzerebbe i bonus aziendali in forma di NFT? Sono sempre di più coloro che pensano al proprio futuro scegliendo la nuova finanza digitale. 

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Elemento perequativo metalmeccanici giugno 2023

Andiamo al sodo e vediamo cos’è l’elemento perequativo per i metalmeccanici e come funziona. Il premio è stato introdotto come elemento salariale nel CCNL dal 2008. E dal 2016 il valore è stato stabilito a 485 euro annui con il rinnovo del Contratto. 

L’elemento perequativo per i metalmeccanici viene erogato nella busta paga di giugno ed è soggetto a contribuzione previdenziale e trattenute fiscali. In altre parole il bonus verrà sommato al calcolo IRPEF.

Nello specifico, il bonus spetta “spetta ai lavoratori in forza al 1° gennaio di ogni anno nelle aziende prive di contrattazione di secondo livello riguardante il premio di risultato o simili e che nel corso dell’anno solare precedente (1° gennaio – 31 dicembre) non abbiano percepito premi, superminimi, o altri elementi retributivi soggetti a contribuzione o di una quota pari alla differenza per i lavoratori che abbiano un superminimo inferiore al valore di 485 euro annue”.

Questo significa che i lavoratori che percepiscono già integrazioni o premi individuali, a giugno riceveranno solo la differenza tra questi e l’importo dell’elemento perequativo. Ad esempio se ricevi un bonus annuo di 300 euro, percepirai 185 euro.  

Conoscere cos’è l’elemento perequativo è fondamentale per imparare come leggere una busta paga in tutti i suoi elementi. 

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Investire nel Metaverso conviene? Le previsioni sul mercato degli esperti

Investire nel metaverso conviene? Le previsioni sul mercato degli esperti

Come sta andando il mercato del Metaverso? Quali sono le previsioni degli esperti?

Investire nel metaverso conviene? È davvero un’opportunità da miliardi di dollari o dovrebbe essere ribattezzato “meh-taverse” come fanno i più scettici? Le opinioni sono contrastanti, possiamo però guardare i dati e far raccontare loro come si sta evolvendo questa tecnologia. 

Nonostante il mercato ribassista e la sensazione che l’interesse per i mondi virtuali sia sceso, quest’anno il settore ha raccolto più di 700 milioni di dollari in investimenti di venture capital (DappRadar). Questa cifra corrisponde al 44% di tutti i finanziamenti indirizzati complessivamente al Web3. 

Quali sono le previsioni per il futuro? E come stanno andando le crypto del metaverso

Investire nel Metaverso? Le previsioni degli esperti per il 2035

Per cercare una risposta alla domanda “investire nel metaverso conviene” e farti un’idea di come sta andando il mercato, può essere utile guardare le previsioni degli esperti. Secondo quanto riportato da Reuters, uno studio di Deloitte, commissionato da Meta (Facebook), ha previsto che il metaverso potrebbe contribuire per 760 miliardi di dollari al prodotto interno lordo (PIL) degli Stati Uniti entro il 2035 (circa il 2,4% del totale). In un report separato, Meta ha dichiarato che l’Unione Europea potrebbe vedere un aumento delle opportunità economiche fino a 489 miliardi di euro sempre entro il 2035. 

Nello specifico i guadagni economici sarebbero legati all’uso delle tecnologie nei settori della difesa, della medicina, dell’industria e dell’intrattenimento. 

Previsioni sul Metaverso di Global Data

Anche l’analisi di Global Data, si chiede se investire nel metaverso conviene. Sia sul breve che sul lungo termine. Il report datato settembre 2022 è stato condotto su 20 paesi attraverso analisi storiche e previsionali, considerando il periodo 2020-2030. 

Secondo Global Data il mercato del metaverso nel 2023 sarà valutato 82,27 miliardi di dollari e 996,42 miliardi nel 2030, con un tasso di crescita annuale del 33,6%. Con “mercato del metaverso” gli analisti intendono l’insieme di apparecchiature di rete e infrastrutture, la gestione dei dati, blockchain, criptovalute e NFT, realtà aumentata e virtuale. 

Il report evidenzia come VR e AR siano gli elementi cruciali per lo sviluppo di questa tecnologia, perché la renderanno immersiva e interattiva. Del resto le criptovalute dei metaversi di Decentraland e The Sandbox sono aumentate di circa il 5% subito dopo la presentazione del nuovo visore di Apple a inizio giugno. 

Dai un’occhiata al prezzo delle crypto del metaverso!

Global Data indica come possibili aree di guadagno: intrattenimento, commercio retail, aerospazio e difesa, industria, istruzione, servizi bancari, finanziari e assicurativi (JPMorgan e HSBC sono già entrate a Decentraland e The Sandbox, i principali metaversi crypto).

Anche secondo queste previsioni sul mercato del metaverso, esso comporrà una quota considerevole del fatturato complessivo del 2023 del Nord America: “sebbene la consapevolezza dei consumatori sia ancora bassa, si prevede che la regione, con la sua massiccia penetrazione tecnologica, assisterà a una rapida crescita nel periodo di previsione”.

Pwc: investire nel metaverso conviene? 

Pwc nella sua ultima pubblicazione a tema metaverso mette in guardia dai pericoli di “un rifiuto prematuro delle nuove tecnologie. Infatti, le innovazioni che hanno cambiato il mondo, dalla corrente alternata all’automobile, fino al computer, sono state scartate proprio nel momento in cui erano pronte a decollare”.

Investire nel metaverso conviene? Cosa ne pensa Pwc? Il valore commerciale del metaverso sta già emergendo, “le opportunità non mancano: non solo per i costruttori di mondi fantastici, ma anche per coloro che sono in grado di fornire protezioni della privacy, strutture tecnologiche di base e modi per integrare le nuove tecnologie nelle operazioni”. 

Un aspetto interessante è che l’82% dei dirigenti d’azienda statunitensi intervistati nel 2022 ha dichiarato di aspettarsi che il metaverso diventi “ordinaria amministrazione” entro massimo tre anni. 

Per quanto riguarda l’utilizzo attuale del metaverso, per l’analisi Global Consumer Insights di PwC del febbraio 2023, in cui sono stati intervistati 9.180 consumatori in 25 territori, il 26% degli intervistati ha dichiarato di aver partecipato ad attività nel metaverso nei sei mesi precedenti. I paesi con più utenti sono India, Vietnam, Hong Kong, Stati Uniti, Indonesia, Francia, Canada e Giappone. 

Come stanno andando le crypto del metaverso ora? 

Dopo questa panoramica di opinioni di esperti sull’investire nel metaverso, vediamo come stanno andando le crypto legate ai mondi virtuali. 

Queste a inizio anno hanno seguito l’andamento di Bitcoin al rialzo. Ma se BTC, dai minimi ai massimi, è salito del +88%, MANA, SAND e AXS hanno registrato rispettivamente un +156%, +123% e +98%. L’inizio esplosivo non ha tenuto ed è poi iniziata una discesa graduale. SAND ad esempio, dopo la salita di gennaio, ha provato ad assestarsi su una fascia di prezzo più alta per un paio di mesi, ma poi ha perso il livello tornando a quello di partenza. L’andamento di MANA e AXS è stato molto simile. 

Osservando il grafico di SAND contro BTC su un timeframe più largo, si può notare che da inizio 2022 Bitcoin ha dominato il mercato crypto mentre le altre monete hanno “sottoperformato” ad eccezione di qualche rialzo sporadico. Questo è un fenomeno normale che si verifica in ogni bear market, nei momenti di incertezza in genere ci si sposta sugli asset considerati più solidi. 

Grafico BTC vs SAND 2023

Questa scelta appare giustificata perché guardando ai dati storici Bitcoin a ogni ciclo è ritornato al massimo precedente, mentre non si può dire lo stesso di tutte le altre altcoin. Tuttavia in passato comprare altcoin legate a certi trend nascenti è stata una delle tecniche più utilizzate per aspettare il bull market. 

Attualmente, stando ai dati raccolti da Paypal, le persone in totale spendono 28 miliardi di dollari all’anno nel metaverso. E l’80% di questi utenti utilizza le criptovalute nei mondi virtuali. 

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Tokenizzazione: significato del termine e casi d’uso

Tokenizzazione: significato del termine e casi d’uso

Il punto di incontro tra finanza tradizionale e blockchain? La tokenizzazione ecco cos’è, il suo significato e i casi d’uso  

Qual è il significato di tokenizzazione e cos’è davvero? Questo termine descrive una pratica che pur essendo agli albori, viene considerata già da molti la prossima tendenza che confermerà la popolarità al mondo crypto anche tra chi non ci è mai entrato in contatto. Questa infatti unisce il mondo della blockchain a quello della finanza tradizionale

In poche parole la tokenizzazione è la creazione di un token (tramite smart contract su blockchain) che rappresenta la proprietà di un qualsiasi asset, da azioni a proprietà immobiliari e opere d’arte. La blockchain è un database che garantisce un “certificato” pubblico, condiviso e immutabile delle informazioni legate a questi beni. Per comprendere a fondo il significato di tokenizzazione, approfondiamo il suo funzionamento e i casi d’uso. 

Cos’è la tokenizzazione: il significato spiegato

Il significato di tokenizzazione è quello di rappresentare digitalmente un bene su una blockchain o DLT. Concretamente questo vuol dire che la proprietà e il valore, ad esempio, di un terreno vengono registrati su un database decentralizzato e distribuito e non in una banca dati qualsiasi. I token tracciano l’autenticità e lo storico di un asset, e vengono chiamati real world asset o security token

Una delle particolarità della tokenizzazione è che quando un bene viene associato a un token, è possibile suddividere le sue quote frammentandolo in parti più piccole da vendere. Cosa che non è sempre possibile fare in maniera tradizionale. La frazionalizzazione apre le porte di questi investimenti anche a chi vuole esporsi con delle cifre limitate.

Questa caratteristica è tipica anche delle criptovalute, oggi un Bitcoin vale più di 30.000$ ma per comprarlo non servono cifre astronomiche. Puoi ottenere una sua frazione, anche solo con 10 euro. 

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Tokenizzazione, casi d’uso

Per comprendere cos’è la tokenizzazione, è utile passare in rassegna i possibili casi d’uso. Questa pratica può essere utilizzata su qualsiasi asset come:

  • Beni immobili, più accessibili quando frazionati. La partecipazione sul mercato si espande;
  • Strumenti finanziari, in questo caso la tokenizzazione è utile soprattutto perché offre registri condivisi tra chi li emette e chi li acquista;
  • Materie prime, maggiore liquidità e meno barriere d’ingresso rispetto ad esempio all’acquisto di lingotti d’oro.  
  • Arte, collezionismo e proprietà intellettuale

Prendiamo il caso specifico delle obbligazioni e vediamo il significato di tokenizzazione applicato. Innanzitutto vengono eliminati i certificati fisici o digitali della sottoscrizione dei titoli, la blockchain memorizza tutto in modo permanente rendendo difficile rubare o modificare le informazioni. I dettagli dell’emissione sono codificati in uno smart contract, cosa che garantisce autenticità, tracciamento della provenienza e trasparenza. 

I pagamenti inoltre sono processati immediatamente tramite una semplice transazione senza intermediari come broker. Inoltre se di norma le obbligazioni vengono regolate negli orari di apertura delle banche, con i token si può farlo in qualsiasi momento. La blockchain infatti funziona sempre, tutto il giorno e tutti i giorni. Eliminando periodi di latenza si possono evitare oscillazioni di prezzi e rendere tutto più veloce. Ecco cos’è la tokenizzazione da un punto di vista pratico. 

I vantaggi della tokenizzazione 

Spiegando cos’è la tokenizzazione e il suo significato è evidente che il primo vantaggio è quello di negoziare e gestire beni in modo semplice e efficiente. Proprio per questo Bank of America sostiene che questa pratica sta diventando un fattore chiave per l’adozione degli asset digitali

I punti di forza della tokenizzazione sono: 

  1. Trasparenza: tutte le parti coinvolte nella compravendita hanno a disposizione una documentazione aggiornata;
  2. Tracciabilità: grazie alla blockchain si può risalire all’origine di qualsiasi pagamento o passaggio di proprietà;
  3. Sicurezza: dei certificati che non possono essere modificati o trafugati;
  4. Efficienza: il processo è più snello e ha bisogno di poco intervento umano;
  5. Decentralizzazione: non sono più necessari intermediari, diminuiscono quindi i costi; 
  6. Aumento degli utenti: che possono acquistare beni senza limiti geografici e anche in piccole quote. Vengono abbattute le barriere d’ingresso, uno dei problemi della finanza tradizionale è che non è sempre a portata di tutti sia per i capitali che per le procedure;
  7. Liquidità: la semplicità di acquistare questi token porta un incremento del volume dei capitali sul mercato di riferimento;

Concludiamo questa panoramica su cos’è la tokenizzazione e il suo significato citando le sfide future di questa attività, i prossimi passi per renderla mainstream. In primo luogo lo sviluppo di blockchain e di piattaforme specifiche non è alla portata di tutti, la tecnologia è relativamente nuova e potrebbe essere difficile integrarla in sistemi, anche istituzionali, già esistenti. Inoltre per favorire l’adozione i regolamentatori dovranno elaborare un corpus normativo adeguato. In Italia il decreto legge n. 25/2023, che disciplina gli strumenti finanziari digitali, prevede che i token realizzati su blockchain pubbliche, come Ethereum, debbano avere un responsabile del registro come la banca o l’azienda che li crea. Vigilati a sua volta da Consob e Banca d’Italia.

La rapida proliferazione di questi asset digitali in tutti i settori è un segno che questa tecnologia è destinata ad espandersi. Grazie alla blockchain i servizi finanziari si stanno evolvendo con vantaggi da entrambe le parti coinvolte nelle operazioni. Per tirare le fila e ribadire cos’è la tokenizzazione e il suo significato, possiamo dire che è la possibilità di comprare e vendere qualsiasi cosa sulla blockchain, in maniera veloce e sicura. 

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Euro digitale: cos’è, come funziona e quando arriva

Euro digitale: cos’è? Tutte le cose da sapere

Cos’è l’euro digitale? E come funziona la CBDC della BCE? Tutte le cose da sapere

Cos’è l’euro digitale se non la risposta alla crescente diffusione dei pagamenti digitali? La Banca Centrale Europea nel 2021 ha inaugurato un progetto per fondare la sua moneta elettronica con lo scopo di offrire ai cittadini uno strumento di pagamento efficiente e alternativo rispetto ai contanti. L’idea, che attualmente è in fase di studio, ricalca quella di altri istituti bancari e governi. Tra le nazioni che hanno già lanciato con successo una moneta del genere c’è la Cina con l’e-CYN, lo yuan digitale. 

Euro digitale, cos’è e a cosa serve

Cos’è l’euro digitale? Il primo dubbio da chiarire per spiegarlo è se si tratti di una criptovaluta. Anche se queste due tipologie di monete elettroniche condividono la stessa tecnologia di base, la risposta è negativa. La definizione più corretta è quella di Central Bank Digital Currency (CBDC), ovvero di moneta digitale emessa da una Banca Centrale. A differenza delle criptovalute, le CBDC non sono decentralizzate ma dipendono dall’istituzione finanziaria che le emette che stabilisce quante unità coniare e i ritmi inflazionistici. Allo stesso modo però sono digitali, peer-to-peer e trasparenti. 

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In questo caso specifico, la Banca Centrale Europea spiega cos’è l’euro digitale come “equivalente elettronico del contante”, quindi un’alternativa alle banconote come mezzo di pagamento. L’idea è quella di sviluppare una moneta sicura, facile da usare e disponibile a tutti perché accessibile grazie a una semplice connessione internet. La moneta elettronica avrà lo stesso valore 1:1 dell’euro “tradizionale”, e comunque non sostituirà l’euro fisico. La BCE specifica anche che non si tratterà nemmeno di uno strumento di investimento e che naturalmente sarà conforme al nuovo regolamento MiCA.

D’altro canto l’euro digitale non è una stablecoin, ovvero una criptovaluta che riproduce il prezzo della moneta dell’Eurozona. 

Come funziona

Visto cos’è l’euro digitale, possiamo approfondire come funziona. La BCE sta sperimentando diverse soluzioni per l’infrastruttura della moneta, tra cui le DLT e la blockchain ma anche opzioni più centralizzate. 

Se verrà sviluppato su una rete decentralizzata, l’euro digitale sarà veloce, sicuro, rispettoso della privacy e senza “confini” geografici. A livello tecnico il suo meccanismo sarebbe simile a quello delle criptovalute. 

Sul tema caldo dei dati personali, la Banca Centrale assicura che saranno tracciate solo le informazioni indispensabili per contrastare il riciclaggio di denaro e attività illecite. Ad esempio gli utenti dovranno rendere nota la propria identità nel primo accesso tramite un portafoglio digitale. Pur avendo le idee chiare su cos’è l’euro digitale e a cosa dovrà servire, tutti i dettagli su come funziona sono ancora in definizione. 

Le sue principali sfide sono la possibilità di essere usato 24/7 e di essere convertito in qualsiasi momento con monete o banconote, la disponibilità senza necessità di un conto corrente. Il tutto sempre vigilato e assicurato dalla Banca Centrale

Euro digitale: quando arriva?

Il progetto non è ancora stato approvato ufficialmente, la fase investigativa è iniziata a ottobre 2021 e, secondo quanto riportato dalla BCE, dovrebbe concludersi a ottobre 2023. A quel punto l’istituto bancario dovrà definire cos’è l’euro digitale in tutte le sue sfumature e decidere se portare avanti la sua realizzazione. Al momento non sappiamo se questa moneta elettronica esisterà davvero in futuro. 

In questa prima fase la BCE ha coinvolto 5 aziende per realizzare dei prototipi e casi d’uso. Ad esempio Amazon per i pagamenti su e-commerce.

Fra pochi mesi quindi potremmo rispondere con certezza alla domanda “cos’è l’euro digitale e come funziona”.  E conoscere se anche per l’Eurozona il futuro dei pagamenti sarà digital

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