Bitcoin è spacciato? Smontiamo 5 critiche 

Il crollo di Bitcoin è vicino? Prima o poi i governi vieteranno Bitcoin? È troppo volatile e poco scalabile? Scopri queste e altre 5 critiche smontate!

La fine per Bitcoin è dietro l’angolo? Per i detrattori della finanza decentralizzata pare proprio di sì. Il bear market di queste settimane e il disastro di LUNA hanno alimentato la nuova ondata di critiche a Bitcoin e alle criptovalute. La morte di Bitcoin viene annunciata seguendo i cicli del mercato, a ogni mercato ribassista c’è chi è pronto a scriverne il necrologio. Ma la coin di Nakamoto non molla, abbiamo più volte cercato di sfatare miti e fake news, quali sono le critiche a Bitcoin che sono tornate a galla in questi giorni? Sono fondate?

1. Bitcoin è troppo volatile per essere una riserva di valore

Bitcoin e tutte le criptovalute sono volatili, il loro prezzo infatti è soggetto a oscillazioni frequenti nel tempo. BTC nasce per essere una moneta alternativa alle valute fiat. Una delle 5 critiche a Bitcoin che vedremo in questo articolo riguarda la compatibilità tra questi due aspetti, volatilità e funzione di riserva di valore. Una moneta infatti svolge tre funzioni: unità di conto, riserva di valore e mezzo di pagamento. Secondo alcuni un asset con un prezzo instabile come Bitcoin non può essere considerato una riserva di valore, perché il suo valore non è garantito nel tempo. 

Proviamo a cambiare prospettiva: perché Bitcoin è volatile? Bitcoin ha una fornitura massima stabilita dall’algoritmo (21 milioni), la sua scarsità ne determina il valore e allo stesso tempo la volatilità. Il prezzo di Bitcoin è volatile perché dipende dalla domanda. Più un bene o un prodotto riscuotono interesse, più il loro prezzo sale per lo più se è disponibile in quantità limitata. Quando le persone perdono interesse, anche il suo valore scende. Mantenere il valore della domanda alto potrebbe nel tempo contrastare l’elevata volatilità e quindi permettere a Bitcoin di conservare il suo valore in futuro. Il valore di Bitcoin cresce tanto più quanto individui e istituzioni lo usano per conservare e trasferire valore. Quindi più verrà utilizzato, più verrà legittimata la sua funzione di riserva di valore. 

2. I governi prima o poi metteranno fine a Bitcoin

Ogni governo può stabilire le sue regole sulle criptovalute, può imporre tasse e norme agli exchange e a tutte quelle realtà che dipendono dalla blockchain. Tuttavia nessun governo ha voce in capitolo sulla blockchain stessa, se la rete è davvero decentralizzata e non condizionabile da influenze esterne. Bitcoin non ha niente a che fare con gli stati, quanto è probabile che tutti i governi del mondo si accordino per prendere una posizione comune sull’argomento? Anche se uno Stato dovesse decidere di vietare Bitcoin (come, resta da stabilirlo), la rete si può spostare oltre i confini geografici e politici. Al momento ci sono nodi e mining pool, ovvero centri che si occupano del mining, un po’ ovunque nel mondo.

C’è chi teme il crollo di Bitcoin associato a quello di internet, in effetti Bitcoin senza internet non può esistere. In ogni caso se si dovesse verificare un down della rete, non crollerebbe solo la blockchain ma anche tantissime strutture alla base della nostra società ed economia. I governi si metterebbero subito all’opera per ripristinarla. 

3. Bitcoin non ha valore intrinseco

I beni digitali hanno un valore? Questa domanda ha molto a che fare con le generazioni e a quanto si è familiari con il mondo digitale. Un ragazzo o una ragazza della Gen Z non hanno nessuna difficoltà a rintracciare il valore intrinseco di un post su Instagram o di un assistente vocale. Nessuno al giorno d’oggi può ignorare il valore economico di alcuni prodotti digitali. Se stabiliamo il valore intrinseco sulla base dell’utilità, Bitcoin ne ha una? Bitcoin serve a immagazzinare valore al di fuori di qualsiasi sistema valutario e di trasportarlo in tutto il mondo senza confini. Bitcoin è una merce digitale e per capire il suo valore, proviamo a seguire un esperimento mentale che Satoshi Nakamoto ha proposto nel 2010: 

“Immagina l’esistenza di un metallo scarso come l’oro e con le seguenti caratteristiche:

  • Di colore grigio standard
  • Non un buon conduttore di elettricità
  • Non particolarmente resistente, ma nemmeno duttile o malleabile
  • Non utile per nessuno scopo pratico o ornamentale

Ma con una magica proprietà: può essere trasportato attraverso un “canale di comunicazione”. 

Se in qualche modo acquisisse un qualche valore per qualsiasi motivo, chiunque volesse trasferire ricchezza su una lunga distanza potrebbe comprarne un po’, trasmetterla e farla vendere al destinatario.”

4. Bitcoin è una bolla pronta a scoppiare

Nel settore finanziario il termine “bolla” indica un ciclo economico caratterizzato da una rapida escalation del prezzo di un asset o un bene o un prodotto, seguita da una veloce perdita di valore. Una bolla solitamente si verifica quando i prezzi di un bene crescono fino a superare il suo valore intrinseco e a quel punto è pronta a scoppiare. Tra le bolle storiche più famose c’è la dot-com bubble degli anni ‘90 che ha visto un’eccessiva speculazione sulle innumerevoli aziende e startup a tema internet, la bolla delle case scoppiata negli Stati Uniti tra il 2007 e il 2008, ma la prima vera bolla è legata al commercio dei tulipani nell’Olanda del 17° secolo. Le fasi di una bolla sono state studiate e classificate: tutto inizia quando compare un nuovo prodotto o servizio che attira le attenzioni e i capitali, il suo prezzo sale e gli investitori entrano nel mercato. Per varie ragioni, tra cui la perdita di interesse o la saturazione del mercato, la bolla scoppia, il prezzo scende e tutti vogliono vendere a qualsiasi prezzo. 

Cos’hanno in comune queste bolle con Bitcoin? Certo, la crescita esponenziale di Bitcoin in certi periodi come tra il 2018 e il 2019, ha portato dei sospetti ma a differenza di tulipani, case e aziende tech, Bitcoin è limitato. Non è possibile immetterne una quantità maggiore nel mercato per poter guadagnare di più. Bisogna sempre considerare che i picchi di prezzo e i crolli sono fisiologici dei mercati recenti come quello delle criptovalute.

5. Bitcoin non è abbastanza scalabile per essere usato come metodo di pagamento

Il numero di transazioni che il network di Bitcoin è in grado di finalizzare è inferiore ad altri sistemi di pagamento. Il punto di forza di Bitcoin non è mai stato la velocità, che è stata penalizzata a favore di sicurezza e decentralizzazione seguendo il paradigma del trilemma della scalabilità. Tuttavia non è impossibile usare la rete di Bitcoin per i pagamenti. Esistono delle soluzioni che permettono di usare Bitcoin per le proprie operazioni quotidiane, come il Lightning Network, una rete parallela a quella di BTC che consente di scambiare criptovalute in numerose transazioni contemporanee. In poche parole il Lightning Network apre un canale di pagamento off chain per un periodo di tempo determinato e poi trasmette le transazioni di chiusura alla blockchain di Bitcoin.

Di sicuro questo è un sistema ancora poco conosciuto e utilizzato, come sempre una maggiore diffusione può far crescere le potenzialità di Bitcoin come sistema di pagamento. A questo proposito vengono organizzate delle iniziative di sensibilizzazione, come il Lightning Network Festival di Portland, una fiera in cui tutti i pagamenti passano per il Lightning Network. In questi giorni si sente molto parlare di queste 5 critiche, basteranno a predire il crollo di Bitcoin?