UniSwap o Curve? Due exchange decentralizzati a confronto

Uniswap vs Curve 2022

Uniswap e Curve sono due exchange, entrambi decentralizzati ma con alcune differenze. Scopri qual è il DEX migliore del 2022!

All’inizio, il mercato delle crypto era dominato dagli exchange centralizzati. La facilità d’uso e la comodità dei CEX li ha resi e li rende tuttora lo strumento più sicuro e user-friendly per gli appassionati di crypto. Nel 2018, però, è arrivato UniSwap, il primo exchange decentralizzato innovativo. Rispetto agli exchange decentralizzati di prima generazione, UniSwap è automatizzato, senza un order book vero e proprio, e per questo dispone quasi sempre di una buona liquidità per permettere gli scambi.

Il successo di questo nuovo protocollo ha portato alla nascita di molti altri DEX, a volte quasi “copiati” da UniSwap. Proprio mentre l’ambiente della DeFi stava diventando monotono, è arrivato Curve, un exchange decentralizzato multichain specializzato negli scambi di stablecoin. Questo DEX risolve un problema di UniSwap, ovvero la volatilità delle pool quando le crypto che si scambiano hanno prezzi simili. Vediamo le differenze tra UniSwap e Curve e qual è il miglior DEX nel 2022.

UniSwap, pioniera degli exchange decentralizzati

Chi prima arriva meglio alloggia: anche se le “copie” abbondano, UniSwap è il DEX con i volumi più alti del mercato DeFi. Dal 2018, il protocollo ha rivoluzionato il mercato crypto con la sua piattaforma user-friendly e dalla tecnologia innovativa. Fino a quel momento, i pochi exchange decentralizzati esistenti utilizzavano dei classici order book, che gestivano gli ordini di acquisto o di vendita. Il problema era che in questo modo c’era poca liquidità all’interno dell’exchange; non era raro trovarsi di fronte a scambi lenti, eseguiti a prezzi indesiderati o totalmente bloccati.

UniSwap ha quindi sfruttato la tecnologia degli smart contract e ha sostituito il vecchio sistema peer-to-peer con un sistema peer-to-contract. Il DEX ha inserito nel protocollo gli AMM (Automated Market Maker). Il “maker”, ovvero la parte che soddisfa l’ordine, non è più un altro trader ma uno smart contract. L’AMM prende liquidità dalle “liquidity pool” e porta a termine gli scambi in maniera totalmente automatica. Ogni “pair” di crypto ha una liquidity pool, all’interno della quale sono presenti un gran numero di token sempre disponibili. 

La domanda sorge spontanea: chi è che rimpingua le liquidity pool? Ecco l’altra trovata geniale di UniSwap. Invece di affidarsi ad aziende o investitori, come per gli exchange centralizzati, UniSwap offre ricompense agli utenti che “bloccano” le loro crypto nelle pool di liquidità. Così, sono gli stessi utilizzatori della blockchain a offrire liquidità al DEX, in cambio di una parte delle commissioni dell’exchange.

Curve, un DEX per stablecoin 

UniSwap, e gli exchange decentralizzati in generale, hanno un problema notevole: quando si scambiano crypto con valori simili (come le stablecoin, per esempio), può avvenire un fenomeno detto “slippage”. Lo slippage avviene quando il prezzo di mercato varia repentinamente mentre lo smart contract sta finalizzando l’ordine, portandoti a un risultato diverso da quello inizialmente previsto. 

Curve ha implementato un metodo per evitare questo fenomeno, comune negli altri DEX soprattutto durante lo scambio di stablecoin. Le sue liquidity pool sono specializzate per far fronte a grossi scambi tra valute con bassa differenza di valore. Oltre alle classiche stablecoin, è possibile scambiare anche altre crypto come ad esempio wBTC e renBTC, entrambi token su Ethereum ancorati al valore di BTC.

Curve ha riscosso un certo successo in quanto un DEX così efficace nello scambiare valute di questo tipo ancora non esisteva. Spesso i trader hanno bisogno di un certo tipo di stablecoin rispetto a un altro, perché non tutte le piattaforme e i protocolli accettano ogni tipo di crypto. Ad esempio, un protocollo di DeFi potrebbe accettare solo stablecoin decentralizzate, portando un trader a dover prima scambiare i suoi Tether per DAI o UST.

UniSwap e Curve: le novità dei DEX per il 2022

Due DEX innovativi con due specializzazioni differenti: sembra un buon compromesso, ma sia Curve che UniSwap vogliono espandersi e diventare gli exchange decentralizzati migliori della blockchain! Con gli ultimi aggiornamenti, entrambi i DEX hanno cercato di andare oltre Ethereum e oltre le loro nicchie, ed entrambe le roadmap promettono grandi innovazioni. Vediamo le novità!

UniSwap: l’espansione verso nuovi orizzonti e la concorrenza a Curve

UniSwap ha dominato il mercato dal suo rilascio, tranne per qualche periodo in cui il suo market share è stato insidiato da SushiSwap. Ma, durante l’estate 2021, Curve è riuscito a “flippare” la situazione, e da agosto 2021 UniSwap ha perso la sua corona per quanto riguarda il valore dei token bloccati nel protocollo. Nonostante questo, il team di sviluppo del DEX più famoso della blockchain ha messo in campo una serie di miglioramenti per non essere lasciato indietro dagli avversari sempre più determinati. 

Tra le azioni più significative, c’è l’espansione oltre l’ecosistema di Ethereum verso piattaforme layer-2 come Arbitrum, Optimism e Polygon. Proprio su Polygon il DEX, implementato a fine 2021, ha riscosso un enorme successo! In poco tempo, UniSwap ha scalzato altri exchange decentralizzati come SushiSwap o QuickSwap presenti su Polygon da più tempo. La DAO che governa UniSwap ha inoltre promosso delle iniziative per portarla su altre blockchain, in particolare Gnosis (GNO) e Moonbeam, una parachain di Polkadot (DOT). L’exchange ha anche deciso di provare a esplorare orizzonti oltre la finanza decentralizzata, istituendo gli UniSwap Lab Ventures (ULV), un fondo di investimenti attivo nello sviluppo di strumenti per il Web3. Tra i progetti supportati ci sono nomi importanti come Aave e MakerDAO, l’organizzazione autonoma centralizzata che governa la stablecoin DAI.

Inoltre, l’ultimo grande aggiornamento di UniSwap, V3 (rilasciato a maggio 2021) ha istituito la liquidità concentrata e i range order, due facce della stessa medaglia. La prima permette ai fornitori di liquidità di selezionare una fascia di prezzo specifica per cui fornire liquidità a una singola pool, il secondo dà la possibilità ai trader di scegliere il range di prezzo limite a cui eseguire un ordine. Il vantaggio per i fornitori è che l’estrema volatilità non costituisce più una minaccia per i loro token, mentre per i trader significa avere commissioni più proporzionate al rischio e minore slittamento dei prezzi. La soluzione  è una sfida esplicita a Curve, e potrebbe convincere i trader a scegliere UniSwap come DEX di fiducia se questo sistema dovesse risultare più performante rispetto a quello messo in atto da Curve.

Curve: le liquidity pool e l’endorsement di Terra

Anche Curve ha provato a estendere le proprie potenzialità. Con Curve V2, il protocollo ha cominciato a offrire mercati anche per asset dai valori diversi, grazie a delle liquidity pool che comprendono più di due crypto. Con la nuova versione, infatti, sono state istituite pool con 3, 4 o anche 5 crypto differenti. Tricrypto è una delle liquidity pool più importanti di Curve, e permette scambi tra ETH, wBTC e USDT. Su Polygon è persino disponibile una pool che permette di scambiare wBTC, ETH, DAI, USDC e USDT. Nonostante la presenza di più crypto, l’algoritmo studiato da Curve permette di utilizzare la liquidità in maniera più efficiente, senza creare perdite alla pool stessa.

Per quanto riguarda le pool che comprendono solo stablecoin, 3pool è sicuramente la più importante. All’interno troviamo liquidità per DAI, USDT e USDC. La sua dominanza però è stata messa in discussione da Do Kwon, nella lotta tra DAI e UST, la stablecoin dell’ecosistema Terra. Il 2 aprile, il fondatore di Terra ha annunciato il lancio di 4pool, composta dalle stablecoin UST, FRAX, USDT e USDC. Considerando l’importanza dell’ecosistema Terra, un annuncio del genere potrebbe convincere trader esterni a Curve a utilizzare 4pool per gli scambi tra stablecoin, considerando che USDT, USDC e UST sono rispettivamente prima, seconda e quarta per market cap.

In futuro, Curve potrebbe approdare su Celo, una blockchain per la DeFi che si dichiara eco-sostenibile e “mobile friendly”. Questo potrebbe essere un grande vantaggio per la DeFi, essendo un settore che risente di una gran mancanza di usabilità e accessibilità. Celo ha anche delle stablecoin native ancorate all’euro e al real brasiliano, e potrebbe rappresentare una svolta per chi si approccia alla finanza decentralizzata dall’Europa o dall’America del Sud.

Qual è il miglior DEX nel 2022?

Entrambi i DEX hanno dei punti di forza ma anche delle differenze, qual è il migliore nel 2022? UniSwap è sicuramente un “unicorno” della DeFi, e lo sta dimostrando ulteriormente dopo gli ultimi annunci. Il suo utilizzo si sta diffondendo a macchia d’olio, andando anche oltre la finanza decentralizzata, anche grazie all’interfaccia più semplice e user-friendly rispetto agli avversari. In più, UNI rimane il token DEX con marketcap più alto.

D’altro canto, Curve rimane un exchange decentralizzato valido, con tantissima liquidità a disposizione e con una community attiva. Il valore bloccato all’interno del protocollo è più alto rispetto a UniSwap, un bene per la finanza decentralizzata sempre assetata di liquidità. La governance di Curve, però, ha un difetto: è vulnerabile a un cosiddetto “governance attack”. Bloccare i propri CRV infatti garantisce agli individui un certo numero di voti. Questi voti possono anche aumentare o diminuire gli incentivi di ciascuna pool. Dei malintenzionati, quindi, potrebbero comprare un gran numero di CRV, bloccarli e votare per aumentare le ricompense di una pool, manipolando artificialmente il mercato. Fortunatamente esiste un board di sicurezza per rispondere agli attacchi e ribilanciare l’ecosistema, ma se questa debolezza non verrà sradicata, si tratta di un altro punto a sfavore di CRV rispetto a UNI.


Ma il verdetto finale è riservato al futuro: sarà la V3 di UniSwap la soluzione ai problemi dei DEX, o l’algoritmo firmato Curve rimarrà anche nel 2022 il DEX migliore per le stablecoin?

The Sandbox e Axie Infinity: Metaversi a confronto

Metaverso: differenze tra The Sandbox e Axie Infinity

Qual è il Metaverso più diffuso? Quale ha le partnership più importanti? Ma soprattutto dove ci sono i giochi migliori? 

Benvenuto alla sfida tra Metaversi! Da un lato del ring abbiamo The Sandbox, un Metaverso che può vantare una robusta economia interna, dall’altro Axie Infinity, il mondo virtuale dominato da creature in stile Pokémon. Entrambi si basano sulla blockchain di Ethereum e hanno un token ERC-20, ma è solo questo ad accomunarli. Le differenze tra The Sandbox e Axie Infinity si giocano sul piano dell’usabilità, la qualità dei giochi proposti, le partnership e i progetti futuri. Vediamole insieme!

La crescita di The Sandbox

Anche se le vendite dei terreni digitali di The Sandbox sono diminuite del 54% in questi primi mesi dell’anno, sono comunque in crescita dell’865% rispetto al Q3 del 2021. Le LAND del Metaverso hanno avuto un picco di vendita nel Novembre 2021 quando Facebook ha annunciato il rebranding e tutti hanno cominciato a parlare di Metaverso, poi si sono stabilizzate. Per alcuni le LAND rappresentano un bene da holdare nel lungo periodo, per altri invece è un asset con una strategia buy-sell di breve durata. In generale il 7% dei proprietari terrieri non rivende le proprie LAND per più di un anno, l’11% le rivende entro 30 giorni. Ma la maggior parte degli utenti tiene le proprie LAND per 1-3 mesi prima di venderle. Il mercato delle LAND ha luogo nei marketplace secondari: le LAND nuove vengono vendute per la prima volta dal Metaverso stesso, poi vengono comprate e vendute tra utenti nei mercati secondari. Il 65% dei terreni di The Sandbox è già stato venduto, quello che resta è tutto da conquistare!  

In generale tutte le vendite del Metaverso sono aumentate, tuttavia la crescita di The Sandbox non riguarda solo il mercato ma anche la partecipazione e la popolarità. Un dato impressionante? A Marzo 2022 in occasione del lancio di Alpha Season 2 The Sandbox ha raggiunto più di 2 milioni di utenti registrati

Axie Infinity: l’era del play-to-earn 

Il settore dei videogiochi sta affrontando un nuovo momento della sua evoluzione: l’era della GameFi, ovvero della finanziarizzazione degli asset di gioco. Axie Infinity è il Metaverso su blockchain che ha diffuso il primo modello di monetizzazione play-to-earn (P2E). Si tratta dell’innovazione più recente nell’industria del gioco, e i videogiochi che utilizzano questo modello permettono agli utenti di guadagnare token una volta completate missioni o svolte particolari azioni. Nel caso di Axie Infinity si possono ottenere AXS quando si fanno crescere in salute e giocare gli Axies, i protagonisti del gioco che assomigliano ai Pokemon e ai tamagotchi. Il successo economico, e non, di Axie Infinity, ha ispirato altri giochi come DeFi Kingdoms sull’Harmony Protocol e Star Atlas, su Solana. 

Dove sono le esperienze di gioco migliori?

Una delle principali differenze tra The Sandbox e Axie Infinity riguarda la tipologia e la qualità dei videogiochi disponibili nel Metaverso. Nonostante l’interesse degli utenti per The Sandbox sia molto alto, le esperienze ospitate sulle LAND sono ancora poche e in via di sperimentazione. I fan stanno aspettando con impazienza giochi immersivi e basati su blockchain, come nel caso di Alpha Season 2, il Metaverso al momento propone eventi circoscritti nel tempo per poter giocare. È fondamentale che The Sandbox continui a lavorare per migliorare la creazione dei contenuti e l’accessibilità per gli utenti. Non dimentichiamo che The Sandbox è ancora in versione alpha, questo significa che la maggioranza dei giochi non sono attualmente disponibili. Nel corso dei prossimi trimestri, The Sandbox prevede di permettere agli utenti di costruire esperienze direttamente sulle loro LAND.

Dall’altro lato, i giochi di Axie Infinity sono ben avviati e completamente attivi. Questo Metaverso tuttavia è meno accessibile dal punto di vista economico, per giocare su Axie Infinity infatti è necessario comprare degli item sotto forma di NFT, come gli Axies stessi. Questi NFT possono essere molto costosi e rappresentano una significativa barriera d’ingresso per il gioco. 

Chi ha le partnership più importanti?

Axie Infinity ha tra i suoi partner ufficiali Ubisoft, Samsung e Maker. Pochi ma buoni! Uno dei punti forti di The Sandbox è la costruzione di una fitta rete di partnership e brand. Tra chi ha deciso di collaborare con The Sandbox ci sono esponenti di ogni settore, per i videogiochi c’è Ubisoft, per la musica Warner Music Group, per la moda Gucci. The Sandbox attira aziende e personalità di un certo livello e questo è strategico per la sua popolarità. 

Roadmap: il futuro dei Metaversi

Nelle roadmap di entrambi i Metaversi si può trovare l’intenzione di rendere i progetti sempre più decentralizzati. È prevista l’attivazione di The Sandbox DAO grazie alla partecipazione dei proprietari di LAND e di tutti coloro che possiedono i token di governance SAND, così come la DAO di Axie Infinity che dovrebbe essere operativa nel 2023. Mentre The Sandbox si propone di ampliare le collaborazioni, Axie Infinity ha in programma aggiornamenti più tecnici. Tra questi, rifinire la tokenomics di AXS e rilasciare una versione su iOS e Android del Metaverso. 

Il match non è ancora concluso. Tra le differenze tra The Sandbox e Axie Infinity quale sarà la decisiva a stabilire il KO? 

L’adozione delle criptovalute nel 2022 in Europa e nel mondo

Futuro criptovalute 2022 USA Europa Africa America del Sud

Il futuro delle criptovalute nel 2022 tra le leggi in USA ed Europa, i divieti in Cina e i casi d’uso reali in Africa e America del Sud.

Ormai il fenomeno delle crypto è troppo grande per essere ignorato. Negli USA, il tema è scottante e molto sentito, tanto che ci sono discrepanze tra le idee della SEC, che continua a vietare gli ETF spot, e il governo statunitense stesso. Le crypto però riescono anche a “riunire” la frammentata situazione politica USA, come dimostrato dalle idee affini di Eric Adams, sindaco democratico di New York, e Francis Suarez, primo cittadino repubblicano di Miami recentemente impegnato nella Miami Bitcoin Conference.

E nel resto del mondo? L’Unione Europea sta preparando una serie di leggi che regolamenti le crypto e i wallet, al contrario della Cina che ha completamente bandito le crypto. In Africa e in America del Sud, invece, troviamo casi d’uso reali, un piccolo assaggio di quello che le criptovalute potranno diventare! Scopri di più sul futuro delle criptovalute nel 2022 in Europa, in Africa e in America del Sud.

Le crypto in Europa: regolamentazioni e utilizzi concreti

Il mercato bullish del 2021 ha sicuramente fatto breccia nei cuori di molti europei, che vuol dire questo per il futuro delle criptovalute nel 2022? Secondo uno studio, i cittadini europei sono meno propensi a fidarsi delle criptovalute rispetto ad altri Paesi nel mondo. Il sondaggio ha rilevato che solo il 17% possiede delle crypto, mentre la media globale è del 23%. La presenza di un sistema bancario solido ed efficiente forse non crea quella necessità di convenienza e velocità che le criptovalute soddisfano, tra le altre cose.

Nonostante l’84% della popolazione europea abbia un conto bancario, l’invasione russa dell’Ucraina ha mostrato che le criptovalute possono avere i loro utilizzi in situazioni impreviste ed eccezionali. Con i trasferimenti bancari limitati, è emersa in fretta l’utilità della blockchain come mezzo per trasferire il denaro in maniera peer-to-peer e decentralizzata. L’Ucraina, infatti, ha raccolto più di 70 milioni di dollari con le criptovalute, ignorando i rallentamenti dovuti al collasso delle infrastrutture bancarie. 

Allo stesso modo, la pseudonimia delle crypto ha messo in allerta Europa e USA, che stanno lavorando per garantire che le sanzioni alla Russia siano rispettate. D’altronde le crypto sono neutrali: tutto dipende da ciò che le persone decidono di fare con questa tecnologia. 

L’Africa e il boom delle criptovalute: il caso della Nigeria

Da anni, la maggior parte degli Stati africani ha un grande problema: quello delle infrastrutture finanziarie carenti. Secondo uno studio, solo il 48% dei cittadini africani possiede un conto bancario, meno della metà. Questo rappresenta un grosso limite in un’economia sempre più globale, dove il contante rappresenta ormai una minima parte di tutte le transazioni. Una delle cause è la corruzione dilagante di molti governi, che di conseguenza non riescono a tenere a bada l’inflazione delle monete sovrane. Per esempio, la Nigeria ha un’inflazione del 18%, un numero vertiginoso a cui si è accompagnato un incremento dei prezzi dei generi alimentari del 21%. 

Sempre in Nigeria, c’è un altro dato interessante: su 201 milioni di abitanti, ci sono più di 180 milioni di smartphone con connessione a Internet. E, sorprendentemente, il 35% dei nigeriani afferma di possedere crypto! Più della metà di loro ha poi rivelato che ha intenzione di comprare altre criptovalute nell’immediato futuro, entro il 2022. A cosa si deve questo boom? Più della metà della popolazione dello Stato africano è composta da under-19. Questo, unito all’alta inflazione e alla difficoltà ad accedere a servizi finanziari, potrebbe spiegare la ragione di questo numero così alto.

I dati dal resto dell’Africa sono simili, ma è interessante notare anche un’altra cosa. Rispetto al resto del mondo, i cittadini africani hanno meno crypto ma sono più propensi a utilizzarle in scambi peer-to-peer. Questo dimostra che, mentre nei Paesi più industrializzati si preferiscono criptovalute con un valore tecnologico e finanziario più alto, in Africa si preferisce usare le crypto come valuta per effettuare pagamenti tra cittadini. Come reagiranno i governi di fronte a questi numeri? Mentre alcuni, come in Etiopia, si sono dimostrati aperti alla tecnologia blockchain, è probabile che altri proveranno a rendere i controlli ancora più stringenti. Le criptovalute riusciranno a spianare la strada per la libertà economica dell’Africa?

Le criptovalute in America del Sud: antidoto contro l’inflazione?

L’America del Sud soffre degli stessi problemi dell’Africa, problemi che le crypto possono risolvere, secondo molti sudamericani. Brasile, Argentina e Colombia sono 3 degli Stati che hanno risposto più positivamente alle innovazioni tecnologiche e alla facilità di trasferimento delle criptovalute. In un sondaggio condotto da Sherlock Communications, più del 25% dei cittadini brasiliani ha affermato che ha intenzione di comprare crypto nei prossimi 12 mesi, ovvero più di 36 milioni di persone! 

Quali possono essere i fattori scatenanti? La mancanza di facile accesso a conti bancari, e la dipendenza degli stati dell’America del Sud dalle rimesse estere. Solo il 54% dei cittadini sudamericani possiede un conto corrente. Il problema però è amplificato dal fatto che molte famiglie dipendono dalle rimesse mandate da parenti all’estero. Mandare denaro dagli Stati Uniti al Venezuela, per esempio, è molto costoso e richiede del tempo. Per molti, è più conveniente scambiare il proprio denaro in stablecoin o in Bitcoin, e trasferirli ai wallet dei propri familiari senza passare per dogane o istituti bancari dai controlli troppo stretti. In più, sempre nel caso del Venezuela, è evidente che l’inflazione sta mettendo in ginocchio l’economia del Paese. Invece di conservare i propri soldi sotto il materasso, alcuni cittadini venezuelani hanno deciso di acquistare Bitcoin o stablecoin per proteggere il valore del loro denaro.

Un altro dato interessante è che più della metà degli intervistati ha risposto che non ha intenzione di comprare crypto non perché non le ritiene un buon asset, ma perché non sa come funzionano gli exchange e i wallet. Potenzialmente, degli interventi come quello di Cardano in Etiopia potrebbero avere enormi benefici per la popolazione sudamericana.

Il futuro delle criptovalute e della blockchain potrebbe avere una svolta nel 2022, e non solo nei Paesi meno ricchi. Il dollaro americano sta subendo una inflazione mai vista prima, e alcuni sostengono che le stablecoin possano in parte sopperire alla perdita di valore della valuta più diffusa al mondo.

I 5 migliori tweet di Do Kwon, fondatore di Terra

Do Kwon, il fondatore di Terra

Shopping di BTC? Polemiche contro gli hater del Web3? Scopri i 5 migliori tweet di Do Kwon, il fondatore di Terra! 

A maggio 2022 si è verificato un tracollo dell’ecosistema Terra che ha avuto effetti negativi sia su TerraUSD che su LUNA. Questo articolo è stato scritto prima dell’evento, quindi prima di leggerlo ti invitiamo ad approfondire la situazione e a restare aggiornat*.
In generale, gli articoli di Young Platform sono da considerarsi puramente informativi e non costituiscono un consiglio finanziario.

Chi è Do Kwon? Personalità brillante del mondo crypto di origine coreana, per qualcuno potrebbe incarnare  il classico stereotipo del piccolo genio di origine asiatica. Ex studente di informatica a Stanford, Kwon nel 2018 ha fondato Terra, la blockchain d’appoggio per la creazione di stablecoin decentralizzate. Su Twitter con l’handle di “stablekwon”, Kwon tiene aggiornata la sua community su Terra ma soprattutto sulla sua vita da crypto-star. Ecco una selezione dei 5 migliori tweet di Do Kwon, il fondatore di Terra!

1. Inguaribile shopaholic di Bitcoin 

Tra chi usa Twitter come un diario per condividere le proprie giornate, c’è anche Do Kwon: 

“Oggi ho:

– Innaffiato le mie piante

– Scritto alcune e-mail

– Comprato 230M in $BTC

– Passato l’aspirapolvere in casa

– Mangiato un po’ di McDonalds 

Ora vado a portare a spasso il cane”

Anche le crypto-star passano l’aspirapolvere, hanno una vita come la nostra! Sì, tutto tranne comprare 230 milioni di Bitcoin. Il piano di Do Kwon è quello di costruire una riserva di criptovalute per aiutare le stablecoin algoritmiche di Terra a mantenere il loro valore. La stabilità di UST dipende in primo luogo da LUNA ma le riserve danno una mano. A partire da Gennaio 2022 Do Kwon ha cominciato ad acquistare in maniera costante Bitcoin. Tanto che il wallet della Luna Foundation Guard è entrato nella top 20 dei più grandi e influenti holder, con oltre 1 miliardo di dollari in BTC

Il 10 Aprile Do Kwon ha scritto su Twitter “mi sento carino, potrei andare a fare shopping più tardi” con un cuore arancione. Ecco in arrivo altri Bitcoin, lo shopping può creare dipendenza. Kwon sembra interessato a creare una riserva diversificata e infatti ha anche iniziato ad acquistare anche AVAX.

2. DAI? Morirà per mano mia!

Nella battaglia tra stablecoin chi avrà la meglio? DAI o UST? Do Kwon ha le idee chiare.

Ovvero “per mano mia, DAI morirà”. Do Kwon sembra avere ben chiari i suoi obiettivi cryptocidi e si augura che le stablecoin di Terra diventeranno così forti da poter rendere tutte le altre obsolete. DAI è una delle prime stablecoin ad essere state sviluppate e proprio per la sua resistenza ha convinto anche da coloro che bazzicano nella finanza tradizionale e centralizzata. Dall’altro lato Terra LUNA è il punto di riferimento del momento per la DeFi. 

3. Il nemico comune delle crypto

In uno dei 5 migliori tweet di Do Kwon, il fondatore di Terra spiega che il Web3 va costruito insieme, i sostenitori di Ethereum “non hanno nulla da guadagnare dalla distruzione di Solana, e la DeFi non ha nulla da guadagnare dalla caduta di UST. Ricordate chi è il vero nemico”. Il mondo crypto deve essere competitivo ma non per questo diviso, chi ha scelto di proporre un progetto su blockchain ha bene in mente qual è l’obiettivo finale. Certo, Do Kwon si è promesso di “uccidere” DAI, ma per competizione non perché non ne condivide la mission o percepisce il valore. 

“La divisione che vedo è tra i bagholder che vorrebbero vedere il Web3 diviso, e il resto di noi. E noi abbiamo un messaggio per loro: siete in minoranza”, spesso sono le persone esterne al mondo crypto che cercano di dipingerlo come un mondo selvaggio e spietato. Per commentare questa tendenza, Do Kwon utilizza una scena della serie Rick e Morty che descrive una situazione in cui anche se le persone credono nella stessa causa, si mettono una contro le altre. 

4. Videogiochi su blockchain

Do Kwon su Twitter condivide anche la sua passione per i Lego…

e per Harry Potter. 

Il fondatore di Terra LUNA sembra essere un grande fan dei mondi fantastici e dei videogiochi. Ogni tanto sbucano testimonianze tipo queste o fotografie che immortalano domeniche passate a giocare con videogiochi su blockchain come Super Heroes o C2X, il primo Metaverso costruito su Terra.

5. Fare la storia della DeFi un passo alla volta

Tra i 5 migliori tweet di Do Kwon, c’è anche un piccolo sfogo rivolto a tutti i sostenitori di Terra LUNA. Appassionati ma insaziabili.

“Me stesso: annuncia una pietra miliare monumentale per Terra e per tutta la DeFi 

Luna Twitter: quando <inserire una funzionalità casuale che interessa a una nicchia ristretta di persone>”. 

Tradotto: appena viene rilasciato un aggiornamento o comunicato un progresso importante per l’ecosistema, qualcuno reclama già il passo successivo. Forse Do Kwon sente la pressione di soddisfare tutti i desideri e le richieste della sua esigente community, soprattutto quando viene accusato sottilmente di non fare abbastanza. Per il progetto è essenziale tenersi aggiornato, ma ogni cosa richiede il suo tempo. Per rivoluzionare la finanza bisogna fare un passo alla volta, essere innovatori non significa avere tutte le soluzioni a portata di mano. Il mondo blockchain ha ancora tanto da sviluppare e lungo la strada è bene godersi un successo per volta! 

Young Market: Il rimbalzo di Bitcoin ed Ethereum

Young Market: Il rimbalzo di Bitcoin ed Ethereum

Bitcoin ed Ethereum registrano lo stesso rimbalzo, dopo il tonfo al -15%. Quale sarà l’andamento futuro delle due crypto?

Ben ritrovati: siamo ancora qui, a raccontare andamenti e prezzi di Bitcoin ed Ethereum. Per riassumere all’estremo, possiamo dire che nella settimana tra l’8 e il 14 aprile 2022, la valuta di Satoshi e quella di Vitalik hanno tracciato un grafico a tratti identico. Lo stesso -15% nella sua massima estensione , per poi risalire con un balzo in fascia laterale. E non è finita qui: in conclusione, troverete un approfondimento su The Sandbox, la Regina delle crypto del metaverso.

Come è andato il prezzo di Bitcoin?

Durante l’ultima settimana il mercato crypto ha iniziato un ritracciamento di prezzo notevole, colorando gli ultimi giorni di rosso. Già all’interno dello scorso report avevamo iniziato ad analizzare insieme l’inizio della discesa, coinciso con la formazione della resistenza a 46.000$.

Da lì, come il grafico giornaliero soprastante certifica, il prezzo di Bitcoin è continuato a scendere in modo lento e costante, fino a toccare un prezzo minimo di 39.250$. Siamo di fatto rientrati nella fascia di ranging laterale che ci ha accompagnati per tutto il 2022.

Nella giornata di ieri il prezzo ha iniziato una fase di rimbalzo che ci ha portati a tradare sui 41200$ (al momento di questa scrittura).

Da qui vediamo meglio la discesa effettuata da BTC. La prima zona di resistenza formatasi con 3 rigettazioni è avvenuta in zona 46000$. Nel corso di questa settimana il prezzo ha provato a effettuare ripartenze dalla zona dei 42500$, senza successo.

La discesa nella sua massima estensione ha misurato circa un -15%. Il prezzo si trova adesso in una fascia laterale compresa tra i 38300$ e i 43000$, sarà necessario avere delle chiusure di alto time frame sopra ai 43000$ per ritrovare una sana struttura rialzista.

Come è andato il prezzo di Ethereum?

Il nostro caro Ethereum ha pressoché effettuato lo stesso tragitto compiuto da Bitcoin. Dopo aver registrato il massimo locale a 3570$ il valore è ritracciato fino a un prezzo minimo di 2960$, livello chiave che avevamo individuato già all’interno dello scorso report.

La discesa, nella sua massima estensione, ha misurato un -15% proprio come su Bitcoin. La fascia laterale di Ethereum è ora compresa tra 2960$ e 3270$. Sarà importante vedere il prezzo risalire sopra la parte alta della fascia di ranging per avere nuova forza nel mercato.

Rapporto ETH/BTC

Come già abbiamo anticipato le performance di Bitcoin ed Ethereum sono state molto simili durante gli ultimi 7 giorni. Entrambi, dopo una discesa di circa il 15%, hanno effettuato un rimbalzo rialzista e si trovano adesso all’interno delle loro rispettive fasce laterali.

Il grafico del rapporto tra i due ci attesta questi dati, come possiamo notare infatti la fase laterale sul ratio iniziata la settimana scorsa. Questa fase laterale arriva da un rally rialzista durante il quale Ethereum ha over-performato Bitcoin

Per vedere la continuazione di queste performance il ratio sarà chiamato a superare il valore di resistenza ora formatosi a 0.076.

Tasso di interesse aperto

Per il tasso di interesse aperto, ci appoggiamo ai dati forniti da Glassnode. Come si è comportato l’andamento del tasso? Ha subito variazioni non indifferenti in questi ultimi giorni. Dopo la prima discesa ha infatti subito un’impennata che lo ha portato a toccare i 17,5 miliardi di $. Probabilmente l’attesa di un recupero lampo di prezzo da parte di Bitcoin era molto forte.

Tuttavia il recupero lampo non è arrivato e molti trader sono stati costretti a chiudere le loro posizioni, facendo scendere l’open interest con costanza fino a un valore di 15,5 miliardi di dollari, diminuendo di fatto l’esposizione complessiva di 2 miliardi interi.

Conclusione

Il ritracciamento che già avevamo visto nel report passato ha avuto un seguito, facendo arrivare Bitcoin ed Ethereum a perdere un 15% del loro valore (ai loro minimi).

Entrambi nella giornata del 13 aprile hanno effettuato un lieve rimbalzo rialzista, staremo a vedere se questo rimbalzo sarà sufficiente a portarli a superare le rispettive zone di resistenza, o se, al contrario, nei prossimi giorni ci aspetterà ancora del rosso. Insieme, scopriremo quale sarà il futuro del mercato crypto tra 7 giorni.

Prima però, come promesso, adiamo a scoprire l’universo decentralizzato di The Sandbox, in un approfondimento su prezzo, andamento e caratteristiche.

The Sandbox: Tra LAND e VIP

Come già vi abbiamo raccontato, Sandbox è un progetto di metaverso che affonda le sue radici nel lontano 2011. Nasce infatti da due videogiochi e la componente ludica è quindi fondamentale per l’ecosistema.
Sandbox è passato alla ribalta quando brand e personaggi famosi, hanno iniziato a popolare il suo metaverso comprando le “LAND”: appezzamenti di terreno su cui edificare la propria dimora virtuale.

Andiamo a vedere sul grafico il suo andamento

SAND – il token di riferimento – ha raggiunto i massimi a Novembre 2021, quando il trend del metaverso era in hype. Il prezzo massimo registrato è di 8.79$, da allora il token ha perso quasi il 70% del suo valore. I massimi decrescenti e il supporto in zona 2.7$ non lasciano spazio a dubbi: ci troviamo in una fase discendente di mercato.

Nel frattempo, la FOMO per le criptovalute del metaverso sembra essersi raffreddata, per questo il movimento ribassista è stato molto più ampio rispetto al resto del mercato crypto.

Se il mercato guidato da BTC ed ETH non dovesse tenere i livelli attuali, allora SAND potrebbe rompere al ribasso il floor e un primo target potrebbe essere intorno ai 2$ prima di rivedere i livelli pre bull-run.

In caso di movimento al rialzo occorre rompere la resistenza dei 3.7$ per avere un conclamato impulso rialzista.

Polygon e il piano per rendere MATIC una crypto green

Polygon, il piano per rendere MATIC una criptovaluta green

L’impatto ambientale delle criptovalute è un tema molto discusso, Polygon ha presentato il suo piano per diventare una tra le criptovalute green

Polygon diventa green! La blockchain Proof-of-Stake ha annunciato che entro la fine del 2022 sarà carbon neutral. L’obiettivo? Arrivare a zero emissioni. Uno dei fondatori di Polygon, Sandeep Nailwal ha spiegato: “insieme a Polygon, l’intera industria blockchain ha bisogno di formare un fronte unito per finanziare, sostenere e sfruttare la tecnologia che aiuta a guarire la terra, piuttosto che distruggerla.” 

Presentato il Manifesto Green di Polygon

Lo slogan del Manifesto Green che è stato pubblicato il 12 Aprile 2022 da Polygon recita “uno smart contract con il Pianeta Terra”. La blockchain si è presa dunque l’impegno di siglare un vero e proprio contratto con l’ambiente per rendere ogni token, NFT e operazione DeFi del network sostenibile. Polygon è pronta per attuare il piano per rendere MATIC una criptovaluta green!

“Quando i nostri figli ci chiederanno cosa stavamo facendo durante il decennio cruciale in cui il futuro della vita sulla Terra era in bilico, sarà sufficiente dire che stavamo costruendo una suite completa di soluzioni di scalabilità per Ethereum?”, questo è l’incipit provocatorio del Manifesto. Il team di Polygon ha le idee chiare: l’ambizione, il duro lavoro, le sfide e le vittorie della blockchain non avranno nessun significato per le prossime generazioni se non accompagnate da un progetto concreto per ridurre l’impatto ambientale delle criptovalute. Il Web3 va costruito tenendo presente che ogni azione ha un peso sul pianeta, “la portata del problema [ambientale] può essere scoraggiante, ma possiamo iniziare a fare ciò che è possibile”. Polygon, una volta presentato il piano per rendere MATIC una criptovaluta green, ribadisce la responsabilità di dare l’esempio

Il cambiamento climatico minaccia di accentuare le disuguaglianze economiche esistenti e crearne di nuove, vanificando gli sforzi del Web3 e delle criptovalute per evitare che ciò accada. Questo è uno dei motivi per cui Polygon si sta dedicando a diventare il più green possibile. 

Polygon sarà carbon neutral nel 2022

Qual è il piano di Polygon per diventare carbon neutral nel 2022? La blockchain ha stanziato 20 milioni di dollari per compensare le sue emissioni di carbonio. In concreto verrà registrata e calcolata l’anidride carbonica prodotta con ogni transazione, che sia un NFT creato da un artista, un’operazione DeFi o un token collegato a un progetto che si costruisce sulla rete, per poi compensarla. Come si controbilancia l’emissione di anidride carbonica? Acquistando crediti di carbonio che finanziano iniziative green, progetti nazionali e globali per la tutela ambientale e climatica. Polygon acquisterà 400.000 dollari di crediti di carbonio BCT e MCO2, creati da compensazioni certificate secondo il Verified Carbon Standard, uno dei molti standard approvati dall’International Carbon Reduction and Offset Alliance (ICROA), un organismo chiave del settore che stabilisce le migliori pratiche e garantisce l’integrità ambientale del commercio di crediti di carbonio. 

Dopo aver compensato le transazioni del network, Polygon ha in programma di comprare anche crediti extra per rientrare nella lista delle criptovalute legate all’ambiente. Polygon si vanta di essere la prima blockchain positiva per il clima! 

Polygon sta collaborando anche con KlimaDAO, un collettivo decentralizzato di ambientalisti, sviluppatori e imprenditori, che si occupa del commercio di crediti di carbonio su blockchain. Il piano di 20 milioni servirà anche a incoraggiare i partner dell’ecosistema Polygon a perorare la causa e a facilitare le donazioni per le ONG che combattono il cambiamento climatico.

Ma quanto inquina Polygon? 

KlimaDAO ha condotto anche una ricerca sull’impatto ambientale di Polygon. L’interno network nel 2021 ha prodotto 90.645 T/CO2e, ovvero tonnellate di CO2 equivalente, l’unità di misura per calcolare l’impatto di un gas serra in termini di quantità di anidride carbonica. Per avere un termine di paragone, nello stesso anno, Microsoft ne ha prodotte 10.900.000 tonnellate, Paypal 89.000. Il 99% delle emissioni di Polygon derivano dalle attività per collegare il network alla blockchain di Ethereum, attraverso l’apposito bridge. L’impatto ambientale delle criptovalute spesso viene calcolato a partire dal meccanismo di consenso delle blockchain, Polygon è Proof-of-Stake quindi di per sé è molto più sostenibile di altre blockchain Proof-of-Work. Infatti l’hardware necessario per lo staking di Polygon, e quindi per le attività di validazione dei blocchi, produce 20 T/CO2e, una minima parte di tutti i consumi del network. Le basi per ridurre i consumi sono già buone, ma sarà il Manifesto Green a concretizzare il piano per rendere MATIC una criptovaluta green!

DAI e UST: due stablecoin a confronto

DAI vs UST stablecoin migliore

DAI o UST: qual è la migliore? Un confronto tra le due stablecoin decentralizzate più importanti sul mercato

(Articolo aggiornato al 12 maggio 2022)

Le stablecoin sono fondamentali nell’ecosistema delle crypto. Senza di loro, sarebbe impossibile fare i conti con l’elevata volatilità del mercato delle criptovalute. È per questo che sono fondamentali nel complesso settore della DeFi: permettono di sfruttarne tutte le funzionalità e Dapp potendo contare su un prezzo costante nel tempo, senza sorprese.

Le stablecoin possono essere centralizzate, come Tether o USD Coin, ma questo sistema richiede fiducia nell’azienda che le emette. Un sistema che rispecchia la filosofia blockchain, invece, è quello delle stablecoin decentralizzate. Questo tipo di criptovalute mantiene l’ancoraggio alla valuta di riferimento o attraverso degli algoritmi, che regolano automaticamente domanda e offerta, o attraverso una collateralizzazione in crypto. DAI di MakerDAO e UST di Terra sono le due più importanti sul mercato. Qual è la stablecoin migliore? Vediamo come funzionano e quali sono le differenze!

DAI, la prima stablecoin decentralizzata

DAI è stata la prima stablecoin decentralizzata ad avere successo nel mercato DeFi, nel lontano 2017. La crypto è governata da MakerDAO, una organizzazione autonoma decentralizzata tra le più importanti della blockchain. L’idea di una stablecoin decentralizzata venne al fondatore di MakerDAO Rune Christhensen, in cerca di un modo per creare una criptovaluta efficace come moneta di scambio, ma che non fosse centralizzata come lo era già allora USD Tether. Insieme a MakerDAO rilasciò, nel 2017 il white paper della prima versione di DAI: una stablecoin ancorata al dollaro e collateralizzata da Ethereum. Nel 2019, a seguito di un aggiornamento, DAI può essere collateralizzata da numerose altre crypto oltre ETH. La precedente versione della valuta è passata alla storia come SAI (single-collateral DAI).

Al 12 aprile 2022, la capitalizzazione di mercato di DAI è di 9,2 miliardi di dollari. Questo la rende la quinta stablecoin più importante, e infatti è molto utilizzata non solo nella DeFi e nelle pool di liquidità, ma anche da alcuni e-commerce o progetti di beneficenza come Unicef.

Terra, a ogni valuta la sua stablecoin

L’ecosistema Terra-LUNA, fondato dal coreano Do Kwon, è un progetto a tutto tondo. Oltre a supportare NFT e Web3, Terra è anche una piattaforma molto prolifica nel settore DeFi. E non solo per gli smart contract, ma anche perché permette di creare facilmente stablecoin ancorate a qualunque valuta esistente. USD Terra, la più utilizzata, è ancorata al valore del dollaro; ma esistono anche EUT (ancorata all’euro) e KRT (ancorata al won sudcoreano). A differenza delle altre stablecoin più famose, non c’è niente a collateralizzare il valore delle stablecoin su Terra. Ciò che mantiene stabile UST, ad esempio, è un algoritmo che fa leva sulla crypto principale di Terra, LUNA. Il sistema si è dimostrato molto efficace, ma per garantire ulteriormente la stabilità Do Kwon ha optato per acquistare riserve di criptovalute per avere un ulteriore livello di sicurezza, qualora l’algoritmo non riuscisse più a mantenere il valore di UST pari a quello del dollaro.

Al 12 aprile 2022, la capitalizzazione di USD Terra è di 16,7 miliardi di dollari, ed è la quarta stablecoin più importante. La rapidità di Terra, la presenza di forti protocolli di sicurezza e la possibilità di avere una stablecoin per ogni valuta rendono l’ecosistema coreano uno dei più versatili, e infatti nonostante sia relativamente nuovo (UST esiste solo dal 2020) è già riuscito a superare la più rodata DAI.

DAI vs UST a confronto: quali sono le differenze?

Entrambe le stablecoin sono nate per offrire una soluzione decentralizzata a un mercato estremamente polarizzato. Le prime 3 stablecoin (USD Tether, USD Coin e Binance USD) sono centralizzate, e hanno un market cap di più di 150 miliardi di dollari, ma la situazione potrebbe eventualmente cambiare se UST e DAI continueranno la loro crescita. Vediamo le differenze tra le due stablecoin decentralizzate più importanti, e come hanno intenzione di continuare la loro crescita per diventare la migliore!

DAI, la collateralizzazione e la governance della DAO

Il funzionamento di DAI è allo stesso tempo tradizionale e innovativo. Le stablecoin ancorate al dollaro collateralizzate non sono una novità, ma normalmente erano sempre state garantite da una combinazione di contanti, bond, e titoli di credito. L’idea rivoluzionaria è stata quella di utilizzare come collaterale una criptovaluta! Inizialmente, DAI era collateralizzata solo da Ethereum. Dal 2019, una votazione della DAO ha stabilito che potessero essere usate anche altre crypto. Per assicurare la stabilità della valuta, DAI ha implementato un sistema di “sovracollateralizzazione”. In breve, per ottenere un certo numero di DAI bisogna bloccare negli smart contract della blockchain un valore maggiore di valute collaterali.

Il vantaggio di una collateralizzazione in crypto è che DAI non ha nessuna restrizione legale, al contrario di Tether, per esempio. In quanto totalmente basata su blockchain, l’unico ente a cui dare ascolto è la DAO che la governa. Proprio la DAO è fondamentale nel plasmare lo sviluppo e le innovazioni di DAI. MakerDAO è una delle organizzazioni autonome decentralizzate più longeve della blockchain, e il token MKR permette a chi lo possiede di votare e suggerire nuove funzionalità. Per far fronte all’avanzata di UST, che ha spodestato DAI come stablecoin decentralizzata con più market cap, l’organizzazione ha proposto alcuni aggiornamenti che rendano la stablecoin più stabile, o che le permettano di espandersi oltre i confini della blockchain.

Proposte future per DAI

La prima proposta per rendere l’ecosistema di MakerDAO più appetibile è l’introduzione di un sistema di staking per la valuta di governance, MKR. Per partecipare alle votazioni, non basta possedere MKR ma bisogna anche metterlo in staking, ottendendo in cambio un token chiamato stkMKR. La proposta vuole anche introdurre un sistema di ricompense per chi blocca i propri MKR. Questo incentiverebbe i possessori del token a conservarlo senza venderlo, e potrebbe potenzialmente stabilizzare, se non addirittura far alzare, il valore di MKR.

La seconda proposta è potenzialmente innovativa, ma per questo molto controversa. L’idea di alcuni membri della DAO è di permettere la collateralizzazione di DAI non solo con crypto, ma anche con asset della finanza tradizionale (Real Word Assets, o RWA). Un sistema simile è già stato provato da Centrifuge, una dapp su Ethereum e Polkadot che funge da bridge tra la blockchain e asset tradizionali.

Terra, la regina degli algoritmi

La stablecoin di Terra, UST, ha rappresentato una rivoluzione nel mondo della DeFi. Il suo funzionamento è innovativo, e attualmente rappresenta lo stato dell’arte delle stablecoin decentralizzate. A differenza di DAI, US Terra mantiene il suo ancoraggio al dollaro grazie a un algoritmo, e a un continuo ribilanciamento con la crypto nativa di Terra, LUNA. La fornitura di UST è direttamente legata a quest’ultima. 

Il funzionamento si basa su un sistema di signoraggio. Quando il prezzo di UST sale oltre il dollaro, l’algoritmo converte 1$ di LUNA in UST, aumentando la fornitura circolante e facendo così scendere il prezzo, ma facendo aumentare il valore di LUNA. Al contrario, quando il prezzo della stablecoin scende, allora è UST a essere convertita in LUNA. Così il prezzo della stablecoin sale, e quello di LUNA scende. Questo sistema purtroppo non è riuscito a reggere al crollo del mercato di metà maggio 2022, in cui una combinazione di mercato ribassista e sell-off hanno fatto perdere l’ancoraggio di UST e crollare il prezzo di LUNA. ha studiato un sistema algoritmico che ha resistito ad alcuni crash importanti come quello del 2020, anche se ha subito un crollo durante una fase di discesa di Bitcoin nel 2022. C’è da dire che la “falla” dell’algoritmo potrebbe essere sanata, se la community sceglierà di continuare a credere in Terra, per dar vita a un algoritmo più solido e affidabile di prima.

Stabilità ed espansione, le due parole d’ordine

Nonostante l’ecosistema di Terra abbia già raggiunto grandi traguardi, gli sviluppatori della blockchain non vogliono fermarsi qui. La qualità più preziosa di una stablecoin è, appunto, la stabilità, e per questo Terra Labs, l’azienda dietro LUNA, ha studiato ulteriori metodi per assicurarsi che UST non perda mai il suo ancoraggio anche in questa fase di grandissima espansione. Ha deciso quindi di creare una riserva di crypto differenti, che possano assorbire la volatilità di UST in caso di crolli improvvisi del mercato. La Luna Foundation Guard, la non-profit che custodisce queste riserve, attualmente possiede un gran numero di LUNA e BTC. L’obiettivo di Kwon Do è raggiungere una riserva di BTC del valore di 10 miliardi di dollari. Recentemente, alla riserva si sono aggiunti anche 200 milioni di dollari in AVAX. Questa crypto è stata scelta per la sua recente espansione e per l’entusiasmo della sua community. Il progetto vuole eliminare completamente il rischio di “depegging” di UST, che i detrattori ritengono possibile.

Terra comunque non rinuncia all’espansione nella DeFi. Kwon Do ha annunciato la creazione di “4pool” su Curve, una pool di liquidità di cui fanno parte 4 stablecoin: UST, FRAX, USDC e USDT. La pool ha più di 21 miliardi di dollari di asset, e punta a diventare il punto di riferimento della finanza decentralizzata su Curve. L’obiettivo dichiarato del fondatore di Terra Labs è sostituirsi completamente a DAI, attualmente presente nella “3pool” di Curve con più di 3,3 miliardi di dollari. 

Qual è la stablecoin decentralizzata migliore tra DAI e UST?

La longeva DAI o la rivoluzionaria UST: qual è la stablecoin migliore tra le due? Entrambe hanno dei grandi vantaggi. DAI, proprio in qualità di stablecoin decentralizzata più affermata, ha dei casi d’uso che vanno oltre la blockchain ed è accettata da alcune istituzioni non-crypto. Se la proposta sui Real World Asset dovesse passare, allora si affermerebbe come il ponte primario tra il mondo centralizzato e quello decentralizzato.

D’altra parte, UST ha studiato un sistema algoritmico che ha resistito ad alcuni crash importanti come quello del 2020, anche se ha subito un crollo durante una fase di discesa di Bitcoin nel 2022. C’è da dire che la “falla” dell’algoritmo potrebbe essere sanata, se la community sceglierà di continuare a credere in Terra, per dar vita a un algoritmo più solido e affidabile di prima.

Nonostante le differenze, sia DAI che UST sono stablecoin imprescindibili per un corretto funzionamento e utilizzo della finanza decentralizzata. Tra 10 anni esisteranno ancora entrambe, o una delle due avrà preso totalmente il sopravvento sull’altra? 

5 errori da evitare se possiedi Bitcoin e crypto

FOMO, seed phrase dimenticate e progetti discutibili: scopri i 5 errori da evitare se possiedi Bitcoin e crypto

Hai un wallet pieno di Bitcoin e non vedi l’ora di dirlo a tutti i tuoi amici? Quando fai le pulizie di primavera butti tutto quello che ti capita a tiro? Ti lasci emozionare troppo facilmente da nuovi progetti crypto? Questi comportamenti sono il modo migliore per mettere a rischio le proprie criptovalute, ma sei ancora in tempo per rimediare! Scopri quali errori non fare se possiedi Bitcoin e altre crypto!

Quando si parla di blockchain bisogna fare attenzione: Bitcoin è un protocollo decentralizzato, ciò significa che se perdi l’accesso al tuo wallet puoi dire addio a tutti i tuoi satoshi! Nessuna banca ti restituirà i soldi se qualche malintenzionato riesce a rubare la tua seed phrase. Fortunatamente proteggersi è facile: basta non fare questi errori e le tue criptovalute saranno più sicure che in una cassaforte!

1. Vantarsi dei propri Bitcoin

Fai attenzione quando parli dei tuoi Bitcoin! Va bene condividere il proprio interesse per la blockchain e per i progetti che più ti ispirano, ma sbandierare quanto è ricco il tuo portafoglio potrebbe attirare le attenzioni dei malintenzionati. Parleresti mai liberamente di quanti soldi hai sul tuo conto corrente?

I truffatori colpiscono soprattutto su internet o al telefono. Non condividere mai i tuoi dati personali con persone che non conosci che ti contattano privatamente. 

2. Credere di avere una memoria di ferro

Magari ti ricordi tutti i sette re di Roma a memoria, ma ricordarsi le 24 parole della tua seed phrase nell’ordine corretto è decisamente più difficile. Grazie a questa speciale password le tue crypto sono sempre tue e nessuno può accedere al tuo wallet, ma ricordati che se la perdi, allora neanche tu potrai più accedere ai tuoi preziosi bitcoin! Un metodo potrebbe essere quello di segnarsi la seed phrase su uno o più fogli di carta e conservarli in posti sicuri (possibilmente non vicini al tuo cold wallet se usi uno strumento di questo tipo). In alternativa puoi affidarti a exchange centralizzati affidabili e che impiegano tutte le misure di sicurezza più avanzate, come l’autenticazione a due fattori. Un’ulteriore buona pratica per conservare i tuoi asset digitali è utilizzare un password manager sicuro!

3. Non informarsi sui progetti

Vuoi diversificare il tuo portafoglio e proprio ieri un tuo amico ti ha detto di comprare una criptovaluta che secondo lui farà il botto? Quando si parla di progetti Web3 bisogna sempre tenere a mente il mantra più importante di tutti: DYOR. Informati sempre sulla crypto che vorresti acquistare, e non dare nulla per scontato: controlla il white paper, le aziende che la supportano, i loro profili social e confrontati con l’esperienza di altri utenti. Non lasciare nulla al caso: a volte può capitare di imbattersi in criptovalute estremamente promettenti ma che poi si rivelano essere dei rug pull. Questo non deve farti demordere: ci sono moltissimi progetti blockchain leciti e a cui lavorano team di sviluppatori professionali e responsabili.

4. Niente panico

Chi ha esperienza nei mercati tradizionali lo sa bene: farsi prendere dal panico è sempre una pessima idea. Il “panic selling”, a volte, potrebbe spingerti a vendere quando il mercato va male, per poi renderti conto che un -10% è diventato un +50% appena il giorno dopo! Quando si parla di criptovalute le fluttuazioni sono all’ordine del giorno, e per questo chi vende spinto dalla paura è scherzosamente chiamato “paper hands” dalla community di appassionati del settore. Nonostante l’accezione scherzosa di questo soprannome, comportarsi da paper hands potrebbe far crollare il valore del tuo portafoglio crypto. In un certo senso vendere, in perdita, solo perché ci si è fatti prendere dal panico, è un po’ come buttare una parte dei tuoi Bitcoin dalla finestra.  . 

5. Farsi prendere da (troppo) entusiasmo

FOMO, ovvero Fear of Missing Out, è un concetto che si può applicare in molti settori. Quando si parla di FOMO e  criptovalute, ci si riferisce all’entusiasmo che può portarti ad acquistare un token o una coin che sta apparentemente sbancando il mercato. Il problema è che spesso questo entusiasmo coincide con la paura di perdere l’occasione della vita, e può farti comprare un token senza fare le dovute ricerche. Potresti essere fortunato e potrebbe andarti bene, e magari quella criptovaluta farà il botto… oppure potrebbe subire subito dopo un crash.  

Questi ultimi due “errori” colpiscono di solito i nuovi arrivati sul mercato. Tuttavia ogni criptovaluta è un caso specifico e si comporta in modo unico. L’unica regola rimane quella di studiare e approfondire prima di agire.

La serie Diavoli celebra la seconda stagione con degli NFT

Escono gli NFT di Diavoli la serie tv di Sky

Escono gli NFT di Diavoli, la serie tv di Sky con Alessandro Borghi e Patrick Dempsey

Diavoli è una serie televisiva basata sull’omonimo romanzo di Guido Maria Brera, edito da Rizzoli nel 2020. Lo sfondo della vicenda è la crisi finanziaria post 2008, il protagonista è Massimo Ruggero, trader di una grande banca americana con sede a Londra. Insieme al suo mentore Dominic Morgan, scoprirà i lati oscuri della finanza internazionale. I due magnati della finanza sono interpretati rispettivamente da Alessandro Borghi e Patrick Dempsey. La seconda stagione della serie tv uscirà il 22 Aprile 2022 su Sky e NOW tv e per l’occasione sono stati creati degli NFT dedicati a Diavoli. Scopri i dettagli!

Gli NFT di Diavoli dedicati a BTC

Durante la prima della seconda stagione della serie tv il 7 Aprile 2022 a Milano, è stata presentata la collezione di NFT di Diavoli ai membri del cast, giornalisti e numerose celebrità. I token non fungibili in questione sono nati dalla collaborazione tra Sky, Acta Fintech e l’artista NFT italiano Gian Lorenzo Comandini, in arte Sempre Burrasca. Acta Fintech è un’agenzia di marketing orientata alla blockchain e alle criptovalute. La collezione di Diavoli è composta da 500 pezzi, l’opera è in formato video, il soggetto è un insieme di vecchie televisioni dai cui schermi compaiono immagini dei protagonisti della serie sopraffatti e, quasi “risucchiati”, da Bitcoin. Nell’opera d’arte digital lampeggiano le parole “Bitcoin is what they fear it is”, ovvero “Bitcoin è proprio quello che temono che sia”. Claim che rappresenta anche il titolo dell’opera. 

Il significato degli NFT di Diavoli

Su Opensea l’opera viene descritta come rappresentazione della “più grande paura del mondo della finanza: le crypto. L’NFT è stato realizzato per celebrare la seconda stagione di Diavoli: all’interno dell’opera i protagonisti vengono sopraffatti dal Bitcoin, che monopolizza ogni trasmissione”. L’idea che l’opera vuole restituire è l’inarrestabile diffusione di Bitcoin e la sua pervasività, nessuno può più sfuggire alla blockchain, nemmeno la finanza di alto profilo. 

Brera a Cointelegraph ha dichiarato che: “La blockchain è la tecnologia più dirompente creata negli ultimi anni. I suoi limiti sono pari ai limiti della nostra immaginazione. Generare un NFT collegato a ‘I Diavoli’ è come fissare qualcosa che resterà lì per sempre, nessuno potrà alterarlo o cancellarlo. Ed ha in sé una forte valenza democratica, finalmente un’opera d’arte sarà frazionabile ed appartenere a gruppi di persone che fino a quel giorno non avrebbero avuto possibilità di acquistarla per intero.

In Diavoli ‘we don’t fear change, we make it!’”

Bitcoin is what they fear it is è stato realizzato sulla blockchain di Polygon e le 500 copie sono state regalate tramite QR code durante la prima della seconda stagione della serie. Ora i token non fungibili di Diavoli, la serie tv di Sky, si possono acquistare nei mercati secondari.

Le novità sul Mining alla Miami Bitcoin Conference 2022

Il Mining di Bitcoin alla Miami Bitcoin Conference

Il Proof-of-Work e il mining di Bitcoin sono al centro dell’evento di Miami, quali le novità?

Cosa si può concludere dagli ultimi giorni della Miami Bitcoin Conference 2022? Che Bitcoin è ormai un fenomeno culturale. I partecipanti all’evento sono stati 35.000, come si può leggere nel sito ufficiale, e gli ospiti non erano solo esponenti del mondo crypto ma anche celebrità come la campionessa Serena Williams che si è rivelata una grande fan delle crypto. Questa edizione della Bitcoin Conference ha evidenziato come il progetto di Satoshi Nakamoto non sia più una nicchia ma che attiri anche persone non particolarmente interessate agli aspetti tecnologici, dimostrando che non bisogna sapere cos’è la SHA256 per essere a favore di Bitcoin. Insomma proprio tutti cominciano a simpatizzare per Bitcoin! 

A Miami si parla di Lightning Network, della diffusione di BTC nelle città ma il tema principale pare essere il mining. Ci sono molte esposizioni di aziende di mining e conferenze legate al Proof-of-Work, infatti se Ethereum sta passando gradualmente al Proof-of-Stake, Bitcoin è sempre più legato al mining. Sembra proprio che il futuro delle due principali blockchain in circolazione d’ora in avanti si giocherà sulle differenze del loro meccanismo di consenso. Vediamo le novità del mining di Bitcoin alla Miami Bitcoin Conference!

Cosa ne pensano i bitcoiner della DeFi?

L’entusiasmo generale per gli NFT e la DeFi sembra aver spostato i riflettori da Bitcoin a Ethereum e ad altre blockchain PoS. Per alcuni Bitcoin non può competere con altri network per quanto riguarda la finanza decentralizzata, ma alla Miami Bitcoin Conference la DeFi non è stata un tasto dolente. Anzi, esperti e appassionati si sono chiesti come Bitcoin possa ricavarsi uno spazio nella finanza decentralizzata, scambiandosi input per trovare delle soluzioni concrete. Una delle idee emerse è quella di programmare Layer 1 collegate a Bitcoin e dedicate allo sviluppo di smart contract e dapp. ALEX ad esempio, è una piattaforma DeFi che si serve di market maker automatizzati (AMM) basati su Bitcoin. 

I bitcoiner non hanno timori nel sostenere che Bitcoin possa essere una grande infrastruttura per il Web3 e che sarà capace di soddisfare la domanda del mercato anche in termini di smart contract e dapp. 

Novità per il mining di Bitcoin? La discussione aperta 

Tra i rappresentanti del mondo Bitcoin alla Miami Bitcoin Conference ci sono stati anche leader dell’industria del mining. Questi, discutendo sullo stato attuale del mining di Bitcoin, hanno affrontato temi caldi come la decentralizzazione delle mining farm, la stabilità dell’industria e l’home mining, ovvero il mining di Bitcoin svolto da singoli miner senza alcuna azienda alle spalle. Il punto di partenza di tutti gli interventi è stata la consapevolezza che il mining si sta muovendo a tutta velocità, l’industria è frenetica e la sfida è riuscire a tenere il passo. Le compagnie di mining stanno scalando a un ritmo sempre più incalzante e per resistere i miner devono essere competitivi a livelli di costi e utilizzare le tecnologie più recenti ed efficienti. Nell’industria del mining c’è così tanta concorrenza che alcuni tra i dirigenti presenti alla Miami Bitcoin Conference hanno affermato che non vorrebbero trovarsi nei panni di chi vuole iniziare un business di questo tipo ora! 

La decentralizzazione delle mining farm

Il mining di Bitcoin può essere decentralizzato solo se le mining farm sono sparse nel territorio? Questa è stata la domanda principale a cui si è cercato di rispondere sul tema della decentralizzazione delle mining farm. Ben Gagnon, chief mining officer di Bitfarms, ha fatto notare che non bisogna considerare la decentralizzazione solo dal punto di vista geografico, se si vogliono prevenire i famosi 51% attack, non è la distribuzione fisica delle attrezzature di mining che conta ma la proprietà di queste: “posso controllare il 51% degli hashrate in tutto il mondo ma non ho bisogno di controllarlo tutto da un luogo”. Anche Stephen Barbour, il proprietario di Upstream Data, ha confermato che è la proprietà dell’hashrate il fattore determinante nella decentralizzazione: se c’è un unico proprietario la distribuzione geografica non fa la differenza. 

Cosa aspettarci dal mining di Bitcoin in futuro?

I leader del settore hanno in più occasioni incoraggiato l’home mining durante l’evento. Tra il pubblico delle conferenze molti hanno affermato di aver fatto mining a casa in qualche modo. In futuro la tecnologia potrebbe rendere sempre più accessibile questa pratica anche a miner meno esperti e “casalinghi”, permettendo loro di utilizzare anche il calore prodotto dal lavoro degli hardware. È questa la più chiacchierata novità del mining di Bitcoin: il riutilizzo degli eccessi di calore. Jonathan Yuan, proprietario di Coin Heated, ha cominciato a commercializzare questa fonte energetica come prodotto lavorando con una distilleria di whisky per riscaldare l’acqua necessaria nel processo di distillazione. 

L’ultimo aspetto del mining di Bitcoin alla Miami Bitcoin Conference 2022 è la richiesta dei miner di stabilità. I governi infatti sembrano cambiare idea molto spesso sui permessi e i requisiti per aprire una mining farm nel proprio paese. Fred Thiel, CEO di Marathon, ha spiegato che aprire un’impresa di mining è costoso e ci vogliono anni per recuperare i capitali, non è l’ideale quando si è costretti da un giorno all’altro a cambiare sede.