Crypto.com: la storia del dominio internet che vale milioni di dollari

La storia della vendita milionaria del dominio crypto.com

La storia della vendita milionaria del dominio internet Crypto.com racconta l’importanza di avere un nome riconoscibile sul web!

A noi che usiamo internet quotidianamente, può sfuggire il ruolo determinante dei domini internet. Tra la fine degli anni ‘90 e l’inizio del nuovo millennio, i domini furono oggetto di una vera e propria speculazione ma anche in tempi più recenti la vendita di certi indirizzi ha raggiunto cifre astronomiche. È il caso del domino Crypto.com, registrato negli anni ‘90 e rivenduto per milioni di dollari nel 2018. Dalla storia della vendita milionaria del dominio internet Crypto.com emergono numerosi spunti di riflessione sull’importanza dell’identità sul Web!

“Crypto.com” non è il vero nome dell’exchange 

Forse non sai che “Crypto.com” non è il nome originario del noto exchange centralizzato di criptovalute. L’azienda fondata ad Hong Kong nel 2016 da Bobby Bao, Gary Or, Kris Marszalek e Rafael Melo nasce con il nome “Monaco”. Solo qualche anno dopo, nel 2018, l’exchange viene ribattezzato “Crypto.com”, grazie all’acquisto dei diritti sull’omonimo dominio internet. L’azienda ha speso una cifra enorme per ottenere questo dominio, battendosi con il precedente proprietario che per moltissimi anni ha rifiutato qualsiasi offerta. Per quanto è stato comprato il dominio Crypto.com? La trattativa è rimasta sempre segreta ma la cifra stimata è compresa tra i 5 e i 10 milioni di dollari

Chi era il proprietario del dominio internet Crypto.com

Il primo proprietario del dominio Crypto.com è stato Matt Blaze, professore e ricercatore di crittografia dell’Università della Pennsylvania, che lo aveva registrato nel 1993 all’inizio della sua carriera accademica. Blaze all’epoca aveva depositato il dominio gratuitamente, perché solo a partire dal 1995 l’organizzazione che gestiva il Domain Name System (DNS) ha deciso di monetizzare la registrazione dei domini. Blaze utilizzava il dominio Crypto.com come indirizzo del suo blog personale a tema crittografia in cui condivideva risorse e cercava di sfatare il mito per cui la crittografia è un’attività da criminali. Già nel 2000 un’azienda chiamata “Crypto.Com, Inc” che si occupava di servizi di comunicazione criptati, ha fatto la prima proposta per acquistare il dominio di proprietà di Blaze. Ma è solo con il boom delle criptovalute, intorno al 2016, che Blaze è stato sommerso dalle offerte per Crypto.com. Il professore tuttavia non ha mai avuto intenzione di cedere il suo prezioso dominio, dichiarando più volte e pubblicamente che Crypto.com non era in vendita. 

Crypto.com un dominio internet prezioso (per molte ragioni)

Nella sua storia Crypto.com si è rivelato un dominio prezioso perché unico e capace di comunicare un’identità precisa, quella del mondo delle criptovalute. Chiunque lo utilizzi, verrà immediatamente associato al settore che rappresenta. 

Il dominio Crypto.com era così ambito che un potenziale acquirente è arrivato a presentarsi nell’ufficio di Blaze all’Università, supplicando il professore di accettare la sua offerta. 

Ma perché Blaze si è opposto in maniera così decisa alla vendita del dominio Crypto.com? Anche in questo caso ritorna la questione dell’identità, in poche parole Blaze sosteneva che il dominio dovesse far riferimento a un progetto di crittografia e non a uno di criptovalute, dal momento che il significato originario di “crypto” è relativo alla prima area semantica. Blaze criticava l’uso del termine “crypto” per riferirsi alle criptovalute, “crypto” è nata come l’abbreviazione di “cryptography” e non di “cryptocurrency”. Il professore non voleva alimentare l’associazione della crittografia alle criptovalute che personalmente ha sempre guardato con sospetto e poco legate alla crittografia. 

A sostegno di questa tesi nel 2017 si è esposto anche Lorenzo Franceschi-Bicchierai, un giornalista esperto di hacking e cybersecurity. Franceschi-Bicchierai mostrava come su Google News o secondo i vocabolari, “crypto” facesse riferimento alla crittografia: “si pensi, ad esempio, al termine ‘guerre crittografiche’ (‘Crypto Wars’), che si riferisce agli sforzi del governo (originariamente quello statunitense) per minare e rallentare l’adozione di sistemi di comunicazione infrangibili“. Nel contributo del giornalista appare anche una dichiarazione di Emin Gün Sirer (che ancora non aveva fondato Avalanche) in cui spiegava che la crittografia nelle criptovalute è un elemento “ancillare” e che la vera innovazione è l’uso delle blockchain come meccanismi di consenso e sistemi distribuiti. 

Questo succedeva nel 2017, ora la situazione è decisamente ribaltata. La lingua si è evoluta e cercare “crypto” su Google significa imbattersi in contenuti e informazioni che riguardano esclusivamente il mondo Bitcoin&Co. Oggi nei dizionari il primo significato è “abbreviazione per criptovaluta”, solo il secondo è “relativo a crittografia”. 

La vendita milionaria del dominio Crypto.com

All’improvviso però nel 2018 Blaze scrive sul suo blog: “negli ultimi anni ho ricevuto una serie crescente di offerte, molte delle quali ovviamente non serie, ma alcune delle quali, francamente, attiravano l’attenzione, per il dominio Crypto.com. Ho ignorato la maggior parte di esse, ma è diventato sempre più chiaro che tenere il dominio aveva sempre meno senso per me. All’inizio di quest’anno ho avviato una discussione confidenziale con alcuni potenziali acquirenti seri. Il mese scorso ho raggiunto un accordo per la vendita del dominio”. 

Il crittografo Blaze aveva in effetti venduto il dominio Crypto.com all’exchange di criptovalute Monaco per qualche milione di dollari. Dopo l’acquisto l’ex azienda “Monaco” ha attuato l’operazione di rebranding per diventare “Crypto.com” come la conosciamo ora. Il caso di Crypto.com è solo uno dei tanti esempi di quanto un dominio possa essere importante nell’identità di un brand. Essere riconoscibili su internet, con il nome più appropriato, diventa una questione d’affari (da milioni di dollari). L’operazione dell’exchange di Hong Kong ha fatto in modo che il suo brand si identificasse in maniera diretta con il suo prodotto, per l’appunto le crypto.

Molti altri domini a tema crypto hanno avuto una storia simile a quella di Crypto.com e sono passati in mano ad aziende del settore. Tra questi domini internet ci sono Tokens.com venduto per 500.000$, Cryptoworld.com per 195.000$, Eth.com per 2 milioni di dollari e Bitcoinwallet.com per 250.000$. 

Tutto su Aptos, la nuova blockchain Layer 1 del momento

Aptos crypto: cos’è la nuova criptovaluta e blockchain Layer 1

Mercoledì 19 Ottobre 2022 è stata lanciata Aptos. Che cos’è e come funziona questa nuova blockchain Layer 1 che viene definita Solana Killer? 

Mercoledì 19 Ottobre è stata lanciata Aptos, una nuova blockchain Layer 1 sviluppata da ex dipendenti di Meta. Aptos a pochi giorni dal debutto nel mondo crypto, sta già facendo parlare di sé, sia in positivo che in negativo. Da un lato c’è chi presenta Aptos e la sua crypto APT come i possibili Solana Killer, per via della grande quantità di transazioni al secondo che promette di riuscire a processare. D’altro canto il lancio della crypto Aptos è stato criticato a causa di diversi fattori, come il listing “prematuro” su noti exchange crypto, anteriore al rilascio della tokenomics di APT. Scopri che cos’è la crypto Aptos e le principali polemiche relative al lancio!

La nascita della nuova criptovaluta Aptos

Aptos è una blockchain Layer 1 fondata da alcuni ex dipendenti di Meta (prima Facebook). Il gruppo di sviluppatori, ha fondato ad Agosto 2022 la Aptos Foundation, che si occupa di definire le linee guida del progetto. La nuova blockchain utilizza un algoritmo di consenso di tipo Proof-of-Stake per validare le transazioni sul suo network. La nuova criptovaluta Aptos è programmata in Move,  un linguaggio per la scrittura di smart contract, sviluppato da Facebook nel 2019. Move è stato creato per costruire la blockchain nativa di Facebook, Diem. Il progetto è stato tuttavia abbandonato a Gennaio 2022

Già prima del lancio, la blockchain Layer 1 di Aptos e la sua crypto APT hanno fatto parlare molto di sé. Il motivo? Il grande interesse da parte di importanti fondi di venture capital, che hanno deciso di investire nel progetto. Aptos ha raccolto 350 milioni in tre diversi round di finanziamenti tra Marzo e Settembre 2022. I fondi provengono da alcuni dei più importanti venture capital del mercato crypto come Andreessen Horowitz (a16z), Jump Crypto, FTX Ventures e Binance Labs.

Come funziona Aptos, la nuova blockchain Layer 1?

La nuova blockchain Layer 1 Aptos è stata sottoposta ad un intensivo programma di testing durante i mesi precedenti al lancio. Aptos che utilizza un algoritmo di consenso di tipo Proof-of-Stake, funziona grazie al lavoro di 102 validatori che si occupano della sicurezza del network. Aptos vuole distinguersi per la capacità di processare più di 160.000 transazioni al secondo, un numero ben superiore a quello della altre blockchain Layer 1. Ad oggi il competitor da battere è Solana, la blockchain Layer 1 che sulla carta può processare il numero maggiore di transazioni al secondo, arrivando ad un massimo di 65.000. Per questo motivo è stata definita, in occasione del suo lancio, un possibile Solana Killer. 

Aptos Foundation intende garantire ai suoi utenti un’elevata usabilità del network. Uno dei principali punti deboli che il Web3 sta affrontando è infatti la complessità di utilizzo. Aptos, grazie soprattutto al linguaggio di programmazione Move, vuole migliorare le cose! Move infatti è stato progettato per costruire smart contract e DApp più user friendly, che possano essere utilizzate anche da chi non conosce a fondo le tecnologie che le compongono.

In questa prima settimana di vita il network di Aptos è già molto attivo, soprattutto per quanto riguarda gli NFT, che hanno fatto registrare volumi notevoli. Per esempio la collezione Aptos Monkeys, lanciata sull’NFT marketplace Topaz, ha raccolto, nelle prime 24 ore dal suo lancio, quasi 300.000 APT, circa 2,7 milioni di dollari. Il portafoglio principale per conservare e utilizzare i propri token APT ed i propri NFT su Aptos è un’estensione Web che si chiama Petra ed ha già superato i 300.000 download sul chrome web store.

Aptos: un inizio poco trasparente? 

Il lancio della nuova criptovaluta Aptos, ha senza dubbio spezzato la monotonia di questo bear market, generando molte polemiche ma anche qualche apprezzamento. Ma andiamo con ordine. Le prime critiche sono sorte nelle ore precedenti al lancio, quando, gli utenti che avevano utilizzato la testnet (una copia quasi identica della blockchain principale che viene utilizzata per la sperimentazione) di Aptos, hanno ricevuto un airdrop davvero sostanzioso. Le ricompense distribuite tramite l’airdrop sono state o di 150 o 300 unità della nuova criptovaluta Aptos a seconda delle task che gli utenti hanno compiuto sulla testnet. Aptos Foundation ha infatti distribuito 20,1 milioni di crypto APT che rappresentano circa il 2% della fornitura totale. Questa quantità di APT aveva, al momento della distribuzione, un valore compreso tra i 200 e i 260 milioni di dollari ed è stato diviso tra 110.235 crypto wallet.

Le critiche, in questo caso, vertevano sul fatto che l’airdrop fosse eccessivo e andasse a vantaggio dei cosiddetti “airdrop hunters”. Gli airdrop hunters sono coloro che completano le task richieste dai protocolli blockchain utilizzando diversi portafogli e una volta ricevuto l’airdrop vendono istantaneamente le crypto ricevute.

La seconda ondata di critiche riguarda la scelta della crypto Aptos e di alcuni Exchange tra cui Binance e FTX di rendere disponibile il trading prima che fosse rilasciata ufficialmente la tokenomics. Questa scelta della Aptos Foundation ha messo i potenziali investitori in una posizione scomoda. Da un lato non avrebbero voluto perdersi il lancio di Aptos ma dall’altro non si sentivano sicuri data la poca trasparenza dimostrata dal progetto.

La tokenomics di APT, la crypto di Aptos

La tokenomics, che è arrivata solo dopo i listing in alcuni degli exchange più noti, prevede una fornitura totale di APT di un miliardo di token, 510 milioni detenuti da società di venture capital e 410 milioni, detenuti dalla Aptos Foundation. Questi 410 milioni di token sono, ad oggi, bloccati e verranno sbloccati progressivamente nel corso dei prossimi 10 anni. La restante parte della supply della crypto Aptos, in totale 80 milioni di APT, sono in parte stati distribuiti attraverso l’airdrop e in parte saranno messi a disposizione dei progetti che nasceranno sulla blockchain. 

Se il ritardo nella pubblicazione della tokenomics ha generato polemiche, la struttura della tokenomics in sé non ha fatto che aumentarle. E il prezzo di APT ne ha risentito. Ciò che ha creato malcontento è la quantità di APT posseduta dalle società di venture capital e dalla Aptos Foundation. Secondo gli utenti infatti, i token posseduti dagli investitori istituzionali e dalla Aptos Foundation sarebbero troppi. Aspetto che potrebbe generare una forte pressione di vendita in futuro sul token APT. 

L’influenza sul prezzo si è potuta notare immediatamente dopo il lancio. Il prezzo di partenza della crypto Aptos era attorno attorno ai 14 dollari, ma nelle prime ore dopo il lancio ha segnato un movimento ribassista superiore al 40%. Nei giorni successivi al lancio il prezzo della crypto APT si è “stabilizzato” attorno ai 9 dollari.

PancakeSwap è la prima DeFi DApp a sbarcare su Aptos

Lunedì 24 Ottobre 2022 PancakeSwap, l’ exchange decentralizzato (DEX) costruito sulla Binance Smart Chain, ha annunciato che la sua piattaforma sarà disponibile anche su Aptos. La decisione è stata presa in seguito a una votazione all’interno della DAO di PancakeSwap. L’ecosistema di PancakeSwap su Aptos sarà simile a quello già presente sulla Binance Smart Chain. 

Sarà quindi presente lo Swap, meccanismo attraverso il quale scambiare i token costruiti sulla blockchain di Aptos, le Farm e le Pool, dove è possibile mettere in staking i propri token in cambio di ricompense e la sezione IFO. La sigla IFO sta per Initial Farm Offering ed è una sorta di ICOInitial Coin Offering”. Le IFO hanno il duplice obiettivo di consentire di raccogliere fondi per lo sviluppo ai progetti emergenti e di incentivare gli utenti a detenere le crypto dell’ecosistema. Per partecipare ad un IFO però è necessario bloccare in una pool di liquidità un token LP (liquidity pool) composto per metà dalla crypto CAKE e per l’altra metà dalla crypto Aptos. 


L’integrazione di PancakeSwap, che è l’ottavo ecosistema DeFi per TVL è sicuramente un buon risultato. In particolare durante la prima settimana di vita. Vedremo se la nuova blockchain Layer 1 Aptos continuerà ad integrare nuove funzionalità a questo ritmo, e sarà un giorno in grado di competere con Solana nella sfida per il network più scalabile.

Nuovo vantaggio per i Club: Unstoppable Domains

Unstoppable Domains in Young Clubs

Sono in arrivo tanti vantaggi per i Club di Young Platform, e oggi ti raccontiamo il primo: Unstoppable Domains

Unstoppable Domains è una soluzione per domini NFT, detti anche domini Web3. Se non sai di cosa si tratta, è un trend molto particolare e ne abbiamo parlato negli ultimi articoli di Academy:

Se ora anche tu sei in fissa con i domini NFT, la buona notizia è che da oggi avrai l’accesso a questa tecnologia anche con Young Platform, grazie a due novità.

Nuova funzionalità su Young Platform Web per Unstoppable

Grazie ad un’integrazione dedicata, da oggi è possibile cercare e acquistare i domini NFT di Unstoppable Domains direttamente dalla versione desktop di Young Platform.

Come funziona? Da oggi 26 Ottobre sulla versione Web dell’exchange puoi esplorare l’offerta di Unstoppable direttamente dalla sezione Home. Inoltre è stato attivato il prelievo crypto verso domini Unstoppable, in quanto funzionano esattamente come indirizzi di wallet.

La funzionalità di ricerca e acquisto del tuo dominio NFT è disponibile solo da web perché è sicuramente più comodo fare un acquisto di questo tipo seduti al computer piuttosto che su un piccolo dispositivo mobile. Leggi la guida.

Però non aver fretta di acquistare il tuo primo dominio su blockchain, perché tra pochi giorni scatteranno delle promozioni imperdibili! 

Nuovo vantaggio per i Club

Questo sarà un vantaggio temporaneo, utilizzabile una volta sola. Entrando (o restando) in un Club dal 31 Ottobre al 28 Novembre riceverai gratuitamente un voucher Unstoppable Domains via email. Potrai applicare questo voucher al tuo account Unstoppable per acquistare un dominio NFT a prezzo stracciato.

Naturalmente, più alto è il livello del tuo Club, maggiore sarà il credito dato dal voucher. 

Se sei già in un Club e ti interessa un dominio ambito, potresti aumentare il tuo livello di iscrizione ai Club per ottenere un credito più alto. Farà fede il Club a cui sarai iscritto il 31 Ottobre.

Invece chi si unisce ai Club per la prima volta, riceverà il credito in base al primo Club in cui si iscriverà tra il 31 Ottobre e il 28 Novembre.

  • Bronze: 60$
  • Silver: 70$
  • Gold: 90$
  • Platinum: 110$

Scopri maggiori dettagli nell’articolo del 31 Ottobre!

Una volta ottenuto il voucher, resta nel Club per avere accesso a tutti gli altri vantaggi. Abbiamo in serbo grandi novità!

Come prepararsi per ottenere un voucher

1) Prima di tutto assicurati di avere un indirizzo email funzionante e di ricevere correttamente le email da Young Platform, siccome sarà questa la modalità di ricezione del voucher. Per farlo, controlla che gli indirizzi [email protected] e [email protected]  siano accettati nella tua casella di posta, e che non finiscano in spam o non vengano bloccati. Contatta il supporto in caso di problemi.

2) Se non fai ancora parte di un Club, puoi cominciare ad acquistare gli YNG necessari per l’iscrizione. 

Se sei già in un Club, hai meno di una settimana per fare un deposito e acquistare gli YNG necessari ad aumentare il tuo livello di vantaggi entro il 31 Ottobre. Ti ricordiamo sempre che questi YNG non sono spesi, ma bloccati fino a quando non decidi di disiscriverti. Scopri di più sui Club

3) Informati con gli articoli dedicati ai domini NFT e al Web3 su Academy e Blog, per scoprire tutte le opportunità a cui avrai accesso partecipando a questo vantaggioso evento.

La regola d’oro: ognuno ha diritto a un solo voucher.

L’occasione è letteralmente unica e noi non vediamo l’ora di iniziare!

Come capire se un NFT è raro? Guida ai rarity tool

NFT rarity tool: come usarli e capire se un NFT è raro

Cosa si intende per rarità e come posso trovare gli NFT più rari di una collezione? Scopri come utilizzare gli NFT rarity tool!

Quando si sta per acquistare un NFT uno dei fattori da valutare è la rarità del token che ci è capitato sotto mano. Questo perché la rarità influenza il valore delle opere digitali, solitamente più un NFT è raro e più è costoso. Di conseguenza se hai intenzione di comprare un NFT, conoscerne la rarità, potrebbe rivelarsi un grande vantaggio. La rarità di un NFT può essere misurata in vari modi, sulla base della tipologia di token non fungibili. Per le collezioni PFP e gli NFT creati da sistemi di generative art, è possibile farlo attraverso degli strumenti. Sono i cosiddetti NFT rarity tool, scopri come usarli per capire se un NFT è raro! 

Da dove iniziare per valutare la rarità di un NFT

Per capire se un NFT è raro, bisogna iniziare considerando la tipologia del token non fungibile. Per semplificare la questione possiamo dividerli in due principali categorie: le opere d’arte digitali prodotte dagli artisti NFT più innovativi e prestigiosi e gli NFT PFP generati automaticamente. Gli NFT “artistici” prodotti da artisti famosi, come quelli di Beeple o quelli dell’artista NFT italiano Giuseppe Lo Schiavo, sono solitamente copie uniche. In quanto esemplari unici e la rarità di NFT del genere viene determinata innanzitutto dalla scarsità dell’opera digitale. Valutare la rarità di queste opere è complesso perché non esistono dei parametri oggettivi, sarebbe come chiedersi quanto sono rare “La Gioconda” di Leonardo da Vinci o “La nascita di Venere” di Botticelli. In questo caso la rarità è data anche dal prestigio dell’artista, dalla bellezza e dal significato dell’opera. 

Come scoprire quanto è raro un NFT PFP

Per gli NFT che appartengono a collezioni PFP o che sono generati tramite algoritmi casuali, la rarità viene calcolata in maniera diversa ovvero statisticamente. All’interno di una collezione PFP ci sono NFT più rari di altri e questa rarità non è determinata esclusivamente dall’unicità, come nelle opere menzionate sopra. In altre parole, tutti gli NFT PFP sono unici, ma non tutti sono rari. In questo caso la rarità di un NFT coincide con quella degli attributi di cui è composto. 

Questi NFT sono composti da una serie di tratti, o caratteristiche, combinate in modo casuale. Ogni NFT possiede una specie di “codice genetico” che descrive questi attributi, inscritto nei metadati del token. I metadati infatti contengono tutte le informazioni di un NFT, dallo storico delle transazioni ai suoi attributi. Ognuno di questi tratti possiede una propria percentuale di rarità. 

La percentuale di rarità esprime la quantità di token non fungibili che possiedono tale caratteristica rispetto al numero totale degli NFT della collezione. Prendiamo come esempio la collezione dell Bored Apes Yacht Club, che ad oggi contiene gli NFT più costosi di tutto il mercato. Tra i vari tratti della collezione, che sono in totale 168, rientrano tutte le caratteristiche estetiche che le scimmie possiedono. Per esempio gli occhi chiusi o spalancati, la camicia hawaiana o la giacca da marinaio, la dentiera di diamante o dorata. Le scimmie che possiedono il tratto blue beams eyes (dei raggi laser di colore blu che escono dagli occhi delle scimmie) sono solamente 49. Dato che il numero totale di NFT del Bored Ape Yacht Club è 10.000, la rarità di questo tratto sarà del 0.49%.

Ogni tratto o caratteristica contribuisce a determinare la rarità totale dell’NFT, sommando infatti la percentuale di rarità di ogni attributo si può a grandi linee determinare la rarità totale del token non fungibile. Ecco che a questo punto può essere utile imparare a scovare l’NFT più raro di una collezione. Tutti i principali NFT marketplace, come OpenSea o Magic Eden, concedono agli utenti la possibilità di effettuare una ricerca filtrata per caratteristica, ma non consentono, ad oggi, di visualizzare una collezione in ordine di rarità. Per rispondere a questa esigenza sono stati sviluppati gli NFT rarity tool. Vediamo come usare gli NFT rarity tool per capire qual è l’NFT più raro della tua collezione preferita.

Come funziona un rarity tool?

I Rarity Tools sono programmi software che calcolano e classificano gli NFT in base alla loro rarità. A livello informatico si tratta di semplici database in cui gli utenti possono cercare NFT specifici e vedere quanto sono rari all’interno della loro collezione, e le caratteristiche che contribuiscono al loro punteggio di rarità. Grazie a queste informazioni, i collezionisti possono facilmente confrontare la rarità e il valore dei singoli NFT per continuare gli acquisti in maniera consapevole. Allo stesso modo chi è in cerca di una “occasione” può trovaregli NFT più rari che sono messi in vendita ad un prezzo inferiore rispetto a quelli che possiedono un punteggio simile.

È importante notare che ogni piattaforma ha un proprio sistema di punteggio, pertanto anche se le classifiche di rarità effettive sono le stesse tra le varie piattaforme, il punteggio di rarità stesso probabilmente differirà. Vediamo i 4 rarity tool più utilizzati e come usarli per capire se e quanto un NFT è raro.

I principali NFT rarity tools

Alcuni di questi rarity tool sono gratuiti e servono principalmente a classificare gli NFT in ordine di rarità, altri invece sono a pagamento e sono costruiti per i “professionisti” della compravendita di NFT. Ognuno ha le sue particolarità ed è pensato per diverse esigenze.

1. Rarity Tools

Rarity Tools è il rarity tool gratuito più utilizzato per trovare gli NFT più rari e costosi sul mercato. 

I punteggi variano a seconda del numero di caratteristiche differenti che ogni collezione possiede, per esempio alla Bored Apes più rara è stato assegnato un punteggio di 333,86 mentre, all’NFT più raro della collezione degli anime-NFT Azuki, il punteggio di 11.096.

Su Rarity Tools è inoltre possibile filtrare gli NFT anche per altre caratteristiche oltre alla rarità, come il prezzo medio, il volume totale delle vendite e il numero di possessori. Rarity Tools è insomma uno strumento completo per approfondire quale NFT potresti acquistare. 

Su Rarity Tools inoltre è possibile ricercare un NFT specifico di una collezione digitando all’interno della barra di ricerca il suo ID, ovvero il numero identificativo dell’NFT che solitamente è preceduto da un cancelletto. Per trovare l’ID del tuo NFT ti basta accedere ad uno dei marketplace su cui è possibile acquistarlo oppure consultare il blockchain explorer della rete su cui è stato creato l’NFT. Per esempio etherscan.io per Ethereum e solscan.io per Solana.

Rarity Tools, nella sezione upcoming project presenta alcuni dei progetti che stanno per essere lanciati. Ad oggi, Rarity Tools analizza solamente gli NFT di Ethereum e Solana, il prezzo degli NFT e i volumi sono calcolati in ETH per tutte le collezioni. Le collezioni NFT che intendono essere inserite nella sezione upcoming project della piattaforma devono pagare una tassa di 2 ETH. Rarity Tools inoltre, tiene conto del valore che le community NFT danno a specifici tratti. Questi tratti speciali vengono definiti da Rarity Tools, derived traits, è garantiscono agli NFT che li possiedono un punteggio più alto.

2. Rarity Sniper

Il funzionamento di Rarity Sniper è molto simile a quello di Rarity Tools. Il tool è nato inizialmente come un semplice server Discord, gratuito, in cui gli utenti potevano entrare. Una volta entrati bisognava digitare l’ID del proprio NFT, preceduto da un comando creato ad hoc, all’interno della chat. Una volta inviato il messaggio, il bot, messo in funzione dal comando, restituiva all’utente il punteggio di rarità dell’NFT. A Gennaio 2022 il team che gestiva il server di Rarity Sniper ha deciso di sviluppare il proprio sito Web che è diventato subito un istituzione del mondo NFT raggiungendo in meno di un mese un milione di visitatori.   

3. Rarity Sniffer

Un altro famoso NFT rarity tool gratuito è Rarity Sniffer. Rispetto a Rarity Tools, questo strumento consente di visualizzare la rarità di ogni NFT di una collezione in pochissimo tempo dopo la creazione. Se a Rarity Tools serve qualche giorno per inserire i progetti all’interno della sua piattaforma, Rarity Sniper infatti riesce a calcolare la rarità di un NFT in pochi minuti dal momento in cui i metadati vengono rivelati, ovvero nel momento in cui viene creato (o “mintato” in gergo Web3). A differenza di Rarity Tools non è possibile filtrare le collezioni per volumi o per prezzo. Su Rarity Sniffer non è necessario pagare una quota per inserire le collezioni NFT da analizzare. 

4. Freshdrop

Il terzo rarity tool è Freshdrop. Questo rarity tool a pagamento permette di capire se un NFT è raro in maniera istantanea, battendo sul tempo tutti gli altri rarity tool. Su Freshdrop infatti puoi ispezionare la rarità di un NFT nell’esatto momento in cui vengono rivelati i metadati. Il rarity tool si occupa di inviare, a chi lo utilizza, una notifica nel momento in cui vengono rivelati i metadati e quindi viene stilata la classifica degli NFT più rari di una collezione. Per poter utilizzare il servizio è necessario acquistare lAll Access Pass. L’All Access Pass è anch’esso un NFT ed è disponibile su OpenSea ad un prezzo circa 0,07 ETH.

NFT rari: non solo questione di numeri

Dopo aver visto cosa si intende per rarità di un NFT e come fare a capire se un NFT è raro attraverso i rarity tool, è necessario specificare che non è solamente la rarità statistica dei tratti a determinare quanto gli NFT sono costosi. Alcuni tratti che possiedono particolari caratteristiche estetiche e simboliche diventano i preferiti delle community Web3 e di conseguenza mettono in campo un valore che va oltre alle semplici statistiche. Per esempio le Bored Apes con la pelliccia dorata, le numero #8817 e #3749, che non sono statisticamente le più rare, sono state le due vendite più costose della storia della collezione: rispettivamente 3,4 e 2,9 milioni di dollari


Per altre collezioni non è sufficiente utilizzare gli NFT rarity tool. Per esempio, la collezione CryptoKitties dei Dapper Labs, non è presente in nessuno dei rarity tool che abbiamo visto in precedenza. Sarà forse perché i rarity tools non sopportano i gattini? Non proprio, il motivo è connesso al complesso sistema di attributi, chiamati “Cattributes”, e di combinazioni genetiche attraverso le quali la collezione si evolve continuamente. I CryptoKitties non sono composti da un numero fisso di token non fungibili, i gattini NFT si riproducono e di conseguenza la collezione di Dapper Labs cresce sempre di più. Combinando i cattributes, a volte si verificano delle mutazioni genetiche che si manifestano con tratti mai visti prima. Gli NFT con queste mutazioni sono considerati tra i più rari dei CryptoKitties.

Do Kwon è latitante? Che fine ha fatto il fondatore di Terra (LUNA)?

Do Kwon: che fine ha fatto il fondatore di Terra (LUNA)?

Do Kwon sostiene che le accuse contro di lui non sono valide e che la crypto LUNA non è mai stata una truffa ma solo un fallimento

AGGIORNAMENTO 23 Marzo 2023: Do Kwon è stato arrestato nel Montenegro. Qui le ultime notizie.

In seguito al crollo della blockchain Terra, della sua crypto LUNA e della stablecoin algoritmica UST, Do Kwon il fondatore dell’intero ecosistema è stato accusato dal governo della Corea del Sud per aver violato la legge sui mercati finanziari (Capital Markets Act della Financial Services Commission). A questo proposito è stato emanato un mandato d’arresto internazionale e al momento la posizione di Do Kwon rimane sconosciuta. Che fine ha fatto il fondatore di Terra dopo queste accuse? Kwon lamentandosi della disinformazione e dell’eccessiva politicizzazione del caso, il 18 Ottobre 2022 ha rilasciato alla giornalista crypto Laura Shin, un’intervista in cui racconta la sua difesa contro le accuse e spiega le sue ragioni. 

Cosa è successo dopo il crollo di LUNA: accuse e mandati d’arresto

Dopo che Terraform Labs e Do Kwon sono stati accusati di aver violato la legge sui mercati finanziari della Corea del Sud, a Settembre 2022 la procura del distretto meridionale di Seoul ha ottenuto un mandato di arresto per Kwon, che da dopo il crollo di LUNA e UST viveva Singapore. Pochi giorni dopo, la polizia di Singapore ha dichiarato che l’imprenditore crypto non si trovava più nella città-stato e da allora la sua posizione non è più stata rintracciabile. Proprio per questo è stata diffusa la notizia che Do Kwon fosse latitante. Successivamente Kwon ha ricevuto anche un “red notice” dall’Interpol ovvero un mandato d’arresto internazionale che chiede alle forze dell’ordine locali di individuare e fermare in maniera provvisoria una persona e renderla disponibile all’autorità giudiziaria che ha richiesto in origine l’arresto. 

La difesa di Do Kwon sostiene che la legge sui mercati finanziari può essere applicata solo ai titoli (security) e LUNA in quanto criptovaluta non è legalmente un titolo. L’accusa quindi sarebbe infondata, perché Kwon e la sua azienda non avrebbero fatto nulla di illegale. Un portavoce di Terraform Labs ha spiegato al Wall Street Journal, come i procuratori sudcoreani avrebbero ampliato la definizione di “titolo” in risposta alle pressioni dell’opinione pubblica sul fallimento di UST e LUNA, che nel frattempo è stata ribattezzata “LUNA Classic“: “crediamo, come la maggior parte degli operatori del settore, che LUNA Classic non sia, e non sia mai stata, un titolo, nonostante i cambiamenti di interpretazione che i funzionari finanziari coreani potrebbero aver adottato di recente”.

Che fine ha fatto Do Kwon, il fondatore di Terra? 

Per riassumere, dopo le accuse e i vari mandati d’arresto, Do Kwon: 

  1. Sostiene che le accuse contro di lui avanzate dalla Corea del Sud non siano valide dal momento che nel paese non esiste una vera e propria regolamentazione crypto;
  2. Non ha risposto al mandato d’arresto dell’Interpol perché dice di non averlo mai ricevuto di persona;
  3. Conferma di non essere latitante;
  4. Ribadisce che non ha architettato nessuna truffa e che LUNA e UST sono state un esperimento di mercato fallito; 
  5. Si è preso tutta la responsabilità della faccenda e si scusa con gli holder e i sostenitori del progetto. 

Vediamo questi punti nello specifico. 

Dov’è Do Kwon?

Do Kwon in questa situazione delicata il 18 Ottobre ha rilasciato inaspettatamente un’intervista con lo scopo di fare chiarezza sugli eventi e contestare alcune false informazioni. Si tratta della seconda volta in cui Do Kwon si è esposto pubblicamente dopo il collasso da oltre 40 miliardi di dollari. L’intervistatrice è Laura Shin, giornalista crypto che cura il podcast Unchained e di recente ha pubblicato il libro The Cryptopians, da cui dovrebbe essere tratta una serie tv dai produttori Playground Entertainment.

L’intervista può essere suddivisa in due parti, la prima si concentra sugli avvenimenti politici e giudiziari in cui è coinvolto il fondatore di Terra, mentre la seconda sugli aspetti tecnici del crollo di UST. 

Durante l’intervista Kwon ha ribadito la questione dei “titoli”, suggerendo che le accuse della Financial Services Commission della Corea del Sud non siano lecite e nemmeno di loro competenza. Secondo il punto di vista di Kwon il caso della crypto LUNA è solo un pretesto per regolamentare il mercato sfruttando un momento di crisi, del resto, ha fatto notare, tra i governi di tutto il mondo non c’è chiarezza sulla questione: le crypto sono titoli?

Alla domanda di Shin sul perché non avesse risposto al mandato di arresto, Kwon ha spiegato di non aver mai visto personalmente questo documento e che la notizia del suo mandato d’arresto gli è arrivata solo tramite media, e con notizie contraddittorie. Sulla questione “latitanza” Kwon ha ripetuto ciò che aveva già espresso con un tweet ovvero che non si sta nascondendo ma che non vuole rivelare la sua posizione per questioni di sicurezza. Già da Maggio 2022 infatti Do Kwon ha ricevuto “visite” e tentativi di effrazione sia al suo domicilio di Singapore che quello a Seul da parte di persone amareggiate dal crollo di Terra, così la sua posizione rimane un mistero anche per proteggere la sua famiglia e i suoi collaboratori. Per questo Kwon non ha confermato né negato di essere a Singapore in questo momento, pur assicurando di non essere un latitante e di non star facendo sforzi per scappare. Kwon tra le altre cose non è preoccupato per aver perso il passaporto di Singapore.

Do Kwon ha smentito anche la notizia secondo cui alcuni suoi fondi sarebbero stati bloccati (67 milioni di dollari), sostenendo che i report non sono veritieri. 

Do Kwon spiega le cause del fallimento di UST

Shin ha condotto il discorso sui motivi del fallimento della stablecoin algoritmica UST, chiedendo se l’algoritmo fosse in effetti insufficiente a mantenere l’ancoraggio al dollaro. Do Kwon ha risposto che l’algoritmo fosse perfettamente funzionante e che nel progettare UST, la Luna Foundation Guard non aveva mai assunto il ruolo di “market maker” per difendere il peg della stablecoin ma che il suo intervento è stato necessario solo in alcune occasioni. Ad un certo punto infatti sono state usate le riserve di Bitcoin per colmare la volatilità di UST. Kwon ha precisato che gli acquisti di Bitcoin (e di Avalanche) precendenti al crollo avevano il solo scopo di rendere UST sostenuta da tutte le grandi e promettenti criptovalute. 

Per Kwon la stablecoin algoritmica non è fallita a causa dell’algoritmo ma perché il sistema economico che la sosteneva non era sufficientemente robusto. 

Tra il 7 e l’8 Maggio 2022 quando UST ha cominciato piano piano a perdere l’ancoraggio, Kwon non pensava fosse un grosso problema perché la stablecoin si sviluppa attraverso dei cicli e il tempo avrebbe risolto il problema. Nei giorni successivi è stato deciso di utilizzare i fondi della LFG per comprare UST (buy-back) ma nel frattempo il prezzo di LUNA scendeva drasticamente perché le persone hanno cominciato a vendere in preda al panico. 

Kwon ha spiegato che al momento la distribuzione dei token LUNA 2.0 non sta procedendo come previsto perché la LFG non è in grado di disporre dei suoi asset digitali a causa del processo in atto. Non ha idea di quando la situazione si possa sbloccare, Kwon ci tiene a sottolineare che non si tratta di un “rimborso”. Il progetto di Terra non è mai stato come un negozio che forniva beni in cambio di denaro e all’eventualità pronto a rimborsare se non dovesse funzionare. Shin ha chiesto se i fondi personali di Kwon potrebbero aiutare a compensare le perdite e lui ha risposto che non sarebbero abbastanza per fare la differenza. 

I propositi e i rimpianti del fondatore di Terra

Do Kwon, esortato dalla sua intervistatrice, ha colto l’occasione per presentare le sue scuse alle persone che hanno perso denaro credendo in LUNA affermando che non è per niente facile convivere con questa responsabilità. Tuttavia Kwon precisa che la crypto LUNA non è mai stata una truffa ma solo un esperimento di mercato andato male, che lui è stato il primo a credere nel progetto e che ha sempre cercato di costruire nei valori della trasparenza e dell’integrità. Insomma fallimento non significa scam. Secondo Kwon è doveroso fornire una corretta rappresentazione dei fatti per mettere sotto la luce giusta chi continua a lavorare nell’ecosistema Terra (lui comunque nega di essere ancora coinvolto ancora nel progetto). 

Do Kwon ha concluso l’intervista dicendo che attualmente la sua vita è in una fase di riflessione e che avrà bisogno di un paio di anni per elaborare con umiltà e interiorizzare ciò che è successo: Terra, LUNA e UST “non sono mai state faccende di denaro, fama, successo”. Kwon continua a credere nel bisogno di una stablecoin algoritmica e decentralizzata e ha ancora voglia di contribuire essendo molto giovane. Qualche rimpianto? Kwon avrebbe voluto dedicarsi di più allo sviluppo tecnologico di Terra nelle fasi di espansione piuttosto che alla parte di relazioni pubbliche. Inoltre avrebbe voluto costruire un dialogo con le persone sui social invece di sembrare un po’ arrogante. 

Parafrasando Kwon ha detto “credo che la cosa più difficile della situazione attuale sia dover fare i conti con una perdita astronomica. È difficile da esprimere a parole, ma l’entità dei danni finanziari, emotivi ed economici che si sono verificati non è facile da sopportare”.

La storia di Ruja Ignatova e OneCoin, la crypto truffa da 4 miliardi di dollari 

OneCoin: tutta la storia della truffa crypto di Ruja Ignatova

Tutta la storia di OneCoin, la truffa crypto architettata da Ruja Ignatova. Come è riuscita la “Crypto Queen” a ingannare 3 milioni di persone?

OneCoin è una delle truffe crypto più grandi della storia architettata dalla ricercata n°1 al mondo, Ruja Ignatova. Si trattava di una criptovaluta fittizia sponsorizzata come progetto su blockchain pur non essendolo. Un vero e proprio schema piramidale che ha truffato per miliardi di dollari 3 milioni di persone nel giro di tre anni. Ma come funzionava questa truffa? Perché si è diffusa così profondamente? Scoprilo nel nuovo episodio di Young Pills!

Ruja Ignatova, la persona più ricercata al mondo

Come è nata una delle crypto truffe più grandi della storia? Dalla mente di Ruja Ignatova, una donna bulgara che attualmente è una delle persone più ricercate al mondo. Di Ruja Ignatova, che all’epoca di OneCoin, è stata battezzata “Crypto Queen”, si hanno poche informazioni verificate. Ignatova infatti si è costruita un’immagine pubblica di successo e prestigio ma poco di quello che appariva era reale. Ciò che sappiamo di certo è che è nata a Sofia nel 1980 e nel 2005 ha conseguito un Dottorato in Diritto Privato Europeo all’Università di Costanza. Sul suo conto girano leggende e fonti inattendibili come una finta copertina di Forbes con la sua fotografia. 

Come è nata e in cosa consisteva la truffa di OneCoin?

Nel 2014 sfruttando la frenesia e l’interesse nel mercato crypto, la “Crypto Queen” ha fondato il progetto OneCoin presentandolo come la criptovaluta che avrebbe superato Bitcoin. In realtà non aveva nessun valore intrinseco perché non era una criptovaluta reale e non è mai stata legata a blockchain. Come funzionava la truffa nel concreto? In sostanza Ruja Ignatova proponeva in vendita dei pacchetti di corsi per imparare tutto sul mercato crypto (per un costo compreso tra i 100 e i 118.000 Euro) e di acquistare la presunta crypto OneCoin, il cui prezzo sarebbe esploso. Dal momento che si trattava di uno schema piramidale,  cercava di attrarre più investitori possibili con la promessa di guadagni sempre più grandi una volta reclutate altre persone. Alla fine dei conti, chi restava ammaliato dalla “Crypto Queen” e decideva di partecipare a OneCoin non aveva niente in mano. Mentre Ignatova ha sottratto una cifra compresa tra i 4 e i 15 miliardi di dollari

Perché la truffa crypto di Ignatova ha avuto successo?

La truffa crypto di Ruja Ignatova ha preso piede principalmente grazie al carisma della sua persona. Durante le sue conferenze la truffatrice prometteva guadagni incredibili attraverso OneCoin, guadagni a “rischio contenuto” e che avrebbero concesso la possibilità di “lasciare il proprio lavoro”. Queste promesse venivano alimentate dallo stile di vita lussuoso (e fittizio) che Ignatova ostentava

Come è stata scoperta la truffa e che fine ha fatto OneCoin

Già nel 2015 la Commissione di Supervisione Finanziaria della Bulgaria aveva messo in guardia contro i rischi di OneCoin, e nel 2016 le autorità finanziarie del Regno Unito l’avevano definita un’attività a “forte rischio”. Tuttavia è solo nel 2017 che la truffa è stata scoperta e sono stati rilasciati diciotto mandati d’arresto contro Ruja Ignatova che nel frattempo è sparita nel nulla. L’FBI, ha messo una ricompensa di 100.000 dollari per chi decidesse di offrire informazioni che possano portare al suo arresto. La “Crypto Queen” attualmente è l’unica donna nella lista dei 10 criminali più ricercati al mondo. Che fine ha fatto OneCoin? Non essendo una criptovaluta reale, una volta che Ignatova è sparita dalla circolazione, non valeva più nulla. La storia di OneCoin, la truffa crypto di Ruja Ignatova non ha ancora un finale.

L’ultima notizia che si ha della “Crypto Queen” risale a Gennaio 2023 quando il suo nome è apparso in occasione della vendita di un appartamento a Londra per conto di una società a suo nome. Nel caso in cui dovesse essere venduto, Ruja Ignatova dovrà presentarsi alle autorità. Questa è la prima prova dal 2017 che la truffatrice sia ancora viva. Nel frattempo il co-fondatore di OneCoin, Karl Sebastion Greenwood si è dichiarato colpevole delle accuse di frode telematica e riciclaggio di denaro.

Al momento non è ancora stata fatta giustizia, cosa succederà quando Ruja Ignatova non sarà più a piede libero?

Polkadot: nuove parachain a bordo, siamo all’asta n°30!

Title: Aste parachain Polkadot: 4 nuovi progetti a Ottobre 2022

Quali sono gli ultimi progetti che hanno vinto l’asta per le parachain di Polkadot? Sono 4 e saranno attivi nella Relay Chain da Ottobre 2022. Scopri di cosa si occupano! 

A quasi un anno dal lancio delle prime aste per le parachain su Polkadot, l’ecosistema Dotsama (Polkadot + Kusama) sta vivendo l’apice del suo sviluppo tecnologico. Secondo i dati di GitHub, nel mese di Settembre 2022 hanno lavorato all’infrastruttura di Polkadot più di 500 programmatori al giorno. Gli sviluppatori di Polkadot, insieme a quelli di Ethereum e Cosmos, sono i più attivi del settore. A fine Settembre il team di Polkadot ha rilasciato la roadmap aggiornata che presenta le funzionalità in arrivo, tra cui il lancio dei paratherad ovvero di quelle blockchain che pagano l’utilizzo della Relay Chain di Polkadot, senza parteciapre alle aste. In totale sono state già effettuate 30 aste e le parachain attive su Polkadot sono 27 (quelle su Kusama 41). Vediamo i 4 progetti che hanno vinto le aste per le parachain di Polkadot tra fine Agosto e inizio Ottobre 2022. 

Cosa sono le aste per le parachain su Polkadot?

Le aste per le parachain su Polkadot sono delle “vendite” di slot sulla Relay Chain. Polkadot è un ecosistema multichain che offre la sua infrastruttura per costruire delle blockchain con casi d’uso specifici, i progetti che vincono uno degli slot possono sviluppare la propria idea di blockchain usando il network principale per il meccanismo di consenso e la sicurezza. Diventando a tutti gli effetti parachain. Queste sono aste  “a candela”, ovvero aste che terminano in un momento casuale durante un arco temporale di circa una settimana, allo scadere dell’asta vince il progetto che ha raccolto più DOT, la coin di Polkadot. Per partecipare alle aste, i vari progetti infatti fanno offerte bloccando DOT (bonding) raccolti internamente al progetto o attraverso crowdloan tra la community. Gli slot su Polkadot durano un massimo di 2 anni (96 settimane), dopo la fine del periodo i DOT in bonding vengono svincolati e sono di nuovo disponibili per il progetto che li aveva inizialmente bloccati.  

1. Aventus Network

Aventus Network ha vinto la 26° asta per le parachain di Polkadot raccogliendo 200.000 DOT (circa 1,2 milioni di dollari). Si tratta di una blockchain fondata nel 2016 con lo scopo di rendere accessibili servizi decentralizzati su Polkadot e Ethereum alle aziende che vogliono inserirli nelle loro offerte per i clienti. Aventus Network propone quindi lo sviluppo di NFT, videogiochi, programmi di fidelizzazione, biglietti per eventi, gestione di supply chain. Uno dei progetti che utilizzano già Aventus Network per gestire la sua tokenomics e le transazioni su blockchain, è FruitLabs, il social network per i gamer. Su FruitLabs i gamer ottengono delle ricompense nel token PIP quando condividono i loro gameplay. 

2. Watr

A vincere la 27° asta per le parachain di Polkadot è stata Watr, una blockchain che vuole proporre un metodo per commercializzare una “nuova classe di ethical commodities”. Per definizione una “commodity” è una materia prima ad esempio il petrolio, il carbone, lo zucchero. Watr nasce per rendere il commercio delle materie prime etico e tracciato tramite blockchain. I servizi che vuole offrire questa nuova parachain sono la tokenizzazione di asset non digitali (real world) e gestione delle filiere di produzione. Quello di Watr è un progetto ancora agli inizi, il whitepaper è in lavorazione proprio in questi giorni così come la tokenomics del loro token WATR. Il lancio della mainnet è previsto per Gennaio 2023. Per vincere il suo slot, Watr ha raccolto all’asta 125.224 DOT (778.893$).

3. OAK Network

OAK Network, dove OAK sta per On-chain Autonomous Kernel, è la parachain vincitrice della 28° asta con 149.998 DOT in bonding (932.990$). Il settore di riferimento di OAK Network è la DeFi, nello specifico il progetto vuole costruire degli strumenti per pagamenti e trading automatizzato “event driven”: “una delle grandi opportunità della blockchain è il concetto di “denaro programmabile”. La possibilità per gli imprenditori di creare, scambiare e utilizzare beni digitali a livello globale avrà probabilmente lo stesso impatto di quando le persone sono state in grado di creare e consumare informazioni a livello globale attraverso il web”. Secondo il team di OAK questa opportunità non è adeguatamente sfruttata perché “oggi la maggior parte delle transazioni su blockchain sono semplici eventi una tantum”, quello a cui ambisce OAK è realizzare un hub DeFi per abilitare transazioni di acquisto e vendita a determinati prezzi o eventi così come operazioni ricorrenti. In poche parole, si parla di realizzare strumenti per il trading automatizzato. OAK Network prima di proporsi come parachain su Polkadot ha testato la sua chain con il progetto Turing Network, una parachain su Kusama

4. Bitgreen

Il quarto nuovo progetto che sarà operativo su Polkadot a partire da Ottobre è Bitgreen. Già a partire dal suo nome, si può intuire la spiccata vocazione ambientale di questa parachain. Bitgreen vuole proporsi a ONG e progetti Web3 per sostenere importanti iniziative di sostenibilità su temi come l’energia rinnovabile, la conservazione delle foreste e lo sviluppo e sostegno delle comunità locali. Ad esempio Bitgreen permette di creare e commerciare dei crediti carbone. 

Insieme a Sequester, un altro progetto che vuole fornire strumenti per minimizzare l’impatto ambientale dell’ecosositema Dotsama, Bitgreen ha proposto di trasformare le micro-fee delle parachain in crediti carbonio. Questa iniziativa ha lo scopo non solo di rendere l’ecosistema di Polkadot neutrale ma anche positivo dal punto di vista dell’impronta ambientale

Le offerte per l’asta per le parachain di Polkadot n°30 sono attive dal 18 Ottobre (17:53 UTC) per cinque giorni approssimativamente. Il progetto vincente vincerà uno slot sulla Relay Chain utilizzabile dal 20 Novembre 2022 al 25 Settembre 2024.

Il dilemma del marketplace NFT Magic Eden: avvantaggiare i collezionisti o gli artisti?

Magic Eden: nel marketplace NFT su Solana non si pagano le royalty

Il marketplace NFT su Solana ha preso un’importante decisione: non si pagano più le royalty agli artisti. Cosa ne pensano le community Web3?

Lunedì 17 Ottobre, il marketplace NFT Magic Eden, nato sulla blockchain di Solana, ha implementato un aggiornamento grazie al quale non sarà più obbligatorio pagare le royalty ai creatori di NFT. Questo aggiornamento è stato attuato per rispondere a un’esigenza specifica: analizzando il mercato NFT si può notare che i collezionisti e i trader preferiscono acquistare token non fungibili senza royalty (e quindi NFT a un prezzo minore). Le royalty tuttavia sono essenziali per finanziare gli artisti e il loro lavoro, per questo la scelta di Magic Eden potrebbe sembrare in contrasto con gli ideali del Web3. 

Le royalty sono espresse in percentuale e oscillano solitamente dal 2.5% fino a massimo il 15% del prezzo dell’NFT. Per esempio la famosa collezione NFT delle Bored Ape Yacht Club applica una creator fee del 2.5% mentre gli anime-NFT Azuki una tassa del 5%. La decisione di Magic Eden ha generato molte polemiche all’interno del mondo Web3, in particolare su Twitter. Quali conseguenze avrà nel settore la scelta di Magic Eden, il marketplace NFT su Solana, di togliere le royalty per gli artisti NFT? 

Perché dovrei pagare le royalty agli artisti NFT?

Le cosiddette creator fee non saranno eliminate completamente dal marketplace NFT su Solana ed Ethereum, Magic Eden, ma saranno gli utenti che intendono acquistare un NFT a scegliere se pagarle o meno. Da Lunedì 17 Ottobre 2022, quando un utente procede ad un acquisto, può decidere se pagare totalmente (full), solo in parte (half) o se non pagare per niente (none) le royalty. 

Ma perché qualcuno dovrebbe scegliere di pagare tutte le royalty di una collezione NFT anche se non è obbligato a farlo? Il pagamento delle royalty garantirà agli utenti che acquistano l’NFT la possibilità di accedere ai benefit che i progetti NFT mettono a disposizione dei cosiddetti holder. I vari vantaggi  che l’utente può acquisire attraverso il pagamento della totalità delle royalty possono essere, ad esempio, l’accesso ad uno più canali Discord privati, la possibilità di mettere in staking gli NFT per ricevere in cambio ricompense, o la partecipazione alla governance delle collezioni che consente agli utenti di votare proposte all’interno delle DAO. Pagare le royalty inoltre è un modo per supportare direttamente gli artisti che, nell’ottica della creator economy, con gli NFT hanno l’opportunità di monetizzare le loro opere in maniera più vantaggiosa rispetto agli strumenti offerti dall’internet off chain. 

Perché Magic Eden ha scelto di non far pagare le royalty

Magic Eden, all’interno del comunicato ufficiale rilasciato, Sabato 15 Ottobre 2022, ha dichiarato di essere consapevole dell’impatto che la decisione avrà sui creator e sugli artisti digitali. Le polemiche sorte in relazione alla scelta di Magic Eden di non far pagare le royalty per gli artisti NFT, hanno sottolineato l’opinabilità della decisione, che avvantaggia i trader rispetto ai creatori. Secondo tantissimi utenti, che si sono espressi in particolar modo su Twitter, le royalty contribuiscono a dare valore ai progetti e permettono ai team di sviluppo di continuare a lavorare e a investire in features indispensabili al fine di realizzare gli step delle roadmap. Ma perché Magic Eden ha scelto di proseguire in questa direzione? Come anticipato, il motivo principale è la volontà del marketplace di adattarsi alle dinamiche di mercato. 

Il grafico presente in questo tweet mostra la tendenza degli utenti a preferire i marketplace o le collezioni su cui è possibile non pagare le royalty ai creatori. Questo modello, detto optional creator royalties è utilizzato dalle collezioni NFT di Dust Lab, i DeGods e gli y00ts e dai CryptoPunks e da alcuni marketplace NFT come X2Y2 e SolanArt. Magic Eden, il marketplace NFT su Solana ed Ethereum all’interno del post in cui ha annunciato l’iniziativa ha cercato di rassicurare i creatori. Ha descritto infatti la modifica come un qualcosa di temporaneo, volto più che altro a conservare le quote di mercato acquisite nell’ultimo periodo, in attesa di una soluzione che metta d’accordo sia i trader che gli artisti NFT. 

L’iniziativa di redenzione di Magic Eden

Magic Eden, a pochi giorni dall’annuncio, sta cercando di escogitare alcune “contromisure” per tutelare i creator. 

Il marketplace ha istituito il Creator Monetization Hackathon, un evento al quale partecipano sia gli sviluppatori che i creator. L’evento, come si può facilmente intuire dal nome, ha l’obiettivo di trovare soluzioni sostenibili per risolvere il problema della monetizzazione dei creator e quindi trovare modelli di business alternativi che consentano agli artisti di guadagnare dalle proprie collezioni. Il montepremi per gli sviluppatori e i creatori che riusciranno nell’impresa è di 1 milione di dollari. Vedremo se Magic Eden riuscirà a ripristinare lo status quo che vigeva prima della decisione di non far pagare le royalty, consentendo ai creatori di continuare a guadagnare dalle vendite dei propri prodotti o se si uniformerà alle esigenze di mercato per sopravvivere.

Il Metaverso è vuoto? La polemica sugli utenti (pochi) di Decentraland

Metaverso crypto: quante persone lo usano? Decentraland vs The Sandbox

Quante persone usano il Metaverso crypto? DappRadar rivela dei dati che fanno scalpore, ma poi ritratta e collabora con Decentraland per resoconti più accurati 

Decentraland nei giorni passati è stato oggetto di critiche relative al numero di utenti che entrano nel Metaverso crypto ogni giorno. DappRadar, l’aggregatore di dati per dapp e collezioni NFT, ha rivelato dei dati poco rincuoranti che hanno scatenato speculazioni sull’effettivo utilizzo dei mondi virtuali. Decentraland e The Sandbox hanno risposto alle polemiche presentando un punto di vista diverso: le persone che usano il Metaverso crypto sono molte più! E DappRadar sta collaborando con il Metaverso per aggiornare i suoi report. 

La polemica: “il Metaverso è vuoto”

Tutto è iniziato Venerdì 7 Ottobre, giorno in cui, secondo i dati di DappRadar, gli utenti attivi nel metaverso crypto di Decentraland (MANA) sarebbero stati solo 38. Un numero davvero basso considerato che l’intero ecosistema vale 1,3 miliardi di dollari! L’opinione pubblica si è scaldata molto per questo dato e, chiedendosi quante persone usano davvero il Metaverso, ha subito sentenziato che “i mondi virtuali sono vuoti”. Ciò che ha colpito maggiormente è lo stacco tra i pochissimi utenti che entrano nel Metaverso e gli ingenti capitali che girano intorno a queste realtà Web3. In effetti gli attacchi non sono stati rivolti solo a Decentraland ma anche a The Sandbox che nello stesso arco temporale, sempre secondo DappRadar, contava 522 utenti attivi. Un numero maggiore ma comunque non entusiasmante. Tra Decentraland e The Sandbox la battaglia tra chi ha più utenti sembrerebbe essere vinta dal secondo: il picco di utenti attivi giornalieri di Decentraland è stato 675, quello di The Sandbox 4.503 (sempre secondo DappRadar). Decentraland dopo che la polemica sugli utenti del Metaverso è esplosa, ha pubblicato un post sul suo blog spiegando che i dati di DappRadar erano incompleti. Ma quindi quante persone usano veramente il Metaverso crypto? Vediamo la risposta di Decentraland!

Decentraland e The Sandbox: quanti utenti entrano nel Metaverso?

Il malinteso che ha scatenato questa polemica sta nel concetto di “utenti attivi”. A quanto pare per DappRadar e Decentraland gli “utenti attivi” sono due cose diverse. Nel caso di DappRadar, un utente attivo è chi compie una transazione su blockchain, ma per Decentraland è molto di più. Come si può leggere nel post di risposta che il Metaverso ha rilasciato l’11 Ottobre, “Decentraland è un mondo sociale virtuale in cui i visitatori vengono per esplorare, incontrare amici, partecipare a eventi e molto altro. Queste visite non comportano necessariamente alcun tipo di transazione e, in effetti, se un utente entra come ospite, può non offrire dati di portafoglio collegati che possano essere tracciati da soggetti esterni. Per questo motivo la Decentraland Foundation definisce un “utente attivo” come colui che entra in Decentraland e si allontana dal punto iniziale in cui è entrato”. Per essere calcolato un utente non deve necessariamente fare una transazione su blockchain, Decentraland insomma calcola anche tutte le azioni off-chain. Sulla base di questa precisazione, Decentraland ha dichiarato che le persone che usano il suo metaverso sono in media 8.000 al giorno

Il metaverso di The Sandbox invece si è difeso con un tweet che presenta una panoramica della partecipazione durante il suo ultimo evento (ancora in corso), Alpha 3. Nello specifico durante questa “stagione” gli utenti giornalieri sono stati 39.000, quelli mensili 201.000, con 113.000 procedure di verifica dell’identità completate e 1,6 milioni di ore di gioco. Nel frattempo però SAND, il token di The Sandbox, ha sofferto della negatività delle polemiche e il suo prezzo è sceso notevolmente. 

DappRadar ritratta e collabora con Decentraland per dati più precisi

Dopo aver presentato la sua risposta alla domanda “quante persone usano il Metaverso crypto”, Decentraland si è messa in contatto con DappRadar per lavorare insieme e tracciare al meglio i dati relativi al metaverso, per un resoconto più accurato. Il primo miglioramento sta nel numero di smart contract di Decentraland tracciati da DappRadar: da 13, ora ne analizzerà oltre 3.000. Inoltre DappRadar si è messo a disposizione per includere anche le “meta-transazioni” nel monitoraggio, ovvero tutte quelle azioni che non passano su blockchain ma contribuiscono a mantenere attivi i mondi virtuali. Del resto l’intento di DappRadar non è mai stato quello di sollevare polemiche, con un post sul suo blog del 12 Ottobre, il team ha spiegato che nonostante tenga traccia del numero di portafogli unici attivi, del numero di transazioni e del volume di tali transazioni tra le diverse realtà crypto, “questi dati non hanno sempre lo stesso significato per ogni dapp”. Nel caso dei Metaversi i dati on-chain non esauriscono il quadro completo. 

Shiba Eternity, il nuovo gioco di carte di Shiba Inu

Shiba Inu video game: guida al gioco Shiba Eternity

Da pochi giorni è uscito Shiba Eternity, un gioco di carte in versione mobile. Ecco la guida del videogame della crypto Shiba Inu!

Giovedì 6 Ottobre 2022 è stato lanciato il gioco mobile della crypto Shiba Inu: Shiba Eternity. Shiba Eternity è un gioco di carte collezionabili free-to-play. Il gioco non è un play-to-earn, non consente infatti agli utenti di guadagnare ricompense in criptovalute giocando. Shiba Eternity si classifica come “videogioco crypto” perché si possono acquistare pacchetti di carte per migliorare il proprio mazzo, con la  crypto di Shiba Inu, SHIB.

Il videogame di Shiba Inu, durante la prima settimana di vita, ha riscosso grande successo, e non solo tra gli appassionati di crypto. Shiba Eternity è schizzato in cima alle classifiche dei giochi di carte sul Google Play Store e sull’App Store di Apple. Leggi la guida del videogioco di Shiba Inu: Shiba Eternity, per diventare un maestro del combattimento nello Shiba Dogjo.

Diventa un guerriero della ShibArmy di Shiba Eternity

L’universo popolato dagli Shiba, lo Shibarium, non è mai stato pacifico. Lunghe e catastrofiche guerre sono state combattute nel corso dei secoli. Ryoshi, l’insegnante samurai, che riprende il nome dall’anonimo creatore della crypto Shiba Inu, ci prende per mano durante le fasi iniziali del gioco. Ryoshi ci tiene ad essere chiaro fin da subito: se vuoi essere coinvolto nell’universo Shiba devi saper combattere! Il modo in cui la ShibArmy, l’esercito ufficiale degli Shiba, si prepara al combattimento? Attraverso Shiba Eternity, il gioco perfetto per migliorare le proprie arti belliche, all’interno dello Shiba Dogjo. Per combattere all’interno dello Shiba Dogjo utilizzerai gli Shiboshi. Gli Shiboshi sono personaggi con le sembianze di cagnolini di razza Shiba Inu e sono i veri protagonisti del videogame. Potrai collezionare vari Shiboshi all’interno di Shiba Eternity, ognuno dotato di caratteristiche, abilità e strategie differenti.

Shiba Eternity: come iniziare a giocare al videogame di Shiba Inu 

Appena si accede al gioco ci si trova subito obbligati a sfidare il maestro Ryoshi che però ci promette, in tono rassicurante, di non aver intenzione di impegnarsi al massimo data la nostra inesperienza all’interno del Dogjo. Il primo combattimento è una sorta di tutorial, necessario ad apprendere le dinamiche principali del gioco, vengono spiegate le regole e le funzionalità del gioco di Shiba Inu. Ogni giocatore è provvisto di un mazzo di carte digitali, dal quale si pesca automaticamente una carta all’inizio di ogni turno. L’obiettivo delle battaglie è sconfiggere il tuo avversario azzerando i punti vita del suo Shiboshi, attraverso l’utilizzo delle carte da gioco in tuo possesso. Le carte di cui è composto il mazzo, in totale 30, possono essere di vario genere, ma attenzione! Ogni carta che giochi ha un punteggio calcolato in barks, in italiano “latrati”. Se il numero è superiore ai barks che possiedi per quel turno non la potrai giocare. Dopo ogni turno che viene vinto, al tuo Shiboshi viene consegnato un consegnato un barks, fino ad un massimo di 10. Le carte più comuni sono i cosiddetti “combattenti”, che possiedono, come nei più classici giochi di questo tipo, solamente punti attacco e punti vita

Oltre ai combattenti ci sono svariati altri tipi di carte nel Dogjo, come i guardiani, che obbligano il tuo avversario ad attaccare per primo e servono per proteggere gli altri tuoi combattenti e il tuo Shiboshi. O le carte stealth, le quali non possono essere attaccate fino a quando non le utilizzi per sferrare un ulteriore attacco, e le magie, che servono a lanciare incantesimi che indeboliscono il tuo avversario o che migliorano i tuoi combattenti. Le carte all’interno di Shiba Eternity, il videogame di Shiba Inu, ad oggi, sono più di 500 e aumenteranno man mano con l’uscita di nuove espansioni. Come nella maggior parte dei giochi di carte da collezione, le carte sono suddivise secondo quattro diverse rarità: comuni, rare, epiche e leggendarie.

Crea il tuo primo mazzo di carte e inizia l’avventura su Shiba Eternity

Una volta sconfitto Ryoshi, nel combattimento di prova, entrerai in contatto con il “PURE FOMO”, il procedimento che darà vita al tuo primo Shiboshi. Questo processo assegnerà in modo casuale, una serie di tratti al tuo Shiboshi, i tratti in totale sono 87 e attraverso il miscuglio di questi ultimi potranno nascere 10.000 Shiboshi unici. La somma di questi tratti determinerà il potere speciale che il tuo Shiboshi potrà utilizzare nei combattimenti, il bark power. I bark power sono in totale 21 e ognuno avvantaggia il tuo Shiboshi e svantaggia quello dell’avversario in tanti modi diversi. Per esempio il potere “Frostfire Blast” provoca due danni ad un nemico e immobilizza quelli adiacenti per il turno successivo, il bark power “Deal With It” ti consente di pescare una carta e obbliga il tuo avversario a scartarne una.

All’interno di Shiba Eternity, il videogioco ufficiale della crypto Shiba Inu, oltre ai bark power ci sono anche i passive power, che possono essere attivati solo in alcuni momenti della partita.

Completato il processo di PURE FOMO, dovrai scegliere l’arte marziale che più ti si addice. In realtà essendo al livello uno, l’unica scelta possibile sarà l’arte del ChewJitsu. Per specializzarti in una delle altre 6 dovrai giocare e salire di livello. Puoi comunque vedere una descrizione delle altre arti che potrai selezionare man mano che sali di livello, come il Taekwondoje, o il Ryochi. L’arte marziale che ogni Shiboshi decide di imparare, influenza la composizione del tuo mazzo di carte e il tuo stile di gioco all’interno di Shiba Eternity. Una volta composto il tuo primo mazzo, attraverso le carte che inizialmente il gioco ti fornisce, è arrivato il momento di sfidare altri giocatori nella modalità di gioco PvP o di acquistare pacchetti di carte nel negozio per migliorare il tuo mazzo e la propria collezione! Cosa aspetti, se con la guida del videogioco di Shiba Inu,Shiba Eternity, hai chiari tutti i passaggi, non ti resta che scaricarlo e scalare le classifiche.