Prezzo petrolio oggi: cosa sta succedendo dopo la riunione OPEC+

Prezzo petrolio oggi: cosa sta succedendo dopo la riunione OPEC+

Prezzo petrolio oggi: l’Arabia Saudita si “stacca” dall’OPEC+ e annuncia nuovi tagli alla produzione

Il prezzo del petrolio oggi è in salita dopo la decisione dell’Arabia Saudita di tagliare nuovamente la produzione. Domenica 4 giugno, l’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio e i suoi alleati, conosciuta come OPEC+, si è riunita a Vienna. Durante l’incontro è stata confermata la decisione intrapresa lo scorso aprile di tagliare 1 milione di barili al giorno da maggio fino alla fine del 2023. Tuttavia l’Arabia Saudita è stata una voce fuori dal coro e ha optato per una diversa strategia. Ecco cosa ha portato agli aumenti del prezzo del petrolio oggi. 

Prezzo petrolio oggi: la decisione dell’Arabia Saudita spiegata

Come era ovvio che fosse, il prezzo del petrolio oggi è stato nuovamente influenzato dalle ultime novità sulla produzione annunciate dall’Arabia Saudita, il principale esportatore al mondo

Durante l’incontro del 4 giugno, il rappresentante del paese ha dichiarato che attuerà un ulteriore taglio di 1 milione di barili al giorno per un mese a partire da luglio 2023, con possibilità di estenderlo nei mesi successivi. Questo porterà il totale dei tagli dello Stato a 1,5 milioni di barili al giorno, riducendo la produzione a 9 milioni di barili. Lo scopo di questa riduzione è sempre quello di mantenere stabile il mercato di petrolio. 

L’OPEC+ produce circa il 40% del greggio mondiale e le sue decisioni sulla produzione possono avere un impatto significativo sui costi. Il prezzo del petrolio oggi è aumentato sia sul fronte Brent che su quello WTI. Quello del Mare del Nord è salito di quasi 2 punti percentuali sopra i 77,3 dollari al barile, mentre il texano è balzato sopra i 73$. Nelle prime ore di oggi, lunedì 5 giugno, ci sono stati aumenti fino al 2%. 

Con gli aumenti del prezzo del petrolio oggi bisogna rivedere le previsioni?

L’inaspettata svolta dell’Arabia Saudita ha portato gli esperti a riformulare le previsioni sul prezzo del petrolio per il 2023? Bob McNally di Rapidan Energy ha dichiarato alla CNBC che “il mercato non si aspettava proprio la decisione saudita di tagliare unilateralmente la produzione di 1 milione di barili al giorno” e che questo porterà dei “grandi deficit globali” di petrolio nella seconda metà del 2023 e che quindi i prezzi del greggio supereranno i 100$ a barile l’anno prossimo. 

Anche Kang Wu di Asia Analytics di S&P Global Commodity Insights prevede che ci saranno ulteriori aumenti come conseguenza della riduzione delle scorte. 

In generale le stime sul prezzo dell’oro nero rimangono al rialzo nei prossimi mesi. Quello che preoccupa gli analisti è il peso dell’Arabia Saudita nell’OPEC+ e la sua propensione a agire in autonomia rispetto alle decisioni collettive. Del resto gli effetti del suo enorme potere si possono notare nell’aumento del prezzo del petrolio di oggi.

Cosa prevede la riforma pensioni del governo Meloni? Le news

Riforma pensioni governo Meloni: le ultime news

Da più di un anno si parla di una possibile riforma delle pensioni del governo Meloni? Arriverà il prossimo anno?

Che fine ha fatto la riforma pensioni del governo Meloni e quali le ultime news in merito? Uno dei temi centrali della campagna elettorale del centrodestra ha avuto un ruolo marginale all’interno dell’ultimo documento Documento di matrice finanziaria (DEF), firmato ad aprile dal ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti. Gli ultimi cambiamenti in merito alle pensioni sono stati attuati della Legge di Bilancio 2023 (approvata a dicembre 2022). Cosa ci aspetta per i prossimi mesi? La riforma pensioni del governo Meloni si farà? Le news in tal senso saranno monitorate costantemente. 

Riforma pensioni governo Meloni e Legge di Bilancio: news

La riforma pensioni del governo Meloni, ad oggi, non è ancora arrivata, al contrario di quanto si pensava a dicembre 2022, quando è stata firmata la legge di bilancio per quest’anno.

In quell’occasione erano stati approvati tre interventi in materia pensionistica:

  • L’introduzione di un bonus temporaneo destinato alle pensioni minime dell’1,5% per i pensionati con età inferiore ai 75 anni e un +6,40% di quelli con età superiore (solo per il 2023 e il 2024).
  • La revisione del meccanismo di indicizzazione delle pensioni, quel sistema che si occupa di proporzionare queste ultime all’aumento dei prezzi e quindi all’inflazione. A causa di questo intervento le pensioni più alte verranno aumentate in misura minore rispetto al passato.
  • Quota 103, una manovra che consentirà l’accesso alla pensione ai lavoratori con un’età superiore a 62 anni e che hanno versato contributi per almeno 41 anni.

Le promesse del governo in campagna elettorale

Perché tutti si aspettano una riforma pensioni dal governo Meloni, e cosa avrebbe dovuto prevedere? Per capirlo dobbiamo abbandorare le news, fare un passo indietro e tornare a prima che l’attuale esecutivo si insediasse a Palazzo Chigi.

Durante la campagna elettorale il centrodestra, in particolare la Lega Nord, aveva puntato molto sulle pensioni. Le principali proposte? L’abolizione della Legge Fornero e una misura chiamata Quota 41. Un norma che, se attuata, avrebbe consentito, ai lavoratori con almeno 41 anni di contributi di andare in pensione. Questa proposta di legge è stata poi rimpiazzata da quota 103, che ha aggiunto un requisito: il raggiungimento del 62esimo anno di età.

Fratelli d’Italia invece, per la riforma pensioni, aveva più cautamente spinto sul rinnovo di Opzione Donna, una forma di pensionamento anticipato che permette alle donne lavoratrici dipendenti e autonome che hanno versato almeno 35 anni di contributi di andare in pensione a 60 anni (in alcuni casi eccezionali anche 58 o 59).

Le ultime news sulla riforma pensioni: cosa dicono il DEF e il documento del lavoro?

Cosa cambierà nel 2024 per le pensioni? Presumibilmente niente visto che stando alle ultime news la riforma pensioni del governo Meloni sembra essere stata messa in stand by. Il 13 aprile è stato pubblicato il Documento di economia finanza (DEF), uno degli atti più importanti nell’attività economica di un governo. All’interno del documento, di più di 400 pagine, l’argomento è stato a malapena citato. L’ipotetica riforma pensioni del governo Meloni è presente in una sola pagina dell’atto, alla quale si legge “Interventi in materia di disciplina pensionistica saranno proposti da qui al 2025”.

Il ministro del Lavoro Marina Calderone ha commentato: “abbiamo sempre detto che gli interventi sulle pensioni dovranno essere contemplati con le disponibilità di bilancio”, e “gli interventi devono essere progressivi”, ma “confido che subito dopo l’estate ci sia la possibilità di aprire invece un primo approccio di una riforma che vedrà la luce in tempi più lunghi”.

A riguardo invece della pensione di cittadinanza, l’ultima decisione del Consiglio dei Ministri è stata inserita all’interno del decreto lavoro. Inizialmente, attraverso l’approvazione della legge di bilancio, il governo aveva deciso di abrogare sia la pensione che il reddito di cittadinanza. Negli ultimi mesi però ha fatto marcia indietro.
Dunque, almeno per ora, non si intravede nessuna riforma pensioni del governo Meloni all’orizzonte. Se la situazione rimarrà quella odierna e le news non comunicheranno nulla di nuovo, gli ultimi cambiamenti disposti dell’esecutivo dalla Legge di Bilancio resteranno in vigore anche per il 2024.

Calcolo IMU seconda casa: come si fa?

Calcolo IMU seconda casa: come si fa?

Informazioni e simulazione del Calcolo IMU sulla seconda casa per il 2023

Come si fa il calcolo dell’IMU sulla seconda casa? Dal 2013 l’”Imposta Municipale Propria” è diventata obbligatoria solo sulle seconde case, quindi non sull’abitazione principale. I proprietari degli immobili (con le dovute eccezioni) devono pagare la tassa in due rate la cui scadenza è prevista ogni anno per il 16 giugno e il 16 dicembre. Per il calcolo IMU sulla seconda casa bastano solamente tre dati, ecco come si fa. 

Calcolo IMU seconda casa: chi deve pagare la tassa

Il calcolo IMU parte dalla definizione di “seconda casa”, in questa categoria rientrano abitazioni per le vacanze o immobili acquistati per investimento, ma anche fabbricati, negozi, uffici o aree fabbricabili. Il calcolo IMU sulla seconda casa riguarda quindi i proprietari di questa tipologia di immobili. Questa tassa tuttavia viene versata anche per le prime case, ovvero le abitazioni principali, qualora rientrino nelle categorie A1, A8 e A9, in altre parole quando vengono considerate di lusso

Se stai per fare il calcolo IMU sulla seconda casa per il 2023, considera che con le ulteriori eccezioni introdotte dalla Legge di Bilancio, la tassa non deve essere pagata da: 

  1. I proprietari di immobili occupati illegalmente e che hanno presentato denuncia regolare;
  2. I proprietari di immobili occupati da un ex coniuge (in caso di separazione o divorzio), in questo caso è l’inquilino a dover versare l’IMU;
  3. I proprietari che concedono usufrutto a un soggetto terzo. Attenzione che l’usufrutto non equivale all’affitto, infatti chi possiede immobili affittati deve occuparsi di versare l’imposta;
  4. I proprietari di seconde case in zone colpite dagli eventi sismici del 2016 (in Emilia Romagna, Lombardia e Veneto). 

Ci sono anche dei casi particolari e delle riduzioni, ad esempio la base imponibile dell’IMU è ridotta della metà per le abitazioni concesse in comodato d’uso a parenti in linea retta. Se un immobile è intestato a più persone, il calcolo IMU sulla seconda casa verrà distribuito in maniera proporzionale. Per i nuovi acquisti, il proprietario pagherà l’IMU sull’abitazione solo per i mesi di effettiva proprietà

Calcolo IMU seconda casa: come si fa nel 2023? 

Gli elementi che devono essere presi in considerazione per il calcolo dell’IMU sulla seconda casa 2023 sono tre: 

  1. Rendita catastale dell’immobile, ovvero il valore fiscale (che si può recuperare al catasto);
  2. Coefficiente fisso di riferimento:
  • 160 per le seconde case, magazzini, stalle e scuderie 
  • 80 per uffici e studi privati
  • 55 per negozi
  • 140 per laboratori artigianali, stabilimenti balneari
  • 65 per alberghi, teatri e cinema
  1. Aliquota del comune: che può essere aumentata fino a un massimo del 10,6%. E varia per le categorie di immobili. 

Il primo passo è quello di aumentare del 5% il valore della rendita catastale e moltiplicare quello che si ottiene per il coefficiente fisso. In questo modo si trova la “base imponibile”, a cui va aggiunta l’aliquota del comune in cui è presente l’immobile. 

Il risultato di questo calcolo IMU sulla seconda casa rappresenta l’importo della tassa annuale che va versata in due rate. 

Vediamo allora una simulazione di calcolo 2023 nel comune di Milano. Consideriamo una seconda casa con rendita catastale di 1.000 euro e un’aliquota comunale al 7,6%, che è stata di proprietà per 5 mesi. 

Questo è il procedimento: 

1.000 + 5% = 1.050

1.050 * 160 = 168.000 (base imponibile)

168.000 / 1000 * 7,6 = 12.775 tassa per un anno (1.065 mensile)

1.065 * 5 mesi di proprietà = 5.328 euro di IMU

Dopo aver visto come si fa il calcolo IMU sulla seconda casa, potresti chiederti dove pagarla. Per regolarizzare le tue tasse puoi utilizzare il modello F24 o rivolgerti a un commercialista. 

BTP Valore 2027: cedola, premio, novità e cose da sapere

BTP Valore 2027: cedola, premio e novità

Novità sui BTP Valore 2027: dopo l’annuncio della nuova emissione ecco tutte le cose da sapere dalla cedola al premio

Le ultime novità sul BTP Valore 2027, dalla cedola al premio, arrivano dal Dipartimento del Tesoro che sta svelando gradualmente tutte le caratteristiche del titolo. Secondo il Sole 24 Ore la quota di titoli di Stato nelle tasche degli italiani è aumentata di 50 miliardi tra settembre e gennaio. I risparmiatori sembrerebbero interessati a questi strumenti finanziari grazie all’innalzamento dei tassi di interesse che porta un aumento dei rendimenti. Dopo l’annuncio di questo nuovo bond dedicato ai piccoli risparmiatori, finalmente possiamo vederci più chiaro su cedola, premio e tassi del BTP Valore 2027. 

BTP Valore 2027: le novità su cedola e premio

Per ripassare, il BTP Valore è un titolo di stato riservato agli investitori retail (quindi non sono ammessi quelli istituzionali), che sarà emesso tra il 5 e il 9 giugno 2023 con delle modalità semplificate e una durata di 4 anni. Pensate per attrarre i piccoli risparmiatori. 

Come già anticipato, il BTP Valore 2027 avrà un premio di fedeltà per chi acquista il titolo nei primi giorni di collocazione e lo deterrà fino alla scadenza. La novità è che è stato comunicato il valore di questo premio, pari al 5 per mille dell’importo investito (0,5%)

Per quanto riguarda le cedole del BTP Valore 2027, il Tesoro ha optato per dividere i quattro anni di durata in due livelli di rendimento che saranno pagate ogni sei mesi con tassi crescenti. Secondo il meccanismo step-up.

BTP Valore 2027: novità su rendimento e tassi da giugno

I tassi minimi garantiti del BTP Valore 2027 saranno:

  • 3,25% per il 1° e 2° anno;
  • 4,00% per il 3° e 4° anno.

Il codice ISIN del titolo durante il periodo di collocamento è IT0005547390.

Altre caratteristiche da sapere sul BTP Valore 2027 sono l’importo minimo fissato a 1.000 euro, la tassazione agevolata al 12,5% e l’esenzione delle imposte di successione tipiche anche dei BTP Italia

Il titolo sul mercato MOT avrà un prezzo di 100 e potrà essere acquistato senza commissioni direttamente in banca. La chiusura potrà essere anticipata al massimo il 7 giugno alle 17:30. 

Dalle ore 9 del 5 giugno alle 13:30 del 9 giugno il titolo sarà venduto agli investitori retail.

Cosa sono i BTP Valore? Rendimento, caratteristiche e informazioni utili sui nuovi Titoli di Stato

BTP Valore: cosa sono? Caratteristiche, rendimento e come funzionano

Cosa sono i nuovi BTP Valore annunciati dal Dipartimento del Tesoro e quali le loro caratteristiche, dal rendimento al premio fedeltà? Si tratta di obbligazioni di Stato con scadenza nel 2027. Sono bond davvero particolari, pensati per i piccoli risparmiatori che potranno investire con agevolazioni e in maniera semplificata. Ecco tutte le informazioni utili sulle caratteristiche dei BTP Valore, dal rendimento alle modalità di sottoscrizione. 

BTP Valore, cosa sono

Prima di spacchettare tutte le caratteristiche dei BTP Valore, dal rendimento alla scadenza, vale la pena di definire questi nuovi strumenti pensati dal MEF. I BTP Valore sono una nuova tipologia di Buoni del Tesoro Poliennali, ovvero dei titoli di Stato italiani a medio-lungo termine emessi dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Si distinguono dagli altri bond perché dedicati esclusivamente ai risparmiatori al dettaglio (quello che viene chiamato “mercato retail”), quindi non potranno partecipare all’emissione banche, fondi di investimento e investitori istituzionali. La prima emissione dei BTP Valore è prevista tra il 5 e il 9 giugno 2023 (fino alle ore 13, salvo chiusura anticipata). 

I BTP Valore sono l’ultima novità dei bond italiani. Sull’app di Young Platform nella sezione “News” puoi trovare le ultime notizie sulla finanza tradizionale e sull’economia emergente delle criptovalute.

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BTP Valore: caratteristiche e rendimento

Per comprendere al meglio cosa sono occorre studiare a fondo le caratteristiche dei BTP Valore, che rispecchiano il target per cui sono pensati, ovvero quello dei piccoli risparmiatori. Le modalità di partecipazione all’emissione di questi bond infatti è stata semplificata al massimo rispetto alle consuete aste, e adattata per favorire gli investitori individuali. 

I nuovi BTP Valore avranno durata di 4 anni e un premio di fedeltà del 5 per mille e quindi un rendimento extra, per chi li deterrà fino alla scadenza. Potranno essere sottoscritti senza commissioni direttamente in banca, all’ufficio postale o anche tramite home banking (se supporta funzioni di trading). 

Tra le più interessanti caratteristiche dei BTP Valore sicuramente la cedola iniziale, questi sono i tassi minimi garantiti e quindi il rendimento:  

  • 3,25% per il 1° e 2° anno;
  • 4,00% per il 3° e 4° anno.

Il codice ISIN del titolo durante il periodo di collocamento è IT0005547390.

In linea con gli altri bond italiani, l’importo minimo di acquisto del BTP Valore è di 1.000 euro. Non esiste però un tetto massimo. Questo significa che tutti potranno aggiudicarsi i titoli richiesti. Il bond potrà essere ceduto interamente anche prima della scadenza. 

Per quanto riguarda il rendimento dei BTP Valore, si applica la tassazione agevolata al 12,5% e l’esenzione dalle imposte di successione su cedole e premio fedeltà. 
Visto cosa sono i nuovi BTP Valore e le loro caratteristiche, aspettiamo  aspettiamo l’inizio dell’emissione che si protrarrà dal 5 al 9 giugno.  

Sei sul blog di Young Platform, la piattaforma italiana per comprare criptovalute. Qui puoi trovare le ultime novità su blockchain, Bitcoin e Web3. Raccontiamo da vicino questa economia emergente con un occhio alla finanza tradizionale, così hai tutto quello che ti serve per entrare nella nuova era del denaro. 

Crypto news: migliori e peggiori di maggio 2023

Crypto news, maggio 2023: migliori e peggiori del mese

Quali sono state le crypto migliori e peggiori del mese? Ecco le news di maggio 2023

Tra tutte le crypto news di maggio 2023 ti sei pers* le monete migliori e peggiori? Anche se nell’ultimo mese il mercato non ha visto grandi sconvolgimenti, alcuni progetti si sono contraddistinti per movimenti di prezzo e aggiornamenti interessanti (tipo: la DeFi su Bitcoin?!). 

Crypto news: le migliori di maggio 2023 

Chiunque si interessi alle crypto news e segua con attenzione il mercato avrà già intuito. Le migliori di maggio 2023 per quanto riguarda il movimento di prezzo sono state Ripple (XRP) e Litecoin (LTC) che si sono portate a casa rispettivamente un +8.54% e un +5.27% su base mensile. 

Ripple ha dato il meglio la settimana scorsa, quando, a differenza della maggior parte delle monete che nelle ultime settimane hanno percorso movimenti laterali, si è mossa al rialzo. Oggi il prezzo si aggira intorno ai 48 centesimi di dollaro. Il movimento positivo potrebbe essere stato sostenuto dalla fiducia degli holder e dalle buone notizie sulla causa SEC. 

Litecoin invece è stata la crypto migliore nella terza settimana di maggio in cui in pochi giorni è passata da un valore di 78$ a 94$ registrando un +20%! Una piccola bull run in un momento non particolarmente attivo per il resto del mercato. La performance positiva di LTC sembra essere legata alla narrativa sull’halving previsto per i primi giorni di agosto

Tra le migliori di maggio anche Bitcoin 

Gli entusiasti di crypto news sapranno forse anche questo: nel mese appena passato, anche Bitcoin si è guadagnata un posto tra le migliori. Anche se non abbiamo assistito a particolari movimenti di prezzo, il network è stato sotto i riflettori per l’enorme successo degli Ordinals, ovvero degli NFT su Bitcoin. Nel mese di maggio la quota delle “inscription” ha toccato quota 10 milioni, e questa nuova tecnologia ha aperto la strada a nuove applicazioni di Bitcoin. Grazie allo standard BRC-20 ora è possibile creare token direttamente sulla blockchain di BTC, tanto che si comincia a parlare di “BitFi” ovvero la finanza decentralizzata su Bitcoin. Di questo trend hanno beneficiato soprattutto i miner che hanno incassato circa 35 milioni di dollari per le commissioni legate agli Ordinals. 

Tether

Tra le crypto migliori di maggio 2023, una menzione va a Tether (USDT), la famosa stablecoin ancorata al dollaro statunitense. Stando alle ultime news comunicate dall’azienda che dietro al progetto,nel primo trimestre del 2023 i profitti sono stati di 1,48 miliardi di dollari edè stato toccato il picco del valore delle loro riserve (2,44 miliardi di dollari). Di questi profitti, il 15% verrà destinato all’acquisto di Bitcoin

Inoltre da gennaio, la supply dominance di USDT, ovvero la percentuale che occupa nel mercato delle stablecoin, è aumentata del 13% (Glassnode). 

Crypto news: le peggiori di maggio 2023

Le crypto news sul mercato hanno portato anche qualche flop (che può essere comunque un’opportunità per comprare a “prezzi scontati”). A livello di prezzo, le peggiori di maggio 2023 sono state Avalanche (AVAX), Decentraland (MANA) e Polkadot (DOT). Finito l’hype per la sua conferenza annuale Avalanche ha registrato -15.88% su base mensile, MANA invece, il token di Decentraland, è sceso del -13.90%. Il metaverso su Ethereum però si prepara ad ospitare il Metaverse Pride dal 27 al 29 giugno, gli eventi in programma attireranno nuova volatilità? 

Anche Polkadot è in aria di eventi, questa volta IRL (in real life). Dal 28 al 29 giugno a Copenhagen si svolgerà “Polkadot Decoded” la conferenza dedicata alla community e agli sviluppatori del network multi-chan (qui puoi leggere il riassunto dell’edizione 2022). Il prezzo di DOT a maggio è sceso del -10.54%. 

È tutto per questo recap delle crypto news di maggio 2023! L’ultimo mese ha visto il trionfo di Ripple, Litecoin e Bitcoin, ma in questo mercato anche i più esperti possono avere difficoltà nel prevedere gli andamenti. Se ti interessa comprare criptovalute ma i grafici e le previsioni non fanno per te, puoi valutare di impostare un Salvadanaio con cui acquistare regolarmente le crypto migliori di maggio 2023 e tante altre!

Tassazione criptovalute: tutto sulla normativa in vigore in Italia nel 2023 

tassazione criptovalute

Cosa dice la prima legge in Italia sulla tassazione delle criptovalute? Tutte le novità e come funziona la dichiarazione

La tassazione sulle criptovalute in vigore in Italia dal 2023 è tra le novità più importanti nel settore. La regolamentazione è iniziata in parallelo con il MiCA europeo e con la Legge di Bilancio nazionale, facendo sempre maggiore chiarezza sulla definizione delle crypto e le relative tasse. Un notevole passo avanti a favore dell’adozione.

Prima del 2023, non era mai stata fornita alcuna definizione a livello legislativo dal governo, tanto meno delle direttive. Il campo era in mano all’Agenzia delle Entrate e alle libere interpretazioni dei vari professionisti. L’unica opzione temporanea fornita dall’AdE con una risoluzione ad hoc era quella di considerare le criptovalute come valute estere, all’interno della dichiarazione dei redditi. Tuttavia, se si conosce la tecnologia blockchain, è chiaro che le crypto non hanno confini o sedi, dunque non possono essere definite “estere”. Da quest’anno finalmente questo paradosso cessa di esistere. Dunque, come vengono considerate dal fisco? In questa guida faremo luce su tutte le informazioni utili riguardanti la tassazione delle criptovalute in vigore in Italia nel 2023. 

Tassazione criptovalute: la definizione fiscale

La principale novità sulla tassazione delle criptovalute è la definizione di queste ultime. La parola chiave della legge di Bilancio infatti è cripto-attività. Con questo termine ombrello si è scelto di includere nella definizione e regolamentazione non solo le criptovalute, ma anche tutti i token e le altre attività basate su blockchain, compresi gli NFT. Al momento si parla di currency token (stablecoin e CBDC), utility token, NFT e security token, tuttavia sono concetti ancora da chiarire con le normative attuative.

Citando la Legge, per cripto-attività si intende: “rappresentazione digitale di valore o di diritti che possono essere trasferiti e memorizzati elettronicamente, utilizzando la tecnologia di registro distribuito o una tecnologia analoga”.

Vediamo nei prossimi paragrafi tutte le implicazioni di questa definizione.

Tassazione criptovalute: l’imposta sulle plusvalenze e altri proventi

Andiamo subito alle questioni di maggiore impatto nella vita di tutti i giorni: il pagamento delle imposte. Quando avviene, e a quanto ammonta?

L’imposta si applica alle plusvalenze e altri proventi realizzati durante l’anno fiscale oltre i 2000€, con un’aliquota del 26%.

Qui il passaggio della legge: “le plusvalenze e gli altri proventi realizzati mediante rimborso o cessione a titolo oneroso, permuta o detenzione di cripto-attivita’, comunque denominate, non inferiori complessivamente a 2.000 euro nel periodo d’imposta.”

Chiariamo i concetti di base per i meno esperti sulla tassazione delle criptovalute, facendo alcune doverose precisazioni.

Le plusvalenze e minusvalenze sono rispettivamente i profitti e le perdite realizzati tramite la permuta di criptovalute, ossia la conversione da cripto-attività a valuta fiat o diverso tipo di cripto-attività. 

Non rientrano tra le attività fiscalmente rilevanti:

  • Conversioni da cripto-attività a cripto-attività dello stesso tipo, ad esempio da BTC a ETH. Infatti: “Non costituisce una fattispecie fiscalmente rilevante  la  permuta  tra  cripto-attivita’ aventi eguali caratteristiche e funzioni

Rientrano tra le attività fiscalmente rilevanti:

  • Conversioni da cripto-attività a fiat anche senza prelevare queste ultime
  • Conversioni da cripto-attività a fiat su qualunque exchange o wallet sia italiano che estero
  • Conversioni da cripto-attività di un tipo a cripto-attività di un altro, ad esempio acquisti o vendite di NFT con criptovaluta.
  • Acquisti di beni o servizi con cripto-attività. 

Riguardo le minusvalenze, in particolare, queste vanno algebricamente sommate alle plusvalenze, ma possono anche essere scorporate sui periodi successivi, ma solo se di importi superiori ai 2000€ e non oltre il quarto periodo. 

Inoltre è ancora da definirsi se considerare minusvalenze le perdite non dovute all’andamento di mercato, quali: smarrimento di chiavi private, frodi, attacchi informatici o fallimenti di exchange o altri servizi in cui i fondi non sono stati restituiti agli utenti.

La legge inerente la tassazione delle criptovalute parla delle plusvalenze, ma anche di “altri proventi” o “redditi diversi di natura finanziaria”. Con queste parole si indicano operazioni come staking, yield farming, lending, airdrop, cashback, che rientrano nel calcolo delle plusvalenze imponibili con gli stessi criteri. Secondo una possibile interpretazione anche il mining costituirebbe “reddito diverso”. Tuttavia questa attività potrebbe anche essere considerata cessione a titolo oneroso: si attendono chiarimenti.

Tornando alla normativa sulla tassazione delle criptovalute, l’aliquota è rimasta invariata al 26% e viene applicata al totale delle plusvalenze e degli altri proventi annuali.

Prima della tassazione: come funziona la dichiarazione

Mettiamo le cose in chiaro: rimane l’obbligo di dichiarare le proprie cripto-attività, in modo da consentire il monitoraggio fiscale da parte dell’Agenzia delle Entrate. Ma come funziona?

Si compila sempre il quadro RW, dove si specifica il valore iniziale delle cripto-attività e quello finale al 31/12. Nel caso di plusvalenze, si compila anche il quadro RT con il metodo LIFO, ossia assumendo che le ultime unità acquistate siano le prime ad essere state vendute.

Sulle fonti da consultare per determinare il valore delle cripto-attività o sulle modalità di calcolo, non c’è menzione nel testo della legge, che raccomanda solamente di utilizzare dati certi e precisi. Attenzione: in caso il contribuente non specifichi il costo iniziale delle cripto-attività, questo sarà considerato pari a zero, aumentando quindi significativamente il calcolo delle plusvalenze.

Per dichiarare crypto di anni precedenti a quello interessato, il valore da considerare è quello al 1 gennaio dell’anno in corso. 

Per quanto riguarda invece acquisti di cripto-attività per successione (eredità) o donazione, si assume come valore iniziale quello dichiarato o trasmesso.

Riguardo il valore delle cripto-attività, mancano specifiche su come considerare quello degli NFT.

Un punto molto interessante è quello sul regime di risparmio amministrato: la normativa include la possibilità agli exchange e servizi simili residenti in Italia di diventare sostituti d’imposta, il che solleverebbe i loro utenti dal compito della dichiarazione. Anche su questo tema sono necessari diversi chiarimenti da parte delle istituzioni.

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Come fare la dichiarazione nel 2023?

Arriviamo alle questioni urgenti: che fare quest’anno? 

Innanzitutto, la legge è entrata in vigore dal 1° gennaio 2023, tuttavia specifica che la dichiarazione dei redditi del 2022 va compilata quest’anno secondo le regole precedenti, ossia considerando le criptovalute come valute estere, e che questa dichiarazione è obbligatoria. Le nuove norme si applicheranno invece durante le pratiche del 2024 sui redditi del 2023.

Come mettersi in regola per gli anni precedenti

Se quest’anno ti trovi per la prima volta a dichiarare le tue cripto-attività, o hai saltato qualche anno, hai l’occasione di dichiarare anche quelle detenute durante gli anni precedenti al 2022 presentando un’“istanza di emersione” tramite l’apposito modello. Naturalmente per mettersi in regola è richiesto il versamento di una mora, ma questa è ridotta grazie alla sanatoria e dipende da alcune condizioni.

  • Non avevi compilato la dichiarazione e non avevi realizzato plusvalenze – la  sanzione ammonta al 0,5% annuo calcolato sul valore delle cripto-attività non dichiarate, per ogni anno non dichiarato. 
  • Non avevi compilato la dichiarazione e avevi realizzato plusvalenze – in questo caso si paga sia la sanzione per la mancata dichiarazione che quella sul mancato pagamento delle imposte: 0,5% + 3,5% annuo sul valore delle cripto-attività detenute al termine di ciascun anno oppure al momento della cessione.

Attenzione però: queste sono le misure imposte dal fisco, che non escludono eventuali procedure penali.

La sanatoria in ogni caso è al vaglio di costituzionalità poiché di fatto se la legge è in vigore dal 2023, non potrebbe essere retroattiva per il 2022.

Novità: l’imposta di bollo

La novità più criticata sulla tassazione delle criptovalute è sicuramente il versamento del bollo del 2 per mille sul totale detenuto in cripto-attività, in quanto trova scarsa giustificazione. Al momento sappiamo solamente che la prima scadenza è per il 30 giugno 2024.

La rivalutazione e imposta sostitutiva del 14% 

La nuova norma sulla tassazione delle criptovalute prevede anche l’affrancamento (o rivalutazione) delle cripto-attività, da richiedere entro il 30 Settembre 2023

Questo significa che è possibile dichiarare il valore di ogni cripto-attività al 1° gennaio 2023 invece che alla data effettiva di acquisto e versare un’imposta sostitutiva del 14% in 3 rate annuali invece che il 26%. In questo caso però le minusvalenze non si potranno dedurre, ma verranno considerate solo le plusvalenze per calcolare l’imponibile.

Questa opzione può essere conveniente per gli early adopters, ossia coloro che hanno acquistato criptovalute diversi anni fa, le hanno conservate e hanno realizzato un elevato guadagno durante il 2023. In questo caso la rivalutazione ridurrebbe le plusvalenze e di conseguenza anche le imposte dovute.

L’onere di prova

Queste sono le principali novità introdotte dalla Legge di Bilancio. A questo punto potrebbero sorgere diverse domande.

Ad esempio: come fa l’Agenzia delle Entrate, allo stato dell’arte, a verificare che le attività dichiarate corrispondono al vero?

Attualmente, non ha risorse sufficienti per farlo, tuttavia è necessario prepararsi a questa eventualità. L’”onere di prova”, ossia a carico di chi sia il dovere di dimostrare l’autenticità di quanto dichiarato, non è ancora specificato dalla legge. 

Al momento, inoltre, gli exchange sono obbligati a richiedere la verifica dell’identità (KYC) e a fornire alle autorità dati sugli utenti a fini di antiriciclaggio e prevenzione di attività criminali, perdipiù con la nuova direttiva europea gli exchange saranno obbligati a fornire dati sulle transazioni degli utenti anche alle autorità fiscali.

Queste informazioni potrebbero comunque essere incomplete per quanto riguarda operazioni che esulano dagli exchange e altri servizi centralizzati. Di conseguenza, può essere conveniente preparare delle dimostrazioni in anticipo. Screenshot, ricevute e reportistica possono aiutare in caso di richieste di approfondimento o multe.

Cosa cambia, cosa resta uguale e i punti da definire

La regolamentazione è appena nata e si sta formando: facciamo dunque un riepilogo delle novità per il 2023 e a che punto siamo sulla tassazione delle criptovalute.

Cosa resta uguale

Ci sono alcuni punti fermi che ci portiamo dagli anni scorsi: 

  • l’aliquota del 26% (eccetto in caso di rivalutazione)
  • l’obbligo di dichiarazione

Cosa cambia

I cambiamenti sono numerosi:

  • Viene meno l’assimilazione alle valute estere
  • La definizione di cripto-attività
  • La definizione di “altri proventi”
  • La definizione approfondita di plusvalenze
  • La plusvalenza minima fiscalmente rilevante di 2000€
  • La sanatoria per gli anni precedenti
  • Il pagamento dell’imposta di bollo
  • La possibilità di rivalutazione

Cosa resta da definire

Nel corso dei mesi alcuni punti sono stati interpretati da diversi professionisti, ma ci sono ancora numerose questioni da approfondire da parte della legge.

  • Se la sanatoria sia obbligatoria, in quanto la legge non può essere costituzionalmente retroattiva.
  • L’inquadramento del mining
  • Se le cripto-attività sono da includere nell’ISEE
  • Quali valori dichiarare per gli NFT
  • Di chi sia a carico l’onere di prova
  • Come gli exchange possano diventare sostituti d’imposta
  • Se considerare minusvalenze i fondi perduti per fallimenti di servizi, frodi o smarrimento di chiavi private
  • Le definizione delle categorie di cripto-attività e di conseguenza quali sono le permute imponibili

Tassazione criptovalute Italia 2023: come prepararsi

Di seguito, alcune cose che puoi fare per gestire al meglio il monitoraggio delle tue cripto-attività:

  • Pianifica le tue vendite: se prevedi di vendere criptovalute o realizzare altro tipo di plusvalenze, puoi farlo in modo strategico per evitare che l’impatto fiscale azzeri i tuoi profitti.
  • Scarica ricevute ed estratti conto: dalla tua banca o servizio di pagamento in fiat puoi richiedere le ricevute di bonifici o pagamenti verso exchange ed altri servizi crypto.
  • Scarica i report e cronologia delle transazioni: ottieni i report da ogni piattaforma crypto che utilizzi, quindi exchange, wallet e servizi CeFi. Young Platform fornisce un Report Fiscale che considera la tua attività sia sull’exchange che su Metamask. 
    NB: Archivia tutto con cura in modo da ritrovare questi documenti e prove in futuro.
  • Consulta un professionista: se non sei sicur* di come gestire la tassazione delle criptovalute, rivolgiti a un commercialista o a un consulente fiscale esperto in materia. Loro sapranno guidarti attraverso il processo e assicurarsi che tu rispetti tutte le norme fiscali.

Seguiremo i prossimi sviluppi e terremo questo articolo aggiornato. Intanto, questo è tutto quello che devi sapere sulla legge in Italia per la tassazione delle criptovalute nel 2023.

Quanto pesa un lingotto d’oro e quanto vale? Standard e caratteristiche 

Lingotto d'oro: quanto pesa e quanto costa

Quanto pesa e quanto vale un lingotto d’oro? Tutte le tipologie e le forme dello standard più usato per i metalli preziosi

Quanto pesa un lingotto d’oro e quanto vale? Sebbene nel commercio e nelle attività umane l’oro abbia un ruolo millenario, il lingotto d’oro moderno, forse la forma più riconoscibile in cui viene comprato e venduto il metallo prezioso, è una creazione relativamente recente, introdotta come standard alla fine del XIX secolo. Pare che la prima ad usarlo sia stata la Banca d’Inghilterra. Oggi i lingotti d’oro vengono utilizzati nella compravendita dei metalli come beni rifugio e conservati dalle Banche Centrali nelle loro riserve auree. Per chi decide di investire in oro, può essere utile conoscere quanto pesa e quanto costa un lingotto. 

Lingotto d’oro: quanto pesa 

Prima di scoprire quanto pesa un lingotto d’oro e quanto vale, è necessario fare delle distinzioni tra le varie tipologie in circolazione. 

Innanzitutto i lingotti d’oro si distinguono tra colati o versati e coniati, sulla base del processo di produzione. I primi vengono creati versando l’oro fuso in stampi e aspettando che si fonda, questi sono tutti unici tra loro a causa delle imperfezioni del materiale. I lingotti coniati invece vengono realizzati a partire da quelli colati, tagliandoli e rendendoli uniformi e meno grezzi. 

La forma classica del lingotto è quella prismatica, esistono poi i lingotti “all’americana” a forma di parallelepipedo con gli angoli smussati (sono quelli che si vedono in tutti i film). I lingotti all’inglese invece sono a forma di “panetto”. Tutte forme “impilabili” che facilitano il commercio e trasporto del materiale.

La domanda “quanto pesa un lingotto d’oro” non ha una risposta univoca, esistono diversi formati. I più diffusi sono quelli da 1 oncia, 10 once, 1 chilo e 400 once, il peso dell’oro spesso infatti si misura con oncia troy (oz) piuttosto che in chilogrammi (dove un’oncia troy equivale a 31,1034768 grammi). 

Lo standard dei lingotti delle riserve auree delle Banche Centrali è quello da 400 oz (circa 12,4 kg). Il lingotto d’oro da 1 kg è quello più utilizzato nel commercio e negli investimenti. 

Il lingotto d’oro più grande del mondo pesa 250 chilogrammi ed è stato prodotto dalla Mitsubishi Materials Corporation ed esposto al Toi Gold Museum in Giappone dal 2005. 

Lingotto d’oro: quanto vale e quanto costa

Quanto vale e quanto costa un lingotto d’oro è strettamente legato a quanto pesa. Il valore di un lingotto si può calcolare facilmente moltiplicando il peso al prezzo dell’oro in tempo reale. Oggi 31 maggio 2023, anno in cui il prezzo dell’oro è ai suoi massimi storici, è 1.837,39 € all’oncia. Un lingotto da 400 oz costa quindi 734.956 euro. 

Un’altro aspetto da considerare per sapere quanto vale e quanto costa un lingotto d’oro è la purezza del metallo. Generalmente tutti i lingotti sono composti da oro 24 carati, ovvero puro al 99%, ma si possono trovare anche delle combinazioni con altri materiali. Nel calcolo del valore del lingotto bisogna considerare il prezzo dell’oro rispetto ai suoi carati. 

Le informazioni su quanto pesa e quanto costa un lingotto d’oro sono utili agli investitori che in un periodo di incertezza economica come questo, sono alla ricerca di riserve di valore. L’oro infatti è uno dei più comuni beni rifugio, e nonostante il suo prezzo oggi sia elevato il mercato è florido. Esistono anche altre alternative per esporsi al metallo prezioso senza dover fisicamente acquistare dei lingotti, come ad esempio i futures o gli ETF. Esiste anche una criptovaluta che riproduce il prezzo dell’oro: Pax Gold (PAX).  

Come risparmiare energia elettrica con questi 7 trucchi

Vitalik Buterin: il manifesto della società futura

Come risparmiare energia elettrica? 7 trucchi per ridurre le spese e il tuo impatto ambientale

Come risparmiare energia elettrica? Attraverso quali mosse possiamo parsimoniare questa risorsa così importante, contribuire alla riduzione dell’impatto ambientale e limitare le spese mensili?

Esistono tantissimi espedienti per limitare l’utilizzo e gli sprechi di corrente elettrica; alcuni di questi richiedono uno sforzo pressoché nullo ma recano grandi benefici sia all’ambiente, che al proprio portafoglio. Scopri come risparmiare energia elettrica attraverso 7 semplicissimi “trucchi”.

1. Misura quanto consumi

Una buona abitudine se vuoi capire come risparmiare energia elettrica è quella di farti un’idea di quanta corrente consumi mensilmente e in che modo. Una volta che saprai quali sono gli elettrodomestici o i dispositivi che consumano di più potrai agire in modo consapevole.

2. Spegni i dispositivi che non usi

Probabilmente hai già incontrato questo espediente. È senza dubbio il consiglio più ovvio, ma spesso viene dato per scontato. La maggioranza dei consumatori oculati si ricorda, e intima, spesso anche bruscamente ai coinquilini, di spegnere le luci. Ma presta poca attenzione ai dispositivi elettronici in standby, i quali consumano costantemente energia. Perciò per ridurre il costo della bolletta della luce spegnili completamente durante la notte o quando sei fuori casa. 

3. Utilizza in modo efficiente il frigorifero

A meno che tu non ti voglia nutrirti con alimenti “andati a male”, non puoi seguire il consiglio precedente per ridurre i consumi del tuo frigorifero. Ma se ti stai chiedendo come come risparmiare l’energia elettrica impiegata per far funzionare il frigo e il congelatore qualche trucchetto c’è. Assicurati che la temperatura si mantenga tra i 4° e i 6°, cerca di aprire lo sportello il meno possibile e non riempirli eccessivamente.

4. Limita l’utilizzo di condizionatore, del forno e del ferro da stiro

Questi tre elettrodomestici sono sicuramente quelli che impattano di più sia per quanto riguarda la tua bolletta e sia a livello ambientale. Perciò è bene utilizzarli nel modo più efficiente possibile. Ma come risparmiare energia elettrica utilizzando in misura minore questi utilissimi strumenti? 

  • Accendi il condizionatore solo quando è veramente necessario e mantieni uno scarto di massimo 6° tra la temperatura dentro le tue mura domestiche e quella esterna;
  • Stendi con massima cura i tuoi panni, ad esempio posizionando in basso la parte più pesante;
  • Non aprire continuamente lo sportello del forno e limita il suo utilizzo.

5. Sostituisci le lampadine

Un’altra risposta alla domanda come risparmiare energia elettrica ha a che fare con le lampadine che illuminano la tua abitazione. Un ottimo espediente è quello di sostituire tutte quelle vecchie e ormai obsolete con delle lampade fluorescenti compatte (CFL) o, ancora meglio, con luci a diodi emittenti (LED). Sebbene queste siano leggermente più costose in meno di un anno dal loro acquisto avrai compensato il costo grazie al risparmio di corrente elettrica.

6. Monitora il tuo consumo d’acqua

Tenere sotto controllo i consumi di acqua è fondamentale. Sia perché è una risorsa scarsa e importantissima ma anche perché è il secondo fattore che pesa di più sulla bolletta della luce. Come si fa a risparmiare energia elettrica riducendo i consumi di acqua?

  • Ripara eventuali rubinetti guasti;
  • fai docce più brevi;
  • Riduci la temperatura della caldaia. Di solito è impostata a 60° (una temperatura molto più alta di quella che serve per doccia calda);
  • Se devi cambiare la testina della doccia opta per una a risparmio energetico.

7. Scegli elettrodomestici ad alta classe energetica

Quando stai per acquistare un nuovo elettrodomestico tieni conto anche della classe energetica e non basarti soltanto sul prezzo. Spesso è meglio investire in uno di classe A (la categoria meno impattante a livello energetico) piuttosto che comprarne uno di classe G. In questo modo spenderai di più al momento dell’acquisto ma ridurrai i costi della bolletta e il tuo impatto ambientale.


Come risparmiare energia elettrica dunque? Utilizza questi espedienti con costanza, la sfida tra te e il caro bollette è una maratona e non uno sprint. Inizia misurando i tuoi consumi energetici, sostituendo le lampadine e poi applica gli altri semplici “trucchetti” quotidianamente. Se riuscirai ad essere costante sia il tuo portafoglio che l’ambiente ne gioveranno!

Quanto si guadagna in Italia? Gli stipendi medi per categoria

Stipendi medi in Italia: quanto guadagna ogni categoria

Quanto si guadagna nel nostro paese? Scopri gli stipendi medi in Italia e il reddito percepito da alcune categorie di lavoratori

Quali sono gli stipendi medi in Italia e quanto si guadagna davvero nel Belpaese? Conoscere lo stipendio per età e per categoria può essere utile per comprendere le opportunità di crescita che offre uno Stato. Il reddito medio mensile è influenzato da diversi fattori, come il tipo di lavoro svolto, il settore di impiego e l’esperienza accumulata nel corso degli anni. Sapere a quanto ammontano gli stipendi medi in italia è importante non solo per i lavoratori e le loro famiglie, ma anche per gli imprenditori e per la classe dirigente. Il salario medio che percepiscono i cittadini condiziona i consumi a livello nazionale, l’accesso all’istruzione e ai servizi sanitari e le opportunità di risparmio e investimento

In questo articolo, oltre a scoprire quanto si guadagna in media in Italia, analizzeremo il reddito di alcune categorie di lavoratori. Risponderemo a domande del tipo: qual è lo stipendio medio di un insegnante? Quanto guadagna un medico? 

Stipendi medi in Italia: gli ultimi dati

Quanto si guadagna nel nostro paese? Gli ultimi dati sugli stipendi medi in Italia (relativi al 2022), resi pubblici ad aprile 2023 dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, ci dicono che, in generale, il reddito degli italiani è aumentato rispetto al 2020.

Lo stipendio medio dei lavoratori dipendenti è di circa 21.500€, mentre quello dei lavoratori autonomi si aggira ai 60.000€ all’anno. Gli italiani che fanno parte di questa categoria sono quelli che hanno percepito un maggior incremento del salario medio dal 2020 al 2022, addirittura superiore al 15%, mentre il reddito dei lavoratori dipendenti ha subito un incremento del 4%

Nel nostro paese la fascia di età che percepisce compensi più alti è quella che va dai 45 ai 64 anni. A seguire ci sono i lavoratori con un’età superiore ai 64 anni con uno stipendio annuo medio di circa 22.700€ e poi quelli tra i 25 e 44 anni con un reddito di 19.000€. Sotto i 25 anni invece gli stipendi medi in Italia ammontano a 6.800€.

Per quanto riguarda invece la disparità salariale tra uomini e donne, la situazione non è delle migliori. Il cosiddetto gender pay gap nel nostro paese è del 48%, molto al di sopra della media europea del 15%. Questo dato si traduce in una retribuzione media di circa 27.000€ per gli uomini e di 18.000€ per le donne, in aumento dal 2020 rispettivamente del 4,9% e del 3,8%.

Gli stipendi medi in Italia per alcune categorie

Ora che sai quanto si guadagna in media nel nostro Paese, e dunque a quanto ammontano gli stipendi medi in Italia, è arrivato il momento di conoscere i redditi mensili di alcune specifiche categorie di lavoratori.

  • Stipendio insegnanti: quanto si guadagna?

Lo stipendio degli insegnanti della scuola dell’infanzia e della scuola primaria va dai 1.302 ai 1.789€ al mese. Mentre quello di un professore universitario varia da un minimo di 27.000€ all’anno ad un massimo di 131.000€. Gli stipendi di insegnanti e professori dipendono dal grado di anzianità e dal tipo di contratto (a tempo pieno o part time) che essi hanno sottoscritto.

  • Quanto guadagna un medico?

Sicuramente ti sei chies*, almeno una volta nella vita qual è lo stipendio di un medico di base o più in generale quanto guadagna un medico in Italia. Anche per questa categoria professionale la risposta dipende molto dal tipo di ruolo che il lavoratore ricopre. I medici con poca esperienza percepiscono uno stipendio di 30.000€, mentre quelli più esperti arrivano a guadagnare fino a 78.000€ all’anno. Il salario medio di questa categoria professionale è di circa 2.500€ al mese

  • Quanto guadagna un ingegnere in Italia?

Gli stipendi medi degli ingegneri sono di circa 35.000€ all’anno. Il reddito mensile dei laureati in ingegneria varia da quello “base” che ammonta a 27.000€ annui fino ai 90.000€ per i ruoli più specializzati.

  • Quanto guadagna un operaio?

Lo stipendio medio per un operaio in Italia è invece di circa 21.000€ all’anno. Le posizioni entry level percepiscono circa 19.800€ all’anno mentre i lavoratori con più esperienza arrivano a guadagnare fino a 30.000€ all’anno.

  • Quanto guadagna un impiegato in Italia?

In Italia, gli stipendi medi degli impiegati sono di 20.000€ all’anno. Il reddito annuale varia da 10.000€ per individui con poca esperienza fino ad un massimo di 30.000€ per i più esperti.

  • Quanto guadagna un avvocato?

Anche lo stipendio mensile di un avvocato varia molto a seconda del suo grado di specializzazione. I dipendenti di uno studio legale guadagnano circa 2.000€ al mese, mentre gli avvocati aziendali ricevono compensi che vanno da 2.000€ fino a 10.000€ al mese.

Ora che sai quanto si guadagna e quali sono gli stipendi medi in Italia, non ti resta che valutare dove si colloca quello che percepisci tu. Se il tuo salario è inferiore alla media nazionale, potrebbe essere arrivato il momento di chiedere un aumento al tuo datore di lavoro.