Tokenizzazione: significato del termine e casi d’uso

Tokenizzazione: significato del termine e casi d’uso

Il punto di incontro tra finanza tradizionale e blockchain? La tokenizzazione ecco cos’è, il suo significato e i casi d’uso  

Qual è il significato di tokenizzazione e cos’è davvero? Questo termine descrive una pratica che pur essendo agli albori, viene considerata già da molti la prossima tendenza che confermerà la popolarità al mondo crypto anche tra chi non ci è mai entrato in contatto. Questa infatti unisce il mondo della blockchain a quello della finanza tradizionale

In poche parole la tokenizzazione è la creazione di un token (tramite smart contract su blockchain) che rappresenta la proprietà di un qualsiasi asset, da azioni a proprietà immobiliari e opere d’arte. La blockchain è un database che garantisce un “certificato” pubblico, condiviso e immutabile delle informazioni legate a questi beni. Per comprendere a fondo il significato di tokenizzazione, approfondiamo il suo funzionamento e i casi d’uso. 

Cos’è la tokenizzazione: il significato spiegato

Il significato di tokenizzazione è quello di rappresentare digitalmente un bene su una blockchain o DLT. Concretamente questo vuol dire che la proprietà e il valore, ad esempio, di un terreno vengono registrati su un database decentralizzato e distribuito e non in una banca dati qualsiasi. I token tracciano l’autenticità e lo storico di un asset, e vengono chiamati real world asset o security token

Una delle particolarità della tokenizzazione è che quando un bene viene associato a un token, è possibile suddividere le sue quote frammentandolo in parti più piccole da vendere. Cosa che non è sempre possibile fare in maniera tradizionale. La frazionalizzazione apre le porte di questi investimenti anche a chi vuole esporsi con delle cifre limitate.

Questa caratteristica è tipica anche delle criptovalute, oggi un Bitcoin vale più di 30.000$ ma per comprarlo non servono cifre astronomiche. Puoi ottenere una sua frazione, anche solo con 10 euro. 

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Tokenizzazione, casi d’uso

Per comprendere cos’è la tokenizzazione, è utile passare in rassegna i possibili casi d’uso. Questa pratica può essere utilizzata su qualsiasi asset come:

  • Beni immobili, più accessibili quando frazionati. La partecipazione sul mercato si espande;
  • Strumenti finanziari, in questo caso la tokenizzazione è utile soprattutto perché offre registri condivisi tra chi li emette e chi li acquista;
  • Materie prime, maggiore liquidità e meno barriere d’ingresso rispetto ad esempio all’acquisto di lingotti d’oro.  
  • Arte, collezionismo e proprietà intellettuale

Prendiamo il caso specifico delle obbligazioni e vediamo il significato di tokenizzazione applicato. Innanzitutto vengono eliminati i certificati fisici o digitali della sottoscrizione dei titoli, la blockchain memorizza tutto in modo permanente rendendo difficile rubare o modificare le informazioni. I dettagli dell’emissione sono codificati in uno smart contract, cosa che garantisce autenticità, tracciamento della provenienza e trasparenza. 

I pagamenti inoltre sono processati immediatamente tramite una semplice transazione senza intermediari come broker. Inoltre se di norma le obbligazioni vengono regolate negli orari di apertura delle banche, con i token si può farlo in qualsiasi momento. La blockchain infatti funziona sempre, tutto il giorno e tutti i giorni. Eliminando periodi di latenza si possono evitare oscillazioni di prezzi e rendere tutto più veloce. Ecco cos’è la tokenizzazione da un punto di vista pratico. 

I vantaggi della tokenizzazione 

Spiegando cos’è la tokenizzazione e il suo significato è evidente che il primo vantaggio è quello di negoziare e gestire beni in modo semplice e efficiente. Proprio per questo Bank of America sostiene che questa pratica sta diventando un fattore chiave per l’adozione degli asset digitali

I punti di forza della tokenizzazione sono: 

  1. Trasparenza: tutte le parti coinvolte nella compravendita hanno a disposizione una documentazione aggiornata;
  2. Tracciabilità: grazie alla blockchain si può risalire all’origine di qualsiasi pagamento o passaggio di proprietà;
  3. Sicurezza: dei certificati che non possono essere modificati o trafugati;
  4. Efficienza: il processo è più snello e ha bisogno di poco intervento umano;
  5. Decentralizzazione: non sono più necessari intermediari, diminuiscono quindi i costi; 
  6. Aumento degli utenti: che possono acquistare beni senza limiti geografici e anche in piccole quote. Vengono abbattute le barriere d’ingresso, uno dei problemi della finanza tradizionale è che non è sempre a portata di tutti sia per i capitali che per le procedure;
  7. Liquidità: la semplicità di acquistare questi token porta un incremento del volume dei capitali sul mercato di riferimento;

Concludiamo questa panoramica su cos’è la tokenizzazione e il suo significato citando le sfide future di questa attività, i prossimi passi per renderla mainstream. In primo luogo lo sviluppo di blockchain e di piattaforme specifiche non è alla portata di tutti, la tecnologia è relativamente nuova e potrebbe essere difficile integrarla in sistemi, anche istituzionali, già esistenti. Inoltre per favorire l’adozione i regolamentatori dovranno elaborare un corpus normativo adeguato. In Italia il decreto legge n. 25/2023, che disciplina gli strumenti finanziari digitali, prevede che i token realizzati su blockchain pubbliche, come Ethereum, debbano avere un responsabile del registro come la banca o l’azienda che li crea. Vigilati a sua volta da Consob e Banca d’Italia.

La rapida proliferazione di questi asset digitali in tutti i settori è un segno che questa tecnologia è destinata ad espandersi. Grazie alla blockchain i servizi finanziari si stanno evolvendo con vantaggi da entrambe le parti coinvolte nelle operazioni. Per tirare le fila e ribadire cos’è la tokenizzazione e il suo significato, possiamo dire che è la possibilità di comprare e vendere qualsiasi cosa sulla blockchain, in maniera veloce e sicura. 

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Cos’è un portafoglio digitale e come funziona?

Portafoglio digitale: cos'è e come funziona

Che cos’è un portafoglio digitale? Ecco una guida completa sullo strumento

Che cos’è un portafoglio digitale e come funzionano queste applicazioni presenti in tutti i nostri smartphone che ci permettono di pagare online e nei negozi fisici senza utilizzare carte o contanti.

I digital wallet stanno sostituendo i metodi di pagamento tradizionali. Gli smartphone, grazie all’integrazione di questi strumenti, stanno diventando sufficienti per processare qualsiasi tipo di pagamento e possono anche contenere i nostri documenti di identità. Scopri dunque che cos’è un portafoglio digitale, come funziona e quali sono quelli più utilizzati.

Portafoglio digitale: cos’è

Un’applicazione per smartphone o servizi online che consente di archiviare e gestire in modo sicuro le informazioni relative ai metodi di pagamento che utilizziamo: ecco cos’è un portafoglio digitale in poche parole.

Attraverso i digital wallet è possibile conservare tutti i dati relativi ai nostri metodi di pagamento in un unico dispositivo, come carte di credito, conti bancari e criptovalute ed effettuare transazioni online e in negozi fisici in modo semplice, veloce e sicuro. Ne esistono diverse tipologie: alcuni sono integrati all’interno del sistema operativo del dispositivo che si utilizza (Apple Pay e GPay) mentre altri sono applicazioni sviluppate da aziende esterne (Satispay, Revolut).

Le principali tipologie di digital wallet

Sapere che cos’è un portafoglio digitale non è tutto. Questi strumenti vengono classificati in diverse tipologie in base ad alcune caratteristiche di funzionamento specifiche.

  • Portafogli digitali aperti: consentono di effettuare pagamenti online e in negozio ma anche di prelevare contanti dai bancomat. Questo tipo di digital wallet è solitamente emesso dalle banche. Gli esempi più famosi sono quelli di N26, Revolut e Transfer Wise;
  • Portafogli digitali semi-chiusi: permettono di effettuare acquisti, sia in negozio che online, ma solamente presso un gruppo di rivenditori selezionati che hanno stipulato un accordo di ingresso (diretto o indiretto) con l’emittente del wallet digitale. Alcuni esempi di Digital Wallet semi-chiusi sono Apple Pay, GPay, Pay Pal e Satispay;
  • Portafogli digitali chiusi: attraverso questi strumenti si possono acquistare beni e servizi presso un singolo rivenditore, che è anche l’emittente del wallet digitale. Questo tipo di Wallet non permette il ritiro di denaro dal conto bancario ed è utilizzato principalmente per fare acquisti all’interno di una piattaforma specifica. L’esempio più famoso è Amazon Pay, utilizzabile esclusivamente per lo shop online su Amazon.

Come funzionano i wallet digitali?

Dopo aver visto che cos’è un portafoglio digitale e quali sono le principali tipologie cerchiamo di rispondere alla domanda: come funziona un digital wallet? Nello specifico ci si potrebbe chiedere come avviene il trasferimento di denaro dal conto dell’utente a quello del negoziante.

Inizialmente, gli utenti devono scaricare l’applicazione sul proprio dispositivo mobile e creare un account, a meno che essa non sia già integrata nel sistema operativo, come nel caso di GPay o Apple Pay. Successivamente, devono collegare il loro portafoglio digitale ai loro metodi di pagamento preferiti, e quindi inserire le informazioni della carta di credito o collegare il conto bancario.

Quando si effettua un pagamento, il portafoglio digitale agisce come intermediario tra chi lo effettua e chi lo riceve. Le informazioni di pagamento vengono crittografate e inviate in modo sicuro al sistema di elaborazione dei pagamenti. Il wallet digitale può utilizzare diverse tecnologie, come la comunicazione NFC (Near Field Communication), che funziona grazie ad un sensore integrato all’interno del dispositivo, o i codici QR, per facilitare il trasferimento delle informazioni di pagamento.

Una volta ricevuta l’autorizzazione, il wallet approva la transazione al punto vendita o al destinatario. Alcuni richiedono una conferma aggiuntiva, come l’autenticazione biometrica (impronte digitali o riconoscimento facciale) o l’inserimento di un codice PIN, per garantire la sicurezza.

I wallet digitali possono offrire funzionalità aggiuntive come la gestione delle spese, o la divisione di esse tra più persone, la conservazione dei dati delle carte fedeltà o dei biglietti per eventi e l’accesso a promozioni o offerte speciali.

Questo per quanto riguarda i “digital wallet tradizionali”, ma cos’è un portafoglio digitaledi criptovalute, e come funziona? I crypto wallet, a differenza di quelli tradizionali utilizzati per le monete fiat, non richiedono la presenza di nessun intermediario. Le uniche entità coinvolte in una transazione o in un pagamento sono il mittente e il destinatario mentre i cosiddetti middleman (che nel caso dei digital wallet tradizionali sono le banche) sono rimpiazzati dalla tecnologia blockchain.

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I portafogli digitali per i documenti 

Fino ad ora abbiamo visto cos’è il portafoglio digitale con cuieffettuare pagamenti e conservare il proprio denaro. Ma come funziona per i documenti? Esistono strumenti simili che ti permettono di avere la tua carta di identità sempre a portata di mano sul tuo smartphone e di accedere a servizi online che necessitano di una verifica tramite documento?

La risposta a queste domande è sì. Già da qualche anno, nel nostro paese, esiste lo SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) mentre l’unione europea ha recentemente annunciato l’equivalente europeo di questo servizio: l’European Digital Identity Wallet (EDIW). Inoltre dal 2020 è stata introdotta la Carta d’Identità Elettronica (CIE). Il documento di identità con un chip integrato contenente i dati personali del titolare in formato digitale e che permette di accedere a servizi online in modo sicuro

Quello che molto non sanno però è che è possibile avere la Carta d’Identità Elettronica sempre a portata di mano sul portafoglio digitale dedicato. Per possedere la tua CIE sul tuo cellulare ti basta scaricare e installare l’app ufficiale CIE ID, registrarti e scannerizzare la tua carta di identità elettronica attraverso il sensore NFC del tuo smartphone.

Una volta completata l’associazione, avrai la tua Carta d’Identità Elettronica sul tuo dispositivo, pronta per essere utilizzata in qualsiasi momento. Ricorda che la CIE sullo smartphone ha lo stesso valore legale della versione plastificata, quindi puoi utilizzarla per identificarti in qualsiasi situazione in cui sia richiesta.


Ora che sai che cos’è un portafoglio digitale, come funziona e quali sono le principali tipologie potresti valutare l’idea non utilizzare, almeno in alcune occasioni, quelli fisici. Grazie a questo pratici strumenti integrati negli smartphone infatti puoi avere tutto quello che ti serve a portata di mano in un unico dispositivo.

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Euro digitale: cos’è, come funziona e quando arriva

Euro digitale: cos’è? Tutte le cose da sapere

Cos’è l’euro digitale? E come funziona la CBDC della BCE? Tutte le cose da sapere

Cos’è l’euro digitale se non la risposta alla crescente diffusione dei pagamenti digitali? La Banca Centrale Europea nel 2021 ha inaugurato un progetto per fondare la sua moneta elettronica con lo scopo di offrire ai cittadini uno strumento di pagamento efficiente e alternativo rispetto ai contanti. L’idea, che attualmente è in fase di studio, ricalca quella di altri istituti bancari e governi. Tra le nazioni che hanno già lanciato con successo una moneta del genere c’è la Cina con l’e-CYN, lo yuan digitale. 

Euro digitale, cos’è e a cosa serve

Cos’è l’euro digitale? Il primo dubbio da chiarire per spiegarlo è se si tratti di una criptovaluta. Anche se queste due tipologie di monete elettroniche condividono la stessa tecnologia di base, la risposta è negativa. La definizione più corretta è quella di Central Bank Digital Currency (CBDC), ovvero di moneta digitale emessa da una Banca Centrale. A differenza delle criptovalute, le CBDC non sono decentralizzate ma dipendono dall’istituzione finanziaria che le emette che stabilisce quante unità coniare e i ritmi inflazionistici. Allo stesso modo però sono digitali, peer-to-peer e trasparenti. 

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In questo caso specifico, la Banca Centrale Europea spiega cos’è l’euro digitale come “equivalente elettronico del contante”, quindi un’alternativa alle banconote come mezzo di pagamento. L’idea è quella di sviluppare una moneta sicura, facile da usare e disponibile a tutti perché accessibile grazie a una semplice connessione internet. La moneta elettronica avrà lo stesso valore 1:1 dell’euro “tradizionale”, e comunque non sostituirà l’euro fisico. La BCE specifica anche che non si tratterà nemmeno di uno strumento di investimento e che naturalmente sarà conforme al nuovo regolamento MiCA.

D’altro canto l’euro digitale non è una stablecoin, ovvero una criptovaluta che riproduce il prezzo della moneta dell’Eurozona. 

Come funziona

Visto cos’è l’euro digitale, possiamo approfondire come funziona. La BCE sta sperimentando diverse soluzioni per l’infrastruttura della moneta, tra cui le DLT e la blockchain ma anche opzioni più centralizzate. 

Se verrà sviluppato su una rete decentralizzata, l’euro digitale sarà veloce, sicuro, rispettoso della privacy e senza “confini” geografici. A livello tecnico il suo meccanismo sarebbe simile a quello delle criptovalute. 

Sul tema caldo dei dati personali, la Banca Centrale assicura che saranno tracciate solo le informazioni indispensabili per contrastare il riciclaggio di denaro e attività illecite. Ad esempio gli utenti dovranno rendere nota la propria identità nel primo accesso tramite un portafoglio digitale. Pur avendo le idee chiare su cos’è l’euro digitale e a cosa dovrà servire, tutti i dettagli su come funziona sono ancora in definizione. 

Le sue principali sfide sono la possibilità di essere usato 24/7 e di essere convertito in qualsiasi momento con monete o banconote, la disponibilità senza necessità di un conto corrente. Il tutto sempre vigilato e assicurato dalla Banca Centrale

Euro digitale: quando arriva?

Il progetto non è ancora stato approvato ufficialmente, la fase investigativa è iniziata a ottobre 2021 e, secondo quanto riportato dalla BCE, dovrebbe concludersi a ottobre 2023. A quel punto l’istituto bancario dovrà definire cos’è l’euro digitale in tutte le sue sfumature e decidere se portare avanti la sua realizzazione. Al momento non sappiamo se questa moneta elettronica esisterà davvero in futuro. 

In questa prima fase la BCE ha coinvolto 5 aziende per realizzare dei prototipi e casi d’uso. Ad esempio Amazon per i pagamenti su e-commerce.

Fra pochi mesi quindi potremmo rispondere con certezza alla domanda “cos’è l’euro digitale e come funziona”.  E conoscere se anche per l’Eurozona il futuro dei pagamenti sarà digital

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Previsioni Bitcoin: svolta in arrivo secondo il guru della finanza

Previsioni Bitcoin: svolta in arrivo secondo il macro guru

Previsioni per Bitcoin e la sua capitalizzazione di mercato, la crisi economica potrebbe portarla alle stelle 

Nuove previsioni per Bitcoin dal guru della finanza Hugh Hendry. Il noto gestore di hedge fund durante un’intervista rilasciata a Bloomberg ha rivelato le sue ipotesi sul futuro della criptovaluta rispetto al contesto macroeconomico attuale. 

Previsioni Bitcoin: la spinta dalla crisi economica e finanziaria

Le previsioni su Bitcoin di Hendry sono arrivate durante un’intervista di carattere generale sulla situazione macroeconomica attuale. Alla domanda su come avrebbe preferito proteggersi da un eventuale collasso del sistema finanziario, l’esperto ha spiegato che fra tutti gli asset quello a cui si affiderebbe è Bitcoin. Ancora prima che all’oro

Secondo Hendry, nell’ipotesi non così remota di una crisi, l’oro è un buon investimento per difendersi ma ha lo svantaggio che il suo potenziale rialzo è limitato: “l’oro ha una capitalizzazione di 13.000 miliardi di dollari. L’oro sarebbe l’equivalente di tutte le azioni statunitensi”.

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Market cap triplicato! 

Secondo le previsioni  su Bitcoin di Hendry, in caso di crisi macroeconomica mondiale la crypto triplicherà la sua capitalizzazione di mercato toccando i 1,5 miliardi di dollari. In caso di peggioramento della situazione, secondo l’esperto, Bitcoin sarebbe l’asset più performante. 

“Il market cap di Bitcoin è di mezzo trilione di dollari. E Bitcoin si trova nel mondo dell’asset allocation all’interno di un insieme che chiamiamo alternative, come il private equity, gli immobili commerciali, l’oro e così via. È un insieme da 100.000 miliardi di dollari e Bitcoin è mezzo trilione di dollari. Quindi potrebbe triplicare e diventare un trilione e mezzo di dollari. Sarebbe la metà di Apple“, ha spiegato Hendry durante l’intervista.

Hendry è sembrato fiducioso sul destino della crypto anche per i recenti sviluppi sull’entrata in campo degli investitori istituzionali. Dopo la richiesta di BlackRock per un ETF a tema, ci sono state interessanti reazioni da parte del mercato. In altre parole, le previsioni su Bitcoin sono ottimiste anche per la spinta della regolamentazione e dell’adozione. 

A un anno circa dal prossimo halving, cominciano a moltiplicarsi le stime su BTC soprattutto a livello di prezzo. In prossimità dell’atteso “dimezzamento delle ricompense”, la curiosità sul destino della crypto sale. Il suo valore schizzerà come in passato? Al momento hanno la meglio le previsioni più ottimistiche su Bitcoin, catalizzate dalle ultime notizie. 

Prossimi airdrop crypto, l’elenco completo per il 2023

Prossimi airdrop crypto 2023: l’elenco completo

A caccia di token? L’elenco completo dei prossimi airdrop crypto per il 2023 e le istruzioni su come partecipare 

I cacciatori dei prossimi airdrop crypto avranno notato che il 2023 è un anno da tenere d’occhio. Ultimamente le distribuzioni dei token non vengono promosse ufficialmente dai progetti perché si vogliono premiare gli utenti che utilizzano i servizi senza “doppi fini”. Per questo è fondamentale monitorare forum e community e captare tutte le voci che circolano. 

Tra i prossimi airdrop crypto spiccano quelli della cricca dei Layer 2. C’è chi vede in questi progetti i protagonisti della prossima bull run e i volumi che stanno accumulando potrebbero confermare questa ipotesi. Dopo l’airdrop di Arbitrum e di Optimism, tutti guardano alle prossime opportunità. Continua a leggere e scopri l’elenco completo degli airdrop più attesi!

Prossimi airdrop 2023: come partecipare 

Per partecipare a uno dei prossimi airdrop del 2023 è necessario muoversi in anticipo e conoscere quali sono i requisiti per risultare idonei. Nella maggior parte dei casi questi non vengono comunicati esplicitamente dai progetti, le community avanzano allora delle ipotesi che rientrano nella generica operazione di “interagire con il protocollo”. Questo significa compiere delle transazioni e usare le dapp in maniera naturale (senza sembrare un bot), anche con piccoli importi di denaro ma comunque in maniera costante. 

Non esiste quindi una formula unica per partecipare, se non sei pratic* di DeFi online puoi trovare diverse guide che ti mostrano come usare i protocolli. Assicurati che siano affidabili e valuta attentamente i tuoi rischi. Spesso i progetti che lanciano airdrop sono nelle fasi iniziali di test e potrebbe essere saggio non dedicarci troppi fondi (anche se in linea di massima più è alto l’importo, più è sostanziosa la cifra che si riceve). Inoltre prima di collegare il tuo wallet, verifica sempre che i siti o i profili social da cui trai informazioni siano quelli ufficiali, soprattutto su Twitter è comune imbattersi in scam.  

1. Scroll

Uno dei prossimi airdrop crypto più chiacchierati e attesi è quello di Scroll, un Layer 2 di Ethereum che utilizza la crittografia zero knowledge. Attualmente il protocollo è in fase di testnet, ma il lancio della mainnet è previsto per agosto 2023. Questo evento non coincide per forza con un airdrop, che infatti non è mai stato annunciato esplicitamente. Tuttavia le probabilità di una distribuzione si alzano perché Scroll ha raccolto diversi finanziamenti e ad oggi ha una valutazione di 1.8 miliardi di dollari

Per cercare di riceverlo in molti stanno interagendo con la testnet, tramite Aave ad esempio. Essendo un protocollo su Ethereum, per portare a termine queste operazioni ti serviranno degli ETH sempre a disposizione. È infatti la crypto indispensabile per la DeFi.

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2. Metamask 

Tra i prossimi airdrop segnaliamo anche quello di Metamask. Finora il token del wallet decentralizzato è sempre stato solo un rumor, ma è già da qualche tempo che è tornato sotto i riflettori. 

In questo caso per partecipare potrebbe essere sufficiente aver utilizzato il wallet tramite le sue funzioni di swap e bridge. 

3. StarkNet 

Torniamo ai Layer 2. Uno dei possibili prossimi airdrop 2023 potrebbe essere quello di StarkNet, network all’avanguardia per la scalabilità di Ethereum. L’arrivo del token sembrerebbe confermato ma non ci sono dettagli sulle modalità di lancio. Anche in questo caso i requisiti potrebbero essere l’utilizzo delle sue dapp. 

4. zkSync Era

Tutti fremono per il prossimo airdrop di zkSync Era. Sulla scia dell’entusiasmo per i rollup, questo protocollo sta attirando l’attenzione della community crypto. Uno dei suoi punti di forza è la compatibilità con Ethereum che lo rende facilmente utilizzabile tramite i wallet standard del network di Buterin. La sua testnet è pubblica dal 2023 e dal lancio tutti sono impazienti di conoscere se arriverà un token, considerato che zkSync ha raggiunto oltre 400 milioni di dollari in finanziamenti. Probabilmente il team sta aspettando che la popolarità del progetto si consolidi e che il TVL aumenti ancora prima di lanciare il token. 

In questo caso per partecipare potrebbe essere utile usare anche la versione precedente ovvero zkSync Lite. Tra le operazioni fattibili ci sono fornire liquidità ai dex sul network, il più popolare al momento è SyncSwap, creare NFT o acquistarli, scambiare token. 

5. Lens

Cambiamo tipologia di progetto! Con Lens uno dei prossimi airdrop 2023 potrebbe essere a tema “social network decentralizzati”. Si tratta infatti di una dapp che sta costruendo un social nello spirito del Web3 e della creator economy. Su OpenSea è possibile acquistare dei nomi di dominio NFT da usare per i propri profili (.lens), per questo in molti hanno ipotizzato che se dovesse essere confermato un airdrop potrebbe assomigliare a quello di Ethereum Name Service. In cui sono stati distribuiti token ENS ai proprietari dei domini che hanno ottenuto fino a 85.000$!

6. Linea

Linea è un altro Layer 2 di tipo zero knowledge che punta a ridurre i costi delle operazioni su Ethereum. Il progetto ha ottenuto 725 milioni di dollari in investimenti e per questo si ritiene probabile che lancerà presto il suo token. Al momento è possibile interagire con la testnet.

7. Layer Zero

Anche per Layer Zero non si hanno notizie certe sul lancio del token, tuttavia gli ingenti finanziamenti e i venture capital che hanno dimostrato il loro interesse fanno sperare che prima o poi arriverà. Layer Zero è una chain che sta sviluppando una soluzione per unire tutte le blockchain tra loro e spostare fondi senza conversioni. Insieme alla scalabilità, l’interoperabilità è un’altra sfida urgente di Ethereum. Per questo l’airdrop di Layer Zero potrebbe essere molto importante e sostanzioso. 

Per interagire con Layer Zero si possono utilizzare i bridge e diverse dapp DeFi in altrettanti network come ad esempio Aptos. 

L’elenco completo dei prossimi airdrop crypto per il 2023 è in continuo aggiornamento!

ETF Bitcoin: con BlackRock l’interesse sale. Cosa sta succedendo? Perché è una svolta?

ETF Bitcoin: l’interesse sale. Che sta succedendo?

Focus sulla news dell’ETF Bitcoin di BlackRock. I possibili scenari sono sorprendenti, cosa sta succedendo?

L’ETF Bitcoin di BlackRock è finito al centro delle discussioni del mondo crypto negli ultimi giorni. Il colosso dell’investimento ha presentato richiesta ufficiale alla Security and Exchange Commission statunitense per lanciare il suo fondo che riproduce il prezzo spot della criptovaluta. Se l’esito fosse positivo, sarebbe il primo prodotto di questo tipo in circolazione. All’interesse di BlackRock per il mondo crypto si è aggiunto a catena quello di altri investitori istituzionali, situazione che sta aprendo diverse ipotesi sul futuro di Bitcoin. 

L’ETF Bitcoin di BlackRock: perché è una svolta 

La richiesta di BlackRock di quotare un ETF di Bitcoin spot è molto più importante di quello che si pensa. Si tratta del più grande asset manager del mondo con 10 trilioni di dollari in gestione e con una media di approvazioni da parte della SEC di 575 a 1. Questi due elementi rendono probabile il successo dell’operazione. 

L’approvazione del fondo innanzitutto aprirebbe il mondo crypto anche a chi non è pratico di exchange o DeFi e non ha interesse a detenere personalmente Bitcoin. Tramite il prodotto di una delle più grandi aziende quotate a Wall Street, masse di investitori retail entrerebbero nel mercato delle criptovalute. Nel documento di richiesta si può leggere che lo scopo di BlackRock è: “costituire un mezzo semplice per effettuare un investimento simile a quello in Bitcoin piuttosto che acquisire, detenere e scambiare Bitcoin direttamente su base peer-to-peer o di altro tipo o tramite uno scambio di asset digitali”.

In secondo luogo l’ETF Bitcoin di BlackRock sarebbe una svolta perché in passato diverse altre società si sono viste negare i permessi. Se la SEC dovesse accontentare il fondo, arriverebbero decine di questi prodotti sul mercato.

Il modo in cui si comprano criptovalute potrebbe cambiare per sempre: sulla scia dell’ottimismo della diffusione di questi asset, Bitcoin ha toccato i 30.000$

Dai un’occhiata al prezzo ora!

Cosa succederebbe in caso di approvazione?

Come abbiamo visto se il piano di BlackRock sul suo ETF Bitcoin spot dovesse andare a buon fine, ci sarebbero degli esiti positivi sull’adozione delle criptovalute. Ma cosa succederebbe al prezzo di BTC? 

Guardando i dati storici, all’approvazione di un exchange traded fund i prezzi salgono. Come è successo ad esempio con il primo Gold ETF listato nel 2004 alla borsa di New York. 

Inoltre l’approvazione e l’ipotetico lancio sul mercato dell’ETF di BlackRock, coinciderebbe con un altro evento decisivo: l’halving di Bitcoin. In media la procedura per rilasciare i permessi per un ETF dura 211 giorni, questa data scadrebbe subito prima di quella prevista per il “dimezzamento”.

Come abbiamo già spiegato in questo articolo, in passato l’halving ha portato una salita delle quotazioni. Nel 2024 quindi il prezzo di Bitcoin secondo alcuni potrebbe salire vertiginosamente sia per l’interesse intorno all’ETF di BlackRock sia in maniera fisiologica seguendo il ciclo di mercato. 

In questo scenario rialzista chi è interessato ad acquistare Bitcoin ora potrebbe valutare un acquisto ricorrente per mettere da parte crypto “approfittando” dei prezzi relativamente bassi e in attesa degli eventuali rialzi per l’anno prossimo. 

Scopri il Salvadanaio con acquisto ricorrente

Infine l’ETF di BlackRock potrebbe alterare anche la distribuzione dei Bitcoin tra exchange e investitori istituzionali. L’enorme afflusso di capitali dell’asset manager creerebbe nuovi equilibri. 

Dilaga l’interesse degli investitori istituzionali 

Subito dopo la richiesta di BlackRock, Invesco, il 17° asset manager su scala globale, ha rinnovato la sua applicazione fatta in passato. E anche WisdomTree ha presentato la sua domanda. La lista degli investitori istituzionali che sono interessati al settore crypto si allarga, a questi si aggiungono Fidelity, Citadel e Charles Schwab che hanno appena fondato un exchange per il trading. 

Insomma l’interesse per le crypto di BlackRock non è un caso isolato, il mercato è in attesa dei prossimi sviluppi e per il momento sembra reagire bene alle news sull’ETF di Bitcoin.

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Metaverse Pride 2023: la guida agli eventi di Decentraland

Metaverse Pride Decentraland 2023: le cose da sapere

La terza edizione del Metaverse Pride è alle porte. Quali sono gli eventi previsti a Decentraland? 

Cosa aspettarsi dal Metaverse Pride 2023? Dal 27 al 29 giugno il metaverso di Decentraland ospiterà la terza edizione dell’evento che annualmente propone attrazioni e eventi che celebrano la diversità e l’inclusione. Nei tre giorni del festival potrai trovare esperienze immersive, giochi, installazione d’arte digitale, concerti e contenuti educativi realizzati dalla comunità LGBTQIA+.

Qual è quindi il programma di quest’anno? Come si partecipa? Ecco tutto quello che devi sapere sul Metaverse Pride 2023!

Metaverse Pride 2023 a Decentraland: gli eventi in programma

Il Metaverse Pride 2023 è stato organizzato da Decentraland, il metaverso crypto su Ethereum, in collaborazione con gli studios Polygonal Mind e Vegas City, ovvero la principale location dedicata all’intrattenimento di questo mondo virtuale.  

Il programma si svolgerà principalmente nell’Art Plaza che sarà allestita come un’oasi del deserto con “palme ondeggianti e imponenti scogliere di arenaria”. L’idea è quella di ricordare il Burning Man, il festival artistico che dal 1986 si svolge in Nevada.

Durante il Metaverse Pride 2023 ci saranno moltissime occasioni di svago come i concerti, la cui programmazione è ancora in aggiornamento. Ma anche l’opportunità di conoscere al meglio la community LGBTQIA+ con esperienze formative e giochi a enigmi per conoscere la storia del Pride. 

Intorno all’area dedicata al festival sfilerà per tutti i giorni dell’evento e 24h/24 la parata del Pride. Composta da numerosi carri stravaganti su cui salire a bordo e unirsi alla festa. Tra questi carri ci sono anche quelli creati dagli utenti nel concorso lanciato da Decentraland il mese scorso. 

Inoltre per la prima volta i partecipanti al Metaverse Pride 2023 potranno scegliere nell’area di benvenuto un NPC (non player character) per farsi accompagnare durante gli eventi. Saranno disponibili cinque diversi personaggi con una propria storia e identità.

Come partecipare al Metaverse Pride 2023 (e altre info utili)

Entrare nel metaverso di Decentraland e partecipare al Metaverse Pride 2023 è semplicissimo. Sarà sufficiente accedere al sito dal tuo browser, registrarti, connettere il tuo wallet crypto e creare il tuo avatar. 

Le esperienze del festival sono gratuite, ma forse potrai aver bisogno di qualche spicciolo per abbellire il tuo avatar con la collezione di NFT indossabili, creati appositamente per il Pride. Giacche leopardate, cappellini arcobaleno e tutine dalle vibes anni ‘80. 

Al Metaverse Pride gli acquisti vanno fatti in MANA, il token nativo di Decentraland, nel marketplace dedicato. 

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Tra tutte le cose che si possono fare nei mondi virtuali, c’è anche promuovere diritti e festeggiare l’inclusività. Il Metaverse Pride 2023 del 27, 28 e 29 giugno è uno degli appuntamenti di intrattenimento più attesi a Decentraland. Non solo per gli affezionati ma anche per i più curiosi che vogliono sperimentare in prima persona i progressi degli eventi virtuali

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Come investire in oro? La guida

Investire in oro: come fare? La guida

Come investire in oro? Esistono vari strumenti e diverse modalità per esporsi a questo asset. Scoprili tutti in questa guida!

Come investire in oro? Le risposte a questa domanda sono diverse. Per farlo puoi acquistare monete e lingotti, o esporti a strumenti finanziari come gli ETF e opzioni.

Ognuna di queste modalità di investimento ha i suoi pro e i suoi contro. Per esempio acquistare oro fisico è relativamente semplice ma detenerlo ti espone ai rischi connessi al suo possesso. Mentre comprare un ETF è leggermente più complicato ma non comporta rischi di detenzione.

Investire in oro: come fare?

Viste le diverse modalità in cui ci si può esporre a questo asset vale la pena chiedersi: come investire in oro? Ecco come acquistare tenendo sempre però a mente l’andamento del prezzo del metallo prezioso.

1. Comprare oro fisico

Il primo metodo per  investire in oro è anche il più banale. Ovvero acquistarlo fisicamente. È possibile ottenere il metallo prezioso in principalmente due formati: lingotti e monete. Al contrario di quanto si possa pensare questo tipo di investimento può essere anche economico dato che esistono lingotti e monete di qualsiasi peso e valore.

Investire in oro fisico comporta costi contenuti. È infatti possibile acquistarlo senza pagare l’IVA attraverso banche o società regolarmente registrate all’interno di un apposito albo tenuto dalla Banca d’Italia. Questa pratica però presenta anche rischi e costi connessi alla detenzione dell’asset. Questi ultimi salgono nel caso in cui non si voglia, per ovvie ragioni, detenere il proprio oro fisico all’interno della propria abitazione.

2. Investire in oro con gli ETF

Per ovviare ai costi e agli inconvenienti che si presentano quando si decide di acquistare oro fisico molti investitori decidono di optare per una versione digitale di questo bene. Comprare digitalmente può essere come investire in oro fisico solo che si risparmia sui costi di custodia, assicurazione e trasporto. Uno degli strumenti più utilizzati per investire in oro sono gli exchange traded fund (ETF).

Esistono principalmente due tipi di ETF sull’oro:

  • ETF a replica fisica: esporsi a questi strumenti finanziari è praticamente come investire in oro fisico. Attraverso questi ETF, gli acquirenti acquistano una quantità corrispondente di oro fisico che viene conservata nelle casse dell’emittente;
  • ETF a replica sintetica: non prevedono nessun acquisto di oro fisico. Per garantire l’esistenza di questi prodotti si utilizzano dei contratti derivati (ad esempio futures o opzioni).

3. Investire in oro con i futures e le opzioni

Se le prime due opzioni non fanno per te e ti stai ancora chiedendo come investire in oro sappi che è possibile farlo anche attraverso i futures e le opzioni. Questi sono strumenti derivati che replicano l’andamento del bene che rappresentano. I futures però offrono un’altra possibilità: operare utilizzando la leva finanziaria

Chi sceglie questa strada non diventa proprietario del metallo prezioso, ma di un contratto. Con i futures si può anche vendere allo scoperto, o andare short, che è un po’ come investire contro l’oro. Se decidi di shortare l’oro o un qualsiasi asset guadagnerai nel caso in cui il suo prezzo scenda.

4. Investire in oro con i CFD

È possibile investire in oro anche attraverso i Contratti per Differenza (CFD). Questi sono strumenti derivati come futures e opzioni che permettono di speculare sul prezzo di un determinato asset senza possederlo realmente. Invece di acquistare realmente l’oro si stipula un contratto con un intermediario finanziario. Se il prezzo del metallo sale guadagni la differenza tra il prezzo di acquisto e quello di vendita stabilito nel contratto.

La differenza tra futures e CFD è molto sottile, i primi sono contratti standardizzati negoziati su mercati regolamentati mentre i secondi sono, ogni volta, stipulati tra un investitore e un intermediario finanziario.

5. Investire in oro con le crypto

Come? Investire in oro con le crypto? Sì, hai letto bene, non si tratta di un typo o di un errore di battitura. Esiste una stablecoin, ovvero una criptovaluta ancorata al valore di un asset fisico, che segue l’andamento del prezzo dell’oro. Stiamo parlando di Pax Gold (PAXG) la crypto emessa da Paxos
Ogni token PAXG è riscattabile per 1 oncia d’oro custodita in un caveau da Paxos e da altri suoi partner. Insomma questa stablecoin funziona in modo simile ad un ETF a replica fisica. Investire in oro attraverso le crypto è molto semplice ed è alla portata di tutti dato che che si possono comprare anche solo 20€ di PAXG, l’oro sotto forma di criptovaluta.

Controlla il prezzo di Pax Gold (PAXG) ora!

6. Investire in oro acquistando azioni di società minerarie

Anche il mercato azionario offre la possibilità di investire in oro attraverso l’acquisto di azioni di società minerarie o coinvolte a vario titolo nell’industria di questo materiale. Si tratta di un investimento indiretto, che è legato solo in parte all’andamento del prezzo del metallo.

Conviene investire in oro? Un asset strategico

Ora che sai come investire in oro può essere utile spendere qualche parola per descrivere questo asset. L’oro, oltre ad essere un metallo prezioso, è stato utilizzato fin dall’antichità sia come mezzo di scambio che come riserva di valore e forma di investimento. Mentre in passato l’acquisto fisico sotto forma di monete o lingotti era l’unico modo per investire, negli ultimi decenni sono emerse nuove opzioni che offrono maggiore flessibilità e accessibilità. 

Ad oggi, l’oro è, a tutti gli effetti, una riserva di valore. Un bene apprezzato sia per via della sua scarsità, utilizzato dalle banche centrali e da aziende che operano in diversi settori produttivi, in particolare quello della gioielleria e quello dei materiali tecnologici.

Negli ultimi anni però è nato un altro asset che, per certi versi, possiede caratteristiche simili: Bitcoin. La prima criptovaluta mai creata, nonostante la sua giovane età è già stata paragonata all’asset più antico della storia, tanto da aver guadagnato il soprannome di oro digitale. Ma cosa mai gli è stato affibbiato questo epiteto? Perché l’offerta circolante di Bitcoin è infatti limitata a 21 milioni e quindi è un bene scarso e dunque prezioso


Insomma, ci sono varie risposte alla domanda: come investire in oro? Lo si può fare “alla vecchia maniera” acquistando lingotti e monete, oppure in modo più moderno: utilizzando strumenti finanziari digitali dal computer o dal proprio cellulare.

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Il significato di cespiti. Cosa sono questi asset?

Cespiti: significato e cosa sono questi asset

Il significato di cespiti è determinato da una pratica comune dell’economia aziendale che prevede la valutazione dei beni di un’impresa

Cosa sono i cespiti? Il significato in economia aziendale di questo termine è “beni sia materiali che immateriali di un’impresa”. Una definizione di cespite da “dizionario” è quella di asset che non fanno guadagnare in maniera diretta, quindi ad esempio attraverso la vendita, ma che contribuiscono al profitto e al valore complessivo di un’azienda. Scopri cosa sono i cespiti e cosa rientra in questa categoria di asset.

Cosa sono i cespiti, il significato spiegato

A grandi linee il significato di cespiti è quello spiegato nell’introduzione, approfondiamo allora nel dettaglio questa categoria di beni. Conoscere cosa sono è indispensabile per chi si occupa di contabilità aziendale perché sono fonti di reddito sul lungo termine. Come abbiamo visto infatti essi sono asset che garantiscono un guadagno all’impresa che li possiede perché indirettamente aumentano il suo valore. 

La prima fondamentale distinzione da fare per comprendere cosa sono i cespiti, è quella tra materiali e immateriali. 

Nel primo insieme rientrano beni tangibili come macchinari, mezzi di trasporto, immobili, attrezzature informatiche come i computer, strumenti tecnici e terreni. Tra i beni immateriali troviamo le risorse umane ma anche certificazioni e brevetti, e in generale tutti i talenti e il patrimonio di conoscenze di un’azienda. 

Tra tutti gli asset di proprietà di una società ci possono essere anche quelli finanziari e digitali. La finanza decentralizzata sta prendendo piede soprattutto nella tokenizzazione dei beni su blockchain. Anche i cespiti un giorno saranno registrati su Ethereum? Rimani sempre sul pezzo e segui le novità del settore tecnologico più innovativo del momento. 

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I cespiti e l’ammortamento

Un altro concetto da tenere presente per comprendere cosa sono i cespiti e il loro significato concreto è quello di “ammortamento”. Si tratta della riduzione del valore di un asset aziendale calcolato nel corso del tempo, a causa dell’usura. In sostanza, l’ammortamento è un’operazione contabile effettuata per considerare che i cespiti aziendali hanno una vita limitata. Questo deprezzamento viene considerato per determinare il reddito netto dell’esercizio e quindi la situazione fiscale. I cespiti vengono registrati in un apposito registro insieme alle annotazioni sul loro ammortamento. 

Essi possono anche guadagnare valore nel tempo, come nel caso degli immobili. Anche queste variazioni devono essere segnalate nel registro e mediate con gli ammortamenti. 
La gestione dei cespiti viene effettuata per garantire che i beni aziendali siano utilizzati in modo efficiente e che siano mantenuti nel modo migliore possibile. Ciò richiede la pianificazione, l’organizzazione e il controllo delle attività aziendali relative.Ecco perché vale la pena sapere cosa sono i cespiti e qual è il loro significato.

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Arbitrum airdrop: tutte le cose da sapere sul lancio del token ARB

Arbitrum airdrop: tutte le cose da sapere sul lancio del token ARB

L’airdrop di Arbitrum è stato uno dei più significativi del mondo crypto. Ecco cosa è successo e perché ARB è ancora sotto i riflettori

L’airdrop di Arbitrum o meglio del suo token ARB avvenuto il 23 marzo è stato da record. Arbitrum è il più utilizzato Layer 2 di Ethereum, ovvero reti costruite su blockchain già esistenti che permettono di eseguire transazioni al di fuori dei network principali in modo più efficiente ed economico. Negli ultimi mesi, la sua popolarità è aumentata notevolmente, e di conseguenza, anche il suo utilizzo. Ciò si evince dall’alto numero delle transazioni processate dalla rete (269.788 milioni). Questo Layer 2 è stato creato nel 2018 da Off Chain Labs, una startup di New York nata con l’obiettivo di sviluppare soluzioni di scalabilità per il Web3. 


Il token ARB è stato distribuito il 23 marzo agli utenti che hanno interagito con il Layer 2 nei mesi precedenti, e ha fatto ufficialmente ingresso nel mercato. Qui trovi tutte le cose da sapere sull’airdrop di Arbitrum e cosa è successo al lancio del token.

Airdrop Arbitrum: i requisiti per partecipare

I requisiti per ricevere ARB e dunque per partecipare all’airdrop di Arbitrum sono stati diversi. Il 23 marzo i token sono stati distribuiti agli utenti che in passato avevano interagito con il protocollo, infatti per il team l’airdrop è stato un modo per premiare i primi che hanno creduto nel progetto. Per verificare a quanti token si aveva diritto bastava collegare il proprio crypto wallet al sito della Arbitrum Foundation. La quantità è stata calcolata in base alla frequenza e al numero di transazioni eseguite sul network. Il numero di token di Arbitrum ricevuti da un utente era tanto alto quanto assiduo il suo utilizzo del Layer 2.

Cosa è successo al lancio 

Un’altra delle cose da sapere sull’airdrop di Arbitrum è cosa è successo al momento del lancio del token. Prima del 23 marzo, ci si interrogava sul valore di ARB all’atto della sua immissione sul mercato. Nello specifico ci si chiedeva se si sarebbe ripetuta la stessa situazione dell’airdrop di Optimism, un altro fondamentale evento dell’ultimo periodo. 

La distribuzione gratuita di OP, avvenuta ad Aprile 2022, è valsa agli utenti che avevano interagito con il network da 3.000 a 30.000$ , a seconda della quantità e della complessità delle interazioni. 

C’è chi sperava che l’airdrop di Arbitrum sarebbe stato altrettanto sostanzioso, del resto il co-fondatore del progetto, Steven Goldfeder, aveva twittato: “l’aperitivo precede sempre il piatto principale”, riferendosi proprio al principale competitor, Optimism. 

Durante l’airdrop sono stati assegnati 1.275 miliardi di token a 625.143 wallet che rispettavano i requisiti. Il prezzo di ARB al lancio è stato di 1,23 dollari

Secondo l’ultima analisi di Nansen di giugno 2023 che ha indagato sulle attività del network durante e dopo la distribuzione, l’airdrop ha portato un record di utenti e transazioni. Nonostante oggi l’hype dell’evento sia passato, Arbitrum continua a mantenere elevati questi valori. A livelli paragonabili, e a tratti superiori, a quelli di Ethereum. 

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La distribuzione del token ARB

Anche la tokenomics di ARB è una cosa da sapere sull’airdrop di Arbitrum. La initial supply (fornitura iniziale) del token prevista era di circa 1 miliardo di ARB, distribuiti in questo modo:

  • il 12,75% alla community attraverso l’airdrop; 
  • il 42% di proprietà della Arbitrum DAO, per finanziare le decisioni di governance e per le alle dapp più utilizzate;
  • Il 29,94% a Offchain Labs, la startup che si occupa dello sviluppo di Arbitrum;
  • 17,54% agli investitori che hanno finanziato il progetto.

A cosa serve il token di Arbitrum (ARB)

Il token ARB distribuito attraverso l’airdrop Arbitrum del 23 marzo verrà utilizzato principalmente con funzioni di governance. La Arbitrum Foundation intende affidare le decisioni più importanti per il futuro della blockchain alle persone che la utilizzano, ed è proprio qui che entra in gioco ARB. In occasione del lancio infatti verrà istituita la Arbitrum DAO, che sarà composta dagli holder del token, che potranno votare su tutte le decisioni future del progetto. Gli utenti potranno anche creare le loro sottoreti, chiamate “Layer 3”, nel caso in cui ricevano approvazione dalla Arbitrum DAO.

Le migliori dapp su Arbitrum

Una parte dei token ARB è stata distribuita anche alle applicazioni decentralizzate (dapp) dell’ecosistema. Le più conosciute sono quelle originarie di Ethereum che sono approdate su Arbitrum negli ultimi mesi. Da Uniswap ad Aave, da Sushi a Opensea, praticamente tutte le aziende Web3 più famose hanno deciso di integrare la blockchain del momento, facilitate dalla grande somiglianza tra l’architettura della blockchain di Ethereum e quella del suo Layer 2. 

Tra i progetti più di successo di Arbitrum c’è anche l’exchange decentralizzato (DEX) GMX, che è nato proprio qui e su Avalanche. GMX permette ai suoi utenti di effettuare operazioni di trading in leva attraverso degli strumenti finanziari chiamati perpetual futures. 

La blockchain di Arbitrum non è popolata solamente da progetti di finanza decentralizzata (DeFi) ma anche da dapp dedicate al gaming e agli NFT. Una delle più famose in questo senso è Treasure, un Metaverso dedicato al gaming che si autodefinisce “il Nintendo del Web3” su cui è possibile giocare a diversi videogiochi play-to-earn. Tutto il suo ecosistema funziona grazie al token MAGIC, che consente di ottenere i non fungible token necessari per giocare e viene distribuito ai giocatori come ricompensa. 

L’airdrop di Arbitrum è stato un catalizzatore per l’attività del network. Da allora il protocollo sta cavalcando l’onda dei Layer 2, proprio ora che gli occhi sono sempre più puntati sulla scalabilità di Ethereum. La distribuzione gratuita di token si è rivelata ancora una volta una mossa vincente per i progetti che vogliono far parlare di sé, ecco perché monitorare con attenzione i prossimi airdrop.