Private equity: come funziona nel 2024?

Private equity: cos’è e come funziona nel 2024?

Cosa sono e come funzionano le private equity? Fondi di investimento che svolgono un ruolo chiave per le imprese

Cos’è e come funziona una private equity nel 2024. Un fondo di questo tipo può essere descritto come una sorta di ponte che connette investitori e aziende. L’obiettivo di queste istituzioni? Massimizzare i profitti delle due parti e, conseguentemente, anche i propri e quelli dei propri investitori.

Questi fondi di investimento svolgono un ruolo cruciale nell’assistere o nel fornire alle imprese le risorse necessarie per crescere e svilupparsi. Ecco, nel dettaglio, cosa sono i private equity funds e come funzionano.

Private equity cos’è e come funziona?

Per capire cos’è il private equity possiamo partire dal suo obiettivo: acquisire quote in aziende non quotate in borsa per poi rivenderle una volta che il loro prezzo è aumentato

Dopo aver identificato un’azienda target, generalmente con un potenziale già parzialmente consolidato, il fondo si impegna a fornirle gli strumenti necessari per crescere. In particolare, garantisce loro l’accesso a capitali, ne sostiene l’espansione in nuovi mercati e spesso attua una riorganizzazione aziendale al fine di incrementare l’efficienza.

Private equity e venture capital: cosa cambia?

Basandoci solo sulla definizione del paragrafo precedente che risponde alla domanda “cos’è e come funziona il private equity” potremmo confondere questi fondi con quelli di venture capital. Tuttavia, queste due tipologie di fondi operano in modo diverso. Ma in realtà queste due tipologie di fondi operano in modo diverso. I private equity funds, solitamente, investono con una prospettiva a medio lungo termine. Si insediano nelle aziende per, almeno, una decina di anni e scelgono quasi esclusivamente imprese consolidate con un solido track record.

Dall’altro lato i venture capital puntano spesso su neonate startup con alto potenziale di crescita ma pochissimo storico. Questi fondi lavorano su un orizzonte temporale nettamente più breve, solitamente compreso tra i 3 e i 5 anni.

Affidarsi ai fondi di private equity comporta dei rischi?

Nei paragrafi precedenti, per capire cos’è e come funziona il private equity, abbiamo affrontato i benefici che queste istituzioni apportano all’interno delle dinamiche di governance aziendale. In primis il più facile accesso ai capitali e le competenze e l’esperienza trasmettono all’azienda.

Ci sono però anche alcuni rischi o problematiche che potrebbero insorgere quando ci si affida a questo tipo di attori:

  • Perdita dell’indipendenza: quando un fondo di private equity investe in un’azienda, spesso acquisisce una quota significativa del capitale. Ciò può tradursi in una perdita di controllo per i fondatori o i proprietari originali. Le decisioni strategiche e operative possono essere influenzate o dominate dal fondo, che potrebbe avere obiettivi diversi da quelli dei founders;
  • Aumento del “leverage finanziario”: per finanziare l’acquisizione spesso si emettono debiti, aumentando così l’esposizione finanziaria passiva dell’azienda. Sebbene ciò possa ottimizzare la struttura del capitale, comporta anche dei rischi, soprattutto se l’azienda non riesce a generare flussi di cassa sufficienti per coprirne i costi;
  • Pressione sulle performance: L’azienda può subire una pressione costante per raggiungere obiettivi di performance, spesso in tempi ristretti, per soddisfare le aspettative del fondo;
  • Strategie aggressive: alcuni fondi di private equity possono adottare strategie aggressive per incrementare rapidamente il valore dell’azienda, come tagli drastici o licenziamenti. Queste azioni possono danneggiare la cultura aziendale e il morale dei dipendenti.

Insomma, se ti chiedevi cosa fossero i fondi di private equity ora sai che sono attori importantissimi nel panorama imprenditoriale globale, in grado di contribuire alla crescita e al successo di aziende.

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Riunione FED Gennaio 2024: tassi invariati

riunione fed gennaio 2024

Per il quarto meeting consecutivo, la Federal Reserve lascia invariati i tassi di interesse. Powell scettico sui tagli di marzo. 

In una mossa attesa dal mercato, nell’incontro della FED il 30-31 gennaio 2024 si è deciso di mantenere il tasso dei fondi federali tra il 5,25% e il 5,5%. Questa decisione segna una continuazione della posizione adottata da luglio 2023, riflettendo la strategia del comitato di fronte a indicatori economici buoni ma non consolidati. “Non abbiamo un mandato di crescita. Abbiamo un mandato di massima occupazione e un mandato di stabilità dei prezzi.” Così il presidente della Federal Reserve Jerome Powell commenta la riunione.  

Dalla forte ondata inflazionistica che nel 2022 ha toccato i suoi picchi più elevati degli ultimi quarant’anni, il Comitato Federale di Mercato Aperto (FOMC) ha intrapreso una politica monetaria rigida per riportare l’equilibrio nell’economia. Questo ha portato all’inizio di una serie di aumenti dei tassi di interesse a partire da marzo 2022, con l’obiettivo di contenere l’inflazione. Da allora, effettivamente, ha mostrato segni di rallentamento. Tuttavia, livelli di interesse così elevati non erano stati registrati da più di due decenni, creando nel mercato una pressione crescente affinché la Fed intervenga con un taglio nei prossimi mesi. 

Durante l’incontro della FED di gennaio 2024, il Comitato ha enfatizzato la sua intenzione di mantenere un elevato livello di vigilanza. Il bilanciamento dei fattori economici resta un compito delicato e non scontato: ridurre i tassi di interesse potrebbe infatti compromettere la tendenza al ribasso dell’inflazione, mentre, dall’altro lato, l’economia statunitense si trova a rischio di precipitare in una recessione. “L’inflazione è ancora troppo alta, i progressi in corso nel ridurla non sono garantiti e il percorso da seguire è incerto”, ha affermato Jerome Powell, nella sua conferenza stampa successiva alla riunione.

Nonostante tali dichiarazioni, i trader continuano a puntare su un taglio dei tassi che li porterebbe in un range tra il 3,75% e il 4% entro la fine dell’anno, in vista delle elezioni presidenziali. Ciò vorrebbe dire che la FED dovrebbe iniziare a tagliare i tassi costantemente con incrementi di un quarto di punto percentuale ad ogni riunione a partire da maggio. Per coloro che ancora ipotizzano un taglio a marzo, nella riunione della FED di gennaio Powell ha sottolineato: “Non penso che sia probabile che il Comitato raggiunga un livello di fiducia entro la riunione di marzo”. 

Per conoscere i prossimi appuntamenti della FED, consulta il calendario completo.

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Costruire un portafoglio di investimento? Le sfide del 2024 secondo Grayscale

Portafoglio di investimento: la guida di Grayscale

Come costruire un portafoglio di investimento diversificato? Ecco le 5 sfide da superare secondo Grayscale

Approcciandosi al mondo delle criptovalute, ma anche ad altre tipologie di asset, può capitare di chiedersi come costruire un portafoglio sufficientemente diversificato e bilanciato. Il team di Grayscale, uno dei più grandi fondi di investimento crypto al mondo, nonché titolare di uno degli ETF spot su Bitcoin più popolari al momento, ha redatto un approfondimento contenente le sfide più ardue che si frappongono tra gli investitori e questo obiettivo.

Attenzione, lo scopo di questo articolo è puramente informativo e nessun contenuto presente al suo interno va considerato come consiglio di investimento.

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Le 5 principali sfide degli investitori moderni

Per giustificare l’inserimento di Bitcoin, o di altre criptovalute, all’interno di un portafoglio di investimento sufficientemente diversificato, il team di Grayscale è partito analizzando cinque problematiche che vuole investire nel 2024 deve affrontare.

  1. Fine del bull market obbligazionario

Una delle sfide più ardue per gli “investitori di oggi” è strettamente connessa al mercato delle obbligazioni. In particolare alla fine del lungo rally rialzista che ha interessato questa tipologia di asset negli ultimi quarant’anni.

Dal 1979 in poi la Federal Reserve (FED), e l’allora presidente Paul Volcker, decisero di combattere aggressivamente l’inflazione. Se oggi la situazione è tutt’altro che rose e fiori, all’epoca era, a dir poco, disastrosa. Nel 1980 l’inflazione, infatti, toccò un picco del 15%. La Banca Centrale americana, in risposta, iniziò ad alzare aggressivamente i tassi di interesse, che si avvicinarono ad un massimo del 16% nel 1982. Quello è il picco di quello che Grayscale definisce il bull market dei bond.

Da quel momento in poi i tassi di interesse, e quindi i rendimenti delle obbligazioni governative, sono solo e soltanto scesi. Fino al 2020, quando l’inflazione è tornata a crescere, principalmente a causa della pandemia di COVID-19 e dell’instabilità geopolitica globale. 

In ogni caso, secondo Grayscale, il bull market dei bond si è concluso e, di conseguenza, investire in questi strumenti finanziari è diventato meno vantaggioso. Insomma, i titoli di stato potrebbero non essere più una componente chiave di un portafoglio efficacemente bilanciato come in passato, e potrebbe quindi essere necessario trovare un’alternativa.

  1. Anche le azioni stanno soffrendo


Con la decrescita dei rendimenti delle obbligazioni, dai primi anni 2000 in poi, abbiamo assistito ad incredibili ritorni del mercato azionario. Anche questi guadagni, però, stanno diventando sempre più risicati. Negli ultimi anni solo un ristretto gruppo di titoli ha continuato a garantire performance di prezzo soddisfacenti. 

Nel 2023 solo “i fantastici 7”, ovvero Meta (ex Facebook), Apple, Amazon, Netflix, Google, Microsoft e Tesla, hanno garantito agli investitori ottimi ritorni (107% in media). Le azioni delle restanti 493 compagnie che compongono l’S&P 500, un indice che racchiude le cinquecento aziende americane più capitalizzate, sono cresciute, in media, soltanto del 5%.

  1. Maggiore correlazione tra gli asset

Un’altra problematica che affligge gli investitori moderni ha a che fare con il motivo per il quale gli investitori diversificano il proprio portafoglio: evitare un’eccessiva correlazione tra gli asset che detengono. Questa sta, infatti, progressivamente crescendo negli ultimi anni. 

Le cause sono molteplici: la globalizzazione, le politiche monetarie delle banche centrali più inclini a emettere moneta, e la crescente popolarità di strumenti finanziari passivi, come gli ETF e la possibilità di accedere più facilmente ai mercati finanziari. 

Bitcoin può essere una soluzione a questo problema. È infatti un asset completamente diverso da tutti gli altri, soprattutto perché la sua disponibilità totale (total supply) è limitata a 21 milioni. 

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  1. Meno aziende si quotano in borsa

Un’altra tendenza, in parte connessa con quanto descritto nel punto precedente, ci dice che il numero di aziende che raggiunge, attraverso le initial public offering (IPO), la quotazione in borsa sta progressivamente diminuendo. Secondo la World Federation of Exchanges, il numero delle quotazioni di società pubbliche negli Stati Uniti è in calo dal 1997.

Ciò significa che le opportunità di investire in aziende giovani, innovative, e, almeno inizialmente meno correlate con il resto del mercato, sono sempre meno. Questo, secondo Grayscale, riduce fortemente le opportunità per gli investitori di diversificare efficacemente il proprio portafoglio e di ottenere grandi rendimenti.

  1. Investire è tendenzialmente più rischioso

Il trentennio 1980-2008 è stato uno dei periodi più redditizi di sempre per gli investitori. Sono stati anni esplosivi per la crescita dei PIL della maggior parte degli stati, caratterizzati da una brevissimi periodi di recessione e da un tasso di inflazione contenuto

Purtroppo però, lo scenario macroeconomico attuale è completamente diverso da quello sopracitato. L’inflazione è tornata a crescere così come il debito pubblico degli stati e la situazione geopolitica globale è fortemente peggiorata, tutti fattori che potrebbero incidere sui rendimenti dei portafogli.

Il trade-off tra rischio e rendimento

Secondo Grayscale le criptovalute e la tecnologia blockchain hanno le potenzialità per trasformare il sistema finanziario globale. Dal punto di vista degli investimenti però, le crypto possono essere un’ottima opportunità per diversificare il proprio portafoglio.

Per comprendere a pieno cosa c’è dietro a questa affermazione dobbiamo prima affrontare una delle regole che chi opera sui mercati tradizionali deve, per forza, conoscere: il bilanciamento, o trade-off, tra rischio e rendimento

Questa inviolabile legge ci dice, ad esempio, che gli asset che garantiscono un ritorno fisso offrono tendenzialmente rendimenti inferiori a fronte di un minor grado di rischio. Dall’altro lato i mercati più volatili, come quello azionario, garantiscono spesso ritorni più elevati ma anche più rischi.

Nel corso della storia sono nate diverse soluzione per migliorare il bilanciamento tra rischio e rendimento dei portafogli, ecco le più comuni:

  • le private equity: aziende non quotata in borsa;
  • investimento nel mercato immobiliare o in strumenti finanziari che ne seguono l’andamento;
  • i venture capital;
  • delle strategie di risk parity i cui le quote di un portafoglio vengono corrette sulla base della volatilità, possono anche implicare l’utilizzo della leva finanziaria.

Questi approcci si sono spesso rivelati efficaci ma presentano elevate barriere all’ingresso, in altre parole, non sono sempre disponibili per gli investitori individuali. Le criptovalute possono essere una soluzione per espandere lo spettro di opportunità per i cosiddetti retailer.

Il ruolo delle criptovalute

Dunque come si collocano le crypto in questo discorso di Grayscale? Secondo il fondo di investimenti, questa nuova asset class è un’opportunità per chi intende incrementare il rendimento atteso del proprio portafoglio ed è disposto ad accettare un più elevato grado di rischio. Bitcoin, spesso definito “l’oro digitale”, negli anni passati ha dimostrato una bassissima correlazione con gli altri asset, il che lo rende uno strumento di diversificazione particolarmente efficace.

Ma il vero punto di forza di questa asset class, secondo il fondo di investimento, ha a che fare con la loro accessibilità. Negli ultimi anni acquistare criptovalute è diventato sempre più semplice e questa tendenza è culminata di recente con l’approvazione degli ETF spot su Bitcoin.

Insomma, secondo Grayscale, possedere una quota di crypto all’interno del proprio portafoglio che rispetti il proprio grado di propensione al rischio potrebbe consentire agli investitori di superare le sfide che abbiamo approfondito nel primo paragrafo.

Evergrande: la caduta di un gigante

Evergrande: azioni crollano dell’87%, cosa succede all’economia cinese?

La liquidazione di Evergrande, fallisce la seconda azienda immobiliare cinese più capitalizzata. Cosa sta succedendo al colosso?

Le azioni di Evergrande sono crollate a picco nella giornata di ieri e oggi le contrattazioni sulla stock sono state sospese. Il motivo è connesso alla decisione dell’Alta Corte di Hong Kong che ha ordinato la liquidazione del gruppo.

Qual è la storia recente di questo colosso del mercato immobiliare Cinese, cosa è successo dal 2021 a oggi e perché questo gigante sta soccombendo? Quali sono gli effetti che il default di Evergrande potrebbe sortire sul mercato cinene e globale? Dobbiamo aspettarci un’altra “crisi del 2008?”

Cos’è Evergrande?

Evergrande, precedentemente nota come Hengda Group, è stata fondata dall’uomo d’affari Hui Ka Yan nel 1996 a Guangzhou, nel sud della Cina. L’azienda si è inizialmente insediata nel mercato immobiliare per poi espandersi in altri settori. Attualmente Evergrande Real Estate gestisce più di 1.300 progetti in oltre 280 città della Cina mentre le attività del gruppo spaziano dalla gestione patrimoniale alla produzione di auto elettriche, alimenti e bevande. 

Evergrande possiede anche una delle squadre di calcio più importanti del Paese, il Guangzhou FC. Il suo fondatore Hui Ka Yan è stato in passato la persona più ricca dell’Asia e, nonostante il crollo della sua ricchezza dell’ultimo periodo, ha un patrimonio personale di circa 2,8 miliardi di dollari, secondo Forbes.

Crollo azioni Evergrande: l’inizio della crisi

Il crollo di Evergrande, un tempo secondo colosso immobiliare Cinese, che ha portato l’azienda a contrarre un debito di 330 miliardi di dollari è iniziato nel 2021, quando il default del colosso ha fatto tremare l’economia cinese. Le principali cause di questo crollo sono da attribuire alle politiche aziendali aggressive e al forte indebitamento degli anni passati. L’azienda aveva infatti richiesto prestiti per svariati miliardi di dollari dopo la pandemia di Covid-19 per provare ad entrare in alcuni nuovi mercati, tra cui quello delle auto elettriche e quello dei parchi a tema.

Queste mire espansionistiche sono però coincise con le nuove misure del governo cinese per controllare il debito. Ciò ha provocato una reazione a catena che ha obbligato Evergrande a svendere varie proprietà per far fronte al pagamento degli interessi sui prestiti. 

In quel frangente, nonostante i tentativi, Evergrande non è riuscita a ripagare i costi dei finanziamenti. Questo episodio ha poi obbligato Fitch, una delle più grandi agenzie di rating del mondo, a dichiarare la bancarotta del colosso. Ovviamente i mercati non presero bene la notizia, il titolo dell’azienda cinese crollò tanto da forzare la borsa di Hong Kong a mettere in pausa il trading sull’azione.

Il crollo di Evergrande da agosto a oggi

L’ultimo crollo delle azioni di Evergrande, prima di quello di ieri che ha obbligato la borsa di Hong Kong a interrompere nuovamente il trading sul titolo, è avvenuto alla fine di agosto. A causarlo era stata la pubblicazione del disastroso bilancio della società. Evergrande, nei primi sei mesi del 2023, aveva preso 4,5 miliardi di dollari accumulando un debito totale di 330 miliardi.

Questi dati le garantivano, e le garantiscono tuttora, un triste primato: quello della società più indebitata al mondo. Sempre ad agosto Evergrande aveva presentato un’istanza di fallimento chiedendo la protezione dei creditori che però non ha convinto né i creditori né l’Alta Corte di Hong Kong. D’altronde, già quest’estate, in pochi si aspettavano una risurrezione del colosso.

Il destino del gruppo cinese è dunque la liquidazione, in risposta alla sua incapacità di gestire l’enorme debito accumulato dal default del 2021 in poi. Il direttore esecutivo di Evergrande, Shawn Siu, ha definito “deplorevole” la decisione del regolatore di Hong Kong dichiarando poi che la compagnia si impegnerà per salvaguardare i diritti e gli interessi dei creditori sia nazionali che internazionali.

Il possibile impatto sul mercato Cinese

Salvare Evergrande da questo crollo avrebbe voluto dire compiere una delle più grandi ristrutturazioni del debito della storia. Tuttavia ciò non è avvenuto, e ora il fallimento potrebbe causare un effetto domino devastante per l’economia mondiale. Sono infatti 10 i fondi obbligazionari in credito nei confronti del colosso.

Inoltre, il problema che affligge il mercato immobiliare cinese non è localizzato ma bensì sistemico e sta colpendo anche altre realtà. Anche Country Garden, l’altro colosso nel settore del real estate del paese, recentemente ha faticato a pagare 22,5 milioni di dollari di cedole sulle sue obbligazioni. Questo perché è proprio l’intero mercato immobiliare cinese ad essere in crisi. Le vendite di immobili nei primi due trimestri del 2023 sono scese del 6,5% e il totale della superficie venduta è calato del 50% circa rispetto al 2021.

Il problema più grave però riguarda la dipendenza del mercato cinese rispetto a questo settore. Più del 25% del prodotto interno lordo (PIL) del paese infatti deriva proprio dal real estate. Insomma l’immobiliare è il motore di questa economia.


Infine la Cina, al contrario della maggior parte dei paesi occidentali, sta affrontando un periodo di deflazione, il fenomeno economico opposto rispetto all’inflazione. Quando questa si verifica i prezzi al consumo scendono e la crescita rallenta o addirittura si ferma. Questo scenario, insieme al possibile crollo del settore immobiliare che potrebbe avvenire dopo il collasso di Evergrande, potrebbe causare una crisi senza precedenti per il paese.

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Riunione BCE gennaio 2024: decisioni e prospettive

riunione BCE gennaio 2024

Nonostante le speculazioni del mercato, nella riunione BCE gennaio 2024 si è deciso di mantenere invariati i tassi di interesse. Questo riflette un approccio prudente in un contesto economico in evoluzione.

Mantenimento dei Tassi di Interesse

Il Consiglio Direttivo della BCE, nella sua riunione del 25 gennaio 2024, ha deciso all’unanimità di mantenere invariati i tre principali tassi di interesse. Ciò significa che i tassi di interesse restano fissati rispettivamente:

  • operazioni di rifinanziamento principali 4,5%
  • facilità di prestito marginale 4,75%
  • facilità di deposito 4%

Questa mossa si allinea con l’impegno della BCE a garantire che l’inflazione a medio termine si allinei al suo obiettivo del 2%.

Sul nostro blog puoi consultare il calendario completo dei prossimi incontri del Consiglio, nonché le decisioni prese dalla BCE a dicembre 2023. Se vuoi leggere queste informazioni in tempo reale e osservare il loro impatto sui prezzi e sul mercato delle criptovalute, scarica Young Platform, l’exchange crypto 100% italiano, supportato dalle maggiori banche italiane.

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Le dichiarazioni di Christine Lagarde

Christine Lagarde, Presidente della Banca Centrale Europea, ha commentato: “È probabile che l’economia della zona euro sia stata stagnante nell’ultimo trimestre del 2023 e debole nel primo del 2024. Tuttavia, alcuni indicatori puntano a una ripresa più avanti nell’anno. L’inflazione, scesa al 2,9% a dicembre, continuerà a diminuire nel 2024″. Ha sottolineato che è ancora prematuro discutere di tagli ai tassi di interesse. Questo perché la BCE deve procedere ulteriormente nel processo di disinflazione prima di poter essere certa che l’inflazione raggiungerà il suo obiettivo del 2%. 

Al World Economic Forum di Davos, Lagarde aveva evidenziato quali sono i fattori che la BCE sta attenzionando e che influenzeranno le prossime decisioni sui tassi di interesse.

Degna di nota è l’introduzione che ha scelto, sottolineando un cambiamento rispetto alla ‘normalità’ pre-2023. Se il periodo pandemico e post-pandemico è atipico e difficile da analizzare, nel 2023 abbiamo assistito a un processo di “normalizzazione”. Tuttavia, sostiene Lagarde con un gioco di parole, questa normalizzazione ci sta traghettando verso un periodo “non-normale”. Assisteremo, quindi, a un cambio di driver dell’economia globale e nuove modalità di crescita.

Il ruolo dei consumi 

Fino ad ora, i consumi hanno funzionato come un motore di crescita vitale, spinti da condizioni favorevoli che ora sembrano esaurirsi. Questo progressivo calo dei fattori positivi implica una trasformazione nella forza trainante dell’economia. 

I risparmi calano drasticamente 

Abbiamo assistito a una notevole riduzione dei risparmi in eccesso nelle economie avanzate, passando da una media del 10% a cifre vicine allo zero. Tale diminuzione, insieme al mercato del lavoro meno teso, potrebbe suggerire un calo nella potenza dei consumi come forza propulsiva dell’economia. Ciò potrebbe indicare un cambiamento nella dinamica di spesa dei consumatori, con potenziali impatti su vari settori.

Commercio globale

Al World Economic Forum di Davos, Ngozi Okonjo-Iweala, direttrice generale dell’Organizzazione mondiale del Commercio, commenta l’attuale situazione. L’Europa non riesce a seguire il ritmo delle grandi potenze, appesantita dalla situazione geopolitica. Tuttavia, grazie alla resilienza del commercio internazionale, ha potuto superare il taglio alle importazioni di energia dalla Russia dopo l’invasione dell’Ucraina.

Le prospettive del Consiglio Direttivo

Nella riunione BCE gennaio 2024, il Consiglio Direttivo ha evidenziato che le nuove informazioni confermano la precedente valutazione delle prospettive di inflazione a medio termine. Nonostante l’effetto base che causa un aumento dell’inflazione complessiva legato all’energia, la tendenza al ribasso dell’inflazione di fondo continua. Inoltre, gli aumenti passati dei tassi di interesse continuano a trasmettersi efficacemente sull’inflazione. “Le condizioni di finanziamento restrittive stanno temperando la domanda, contribuendo al calo dell’inflazione”, ha aggiunto il Consiglio.

Politica Monetaria: cosa succederà nei prossimi mesi?

Il Consiglio Direttivo rimane impegnato a riportare l’inflazione al target del 2% in tempi opportuni. Basandosi sulla sua attuale valutazione, il Consiglio ritiene che i tassi di interesse di riferimento della BCE, se mantenuti per un periodo sufficientemente lungo, contribuiranno significativamente al raggiungimento di tale obiettivo. Le decisioni future assicureranno che i tassi di riferimento siano fissati su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario, seguendo un approccio guidato dai dati per determinare il livello e la durata adeguati della restrizione.

Programma di Acquisto di Attività (APP) e PEPP

Durante la riunione BCE gennaio 2024, il Consiglio ha notato che il portafoglio dell’APP si sta riducendo a un ritmo misurato e prevedibile, dato che l’Eurosistema non reinveste più il capitale rimborsato sui titoli in scadenza. Riguardo al PEPP (programma di acquisto di emergenza pandemica), il Consiglio prevede di reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nella prima metà del 2024, riducendo il portafoglio del PEPP di una media di 7,5 miliardi di euro al mese nella seconda metà dell’anno, e terminando i reinvestimenti entro la fine del 2024.

Le reazioni degli analisti

Gli analisti, come Morgane Delle Donne, Responsabile della Strategia di Investimento Europa presso Global X, hanno notato che i mercati continuano ad anticipare una svolta più accomodante da parte della BCE entro l’anno.

Martina Daga, Economista Macro presso AcomeA SGR, ha sottolineato che il riconoscimento da parte della BCE dei progressi positivi sia in termini di inflazione sia sul mercato del lavoro mostra un approccio più morbido.

Nicolas Forest, CIO presso Candriam, ha evidenziato l’approccio della BCE basato sui dati piuttosto che su un calendario prestabilito, non aspettandosi un allentamento della politica prima di giugno.

David Chappell, Senior Fixed Income Portfolio Manager presso Columbia Threadneedle Investments, ha segnalato che Christine Lagarde ha lasciato aperta la possibilità di un primo taglio dei tassi a giugno.

Dopo la riunione BCE gennaio 2024, quindi, gli analisiti puntano su giugno. Invece, le previsioni del mercato fino a pochi giorni fa sembravano scommettere su una prima mossa ad aprile e un totale di cinque tagli dei tassi nel 2024.  Sembra inoltre inverosimile che la BCE proceda a un taglio dei tassi prima della FED. 

Revisione al ribasso delle stime di inflazione e crescita dell’Eurozona

La BCE ha rivisto al ribasso le stime di inflazione e di crescita dell’Eurozona per il primo trimestre del 2024. Emerse dal Survey of Professional Forecasters (SPF), l’indagine ha coinvolto 59 economisti ed analisti finanziari, condotta tra il 5 e il 10 gennaio.

L’inflazione è attesa in calo al 2,4% nel 2024 ed al 2% nel 2025 e nel 2026, con una revisione al ribasso rispetto alle precedenti previsioni. Queste revisioni al ribasso riflettono l’impatto di prezzi del petrolio inferiori alle attese e di un’attività economica più debole del previsto.

Le aspettative di crescita del PIL reale sono state anch’esse riviste al ribasso per il 2024 e il 2025. La frenata prevista è dello 0,6% quest’anno e un recupero all’1,3% il prossimo anno. Gli economisti intervistati si aspettano una leggera contrazione del PIL reale nell’ultimo trimestre del 2023, seguita da una lenta ripresa dell’attività economica nel 2024.

Le prospettive di crescita a lungo termine sono rimaste invariate all’1,3%, mentre le stime sulla disoccupazione sono rimaste sostanzialmente invariate rispetto alla precedente indagine.

Conclusioni

La riunione BCE gennaio 2024 conclude con un approccio cauto ma vigile alla politica monetaria, riflettendo l’impegno della banca centrale alla stabilità dei prezzi e alla crescita economica in mezzo a previsioni riviste e condizioni globali mutevoli. La decisione di mantenere invariati i tassi di interesse, insieme alle revisioni al ribasso delle stime di inflazione e crescita, indica un’attenta navigazione nel complesso ambiente economico.

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Avalanche (AVAX) acquisterà alcune meme coin nate sulla sua blockchain

Avalanche meme coin: il suo programma di incentivi

L’Avalanche Foundation ha annunciato che acquisterà alcune meme coin per far fede al suo programma di incentivi “Culture Catalyst”.

Le meme coin su Avalanche potrebbero trovare terreno fertile per crescere data la volontà della sua Foundation, un’organizzazione no profit che vigila sullo sviluppo della blockchain, di acquistarne alcune per supportare il suo Culture Catalyst program. Questo programma è stato lanciato l’anno scorso per stimolare l’innovazione e incrementare l’adozione della rete attraverso qualsiasi iniziativa creativa che la tecnologia consente.

Avalanche sta diventando quindi una blockchain a 360 gradi che riesce ad accontentare sia i grandi investitori istituzionali sia chi vuole prendere il mondo crypto “meno seriamente”. Scopri tutto sul programma di incentivi per le meme coin su Avalanche e quali sono i criteri per farne parte.

L’Avalanche Foundation e le meme coin

Anche se il Culture Catalyst program è stato lanciato più di un anno fa l’idea del Avalanche Foundation di acquistare alcune meme coin nate sulla rete è recente. Nel post dall’annuncio, pubblicato alla fine di dicembre 2023, si legge che, secondo il team di sviluppo, le monete ispirate alla cultura e all’umorismo di internet sono i principali rappresentanti dello spirito comune delle crypto community.

Insieme all’annuncio il team ha anche comunicato che le meme coin che intendono far parte della raccolta della Avalanche foundation verranno valutate su alcuni criteri chiave come: il numero di holder e le modalità in cui sono state lanciate. Continua a leggere per scoprire, nel dettaglio, i requisiti che le meme coin su Avalanche devono soddisfare.

I requisiti per accedere al programma

Come si legge nell’articolo pubblicato sul blog dell’Avalanche Foundation i criteri che hanno scelto sono concepiti per valutare che il team, pur impegnandosi nello sviluppo di meme coin, dimostri impegno e correttezza. Ecco i criteri che le meme coin devono soddisfare.

1. Il lancio deve essere equo

Il termine “fair launch” è molto utilizzato nel settore per identificare quei progetti a cui non è possibile accedere in modo anticipato. Ovvero non ci deve essere la possibilità di acquistare token in sede preliminare e, di conseguenza, nessun utente deve ottenere privilegi. Nell’articolo di blog dell’Avalanche Foundation vengono poi elencate le seguenti caratteristiche per determinare l’effettiva sicurezza del token.

  • I creatori dello smart contract devono aver rinunciato alla proprietà del token (ownership);
  • la liquidità iniziale deve essere stata bruciata o adeguatamente bloccata;
  • devono essere stati implementati dei meccanismi di protezione “anti whale”, che limitano la quantità massima di token detenibile;
  • I membri dei team di sviluppo non devono essere in possesso di token;

2. Precauzioni per gli sniper bot

Gli sniper bot sono programmi informatici che consentono agli utenti di acquistare token pochissimi secondi dopo che sono stati lanciati. Questi strumenti, che avvantaggiano fortemente chi li possiede a discapito degli utenti comuni, contribuiscono a rendere il trading di token meno equo oltre a compromettere irreversibilmente il futuro di un progetto. 

Per questo motivo l’Avalanche Foundation intende sostenere solo quei progetti che adottano le contromisure necessarie per limitare l’accesso agli sniper bot, prevalentemente attraverso campagne di whitelisting. Queste consistono nel consentire l’acquisto di token nei primi minuti dopo il lancio soltanto agli utenti che:

  • Possiedono uno o più NFT di collezioni riconosciute da Avalanche;
  • possiedono un dominio NFT Avvy (.avax);
  • hanno interagito frequentemente con le applicazioni decentralizzate o con le subnet ( o sidechain) della blockchain;

3. Le altre best practise

L’Avalanche Foundation ha anche fornito alcune linee guida più generali che i progetti devono rispettare per far parte del Culture Catalyst program:

  • Lo smart contract del token deve essere correttamente verificato;
  • l’indirizzo del wallet del creatore del contratto deve essere stato sottoposto alla due diligence della community di Avalanche;
  • lo smart contract deve essere considerato sicuro dai principali blockchain scanner;
  • gli holder devono essere almeno 2.000;
  • le cosiddette whale, ovvero gli utenti in possesso di una grande quantità token, non devono possederne un numero eccessiva. Per ovviare a questo problema è possibile impostare una funzione all’interno dello smart contract che limiti gli acquisti di chi possiede già il massimo detenibile;
  • la liquidità delle pool deve essere sufficiente a garantire acquisti e vendite senza intoppi (uguale o superiore a 200.000$) e, come già anticipato, bloccata per un lungo periodo di tempo o burned (non accessibile);
  • la capitalizzazione di mercato delle community coin che vogliono accedere al Culture Catalyst program deve essere di almeno 1 milione di dollari e il volume di scambio giornaliero medio, di minimo 100.000$;
  • il token della comunità deve nativo dell’ecosistema Avalanche, ovvero esistere soltanto su questa blockchain;

Questi erano tutti i più importanti requisiti che le meme coin di Avalanche devono rispettare per entrare a far parte del Culture Catalyst Program, continua a seguire il nostro blog per scoprire come si svilupperà il progetto della foundation.

Bitcoin ha perso il 20% in poco più di una settimana, siamo davvero in bull market?

Prezzo di Bitcoin -20%, siamo davvero in bull market?

Il bull market è davvero iniziato? Bitcoin, dall’inizio di gennaio, ha perso circa il 20%. Scopri cosa potrebbe accadere nei prossimi mesi

Se ci basassimo sulla definizione di bear market per i mercati finanziari tradizionali, Bitcoin, in questi giorni, si troverebbe in una fase di mercato di questo tipo. Questa afferma che i cicli di mercato ribassisti iniziano quando il prezzo di un indice, come il Dow Jones, l’S&P 500 o anche Bitcoin per il mercato crypto, perde almeno il 20% del valore. Questo è esattamente quello che è successo dopo che gli ETF spot su Bitcoin sono stati approvati. 


Il mercato crypto, però, è completamente diverso da quello tradizionale, anche da questo punto di vista. Per dimostrarlo si può analizzare l’andamento di Bitcoin durante tutti i bull market passati: la crypto ha sempre subito importanti battute d’arresto, nonostante movimenti rialzisti incredibilmente esplosivi sul lungo periodo. 

Nel primo mercato “toro” della storia delle criptovalute, BTC ha dovuto affrontare un movimento del 20% ben 19 volte. Mentre per quanto riguarda l’ultimo ciclo (2020 – 2021), questo è successo ogni 73 giorni. Resta quindi da chiedersi dopo la recente correzione del prezzo di Bitcoin, se siamo in bull market o meno.

La discesa di Bitcoin dopo l’approvazione degli ETF

Nei giorni successivi all’approvazione degli ETF spot su Bitcoin abbiamo assistito ad un “sell the news”. Questo significa che il prezzo delle principali criptovalute del mercato è sceso in seguito all’evento. Il valore di Bitcoin ha dapprima raggiunto il punto di massimo annuale dei 49.000$ e poi crollato verso quota 41.500$, registrando un movimento del -15% circa in meno di quarantotto ore.

Nei giorni successivi poi il dump è continuato e ha portato BTC a sfiorare l’area dei 38.500$, dove è, finalmente, fatta sentire la domanda. Ora si trova sul livello dei 40.000$ dove sembra aver trovato un supporto da cui ripartire. Tuttavia, il livello da tenere d’occhio per capire se Bitcoin ha ritrovato il giusto equilibrio è quello dei 41.700$, se dovesse essere riconquistato potrebbe essere il punto di partenza per una nuova fase rialzista.

In ogni caso la price action di Bitcoin resta positiva sul lungo termine. La crypto ha registrato, da ottobre a dicembre, otto settimane rialziste consecutive e mancano meno di cento giorni all’halving, un evento storicamente positivo per il suo prezzo. Dopo quello del 2012 il valore di BTC è aumentato quasi del 12.000%, mentre nei mesi immediatamente successivi a quello del 2020 del 300% circa

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I bull market nella storia

Dopo aver analizzato i recenti movimenti del prezzo di Bitcoin possiamo confrontarli con i cicli rialzisti del passato. Innanzitutto dobbiamo specificare che, se prendiamo come punto di partenza questo ciclo rialzista il periodo immediatamente successivo al crollo di FTX, questo sarebbe il quarto ritracciamento superiore al 20% che affrontiamo. Ma quanti ne sono avvenuti nei cicli passati?

  • Febbraio 2011 – aprile 2013: in quello che molti considerano il primo bull market della storia il prezzo di Bitcoin è sceso del 20% o più in 19 occasioni, spesso molto vicine tra di loro. Il mese più difficile, che probabilmente fece dubitare tanti holder di BTC è stato giugno, per colpa di quattro crolli di prezzo molto ravvicinati tra loro.
  • Giugno 2015 – dicembre 2017: durante questo ciclo rialzista si sono verificati importanti movimenti a ribasso in media ogni 64 giorni. Il movimento di prezzo complessivo di Bitcoin in questo periodo è stato del +8.900%.
  • Febbraio 2019 – novembre 2021: la tesi secondo cui i crolli del 20% o più diventano meno frequenti al crescere dell’adozione di Bitcoin è corroborata da quanto accaduto nell’ultimo bull market. In quel frangente si è verificato questo scenario ogni 73 giorni.

Durante l’attuale ciclo, che dovrebbe essere iniziato a novembre 2022, il prezzo di Bitcoin sta affrontando crolli superiori al 20% mediamente ogni 102 giorni. Con il passare del tempo, BTC diventa sempre meno volatile, il che è normale visto che l’oscillazione del valore è inversamente proporzionale alla capitalizzazione di mercato e che questa sta continuando a crescere.

Cosa succederà in futuro? Bitcoin, con l’ondata di adozione che potranno portare gli ETF spot Bitcoin diventerà un asset sempre più stabile? Potrà mai essere paragonato agli indici più famosi del mercato azionario? 

Token YNG: il recap del 2023

Token Young (YNG): aggiornamenti e novità Q1 2025

Il report del quarto trimestre del token YNG. Cos’è successo in questo 2023 ricco di novità? Quali sono i prossimi passi da compiere?

Cosa è successo nell’ultimo trimestre? Quali sono stati tutti gli obiettivi raggiunti nel 2023? Quanti token sono stati emessi, acquistati e venduti, e quali sono i prossimi passi da compiere? Puoi trovare una panoramica completa sull’anno che si è appena concluso in questo report, redatto a Gennaio 2024.

I numeri dei Club di Young Platform

YNG è l’utility token di Young Platform e garantisce l’accesso ai Club: i piani di sottoscrizione che offrono vantaggi esclusivi dedicati ai nostri più grandi sostenitori. 

I Club, in questo momento, sono composti da 1437 persone, suddivise in: 

  • 1011 per il club Bronze;
  • 190 per il club Silver;
  • 121 per il club Gold; 
  • 115 per il club Platinum.

Per iscriversi a un Club è necessario bloccare, sull’exchange di Young Platform, una certa quantità di YNG. Il numero di membri iscritti è quindi importante per analizzare la distribuzione del token, soprattutto perché più persone si iscrivono ad un Club e minore sarà la selling pressure (pressione di vendita) su YNG. Qual è la conseguenza principale? Una maggiore stabilità del prezzo di YNG. Rispetto all’ultimo report i membri dei Club sono cresciuti del 2,6% ma sono cresciuti del 41% i membri Platinum.

Se confrontiamo questi dati con quelli dell’anno possiamo notare che il 2023 è stato un anno positivo dal punto di vista dell’adozione dei Club di Young Platform. Alla fine del 2022 i membri erano 1.214, suddivisi in:

  • 903 per il club Bronze;
  • 174 per il club Silver;
  • 92 per il club Gold;
  • 45 per il club Platinum.

Di conseguenza, i membri dei Club sono cresciuti del 18%, mentre quelli appartenenti al Platinum del 155% circa. Questo numero ci fa guardare al futuro con ottimismo, soprattutto perché abbiamo tante novità in serbo per i nostri più fedeli sostenitori per i prossimi mesi.

Distribuzione del token YNG

Il numero di YNG in circolazione a fine Settembre era circa 23,1 milioni. La circulating supply (disponibilità circolante) ad inizio Gennaio ammonta a circa 23,3 milioni, il che significa che c’è stato un incremento netto di circa 166.000 token, pari al 0,9%. 

Questi token sono stati distribuiti tramite l’app Young Platform Step in diversi modi: 

  • 49.009 tramite il completamento di Quiz, Sfide e Up&Down (precedenti all’implementazione dei livelli);
  • 117.341 tramite il completamento dei Livelli.

Il mercato del token YNG è gestito tramite un algoritmo che definisce il tasso di cambio grazie a due pool di liquidità sottostanti, rispettivamente in EUR e YNG. Al lancio, avvenuto a maggio del 2022 queste pool contenevano:

  • 1M Euro;
  • 4M YNG.

Considerando le vendite e gli acquisti di token gestiti negli scorsi mesi, a gennaio 2023 le pool contengono:

  • 750K Euro;
  • 5,61M YNG.

Questa configurazione è il risultato degli acquisti e delle vendite effettuati durante il terzo trimestre, riassunti di seguito insieme all’andamento di prezzo.

Acquisti e vendite token Young (YNG), Q4 2023

Le emissioni di YNG nel 2023

Questo è il report conclusivo del 2023 ed è quindi il momento giusto per fare tirare le somme sull’anno appena concluso dal punto di vista della tokenomics. Le modalità in cui il token viene emesso sono, infatti, cambiate dopo l’aggiornamento 3.0 di Step. Come ha influito l’introduzione degli XP volto a limitare l’inflazione di YNG?

Emissioni token Young (YNG), Q4 2023

Come si evince dal grafico grazie all’ultimo aggiornamento di Step siamo riusciti a limitare fortemente la distribuzione di YNG. Le emissioni di nuovi token si sono ridotte del 93%.

Il prezzo di YNG

Dal punto di vista della price action, il 2023 è stato un anno di transizione. Il movimento ribassista che ha interessato il nostro token da novembre 2023 si è interrotto sul livello degli 0,1€ toccato a febbraio. 

Dopodiché YNG, sostenuto dall’iniziativa di Buyback, è stato interessato da un rally rialzista dell’86%, che ha portato il prezzo a toccare il massimo degli  0,16€, alla fine di agosto 2023. Attualmente si trova nel range compreso tra gli 0,12€ e gli 0,14€.

Gli obiettivi raggiunti nel 2023 

Durante il 2023 abbiamo raggiunto un grande numero di obiettivi e rilasciato altrettante nuove funzionalità. Questo report può essere un’ottima scusa per cercare di riassumere tutto il lavoro fatto negli ultimi mesi. Vediamo nel dettaglio prima tutte le iniziative intraprese nel 2023 per espandere l’appetibilità del nostro token YNG e poi quelle relative all’ecosistema di Young Platform in generale.

Token YNG

  • Buyback: le operazioni di Buyback sono state completate con successo. Abbiamo acquistato un totale di 62.000€ di token attraverso operazioni spot e poi abbiamo sostenuto il prezzo attraverso dei limit order.
  • Voucher e Benefit per i Club: durante il 2023 sono arrivati tanti incredibili vantaggi per i club sotto forma di voucher: We Road, HelloFresh e NordVPN. Nel 2024 continueremo a collaborare con altri brand per offrire ai nostri sostenitori sempre più benefit.
  • Listing del token YNG: stiamo ancora valutando di listare il token Young (YNG) su altri exchange. In questo senso, il principale obiettivo che ci poniamo è: avviare il trading sui DEX entro la fine del primo semestre del 2024.
  • Dust: negli scorsi mesi è stata rilasciata una funzionalità che consente di convertire i piccoli saldi di crypto in token Young (YNG). La Dust ti permette di dare nuova vita ai centesimi di criptovalute rimasti inutilizzati.
  • Token tracking (CoinMarketCap e CoinGecko): i solleciti inviati settimanalmente a CoinMarketCap e Coingecko non hanno, purtroppo, prodotto altri risultati rispetto a quelli raggiunti nel secondo trimestre del 2022. La comunicazione con CoinMarketCap, attraverso la quale abbiamo fornito loro tutti i dati che ci hanno richiesto, è proseguita per diversi mesi, ma si è interrotta quando ci hanno richiesto una somma di denaro per accelerare il processo. 

Stiamo considerando di procedere in questa direzione una volta che il token sarà scambiabile anche sul mercato decentralizzato. Così facendo intendiamo massimizzare l’interesse attorno all’evento. Attualmente siamo listati come exchange su CoinMarketCap, mentre il token YNG compare su CoinGecko anche se, per ora, per entrambe le pagine non sono disponibili i volumi di scambio. 

Ecosistema Young Platform

  • Report Fiscale: a maggio abbiamo introdotto una delle funzionalità che hanno riscosso più successo. Stiamo parlando del  “Report Fiscale”, uno strumento che semplifica la dichiarazione crypto, mettendo a disposizione in download il documento per le dichiarazioni fiscali in formato Pdf. Il Report Fiscale è stato realizzato in collaborazione con Taxtris ed è il primo servizio di questo tipo offerto da un exchange italiano. Ti ricordiamo che il Report Fiscale è scontato per i membri dei Club Silver e Gold, e gratuito per i Platinum.

    Abbiamo anche architettato un altro stratagemma per sconfiggere definitivamente il mal di testa da dichiarazione. Quest’estate è nato il portale che connette commercialisti e clienti. Un servizio che punta a chiarire tutti i dubbi dei crypto investitori sulla dichiarazione dei redditi. Le novità dal punto di vista fiscale non finiscono qua! Il Report Fiscale, che tornerà attivo nel primo semestre del 2024, verrà migliorato in modo conforme alle linee guida del regolatore e agli standard previsti dal MICAR;
  • Listing su Young Platform: data la ripartenza del mercato, nel 2023, abbiamo anche ampliato l’offerta delle crypto disponibili sul nostro exchange. Abbiamo iniziato con Arbitrum, il Layer 2 di Ethereum più utilizzato, per poi proseguire con Optimism, dYdX, GMX, Cosmos, Lido DAO, Render e Celestia. Nel 2024 continueremo ad ampliare l’offerta di token su Young Platform per consentire ai nostri utenti di intercettare i nuovi trend del mercato.
  • Multi Network: per andare incontro alle esigenze degli utenti che intendono utilizzare Young Platform come “rampa di lancio” per accedere alle applicazioni decentralizzate della DeFi abbiamo abilitato i prelievi e i depositi Multi Network. Oggi è possibile depositare e prelevare Ethereum, USDT e USDC, anche attraverso le reti Arbitrum, Optimism e BSC. In questo modo puoi sfruttare al massimo le opportunità che offre il Web3 con bassissimi costi di deposito e prelievo.
  • Salvadanaio 2.0: a maggio, grazie a questo aggiornamento, abbiamo ampliato l’offerta della crypto sulle quali è possibile attivare l’acquisto ricorrente. Ma soprattutto abbiamo introdotto il Salvadanaio Tematico (composto da mix di criptovalute già pronti) e quello Personalizzato, attraverso il quale puoi acquistare in modo ricorrente quelle che preferisci (da 2 a 5).
  • Servizi dedicati alle imprese: sono arrivati anche i servizi di Young Platform dedicati alle imprese che intendono le crypto come uno strumento capace di rendere il loro business competitivo e scalabile. Negli ultimi anni, sempre più aziende e istituzioni hanno iniziato a riconoscere le criptovalute come strumento fondamentale per attuare una transizione digitale completa.
  • Step 3.0: anche Step è stato completamente rivoluzionato dopo l’attivazione degli ultimi aggiornamenti. Nata come app contapassi ora è il “Cryptogame” con più utenti in Italia, nonché un percorso guidato per scoprire e studiare il mondo delle criptovalute. 

Community

Anche gli sviluppi dal punto di vista della Community sono stati diversi nel 2023. Tutte le iniziative intraprese hanno l’obiettivo di instaurare un dialogo bidirezionale tra noi e i nostri utenti.

  • Discord: durante il 2023 abbiamo completamente ristrutturato il luogo principale dedicato alla nostra community. Sul server Discord di Young Platform è nato anche il canale riservato ai nostri più grandi sostenitori, i membri del Club Platinum, e siamo al lavoro per creare anche quelli dedicati agli altri supporter. Per agire in modo completamente conforme alle normative vigenti non ci è stato, per ora, possibile premiare i membri più attivi attraverso distribuzioni gratuite di token. Nel 2024 intendiamo distribuire un’ampia gamma di vantaggi ai nostri più fedeli sostenitori.
  • Telegram e WhatsApp : abbiamo anche lanciato un nuovo canale Telegram e una Community su WhatsApp. L’obiettivo principale di questi due spazi digitali è quello di mantenere i nostri utenti informati sulle ultime news dal mondo crypto. Pubblichiamo settimanalmente anche l’analisi del prezzo di Bitcoin, Ethereum e della criptovaluta che ha restituito le migliori performance.

Le novità in arrivo

Nelle prossime settimane ci aspettano tantissime novità. In questa sede possiamo anticiparne soltanto due, che ci permetteranno di raggiungere altrettanti obiettivi: migliorare l’esperienza di trading sulle nostre piattaforme e incrementare l’adozione del token YNG.

La prima ha a che fare con il “robottino” visibile sulla nostra app e in diversi contenuti social pubblicati negli scorsi mesi. Come prevedibile, esso è connesso ad alcune funzionalità di trading automatizzato che rilasceremo nelle prossime settimane. Queste permetteranno a tutti i nostri utenti di accedere a soluzioni smart per l’acquisto e la gestione delle criptovalute e di personalizzarle a seconda della loro strategia. Ma non solo, il lancio di queste nuove funzioni va anche interpretato come un incentivo ad unirsi ai nostri Club, dato che chi ne fa parte verrà premiato con diversi vantaggi. Questo potrebbe essere, secondo noi, anche un catalizzatore positivo per la price action di YNG.

La seconda invece è pensata per chi utilizza attivamente e quotidianamente le applicazioni del nostro ecosistema, in particolare la versione Pro. Miglioreremo l’interfaccia e al fine di rendere il trading su Young Platform Pro sempre più professionale. Infine, stiamo anche lavorando ad un miglioramento delle API e valutando diverse opzioni per accrescere la liquidità sugli orderbook e limitare, il più possibile, lo spread. In questo senso l’obiettivo è: stringere partnership con un market maker specializzato.

Continua a seguirci su tutti i nostri canali e non perderti la LIVE dedicata al Token YNG del 24 Gennaio!

Un caloroso saluto dal Team Young Platform


Assegno unico universale: quando arrivano i pagamenti?

Pagamento Assegno unico: quando arriverà?

Quando arriveranno i pagamenti dell’Assegno unico universale per il 2024? Quali nuclei familiari lo riceveranno? Scoprilo in questo articolo

Quando arriverà il pagamento dell’Assegno unico nel 2024? Dal 17 al 19 per le famiglie la cui rata non ha subito nessuna variazione. Mentre i nuclei familiari la cui rata è cambiata devono aspettare gli ultimi giorni del mese.

Conoscere quando sarà erogato il pagamento dell’Assegno unico universale può essere un’ottima scusa per capire cos’è e come funziona questo sussidio. Scopri la definizione, il calendario di emissione per i prossimi mesi e le modalità di accesso.

Assegno Unico Universale: cos’è e come funziona?

L’Assegno unico universale è una misura economica volta a sostenere le famiglie con figli a carico disciplinata dalla Legge delega 46/2021 e introdotta marzo del 2022. Possono ricevere questo aiuto tutte le famiglie con figli (dal settimo mese di gravidanza fino al compimento del 21esimo anno di età).

Questo sussidio va a sostituire una serie di prestazioni attive negli anni passati, come:

  • Bonus Bebè;
  • Fondo prestiti ai neo genitori;
  • Assegni al nucleo familiare;
  • le detrazioni sui figli a carico;
  • Premio alla nascita di 800 euro;


Per ottenere il pagamento dell’Assegno unico universale è necessario presentare la domanda sul sito web dell’Inps o tramite gli istituti di patronato. L’ISEE, al contrario di quanto si possa pensare, non è obbligatorio per ricevere il sussidio, ma se non lo si presenta si ha diritto soltanto all’importo minimo. 

In altre parole, come accade per il pagamento delle tasse universitarie, non allegare questo documento alla richiesta comporta l’ingresso nell’ultimo scaglione. 

I requisiti

Ricevono il pagamento dell’Assegno unico tutti i nuclei familiari con almeno un figlio minorene a carico (dal settimo mese di gravidanza in poi). Anche chi ha un figlio maggiorenne può riceverlo a patto che esso:

  • Frequenti un qualsiasi corso di studi;
  • svolga un tirocinio o un’attività lavorativa e percepisca un reddito annuo complessivo inferiore a 8.000 euro;
  • sia registrato come disoccupato e in cerca di lavoro;
  • svolga il servizio civile universale;

Vediamo ora a quanto ammonta il pagamento dell’Assegno unico in base all’ISEE della famiglia interessata. Ovviamente queste due cifre sono inversamente proporzionale, maggiore è l’ISEE e minore sarà l’importo ricevuto.

Assegno unico in base all’ISEE

Pagamento Assegno unico: calendario

Per conoscere quando arriverà l’Assegno unico devi sapere che l’Inps collabora con la Banca D’Italia in modo da fornire questa informazione in anticipo per, almeno, i primi sei mesi del 2024. 

Ecco il calendario delle date di pagamento dell’assegno unico e universale per il periodo che va da gennaio a giugno del 2024.

  • 17, 18, 19 gennaio 2024;
  • 16, 19, 20 febbraio 2024;
  • 18, 19, 20 marzo 2024; 
  • 17, 18, 19 aprile 2024;
  • 15, 16, 17 maggio 2024;
  • 17, 18, 19 giugno 2024;


Bisogna inoltre specificare che per i nuclei familiari che fanno richiesta per la prima volta il pagamento dell’Assegno unico arriverà nell’ultima settimana del mese successivo a quello in cui è stata presentata.


Donald Trump: NO alle CBDC

La meme coin di Donald Trump su Solana

Donald Trump ha parlato di Central Bank Digital Currencies (CBDC) in un comizio elettorale nel New Hampshire. Scopri cosa ha detto

Donald Trump, attualmente il candidato favorito per le elezioni americane sul fronte repubblicano, ha tenuto un comizio elettorale nel New Hampshire nella giornata di ieri. Tra i diversi temi trattati, compaiono anche le controverse Central Bank Digital Currencies (CBDC), monete digitali emesse dalle banche centrali. 

Sebbene gli istituti di credito abbiano pubblicizzato questa nuova forma di valuta comparandola alle crypto, questi due mezzi di scambio sono profondamente diversi, soprattutto dal punto di vista della decentralizzazione.

Le CBDC sono valute che si ispirano a BTC ma agli antipodi in termini etici. Bitcoin è infatti nato proprio come alternativa alle monete di stato che possono essere illimitatamente emesse dai governi. La sua fornitura massima è invece di 21 milioni, caratteristica che la rende un’ottima opzione per conservare il proprio potere d’acquisto.

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Donal Trump dice no alle CBDC

L’ex presidente degli Stati Uniti, durante un comizio elettorale nel New Hampshire, si è espressamente dichiarato contrario alla CBDC. Durante il suo speech ha affermato che, nel caso in cui venisse nuovamente eletto, non permetterà l’introduzione di un dollaro digitale emesso dalla Federal Reserve (FED). Secondo Trump, infatti, una CBDC contribuirebbe ad accentrare ulteriormente il potere nelle mani della banche centrali.

“Questa sera farò anche un’altra promessa per proteggere gli americani dalla tirannia governativa,” ha detto il tycoon. “Come vostro presidente, non permetterò mai la creazione di una valuta digitale della Banca Centrale. Una tale moneta darebbe al governo federale, al nostro governo federale, un controllo assoluto sul vostro denaro.”

Resta incerto il motivo per cui l’ex presidente abbia scelto di pronunciare queste parole proprio nel discorso di ieri, specialmente considerando che la notizia secondo la quale la Federal Reserve (FED) stia esplorando la possibilità di emettere una CBDC non è recente. L’ultima dichiarazione di Jerome Powell risale a marzo 2023. In quell’occasione il presidente aveva dichiarato che la Banca Centrale Americana avrebbe sicuramente avuto bisogno, in futuro, di una valuta di questo tipo.

CBDC: la situazione attuale

L’adozione di questa “nuova” tipologie di monete sembra in crescita. Secondo il Central Bank Digital Currency Tracker, uno strumento che misura, in tempo reale, la situazione in tutti i paesi che fanno parte del Consiglio Atlantico, il 98% (130 paesi) sta esplorando questa opzione per applicarla alla propria economia. Questo numero è fortemente cresciuto negli ultimi anni, nel 2020 gli stati che consideravano di evolversi in questo senso erano soltanto 35. Inoltre, quasi la totalità dei paesi appartenenti al G20 (19) sarebbero in una fase avanzata dello sviluppo delle CBDC.

I paesi in cui questo tipo di valuta sono state effettivamente lanciate sono però, ad oggi, soltanto 11: Nigeria, Bahamas, Jamaica e otto Paesi membri dell’Unione valutaria dei Caraibi orientali (Anguilla, Antigua e Barbuda, Grenada, Saint Kitts e Nevis, Santa Lucia, Dominica, Saint Vincent and the Grenadines, Montserrat). 

Pertanto, questi ‘esperimenti’, essendo stati condotti in paesi con economie relativamente piccole, potrebbero non fornire un’indicazione affidabile dell’impatto delle CBDC nelle economie più sviluppate. Continua a seguire il nostro blog per leggere tutte le ultime news su questo controverso tema.