Trust No One: la storia vera di Gerald Cotten e QuadrigaCX

Trust No One: la storia vera di Gerald Cotten e QuadrigaCX

Trust No One è il film sull’exchange QuadrigaCX, un vero e proprio crypto thriller. Scopri la storia di Gerald Cotten: è davvero morto in India nel 2018?

QuadrigaCX, fondato nel 2013 da Gerald Cotten e Michael Patryn è stato, fino al 2018, il più grande exchange centralizzato di criptovalute canadese. La piattaforma, dopo le difficoltà iniziali incontrate nel tentativo di quotarsi in borsa, è cresciuta rapidamente grazie al bull market del 2017.

L’inizio di questo crypto thriller, che ha ispirato il film documentario Netflix “Trust No One”, coincide con la fine del CEX, che nel 2018 dichiara bancarotta in seguito alla dipartita del suo CEO. La verità su quest’ultimo, infatti, è ancora avvolta dal mistero.

Scopri la storia dell’exchange QuadrigaCX e del suo fondatore Gerald Cotten in questo nuovo episodio di Young Pills.

I personaggi senza volto di Trust No One: Gerald Cotten e Michael Patryn

Nel film documentario Trust No One, i protagonisti principali, non compaiono mai. Chi sono Gerald Cotten e Michael Patryn? Gerald era un ragazzo canadase descritto come un individuo introverso e generoso. Nasce nel 1988 a Belleville (Ontario), frequenta la Schulich School of Business di Toronto e si laurea a York nel 2010 in economia aziendale. Gerald è affetto dal morbo di Crohn, una malattia autoimmune che colpisce l’apparato gastrointestinale, dettaglio che diventerà cruciale con il prosieguo della sua storia. 

Cotten scopre Bitcoin nel 2013 a Toronto dove fonda assieme al suo socio Michael Patryn l’exchange QuadrigaCX. Michael Patryn invece è un conclamato truffatore, il nome reale del co-founder di Quadriga è infatti Omar Dhanani, ed è un ex carcerato condannato dal tribunale federale degli Stati Uniti a 18 mesi di reclusione per furto d’identità.

Il successo di QuadrigaCX durante il bull market del 2017

Facciamo ora un passo indietro e torniamo al 2014, quando QuadrigaCX si ritrova ad affrontare grandi difficoltà. L’exchange non riesce a trovare investitori e ciò causa il fallimento nel tentativo di quotarsi in borsa nel 2015, obiettivo che viene abbandonato nel 2016. In quel periodo quasi tutti abbandonano la nave. Il consulente legale e i principali dirigenti si dimettono dall’azienda. L’unico che non getta la spugna è proprio Cotten che continua a credere nel suo exchange sebbene, in quel momento, non possieda neanche un ufficio dal quale lavorare.

Nonostante queste difficoltà, la piattaforma, grazie alla perseveranza del suo CEO, riesce a crescere ugualmente, aiutato dal prorompente rally rialzista del prezzo di Bitcoin che passa da circa 1000$ a quasi 20.000$ in meno di un anno. Con l’aiuto del bull market QuadrigaCX attira oltre 350.000 clienti che consentono alla piattaforma di processare più di un miliardo di scambi in criptovalute.

Il bear market del 2018 e la morte di Gerald Cotten

Nel 2018, come mostra il documentario Netflix “Trust no One” la spinta rialzista sul prezzo di Bitcoin si esaurisce, e le ICO, che spopolavano in quel periodo, si rivelano per la maggior parte truffe. Inizia il bear market. Il crollo dei prezzi delle criptovalute induce gli utenti, in preda alla FUD, a prelevare i propri asset dalle piattaforme di trading; prelievi che però, su QuadrigaCX spesso non vanno a buon fine. 

Nel frattempo, nel mese di Dicembre del 2018, Cotten e sua moglie Jennifer Robertson intraprendono un viaggio in India. Durante questo viaggio l’ex CEO di QuadrigaCX, a causa di complicazioni provocate dalla sua malattia, muore. L’annuncio viene pubblicato un mese dopo direttamente sul sito web dell’exchange, tramite un comunicato scritto dalla moglie di Cotten, e pochi giorni dopo il servizio va offline bloccando tutti i tentativi di prelievo degli utenti.

Trust No One: La verità su QuadrigaCX

In seguito a questi avvenimenti sospetti, un cliente di QuadrigaCX decide di raccontare la storia a Coindesk, una delle principali testate giornalistiche del settore crypto, ponendo l’accento sulla losca piega che stava prendendo la questione. Il focus della vicenda riguardava le dichiarazioni della moglie di Cotten, che si definiva incapace di accedere ai wallet un cui erano contenute tutte le criptovalute degli utenti nonostante fosse in possesso del PC sul quale erano custoditi.

In seguito alle indagini iniziate, come racconta il film Trust No One, su gruppi Telegram e forum creati apposta su Reddit e portate avanti da Coindesk e dalla Royal Canadian Mounted Police (la polizia reale canadese) iniziano a trapelare sempre più dettagli sconcertanti. Dalle analisi on-chain emerge che i sei wallet in possesso di Cotten erano tutti quanti vuoti. 

Infine, da un report pubblicato da Ernst & Young emerge che Gerald Cotten si era impossessato di tutto il denaro che gli utenti avevano depositato su QuadrigaCX e che lo aveva utilizzato per finanziare il suo dispendioso stile di vita e le sue operazioni di trading personali. Operazioni di trading che svolgeva anche sull’exchange di sua proprietà attraverso l’utilizzo di account falsi. QuadrigaCX era quindi, a tutti gli effetti, uno Schema Ponzi, una frode finanziaria che ha permesso al fondatore e CEO di rubare tutti i soldi dei propri utenti.

Gerald Cotten è morto davvero?

La parte più interessante e allo stesso tempo inquietante di questa storia è però l’epilogo. Gerald Cotten ha finto la sua morte o è morto realmente? Secondo alcune fonti infatti, in India sarebbe possibile acquistare un macabro pacchetto (che comprenderebbe la presenza di un cadavere) per inscenare la propria morte. Ad oggi non ci sono prove schiaccianti che ciò sia successo realmente ma ci sono invece una serie di coincidenze che hanno portato la maggior parte delle persone a credere a questa sconvolgente versione dei fatti.

In primis i familiari e gli amici di Cotten non hanno mai consentito agli investigatori di effettuare un’autopsia sul cadavere e, inoltre, il certificato di morte ufficiale presenta un errore di battitura al suo interno. Invece che Cotten, come si vede in una scena del film Trust No One, c’è scritto Cottan. Infine non si possono trascurare le vicende passate dell’ex CEO di Quadriga CX con cui ha dimostrato di essere in grado di creare false identità. 

Purtroppo, nessuno è ancora a conoscenza della verità, che forse non si scoprirà mai. Il CEO di QuadrigaCX Gerald Cotten è davvero morto o è ancora in circolazione?

I bear market nella storia: dal 1929 al 2022

I bear market nella storia: dalla crisi 1929 al crollo crypto del 2022

Conosci le fasi ribassiste più importanti della storia? Cos’ha in comune il crypto bear market del 2022 con quelli passati?

Seguendo la massima di Confucio “studia il passato se vuoi prevedere il futuro”, siamo qui ad analizzare le fasi ribassiste passate con l’obiettivo di comprendere le dinamiche del bear market che stiamo vivendo ora. 

Se anche tu ti stai chiedendo: quanto durerà il bear market crypto del 2022? Il prezzo di Bitcoin crollerà ancora? Purtroppo non esistono risposte certe, in questo articolo tuttavia puoi trovare delle informazioni che possono aiutarti a guardare lo stato attuale del mercato in prospettiva. Possiamo ad esempio considerare la durata delle fasi ribassiste, gli elementi coinvolti oppure comprendere quali sono state le cause che le hanno generate.

1. Il crollo della borsa americana del 1929

Il crollo della borsa di New York del 1929 è il primo grande crollo di un mercato finanziario contemporaneo, nonché la prima grande crisi causata dal libero mercato e dalla speculazione finanziaria. Gli Stati Uniti d’America, prima del crollo del ‘29, stavano vivendo uno dei periodi di maggiore prosperità e benessere economico della storia, i cosiddetti “ruggenti anni ‘20”. La grande floridità economica degli States, resa possibile dalla vittoria della Prima Guerra Mondiale e dalle politiche economiche liberali, sembrava inarrestabile. Sì, appunto, sembrava; perché questa crescita economica ad un tratto si fermò, a causa della progressiva saturazione del mercato. Le fabbriche chiusero, i prodotti restarono invenduti e le imprese iniziarono a licenziare i dipendenti. La crisi dell’economia reale si rifletté sulla borsa di New York attraverso il crollo delle azioni possedute sia dai grandi capitalisti dell’epoca sia dalla media e piccola borghesia, che si ritrovò ad un tratto senza risparmi. 

Il crollo vero e proprio arrivò Giovedì 24 Ottobre, il famoso giovedì nero. Quel momento diede inizio ad un intenso bear market, soprannominato a posteriori: “La Grande Depressione”. La Grande Depressione ha dato il via a una recessione che si risolse in una diminuzione del commercio mondiale del 60% e che generò 15 milioni di disoccupati. Il Dow Jones, il principale indice azionario americano, crollò del 75% del suo valore in pochi mesi.

2. La bolla delle “dotcom”

Uno dei bear market nella storia che vale la pena citare, è quello successivo alla bolla delle “dotcom”. Viene definito con il termine bolla delle dotcom il fenomeno di crescita senza precedenti delle valutazioni azionarie delle società tecnologiche, chiamate appunto “dotcom”, avvenuto alla fine degli anni ‘90. Questo frangente è stato caratterizzato da una crescita esponenziale degli investimenti rivolti alle internet startup. Tutto partì con Netscape, la prima startup produttrice di browser per Internet, il cui prezzo per azione schizzò da 28$ a 147$ in cinque mesi. Questo forte movimento rialzista portò un incredibile entusiasmo sui mercati, e in particolare sulle “dotcom”. Assieme a Netscape esplosero in borsa anche Yahoo, Amazon, Apple e altre centinaia di neonate aziende. 

La bolla però scoppiò ad Aprile del 2000, poco dopo l’all time high (ATH) del NASDAQ, l’indice borsistico che segue le quotazioni delle principali aziende tecnologiche americane, a 5.048 punti. La bolla esplose perché le dotcom, nella maggior parte dei casi, non avevano un valore intrinseco o un prodotto valido ma non erano nient’altro che campagne marketing aggressive. Questo bear market durò circa due anni, in questo lasso di tempo l’indice NASDAQ arrivò a toccare quota 1.111 punti, facendo registrare una perdita superiore al 75% del suo valore

3. La crisi dei subprime del 2008

All’interno della lista dei principali bear market della storia c’è anche quello del 2008. La crisi economica del 2008 è quella che ha condizionato maggiormente il nostro più recente passato. A dare il via a questa recessione furono ancora una volta gli Stati Uniti, con la crisi dei mutui subprime scoppiata alla fine del 2006. I mutui subprime erano prestiti finanziari concessi da importanti banche e colossi finanziari statunitensi, tra le quali Chase, JP Morgan e Lehman Brothers a soggetti ad alto rischio di insolvenza, ovvero a cattivi debitori. La crisi esplose a Settembre 2008, quando la situazione di insolvenza generata dai mutui subprime si unisce ad una bolla del mercato immobiliare. Questa bolla era il risultato di politiche accomodanti da parte della Federal Reserve (FED), la banca centrale degli Stati Uniti.  

Il bear market del 2008 non rimase circoscritto agli States ma si estese ovviamente anche in Europa. Le banche centrali dei paesi si ritrovarono costrette ad immettere grandissime quantità di denaro nelle rispettive economie, attraverso politiche monetarie di Quantitative Easing, per riuscire a frenare il collasso dell’economia globale. Durante il bear market del 2008 l’indice borsistico S&P 500 (Standard and Poors), che segue l’andamento delle 500 aziende americane più capitalizzate, crollò del 38.5% e il colosso finanziario americano Lehman Brothers dichiarò bancarotta. Il bear market del 2008 ha avuto un impatto molto più grande di quanto non si riesca ad intuire dai grafici. Gli effetti della crisi sistemica generata dall’esplosione della bolla dei subprime si sentono ancora oggi.

4. Il primo bear market crypto: l’attacco hacker a Mt. Gox nel 2014

Il primo vero e proprio bear market crypto arriva nel 2014. Certo, Bitcoin esiste dal 2008, ma fino al 2013 non aveva un vero e proprio mercato. L’unico modo per acquistarlo infatti era attraverso scambi peer to peer, e il suo utilizzo era relegato ai siti del Dark Web come Silk Road. Dal 2013 però la compravendita di BTC costruisce un vero e proprio mercato, soprattutto grazie alla crescita dell’allora più grande crypto exchange al mondo, MT Gox, che si occupava di processare la maggior parte delle transazioni di Bitcoin nel mondo.

Questo periodo, fu caratterizzato dalla nascita di tantissimi exchange e wallet è soprannominato “l’era degli Hack”. Tra Marzo 2012 e Ottobre 2013 venirono infatti hackerati numerosi exchange tra cui Linode, Biconica e Bit floor. I primi attacchi hacker però non intaccarono il prezzo di Bitcoin, che continuò a salire imperterrito. Dai 5$ dollari di Marzo 2012, il prezzo di BTC arrivò a 1.150$ a Novembre 2013. 

A questo punto arriva però il primo cigno nero della storia delle crypto: l’attacco hacker a Mt. Gox, attraverso il quale vengono rubati 850.000 Bitcoin. Questo black swan event diede il via al primo vero bear market crypto che durò 391 giorni. Dal prezzo di 1.150$ BTC raggiunse quota 150$, perdendo il 73% del suo valore.

5. Bear market 2018: le ICO

Lo spirito del ciclo di mercato crypto che va dal 2016 al 2019 si può riassumere in una sigla: ICO. Le ICO, acronimo per Initial Coin Offering, sono offerte iniziali di vendita al pubblico nel mondo delle criptovalute. Sono delle prevendite di token che consentono, a coloro che vi partecipano, di sostenere economicamente un progetto crypto prima del lancio, attraverso l’acquisto delle criptovalute native. 

Questa modalità di vendita al pubblico è stata resa popolare da Ethereum, a Luglio 2014. Le ICO sono state croce e delizia di questo ciclo crypto, da un lato hanno permesso al mondo del Web3 di crescere e a tante realtà di trovare sostenitori ma dall’altro hanno generato una bolla speculativa importante, paragonabile, per la modalità in cui si è gonfiata, a quella delle dotcom. Il proliferare delle ICO e il grande entusiasmo per questo nuovo mercato, ha permesso a tantissimi progetti truffaldini di raccogliere grandissime quantità di denaro. A causa della situazione macroeconomica globale, in particolare alle politiche monetarie restrittive tra cui rientra anche il Quantitative Tightening la bolla delle ICO è esplosa alla fine del 2017 causando l’inizio del bear market. Il Quantitative Tightening è una stretta repentina alla politica monetaria di uno stato che si risolve in un aumento dei tassi di interesse con l’obiettivo di limitare l’inflazione.

Il prezzo di Bitcoin crollò dall’ATH a 19.100$ fino al livello dei 3.200$ perdendo l’84% del valore. Ad Ethereum andò ancora peggio, il valore della crypto di Vitalik Buterin passò infatti da 1.400$ a circa 150$ registrando un movimento ribassista del -95%. Il bottom, ovvero il punto più basso toccato da un crypto in questo ciclo, è stato toccato esattamente un anno dopo il raggiungimento dell’ATH, il 17 Dicembre 2018.

6. Il bear market crypto del 2022

Le particolarità di questo ciclo di mercato sono l’influenza della pandemia di COVID-19, un evento di portata globale che ha avuto ripercussioni sull’economia e la società, e l’ingresso di investitori istituzionali nel mercato. 

Quest’ultimo aspetto ha aumentato la speculazione, un’arma a doppio taglio per tutti i tipi di mercati. Da un lato genera una rapida crescita, dall’altro crea le condizioni per un altrettanto veloce discesa. Questo crollo si è verificato in effetti il 12 Maggio 2021, giorno in cui il prezzo di Bitcoin è passato da circa 60.000$ a 30.000$ in poche ore. Tale crollo tuttavia non ha sancito l’inizio di un bear market dal momento che è stato riassorbito nei mesi successivi, consentendo a Bitcoin di raggiungere un altro massimo a Novembre 2021. Il bear market crypto del 2022 è iniziato in primavera, il primo catalizzatore di questa fase ribassista è stato il crollo dell’ecosistema Terra-Luna di Maggio 2022. Con il passare dei mesi eventi come l’aumento dei tassi di interesse da parte della FED e il fallimento dell’exchange centralizzato FTX di qualche settimana fa, hanno ulteriormente alimentato questo bear market.

La più grande novità dell’ultimo fase del mercato crypto, che va dal 2020 ad oggi, riguarda l’adozione. Nei bear market passati, la cosiddetta mass adoption, che si risolve nel numero di aziende tradizionali che adottano le tecnologie Web3 e nel numero di utenti che le utilizzano, si arrestava quasi completamente. Il ciclo che stiamo vivendo sembra invece diverso; l’adozione sta, di fatto, continuando, anche in questo bear market. Un esempio di questa tendenza è  la blockchain di Polygon, che ha siglato importanti collaborazioni con aziende esterne al mondo delle criptovalute. 

Le differenze di prezzo tra il bear market del 2018 e quello del 2022

Ma quali sono le differenze principali tra questo bear market e quello del 2018? Vediamolo dal punto di vista del prezzo delle due crypto più capitalizzate: Bitcoin e Ethereum. Partiamo osservando il livello di prezzo da cui sono iniziati i due bear market: nel 2018 il prezzo di Bitcoin all’ATH era di 19.100$ mentre quello di Ethereum era di circa 1.400$

Tutti i bear market di Bitcoin: durata e prezzi

Il movimento ribassista, dal punto più alto toccato dal prezzo di Bitcoin al punto più basso, nel 2018-2019 è durato 364 giorni facendo capitolare BTC e ETH rispettivamente a quota 3.200$ e 150$. L’oscillazione dei prezzi è stata del -84% nel caso di Bitcoin e del -95% per quanto riguarda Ethereum. 

Nel bear market crypto 2022, il bottom, per ora, si trova intorno ai 15.500$ ed è stato toccato il 21 Novembre 2022, 375 giorni dopo il raggiungimento dell’ATH. Per il prezzo di Ethereum, invece, la situazione è un po’ diversa. L’ATH è stato raggiunto il 15 Novembre 2021 ma il bottom è situato, per ora, intorno agli 880$, di Luglio 2022. 

Ora che hai un po’ di informazioni a disposizione, quanto pensi che durerà ancora il crypto bear market 2022? La fase ribassista potrebbe essere terminata qualche giorno fa con la discesa a 15.735$?

Binance e FTX: cosa sta succedendo nel mondo crypto?

Binance e FTX: cosa sta succedendo nel mondo crypto?

Il caso Binance e FTX spiegato punto per punto. Cosa sta succedendo nel mondo crypto? Come sta reagendo la community?

Il 2022 si sta rivelando un anno intenso per il settore delle criptovalute. In questi giorni, un susseguirsi di eventi, dalla vendita dei token FTT da parte di Binance, alla notizia della bancarotta dell’exchange FTX, ha sconvolto il mercato che al momento sta accusando importanti ribassi. In questo articolo troverai il resoconto della vicenda in tutti i suoi passaggi e le reazioni della community. Cosa sta succedendo nel mondo crypto?

Chi è coinvolto nella vicenda?

Prima di entrare nel vivo della vicenda, facciamo un riassunto di chi sono i principali attori coinvolti: 

  1. Binance: uno dei più grandi e utilizzati exchange centralizzati di criptovalute, fondato nel 2017 e con sede nelle isole Cayman;
  2. Changpeng Zhao: CEO e fondatore di Binance, conosciuto anche con la sigla CZ;
  3. FTX: altro exchange centralizzato, nato nel 2019 e con sede alle Bahamas. Il suo utility token è FTT;
  4. Sam Bankman-Fried: a cui ci si riferisce anche con le iniziali SBF, fondatore di FTX e di Alameda Research;
  5. Alameda Research: società di trading la cui CEO è Caroline Ellison. Alameda Research è stata fondata da SBF e in questi giorni accusata di essere collegata in maniera non troppo trasparente con FTX.

Il rapporto tra Binance e FTX negli anni

Binance e FTX sono due tra i principali exchange centralizzati (CEX) che si contendono il primato nel settore crypto, lo scorso anno complessivamente hanno hanno generato il 30% di tutto il volume di trading sui CEX, per un totale di 27,5 trilioni di dollari. Binance e FTX non sono sempre stati rivali in affari, anzi in passato le due aziende sono state molto legate. Nel 2019 Binance è stato uno dei primi sostenitori e investitori di FTX, e la collaborazione tra i due exchange è continuata fino al 2021 quando FTX ha ricomprato le sue azioni a Binance per 2,1 miliardi di dollari, la maggior parte di questa somma è stata liquidata in token FTT. 

I momenti cruciali della saga Binance vs FTX 

Twitter è diventato il palco scenico di tutti gli eventi fondamentali del mondo crypto; per non perderci tra i meme, facciamo chiarezza seguendo tutti i passaggi della vicenda Binance-FTX.

6/11: CZ annuncia che Binance venderà tutti i token FTT

Con un tweet nel suo profilo personale, il 6 Novembre CZ ha annunciato che avrebbe venduto tutti i token FTT in possesso di Binance, a causa di “recenti rivelazioni emerse”. In questa occasione CZ ha assicurato che il team di Binance avrebbe cercato di ridurre al minimo l’impatto sul mercato di questa operazione (spoiler: il mercato crypto è andato nel caos) e che la decisione è stata presa guardando agli errori che sono stati fatti in passato con LUNA, la crypto collassata a Maggio 2022. Il fondatore di Binance ha anche spiegato che non si trattava in alcun modo di una mossa per creare un danno a un concorrente. 

Dopo poche ore dalla pubblicazione di questo tweet, il prezzo del token FTT è sceso più del 10%. La decisione di CZ ha gettato gli utenti nel panico (mai sentito parlare di FUD?) e in 72 ore sono stati prelevati da FTX oltre 6 miliardi di dollari. 

Quali sono le “recenti rivelazioni emerse” di cui parla CZ?

Le “rivelazioni” a cui ha fatto riferimento CZ sono alcune voci relative alle difficoltà economiche di FTX e Alameda Research. Il 2 Novembre CoinDesk ha pubblicato un report sullo stato finanziario di FTX e Alameda Research. Dal bilancio di Alameda è emerso che la società di trading è “pesantemente” dipendente dal token FTT, che utilizza come collaterale. In altre parole l’exchange FTX sarebbe coinvolto in Alameda molto più di quanto SBF abbia sempre sostenuto. Per CZ questo aspetto è risultato problematico, siccome la lezione imparata dal collasso di Terra (LUNA) è: mai usare come collaterale un token che tu stesso hai creato. In generale FTX e SBF sono stati accusati di poca trasparenza

A rinforzare queste accuse, Reuters sostiene che FTX tra Maggio e Giugno abbia trasferito segretamente 4 miliardi di dollari ad Alameda, in un momento di crisi. 

6/11: Caroline Ellison di Alameda smentisce tutto

L’amministratrice delegata di Alameda Research, Caroline Ellison, ha smentito le voci che circolano sulla società di trading spiegando che Alameda possiede anche altri asset oltre al token FTT. Ellison ha anche proposto a CZ di acquistare i token FTT di Binance per 22$ l’uno.  

7/11: Arriva anche la smentita di SBF (ora scomparsa da Twitter)

Il 7 Novembre SBF ha scritto su Twitter che tutte le voci sono infondate: “un competitor sta cercando di attaccarci con false voci. Gli asset sono a posto”. Il tweet però viene cancellato. 

8/11: FTX blocca i prelievi e arriva la notizia dell’acquisizione

Dopo il blocco dei prelievi sull’exchange FTX, è arrivata la notizia della possibile acquisizione da parte di Binance. CZ ha dichiarato che FTX ha chiesto l’aiuto di Binance e che l’acquisizione avrebbe avuto come scopo primario la protezione degli utenti. Il fondatore di Binance ha quindi firmato un accordo non vincolante. 

9/11: Justin Sun al lavoro con FTX

Il 9 Novembre Justin Sun, il fondatore della blockchain Tron, ha dichiarato di essere al lavoro con FTX per trovare una soluzione e tutelare gli holder dei token di Tron su FTX.

10/11: Binance si tira indietro

“​​In seguito alla due diligence aziendale e alle ultime notizie riguardanti la cattiva gestione dei fondi dei clienti e le presunte indagini delle agenzie statunitensi, abbiamo deciso di non perseguire l’acquisizione potenziale”, con queste parole CZ ha comunicato che Binance non avrebbe più acquisito FTX. Con una serie di tweet, CZ ha poi spiegato come il fallimento di FTX sia una sconfitta per tutto il settore e che probabilmente d’ora in avanti la regolamentazione sulle crypto sarà sempre più aggressiva. 

La rinuncia di Binance fa sospettare che la situazione di FTX sia più critica del previsto.

11/11: FTX dichiara bancarotta

Dopo essersi messo alla ricerca di fondi (circa 9 miliardi di dollari) per risolvere i problemi di liquidità, SBF l’11 Novembre si è dimesso da CEO dell’exchange e FTX ha dichiarato bancarotta.  

Gli effetti secondari della crisi di FTX

Il 10 Novembre il mercato crypto si è aperto con un -16,1% per BTC, -24,1% per ETH e un -43% per SOL. L’incertezza della situazione si è fatta sentire. La crypto che sembrerebbe soffrire di più in questa situazione è SOL, la coin di Solana. Come mai proprio SOL? SBF è sempre stato un sostenitore di Solana, diventando quasi un suo “ambassador” ufficioso. Negli ultimi anni SBF appoggiando Solana, ha aiutato a far crescere il progetto. Questa stretta relazione ha contribuito al calo del prezzo di SOL. Anatoly Yakovenko, fondatore di Solana, ha riferito su Twitter che Solana Labs non ha nessun capitale su FTX. 

Tra le aziende che invece hanno rapporti con FTX troviamo la società di venture capital Sequoia che ha avvisato i suoi soci di un’esposizione di 213,5 milioni di dollari in FTX e Galaxy Digital con 76,8 milioni di dollari. Amber Group ha dichiarato di avere il 10% dei suoi fondi bloccati sull’exchange di SBF, mentre Crypto.com ne ha 10 milioni di dollari (cifra irrilevante secondo il CEO Kris Marszalek). Kraken ha dichiarato di possedere 9.000 token FTT ma di non essere in contatto con Alameda. 

La crisi di FTX ha avuto soprattutto ripercussioni sulla fiducia degli utenti, vediamo le questioni sollevate dalla community. 

La reazione della community crypto

Il primo argomento discusso dai frequentatori del mondo crypto è l’enorme potere che CZ e Binance hanno dimostrato di avere nei confronti dei mercati. Per alcuni è stato proprio CZ ad architettare tutta la vicenda che ha portato al collasso di FTX, a partire dalle voci sull’insolvenza messe in circolazione. Al di là di questo, come nel caso di Elon Musk e Twitter, le azioni di CZ hanno influenzato il mercato. Su questa considerazione c’è chi ha rispolverato la questione del culto delle personalità del mondo crypto, lasciando intendere che ciò di cui si ha bisogno è una vera decentralizzazione che non faccia dipendere il futuro dei progetti dalle decisioni dei singoli. Non è forse per questo che Satoshi Nakamoto ha scelto di non rivelare mai la sua identità?

Sulla sfida centralizzazione contro decentralizzazione si sono espressi Stani Kulechov di Aave e Hayden Adams di Uniswap. Il primo sostenendo che l’unica regolamentazione per le crypto è la stessa finanza decentralizzata. 

Sulla stessa scia si è espresso anche Adams: “l’infrastruttura finanziaria di base, come la capacità di scambiare valore, è troppo importante per essere controllata da entità centralizzate corruttibili. Questo è uno dei tanti motivi per cui lavoro sulla DeFi e sugli exchange decentralizzati. 

Per alcuni il collasso di FTX è stata l’occasione perfetta per ribadire la presunta superiorità degli ideali della decentralizzazione. D’altro canto c’è chi sottolinea che questi ideali al momento sembrano rimanere tali, anche per le dapp più affermate la sicurezza rimane una sfida. Gli exchange centralizzati in questo momento rimangono il tassello di collegamento tra gli utenti, le criptovalute e i sistemi tradizionali. A questi ultimi spetta il compito di garantire la sicurezza degli utenti attraverso dei regolamenti.

Una regolamentazione crypto unica potrebbe fare la differenza?

L’assenza di regole chiare e uniche per tutti gli operatori del settore è un’altra prospettiva da cui guardare i recenti avvenimenti. Brian Armstrong, CEO di Coinbase, ha sottolineato come la crisi di FTX sia sintomo di questa mancanza negli Stati Uniti. Un paese da cui gli exchange di criptovalute scappano a causa di politiche opprimenti, exchange che si ritrovano paradossalmente ad avere piene libertà una volta trasferiti all’estero. 

Sul fronte europeo, Stefan Berger, membro della commissione economica del Parlamento Europeo, ha spiegato che con il MiCA (Market in Crypto Assets) in vigore, un episodio come quello di FTX non si sarebbe mai verificato. 

Nel frattempo con un comunicato stampa del 10 Novembre, il Department of Financial Protection and Innovation della California, ha annunciato che ha aperto un’indagine sul  crollo dell’exchange FTX. 

Do Kwon è latitante? Che fine ha fatto il fondatore di Terra (LUNA)?

Do Kwon: che fine ha fatto il fondatore di Terra (LUNA)?

Do Kwon sostiene che le accuse contro di lui non sono valide e che la crypto LUNA non è mai stata una truffa ma solo un fallimento

AGGIORNAMENTO 23 Marzo 2023: Do Kwon è stato arrestato nel Montenegro. Qui le ultime notizie.

In seguito al crollo della blockchain Terra, della sua crypto LUNA e della stablecoin algoritmica UST, Do Kwon il fondatore dell’intero ecosistema è stato accusato dal governo della Corea del Sud per aver violato la legge sui mercati finanziari (Capital Markets Act della Financial Services Commission). A questo proposito è stato emanato un mandato d’arresto internazionale e al momento la posizione di Do Kwon rimane sconosciuta. Che fine ha fatto il fondatore di Terra dopo queste accuse? Kwon lamentandosi della disinformazione e dell’eccessiva politicizzazione del caso, il 18 Ottobre 2022 ha rilasciato alla giornalista crypto Laura Shin, un’intervista in cui racconta la sua difesa contro le accuse e spiega le sue ragioni. 

Cosa è successo dopo il crollo di LUNA: accuse e mandati d’arresto

Dopo che Terraform Labs e Do Kwon sono stati accusati di aver violato la legge sui mercati finanziari della Corea del Sud, a Settembre 2022 la procura del distretto meridionale di Seoul ha ottenuto un mandato di arresto per Kwon, che da dopo il crollo di LUNA e UST viveva Singapore. Pochi giorni dopo, la polizia di Singapore ha dichiarato che l’imprenditore crypto non si trovava più nella città-stato e da allora la sua posizione non è più stata rintracciabile. Proprio per questo è stata diffusa la notizia che Do Kwon fosse latitante. Successivamente Kwon ha ricevuto anche un “red notice” dall’Interpol ovvero un mandato d’arresto internazionale che chiede alle forze dell’ordine locali di individuare e fermare in maniera provvisoria una persona e renderla disponibile all’autorità giudiziaria che ha richiesto in origine l’arresto. 

La difesa di Do Kwon sostiene che la legge sui mercati finanziari può essere applicata solo ai titoli (security) e LUNA in quanto criptovaluta non è legalmente un titolo. L’accusa quindi sarebbe infondata, perché Kwon e la sua azienda non avrebbero fatto nulla di illegale. Un portavoce di Terraform Labs ha spiegato al Wall Street Journal, come i procuratori sudcoreani avrebbero ampliato la definizione di “titolo” in risposta alle pressioni dell’opinione pubblica sul fallimento di UST e LUNA, che nel frattempo è stata ribattezzata “LUNA Classic“: “crediamo, come la maggior parte degli operatori del settore, che LUNA Classic non sia, e non sia mai stata, un titolo, nonostante i cambiamenti di interpretazione che i funzionari finanziari coreani potrebbero aver adottato di recente”.

Che fine ha fatto Do Kwon, il fondatore di Terra? 

Per riassumere, dopo le accuse e i vari mandati d’arresto, Do Kwon: 

  1. Sostiene che le accuse contro di lui avanzate dalla Corea del Sud non siano valide dal momento che nel paese non esiste una vera e propria regolamentazione crypto;
  2. Non ha risposto al mandato d’arresto dell’Interpol perché dice di non averlo mai ricevuto di persona;
  3. Conferma di non essere latitante;
  4. Ribadisce che non ha architettato nessuna truffa e che LUNA e UST sono state un esperimento di mercato fallito; 
  5. Si è preso tutta la responsabilità della faccenda e si scusa con gli holder e i sostenitori del progetto. 

Vediamo questi punti nello specifico. 

Dov’è Do Kwon?

Do Kwon in questa situazione delicata il 18 Ottobre ha rilasciato inaspettatamente un’intervista con lo scopo di fare chiarezza sugli eventi e contestare alcune false informazioni. Si tratta della seconda volta in cui Do Kwon si è esposto pubblicamente dopo il collasso da oltre 40 miliardi di dollari. L’intervistatrice è Laura Shin, giornalista crypto che cura il podcast Unchained e di recente ha pubblicato il libro The Cryptopians, da cui dovrebbe essere tratta una serie tv dai produttori Playground Entertainment.

L’intervista può essere suddivisa in due parti, la prima si concentra sugli avvenimenti politici e giudiziari in cui è coinvolto il fondatore di Terra, mentre la seconda sugli aspetti tecnici del crollo di UST. 

Durante l’intervista Kwon ha ribadito la questione dei “titoli”, suggerendo che le accuse della Financial Services Commission della Corea del Sud non siano lecite e nemmeno di loro competenza. Secondo il punto di vista di Kwon il caso della crypto LUNA è solo un pretesto per regolamentare il mercato sfruttando un momento di crisi, del resto, ha fatto notare, tra i governi di tutto il mondo non c’è chiarezza sulla questione: le crypto sono titoli?

Alla domanda di Shin sul perché non avesse risposto al mandato di arresto, Kwon ha spiegato di non aver mai visto personalmente questo documento e che la notizia del suo mandato d’arresto gli è arrivata solo tramite media, e con notizie contraddittorie. Sulla questione “latitanza” Kwon ha ripetuto ciò che aveva già espresso con un tweet ovvero che non si sta nascondendo ma che non vuole rivelare la sua posizione per questioni di sicurezza. Già da Maggio 2022 infatti Do Kwon ha ricevuto “visite” e tentativi di effrazione sia al suo domicilio di Singapore che quello a Seul da parte di persone amareggiate dal crollo di Terra, così la sua posizione rimane un mistero anche per proteggere la sua famiglia e i suoi collaboratori. Per questo Kwon non ha confermato né negato di essere a Singapore in questo momento, pur assicurando di non essere un latitante e di non star facendo sforzi per scappare. Kwon tra le altre cose non è preoccupato per aver perso il passaporto di Singapore.

Do Kwon ha smentito anche la notizia secondo cui alcuni suoi fondi sarebbero stati bloccati (67 milioni di dollari), sostenendo che i report non sono veritieri. 

Do Kwon spiega le cause del fallimento di UST

Shin ha condotto il discorso sui motivi del fallimento della stablecoin algoritmica UST, chiedendo se l’algoritmo fosse in effetti insufficiente a mantenere l’ancoraggio al dollaro. Do Kwon ha risposto che l’algoritmo fosse perfettamente funzionante e che nel progettare UST, la Luna Foundation Guard non aveva mai assunto il ruolo di “market maker” per difendere il peg della stablecoin ma che il suo intervento è stato necessario solo in alcune occasioni. Ad un certo punto infatti sono state usate le riserve di Bitcoin per colmare la volatilità di UST. Kwon ha precisato che gli acquisti di Bitcoin (e di Avalanche) precendenti al crollo avevano il solo scopo di rendere UST sostenuta da tutte le grandi e promettenti criptovalute. 

Per Kwon la stablecoin algoritmica non è fallita a causa dell’algoritmo ma perché il sistema economico che la sosteneva non era sufficientemente robusto. 

Tra il 7 e l’8 Maggio 2022 quando UST ha cominciato piano piano a perdere l’ancoraggio, Kwon non pensava fosse un grosso problema perché la stablecoin si sviluppa attraverso dei cicli e il tempo avrebbe risolto il problema. Nei giorni successivi è stato deciso di utilizzare i fondi della LFG per comprare UST (buy-back) ma nel frattempo il prezzo di LUNA scendeva drasticamente perché le persone hanno cominciato a vendere in preda al panico. 

Kwon ha spiegato che al momento la distribuzione dei token LUNA 2.0 non sta procedendo come previsto perché la LFG non è in grado di disporre dei suoi asset digitali a causa del processo in atto. Non ha idea di quando la situazione si possa sbloccare, Kwon ci tiene a sottolineare che non si tratta di un “rimborso”. Il progetto di Terra non è mai stato come un negozio che forniva beni in cambio di denaro e all’eventualità pronto a rimborsare se non dovesse funzionare. Shin ha chiesto se i fondi personali di Kwon potrebbero aiutare a compensare le perdite e lui ha risposto che non sarebbero abbastanza per fare la differenza. 

I propositi e i rimpianti del fondatore di Terra

Do Kwon, esortato dalla sua intervistatrice, ha colto l’occasione per presentare le sue scuse alle persone che hanno perso denaro credendo in LUNA affermando che non è per niente facile convivere con questa responsabilità. Tuttavia Kwon precisa che la crypto LUNA non è mai stata una truffa ma solo un esperimento di mercato andato male, che lui è stato il primo a credere nel progetto e che ha sempre cercato di costruire nei valori della trasparenza e dell’integrità. Insomma fallimento non significa scam. Secondo Kwon è doveroso fornire una corretta rappresentazione dei fatti per mettere sotto la luce giusta chi continua a lavorare nell’ecosistema Terra (lui comunque nega di essere ancora coinvolto ancora nel progetto). 

Do Kwon ha concluso l’intervista dicendo che attualmente la sua vita è in una fase di riflessione e che avrà bisogno di un paio di anni per elaborare con umiltà e interiorizzare ciò che è successo: Terra, LUNA e UST “non sono mai state faccende di denaro, fama, successo”. Kwon continua a credere nel bisogno di una stablecoin algoritmica e decentralizzata e ha ancora voglia di contribuire essendo molto giovane. Qualche rimpianto? Kwon avrebbe voluto dedicarsi di più allo sviluppo tecnologico di Terra nelle fasi di espansione piuttosto che alla parte di relazioni pubbliche. Inoltre avrebbe voluto costruire un dialogo con le persone sui social invece di sembrare un po’ arrogante. 

Parafrasando Kwon ha detto “credo che la cosa più difficile della situazione attuale sia dover fare i conti con una perdita astronomica. È difficile da esprimere a parole, ma l’entità dei danni finanziari, emotivi ed economici che si sono verificati non è facile da sopportare”.

La storia di Ruja Ignatova e OneCoin, la crypto truffa da 4 miliardi di dollari 

OneCoin: tutta la storia della truffa crypto di Ruja Ignatova

Tutta la storia di OneCoin, la truffa crypto architettata da Ruja Ignatova. Come è riuscita la “Crypto Queen” a ingannare 3 milioni di persone?

OneCoin è una delle truffe crypto più grandi della storia architettata dalla ricercata n°1 al mondo, Ruja Ignatova. Si trattava di una criptovaluta fittizia sponsorizzata come progetto su blockchain pur non essendolo. Un vero e proprio schema piramidale che ha truffato per miliardi di dollari 3 milioni di persone nel giro di tre anni. Ma come funzionava questa truffa? Perché si è diffusa così profondamente? Scoprilo nel nuovo episodio di Young Pills!

Ruja Ignatova, la persona più ricercata al mondo

Come è nata una delle crypto truffe più grandi della storia? Dalla mente di Ruja Ignatova, una donna bulgara che attualmente è una delle persone più ricercate al mondo. Di Ruja Ignatova, che all’epoca di OneCoin, è stata battezzata “Crypto Queen”, si hanno poche informazioni verificate. Ignatova infatti si è costruita un’immagine pubblica di successo e prestigio ma poco di quello che appariva era reale. Ciò che sappiamo di certo è che è nata a Sofia nel 1980 e nel 2005 ha conseguito un Dottorato in Diritto Privato Europeo all’Università di Costanza. Sul suo conto girano leggende e fonti inattendibili come una finta copertina di Forbes con la sua fotografia. 

Come è nata e in cosa consisteva la truffa di OneCoin?

Nel 2014 sfruttando la frenesia e l’interesse nel mercato crypto, la “Crypto Queen” ha fondato il progetto OneCoin presentandolo come la criptovaluta che avrebbe superato Bitcoin. In realtà non aveva nessun valore intrinseco perché non era una criptovaluta reale e non è mai stata legata a blockchain. Come funzionava la truffa nel concreto? In sostanza Ruja Ignatova proponeva in vendita dei pacchetti di corsi per imparare tutto sul mercato crypto (per un costo compreso tra i 100 e i 118.000 Euro) e di acquistare la presunta crypto OneCoin, il cui prezzo sarebbe esploso. Dal momento che si trattava di uno schema piramidale,  cercava di attrarre più investitori possibili con la promessa di guadagni sempre più grandi una volta reclutate altre persone. Alla fine dei conti, chi restava ammaliato dalla “Crypto Queen” e decideva di partecipare a OneCoin non aveva niente in mano. Mentre Ignatova ha sottratto una cifra compresa tra i 4 e i 15 miliardi di dollari

Perché la truffa crypto di Ignatova ha avuto successo?

La truffa crypto di Ruja Ignatova ha preso piede principalmente grazie al carisma della sua persona. Durante le sue conferenze la truffatrice prometteva guadagni incredibili attraverso OneCoin, guadagni a “rischio contenuto” e che avrebbero concesso la possibilità di “lasciare il proprio lavoro”. Queste promesse venivano alimentate dallo stile di vita lussuoso (e fittizio) che Ignatova ostentava

Come è stata scoperta la truffa e che fine ha fatto OneCoin

Già nel 2015 la Commissione di Supervisione Finanziaria della Bulgaria aveva messo in guardia contro i rischi di OneCoin, e nel 2016 le autorità finanziarie del Regno Unito l’avevano definita un’attività a “forte rischio”. Tuttavia è solo nel 2017 che la truffa è stata scoperta e sono stati rilasciati diciotto mandati d’arresto contro Ruja Ignatova che nel frattempo è sparita nel nulla. L’FBI, ha messo una ricompensa di 100.000 dollari per chi decidesse di offrire informazioni che possano portare al suo arresto. La “Crypto Queen” attualmente è l’unica donna nella lista dei 10 criminali più ricercati al mondo. Che fine ha fatto OneCoin? Non essendo una criptovaluta reale, una volta che Ignatova è sparita dalla circolazione, non valeva più nulla. La storia di OneCoin, la truffa crypto di Ruja Ignatova non ha ancora un finale.

L’ultima notizia che si ha della “Crypto Queen” risale a Gennaio 2023 quando il suo nome è apparso in occasione della vendita di un appartamento a Londra per conto di una società a suo nome. Nel caso in cui dovesse essere venduto, Ruja Ignatova dovrà presentarsi alle autorità. Questa è la prima prova dal 2017 che la truffatrice sia ancora viva. Nel frattempo il co-fondatore di OneCoin, Karl Sebastion Greenwood si è dichiarato colpevole delle accuse di frode telematica e riciclaggio di denaro.

Al momento non è ancora stata fatta giustizia, cosa succederà quando Ruja Ignatova non sarà più a piede libero?

Biden vuole regolamentare le crypto?

Biden vuole regolamentare le crypto negli Stati Uniti?

Con Young Pills il report degli Stati Uniti sulle crypto spiegato facile. Che cosa è emerso? Quali leggi dobbiamo aspettarci dopo? 

Il 16 Settembre 2022 gli Stati Uniti hanno pubblicato l’attesissimo report delle agenzie federali sul settore delle criptovalute e della finanza decentralizzata. Il documento riassume tutte le indagini svolte e pone le basi per una legislazione a tema crypto. Vediamo i dettagli!

I punti salienti del report della Casa Bianca

Il “quadro completo per lo sviluppo responsabile dei beni digitali” degli Stati Uniti presenta i punti di forza e di debolezza delle criptovalute, con l’obiettivo di promuovere il settore e allo stesso tempo circoscrivere i potenziali rischi. Le crypto sono descritte come opportunità per estendere a più persone possibili i servizi finanziari, il report infatti spiega che circa 7 milioni di cittadini statunitensi non hanno ancora un conto in banca. A questo proposito si può leggere nel documento, l’intento di sviluppare un sistema di pagamento istantaneo e una CBDC. Dall’altro lato gli Stati Uniti vogliono monitorare il rischio di truffe e di riciclaggio e la volatilità degli asset digitali. Come? Attraverso l’educazione e formazione finanziaria, leggi e il monitoraggio della Securities and Exchange Commission (SEC) e della Commodity Futures Trading Commission (CFTC).

Biden e le crypto: gli Stati Uniti vogliono essere un esempio per tutti

Il report del 16 Settembre nasce dal lavoro combinato delle agenzie federali incaricate dal presidente Joe Biden a Marzo di quest’anno. Biden vuole regolamentare le crypto? Pare proprio di sì! Non solo, il documento della Casa Bianca spiega che l’intenzione degli Stati Uniti è di essere, con le nuove leggi, un esempio per tutti gli altri stati. Il report e la descrizione del panorama crypto, hanno ricevuto alcune critiche dagli oppositori politici e da esperti del settore blockchain che lo hanno definito datato, inadeguato e non abbastanza approfondito.

La rivoluzione di Ethereum è iniziata

The Merge: tutte le tappe dell’aggiornamento di Ethereum

Nel nuovo episodio di Young Pills, tutte le tappe di The Merge, l’aggiornamento di Ethereum previsto per Settembre 2022!

Pront* ad entrare nel vivo di The Merge? In questo nuovo episodio di Young Pills andremo ad esplorare tutte le tappe dell’aggiornamento che promette di rivoluzionare Ethereum (e non solo) per sempre. Ma prima di tutto, che cos’è The Merge?

The Merge: Ethereum cambia meccanismo di consenso

The Merge è un piano di lavori pluriennale per migliorare la scalabilità, la sicurezza e la sostenibilità della rete Ethereum, senza compromettere la sua decentralizzazione. In questo piano è previsto il passaggio al meccanismo di consenso Proof-of-Stake. Con questo meccanismo di consenso, la blockchain non richiede più l’intervento dei miner per validare le transazioni ma si serve del lavoro dei validatori che hanno in staking almeno 32 ETH. Il Proof-of-Stake, rispetto al Proof-of-Work, è più efficiente dal punto di vista energetico. Il cambio del meccanismo di consenso ha conseguenze anche sul modello economico di Ethereum: le nuove coin emesse, create per premiare i validatori, influenzano la fornitura circolante e dunque il prezzo stesso della criptovaluta.

Tutte le tappe dell’aggiornamento di Ethereum

Ripercorri i momenti chiave di The Merge negli ultimi mesi, dall’annuncio di Vitalik Buterin del 20 Maggio, ai testnet Ropsten, Sepolia, Goerli, all’aggiornamento Bellatrix. Questo in particolare ha azionato il “count-down” per il passaggio definitivo di Ethereum al Proof-of-Stake nonché la fusione tra la Beacon Chain e il mainnet della rete. Dai un’occhiata anche alla roadmap di Ethereum, sono in arrivo altri aggiornamenti: The Surge, The Verge, The Purge e The Splurge! Tutto questo nel nuovissimo episodio di Young Pills!

MiCA: arriva il regolamento europeo sulle crypto

MiCA: arriva il regolamento europeo sulle crypto

Con Young Pills approfondiamo l’approvazione del Mica, il nuovo regolamento europeo sulle criptovalute. Cosa succederà al mercato crypto?

La sigla MiCA sta per “Markets in Crypto Assets” e rappresenta una serie di regole che l’Unione Europea ha ideato per il settore delle criptovalute. È dal 2020 che si discute in materia, ma il pacchetto di norme è stato approvato solo il 30 Giugno 2022 e indicativamente sarà in vigore a fine del 2024. Quali sono i punti salienti? Quali i principali cambiamenti per il mondo crypto?

Gli obiettivi del MiCA

Il principale obiettivo del MiCA è stabilizzare il mercato crypto e salvaguardare l’esperienza degli utenti. Il primo punto che affronta il regolamento europeo sono le stablecoin. Gli enti che emettono stablecoin dovranno avere delle riserve protette e liquide in un rapporto 1:1, il tetto massimo per le transazioni di ciascuna stablecoin sarà fisso e gli emittenti di stablecoin dovranno avere una sede legale anche in Europa affinché rispettino al nuove leggi in arrivo. Per proteggere gli interessi degli utenti, il MiCA prevede che siano sempre responsabili di bug o insolvenze i fornitori di servizi crypto come exchange centralizzati o piattaforme. Il MiCA legifera anche sulle procedure antiriciclaggio (AML) e sull’impatto ambientale dei progetti Proof-of-Work. Ma niente panico, l’Unione Europea non bandirà Bitcoin!

Il regolamento europeo sulle crypto avrà un impatto positivo?

Non si può prevedere con certezza l’impatto del nuovo regolamento europeo sulle crypto, solo dopo l’applicazione effettiva potremmo tirare le somme. Per alcuni il MiCA è una manna dal cielo perché protegge i consumatori e impedisce l’accesso e l’attività alle aziende sospette e discutibili. Per altri invece le nuove leggi andranno a limitare eccessivamente crypto come le stablecoin. 

Su DeFi e NFT, invece l’Unione Europea non si è ancora espressa. È probabile che in una prima fase spetti ai singoli stati decidere se trattare i token non fungibili e i servizi di finanza decentralizzata alla stregua delle criptovalute. Nei prossimi mesi la discussione sul MiCA si accenderà!

Chi è più ottimista su Bitcoin?

Bitcoin: chi sono le persone più ottimiste sulle crypto?

Nel nuovo episodio di Young Pills scopriamo chi sono le persone più ottimiste sulle crypto!

Nello scorso episodio di Young Pills abbiamo passato in rassegna le principali accuse a BTC durante un bear market, oggi rispondiamo a questa domanda: chi sono le persone che credono di più alle potenzialità di Bitcoin? 

Comprare crypto? È più facile se le conosci!

Secondo un sondaggio redatto da Block, le persone più ottimiste su Bitcoin possiedono un maggior livello di conoscenza del settore delle criptovalute. Il report intitolato “Bitcoin Knowledge and perceptions report 2022” ha rilevato che la formazione crypto degli intervistati è direttamente proporzionale all’ottimismo nei confronti del futuro di Bitcoin. Per realizzare lo studio, a Gennaio 2022 Block ha intervistato più di 9.500 persone in tutto il mondo, sparse in America, Europa, Medio Oriente, Africa e Asia Pacifica. Cosa è emerso? La probabilità di comprare crypto dipende dal livello di conoscenze in materia autodichiarato dagli intervistati. 

L’educazione e l’informazione crypto sembrano essere la chiave per l’adozione, infatti il 51% degli intervistati ha spiegato che non ha mai comprato crypto per la poca conoscenza. 

Il reddito influenza l’ottimismo su Bitcoin?

Nonostante secondo il report di Block gli individui con un reddito più elevato siano leggermente più fiduciosi sul futuro di Bitcoin, i paesi in cui il reddito medio è più basso come Nigeria, India, Vietnam e Argentina, hanno riportato i tassi più alti di ottimismo e i maggiori livelli di conoscenza delle crypto. Un’altra differenza che è stata rivelata dal report è l’utilizzo delle criptovalute in base al reddito, chi ha un reddito più elevato sceglie le crypto per il trading mentre chi ha un reddito inferiore predilige Bitcoin come metodo di pagamento. 

Oltre BTC, quali sono le crypto più conosciute?

La criptovaluta più conosciuta e comprata dagli intervistati è sicuramente BTC, l’88% ha dichiarato di averne sentito parlare. Tra le crypto più conosciute, al secondo posto c’è Ether (conosciuta dal 43% del campione). 

Difendiamo Bitcoin dalle accuse del bear market

La fine di Bitcoin è già scritta?

In questo nuovo episodio di Young Pills: difendiamo Bitcoin dalle 5 principali accuse rispolverate in occasione del bear market di questi giorni! 

Dopo aver parlato del crollo dell’ecosistema di Terra (LUNA), oggi con Young Pills abbiamo scelto di tornare sulla crypto delle crypto: Bitcoin! Come sempre, nei periodi di bear market, c’è chi predice la fine della prima criptovaluta per capitalizzazione di mercato e rispolvera alcune delle accuse più famose avanzate alla coin di Nakamoto. In questo episodio si parlerà non soltanto di bolle finanziarie, ma anche di Lightning Network, della fornitura di Bitcoin e di molto altro ancora. Il momento dunque è arrivato: difendiamo Bitcoin dalle 5 accuse più famose!