Elezioni USA: l’impatto sul prezzo di Bitcoin

La meme coin di Donald Trump su Solana

Che impatto avranno le elezioni USA sul prezzo di Bitcoin? Secondo Standard Chartered potrebbero far esplodere a rialzo la criptovaluta

In molti pensano che la vittoria di Donald Trump alle prossime elezioni USA potrebbe favorire Bitcoin e, in generale, il settore delle criptovalute. Tra i sostenitori di questa tesi c’è Standard Chartered Bank, una delle società finanziarie più importanti del Regno Unito.

Su cosa si fonda la recente diffusione di questa convinzione? Dove potrebbe arrivare il prezzo di Bitcoin, se Donald Trump dovesse tornare alla Casa Bianca? Standard Chartered ha aggiornato, a rialzo, le sue previsioni sul prezzo di BTC: 150.000$ entro la fine del 2024.

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Elezioni USA: perché una vittoria di Trump potrebbe essere positiva?

Il primo aspetto da considerare per stimare l’impatto dell’insediamento di Donald Trump a Capitol Hill è quello normativo. Il tycoon ha, infatti, ribadito più volte di non avere intenzione di reprimere l’utilizzo di Bitcoin e, quindi, di non opporsi al settore delle criptovalute nel caso in cui dovesse vincere le elezioni USA. Una delle ultime dichiarazioni in merito risale a marzo, quando Trump disse, ai microfoni di CNBC, di conoscere il fenomeno e di accettarlo, anche se ribadì il suo totale e incondizionato sostegno nei confronti del dollaro.

Un’altra teoria che accompagna la convinzione di chi si aspetta un mercato crypto rialzista nel caso di una vittoria di Donald Trump è collegata agli esponenti in carica a capo delle principali istituzioni governative. Se il mandato di Joe Biden, e con esso l’attuale parentesi democratica, dovesse concludersi, alcune teste potrebbero “saltare”. 

Gli occhi del settore sono puntati principalmente su Gary Gensler, il presidente della Security and Exchange Commission (SEC), nonché il più grande antagonista del settore degli ultimi anni. Gensler è da sempre legato al partito democratico e quindi un’ascesa al potere della fazione repubblicana potrebbe mettere a rischio la sua poltrona.

A dimostrazione di ciò, in un video reso pubblico di recente su X (ex Twitter,) Trump afferma che “loro”, riferendosi ai democratici e a Gary Gensler, sono ostili alle crypto e ironizza sul fatto che, secondo lui, Joe Biden non sa neanche cosa siano. Insomma, le criptovalute potrebbe trovare terreno fertile all’interno delle istituzioni nel caso in cui Trump vincerà le elezioni USA del 5 novembre 2024.

Trump inietterà liquidità nei mercati?

Per stimare l’impatto sul prezzo di Bitcoin delle elezioni USA del 2024, può essere utile guardare al passato. Donald Trump è famoso, tra le altre cose, per aver preferito politiche monetarie fortemente espansive, caratterizzate da tassi di interesse vicini allo zero e dalla monetizzazione del debito. Con questo termine si intende la tendenza dei governi a utilizzare le banche centrali come acquirenti per il proprio debito. In altre parole, al verificarsi di questo scenario, la Federal Reserve (FED) emetterebbe nuova moneta per acquistare i titoli di stato americani. Tale scenario risulta particolarmente allettante nel caso in cui il debito pubblico del paese in questione sia particolarmente alto e, soprattutto, quando esiste il rischio che i mercati inizino a dubitare della sua sostenibilità.

Ma che impatto avrebbe questa forzatura dell’economia sul settore delle criptovalute? L’unico modo per stimarlo è analizzare i dati dell’ultimo mandato Trump, quando i tassi di interesse erano vicini allo zero, come la “fiducia” nel mercato delle treasury americane o Titoli di Stato USA. Basti pensare che durante il primo mandato la vendita netta media annua di debito pubblico statunitense ha toccato i 207 miliardi di dollari, contro i 55 miliardi della presidenza Biden. In quel frangente il mercato crypto, così come quello azionario, è stato interessato da una forte crescita, visto che forniva una copertura contro la dedollarizzazione. Uno degli effetti collaterali di questa pratica è, infatti, la svalutazione monetaria, che si genera dall’aumento della quantità di moneta che circola in un sistema economico.

Le previsioni sul prezzo di Bitcoin

Chiarita la situazione in merito al contesto economico e normativo, è il momento di affrontare la possibile influenza delle elezioni USA sul prezzo di Bitcoin. Ovviamente è impossibile sapere cosa succederà nel caso in cui Donald Trump dovesse tornare alla Casa Bianca, ma questo non impedisce ai commentatori del settore di pubblicare le proprie previsioni.

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Ad aver avuto una maggiore risonanza mediatica sono state quelle di Standard Chartered, già anticipate nell’introduzione di questo articolo. Per la banca del Regno Unito il prezzo di Bitcoin raggiungerà i 150.000 dollari entro la fine del 2024 se Donald Trump dovesse diventare, per la seconda volta nella storia, il presidente degli Stati Uniti. Ma non è tutto! Secondo Geoff Kendrick, Head of Crypto Research della società finanziaria, il valore di un singolo Bitcoin potrebbe toccare i 200.000$ durante il 2025.

FOMC USA: nessun taglio dei tassi ad aprile. Come ha reagito il mercato?

Inflazione USA: il dato del CPI di oggi

La FED e il suo presidente Jerome Powell hanno deciso: i tassi di interesse rimangono, ancora, invariati. Quando assisteremo al primo taglio?

Rispetto al mese scorso la situazione sui tassi di interesse è fortemente mutata. La decisione della Federal Reserve (FED) del 1° maggio 2024, annunciata dal presidente Jerome Powell, ha escluso un rialzo dei tassi per i prossimi mesi

Questa dichiarazione denota un cambio di rotta da parte della banca centrale statunitense, visto che nelle riunioni passate il suo presidente aveva annunciato l’intenzione di effettuare almeno tre tagli dei tassi durante il 2024.

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La decisione della FED

La riunione del FOMC (Federal Open Market Committee) del primo maggio si è conclusa come le quattro precedenti, ovvero con un nulla di fatto. La Federal Reserve ha deciso di non modificare i tassi di interesse, che, dunque, restano fissati nell’intervallo compreso tra il 5,25% e il 5,5%. A pesare sulla decisione, presa attraverso il voto unanime di tutti i partecipanti alla riunione, è stata principalmente l’inflazione. Secondo gli ultimi dati del Consumer Price Index (CPI), pubblicati il 10 aprile 2024, l’inflazione negli Stati Uniti si attesta al 3,5%, ancora molto al di sopra dell’obiettivo del 2%.

Insomma, lo scenario attuale è molto diverso rispetto a quello ipotizzato ad inizio 2024. All’epoca, gli esperti si avevano previsto, in preda all’ondata di ottimismo che aveva investito il settore degli investimenti, sei o sette aggiustamenti al ribasso dei tassi di interesse. A marzo poi, dopo una revisione delle aspettative, Powell aveva annunciato l’intenzione di effettuare almeno tre tagli durante il 2024 a partire da giugno.

Il mercato del lavoro

Ad aprile anche il mercato del lavoro statunitense è stato meno pimpante rispetto ai mesi passati. È cresciuto, infatti, il tasso di disoccupazione e i nuovi posti di lavoro, secondo il report diffuso all’inizio di maggio, sono meno di quanto si aspettassero gli analisti.

Il dato dei “Nonfarm Payrolls”, ovvero le buste paga escluso il settore agricolo, restituisce un +175.000 invece che il +240.000 previsto, mentre il tasso di disoccupazione è passato da 3,8% a 3,9%. Questi dati sono particolarmente negativi se confrontati con quelli del mese di marzo (circa 300.000 nuovi posti di lavoro e tasso di disoccupazione al 3,8%) che, probabilmente, riflettevano l’ottimismo allora presente sul mercato.

La reazione dei mercati

Nonostante, almeno in teoria, il rinvio del taglio dei tassi di interesse dovrebbe essere una notizia non esattamente positiva per i mercati, i principali indici statunitensi hanno reagito bene alla decisione del FOMC.

Il giorno stesso l’S&P 500, l’indice che traccia l’andamento delle cinquecento aziende americane più capitalizzate, ha perso circa l’1,5%, per poi recuperare nei giorni seguenti. Attualmente si trova nella zona dei 5.185, grazie ad un movimento rialzista iniziato il giorno dopo la riunione del +3,5% circa. Anche il NASDAQ e il Dow Jones hanno registrato ottime performance nell’ultima settimana. Sono saliti rispettivamente del 4,7% e del 3%

Negli ultimi mesi l’andamento del mercato azionario americano sembra sempre più decorrelato dalla politica monetaria del paese. I principali indici sono molto vicini ai massimi storici e non sembrano soffrire il periodico rinvio del taglio dei tassi di interesse.

Cosa deciderà la Federal Reserve nei prossimi mesi? Il principali obiettivi della banca centrale restano gli stessi di marzo: controllare l’inflazione e promuovere l’occupazione, anche se la situazione è peggiorata rispetto a due mesi fa. L’inflazione tornerà a scendere e ciò permetterà alla banca centrale americane di procedere con il primo, attesissimo, taglio dei tassi di interesse? Oppure il FOMC e Jerome Powell cambieranno nuovamente idea e il costo del denaro resterà invariato per tutto il 2024?

Se dovessimo assistere al primo scenario potrebbe crescere l’interessa anche nel settore crypto, dato che diminuirebbero i rendimenti garantiti dalle obbligazioni governative. Puoi prepararti a questo possibile scenario acquistando Bitcoin sulla nostra app!

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L’andamento dell’inflazione in Italia: uno storico dal 1945 ad oggi

Inflazione Italia: andamento storico dal 1945 ad oggi

L’andamento storico dell’inflazione in Italia. Quali sono gli eventi che hanno causato un incremento dei prezzi ed eroso il potere d’acquisto dal 1945 ad oggi?

L’andamento dell’inflazione in Italia dal 1945 ad oggi ha mostrato oscillazioni significative. In alcuni periodi storici è stata molto alta, mentre in altri è stata efficacemente limitata dalle politiche monetarie

L’inflazione è un fenomeno che provoca un aumento generale dei prezzi di beni e servizi e perciò comporta una diminuzione del potere d’acquisto di una determinata valuta. 
Un’inflazione contenuta è considerata, dalle banche centrali e da diversi economisti, salutare per un sistema economico, o per uno stato, tuttavia, se diventa troppo alta, rallenta la crescita e contribuisce ad alimentare l’incertezza e la sfiducia sui mercati.

Negli ultimi anni Bitcoin si è dimostrato uno degli asset migliori pero restare al riparo da questo fenomeno, che influisce negativamente sul potere d’acquisto dei cittadini.

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Le cause dell’inflazione possono essere diverse, tra le più frequenti troviamo: l’aumento dei costi di produzione, le politiche monetarie espansive e un eccessivo disequilibrio tra domanda e offerta. Analizzando lo storico andamento dell’inflazione in Italia, si può comprendere appieno il fenomeno e individuare ciò che ha contribuito ad intensificarlo e le mosse che lo hanno attenuato.

I primi anni dopo la seconda guerra mondiale (anni ‘50)

Il secondo dopoguerra è uno dei periodi in cui l’inflazione in Italia è stata più alta. I bombardamenti distrussero gran parte delle infrastrutture e delle risorse del Belpaese e limitarono fortemente la produzione industriale causando un disequilibrio tra domanda e offerta. 

I proprietari dei mezzi di produzione non riuscendo a produrre tutto ciò di cui i cittadini avevano bisogno (incremento della domanda che l’offerta non riuscì a soddisfare), furono obbligati ad alzare i prezzi. Di conseguenza la maggioranza della popolazione, fortemente impoverita dal conflitto, smise di acquistare beni e servizi causando un drastico calo della domanda che contribuì ad acutizzare ancor di più il fenomeno. L’andamento dell’inflazione in Italia dal 1945 al 1960 oscillò dal 25% al 40%.

Gli anni ‘60 e ‘70 in Italia: l’inflazione strutturale

A partire dagli anni ‘60 l’inflazione in Italia divenne un problema strutturale dell’economia. In altre parole tale fenomeno non fu più imputabile ad una situazione temporanea o di emergenza. Le cause furono principalmente due: la disoccupazione e la crisi petrolifera. Nel 1975 il tasso di inflazione in Italia superò il 20% e nel 1977 toccò il 27%.

Gli anni ‘80 e ‘90: la risposta della Banca d’Italia

Nel 1980 attenuare l’inflazione in Italia divenne una priorità del governo. Il governatore della Banca d’Italia, Carlo Azeglio Ciampi, adottò una politica caratterizzata dall’aumento dei tassi di interesse per contenere il fenomeno. Le politiche monetarie restrittive della Banca d’Italia puntarono a ridurre la quantità di denaro in circolazione attraverso l’emissione di titoli di Stato o altri asset finanziari. L’inflazione, grazie a questo intervento scese dal 21% nel 1980 al 5% nel 1987

Negli anni novanta essa, in Italia, venne frenata dagli effetti del Sistema Monetario Europeo (SME), istituito a partire dal 1979, che introdusse i tassi di cambio stabili tra le valute dei paesi dell’UE. In questo decennio l’inflazione in Italia passò dal 6,5% nel 1990 all’1,7% nel 1999.

Il primo passo per combattere l’inflazione – la croce dell’economia italiana da oltre cento anni – è mettere in moto i propri risparmi e non lasciarli a svalutarsi sotto il materasso. Se vuoi farlo con le criptovalute, la soluzione dell’acquisto ricorrente è la più facile e immediata.

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I primi anni 2000: la crisi del 2008

L’inflazione in Italia rimase stabile fino al 2008, anno in cui la crisi economica generata dall’esplosione della bolla dei mutui subprime (qui un elenco dei peggiori bear market della storia) la fece salire dal 1,8% al 3,3%. Tuttavia, nonostante l’impatto devastante sull’economia globale, la crisi non fece crescere particolarmente l’inflazione nei Paesi sviluppati. La recessione economica che si scatenò in seguito portò ad una diminuzione della domanda di beni e servizi ma non ad un incremento dei prezzi.

Dal 2020 al 2023: Il COVID-19 e conflitto russo-ucraino

Negli ultimi tempi l’andamento dell’inflazione in Italia è tornato a far preoccupare: essa si sta riavvicinando a dei livelli che non toccava dagli anni ‘80. Il primo evento scatenante è stata la pandemia di COVID 19, i cui effetti sono visibili sull’economia ancora oggi. L’emergenza sanitaria e le misure di lockdown hanno causato la riduzione dell’offerta di beni e servizi e di conseguenza un aumento dei prezzi. 

La pandemia ha anche causato un significativo decremento della domanda a causa dell’aumento della disoccupazione e della conseguente riduzione del reddito per molte famiglie. Infine, le politiche monetarie e fiscali espansive attuate dal governo e dalla Banca d’Italia per sostenere l’economia durante la pandemia hanno aumentato la spesa pubblica e i prezzi. Dal 2019 al 2022 l’inflazione in Italia è passata dallo 0,6% all’8,1%.

Anche il conflitto russo-ucraino, scoppiato a febbraio del 2022 e la conseguente crisi energetica, hanno contribuito ad accrescere il prezzo delle materie prime alimentando l’inflazione ed erodendo il potere d’acquisto dei cittadini.

L’inflazione in Italia oggi

A marzo l’inflazione in Italia si è attestata intorno al 7,7%. Questo dato si basa sull’indice nazione dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC). Un indicatore che traccia le variazioni dei prezzi di un paniere di beni e servizi rappresentativo del consumo domestico medio. Il dato, dopo il picco del 10% toccato a gennaio, sembra in calo probabilmente grazie alle politiche monetarie restrittive della Banca Centrale Europea e alla discesa dei prezzi dei beni energetici. 


Cosa ci aspetta il futuro? L’andamento dell’inflazione in Italia è destinato ad essere ancora protagonista: i prezzi torneranno a livelli accettabili durante il 2023 o questa flessione è soltanto temporanea? Puoi prepararti a quest’ultimo scenario attraverso l’acquisto periodico di Bitcoin, così facendo medi il prezzo di ingresso in un asset che si è dimostrato, in passato, molto efficace in questo senso.

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Calo inflazione Francia e Italia: taglio dei tassi anticipato?

decisioni riunione bce aprile 2024

Riunione BCE aprile 2024: tassi di interesse invariati

Nell’ultima riunione della BCE di aprile 2024, il Consiglio direttivo ha deciso di mantenere inalterati i tre tassi di interesse chiave. Questa decisione è sopraggiunta nonostante il recente calo dei tassi di inflazione in Francia e Italia. Il quadro di marzo, aveva infatti acceso un vivace dibattito sulle possibili mosse della Banca Centrale Europea, puntando sulla possibilità di un taglio anticipato dei tassi.

Questa discussione si inserisce in un contesto in cui l’Europa cerca attivamente di bilanciare la crescita economica con il controllo dell’inflazione, un tema di rilevante interesse per investitori, policy-maker e consumatori.

Il panorama europeo

La zona euro ha assistito a una significativa riduzione dell’inflazione in 20 nazioni, che a marzo è scesa al 2,4%, un risultato che supera le aspettative degli analisti che avevano previsto un tasso di inflazione stabile al 2,6%

Questo dato è coerente con l’andamento dell’inflazione fino ad oggi, che ha mostrato una diminuzione costante dal suo picco del 10,6% nell’ottobre 2022, spinta dalle perturbazioni della pandemia e dalle tensioni geopolitiche, in particolare l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. 

Un ulteriore diminuzione è quindi incoraggiante e segna un momento di ottimismo che la riunione della BCE di aprile 2024 ha confermato. 

Il Consiglio ha infatti evidenziato come la maggior parte delle misure dell‘inflazione di fondo stia mostrando segni di attenuazione, con la crescita dei salari che si modera gradualmente e le imprese che stanno iniziando ad assorbire parte dell’aumento del costo del lavoro nei loro profitti.

Gli effetti degli aumenti dei tassi di interesse precedenti, che spingono la domanda, insieme alle condizioni di finanziamento restrittive, stanno contribuendo a moderare l’inflazione. Nonostante ciò, le pressioni interne sui prezzi, in particolare nel settore dei servizi, rimangono forti, mantenendo l’inflazione dei prezzi dei servizi su livelli elevati.

Calo dell’inflazione in Francia

In Francia, l’inflazione ha rallentato al suo livello più basso dal luglio 2021, con la crescita dei prezzi al consumo che ha rallentato al 2,3% a marzo dal 3,2% di febbraio, secondo quanto riportato dall’agenzia nazionale di statistica. Questa cifra si è posizionata ben al di sotto delle previsioni degli economisti, che si aspettavano un dato del 2,8%, segnalando un rallentamento generalizzato degli aumenti dei prezzi. In particolare:

  • l’inflazione dei servizi è scesa al 3%
  • quella dell’energia al 3,4% 
  • e una notevole diminuzione dell’inflazione alimentare all’1,7%, con i prezzi dei prodotti alimentari freschi che hanno visto una diminuzione del 3,9% su base annua.

I dati sull’inflazione su base mensile hanno ulteriormente confermato la tendenza, rallentando dal 0,9% al 0,3%, indicando un considerevole alleggerimento delle pressioni inflazionistiche nella seconda economia più grande dell’eurozona.

Calo dell’inflazione in Italia

Anche l’Italia ha riportato un tasso di inflazione inferiore alle aspettative per marzo, con i prezzi al consumo che sono aumentati dell’1,3% su base annua, contro le previsioni del 1,5%. Questa moderazione è stata attribuita alla fine dei saldi stagionali di abbigliamento e agli aumenti dei prezzi dei servizi di trasporto, insieme a un rallentamento della diminuzione dei costi energetici.

Le decisioni della BCE sul taglio dei tassi

I tassi di interesse sui principali strumenti di rifinanziamento, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi rimarranno fissati rispettivamente al 4,50%, 4,75% e 4,00%. 

Inoltre, secondo le dichiarazioni date alla conferenza stampa che ha seguito la riunione, il Consiglio ritiene che i livelli dell’inflazione nei prossimi mesi oscilleranno ancora su quelli attuali. Il ridimensionamento dell’inflazione non sarà lineare e per questo andrà valutato volta per volta. Con ogni probabilità, il livello target del 2%, verrà raggiunto solo il prossimo anno.

François Villeroy de Galhau, governatore della Banca di Francia, ha accennato alla possibilità di un taglio dei tassi a giugno, a condizione che l’inflazione continui a diminuire più rapidamente del previsto e l’economia rimanga stagnante. Ha sottolineato l’importanza di non gravare eccessivamente sull’attività economica mantenendo una politica monetaria rigorosa per un periodo prolungato.

Parlando a un evento finanziario a Barcellona, Pablo Hernández de Cos ha delineato uno scenario dove giugno potrebbe vedere l’inizio dei tagli ai tassi di interesse da parte della BCE. Come Governatore della Banca di Spagna, le prospettive di De Cos hanno un peso significativo, evidenziando un approccio cauto ma ottimistico per l’economia della zona euro.

La crescita dei salari e l’inflazione

Nonostante i segnali incoraggianti del raffreddamento dell’inflazione, i responsabili della politica monetaria della BCE rimangono cauti, in particolare a causa della crescita dei salari che si modera gradualmente. Le imprese stanno iniziando ad assorbire parte dell’aumento del costo del lavoro con i loro margini di profitto. 

Con l’inflazione del settore dei servizi ridotta solo leggermente a un ritmo annuale del 3,9% a febbraio, la Banca Centrale adotta un approccio misurato, probabilmente attendendo fino a giugno per rivalutare le pressioni salariali e la loro potenzialità di avvicinare l’inflazione all’obiettivo.

Aspettative del mercato e posizione della BCE

Gli analisti credono che la complicazione più grande potrebbe venire se la Federal Reserve degli Stati Uniti ritarda il proprio allentamento politico per mantenere la lotta contro l’inflazione. Per questo motivo, ritengono che la BCE non taglierà i tassi prima della sorella maggiore. 

Ai sostenitori di questa interpretazione, la Presidente della BCE Christine Lagarde riponde: “Siamo dipendenti dai dati, non dalla Fed”. E aggiunge “Non speculiamo su cosa potrebbero fare le altre banche centrali. (…) L’inflazione negli Stati Uniti e nell’Eurozona è guidata da fattori diversi. (…) Non si può presumere che l’inflazione dell’Eurozona rispecchierà l’inflazione statunitense.”

Dopo la decisione della BCE, i mercati monetari prezzavano circa il 70% di possibilità di un taglio dei tassi di 25 punti base a giugno, rispetto a circa l’80% di possibilità prima di giovedì.

Esperti come Carsten Brzeski, capo globale della macro a ING, suggeriscono che i dati sull’inflazione di marzo, combinati con le prossime informazioni sulla crescita salariale e le previsioni del personale della BCE per il PIL e l’inflazione, stiano orientando il racconto verso un primo taglio dei tassi a giugno. Kamil Kovar di Moody’s Analytics interpreta i dati più recenti come un passo significativo verso la sconfitta dell’inflazione, sostenendo fino a cinque tagli dei tassi quest’anno.

Prospettive

Il calo dell’inflazione in Francia e Italia, unito a una generale diminuzione dell’inflazione nella La decisione della BCE di mantenere invariati i tassi di interesse e di proseguire con una politica monetaria misurata riflette un’attenta valutazione delle condizioni economiche attuali e delle prospettive di inflazione. Con l’impegno a un approccio flessibile e basato sui dati, la BCE sottolinea la sua determinazione a garantire una stabilità dei prezzi duratura, equilibrando le necessità di crescita economica con la responsabilità di mantenere l’inflazione sotto controllo. Le future mosse della BCE saranno attese con grande interesse, poiché l’Europa naviga attraverso sfide economiche complesse, cercando di garantire una ripresa sostenibile e una stabilità a lungo termine.

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Azioni Alibaba: cosa succederà nei prossimi mesi?

Azioni Alibaba: il prezzo salirà nei prossimi mesi?

Le azioni di Alibaba sono sottovalutate e quindi destinate a crescere? Il futuro del colosso cinese tra i cambiamenti strategici e normativi e l’esplorazione dell’intelligenza artificiale

Cosa succederà al prezzo delle azioni di Alibaba nei prossimi mesi? Queste stocks sono state interessate, da febbraio 2021, da un movimento ribassista accentuato. In quel periodo il loro prezzo si trovava vicino al massimo storico (all-time high), mentre attualmente sono “in perdita” del 75% rispetto a quel livello.

Cosa devono aspettarsi gli investitori? Quali saranno gli sviluppi che condizioneranno maggiormente il valore di queste azioni nel prossimo futuro?

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Azioni Alibaba: il panorama attuale

Alibaba è una delle più grandi aziende al mondo. In passato si è affermata nel segmento dell’e-commerce per poi espandersi in altri settori, come quello del cloud computing. Attualmente, secondo le stime, la capitalizzazione di mercato di questo colosso Cinese è di circa 180 miliardi di dollari, un market cap che la rende la 68esima azienda più grande al mondo. 

Nonostante questo, però, le azioni di Alibaba non stanno attraversando un grande momento, in particolare perché l’azienda è stata messa sotto pressione dall’intensa concorrenza e dai cambiamenti strategici del suo modello di business. 

Inoltre, l’annullamento della offerta pubblica iniziale (IPO) per il segmento di cloud computing del brand è stato un duro colpo che, secondo le stime di Forbes, ha causato una perdita di 21 miliardi di capitalizzazione. Cosa accadrà alle azioni di Alibaba nei prossimi mesi? La strada intrapresa dall’azienda e la volontà di esplorare il settore dell’intelligenza artificiale aiuterà le stock a risorgere?

Le azioni di Alibaba sono sottovalutate?

È impossibile dire cosa succederà alle azioni di Alibaba dato che non si può sapere come si evolverà il quadro normativo in Cina. In particolare, queste condizionano il colosso, dato che il governo sta pensando alla ristrutturazione di Alipay. Inoltre, bisogna anche citare l’aumento di controllo delle piattaforme internet e, in generale, la costante evoluzione del panorama normativo cinese.

Detto questo, Alibaba sembra pronta ad affrontare diverse sfide che potranno avere un impatto positivo sulle performance. In particolare l’accelerazione del processo di digitalizzazione delle aziende cinesi potrebbe accrescere incredibilmente la domanda per il suo servizio di cloud computing.

Inoltre, la cancellazione della IPO di Alibaba Cloud e la ristrutturazione di Alipay, nonostante non abbiano sortito effetti positivi sul breve termine, possono essere viste come mosse per privilegiare il successo di lungo periodo.

Per stimare la possibile crescita del prezzo delle azioni Alibaba bisogna anche considerare il rapporto tra quest’ultimo e gli utili dell’azienda (P/E). Questo metodo di misurazione del valore di una società mette a confronto il valore di mercato e gli utili per azione della società

Quando questo è basso, come nel caso di Alibaba che ha un P/E di 12,5, l’azienda in questione potrebbe essere sottovalutata rispetto ai suoi utili. La media delle circa 8.000 aziende quotate in borsa è 15, ma se guardiamo al ratio di quelle più capitalizzate questo valore cresce esponenzialmente. Per esempio il P/E di Amazon è circa 92, quello di Microsoft 38, quello di Meta superiore a 40 e quello di NVIDIA, addirittura, 217.

Alibaba e intelligenza artificiale

C’è ancora un argomento da affrontare per stimare le possibili performance future delle azioni di Alibaba. Il colosso cinese ha, di recente, deciso di esplorare il settore dell’intelligenza artificiale. Il prodotto del colosso cinese che ha attirato l’attenzione è EMO, in grado di animare qualsiasi immagine statica generando espressioni facciali e movimenti.

Secondo alcune proiezioni, il mercato dell’AI raggiungerà, in Cina, un valore di 105 miliardi di dollari grazie ad un tasso annuo di crescita del 18% e l’azienda fondata da Jack Ma è pronta ad aggredirlo. D’altronde è già leader del mercato tech cinese in diversi ambiti, su tutti e-commerce e cloud computing.

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La Fed mantiene i tassi di interesse invariati nella riunione di marzo 2024

riunione fed marzo 2024

Quando è calato il sipario sulla riunione della Fed di marzo 2024, un’ondata di anticipazioni ha lasciato il posto all’assoluta certezza: i tassi di interesse federali rimangono invariati. L’attuale range target è compreso tra il 5,25% e il 5,50%. 

La decisione, allineata alle aspettative stabilite dalle previsioni della Fed, indica un approccio cauto nonostante il clamore per l’allentamento delle politiche monetarie. Ma cosa significa questo per l’economia, i consumatori e gli investitori? Questo articolo approfondisce le sfumature dell’ultima posizione politica della Fed, analizzando gli strati al di là della decisione principale.

Previsioni del mercato 

Quando siamo entrati nel 2024, il settore degli investimenti era pieno di ottimismo. Gli operatori di mercato speravano in una serie di tagli dei tassi, prevedendo fino a sei o sette aggiustamenti al ribasso. 

Tuttavia, le maree della realtà economica hanno attenuato queste aspettative. I recenti sviluppi e le analisi dei dati hanno portato a una revisione delle prospettive, con un consenso che si basa su tre tagli dei tassi previsti a partire da giugno. Questo aggiustamento riflette un cauto ottimismo, riconoscendo le sfide persistenti nel contenere l’inflazione, una nemesi che si è dimostrata più resistente del previsto.

Tendenze inflazionistiche e indicatori economici

Le tendenze inflazionistiche rimangono un determinante critico della traiettoria politica della Fed. Nonostante un calo dai livelli di picco, i tassi di inflazione sono aumentati sia a gennaio che a febbraio, come indicato dall’ultimo Consumer Price Index e dall’Indice dei Personal Consumption Expenditures Price Index, e sono ancora al di sopra dell’obiettivo del 2% della Fed.

Dati sull’occupazione e le loro implicazioni

La resilienza del mercato del lavoro, testimonia la forza sottostante dell’economia. Tuttavia, questa robustezza presenta anche un enigma per la Fed. L’aumento recente della disoccupazione, unito alla solida creazione di posti di lavoro, dipinge un quadro complesso per i policymaker, bilanciando tra il frenare l’inflazione e favorire l’impiego.

“Un forte aumento delle assunzioni di per sé non costituirebbe un motivo per trattenere i tagli dei tassi”, ha affermato Jerome Powell, presidente della Fed, aggiungendo che il mercato del lavoro di per sé non è motivo di preoccupazione riguardo all’inflazione.

Dettagli della riunione della Fed di marzo

Durante la riunione della Fed di marzo 2024, i membri del Congresso hanno stimato una riduzione complessiva dei tassi del tre quarti di punto percentuale entro la fine del 2024, segnando le prime diminuzioni dai tempi iniziali dell’epidemia di Covid-19 a marzo 2020.

Il livello attuale del tasso sui fondi federali rappresenta il picco più elevato degli ultimi 23 anni. Questo tasso determina i costi reciproci di prestito notturno tra le banche, influenzando diverse tipologie di debito per i consumatori.

Le anticipazioni riguardanti i tre possibili tagli emergono dal cosiddetto “dot plot” della Fed, un insieme di previsioni anonime rigorosamente analizzate dai diciannove membri del FOMC. Questo schema non offre dettagli circa la tempistica delle azioni previste.

Il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ha confermato che l’istituto non ha ancora precisato le tempistiche per i tagli, ma rimane nell’aspettativa che questi si realizzino, a patto che i dati economici siano favorevoli. Dopo la riunione, l’indice FedWatch del CME Group ha mostrato che i mercati dei futures attribuivano una possibilità del 75% al verificarsi del primo abbassamento dei tassi già nella sessione dell′11-12 giugno.

La commissione anticipa ulteriori tre tagli nel 2026, seguiti da altri due successivamente, fino a quando il tasso sui fondi federali non stabilizzerà intorno al 2,6%, che i funzionari ritengono essere il tasso neutrale, non incentivo né restrittivo.

Queste previsioni fanno parte del Summary of Economic Projections della Fed, che include anche proiezioni sul PIL, sull’inflazione e sulla disoccupazione. La distribuzione dei punti data ha rivelato un’inclinazione più aggressiva rispetto a dicembre, senza però alterare significativamente le stime per l’anno corrente.

Impatto sui mercati

In risposta alla decisione della Federal Reserve di mantenere i tassi stabili, Seema Shah, capo stratega globale di Principal Asset Management, ha dichiarato: “Powell ha forse mostrato le sue carte: ha bisogno di una buona ragione per non tagliare i tassi, piuttosto che di una ragione per tagliare i tassi. I mercati forse non avrebbero potuto chiedere di più alla Fed e le azioni festeggeranno”.

In effetti, mercoledì pomeriggio le principali medie sono salite dopo che la Federal Reserve ha pubblicato la sua decisione politica e le previsioni sui tassi. L’S&P 500 ha guadagnato lo 0,3% e il Nasdaq Composite lo 0,5%. L’indice Dow Jones Industrial Average che ha terminato la giornata con un aumento di 401 punti, ossia poco oltre l’1%. I rendimenti dei buoni del Tesoro hanno principalmente registrato una discesa, con il tasso di riferimento decennale che si è assestato recentemente al 4,28%, in calo di 0,01 punti percentuali.

Conclusione

L’ultimo appuntamento della Federal Reserve dipinge il quadro di una banca centrale a un bivio. Destreggiandosi tra il duplice mandato di controllare l’inflazione e di promuovere l‘occupazione, la Fed cammina sul filo della politica monetaria. Per i consumatori e gli investitori, il messaggio è chiaro: preparatevi a un paesaggio definito da aggiustamenti graduali e da un’osservazione vigile.

Mentre l’economia continua la sua danza con l’inflazione e la crescita, le strategie e le decisioni della Fed restano fondamentali. Ad ogni riunione e annuncio, i contorni del futuro economico diventano più chiari. Tuttavia, in quest’epoca di imprevedibilità, una verità rimane ferma: il cammino da percorrere è lastricato di passi cauti e di occhi vigili.

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Riunione BCE: risultati della conferenza di marzo 2024

Riunione BCE settembre 2024: le previsioni sui tassi di interesse

Questo articolo esplora i risultati della riunione della BCE di marzo 2024,  in calendario il 7 marzo 2024, analizzando le decisioni sui tassi di interesse, sui programmi di acquisto di attivi e sugli aggiustamenti nei quadri operativi.

Mentre la zona euro affronta cambiamenti inflazionistici e traiettorie di crescita economica, comprendere le risposte strategiche della BCE è fondamentale per professionisti finanziari, investitori e analisti politici.

Decisioni di Politica Monetaria della BCE  

In una mossa attentamente osservata dai mercati e dai responsabili delle politiche, il Consiglio Direttivo della BCE ha mantenuto invariati i tassi di interesse chiave, riflettendo un approccio sfumato alla fragile ripresa economica della zona euro e al calo dell’inflazione. 

La decisione di tenere i tassi delle operazioni di rifinanziamento principali, della facilità di prestito marginale e della facilità di deposito rispettivamente al 4,50%, 4,75% e 4,00%, sottolinea l’ottimismo cauto della BCE e l’impegno a garantire la stabilità dei prezzi.

Il contesto di questa decisione è un ambiente economico complesso caratterizzato da un’inflazione in calo ma da pressioni sui prezzi interni persistenti, in particolare dalla crescita dei salari. 

Le ultime proiezioni dello staff indicano una revisione al ribasso dei tassi di inflazione per gli anni a venire, con un’attesa media del 2,3% nel 2024. Queste forniscono uno spaccato delle sfide della BCE. Le cifre, insieme a previsioni di crescita ammorbidite, sottolineano il delicato equilibrio che la BCE mira a raggiungere tra il sostegno alla crescita economica e il contenimento dell’inflazione entro il suo obiettivo.

APP e PEPP

Una parte significativa degli aggiustamenti degli strumenti di politica monetaria della BCE riguarda il Programma di Acquisto di Attivi (APP) e il Programma di Acquisto di Emergenza Pandemica (PEPP). La decisione di lasciare che il portafoglio APP diminuisca si allinea con una strategia di normalizzazione graduale, allontanandosi dalle misure di sostegno monetario dell’era pandemica. La riduzione graduale del portafoglio PEPP, prevista per diminuire di 7,5 miliardi di euro al mese nella seconda metà del 2024, indica l’intento della BCE di ritirarsi con cautela dallo stimolo monetario espansivo, riflettendo una risposta al miglioramento, seppur ancora precario, panorama economico.

L’approccio della BCE alle operazioni di rifinanziamento è stato anche esaminato. Questa analisi sottolinea gli sforzi della BCE per affinare i suoi strumenti monetari, così da allinearli meglio alle condizioni economiche attuali e proiettate, garantendo che le disposizioni di liquidità alle banche siano coerenti con gli obiettivi di politica più ampi.

Questi aggiustamenti del programma non sono semplici modifiche tecniche ma segnalano una transizione più profonda nel paradigma di politica della BCE. Ridimensionando attentamente gli acquisti di attivi e ricalibrando le operazioni di rifinanziamento, la BCE sta navigando verso la normalizzazione, rimanendo allo stesso tempo abbastanza agile per rispondere a nuovi shock economici o sviluppi.

Prospettive Economiche 

La riunione di marzo 2024 ha messo in evidenza anche la pianificazione strategica a lungo termine della BCE, in particolare attraverso i cambiamenti al suo quadro operativo per l’attuazione della politica monetaria. 

La previsione di una crescita lenta nel 2024 suggerisce una zona euro alle prese con pressioni interne ed esterne, dai rapporti di debito pubblico elevati alle incertezze del commercio globale. Tuttavia, il rimbalzo anticipato nei consumi e negli investimenti dal 2025 al 2026 riflette la fiducia nella resilienza economica di fondo della regione e nel previsto allentamento delle pressioni inflazionistiche.

Questa sezione del rapporto della BCE enfatizza il ruolo delle politiche fiscali e strutturali di supporto insieme alle strategie monetarie. L’appello della BCE per una rapida attuazione del programma Next Generation EU e una maggiore integrazione nei mercati bancari e dei capitali sottolinea l’approccio multifaccettato necessario per affrontare le sfide economiche attuali e rafforzare la crescita a lungo termine.

Conclusione 

La riunione della BCE di marzo 2024 incapsula un momento critico nel panorama della politica monetaria della zona euro. Con decisioni di mantenere i tassi di interesse e di affinare programmi di acquisto di attivi e operazioni di rifinanziamento, la BCE bilancia attentamente le sue risposte immediate alle condizioni economiche attuali con i suoi obiettivi strategici a lungo termine. 

Mentre i tassi di inflazione si adeguano e le proiezioni economiche evolvono, le politiche della BCE continueranno a svolgere un ruolo cruciale nel plasmare il cammino della zona euro verso la ripresa e la stabilità.

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Riunione FED Gennaio 2024: tassi invariati

riunione fed gennaio 2024

Per il quarto meeting consecutivo, la Federal Reserve lascia invariati i tassi di interesse. Powell scettico sui tagli di marzo. 

In una mossa attesa dal mercato, nell’incontro della FED il 30-31 gennaio 2024 si è deciso di mantenere il tasso dei fondi federali tra il 5,25% e il 5,5%. Questa decisione segna una continuazione della posizione adottata da luglio 2023, riflettendo la strategia del comitato di fronte a indicatori economici buoni ma non consolidati. “Non abbiamo un mandato di crescita. Abbiamo un mandato di massima occupazione e un mandato di stabilità dei prezzi.” Così il presidente della Federal Reserve Jerome Powell commenta la riunione.  

Dalla forte ondata inflazionistica che nel 2022 ha toccato i suoi picchi più elevati degli ultimi quarant’anni, il Comitato Federale di Mercato Aperto (FOMC) ha intrapreso una politica monetaria rigida per riportare l’equilibrio nell’economia. Questo ha portato all’inizio di una serie di aumenti dei tassi di interesse a partire da marzo 2022, con l’obiettivo di contenere l’inflazione. Da allora, effettivamente, ha mostrato segni di rallentamento. Tuttavia, livelli di interesse così elevati non erano stati registrati da più di due decenni, creando nel mercato una pressione crescente affinché la Fed intervenga con un taglio nei prossimi mesi. 

Durante l’incontro della FED di gennaio 2024, il Comitato ha enfatizzato la sua intenzione di mantenere un elevato livello di vigilanza. Il bilanciamento dei fattori economici resta un compito delicato e non scontato: ridurre i tassi di interesse potrebbe infatti compromettere la tendenza al ribasso dell’inflazione, mentre, dall’altro lato, l’economia statunitense si trova a rischio di precipitare in una recessione. “L’inflazione è ancora troppo alta, i progressi in corso nel ridurla non sono garantiti e il percorso da seguire è incerto”, ha affermato Jerome Powell, nella sua conferenza stampa successiva alla riunione.

Nonostante tali dichiarazioni, i trader continuano a puntare su un taglio dei tassi che li porterebbe in un range tra il 3,75% e il 4% entro la fine dell’anno, in vista delle elezioni presidenziali. Ciò vorrebbe dire che la FED dovrebbe iniziare a tagliare i tassi costantemente con incrementi di un quarto di punto percentuale ad ogni riunione a partire da maggio. Per coloro che ancora ipotizzano un taglio a marzo, nella riunione della FED di gennaio Powell ha sottolineato: “Non penso che sia probabile che il Comitato raggiunga un livello di fiducia entro la riunione di marzo”. 

Per conoscere i prossimi appuntamenti della FED, consulta il calendario completo.

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Riunione BCE gennaio 2024: decisioni e prospettive

riunione BCE gennaio 2024

Nonostante le speculazioni del mercato, nella riunione BCE gennaio 2024 si è deciso di mantenere invariati i tassi di interesse. Questo riflette un approccio prudente in un contesto economico in evoluzione.

Mantenimento dei Tassi di Interesse

Il Consiglio Direttivo della BCE, nella sua riunione del 25 gennaio 2024, ha deciso all’unanimità di mantenere invariati i tre principali tassi di interesse. Ciò significa che i tassi di interesse restano fissati rispettivamente:

  • operazioni di rifinanziamento principali 4,5%
  • facilità di prestito marginale 4,75%
  • facilità di deposito 4%

Questa mossa si allinea con l’impegno della BCE a garantire che l’inflazione a medio termine si allinei al suo obiettivo del 2%.

Sul nostro blog puoi consultare il calendario completo dei prossimi incontri del Consiglio, nonché le decisioni prese dalla BCE a dicembre 2023. Se vuoi leggere queste informazioni in tempo reale e osservare il loro impatto sui prezzi e sul mercato delle criptovalute, scarica Young Platform, l’exchange crypto 100% italiano, supportato dalle maggiori banche italiane.

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Le dichiarazioni di Christine Lagarde

Christine Lagarde, Presidente della Banca Centrale Europea, ha commentato: “È probabile che l’economia della zona euro sia stata stagnante nell’ultimo trimestre del 2023 e debole nel primo del 2024. Tuttavia, alcuni indicatori puntano a una ripresa più avanti nell’anno. L’inflazione, scesa al 2,9% a dicembre, continuerà a diminuire nel 2024″. Ha sottolineato che è ancora prematuro discutere di tagli ai tassi di interesse. Questo perché la BCE deve procedere ulteriormente nel processo di disinflazione prima di poter essere certa che l’inflazione raggiungerà il suo obiettivo del 2%. 

Al World Economic Forum di Davos, Lagarde aveva evidenziato quali sono i fattori che la BCE sta attenzionando e che influenzeranno le prossime decisioni sui tassi di interesse.

Degna di nota è l’introduzione che ha scelto, sottolineando un cambiamento rispetto alla ‘normalità’ pre-2023. Se il periodo pandemico e post-pandemico è atipico e difficile da analizzare, nel 2023 abbiamo assistito a un processo di “normalizzazione”. Tuttavia, sostiene Lagarde con un gioco di parole, questa normalizzazione ci sta traghettando verso un periodo “non-normale”. Assisteremo, quindi, a un cambio di driver dell’economia globale e nuove modalità di crescita.

Il ruolo dei consumi 

Fino ad ora, i consumi hanno funzionato come un motore di crescita vitale, spinti da condizioni favorevoli che ora sembrano esaurirsi. Questo progressivo calo dei fattori positivi implica una trasformazione nella forza trainante dell’economia. 

I risparmi calano drasticamente 

Abbiamo assistito a una notevole riduzione dei risparmi in eccesso nelle economie avanzate, passando da una media del 10% a cifre vicine allo zero. Tale diminuzione, insieme al mercato del lavoro meno teso, potrebbe suggerire un calo nella potenza dei consumi come forza propulsiva dell’economia. Ciò potrebbe indicare un cambiamento nella dinamica di spesa dei consumatori, con potenziali impatti su vari settori.

Commercio globale

Al World Economic Forum di Davos, Ngozi Okonjo-Iweala, direttrice generale dell’Organizzazione mondiale del Commercio, commenta l’attuale situazione. L’Europa non riesce a seguire il ritmo delle grandi potenze, appesantita dalla situazione geopolitica. Tuttavia, grazie alla resilienza del commercio internazionale, ha potuto superare il taglio alle importazioni di energia dalla Russia dopo l’invasione dell’Ucraina.

Le prospettive del Consiglio Direttivo

Nella riunione BCE gennaio 2024, il Consiglio Direttivo ha evidenziato che le nuove informazioni confermano la precedente valutazione delle prospettive di inflazione a medio termine. Nonostante l’effetto base che causa un aumento dell’inflazione complessiva legato all’energia, la tendenza al ribasso dell’inflazione di fondo continua. Inoltre, gli aumenti passati dei tassi di interesse continuano a trasmettersi efficacemente sull’inflazione. “Le condizioni di finanziamento restrittive stanno temperando la domanda, contribuendo al calo dell’inflazione”, ha aggiunto il Consiglio.

Politica Monetaria: cosa succederà nei prossimi mesi?

Il Consiglio Direttivo rimane impegnato a riportare l’inflazione al target del 2% in tempi opportuni. Basandosi sulla sua attuale valutazione, il Consiglio ritiene che i tassi di interesse di riferimento della BCE, se mantenuti per un periodo sufficientemente lungo, contribuiranno significativamente al raggiungimento di tale obiettivo. Le decisioni future assicureranno che i tassi di riferimento siano fissati su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario, seguendo un approccio guidato dai dati per determinare il livello e la durata adeguati della restrizione.

Programma di Acquisto di Attività (APP) e PEPP

Durante la riunione BCE gennaio 2024, il Consiglio ha notato che il portafoglio dell’APP si sta riducendo a un ritmo misurato e prevedibile, dato che l’Eurosistema non reinveste più il capitale rimborsato sui titoli in scadenza. Riguardo al PEPP (programma di acquisto di emergenza pandemica), il Consiglio prevede di reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nella prima metà del 2024, riducendo il portafoglio del PEPP di una media di 7,5 miliardi di euro al mese nella seconda metà dell’anno, e terminando i reinvestimenti entro la fine del 2024.

Le reazioni degli analisti

Gli analisti, come Morgane Delle Donne, Responsabile della Strategia di Investimento Europa presso Global X, hanno notato che i mercati continuano ad anticipare una svolta più accomodante da parte della BCE entro l’anno.

Martina Daga, Economista Macro presso AcomeA SGR, ha sottolineato che il riconoscimento da parte della BCE dei progressi positivi sia in termini di inflazione sia sul mercato del lavoro mostra un approccio più morbido.

Nicolas Forest, CIO presso Candriam, ha evidenziato l’approccio della BCE basato sui dati piuttosto che su un calendario prestabilito, non aspettandosi un allentamento della politica prima di giugno.

David Chappell, Senior Fixed Income Portfolio Manager presso Columbia Threadneedle Investments, ha segnalato che Christine Lagarde ha lasciato aperta la possibilità di un primo taglio dei tassi a giugno.

Dopo la riunione BCE gennaio 2024, quindi, gli analisiti puntano su giugno. Invece, le previsioni del mercato fino a pochi giorni fa sembravano scommettere su una prima mossa ad aprile e un totale di cinque tagli dei tassi nel 2024.  Sembra inoltre inverosimile che la BCE proceda a un taglio dei tassi prima della FED. 

Revisione al ribasso delle stime di inflazione e crescita dell’Eurozona

La BCE ha rivisto al ribasso le stime di inflazione e di crescita dell’Eurozona per il primo trimestre del 2024. Emerse dal Survey of Professional Forecasters (SPF), l’indagine ha coinvolto 59 economisti ed analisti finanziari, condotta tra il 5 e il 10 gennaio.

L’inflazione è attesa in calo al 2,4% nel 2024 ed al 2% nel 2025 e nel 2026, con una revisione al ribasso rispetto alle precedenti previsioni. Queste revisioni al ribasso riflettono l’impatto di prezzi del petrolio inferiori alle attese e di un’attività economica più debole del previsto.

Le aspettative di crescita del PIL reale sono state anch’esse riviste al ribasso per il 2024 e il 2025. La frenata prevista è dello 0,6% quest’anno e un recupero all’1,3% il prossimo anno. Gli economisti intervistati si aspettano una leggera contrazione del PIL reale nell’ultimo trimestre del 2023, seguita da una lenta ripresa dell’attività economica nel 2024.

Le prospettive di crescita a lungo termine sono rimaste invariate all’1,3%, mentre le stime sulla disoccupazione sono rimaste sostanzialmente invariate rispetto alla precedente indagine.

Conclusioni

La riunione BCE gennaio 2024 conclude con un approccio cauto ma vigile alla politica monetaria, riflettendo l’impegno della banca centrale alla stabilità dei prezzi e alla crescita economica in mezzo a previsioni riviste e condizioni globali mutevoli. La decisione di mantenere invariati i tassi di interesse, insieme alle revisioni al ribasso delle stime di inflazione e crescita, indica un’attenta navigazione nel complesso ambiente economico.

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Recap crypto 2023: le news più importanti

Crypto news 2023: ecco le più importanti

Il 2023 è stato incredibile! Ci ha traghettato dal profondo bear market in un oceano di euforia. Quali sono state le notizie crypto più importanti che hanno segnato gli ultimi 12 mesi?

Si sa, vivere nel mondo crypto è un po’ come fare una capatina nella stanza dello spirito e del tempo di Dragon Ball, o sul pianeta Gargantua di Interstellar; un anno qui sembrano dieci nel “mondo reale”

Il 2023, nonostante sia stato per un lungo tratto un anno di bear market, non si è opposto a questa tesi; anzi, è stato ricchissimo di colpi di scena. Non sono mancati arresti, fallimenti, 100x, cause vinte, svolte dal punto di vista regolamentativo e nuovi sviluppi tecnologici. Ti ricordi tutto quello che è successo? Non per dubitare della tua memoria di ferro, ma è molto difficile. Ecco le news crypto più importanti del 2023!

Gennaio

La prima grande news crypto del 2023 risale al 21 gennaio, quando è stato lanciato Ordinals, un protocollo sui Bitcoin che ha permesso, per la prima volta, di creare NFT sulla sua blockchain. Questo nuovo trend è esploso velocemente, sono nate tantissime collezioni di token non fungibili su BTC. Negli ultimi mesi però, dati i “problemi” che le Inscription causano, qualche sviluppatore si è anche attivato per bandirle.

Febbraio

Febbraio è stato il mese in cui la Securities and Exchange Commission (SEC) ha iniziato a fare causa ad alcuni exchange, in particolare a Kraken e Coinbase. In quel periodo è anche arrivato l’airdrop di Blur, che da allora ha superato OpenSea diventando il marketplace NFT più utilizzato al mondo. Come dimenticarsi di Elon Musk che ha insignito della carica di CEO di Twitter il suo cagnolino Floki, innescando una meme season dominata da DOGE e dall’omonimo token.

Marzo

A Marzo il mondo finanziario è stato scosso da una serie di crolli bancari che, almeno per primi giorni, hanno ricordato al mondo che quello che è successo nel 2008 potrebbe accadere di nuovo. Silvergate Capital, Silicon Valley Bank, Signature Bank e Credit Suisse sono crollate evidenziando, ancora una volta, i limiti del sistema bancario tradizionale, costruito sulla fiducia e non sul valore reale. 

Nel terzo mese del 2023 abbiamo anche compreso quanto la struttura mondiale degli istituti di credito sia interconnessa e centralizzata e come il crollo di una banca possa innescare un effetto domino devastante, bruciando miliardi di dollari in pochi giorni o addirittura ore.

Bitcoin ha invece reagito benissimo alla situazione, dimostrando che il suo sistema monetario è anti-fragile e non ha bisogno di fiducia per funzionare. Sarà in quei giorni di paura che i grandi fondi di investimento, su tutti BlackRock, hanno deciso di smettere di ignorarlo?

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Aprile

Con l’inizio della primavera sono sbocciate le memecoin, prevalentemente grazie a Pepe, la crypto che si ispira alla rana più famosa del web. Il token, lanciato il 14 aprile “per gioco”, ha raggiunto in pochissimo tempo la capitalizzazione di mercato di 1 miliardo di dollari. Nei giorni successivi è anche stata listata sui principali exchange, su tutti Coinbase e Binance. Anche Dogecoin però, che per qualche ora è diventata il logo di Twitter (ora X), ha contribuito a innescare un’altra meme season del tutto inaspettata.

Aprile è stato anche il mese di qualche aggiornamento “più serio”. Shanghai, l’attesissimo update di Ethereum che permette agli staker di ritirare gli ETH bloccati sulla Beacon Chain è stato attivato con successo.

Maggio

La news crypto principale di maggio 2023 ha a che fare con la regolamentazione. Il 31/05 è infatti stato approvato il MiCA. I paesi dell’Unione Europea dovranno adeguarsi alla normativa, che sta entrando in vigore gradualmente in questi mesi, entro e non oltre la fine del 2024.

Giugno

Giugno è stato forse il mese più incredibile per quanto riguarda le news crypto del 2023. All’improvviso BlackRock, il più grande fondo di investimenti al mondo, ha presentato la richiesta di approvazione per il suo ETF spot su Bitcoin. Questo colosso finanziario gestisce più di 10 trilioni di dollari di asset e solo 1 su 576 prodotti che ha presentato alla SEC nel corso della sua storia non è stato approvato. Dopo la richiesta di BlackRock anche altri importanti fondi di investimento, tra cui Fidelity, Wisdomtree e ARK invest, hanno depositato la loro presso l’ente regolamentativo.

Gli esiti di questi procedimenti dovrebbero essere pubblicati nei primi giorni del 2024, secondo gli analisti di Bloomberg le probabilità che questi saranno positivi sono del 90%.

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Luglio

Se giugno è stato un mese positivo, luglio non è stato da meno, soprattutto dal punto di vista delle news crypto sul tema della regolamentazione. Giovedì 13 il giudice del distretto di New York, Annalisa Torres, ha emesso un’importante sentenza secondo la quale Ripple (XRP) non è una security. Nelle ore successive poi Coinbase, che era stato obbligato a sospendere il trading sulla crypto, lo ha riattivato.

La decisione della corte è stata una risposta forte alla guerra alle crypto portata avanti dal presidente della SEC Gary Gensler, e anche un precedente giuridico importante che potrebbe fare la storia del nostro settore.

Agosto

Ad agosto 2023 è uscita una news riguardante Michael Burry, uno dei primi investitori ad aver scoperto la bolla dei mutui subprime del 2008. Secondo alcune voci il trader prevedeva un altro crollo di mercato e aveva venduto allo scoperto (si era posizionato short) 1,6 miliardi di dollari per intercettarlo.

In realtà si trattava di una fake news, il trader aveva semplicemente acquistato due opzioni “put” dal valore totale di quasi 2 miliardi. Abbiamo approfondito la vicenda in questo video.

MICHAEL BURRY: la GRANDE SCOMMESSA contro il MERCATO

Settembre

Dopo le ferie estive anche il mercato crypto è ripartito: settembre è stato il primo mese rialzista dopo il crollo dei prezzi di quest’estate. Il prezzo di Bitcoin è salito del 10% circa e, anche se non è uscita nessuna news particolarmente bullish, il sentiment generale è nettamente migliorato.

Base, il Layer 2 di Ethereum sviluppato da Coinbase, ha attirato l’attenzione soprattutto grazie a Friend.tech, un social network decentralizzato che però non è riuscito ad imporsi nei mesi successivi.

Ottobre

Probabilmente questo è il mese in cui è iniziato il bull market, non solo per merito delle news crypto. Ad Uptober il prezzo di Bitcoin e anche quello di altre criptovalute è esploso a rialzo, in particolare Chainlink e Solana che hanno registrato rispettivamente un +45% e un +77%.

Inoltre, Cointelegraph ha riportato la news dell’approvazione dell’ETF spot su Bitcoin, poi rivelatasi falsa, ed è iniziato il processo FTX e, di conseguenza, la battaglia a colpi di testimonianze tra l’ex CEO Sam Bankman-Fried e la sua ex compagna Caroline Ellison.

Novembre

Se ottobre è stato bullish, novembre è stato incredibile. Il prezzo di SOL e AVAX è praticamente raddoppiato, mentre quello di Bitcoin ha registrato un +13%. In Argentina è stato eletto il presidente pro Bitcoin Javier Milei e SBF è stato dichiarato colpevole di tutti e sette i capi di accusa di cui era imputato.

Ma non solo, durante il penultimo mese abbiamo potuto apprezzare anche altre news crypto positive. BlackRock ha presentato la richiesta di approvazione per un’altro ETF spot crypto, questa volta con sottostante Ethereum e diversi colossi della finanza tradizionale, ad esempio J.P. Morgan e DZ Bank, hanno avviato nuovi progetti su blockchain.

Non è andata altrettanto bene a Binance e al suo CEO, Changpeng Zhao. L’exchange, che ha subito una sanzione record da 4,3 miliardi di dollari, e il suo amministratore delegato si sono dichiarati responsabili di diversi reati gravi e sono stati obbligati a patteggiare con il Dipartimento di Giustizia americano.

Dicembre

Ed eccoci arrivati a Dicembre, l’ultimo mese di questo rocambolesco 2023. Negli ultimi giorni è salita nuovamente Solana (SOL) sul palcoscenico del mercato, grazie alle news crypto riguardanti il suo smartphone e la memecoin Bonk.

Negli ultimi giorni è stata anche resa pubblica la data del nuovo aggiornamento di Ethereum soprannominato Dencun (Denab + Cancun)? Il 17 gennaio l’update sarà pubblicato sulla testnet Goerli, il 30 su Sepolia e il 7 febbraio su Holesky e nei giorni successivi sarà live sulla mainnet.

Le news crypto del 2023 sono state tante, e alcune davvero incredibili, ma le premesse per l’anno che sta per iniziare non sono da meno. Gennaio potrebbe essere un mese di svolta a causa della probabile approvazione degli ETF spot su Bitcoin e, ad aprile 2023, ci sarà il prossimo halving. Non ti resta che continuare a seguirci per rimanere sempre aggiornato.