Che cos’è e come funziona l’RSI, o indice della forza relativa

RSI: cos’è e come funziona

Cos’è e come funziona l’indice della forza relativa (RSI)? Scopri tutto su questo indicatore molto utilizzato per analizzare i mercati

Che cos’è e come funziona l’indice della forza relativa (RSI, dall’inglese “Relative Strength Index”), un indicatore di momentum inventato da J. Welles Wilder nel 1978 utilizzato da investitori e trader per l’analisi tecnica? L’RSI aiuta a identificare i momenti in cui un certo asset è ipercomprato o ipervenduto, offrendo spunti preziosi sui possibili movimenti futuri dei prezzi.

Quest’ultimo concetto può essere leggermente ostico da comprendere, soprattutto per chi si è appena approcciato al mondo del trading e degli investimenti. Attraverso questo articolo cercheremo di spiegare cos’è e come funziona l’RSI e come utilizzarlo.

Che cos’è l’RSI?

L’RSI è un oscillatore e si muove in un intervallo definito tra 0 e 100, valutando la velocità e il cambiamento dei movimenti dei prezzi di un asset. Per “sapere dove andare” mette in confronto i guadagni e le perdite medie in un dato periodo, solitamente 14 giorni. In altre parole, misura le recenti variazioni di prezzo e le restituisce ai trader e agli investitori che possono interpretarli per scorgere livelli di acquisto o di vendita.

Solitamente, quando l’RSI si trova su un livello basso, ovvero uguale o inferiore al valore 30, può essere un buon punto per posizionarsi long. Mentre quando questo supera il range dei 70 potrebbe essere saggio venderlo (o posizionarsi short) visto che, almeno secondo l’indicatore, l’asset preso in esame potrebbe essere sopravvalutato

Ovviamente l’RSI non è assolutamente sufficiente per svolgere un’analisi completa di un indice, un’azione o un bene. Nel caso di movimenti rialzisti dirompenti potrebbe rimanere stabile al di sopra del valore 70 per lunghi periodi di tempo, anche se l’asset in questione potrebbe essere in procinto di crollare.

Come funziona e perché è importante?

Come già anticipato l’RSI indica il momentum di un asset, ciò significa che se, ad esempio, ci troviamo in un periodo di mercato rialzista, l’indicatore salirà in modo proporzionale alla durata della performance positiva. Con i termini ipercomprato e ipervenduto, già anticipati nei paragrafi precedenti, ci si riferisce ad asset il cui valore di negoziazione è superiore a quello che l’indicatore definisce equo.

Per spiegare questo concetto in modo ancora più semplice si può dire che l’RSI confronta la forza di un asset nei giorni in cui il suo prezzo sale con quella dimostrata quando, invece, scende. Il risultato di questo confronto può dare ai trader un’idea dell’andamento di un titolo.


Una volta compreso cos’è l’RSI può essere aiutare in che modo, all’atto pratico, aiuta i trader e gli investitori a operare:

  • I trader possono usare l’RSI, insieme ad altre metriche, per provare a prevedere il comportamento di prezzo di un titolo;
  • Può essere usato per convalidare o invalidare le ipotesi degli investitori;
  • Mostra se un asset è ipervenduto o ipercomprato;
  • Segnala ai trader che effettuano operazioni sul breve termine punti di ingresso o di uscita.

Come calcolarlo

Infine, per concludere questa panoramica su cos’è e come funziona l’RSI possiamo analizzare il calcolo necessario per ricavarlo. Per capirlo bisogna ricordare che questo indicatore è pari a 0 quando la media degli incrementi del valore del titolo all’interno del periodo considerato è cento, mentre assume valore cento quando la media dei decrementi è 0.

RSI = 100 – 100 / 1 + RS

L’RSI si ricava utilizzando questa formula. Dove RS è uguale al rapporto tra il numero di giorni (nell’intervallo di tempo preso in considerazione) di rialzo e quelli in cui l’asset protagonista si è mosso a ribasso. Come già anticipato l’orizzonte temporale considerato è 14 giorni anche se qualcuno preferisce utilizzare questo indicatore per fasi più durature in modo da escludere i falsi segnali che i movimenti di prezzo possono restituire.



Che cos’è e come funziona il trading automatizzato

Trading automatizzato: cos’è e come funziona?

Che cos’è e come funziona il trading automatizzato? Una soluzione intelligente per la compravendita di asset 

Nel panorama finanziario contemporaneo il trading automatizzato si è affermato come una componente cruciale, rivoluzionando il modo in cui gli investitori interagiscono con i mercati finanziari. 

Questo sistema impiega algoritmi e quindi formule matematiche, per eseguire ordini di acquisto e vendita, affidando a un programma informatico il compito di operare secondo strategie di trading ben definite. Ma cosa implica esattamente questo approccio e quali sono i suoi vantaggi e svantaggi? Insomma, cos’è il trading automatizzato e come funziona?

Trading automatizzato: come funziona?

I sistemi di trading automatizzato si basano sull’uso di algoritmi o indicatori per determinare i momenti opportuni per comprare o vendere un determinato asset. Questi programmi informatici possono utilizzare indicatori, come per esempio l’RSI, il MACD e le bande di Bollinger, o analisi matematiche e statistiche più complesse. Una volta programmati, operano autonomamente, seguendo le direttive preimpostate. 

Uno dei principali punti di forza di questi strumenti è che permettono agli investitori di mantenere un approccio più distaccato, sebbene sia comunque necessario monitorare costantemente che tutto funzioni in modo corretto. Chi utilizza il trading automatizzato è tendenzialmente meno coinvolto emotivamente, un punto di forza quando si opera sui mercati finanziari. In questo settore le emozioni possono, infatti, condizionare o addirittura distruggere strategie corrette e costruite con razionalità.

Quanto è diffuso?

Sapere cos’è il trading algoritmico vuol dire anche conoscere quanto è popolare nel mondo. Questo mercato (o sottosettore) è in costante espansione, e sta conquistando gradualmente tantissimi investitori istituzionali (fondi di investimento e grandi banche) e retailer o investitori al dettaglio.

A livello globale il settore del trading è stato valutato 2 miliardi di dollari nel 2022, mentre il tasso di crescita annuo è del 7% circa. Questo significa che, secondo le stime, raggiungerà il valore di 3,5 miliardi entro il 2030. Il principale motivo della recente espansione è connesso alla crescente qualità di questi strumenti che sono diventati, nel tempo, sempre più precisi e affidabili

Trading automatizzato: vantaggi e svantaggi

Il trading automatizzato, come ogni tipo di operatività sui mercati, comporta dei vantaggi e degli svantaggi, dei rischi e delle opportunità. Non esistono ricette per il successo, ogni strategia o indicatore va collocato in un contesto ben preciso. Per questo motivo è necessario raggiungere un efficace grado di preparazione e determinate competenze prima di avventurarsi nel mondo del trading. 

Il discorso può essere diverso se si ha intenzione di acquistare un asset e detenerlo nel lungo periodo. Una strategia facile da impostare in questo senso è quella dell’acquisto ricorrente, che impone acquisti periodici a distanza di intervalli di tempo regolari. Se questa possibilità ti incuriosisce puoi esplorare la funzionalità “Salvadanaio” di Young Platform, un modo semplice di comprare crypto mediando il prezzo d’acquisto.

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Tornando al tema principale di questo articolo, ovvero comprendere che cos’è e come funziona il trading automatizzato vediamo i principali vantaggi e i punti di debolezza di questo tipo di operatività.

Vantaggi

  1. Minore coinvolgimento emotivo: il trading automatizzato, gli algoritmi e gli indicatori consentono ai trader di effettuare operazioni secondo una strategia rigida. Ciò è molto utile per evitare di agire in modo impulsivo e non farsi condizionare dal movimento dei mercati.
  1. Velocità di esecuzione: grazie al trading automatico gli ordini vengono eseguiti quasi istantaneamente, una volta che le condizioni preimpostate si verificano. In questo modo si può dedicare più tempo alla pianificazione della strategia e vivere serenamente la fase di attuazione.
  1. Capacità di gestire, contemporaneamente, diverse strategie: un sistema automatizzato può seguire più strategie o posizioni nello stesso momento. Così facendo diventa più facile ottenere un portafoglio sufficientemente diversificato, una componente fondamentale per il trading e gli investimenti.

Svantaggi

  1. Necessità di monitoraggio dal punto di vista tecnologico: contrariamente a quanto si possa pensare, anche il trading automatizzato richiede una supervisione. Se scegli di optare per questa soluzione devi essere consapevole che è necessario monitorare il funzionamento dell’algoritmo che regola il sistema.
  2. Rischi di prestazioni non conformi: le prestazioni passate non sono garanzia di risultati futuri, e ciò può portare a proiezioni eccessivamente ottimistiche.

In conclusione, dopo aver compreso che cos’è e come funziona il trading automatizzato, vale la pena ribadire che, sebbene offra numerosi vantaggi, non è esente da rischi. Ciò nonostante, il numero di operazioni gestito attraverso questa modalità è in costante crescita.

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Che cos’è il Deep Web? La parte “oscura” di internet

Che cos’è il deep web?

Internet è un mondo vasto e la maggior parte dei suoi utenti navigano soltanto la superficie. Scopri che cos’è il Deep Web, il mondo che sta al di sotto.

Internet è un oceano vastissimo che viene esplorato, dalla maggioranza dei suoi utenti, soltanto in superficie. Sapere cos’è il Deep Web vuol dire conoscere il World Wide Web nella sua interezza, e quindi anche cosa c’è nella sua parte sommersa e recondita.

Questo luogo virtuale è ricco di informazioni non indicizzate dai motori di ricerca standard. Quali sono i misteri del Deep Web? Scoprilo in questa panoramica completa.

Cos’è il Deep Web?

Il termine si riferisce a tutte quelle risorse online non catturate dai motori di ricerca tradizionali. Le tipologie di indirizzi non indicizzati sono pressoché infinite, e includono database scientifici, archivi digitali, registri governativi e qualsiasi altro contenuto che richieda un’autenticazione specifica per l’accesso

È importante sottolineare, spiegando che cos’è il Deep Web, non è intrinsecamente malevolo o illegale; al contrario, è essenziale per molte funzioni internet cruciali e serve come deposito per una quantità enorme di conoscenza e dati. Questa rete sommersa è utilizzata per svolgere tantissime attività dalle più utili e legittime a quelle più discutibili e illegali.

Deep Web: come funziona?

Una caratteristica fondamentale della parte sommersa di internet riguarda le sue modalità di accesso, da conoscere per avere ben chiaro cos’è e come funziona il Deep Web. In questo articolo non affronteremo i passaggi da svolgere per connettersi ma presenteremo una panoramica generale. 

Innanzitutto è fondamentale approdare sul Deep Web in modalità anonima dato che i siti che lo compongono sono nascosti e non indicizzati dai motori di ricerca. Per farlo, e raggiungere i siti dotati dell’estensione .onion, è necessario utilizzare la rete Tor (The Onion Router). Tale sistema consente di nascondere il proprio indirizzo IP, i dati in ingresso e in uscita dal proprio dispositivo e la propria identità.

In che modo? Facendo “rimbalzare” la propria connessione internet tra vari dispositivi sparsi in tutto il mondo. In questo modo, ad ogni rimbalzo, si perdono le informazioni relative a quello precedente e arrivano a destinazione senza le informazioni sul luogo di partenza. Negli ultimi anni accedere al Deep Web è diventato molto semplice, grazie, soprattutto alla nascita di browser pre-configurati.

Deep Web: i siti più curiosi

Come già anticipato nel paragrafo introduttivo spiegando che cos’è il Deep Web, la parte sommersa di internet può essere paragonata a una medaglia con due facce. Da un lato ci sono tutti i siti utili (per esempio quelli che si occupano di informare cittadini di paesi sottoposti a censura o controllati da regimi dittatoriali) e dall’altro quelli gestiti da organizzazioni criminali. 

In questo paragrafo ci concentreremo soltanto sulla prima tipologia, visto che non intendiamo dare visibilità a attività illegali di nessun tipo. Ecco i siti del Deep Web che potrebbe valere la pena visitare:

  1. Daniel: una versione evoluta di Hidden Wiki, la Wikipedia del Deep Web, più semplice e sicura da navigare. Su Daniel ci sono più di 7.000 indirizzi .onion suddivisi in categorie.
  2. ProPubblica: un sito per l’informazione libera creato da un gruppo di giornalisti investigativi insigniti del premio Pulitzer nel 2016 grazie ad un reportage sugli abusi sessuali.
  3. DuckDuckGo: è il browser principale del Deep Web anche se può essere utilizzato per navigare su internet in modo tradizionale senza che nessuno raccolga i vostri dati.
  1. Riseup: offre servizi di e-mail che non registrano l’attività degli utenti.
  1. Hidden Answers: la versione del deep web di Quora, Reddit o Yahoo. Uno spazio virtuale in cui fare qualsiasi tipo di domanda e ricevere una risposta.

Ora che hai letto questo articolo dovresti avere una panoramica completa su cos’è e come funziona il Deep Web, un vero e proprio mondo sommerso di informazioni e siti web non indicizzati dai principali motori di ricerca.

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Immutable: tutto quello che devi sapere

Immutable è un Layer 2 di Ethereum, progettato per ospitare applicazioni decentralizzate (dapp) che si basano sul gaming e sugli NFT. Ma non solo, questa blockchain si occupa anche di garantire agli utenti un’esperienza di gioco fluida.

L’innovazione principale di Immutable risiede nella sua capacità di offrire transazioni istantanee e a costo zero, mantenendo al contempo la sicurezza e la decentralizzazione garantite dalla blockchain di Ethereum.

Il progetto è nato dalla visione di rendere i giochi blockchain e il commercio di NFT accessibili a un pubblico più ampio. Il team di sviluppo ha da subito compreso che per farlo è necessario superare alcune delle principali sfide tecniche associate alle piattaforme blockchain tradizionali, come la scalabilità e l’elevato costo delle transazioni. Immutable ha già raggiunto incredibili risultati in questo senso è, infatti, in grado di elaborare oltre 9.000 transazioni al secondo.

Come utilizzare IMX su Young Platform

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Futures: cosa sono e come funzionano?

Futures: cosa sono e come funzionano?

Cosa sono e come funzionano i futures? Strumenti finanziari derivati molto utilizzati dai trader esperti

Cosa sono e come funzionano i futures? In pochissime parole: sono strumenti derivati che consentono agli investitori di speculare sul prezzo futuro di un asset. Entrando più nello specifico i futures sono contratti a termine, il cui valore è collegato a quello di un sottostante (underlying asset).

Questa definizione non ti basta per comprendere cosa sono e come funzionano i futures? Non ti preoccupare! Continua a leggere questo articolo e scopri tutto su questi strumenti derivati.

Cosa sono i futures?

I futures sono contratti standardizzati tra due parti che regolano, e impongono, la vendita e l’acquisto di un asset a un prezzo predeterminato in futuro. Esistono contratti futures su tantissimi diversi beni come le materie prime, gli indici azionari, i tassi di interesse, le valute e anche le criptovalute. 

Se sei interessato in modo specifico a queste “monete digitali” puoi fare un giro sulla nostra app. Al suo interno puoi acquistare Bitcoin e tantissime altre crypto.

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I futures che si basano su asset tradizionali sono negoziati in borse specifiche, come il Chicago Mercantile Exchange (CME) o l’Intercontinental Exchange (ICE) e tanti altri, mentre quelli sulle criptovalute sono scambiabili sui principali exchange del settore sia centralizzati che decentralizzati.

Ora che abbiamo definito questa tipologia di strumenti finanziari possiamo scendere più nel dettaglio per comprendere come funzionano i futures. Per capirlo è necessario prima spacchettare l’argomento in micro sezioni. Da adesso in poi, per comodità, ragioneremo su strumenti finanziari che si basano su Bitcoin; tieni, però, presente che il funzionamento è il medesimo anche per le altre tipologie di asset elencati in precedenza.

Come funzionano i contratti derivati?

Come già anticipato i futures sono contratti derivati. Ma cosa vuol dire questo? Ovvero, come funzionano queste tipologie di accordi? Questi contratti tra venditore e compratore impongono l’impegno nell’eseguire una transazione finanziaria in un dato momento. 

Una delle caratteristiche fondamentali che ancora non abbiamo inserito in questa “equazione” è il tempo. Al variare di questo infatti cambia anche la nomenclatura del prodotto derivato:

  • Futures: le transazioni vengono eseguite entro una data specifica;
  • Perpetual: non vi è una data prestabilita.

Un’altra componente chiave per comprendere che cosa sono i futures e come funzionano riguarda la garanzia del contratto. Entrambe le parti infatti devono obbligatoriamente vincolare del capitale per dimostrare che, al momento della transazione, saranno reciprocamente solvibili.

Se per esempio l’accordo prevede che in data 31/12 un utente dovrà vendere 1,00 BTC a un dato prezzo dovrà obbligatoriamente vincolare l’ammontare come garanzia. Allo stesso modo chi promette di acquistarlo deve bloccare del collaterale in moneta fiat per tutto il tempo in cui la “posizione” rimane aperta. Questo valore prende il nome di margine.

È anche possibile operare su questa tipologia di contratti derivati utilizzando la leva finanziaria. Così facendo si possono stipulare contratti dal controvalore superiore a quello depositato a garanzia (fino anche a 150 volte). Questo tipo di operatività comporta diversi rischi, soprattutto quello della liquidazione, che avviene quando il margine non copre più il valore della posizione. Solitamente questo accade in seguito a importanti e improvvise oscillazioni di mercato e implica la vendita forzata di tutti i fondi depositati all’interno del contratto.

L’ultima componente da analizzare, per avere una visione chiara e completa su come funzionano i futures e, in generale, tutti i contratti derivati, è la cosiddetta clearing house o controparte. Per aprire una posizione utilizzando questi strumenti finanziari è necessario affidarsi ad un exchange che aiuta compratori e venditori a “collaborare”.

Futures: come funzionano nello specifico

Dopo aver affrontato l’ampio argomento dei contratti derivati, vediamo che cosa sono i futures affrontando le caratteristiche specifiche di questi strumenti finanziari. Innanzitutto bisogna precisare che il prezzo di acquisto/vendita viene stabilito nel momento in cui si stipula in contratto. Inoltre, come già anticipato, i futures hanno una data di scadenza prestabilita. In quel frangente le posizioni vengono forzatamente chiuse e il titolare riceve l’ammontare (in dollari o in Bitcoin) deciso al momento della stipulazione.

Se, per esempio, un contratto prevedeva l’acquisto di 1,00 BTC, questo importo (o l’equivalente valore monetario in valuta fiat) viene addebitato sul conto del contraente il giorno della scadenza. Va da sé che la profittabilità di questa pratica dipende dal prezzo al quale è stato stipulato il contratto. Se Bitcoin, al momento della sottoscrizione del futures valeva 35.000$ e al momento della scadenza 45.000$, il titolare realizza un guadagno di 10.000$.

Infine, per avere anche una panoramica chiara a livello pratico di che cosa sono i futures, analizziamo i dati che gli exchange mostrano a chi opera utilizzando questi strumenti:

  • Data di scadenza: il giorno in cui il contratto verrà chiuso forzatamente;
  • Index Price: il prezzo attuale del sottostante, in questo caso Bitcoin;
  • Mark Price: il prezzo attuale del contratto derivato;
  • Open Interest: il controvalore totale dei contratti derivati aperti su un mercato;
  • Volume: l’ammontare monetario scambiato sul quel mercato, solitamente nelle ultime 24 ore;
  • Margine: il collaterale minimo per aprire la posizione;
  • Margine di mantenimento: nel caso in cui venga utilizzata la leva finanziaria questo indica l’ultimo prezzo al quale il collaterale è sufficiente per mantenere aperta la posizione. Nel caso in cui il prezzo del sottostante scenda al di sotto di questa soglia si attiva la liquidazione.

Conclusione

Ora hai una panoramica completa di che cosa sono i futures e come funzionano, devi tenere presente che sono strumenti derivati dedicati a trader di livello avanzato. Per utilizzarli nel modo corretto è richiesto un elevato grado di preparazione.

Se non hai mai fatto trading ma vorresti approcciarti al mondo degli investimenti potresti partire da qualcosa di più semplice, come l’acquisto ricorrente di criptovalute. Puoi testare questa funzione nella sezione “Salvadanaio” della nostra app.

Cosa vuol dire shortare? Il significato del termine spiegato

Shortare: il significato del termine nel trading

Qual è il significato di shortare o “vendere allo scoperto”? Scopri la strategia di trading utilizzata da chi vuole scommettere contro il mercato

Il significato di shortare, o posizionarsi short è quello di vendere degli asset (crypto, azioni o obbligazioni) presi in prestito con la speranza di ricomprarli in futuro ad un prezzo più basso. Il meccanismo dello short selling è una strategia di trading che può essere difficile da comprendere dato che comporta la vendita di asset che non si possiedono. Se hai già sentito nominare questo termine, ma non hai mai capito davvero il significato di shortare, scoprilo in questo articolo!

Significato di shortare: facciamo chiarezza

Come già in parte anticipato, il significato di shortare è letteralmente quello di “vendere allo scoperto” ovvero vendere asset (azioni, obbligazioni o criptovalute) che non si detengono. Ma come si può vendere qualcosa che non si possiede? Effettuare questo tipo di operazioni è possibile grazie agli exchange e ai broker, intermediari finanziari che prestano gli asset in loro possesso ai trader e permettono loro di venderli senza detenerli. Quando un trader shorta contrae un debito nei confronti di un intermediario finanziario e allo stesso tempo vende l’asset preso in prestito sul mercato

Se il prezzo dell’asset scende, il trader può comprarlo ad un prezzo inferiore, estinguere il suo debito nei confronti dell’intermediario e realizzare un profitto. Se invece il prezzo di questo asset sale, il trader dovrà comunque ricomprarlo per restituirlo e subirà quindi una perdita. Per questo motivo il significato di shortare è quello di  “scommettere contro il mercato”, ovvero puntare contro la salita del prezzo di un asset. Solitamente i trader shortano quando le condizioni del mercato fanno presagire un’imminente movimento ribassista dei prezzi.  

Lo short selling è stato descritto nel film “The Big Short”. Questa pellicola racconta la storia realmente accaduta di un gruppo di investitori convinti che il mercato immobiliare e il sistema bancario statunitense fosse sull’orlo del fallimento. Essi utilizzarono questa strategia di trading per guadagnare dall’esplosione della crisi del 2008. In altre parole scommisero contro il mercato vendendo azioni e obbligazioni che non possedevano.

Il significato di short selling spiegato attraverso una metafora

Se il significato di shortare ti risulta ancora difficile da comprendere, potrebbe essere utile utilizzare una metafora. Immagina di essere un* collezionista di sneaker e sapere in esclusiva che a breve uscirà una nuova versione in edizione limitata. Forse sei convint* che quelle che erano fino ad oggi, le “ultime uscite” perderanno parte del loro valore. Quindi provi a scommettere contro le scarpe già in commercio, anche se sono l’opzione più preziosa in circolazione. Potresti prendere in prestito un paio di scarpe, pagando un piccolo interesse per il “disturbo”, e subito venderle a prezzo pieno, per esempio a 200€. In questo modo realizzeresti un “profitto” di 200€, ma dovresti ancora restituire il paio di scarpe al tuo creditore (il broker o l’exchange, nel caso in cui si trattasse di un asset) e pagare l’interesse sul debito (una spesa che devono affrontare anche i trader quando shortano). 

Supponiamo ora che le tue previsioni si avverino, e che il prezzo delle vecchie scarpe scenda effettivamente a 100€ quando esce la nuova edizione. A questo punto potresti ricomprarle alla metà del prezzo, restituirle a chi te le ha prestate e guadagnare circa 100€, chiudendo la tua posizione short con un profitto. Se si verificasse però lo scenario opposto, ovvero il prezzo della scarpe “vecchie” salisse, saresti comunque obbligato a restituire al tuo creditore e perciò realizzeresti una perdita.

Come si fa a shortare?

Se questa metafora ti ha aiutato a capire il significato di shortare vediamo ora quello che avviene realmente quando si effettua un’operazione di short selling. La prima cosa da tenere presente è che nel mondo finanziario non avviene nessun prestito fisico degli asset che i trader vendono sul mercato. Le operazioni short, infatti, per poter essere processate, necessitano di un mercato liquido e ricco di scambi. Perciò è impossibile che un investitore non riesca a vendere un asset perché questo è stato prestato ad un altro. 

Tuttavia shortare è costoso, perché per poter vendere azioni, obbligazioni o criptovalute che non possiedono i trader devono pagare un interesse al broker o all’exchange. Scommettere contro il mercato è anche molto più pericoloso che puntare a favore, per via del rapporto tra rischio e rendimento sfavorevole. Questo perché quando si shorta, almeno che non si utilizzi la leva finanziaria, il massimo guadagno possibile è del 100% (se il prezzo dell’asset arriva a zero), mentre la potenziale perdita è illimitata, perché il prezzo di una criptovaluta, di un’azione o di un’obbligazione potrebbe teoricamente salire all’infinito. Per gestire questo rischio gli exchange e i broker utilizzano la margin call. Uno strumento che permette di avvisare l’investitore quando la sua posizione short sta per arrivare al limite, ovvero quando il denaro depositato non è più sufficiente per mantenere l’operazione di trading aperta. Quando un trader riceve una margin call può scegliere se chiudere l’operazione in perdita o aggiungere denaro al conto per mantenerla aperta.


Ora che conosci il significato di shortare ricorda che è una tecnica di trading avanzata, riservata ai più esperti.

JavaScript: cos’è e come funziona?

JavaScript: cos’è e come funziona

Cos’è e come funziona JavaScript, il linguaggio di programmazione per la creazione di contenuti dinamici

JavaScript è uno dei linguaggi di programmazione più diffusi al mondo, fondamentale per lo sviluppo di applicazioni web dinamiche e interattive. Gli sviluppatori utilizzano le linee di codice di questo linguaggio per creare esperienze coinvolgenti attraverso l’aggiunta di elementi interattivi e dinamici.


Ma cos’è JavaScript e come funziona davvero? Continua a leggere per scoprire la risposta a questa domanda.

Cos’è JavaScript?

Per rispondere, in breve, alla domanda “che cos’è JavaScript” si può partire dicendo che è un linguaggio di programmazione ad alto livello. Ciò significa che è progettato per essere facilmente comprensibile e leggibile dagli esseri umani

Gli sviluppatori lo utilizzano, principalmente, per aggiungere elementi interattivi e dinamici alle pagine web, sia da desktop che da mobile, e quindi migliorare l’esperienza dei visitatori. Un esempio pratico anche per i non addetti ai lavori? Gran parte delle grafiche che potete ammirare sui siti esistenti, i colori dinamici o i menù a discesa che si aprono con un “click”.

È stato creato nel 1995 da Brendan Eich come linguaggio di scripting di Netscape, tuttavia, si è fortemente evoluto negli anni, in modo graduale rispetto alla crescente popolarità dei motori di ricerca. Oggi, JavaScript è una componente essenziale nello sviluppo di server web, applicazioni mobili e videogiochi.

Come funziona

Innanzitutto, per capire come funziona JavaScript devi sapere che il suo codice viene eseguito sul dispositivo dell’utente finale, ad esempio il suo browser web. Ciò consente agli sviluppatori di creare pagine web interattive senza necessità di comunicazione continua con il server. Se questo linguaggio non fosse stato inventato le pagine web sarebbero rimaste statiche, noiose e tutt’altro che interattive.

Questo perché i linguaggi utilizzati in precedenza, e che ancora convivono con JavaScript, forniscono soltanto un markup, ma non consentono di introdurre azioni consequenziali (e logiche) a quelle dell’utente. Vediamo ora, nel dettaglio, alcune funzioni specifiche che caratterizzano questo linguaggio di programmazione, per conoscere a pieno che cos’è JavaScript e come funziona.

  1. Integrazione con HTML e CSS

JavaScript si integra senza soluzione di continuità con HTML e CSS, consentendo agli sviluppatori di manipolare la struttura e lo stile delle pagine web. È grazie a questa integrazione che i browser reagiscono alle azioni degli utenti.

  1. Scripting Client-side: 

Gli sviluppatori possono incorporare script JavaScript all’interno delle loro pagine HTML per renderle interattive. Questi script possono essere utilizzati per aggiungere funzionalità come la gestione degli eventi, la manipolazione del DOM (Document Object Model) e molto altro ancora.

  1. Interazione con il Browser

JavaScript fornisce un’interfaccia per interagire con il browser. Gli sviluppatori possono utilizzare JavaScript per gestire eventi come clic del mouse, pressione di tasti e caricamento della pagina. Questo consente loro di creare esperienze utente dinamiche e reattive.

  1. Gestione del DOM

Una delle funzionalità più potenti di JavaScript è la sua capacità di manipolare il DOM, ovvero la struttura di una pagina web. Ciò significa che, grazie a questo linguaggio di programmazione, gli sviluppatori possono aggiungere, rimuovere o modificare elementi HTML e attributi sulla pagina in risposta alle azioni dell’utente.

  1. Comunicazione con il Server

Anche se JavaScript è principalmente un linguaggio lato client, ovvero che viene eseguito sul dispositivo dell’utente finale (come il browser web su un computer desktop o un dispositivo mobile) è possibile utilizzarlo anche per comunicare con i server.

  1. Librerie e Framework

Esistono numerose librerie e framework JavaScript che semplificano lo sviluppo di applicazioni web complesse. Alcuni esempi popolari includono jQuery, React.js, AngularJS e Vue.js. Questi strumenti forniscono funzionalità aggiuntive e strutture per organizzare e gestire il codice JavaScript.

In sintesi, cos’è JavaScript? È un linguaggio di programmazione potente e flessibile che consente agli sviluppatori di creare esperienze utente dinamiche e interattive sul web. Con la sua integrazione senza soluzione di continuità con HTML e CSS, la capacità di manipolare il DOM e la vasta gamma di librerie e framework disponibili, JavaScript continua a rimanere al centro dello sviluppo web moderno. Con il costante miglioramento e l’evoluzione delle tecnologie web, il suo ruolo nell’ambito dello sviluppo web è destinato a crescere ulteriormente nei prossimi anni.

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Acquistare Flare (FLR) su Young Platform: da oggi si può!

Il trading e l’airdrop di Flare (FLR) sono arrivati

Da oggi puoi acquistare Flare (FLR) su Young Platform. Se invece eri eleggibile per il suo airdrop, controlla il tuo portafoglio!

Da questo momento puoi acquistare, vendere e custodire FLR su Young Platform! Le buone notizie, però, non finiscono qui. 

È in arrivo anche un airdrop per gli utenti che detenevano Ripple (XRP) a dicembre 2020. Gli utenti che sono elegibili si vedranno accreditato il saldo entro domani, venerdì 9 febbraio. Ecco cos’è Flare (FLR) e tutto quello che devi sapere sulla distribuzione gratuita di questo token e come si colloca nel contesto dei vantaggi previsti per i membri dei nostri Club.

Flare: tutto quello che devi sapere

Flare è una blockchain Layer 1 Proof-of-Stake che punta all’interoperabilità, una componente fondamentale per i progetti che intendono comunicare con applicazioni decentralizzate (dapp) e protocolli costruiti su altre blockchain. 

Il suo principale caso d’uso ha a che fare proprio con questa caratteristica. Come si legge nel suo whitepaper, pubblicato ad agosto 2020, la mission era quella di permettere lo sviluppo di smart contract sulle reti che non erano predisposte ad accoglierli.

La blockchain di Flare, che prima del rilascio della seconda versione si chiamava Spark, è sempre stata strettamente legata a Ripple e, in particolare, all’XRP Ledger, come dimostra l’airdrop dedicato agli holder dell’omonima criptovaluta.

Come utilizzare FLR su Young Platform

Ecco tutte le funzionalità disponibili per Flare(FLR) su Young Platform e Young Platform Pro:

  • Acquisto e vendita con EUR;
  • Acquisto ricorrente;
  • Creazione di un Salvadanaio Singola Valuta o Personalizzato;

L’airdrop di FLR: chi lo riceve?

Young distribuirà il token Flare (FLR) a tutti gli utenti che il 12 dicembre 2020, 00:00 UTC possedevano Ripple (XRP) sul proprio wallet. Il numero dei token Spark che ogni utente riceverà, dipende dalla quantità di XRP posseduti e sarà calcolato in base alla seguente formula:

Utente A = Importo di XRP detenuti dall’Utente A al momento dell’airdrop / Totale XRP detenuti da Young al momento dell’airdrop * Totale FLR ricevuti da Young per l’Airdrop.

Infine, i membri dei Club saranno contenti di apprendere che il vantaggio “airdrop reward” si applica a questa distribuzione gratuita di token. Ciò significa che questi utenti riceveranno una quantità progressivamente maggiore di token a seconda del Club ai cui appartengono:

  • Club Bronze +10%;
  • Club Silver +15%;
  • Club Gold +20%;
  • Club Platinum +25%.

Evergrande: la caduta di un gigante

Evergrande: azioni crollano dell’87%, cosa succede all’economia cinese?

La liquidazione di Evergrande, fallisce la seconda azienda immobiliare cinese più capitalizzata. Cosa sta succedendo al colosso?

Le azioni di Evergrande sono crollate a picco nella giornata di ieri e oggi le contrattazioni sulla stock sono state sospese. Il motivo è connesso alla decisione dell’Alta Corte di Hong Kong che ha ordinato la liquidazione del gruppo.

Qual è la storia recente di questo colosso del mercato immobiliare Cinese, cosa è successo dal 2021 a oggi e perché questo gigante sta soccombendo? Quali sono gli effetti che il default di Evergrande potrebbe sortire sul mercato cinene e globale? Dobbiamo aspettarci un’altra “crisi del 2008?”

Cos’è Evergrande?

Evergrande, precedentemente nota come Hengda Group, è stata fondata dall’uomo d’affari Hui Ka Yan nel 1996 a Guangzhou, nel sud della Cina. L’azienda si è inizialmente insediata nel mercato immobiliare per poi espandersi in altri settori. Attualmente Evergrande Real Estate gestisce più di 1.300 progetti in oltre 280 città della Cina mentre le attività del gruppo spaziano dalla gestione patrimoniale alla produzione di auto elettriche, alimenti e bevande. 

Evergrande possiede anche una delle squadre di calcio più importanti del Paese, il Guangzhou FC. Il suo fondatore Hui Ka Yan è stato in passato la persona più ricca dell’Asia e, nonostante il crollo della sua ricchezza dell’ultimo periodo, ha un patrimonio personale di circa 2,8 miliardi di dollari, secondo Forbes.

Crollo azioni Evergrande: l’inizio della crisi

Il crollo di Evergrande, un tempo secondo colosso immobiliare Cinese, che ha portato l’azienda a contrarre un debito di 330 miliardi di dollari è iniziato nel 2021, quando il default del colosso ha fatto tremare l’economia cinese. Le principali cause di questo crollo sono da attribuire alle politiche aziendali aggressive e al forte indebitamento degli anni passati. L’azienda aveva infatti richiesto prestiti per svariati miliardi di dollari dopo la pandemia di Covid-19 per provare ad entrare in alcuni nuovi mercati, tra cui quello delle auto elettriche e quello dei parchi a tema.

Queste mire espansionistiche sono però coincise con le nuove misure del governo cinese per controllare il debito. Ciò ha provocato una reazione a catena che ha obbligato Evergrande a svendere varie proprietà per far fronte al pagamento degli interessi sui prestiti. 

In quel frangente, nonostante i tentativi, Evergrande non è riuscita a ripagare i costi dei finanziamenti. Questo episodio ha poi obbligato Fitch, una delle più grandi agenzie di rating del mondo, a dichiarare la bancarotta del colosso. Ovviamente i mercati non presero bene la notizia, il titolo dell’azienda cinese crollò tanto da forzare la borsa di Hong Kong a mettere in pausa il trading sull’azione.

Il crollo di Evergrande da agosto a oggi

L’ultimo crollo delle azioni di Evergrande, prima di quello di ieri che ha obbligato la borsa di Hong Kong a interrompere nuovamente il trading sul titolo, è avvenuto alla fine di agosto. A causarlo era stata la pubblicazione del disastroso bilancio della società. Evergrande, nei primi sei mesi del 2023, aveva preso 4,5 miliardi di dollari accumulando un debito totale di 330 miliardi.

Questi dati le garantivano, e le garantiscono tuttora, un triste primato: quello della società più indebitata al mondo. Sempre ad agosto Evergrande aveva presentato un’istanza di fallimento chiedendo la protezione dei creditori che però non ha convinto né i creditori né l’Alta Corte di Hong Kong. D’altronde, già quest’estate, in pochi si aspettavano una risurrezione del colosso.

Il destino del gruppo cinese è dunque la liquidazione, in risposta alla sua incapacità di gestire l’enorme debito accumulato dal default del 2021 in poi. Il direttore esecutivo di Evergrande, Shawn Siu, ha definito “deplorevole” la decisione del regolatore di Hong Kong dichiarando poi che la compagnia si impegnerà per salvaguardare i diritti e gli interessi dei creditori sia nazionali che internazionali.

Il possibile impatto sul mercato Cinese

Salvare Evergrande da questo crollo avrebbe voluto dire compiere una delle più grandi ristrutturazioni del debito della storia. Tuttavia ciò non è avvenuto, e ora il fallimento potrebbe causare un effetto domino devastante per l’economia mondiale. Sono infatti 10 i fondi obbligazionari in credito nei confronti del colosso.

Inoltre, il problema che affligge il mercato immobiliare cinese non è localizzato ma bensì sistemico e sta colpendo anche altre realtà. Anche Country Garden, l’altro colosso nel settore del real estate del paese, recentemente ha faticato a pagare 22,5 milioni di dollari di cedole sulle sue obbligazioni. Questo perché è proprio l’intero mercato immobiliare cinese ad essere in crisi. Le vendite di immobili nei primi due trimestri del 2023 sono scese del 6,5% e il totale della superficie venduta è calato del 50% circa rispetto al 2021.

Il problema più grave però riguarda la dipendenza del mercato cinese rispetto a questo settore. Più del 25% del prodotto interno lordo (PIL) del paese infatti deriva proprio dal real estate. Insomma l’immobiliare è il motore di questa economia.


Infine la Cina, al contrario della maggior parte dei paesi occidentali, sta affrontando un periodo di deflazione, il fenomeno economico opposto rispetto all’inflazione. Quando questa si verifica i prezzi al consumo scendono e la crescita rallenta o addirittura si ferma. Questo scenario, insieme al possibile crollo del settore immobiliare che potrebbe avvenire dopo il collasso di Evergrande, potrebbe causare una crisi senza precedenti per il paese.

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Se ci basassimo sulla definizione di bear market per i mercati finanziari tradizionali, Bitcoin, in questi giorni, si troverebbe in una fase di mercato di questo tipo. Questa afferma che i cicli di mercato ribassisti iniziano quando il prezzo di un indice, come il Dow Jones, l’S&P 500 o anche Bitcoin per il mercato crypto, perde almeno il 20% del valore. Questo è esattamente quello che è successo dopo che gli ETF spot su Bitcoin sono stati approvati. 


Il mercato crypto, però, è completamente diverso da quello tradizionale, anche da questo punto di vista. Per dimostrarlo si può analizzare l’andamento di Bitcoin durante tutti i bull market passati: la crypto ha sempre subito importanti battute d’arresto, nonostante movimenti rialzisti incredibilmente esplosivi sul lungo periodo. 

Nel primo mercato “toro” della storia delle criptovalute, BTC ha dovuto affrontare un movimento del 20% ben 19 volte. Mentre per quanto riguarda l’ultimo ciclo (2020 – 2021), questo è successo ogni 73 giorni. Resta quindi da chiedersi dopo la recente correzione del prezzo di Bitcoin, se siamo in bull market o meno.

La discesa di Bitcoin dopo l’approvazione degli ETF

Nei giorni successivi all’approvazione degli ETF spot su Bitcoin abbiamo assistito ad un “sell the news”. Questo significa che il prezzo delle principali criptovalute del mercato è sceso in seguito all’evento. Il valore di Bitcoin ha dapprima raggiunto il punto di massimo annuale dei 49.000$ e poi crollato verso quota 41.500$, registrando un movimento del -15% circa in meno di quarantotto ore.

Nei giorni successivi poi il dump è continuato e ha portato BTC a sfiorare l’area dei 38.500$, dove è, finalmente, fatta sentire la domanda. Ora si trova sul livello dei 40.000$ dove sembra aver trovato un supporto da cui ripartire. Tuttavia, il livello da tenere d’occhio per capire se Bitcoin ha ritrovato il giusto equilibrio è quello dei 41.700$, se dovesse essere riconquistato potrebbe essere il punto di partenza per una nuova fase rialzista.

In ogni caso la price action di Bitcoin resta positiva sul lungo termine. La crypto ha registrato, da ottobre a dicembre, otto settimane rialziste consecutive e mancano meno di cento giorni all’halving, un evento storicamente positivo per il suo prezzo. Dopo quello del 2012 il valore di BTC è aumentato quasi del 12.000%, mentre nei mesi immediatamente successivi a quello del 2020 del 300% circa

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I bull market nella storia

Dopo aver analizzato i recenti movimenti del prezzo di Bitcoin possiamo confrontarli con i cicli rialzisti del passato. Innanzitutto dobbiamo specificare che, se prendiamo come punto di partenza questo ciclo rialzista il periodo immediatamente successivo al crollo di FTX, questo sarebbe il quarto ritracciamento superiore al 20% che affrontiamo. Ma quanti ne sono avvenuti nei cicli passati?

  • Febbraio 2011 – aprile 2013: in quello che molti considerano il primo bull market della storia il prezzo di Bitcoin è sceso del 20% o più in 19 occasioni, spesso molto vicine tra di loro. Il mese più difficile, che probabilmente fece dubitare tanti holder di BTC è stato giugno, per colpa di quattro crolli di prezzo molto ravvicinati tra loro.
  • Giugno 2015 – dicembre 2017: durante questo ciclo rialzista si sono verificati importanti movimenti a ribasso in media ogni 64 giorni. Il movimento di prezzo complessivo di Bitcoin in questo periodo è stato del +8.900%.
  • Febbraio 2019 – novembre 2021: la tesi secondo cui i crolli del 20% o più diventano meno frequenti al crescere dell’adozione di Bitcoin è corroborata da quanto accaduto nell’ultimo bull market. In quel frangente si è verificato questo scenario ogni 73 giorni.

Durante l’attuale ciclo, che dovrebbe essere iniziato a novembre 2022, il prezzo di Bitcoin sta affrontando crolli superiori al 20% mediamente ogni 102 giorni. Con il passare del tempo, BTC diventa sempre meno volatile, il che è normale visto che l’oscillazione del valore è inversamente proporzionale alla capitalizzazione di mercato e che questa sta continuando a crescere.

Cosa succederà in futuro? Bitcoin, con l’ondata di adozione che potranno portare gli ETF spot Bitcoin diventerà un asset sempre più stabile? Potrà mai essere paragonato agli indici più famosi del mercato azionario?