Gender gap nel settore crypto? La parola alle donne italiane

donne in crypto

Si parla spesso di gender gap nel settore dell’informatica e della finanza, e nel mondo crypto? Ecco la visione di 7 donne italiane. 

Chi frequenta l’ambiente fintech non ha problemi a nominare qualche CEO donna, e lo stesso possiamo dire per il settore crypto a livello internazionale.

Ma in Italia, considerando la piccola dimensione del mercato, a che punto siamo? 

Chi sono le donne che lavorano in prima linea e portano valore in questo settore ogni giorno?

Te ne presentiamo 7: Raffaella Aghemo, Cristina Baldi, Silvia Bosso, Enza Cirone, Francesca Failoni, Maria Magenes e Saveria Spezzano, tutte professioniste con esperienze ed età diverse.

Non solo scopriremo chi sono, ma abbiamo chiesto direttamente a loro cosa pensano della questione “gender gap” (disparità di genere) e cosa si possa fare per incoraggiare le donne ad avvicinarsi al settore crypto e blockchain.

La risposta di Enza Cirone

“A mio parere sarebbe necessario agire lungo due direttrici: le norme sociali e la formazione.

Da una parte, è necessario un cambiamento di approccio che si rispecchi nella società: più atti normativi che favoriscano la parità di genere e norme sociali che si riflettano in azioni concrete volte a garantire una reale rappresentazione delle donne nel settore blockchain (ad es. più donne nei consigli di amministrazione di grandi società). 

Dall’altra parte, dato il tecnicismo che caratterizza la tecnologia blockchain e il settore crypto, è opportuno fornire alle professioniste strumenti utili per poter essere competitive, incentivando progetti e corsi di formazione rivolti a donne, come il programma DLT Talents organizzato dal Frankfurt School Blockchain Center al quale ho avuto il piacere di partecipare.

Esempi come questo testimoniano come vi sia sempre più attenzione a questo tema e alle problematiche ad esso connesse e come alcuni degli strumenti idonei a garantire un futuro più equo e sostenibile per le prossime generazioni siano davvero a portata di mano. È ora di cogliere queste opportunità!”

Chi è Enza Cirone

Enza è una dottoranda di ricerca in European and Transnational legal studies presso l’Università di Firenze e il suo progetto di ricerca indaga le implicazioni legali di data protection della tecnologia Blockchain. Ha svolto periodi di ricerca presso la Commissione europea collaborando con il legal team della Unit for Digital Innovation & Blockchain della DG CONNECT, presso il Max Planck Institute for Innovation and Competition di Monaco di Baviera e sta attualmente lavorando presso la Corte di Giustizia dell’Unione europea.

È membro ricercatore dell’Associazione Blockchain Italia e del network internazionale Blockchain Ladies ed è associate member dell’unità di ricerca BABEL (Blockchain and Artificial Intelligence for Business, Economics and Law) del dipartimento di Economia and Management dell’Università di Firenze. È anche una alumna del programma di formazione DLT Talents organizzato dal Frankfurt School Blockchain Center.

La risposta di Saveria Spezzano – Women of Crypto

“Credo che le donne abbiano bisogno di esempi, modelli a cui ispirarsi, abbiano bisogno di essere incoraggiate.
Ricordiamoci che i tempi sono cambiati e che questo meraviglioso settore è aperto a chiunque abbia passione e voglia di aggiornarsi. 
La blockchain, come le crypto e l’innovazione in generale hanno bisogno di donne. Pensate a quanto tempo hanno perso le nostre nonne chiuse in casa a stirare, che noia

Ora tocca a noi.

Chi è Saveria Spezzano

Saveria ha una laurea in Economia e una magistrale in Tecnologia e gestione dell’Innovazione, con una tesi incentrata sul mondo degli NFT. Pugliese di nascita, ha vissuto prima a Roma e ora in Spagna. Con l’alias Women of Crypto, ha un canale YouTube dove parla di Blockchain e Criptovalute, e contemporaneamente si occupa del Marketing di un’impresa che sviluppa software, anch’essa molto attiva sul fronte gender gap in ambito STEM.

La risposta di Raffaella Aghemo

“In un momento storico in cui è importante riguadagnare fiducia nel futuro, occorre anche volgere uno sguardo più attento all’emisfero femminile, in termini di competenze, partecipazione e coinvolgimento.

Come ho spiegato anche in un recente lavoro, appare sempre più evidente una forte componente femminile nel settore delle nuove tecnologie e della blockchain!

Occorre, però, anche “accettare” la presenza delle donne in sempre maggiori ambiti, ma non nel senso di una “apertura di genere”, che già di per sé sarebbe giusta ed auspicabile, ma nel senso di una agognata “meritocrazia”, atta a premiare chi è preparato, senza badare a genere, estrazione sociale, etnia eccetera. Solo in questa maniera si incoraggeranno le nuove leve a proporsi, a rischiare, a lanciarsi in nuove e stimolanti sfide.”

Chi è Raffaella Aghemo

Raffaella è una Innovative Lawyer, consulente ed autrice di pubblicazioni su Intelligenza Artificiale e sulla blockchain che indagano i profili tecnologici alla luce di futuri scenari normativi. Co-Founder di Iusintech, team interdisciplinare tutto al femminile di supporto alle imprese nel nuovo panorama tecnologico

La risposta di Maria Magenes

“Questo settore, essendo molto giovane, può sicuramente sembrare complesso, quasi ostico, e non solo per le donne. Spesso si pensa che sia necessario un background tecnico, ma non è così. Semplicemente, per tutti i ruoli nel settore, c’è tanto da capire e tantissimo da imparare. C’è da rimboccarsi le maniche e uscire dalla comfort zone. Sicuramente una delle cose che mi sento di dire è che non c’è genere nell’apprendimento.

Quello che ho personalmente notato in questi 3+ anni nel settore è che tutti, uomini, donne stiamo imparando insieme. Non c’è mai stata discriminazione nei miei confronti e trovo che il miglior modo per attrarre talenti e donne, in questo mondo sia raccontare e condividere più che possiamo le nostre storie positive, storie di inclusività. A livello personale, rendersi disponibili a dare consigli.”

Chi è Maria Magenes

Maria è entrata nel mondo della Blockchain ed in particolare della Finanza Decentralizzata (DeFi) nel 2018. Oggi è Marketing Lead di Oasis.app, che permette l’accesso al protocollo Maker e la creazione del Dai. Inoltre collabora con Balancer e supporta diversi progetti relativi all’education sulla blockchain, tra cui DeFi Africa e She256. Precedentemente ha ricoperto per 2 anni il ruolo di Marketing Lead Europe & Africa per MakerDAO e per un anno quello di Head of Marketing ad Aave. Prima di entrare nel settore, è stata diversi anni parte del team di Marketing Strategy a Sky Italia. Maria ha studiato International Management all’Università Bocconi.

La risposta di Silvia Bossio

“Come diciamo sempre noi del Crypto bar, sarebbe un elemento incoraggiante dell’ottimo champagne contornato da studio generale del mercato crypto e blockchain

Non è una questione di genere, come ripeto da anni, ma di mente. Questo settore si muove velocemente, nuovi spunti di studio, nuove realtà, nuove esperienze da vivere e condividere. 

Non esiste il concreto bisogno di incoraggiare un’altra persona (donna o uomo), ognuno si crea la sua cultura per determinati bisogni e obiettivi. Sono dell’idea che essa non abbia confini, non esiste nessun genere, nessuna classe sociale o politica, non abbiamo bisogno di categorie, le quote rosa esempio, marketing per molti, valore di pochi. 

Il mio consiglio? 

Se interessa un determinato argomento, lo studio e l’informazione sono essenziali, é il pizzico di passione in più che fa il resto. “

Chi è Silvia Bossio

Silvia è una delle prime e poche donne in Italia ad aver percepito e cavalcato l’ondata tecnologica del settore Blockchain e Bitcoin.

Durante i suoi studi in merito fonda quello che si chiama adesso “The Timist” e scrive articoli per hobby sulle nuove tecnologie, firmandosi a volte con il suo alterego, Silvia Jones. Da oltre 5 anni si occupa di portare valore alla community italiana, è una delle Founder di Crypto Bar.  Community Manager di Seed Venture e Direttore Generale di Chainblock.

La risposta di Francesca Failoni

“Dalla mia esperienza professionale nel mondo blockchain ho capito che l’importante non è tanto parlare di donne e uomini quanto di persone che portano contributi nuovi e di valore, competenza e idee diverse. Questa tecnologia rivoluzionaria sta alimentando un settore professionale in costante evoluzione che oggi è rappresentato da una community in rapida crescita, dove il confronto è alla base e l’inclusione è fondamentale per delineare una prospettiva efficace sull’innovazione.

Non avere quindi paura di buttarsi e puntare a seguire la propria passione con determinazione e perseveranza, impegnarsi e aggiornarsi anche grazie alle nuove possibilità di formazione che si stanno sviluppando, perché ritengo sia il momento giusto e una reale opportunità per le donne di inserirsi in un campo variegato, aperto e ancora giovane, che non può avere una visione solo maschile ma che ha bisogno di noi per guardare al futuro!”

Chi è Francesca Failoni

Francesca è Chief Financial Officer e co-fondatrice di Alps Blockchain e Idromine, impresa che si pone l’obiettivo di rendere sostenibile il processo di mining legato alla tecnologia della blockchain in Italia. Laureata in Economia e Management presso l’Università degli Studi di Trento, attualmente frequenta il master in Management delle tecnologie, innovazione e sostenibilità presso Università degli Studi di Roma – La Sapienza. Durante il percorso accademico entra a far parte di Junior Enterprise dell’Università di Trento  (JETN) e guida il progetto del FintechLab per mettere in contatto le startup del territorio operanti nel settore Fintech e Blockchain. 

La risposta di Cristina Baldi 

“Nonostante il consistente divario tra il numero di investitori uomini e donne a favore del primo, è sicuramente di grande auspicio prendere atto del risultato dell’analisi compiuta durante lo scorso mese di Febbraio di N26 sul mondo crypto: negli ultimi tre anni la percentuale di donne che detengono Bitcoin è triplicata. Un dato interessante soprattutto se analizzato in un contesto più ampio dove la carenza di presupposti e delle condizioni per l’indipendenza finanziaria della donna è ancora una realtà di fatto.

L’adeguamento del gap salariale contribuirebbe sicuramente a spingere la propensione all’investimento femminile fino ad ora molto bassa e prevalentemente destinata a contribuire ai bisogni della famiglia soprattutto per quanto riguarda la gestione e la cura dei figli. Tale tendenza è da considerarsi un’evidenza storica il cui protrarsi ha determinato anche un allontanamento dell’interesse femminile dalle tematiche e dalla conoscenza delle opportunità esistenti sul mercato. Ecco perché iniziative di educazione finanziaria che prevedano livelli di coinvolgimento diversi sono da considerarsi una delle opportunità più utili per sensibilizzare, far conoscere e coinvolgere sempre più donne nelle possibilità di investimento esistenti sul mercato. 

Il mondo delle criptovalute peraltro offre di per sé un’ulteriore opportunità dettata dal fatto che non esistono soglie minime per entrare sul mercato. Se ne parla ancora poco, da un lato per questioni culturali dall’altro perché gli impatti mediatici legati a questo mondo non sempre positivi, creando reticenze e frizioni all’avvicinamento verso questo mondo.

Sono auspicabili iniziative di educazione finanziaria fin dalla scuola elementare che riescano a trasmettere in una fascia di età ancora poco segnata dagli stereotipi di genere che la crescita finanziaria come anche la possibilità di lavorare nel mondo delle tecnologie come la blockchain sono opportunità al pari di tutti. La sensibilizzazione di fasce di età più giovane può contribuire in modo reale a un cambiamento dello stato attuale delle cose, per osmosi e sicuramente per impatto creando un interesse sempre più importante e consistente anche per il mondo femminile nei confronti delle materie finanziarie.”

Chi è Cristina Baldi

Cristina ha un’esperienza ventennale come manager della finanza d’impresa, del credito e gestione dei rischi in aziende multinazionali e intermediari del credito. 

Specializzata nella tecnologia Blockchain e le sue applicazioni, aiuta le persone a fare operazioni consapevoli con le criptovalute e le imprese a definire i fattori per stare sul mercato in modo competitivo, associare ad essi i propri progetti di innovazione e le soluzioni finanziarie più idonee. Formatrice in tema di Blockchain e finanza d’impresa. 

Donne e crypto, a che punto siamo?

Gender Gap: Le donne nel settore crypto

Le donne comprano crypto? Quante sono lavoratrici nella blockchain? Quali progetti si dedicano a valorizzare la presenza femminile?

L’8 Marzo è l’occasione per parlare dell’emarginazione che ancora colpisce le donne in diversi contesti e in diverse misure, e di come si affronta.

Qual è dunque il loro ruolo nel mondo crypto? Scopriamo un po’ di dati sul rapporto tra le donne e la blockchain e alcuni progetti interessanti che si occupano di creare community al femminile. 

Nel settore crypto esiste un Gender Gap?

Lo studio sul gender gap nel settore crypto pubblicato da BlockFi a Settembre 2021 ha presentato il rapporto tra donne americane e criptovalute. I dati più significativi? Il 92% delle donne ha sentito parlare delle criptovalute, ma solo una su quattro (24%) ne possiede. Tra queste il 71% nel suo wallet ha BTC, il 42% DOGE e il 18% ETH, insomma si va sul classico! L’80% delle donne intervistate trova ancora difficile capire il settore e i suoi meccanismi e il 72% crede che comprare crypto sia troppo rischioso. BlockFi nota una crescita nella consapevolezza crypto, secondo il sondaggio il 45% delle donne ha detto di sapere come acquistare criptovalute mentre sei mesi prima, solo il 23% aveva risposto affermativamente alla domanda.

Questi dati di per sé raccontano che le donne dentro al mondo crypto sono ancora un gruppo ristretto, tuttavia ci troviamo nell’area limitata degli Stati Uniti dove le criptovalute sono nel discorso pubblico da più tempo rispetto al resto del mondo. Cosa succede a livello internazionale? Il Global Gender Gap Report del World Economic Forum di Aprile 2021 descrive una situazione ancora più lontana. La prima considerazione è davvero scoraggiante, dopo la pandemia COVID-19 ci vorranno 135 anni per colmare il gap di genere. Il report non ha una sezione specifica per lo spazio crypto, che può essere tuttavia compreso nei settori in rapida crescita come cloud computing, ingegneria, intelligenza artificiale. Nonostante in questo campo si registri una bassa partecipazione delle donne, è comunque più alta rispetto a quella di altri settori

Le criptovalute? Servizi finanziari per tutte! 

Come ha notato la CNBC, “le criptovalute sono uno strumento finanziario del 21° secolo con un problema del 20°: non ci sono abbastanza donne”. La disparità di genere nei servizi finanziari esiste da secoli, fin dalla loro nascita le criptovalute grazie alla decentralizzazione hanno promesso di fornire servizi finanziari a coloro che sono sempre stati emarginati, come donne e minoranze. Ma la strada da fare è ancora lunga come abbiamo visto dai report sul coinvolgimento delle donne nel mondo crypto. La situazione è ancora più spinosa se si combina il genere alle minoranze. Non è una novità l’esclusione delle donne dai servizi finanziari, per secoli le donne non hanno potuto sottoscrivere prestiti, ottenere mutui, possedere carte di credito senza avere un co-firmatario maschio. Ma anche le minoranze hanno affrontato le barriere del sistema economico. Queste pratiche discriminatorie sono completamente sparite? Sembrerebbe che intere fasce di pubblico si stiano avvicinando alle criptovalute per sopperire alla discriminazione finanziaria. Vediamo alcuni progetti e iniziative per avvicinare le donne alla blockchain e alla DeFi. 

Il Black Women Blockchain Council 

Olayinka Odeniran ha fondato nel 2018 il Black Women Blockchain Council dopo la North American Bitcoin Conference in cui degli 88 conferenzieri, solo 3 erano donne. L’obiettivo dell’associazione è “creare uno spazio sicuro che ispiri, formi e attivi una catena economica di talenti costituita da donne di colore che perseguono carriere professionali e imprenditoriali nel campo della blockchain e in quello fintech”. Il BWBC promuove la connessione, il lavoro, la condivisione e la crescita di uno spazio comune. 

Boys Club: concetti crypto spiegati sui social

Deana Burke è una delle fondatrici di Boys Club, una startup nata sul concetto di avvicinare più donne e persone non-binary nello spazio crypto e al Web3, la prossima fase di internet. Burke ha spiegato che il loro intento non è convincere le persone sulla “bontà” delle crypto o degli NFT”, ma rendere Boys Club uno spazio sicuro e leggero per le donne che sono curiose e vorrebbero fare qualche domanda. La community è vasta e comprende profili tra i più disparati come poetesse, fioriste, accademiche. Burke racconta: “stanno cercando di capire come la loro attività di agopuntura potrebbe muoversi nel Web3”. Boys Club si muove soprattutto sui social con il nome BoysClub.eth, con video ironici e che strizzano l’occhio alla cultura pop, spiegando concetti di base del mondo crypto. Che cos’è una DAO, in cosa consiste lo staking, come comprare criptovalute.

La prima indagine sulle donne lavoratrici blockchain in Italia 

L’Osservatorio Italiano Nazionale Blockchain (IBNO) insieme alla community internazionale Blockchain Ladies ha realizzato il primo studio sulle professioniste del settore dal titolo “Donne e Industria Blockchain. Indagine sulle carriere professionali e l’occupazione femminile in Italia e in Europa”. Oltre a presentare la situazione delle donne che lavorano nel settore blockchain, fornisce una panoramica di come questa tecnologia venga usata e le sue potenzialità per il futuro. Tra arte, mondo legale, imprenditoria. All’indagine hanno partecipato vari atenei italiani.

Dai risultati dello studio si può notare come la maggior parte delle donne che lavora con la blockchain appartiene alla fascia d’età tra i 26 e i 32 anni, mentre in Italia la fascia d’età si allarga fino alle over 50. Sul piano regionale, si registra “un forte sbilanciamento verso il Centro Italia in prevalenza, seguito dal Nord Italia e da una percentuale molto bassa per il Sud Italia”. In Europa il primato di donne e blockchain va alla Spagna, seguita da Germania e Portogallo. 

World of Women con The Sandbox

Gli NFT sono uno strumento con cui le artiste si stanno affermando nel mondo crypto, la collezione World of Women (WoW) di Yam Karkai è diventata famosissima proprio per questo. WoW è una collezione di 10 mila token non fungibili che rappresentano volti di donne di tutte le forme e colori, qualcuno le paragona ai CryptoPunks o alle Bored Ape e in effetti il loro successo sembra calcare le loro orme. Oltre a celebrare la fierezza e l’unicità femminile con la sua arte, Karkai insieme al suo team ha aperto anche un fondo per la promozione dell’arte crypto tra le donne.

Tra i collezionisti di WoW ci sono diversi personaggi, come Reese Witherspoon che ha intenzione di raccontare la collezione all’interno di un film. Le WoW sono inarrestabili: è stata appena annunciata una collaborazione con The Sandbox per portare gli NFT all’interno del Metaverso. La partnership prevede la creazione della WoW Foundation che con 25 milioni di dollari si occuperà di coinvolgere le donne nel settore della decentralizzazione. A The Sandbox presto comparirà uno spazio dedicato alla causa femminile, un museo virtuale in cui esporre la collezione e la WoW University che offrirà tutorial e guide per iniziare con il Web3. 

Cronje, addio a Yearn Finance e al mondo crypto

Cronje Yearn Finance

Andre Cronje, padre della finanza decentralizzata e di Yearn Finance, abbandona l’ecosistema DeFi per dedicarsi ad altri progetti

Andre Cronje, il creatore di Yearn Finance, saluta la DeFi dopo aver contribuito al suo sviluppo per 4 anni. L’annuncio è stato dato dal suo partner alla Fantom Foundation, Anton Nell, che si ritirerà insieme al collega. La notizia era nell’aria già da un po’: Cronje non ha mai nascosto la sua insofferenza nei confronti della community DeFi. Cosa succederà ora a YFI e agli altri protocolli che ha lanciato?

Andre Cronje abbandona Yearn Finance e la DeFi

Yearn Finance, lanciata nel 2020, è una blockchain che ha aiutato fin dall’inizio chi è interessato alla finanza decentralizzata. Il protocollo, sviluppato da Cronje, seleziona automaticamente le piattaforme di yield farming che danno le ricompense più alte, semplificando la vita a chi si occupa di DeFi. YFI è stata rilasciata nel 2020, e durante la ICO, il suo fondatore non ha riservato nessun token per sé.

Cronje ha lavorato nel mondo crypto fin dal 2018. Come mai ha deciso di dedicarsi ad altri progetti? In realtà, lo sviluppatore ha più volte mostrato profonda insofferenza nei confronti della community, specialmente verso la parte più interessata alla finanza decentralizzata. Senza peli sulla lingua, si è scontrato più volte con alcune persone sui social su temi come decentralizzazione e responsabilità, arrivando persino a definire la community “tossica”.

Andre Cronje ha sempre lavorato da solo, ma dopo che i suoi protocolli hanno cominciato ad avere successo, si è ritrovato criticato e attaccato per svariati motivi. “Non importa quello che fai, gli utenti saranno scontenti, e puoi star certo che te lo diranno” scrisse nel 2020. Alla fine, insieme ad Anton Nell, ha deciso di abbandonare il mondo crypto senza fornire alcuna spiegazione.

Cosa succede a Yearn Finance e alle altre dapp di Cronje

La community DeFi ha reagito in maniera poco ottimista all’annuncio di Cronje. Alcuni utenti gridano persino al “rug pull”, anche se in questo caso è un termine del tutto fuori luogo. Lo sviluppatore, infatti, ha solo detto che non supporterà più le sue dapp, ma ha lasciato la strada libera a chiunque voglia prendere il suo posto. Tutti i codici che ha scritto sono infatti open-source. Nonostante questo, YFI, FTM e il suo ultimo progetto SOLID sono scesi di prezzo.

Secondo la maggior parte degli esperti, però, l’abbandono di Cronje non interferirà con il funzionamento della DeFi. Uno sviluppatore del team di Yearn Finance ha criticato il panic selling generale, facendo notare che “Andre non lavora a Yearn Finance già da un anno”. James Hancock, ex-sviluppatore di Ethereum, ha ulteriormente spiegato la situazione. “Gli smart contract sono immutabili e non hanno bisogno della supervisione di Cronje per funzionare. [Cronje] sta solo interrompendo il supporto alle pagine web delle dapp”.

Cosa significa questo? Vuol dire che, semplicemente, andrà persa l’interfaccia grafica che permetteva agli utenti di interagire con la blockchain e le dapp. Questo non vuol dire che gli smart contract non avranno più valore, o che Yearn Finance smetterà di funzionare. I programmatori potranno continuare il lavoro di Cronje e creare nuove interfacce grafiche per rendere il protocollo più user-friendly.

La paura che tutti i token impiegati negli smart contract vadano perduti, quindi, è praticamente ingiustificata; le transazioni sono ancora conservate all’interno della blockchain. Cronje, poi, non seguiva più attivamente lo sviluppo né di YFI né di Fantom. L’ecosistema DeFi continuerà a sopravvivere anche senza uno dei suoi sviluppatori più brillanti. Questo è il vantaggio della decentralizzazione!

Crypto Attack: è online la web serie educational con Giovanni Muciaccia

crypto attack

Il conduttore televisivo, popolare per il programma tv “Art Attack”, collabora con la startup fintech per avvicinare le nozioni della blockchain e delle monete virtuali al grande pubblico

Torino, 23 febbraio 2022 – Una vera e propria web serie educational suddivisa in sei puntate, ideata per spiegare in modo semplice e comprensibile le criptovalute a un pubblico di giovani e non solo: si intitola “Crypto Attack” e va “in onda” sui canali di Young Platform, con il volto familiare di Giovanni Muciaccia nei panni del protagonista. Il conduttore televisivo sarà infatti l’instancabile divulgatore che, tra alterne vicende, svelerà alla community online come nasce un bitcoin, chi sono i “miners”, che cos’è la blockchain e tanto altro, con lo stesso stile che lo ha reso popolare presso una grande audience dai Millennial alla Gen Z grazie al noto programma “Art Attack”.

“Ogni sabato pomeriggio Giovanni ci ricordava in tv che ‘non bisogna essere dei grandi artisti per fare dell’arte’: una frase in apparenza semplice, ma che ci ha ispirato moltissimo perché lo stesso vale per le criptovalute – osserva Andrea Ferrero, amministratore delegato di Young Platform -. Forse non bisogna essere dei grandi esperti per capire il mondo crypto, ma bastano un po’ di stupore di fronte alla complessità delle nuove tecnologie e di creatività nel voler conoscere una nuova materia. E chi meglio lo poteva dimostrare di Giovanni, col suo spirito ‘forever Young’?“.

Più di un terzo dei Millennial ritiene che le criptovalute sostituiranno presto i contanti, le carte di credito e di debito. All’opposto, tra gli over 55 prevale la diffidenza per il timore di una bolla finanziaria e l’impressione di avere a che fare con uno strumento a bassa liquidità. Un terzo degli intervistati non ha idea di come funzionino e il 40% ne ha una comprensione solo parziale. I più giovani probabilmente adotteranno le monete virtuali più rapidamente, in Italia il 14% di loro (età 18-34 anni) ha già comprato o venduto criptovalute (dati Deutsche Bank, 2020), ma hanno bisogno di essere educati su questo nuovo mondo.

Su questo fronte, Young Platform è impegnata da sempre, nel comunicare nozioni corrette e informazioni accurate riguardo tematiche di economia tradizionale, crypto e tecnologia blockchain, attraverso i contenuti dell’Academy online. Gli utenti alle prime armi vengono inoltre coinvolti attraverso l’app Young Platform Step che, attraverso modalità di gamification, permette loro di camminare e rispondere a quiz riscattando il token YOUNG, per ogni sfida e obiettivo completato. Un approccio edutainment perfettamente coerente con lo stile comunicativo di Muciaccia.

Una pizza, un trenino o una cassetta di frutta: tra semplici metafore e ingegnosi espedienti artistici, il conduttore riuscirà sempre a trarsi d’impaccio spiegando in video brevi (non più di 2.30 minuti), concetti relativi alle criptovalute apparentemente distanti dal linguaggio comune.

Ho sempre cercato di imparare e raccontare ai miei figli qualcosa che faccia parte della loro contemporaneità e del nostro futuro – rivela Muciaccia –. Perciò, quando Young Platform mi ha contattato chiedendomi di partecipare a questo progetto, mi è sembrata un’ottima occasione. Ho scoperto solo allora, parlandone a casa, che mio figlio più grande conosceva già Bitcoin e le criptovalute. È stata una vera sorpresa. Ho riflettuto molto e il progetto ha assunto un significato decisamente diverso. Da persona curiosa quale sono, ho passato molto tempo in riunione con il team di Young Platform per cercare di capire, metabolizzare e realizzare una serie di ‘attacchi d’arte’ capaci di rappresentare con metafore e similitudini un mondo difficile e stimolante come quello delle criptovalute. È stata un’esperienza davvero interessante per me e, spero, per tutti quei bambini, ormai decisamente adulti, che sono cresciuti con Art Attack”.

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Dogecoin registra il marchio per impedire truffe

Dogecoin registra il suo marchio crypto anti truffe

Nel mondo crypto per evitare usi impropri e truffe è fondamentale registrare marchi e proprietà intellettuali. Scopri il caso Dogecoin!

Il settore crypto è giovane e in formazione perciò ogni occasione è buona per trarre insegnamenti e consigli utili. Il caso del marchio di Dogecoin e dei suoi tentativi di registrarlo ci porta a riflettere sull’importanza di una certificazione per i progetti su blockchain. 

La Dogecoin Foundation registra i marchi di DOGE in Unione Europea

“Un grande successo. È una piccola vittoria che sembra così irrilevante visto tutto quello che sta succedendo nel mondo, ma è un passo importante. Dato un numero crescente di tentativi in malafede di registrare marchi per “Doge”, “Dogecoin” e anche per i loghi creati per Dogecoin da Christine Ricks, da parte di persone e organizzazioni, non avevamo altra scelta che registrarli per proteggere tutti i buoni shiba nella community di Dogecoin”, questo è il testo del tweet apparso il 2 Marzo 2022 nel feed della Dogecoin Foundation. Nomi e loghi sono stati registrati con una pratica datata 13 gennaio 2022, presso l’European Union Intellectual Property Office con lo scopo di impedire che vengano sfruttati per truffe o estorsioni. 

Quindi sono vietati i meme Dogecoin?

Un Dogecoin enthusiast ha prontamente commentato la bella notizia sollecitando chiarimenti sull’uso dell’immagine della crypto per creare meme o simili. Potrà essere ancora sfruttata? Come trattare i meme creati prima del deposito del marchio? Ottimo spunto direttamente dalla community unita sotto il segno dei meme! Jens Wiechers, membro del consiglio esecutivo della fondazione, ha spiegato: “il problema non è (e non è mai stato) l’uso in meme, ecc, ma i tentativi di persone completamente non affiliate con Dogecoin per registrarli, che hanno davvero senso solo se vogliono poi estorcere direttamente la comunità o il progetto Dogecoin, gli sviluppatori, la fondazione, ecc”. Lunga vita ai meme! A proposito, lo sai che è appena partito il Meme Contest di Young Platform?

Perché Dogecoin registra il suo marchio crypto anti truffe?

Dopo mesi di inattività, ad Agosto 2021 la Dogecoin Foundation si è rimessa in motoper supportare sviluppatori, progetti intorno alla meme-coin, il futuro stesso della blockchain. Da quel momento ha affrontato diversi problemi relativi all’uso del suo nome e del suo logo. Tutto perché il marchio non è stato protetto al momento della sua creazione nel 2014. Negli Stati Uniti Dogecoin ha cominciato a competere con almeno una dozzina di altri enti che volevano registrare il nome “Dogecoin” all’U.S. Patent and Trademark Office. Sembrerebbe che esistano più di 100 criptovalute non legate alla Dogecoin Foundation che ne usano ugualmente il nome

Le battaglie per il marchio Dogecoin 

Oltre al centinaio di progetti crypto che usano il nome “Dogecoin” c’è anche un’azienda nelle Isole Cook che porta lo stesso nome della meme-coin. Questa reclama la priorità sul nome dal momento che la Dogecoin Foundation, con sede in Colorado, era stata abbandonata per diverso tempo. Sempre ad Agosto la Fondazione ha inviato una lettera a un progetto nominato Dogecoin 2.0 chiedendo di cambiare il nome.

La lezione del caso Dogecoin? Registrare i marchi di un progetto crypto alla nascita. Tra l’altro ottenere il copyright per le criptovalute non è sempre una passeggiata, non è come ottenere il nome per un esercizio commerciale, un bene o un servizio generico. La questione è stata affrontata a proposito della vicenda del marchio Dogecoin, anche dal Wall Street Journal. Con marchio si intende una parola, un nome, un simbolo o una frase usata per identificare e distinguere un prodotto o un servizio. Tuttavia per una criptovaluta potrebbe essere complesso dimostrare di essere un prodotto o un servizio, quando viene usata principalmente come mezzo di scambio. 

Inoltre un marchio per essere registrato deve essere legato in maniera univoca a un ente, un’azienda o una fondazione. Il rischio per Dogecoin era non essere associato alla Dogecoin Foundation ma semplicemente alla criptovaluta. L’USPTO (l’equivalente statunitense dell’European Union Intellectual Property Office) si è già espresso riguardo al termine “Bitcoin”, troppo ampio e descrittivo di generici servizi di pagamento online per essere considerato un vero e proprio marchio. Potrebbe essere veramente difficile rivendicare una proprietà intellettuale se un nome non registrato dovesse cadere nel dominio pubblico.

Cosa sta succedendo al mining di Bitcoin in Russia?

bitcoin mining

La guerra tra Russia e Ucraina ha messo in crisi il mondo, ma il mining di Bitcoin va avanti. Ma per quanto durerà ancora?

Nonostante la guerra tra Ucraina e Russia, il mining di bitcoin non si ferma. Considerando che nel 2021 l’11,2% dell’hash rate globale si trovava in Russia, molti si aspettavano un crollo di Bitcoin simile a quello avvenuto quando la Cina ha bandito il mining. Invece, la maggior parte delle mining pool continua a minare criptovalute, e il valore del mercato crypto ha retto il colpo.

Il mining di Bitcoin in Russia

L’instabilità geopolitica russa in seguito alle pesanti sanzioni ha scalfito anche il settore crypto. Nonostante la blockchain sia slegata dagli asset tradizionali, Bitcoin ed Ethereum hanno comunque seguito un trend ribassista prima di risalire. Ma come sono stati colpiti i miner russi?

Alcune pool internazionali, come Flexpool.io, hanno bloccato le attività dei miner russi. La mining farm, impegnata soprattutto nel mining di Ethereum, ha sospeso tutte le attività con sede in Russia. “Di solito non ci immischiamo in faccende politiche… ma questa non è solo politica. Chiediamo scusa ai nostri miner russi, molti di voi non supportano la guerra. Ma state comunque supportando la vostra nazione” scrive un rappresentante della mining pool su Reddit.

Altre mining pool, invece, continuano ad andare avanti col loro lavoro. Whit Gibbs, CEO della statunitense Compass Mining, ha affermato che le loro strutture di mining in Russia sono lontane dal conflitto, precisamente in Siberia. Perciò, nonostante la guerra, i super-computer della mining pool continueranno a supportare la rete di Bitcoin. Cosa significa questo per la Russia?

La criptoeconomia e la guerra

La presenza delle forze russe in Ucraina ha sconvolto le persone e i mercati, e gli Stati occidentali hanno rapidamente risposto con vari pacchetti di pesantissime sanzioni economiche. Banche, società e personalità importanti in Russia si sono ritrovate tagliate fuori dal sistema economico globale nel giro di una settimana. L’imminente esclusione della Russia dal sistema di pagamenti interbancari SWIFT, poi, potrebbe rivelarsi il colpo di grazia per il rublo russo. 

Ma dove la moneta fiat non arriva, potrebbe arrivare Bitcoin. Vista la massiccia presenza di società di mining presenti in Russia, la domanda interna di energia è elevata, e potrebbe aumentare ancora di più se il governo dovesse decidere di supportare ufficialmente le criptovalute. A quel punto, sarebbe possibile convertire il gas naturale in potenza di calcolo e potenziare il mining di bitcoin, invece di venderlo alle nazioni europee. Questa tattica è già stata sperimentata dall’Iran, nazione esclusa dal sistema SWIFT nel 2012.

Bitcoin: un modo per evitare le sanzioni?

Sarà questa l’arma di Putin per evitare il collasso economico della sua nazione? Probabilmente no. Infatti, il Ministero dell’Economia russo ha recentemente proposto una legge che vieta l’utilizzo di criptovalute come sistema di pagamento. La decentralizzazione potrebbe non essere vantaggiosa per il governo russo, che ha preferito proteggersi dalle sanzioni siglando vari accordi economici con la Cina.

Bisogna poi ricordare che le transazioni in Bitcoin non sono anonime ma pseudonime, e con i giusti mezzi è possibile risalire ai proprietari dei wallet. Questo esclude anche che gli oligarchi russi spostino gran parte del loro patrimonio in asset crypto, visto che le sanzioni sarebbero in grado di colpirli anche sulla blockchain! Con un blockchain explorer, il governo USA può identificare le transazioni degli oligarchi sanzionati, e punire chi accetta i pagamenti. Ogni tipo di commercio con la Russia è illegale, e questo vale anche per gli asset digitali.

Bitcoin in Ucraina: le donazioni e il ruolo delle crypto

Donazioni in Bitcoin in Ucraina, quanto valgono le crypto

La solidarietà mondiale passa attraverso le donazioni in Bitcoin in Ucraina. La decentralizzazione è l’arma vincente nelle crisi? 

Il conflitto in Ucraina ha scosso le coscienze in tutto il mondo, la guerra ha avuto un forte impatto sul mondo come lo conosciamo. Compreso quello finanziario. È il primo caso nella storia in cui arriva la notizia di una nazione sotto assedio che chiede donazioni in criptovalute. Che ruolo possono giocare le crypto nei momenti di crisi? Ecco una panoramica delle questioni legate al conflitto russo-ucraino e alle criptovalute.  

Premessa: le criptovalute sono neutrali

Il sistema di Bitcoin è stato ideato nel lontano 2008 per offrire un’alternativa al sistema finanziario centralizzato. Tutte le criptovalute, essendo decentralizzate, non sottendono alle regole delle Nazioni. Nel bene e nel male. Come si comporta qualcosa di completamente indipendente dagli stati in situazioni in cui i protagonisti sono i governi e le forze politiche? Gli eventi geopolitici di questi giorni accelerano la consapevolezza sull’utilizzo di Bitcoin come sistema di pagamento incensurato, che continua a funzionare anche quando i governi e le banche sono in difficoltà. Sia Ucraina che Russia stanno guardando alle criptovalute come risorsa. La prima per finanziare la resistenza, l’altra per difendersi dalle sanzioni imposte per incoraggiare il ritiro dell’esercito.

I volumi delle transazioni e degli acquisti di criptovalute in questi due paesi è aumentato notevolmente. Intanto dopo un parziale crollo cominciato con l’invasione dell’Ucraina il 24 Febbraio 2022, il prezzo di Bitcoin è tornato a salire chiudendo a 43.193 dollari il 28 Febbraio. Ha registrato così un aumento del più 14% in sole 24 ore. 

Le richieste dell’Ucraina: bloccate i wallet russi

Mykhailo Fedorov, vice primo ministro e ministro della trasformazione digitale dell’Ucraina, ha invitato i broker e gli exchange di criptovalute a bloccare i conti degli utenti russi e bielorussi. Tuttavia questo genere di operazioni non possono essere compiute senza una giustificazione legale ad hoc. Il CEO di Kraken Jesse Powell, per esempio, ha detto che l’exchange “non può congelare i conti dei nostri clienti russi senza un requisito legale per farlo”. All’illegittimità giuridica di bloccare i wallet russi, si unisce il proposito degli exchange di salvaguardare i cittadini russi che non sono coinvolti nel conflitto: Binance ha riferito di non voler congelare unilateralmente i conti di milioni di utenti innocenti.

Yulia Parkhomenko, capo del gruppo di esperti di asset virtuali presso il Ministero della trasformazione digitale dell’Ucraina, ha rivelato l’intenzione di intraprendere un percorso per ottenere i permessi legali per farlo. Sull’accanimento nei confronti dei cittadini russi, Parkhomenko ha commentato: “questa è una misura necessaria. Non c’è modo di identificare chi finanzia la guerra e chi no”.

In Russia? Rublo a picco ed esclusione dalla SWIFT

Anche in Russia si teme una corsa agli sportelli bancari, il rublo infatti è ai minimi storici e gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno annunciato l’esclusione della Russia dal sistema SWIFT. La Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication (SWIFT) è un network di pagamenti che coinvolge istituzioni finanziarie di tutto il mondo, non farne parte significa essere disconnessi dal sistema finanziario internazionale. La principale funzione della SWIFT è fornire un sistema di comunicazione per le transazioni di denaro su scala globale. Secondo la BBC lo SWIFT è usato da 11mila banche in 200 nazioni, e ogni giorno viene usato per più di 40 milioni di trasferimenti di denaro.

Nel comunicato della commissione europea si legge: “mentre le forze russe scatenano il loro assalto su Kiev e altre città ucraine, siamo decisi a continuare a imporre alla Russia dei costi che la isoleranno ulteriormente dal sistema finanziario internazionale e dalle nostre economie”. Le sanzioni dell’Unione Europea prevedono anche delle restrizioni alla Banca Centrale Russa nel caso in cui si adoperi per aggirare i provvedimenti. Tutto ciò potrebbe portare la Russia ad incentivare l’uso di sistemi come Bitcoin per eludere l’isolamento. 

Le donazioni in Bitcoin in Ucraina

In Ucraina per evitare il collasso del sistema bancario, i prelievi di denaro sono stati limitati e, in un secondo momento, congelati. Il tasso di riserva obbligatoria delle banche è sotto attacco, non a tutti i clienti può essere garantito il prelievo dei loro risparmi. Nonostante la soluzione sia comprensibile, questo ha portato diversi problemi agli ucraini. In questo scenario entrano in gioco le criptovalute che in questo particolare momento può portare un aiuto significativo a chi è in difficoltà.

Proprio per questo le crypto vengono usate per raccogliere e distribuire donazioni. Gli aiuti al popolo invaso stanno viaggiando su blockchain, le criptovalute sembrerebbero essere il modo più efficace per far arrivare aiuti economici all’Ucraina dall’estero, ora che i sistemi bancari sono compromessi. Il 26 Febbraio 2022 il profilo Twitter ufficiale dell’Ucraina ha pubblicato i suoi indirizzi chiedendo donazioni in criptovalute (BTC, ETH, USDT e ora anche DOT), ma anche altri enti hanno lanciato l’appello. Come UkraineDAO, l’organizzazione decentralizzata che con NFT della bandiera ucraina, raccoglie fondi per le organizzazioni locali che stanno aiutando chi è stato colpito dall’invasione. La DAO è stata fondata da Nadya Tolokonnikova, di Pussy Riot il gruppo punk rock femminista di Mosca conosciuto per difendere i diritti LGBT e per l’opposizione a Putin. 

UkraineDAO è sostenuta da personalità crypto di spessore come Stani Kulechov, CEO di Aave

Quando si tratta di trasferire i propri soldi è sempre buona norma assicurarsi che i progetti o le associazioni dietro alle raccolte fondi siano affidabili. Le community crypto su Reddit si stanno muovendo per segnalare le truffe. L’informazione è il primo passo per far arrivare la tua donazione a chi ha bisogno.

I millennial sono la generazione di Bitcoin

Bitcoin Millennial

Nonostante le incertezze del mercato, i millennial sono la generazione più interessata a Bitcoin e alle altre criptovalute

Negli USA, i millennial (cioè i nati tra il 1981 e il 1996) sono stanchi degli asset finanziari tradizionali e preferiscono Bitcoin, secondo uno studio di Morning Consult. La ricerca, condotta tra luglio e dicembre 2021, ha interessato 50.000 persone.

Con le nuove tecnologie che arrivano sempre più velocemente, rimanere al passo può essere difficile: per questo è più probabile che la generazione dei baby boomer rimanga ancorata ad asset tradizionali come azioni, oro o ETF. I millennial, d’altro canto, hanno trovato rifugio nelle nuove promettenti tecnologie come la blockchain e Bitcoin.

La stabilità finanziaria che manca ai millennial

Sempre secondo Morning Consult, nel 2022 c’è stato un aumento di persone che non sentono di essere economicamente stabili. Per “stabilità finanziaria” si intende la serenità che ciascuna famiglia ha nei confronti delle proprie finanze. Una coppia di trentenni che non riesce ad arrivare a fine mese, o un lavoratore con un basso stipendio che non può permettersi di riparare la sua macchina, sono esempi di bassa stabilità finanziaria.

Secondo la ricerca, sono soprattutto i millennial ad aver accusato questo calo. La paura delle nuove varianti di Covid, l’inflazione e le crisi internazionali hanno portato questa categoria di persone ad avere sfiducia nelle istituzioni economiche classiche, mentre la generazione dei baby boomer non teme particolarmente questi imprevisti.

Bitcoin, la tecnologia che piace ai giovani

Nel 2022, si può dire che le crypto siano entrate di prepotenza tra gli asset “mainstream”. Lo studio di Morning Consult mostra che il 24% degli intervistati possiede criptovalute. Il dato è molto più interessante quando visto in prospettiva: il 31% degli intervistati possiede un account di brokeraggio, mentre il 23% ha i suoi soldi in un conto deposito.

Le crypto, quindi, hanno addirittura superato uno dei metodi di risparmio ritenuti più sicuri e stabili, cioè i conti deposito delle banche! E, ovviamente, la maggior parte di questa crescita è dovuta ai millennial. Meno del 10% dei baby boomer possiede crypto, mentre, a dicembre 2021, il 48% dei millennial intervistati possedeva Bitcoin o altre criptovalute.

Tuttavia, la ricerca mostra anche che la maggior parte dei millennial che possiede crypto è “un uomo con uno stipendio molto alto”. Il 25% degli intervistati, infatti, guadagna più di 100mila dollari, una cifra che sicuramente lascia ampio spazio per supportare numerosi progetti.

Perché i millennial puntano sulle crypto

La domanda nasce spontanea: perché proprio i millennial credono nella blockchain? Soprattutto negli USA, l’inflazione è aumentata vertiginosamente negli ultimi mesi, come effetto degli aiuti elargiti dal governo per combattere i danni della pandemia. I millennial hanno visto nelle criptovalute una risorsa alternativa e un potenziale da non lasciarsi scappare, allo stesso tempo supportando una tecnologia decentralizzata come quella della blockchain.

I baby boomer, almeno per le questioni finanziarie, sono molto legati a un rapporto diretto con il broker della propria banca. Ti ricorda qualcosa? Un sistema centralizzato, gerarchico, dove chi non si interessa di finanza lascia che a gestire i propri risparmi sia un’altra persona. Dall’altra parte, i millennial sono una generazione abituata alle nuove tecnologie, ai social, e alle community online. La condivisione della conoscenza, unita alla facilità e all’immediatezza con cui adesso è possibile acquistare un’azione o una criptovaluta, ricorda i sistemi decentralizzati della blockchain.

I millennial quindi sono più propensi a credere in Bitcoin perché sono più fiduciosi nell’impatto positivo che le nuove tecnologie possono avere sulla vita quotidiana e finanziaria. Possiamo quindi aspettarci che anche la generazione Z seguirà lo stesso trend? Anche loro avranno la stessa fiducia nelle crypto? Sicuramente le grandi istituzioni finanziarie non staranno a guardare. Proprio lo studio di Morning Consult esorta le banche a prepararsi alla blockchain. “I professionisti finanziari devono conoscere le criptovalute per soddisfare la curiosità dei clienti… chi si limita a guardare dagli spalti rimarrà indietro”.

Everest: l’hub del Web3 su The Graph

The Graph Everest

The Graph è fondamentale per tutto l’ecosistema della blockchain. Ecco come una sua dapp, Everest, contribuisce a supportare i progetti crypto

The Graph è una blockchain molto particolare. A differenza delle altre criptovalute più blasonate, The Graph vuole essere invisibile all’utente finale, ma utilissima per chiunque sviluppi nell’ecosistema crypto.

Il protocollo serve a rendere più efficienti le applicazioni decentralizzate, punto cardine delle crypto di nuova generazione. The Graph accelera il processo di ricerca dei dati nella blockchain, indicizzandoli e rendendoli più accessibili.

Inizialmente nato solo per Ethereum, il network si è ampliato fino a diventare indispensabile per quasi tutte le blockchain. Ma The Graph non è solo una rete di supporto! Everest, un registro universale di tutti i progetti crypto, è stata la prima dapp a essere lanciata sul protocollo, nel 2020: vediamo come funziona e quanto è utile!

Everest, un vero “registro universale” su The Graph

È facile perdersi nell’immenso panorama dei progetti basati su blockchain. Tra protocolli DeFi e nuove DAO che nascevano di continuo, la community crypto sentiva il bisogno di una directory organizzata ma decentralizzata per schedare tutte le dapp – già lanciate o ancora in sviluppo.

Ed ecco che entra in gioco Everest: una dapp decentralizzata, basata su The Graph ma non legata a nessuna blockchain specifica, che contiene al suo interno un registro di 1574 progetti. Questi progetti sono tutti legati al Web3, e sono divisi in macrocategorie per facilitarne la ricerca.

Tra i progetti possiamo trovare DAO, dapp, fondi, organizzazioni no-profit e molto più! Ogni progetto ricade in una categoria ben definita: tra di queste troviamo, per esempio, DeFi o Governance, ma anche le categorie Ambiente e Beneficenza. C’è davvero di tutto, e questo è il grande vantaggio di Everest: la facilità con cui chiunque può aggiungere ed esplorare i progetti crypto.

Sei curioso e vuoi dare un’occhiata alle applicazioni innovative basate su blockchain? Ti basta andare sul sito della dapp per saziare la tua curiosità. Oltre a questo, è anche uno strumento fondamentale per chi sta cercando progetti da supportare: se il creatore di una dapp è particolarmente attivo e aggiorna costantemente i dati presenti su Everest, sta sicuramente inviando un buon segnale a potenziali partner economici!

Come funziona Everest

L’obiettivo di The Graph con Everest è creare un hub globale dove ospitare tutti i progetti crypto aggiornati. Ogni progetto ha un’identità garantita sulla blockchain di The Graph attraverso un token ERC-1056, e grazie a un sistema di controllo decentralizzato è anche possibile eliminare o modificare dei progetti già esistenti qualora si riscontrino delle anomalie.

Il primo passo per apparire su Everest è aggiungere un progetto. Per farlo bisogna pagare una quota d’iscrizione pari a 10 DAI (circa 10$), che finiscono nella riserva di Everest. Il creatore del progetto è anche il suo proprietario, e può scegliere di delegare il controllo oppure passare lo status di proprietario a qualche altro utente della blockchain. Ogni progetto può anche avere dei rappresentanti. Il sistema dei rappresentanti è gerarchico, e quindi i membri più importanti hanno più poteri rispetto agli utenti meno importanti.

Ma se il sistema è open source, cosa impedisce a un utente qualunque di listare e fingere di essere il proprietario di un progetto? Proprio per evitare questo, Everest ha studiato un metodo per contestare i progetti listati. Chi apre una contestazione blocca 10 DAI e impone una votazione. Le ragioni possono essere varie, dai dati non aggiornati alla proprietà di un progetto di una persona che in realtà con quel progetto non ha nulla a che fare. Se la contestazione viene approvata, chi l’ha aperta riprende i DAI bloccati e ne guadagna ulteriori 9. Se la contestazione viene respinta, i 10 DAI finiscono nella riserva di Everest.

Gli utenti della dapp possono votare sulle contestazioni, e ricevere dei DAI se lo fanno, ma solo se hanno già aggiunto un progetto su Everest. I voti dei progetti più longevi “pesano” di più, e hanno più valore rispetto ai voti dei progetti appena inseriti sulla piattaforma. 

Il registro unico per un Web3 decentralizzato

Grazie a Everest, l’ecosistema di The Graph ha messo le basi per un ecosistema davvero decentralizzato. Il sistema di contestazione di Everest e la community attiva del mondo crypto assicurano che il registro riporti dati corretti e funzioni anche senza nessun controllo centralizzato.

Il team di sviluppo di Everest spera che il loro registro diventi sempre più ampio, e dare modo a tutti di trovare informazioni sicure e affidabili sui loro progetti crypto preferiti.

Polkadot: tutto sulla seconda asta per le parachain

Polkadot Parachain Coin

Polkadot comincia a ingranare: dopo il successo della prima asta, adesso ci si gioca i posti per altre 5 parachain

Si è appena chiusa la seconda asta per accaparrarsi il diritto di programmare una parachain su Polkadot! Dopo che il 18 dicembre sono andate online le prime 5 parachain, la blockchain di Gavin Wood ha aperto altri 5 slot.

Le parachain sono delle blockchain “parallele”, che si basano sulla rete principale, ma possono essere programmate a seconda dei bisogni della singola applicazione. Acala, che ha vinto la prima asta tenuta per le parachain, è un progetto DeFi precedentemente basato su Ethereum. Moonbeam, invece, è una blockchain che facilita le transazioni cross-chain tra le piattaforme più utilizzate. Casi d’uso diversissimi, ma basate sulla stessa blockchain: questa è la particolarità di Polkadot!

Come funzionano le aste su Polkadot

La scalabilità e l’interoperabilità promesse dalle parachain allettano molti sviluppatori, ma come funzionano le aste su Polkadot? Il funzionamento è molto semplice. Ci sono 100 slot per le parachain. Questi slot vengono messi periodicamente all’asta in gruppi di 5, a una settimana di distanza l’uno dall’altro, in un ciclo infinito. Infatti, chi vince l’asta ha diritto a utilizzare quella parachain per un tempo limitato, di solito di due anni. L’integrità del network è garantita dai DOT che vengono “bloccati” durante l’asta,  poi restituiti a chi ha contribuito al progetto alla fine del prestito.

Attualmente l’algoritmo sta verificando a chi andrà il decimo slot, l’ultimo di questo gruppo. Le parachain dei progetti vincitori andranno live l’11 marzo, e non mancheranno di portare una boccata d’aria nell’ecosistema di Polkadot!

Efinity

Efinity è la piattaforma che ha vinto l’asta il 31 dicembre, raccogliendo 7,7 milioni di DOT con più di ventimila partecipanti. La piattaforma, sviluppata dal team che ha creato Enjin, supporterà lo scambio di NFT.

Efinity punta tutto sull’interoperabilità e sulla scalabilità della parachain. Il team di sviluppatori, infatti, ha aspramente criticato il mercato NFT di Ethereum. “Gli artisti sono costretti a lavorare con commissioni enormi, smart contract poco flessibili e un’interoperabilità poco chiara”. Al contrario, su Efinity lo scambio di token sarà intuitivo e immediato, “e gli utenti potranno godersi le loro opere d’arte senza preoccuparsi di come funziona la rete su cui stanno operando”.

Composable Finance

Composable Finance ha vinto il settimo slot con più di 6 milioni di DOT. L’obiettivo della parachain è creare una DeFi cross-chain, che faciliti lo scambio di token e smart contract tra tutte le blockchain layer 1.

La vision di Composable Finance è creare un ecosistema “blockchain-agnostic”, ossia compatibile con token di qualunque blockchain, che sia così semplice da far entrare la DeFi nel mondo della finanza mainstream.

Centrifuge

Centrifuge ha vinto l’ottavo slot con più di 5,4 milioni di DOT. La sua mission è riassunta nel concetto di “Real World DeFi”, ovvero una finanza decentralizzata ma basata sul “mondo reale”. Il suo obiettivo è simile a quello di Composable Finance, ma con alcune differenze.

Centrifuge porta gli asset tradizionali nella finanza decentralizzata. Per ora il progetto è attivo su Ethereum, ma grazie alla parachain di Polkadot, la rapidità degli smart contract sarà ancora maggiore. Centrifuge è integrato con alcune importanti realtà DeFi come Aave o MakerDAO.

HydraDX

HydraDX si è guadagnata il nono slot con 2,4 milioni di DOT. È un protocollo DeFi cross-chain con una differenza rispetto agli altri exchange decentralizzati. Normalmente, un exchange ha una “pool” di liquidità per ogni pair (per esempio, DOT/ETH).

HydraDX ha studiato un sistema chiamato “Omnipool”, che comprende tutti i pair in un’unica pool. In questo modo, la liquidità dei token risulta più accessibile, velocizzando gli scambi tra crypto differenti e migliorando l’efficienza della blockchain.

E il decimo slot?

Il decimo slot è ancora conteso, ma per ora il progetto che probabilmente vincerà sembra essere Interlay, con 2,7 milioni di DOT e più di diecimila sostenitori. Interlay è un progetto DeFi completamente concentrato su Bitcoin.

Attraverso un token in rapporto 1:1 col prezzo di bitcoin chiamato interBTC, il progetto vuole rendere possibile l’utilizzo e lo scambio di BTC su ogni blockchain.

L’asta si è conclusa il 24 febbraio, alle 14:45. Manca poco a sapere se Interlay ha conquistato il decimo slot! In ogni caso, gli altri slot per le parachain di Polkadot saranno sbloccati l’11 marzo, con una nuova asta che presenterà delle regole differenti.

Visto che il canary network di Polkadot, Kusama, ha retto bene l’aggiunta di ben 22 parachain, è stata approvata una mozione per aumentare il numero di slot messi all’asta in ogni gruppo. A partire dall’11 marzo, saranno messi a disposizione ben 7 slot invece di 5. Inoltre, i primi due vincitori di ogni gruppo potranno mandare live le loro parachain immediatamente, invece di aspettare l’inizio dell’asta successiva.

Polkadot e le sue parachain stanno prendendo il volo, e noi le seguiremo: appuntamento alla prossima asta!