Polygon e il piano per rendere MATIC una crypto green

Polygon, il piano per rendere MATIC una criptovaluta green

L’impatto ambientale delle criptovalute è un tema molto discusso, Polygon ha presentato il suo piano per diventare una tra le criptovalute green

Polygon diventa green! La blockchain Proof-of-Stake ha annunciato che entro la fine del 2022 sarà carbon neutral. L’obiettivo? Arrivare a zero emissioni. Uno dei fondatori di Polygon, Sandeep Nailwal ha spiegato: “insieme a Polygon, l’intera industria blockchain ha bisogno di formare un fronte unito per finanziare, sostenere e sfruttare la tecnologia che aiuta a guarire la terra, piuttosto che distruggerla.” 

Presentato il Manifesto Green di Polygon

Lo slogan del Manifesto Green che è stato pubblicato il 12 Aprile 2022 da Polygon recita “uno smart contract con il Pianeta Terra”. La blockchain si è presa dunque l’impegno di siglare un vero e proprio contratto con l’ambiente per rendere ogni token, NFT e operazione DeFi del network sostenibile. Polygon è pronta per attuare il piano per rendere MATIC una criptovaluta green!

“Quando i nostri figli ci chiederanno cosa stavamo facendo durante il decennio cruciale in cui il futuro della vita sulla Terra era in bilico, sarà sufficiente dire che stavamo costruendo una suite completa di soluzioni di scalabilità per Ethereum?”, questo è l’incipit provocatorio del Manifesto. Il team di Polygon ha le idee chiare: l’ambizione, il duro lavoro, le sfide e le vittorie della blockchain non avranno nessun significato per le prossime generazioni se non accompagnate da un progetto concreto per ridurre l’impatto ambientale delle criptovalute. Il Web3 va costruito tenendo presente che ogni azione ha un peso sul pianeta, “la portata del problema [ambientale] può essere scoraggiante, ma possiamo iniziare a fare ciò che è possibile”. Polygon, una volta presentato il piano per rendere MATIC una criptovaluta green, ribadisce la responsabilità di dare l’esempio

Il cambiamento climatico minaccia di accentuare le disuguaglianze economiche esistenti e crearne di nuove, vanificando gli sforzi del Web3 e delle criptovalute per evitare che ciò accada. Questo è uno dei motivi per cui Polygon si sta dedicando a diventare il più green possibile. 

Polygon sarà carbon neutral nel 2022

Qual è il piano di Polygon per diventare carbon neutral nel 2022? La blockchain ha stanziato 20 milioni di dollari per compensare le sue emissioni di carbonio. In concreto verrà registrata e calcolata l’anidride carbonica prodotta con ogni transazione, che sia un NFT creato da un artista, un’operazione DeFi o un token collegato a un progetto che si costruisce sulla rete, per poi compensarla. Come si controbilancia l’emissione di anidride carbonica? Acquistando crediti di carbonio che finanziano iniziative green, progetti nazionali e globali per la tutela ambientale e climatica. Polygon acquisterà 400.000 dollari di crediti di carbonio BCT e MCO2, creati da compensazioni certificate secondo il Verified Carbon Standard, uno dei molti standard approvati dall’International Carbon Reduction and Offset Alliance (ICROA), un organismo chiave del settore che stabilisce le migliori pratiche e garantisce l’integrità ambientale del commercio di crediti di carbonio. 

Dopo aver compensato le transazioni del network, Polygon ha in programma di comprare anche crediti extra per rientrare nella lista delle criptovalute legate all’ambiente. Polygon si vanta di essere la prima blockchain positiva per il clima! 

Polygon sta collaborando anche con KlimaDAO, un collettivo decentralizzato di ambientalisti, sviluppatori e imprenditori, che si occupa del commercio di crediti di carbonio su blockchain. Il piano di 20 milioni servirà anche a incoraggiare i partner dell’ecosistema Polygon a perorare la causa e a facilitare le donazioni per le ONG che combattono il cambiamento climatico.

Ma quanto inquina Polygon? 

KlimaDAO ha condotto anche una ricerca sull’impatto ambientale di Polygon. L’interno network nel 2021 ha prodotto 90.645 T/CO2e, ovvero tonnellate di CO2 equivalente, l’unità di misura per calcolare l’impatto di un gas serra in termini di quantità di anidride carbonica. Per avere un termine di paragone, nello stesso anno, Microsoft ne ha prodotte 10.900.000 tonnellate, Paypal 89.000. Il 99% delle emissioni di Polygon derivano dalle attività per collegare il network alla blockchain di Ethereum, attraverso l’apposito bridge. L’impatto ambientale delle criptovalute spesso viene calcolato a partire dal meccanismo di consenso delle blockchain, Polygon è Proof-of-Stake quindi di per sé è molto più sostenibile di altre blockchain Proof-of-Work. Infatti l’hardware necessario per lo staking di Polygon, e quindi per le attività di validazione dei blocchi, produce 20 T/CO2e, una minima parte di tutti i consumi del network. Le basi per ridurre i consumi sono già buone, ma sarà il Manifesto Green a concretizzare il piano per rendere MATIC una criptovaluta green!

DAI e UST: due stablecoin a confronto

DAI vs UST stablecoin migliore

DAI o UST: qual è la migliore? Un confronto tra le due stablecoin decentralizzate più importanti sul mercato

(Articolo aggiornato al 12 maggio 2022)

Le stablecoin sono fondamentali nell’ecosistema delle crypto. Senza di loro, sarebbe impossibile fare i conti con l’elevata volatilità del mercato delle criptovalute. È per questo che sono fondamentali nel complesso settore della DeFi: permettono di sfruttarne tutte le funzionalità e Dapp potendo contare su un prezzo costante nel tempo, senza sorprese.

Le stablecoin possono essere centralizzate, come Tether o USD Coin, ma questo sistema richiede fiducia nell’azienda che le emette. Un sistema che rispecchia la filosofia blockchain, invece, è quello delle stablecoin decentralizzate. Questo tipo di criptovalute mantiene l’ancoraggio alla valuta di riferimento o attraverso degli algoritmi, che regolano automaticamente domanda e offerta, o attraverso una collateralizzazione in crypto. DAI di MakerDAO e UST di Terra sono le due più importanti sul mercato. Qual è la stablecoin migliore? Vediamo come funzionano e quali sono le differenze!

DAI, la prima stablecoin decentralizzata

DAI è stata la prima stablecoin decentralizzata ad avere successo nel mercato DeFi, nel lontano 2017. La crypto è governata da MakerDAO, una organizzazione autonoma decentralizzata tra le più importanti della blockchain. L’idea di una stablecoin decentralizzata venne al fondatore di MakerDAO Rune Christhensen, in cerca di un modo per creare una criptovaluta efficace come moneta di scambio, ma che non fosse centralizzata come lo era già allora USD Tether. Insieme a MakerDAO rilasciò, nel 2017 il white paper della prima versione di DAI: una stablecoin ancorata al dollaro e collateralizzata da Ethereum. Nel 2019, a seguito di un aggiornamento, DAI può essere collateralizzata da numerose altre crypto oltre ETH. La precedente versione della valuta è passata alla storia come SAI (single-collateral DAI).

Al 12 aprile 2022, la capitalizzazione di mercato di DAI è di 9,2 miliardi di dollari. Questo la rende la quinta stablecoin più importante, e infatti è molto utilizzata non solo nella DeFi e nelle pool di liquidità, ma anche da alcuni e-commerce o progetti di beneficenza come Unicef.

Terra, a ogni valuta la sua stablecoin

L’ecosistema Terra-LUNA, fondato dal coreano Do Kwon, è un progetto a tutto tondo. Oltre a supportare NFT e Web3, Terra è anche una piattaforma molto prolifica nel settore DeFi. E non solo per gli smart contract, ma anche perché permette di creare facilmente stablecoin ancorate a qualunque valuta esistente. USD Terra, la più utilizzata, è ancorata al valore del dollaro; ma esistono anche EUT (ancorata all’euro) e KRT (ancorata al won sudcoreano). A differenza delle altre stablecoin più famose, non c’è niente a collateralizzare il valore delle stablecoin su Terra. Ciò che mantiene stabile UST, ad esempio, è un algoritmo che fa leva sulla crypto principale di Terra, LUNA. Il sistema si è dimostrato molto efficace, ma per garantire ulteriormente la stabilità Do Kwon ha optato per acquistare riserve di criptovalute per avere un ulteriore livello di sicurezza, qualora l’algoritmo non riuscisse più a mantenere il valore di UST pari a quello del dollaro.

Al 12 aprile 2022, la capitalizzazione di USD Terra è di 16,7 miliardi di dollari, ed è la quarta stablecoin più importante. La rapidità di Terra, la presenza di forti protocolli di sicurezza e la possibilità di avere una stablecoin per ogni valuta rendono l’ecosistema coreano uno dei più versatili, e infatti nonostante sia relativamente nuovo (UST esiste solo dal 2020) è già riuscito a superare la più rodata DAI.

DAI vs UST a confronto: quali sono le differenze?

Entrambe le stablecoin sono nate per offrire una soluzione decentralizzata a un mercato estremamente polarizzato. Le prime 3 stablecoin (USD Tether, USD Coin e Binance USD) sono centralizzate, e hanno un market cap di più di 150 miliardi di dollari, ma la situazione potrebbe eventualmente cambiare se UST e DAI continueranno la loro crescita. Vediamo le differenze tra le due stablecoin decentralizzate più importanti, e come hanno intenzione di continuare la loro crescita per diventare la migliore!

DAI, la collateralizzazione e la governance della DAO

Il funzionamento di DAI è allo stesso tempo tradizionale e innovativo. Le stablecoin ancorate al dollaro collateralizzate non sono una novità, ma normalmente erano sempre state garantite da una combinazione di contanti, bond, e titoli di credito. L’idea rivoluzionaria è stata quella di utilizzare come collaterale una criptovaluta! Inizialmente, DAI era collateralizzata solo da Ethereum. Dal 2019, una votazione della DAO ha stabilito che potessero essere usate anche altre crypto. Per assicurare la stabilità della valuta, DAI ha implementato un sistema di “sovracollateralizzazione”. In breve, per ottenere un certo numero di DAI bisogna bloccare negli smart contract della blockchain un valore maggiore di valute collaterali.

Il vantaggio di una collateralizzazione in crypto è che DAI non ha nessuna restrizione legale, al contrario di Tether, per esempio. In quanto totalmente basata su blockchain, l’unico ente a cui dare ascolto è la DAO che la governa. Proprio la DAO è fondamentale nel plasmare lo sviluppo e le innovazioni di DAI. MakerDAO è una delle organizzazioni autonome decentralizzate più longeve della blockchain, e il token MKR permette a chi lo possiede di votare e suggerire nuove funzionalità. Per far fronte all’avanzata di UST, che ha spodestato DAI come stablecoin decentralizzata con più market cap, l’organizzazione ha proposto alcuni aggiornamenti che rendano la stablecoin più stabile, o che le permettano di espandersi oltre i confini della blockchain.

Proposte future per DAI

La prima proposta per rendere l’ecosistema di MakerDAO più appetibile è l’introduzione di un sistema di staking per la valuta di governance, MKR. Per partecipare alle votazioni, non basta possedere MKR ma bisogna anche metterlo in staking, ottendendo in cambio un token chiamato stkMKR. La proposta vuole anche introdurre un sistema di ricompense per chi blocca i propri MKR. Questo incentiverebbe i possessori del token a conservarlo senza venderlo, e potrebbe potenzialmente stabilizzare, se non addirittura far alzare, il valore di MKR.

La seconda proposta è potenzialmente innovativa, ma per questo molto controversa. L’idea di alcuni membri della DAO è di permettere la collateralizzazione di DAI non solo con crypto, ma anche con asset della finanza tradizionale (Real Word Assets, o RWA). Un sistema simile è già stato provato da Centrifuge, una dapp su Ethereum e Polkadot che funge da bridge tra la blockchain e asset tradizionali.

Terra, la regina degli algoritmi

La stablecoin di Terra, UST, ha rappresentato una rivoluzione nel mondo della DeFi. Il suo funzionamento è innovativo, e attualmente rappresenta lo stato dell’arte delle stablecoin decentralizzate. A differenza di DAI, US Terra mantiene il suo ancoraggio al dollaro grazie a un algoritmo, e a un continuo ribilanciamento con la crypto nativa di Terra, LUNA. La fornitura di UST è direttamente legata a quest’ultima. 

Il funzionamento si basa su un sistema di signoraggio. Quando il prezzo di UST sale oltre il dollaro, l’algoritmo converte 1$ di LUNA in UST, aumentando la fornitura circolante e facendo così scendere il prezzo, ma facendo aumentare il valore di LUNA. Al contrario, quando il prezzo della stablecoin scende, allora è UST a essere convertita in LUNA. Così il prezzo della stablecoin sale, e quello di LUNA scende. Questo sistema purtroppo non è riuscito a reggere al crollo del mercato di metà maggio 2022, in cui una combinazione di mercato ribassista e sell-off hanno fatto perdere l’ancoraggio di UST e crollare il prezzo di LUNA. ha studiato un sistema algoritmico che ha resistito ad alcuni crash importanti come quello del 2020, anche se ha subito un crollo durante una fase di discesa di Bitcoin nel 2022. C’è da dire che la “falla” dell’algoritmo potrebbe essere sanata, se la community sceglierà di continuare a credere in Terra, per dar vita a un algoritmo più solido e affidabile di prima.

Stabilità ed espansione, le due parole d’ordine

Nonostante l’ecosistema di Terra abbia già raggiunto grandi traguardi, gli sviluppatori della blockchain non vogliono fermarsi qui. La qualità più preziosa di una stablecoin è, appunto, la stabilità, e per questo Terra Labs, l’azienda dietro LUNA, ha studiato ulteriori metodi per assicurarsi che UST non perda mai il suo ancoraggio anche in questa fase di grandissima espansione. Ha deciso quindi di creare una riserva di crypto differenti, che possano assorbire la volatilità di UST in caso di crolli improvvisi del mercato. La Luna Foundation Guard, la non-profit che custodisce queste riserve, attualmente possiede un gran numero di LUNA e BTC. L’obiettivo di Kwon Do è raggiungere una riserva di BTC del valore di 10 miliardi di dollari. Recentemente, alla riserva si sono aggiunti anche 200 milioni di dollari in AVAX. Questa crypto è stata scelta per la sua recente espansione e per l’entusiasmo della sua community. Il progetto vuole eliminare completamente il rischio di “depegging” di UST, che i detrattori ritengono possibile.

Terra comunque non rinuncia all’espansione nella DeFi. Kwon Do ha annunciato la creazione di “4pool” su Curve, una pool di liquidità di cui fanno parte 4 stablecoin: UST, FRAX, USDC e USDT. La pool ha più di 21 miliardi di dollari di asset, e punta a diventare il punto di riferimento della finanza decentralizzata su Curve. L’obiettivo dichiarato del fondatore di Terra Labs è sostituirsi completamente a DAI, attualmente presente nella “3pool” di Curve con più di 3,3 miliardi di dollari. 

Qual è la stablecoin decentralizzata migliore tra DAI e UST?

La longeva DAI o la rivoluzionaria UST: qual è la stablecoin migliore tra le due? Entrambe hanno dei grandi vantaggi. DAI, proprio in qualità di stablecoin decentralizzata più affermata, ha dei casi d’uso che vanno oltre la blockchain ed è accettata da alcune istituzioni non-crypto. Se la proposta sui Real World Asset dovesse passare, allora si affermerebbe come il ponte primario tra il mondo centralizzato e quello decentralizzato.

D’altra parte, UST ha studiato un sistema algoritmico che ha resistito ad alcuni crash importanti come quello del 2020, anche se ha subito un crollo durante una fase di discesa di Bitcoin nel 2022. C’è da dire che la “falla” dell’algoritmo potrebbe essere sanata, se la community sceglierà di continuare a credere in Terra, per dar vita a un algoritmo più solido e affidabile di prima.

Nonostante le differenze, sia DAI che UST sono stablecoin imprescindibili per un corretto funzionamento e utilizzo della finanza decentralizzata. Tra 10 anni esisteranno ancora entrambe, o una delle due avrà preso totalmente il sopravvento sull’altra? 

Le novità sul Mining alla Miami Bitcoin Conference 2022

Il Mining di Bitcoin alla Miami Bitcoin Conference

Il Proof-of-Work e il mining di Bitcoin sono al centro dell’evento di Miami, quali le novità?

Cosa si può concludere dagli ultimi giorni della Miami Bitcoin Conference 2022? Che Bitcoin è ormai un fenomeno culturale. I partecipanti all’evento sono stati 35.000, come si può leggere nel sito ufficiale, e gli ospiti non erano solo esponenti del mondo crypto ma anche celebrità come la campionessa Serena Williams che si è rivelata una grande fan delle crypto. Questa edizione della Bitcoin Conference ha evidenziato come il progetto di Satoshi Nakamoto non sia più una nicchia ma che attiri anche persone non particolarmente interessate agli aspetti tecnologici, dimostrando che non bisogna sapere cos’è la SHA256 per essere a favore di Bitcoin. Insomma proprio tutti cominciano a simpatizzare per Bitcoin! 

A Miami si parla di Lightning Network, della diffusione di BTC nelle città ma il tema principale pare essere il mining. Ci sono molte esposizioni di aziende di mining e conferenze legate al Proof-of-Work, infatti se Ethereum sta passando gradualmente al Proof-of-Stake, Bitcoin è sempre più legato al mining. Sembra proprio che il futuro delle due principali blockchain in circolazione d’ora in avanti si giocherà sulle differenze del loro meccanismo di consenso. Vediamo le novità del mining di Bitcoin alla Miami Bitcoin Conference!

Cosa ne pensano i bitcoiner della DeFi?

L’entusiasmo generale per gli NFT e la DeFi sembra aver spostato i riflettori da Bitcoin a Ethereum e ad altre blockchain PoS. Per alcuni Bitcoin non può competere con altri network per quanto riguarda la finanza decentralizzata, ma alla Miami Bitcoin Conference la DeFi non è stata un tasto dolente. Anzi, esperti e appassionati si sono chiesti come Bitcoin possa ricavarsi uno spazio nella finanza decentralizzata, scambiandosi input per trovare delle soluzioni concrete. Una delle idee emerse è quella di programmare Layer 1 collegate a Bitcoin e dedicate allo sviluppo di smart contract e dapp. ALEX ad esempio, è una piattaforma DeFi che si serve di market maker automatizzati (AMM) basati su Bitcoin. 

I bitcoiner non hanno timori nel sostenere che Bitcoin possa essere una grande infrastruttura per il Web3 e che sarà capace di soddisfare la domanda del mercato anche in termini di smart contract e dapp. 

Novità per il mining di Bitcoin? La discussione aperta 

Tra i rappresentanti del mondo Bitcoin alla Miami Bitcoin Conference ci sono stati anche leader dell’industria del mining. Questi, discutendo sullo stato attuale del mining di Bitcoin, hanno affrontato temi caldi come la decentralizzazione delle mining farm, la stabilità dell’industria e l’home mining, ovvero il mining di Bitcoin svolto da singoli miner senza alcuna azienda alle spalle. Il punto di partenza di tutti gli interventi è stata la consapevolezza che il mining si sta muovendo a tutta velocità, l’industria è frenetica e la sfida è riuscire a tenere il passo. Le compagnie di mining stanno scalando a un ritmo sempre più incalzante e per resistere i miner devono essere competitivi a livelli di costi e utilizzare le tecnologie più recenti ed efficienti. Nell’industria del mining c’è così tanta concorrenza che alcuni tra i dirigenti presenti alla Miami Bitcoin Conference hanno affermato che non vorrebbero trovarsi nei panni di chi vuole iniziare un business di questo tipo ora! 

La decentralizzazione delle mining farm

Il mining di Bitcoin può essere decentralizzato solo se le mining farm sono sparse nel territorio? Questa è stata la domanda principale a cui si è cercato di rispondere sul tema della decentralizzazione delle mining farm. Ben Gagnon, chief mining officer di Bitfarms, ha fatto notare che non bisogna considerare la decentralizzazione solo dal punto di vista geografico, se si vogliono prevenire i famosi 51% attack, non è la distribuzione fisica delle attrezzature di mining che conta ma la proprietà di queste: “posso controllare il 51% degli hashrate in tutto il mondo ma non ho bisogno di controllarlo tutto da un luogo”. Anche Stephen Barbour, il proprietario di Upstream Data, ha confermato che è la proprietà dell’hashrate il fattore determinante nella decentralizzazione: se c’è un unico proprietario la distribuzione geografica non fa la differenza. 

Cosa aspettarci dal mining di Bitcoin in futuro?

I leader del settore hanno in più occasioni incoraggiato l’home mining durante l’evento. Tra il pubblico delle conferenze molti hanno affermato di aver fatto mining a casa in qualche modo. In futuro la tecnologia potrebbe rendere sempre più accessibile questa pratica anche a miner meno esperti e “casalinghi”, permettendo loro di utilizzare anche il calore prodotto dal lavoro degli hardware. È questa la più chiacchierata novità del mining di Bitcoin: il riutilizzo degli eccessi di calore. Jonathan Yuan, proprietario di Coin Heated, ha cominciato a commercializzare questa fonte energetica come prodotto lavorando con una distilleria di whisky per riscaldare l’acqua necessaria nel processo di distillazione. 

L’ultimo aspetto del mining di Bitcoin alla Miami Bitcoin Conference 2022 è la richiesta dei miner di stabilità. I governi infatti sembrano cambiare idea molto spesso sui permessi e i requisiti per aprire una mining farm nel proprio paese. Fred Thiel, CEO di Marathon, ha spiegato che aprire un’impresa di mining è costoso e ci vogliono anni per recuperare i capitali, non è l’ideale quando si è costretti da un giorno all’altro a cambiare sede. 

Bitcoin Conference 2022 a Miami: le novità dalla Wall Street delle crypto

Le novità della Bitcoin Conference 2022 a Miami

Apre i battenti la Bitcoin Conference 2022, voluta dal sindaco di Miami Francis Suarez: quali novità aspettarsi?

È cominciato in maniera spettacolare il congresso più atteso da tutti i fan di Satoshi Nakamoto. La Bitcoin Conference 2022 di Miami è stata inaugurata con la scoperta di una statua che incarna alla perfezione Bitcoin: un toro meccanico con gli occhi laser! La statua ricalca il famoso Toro di Wall Street, la scultura dell’artista Antonio Di Modica installata davanti alla Borsa di New York. Sono già stati venduti più di 30mila biglietti: che novità aspettarsi dalla prima giornata della Bitcoin Conference 2022? 

Francis Suarez, il sindaco più bullish d’America

Francis Suarez, il sindaco di Miami, non ha mai nascosto la sua passione per Bitcoin, anzi! Da quando è stato eletto sindaco, ha dimostrato costantemente grande interesse per i vantaggi che offre la blockchain, per esempio ha abbracciato la tecnologia dei CityCoin. Il suo sogno? Una città basata su blockchain che funzioni senza tasse! Anche se l’obiettivo è chiaramente utopico, questo non l’ha scoraggiato, e ha fatto di tutto per rendere Miami la città pioniera dell’economia del futuro. È per questo che i bitcoiner hanno scelto la capitale della Florida per la conferenza dedicata a Bitcoin più importante al mondo. 

Suarez stesso ha inaugurato la Bitcoin Conference 2022 di Miami con un discorso di apertura estremamente bullish. “Bitcoin ha il potere di creare ricchezza per chi non ha accesso alle banche, e per i poveri delle nostre comunità che stanno venendo decimati dall’inflazione e dagli sprechi” ha affermato il sindaco. Per questo, ha illustrato il suo piano per portare Bitcoin e la blockchain “in ogni parte della nostra società” entro il 2024. Ha concluso dicendo che il prossimo presidente americano dovrebbe essere pro-crypto. “Potrei anche essere io… nah, non quest’anno”, ha aggiunto scherzosamente.

Da Cash App al Messico, Bitcoin verso la mass adoption

Tra gli speaker di rilievo, la Bitcoin Conference 2022 di Miami ha accolto un rappresentante di Cash App, che ha annunciato una grande novità. “Per anni ci hanno detto che Bitcoin non è scalabile. La prova del contrario è davanti agli occhi” ha detto Miles Suter, a capo della sezione crypto per la famosa app per pagamenti statunitense. Ha poi annunciato che Cash App permetterà di scambiare Bitcoin, sia on-chain sia con Lightning Network, e che sarà possibile effettuare acquisti e pagamenti in BTC. Secondo Suter, Bitcoin è una moneta “sound”, sicura e affidabile. Grazie all’implementazione di Lightning Network, poi, gli scambi saranno quasi istantanei. L’obiettivo del cambiamento è dare la possibilità a tutti di scambiare denaro e fare acquisti on-line, anche a chi non ha facile accesso ai servizi bancari.

Tra le altre novità dalla Bitcoin Conference 2022 di Miami c’è la volontà di ben due Stati di rendere Bitcoin valuta legale. Indira Kempis, senatore del Messico, ha detto che nel suo Stato ci sono 67 milioni di persone senza accesso al sistema bancario. Tra due mesi, Kempis presenterà dunque una proposta di legge sulle fintech e sulle valute digitali. Il suo obiettivo è convincere il Parlamento a votare una legge rivoluzionaria: Bitcoin come valuta legale. Anche Miguel Albuquerque, presidente dell’isola di Madeira, regione autonoma del Portogallo, vuole legalizzare la crypto di Satoshi: “Credo nel futuro e credo in Bitcoin”.

Questa è solo la prima giornata della più importante conferenza su Bitcoin al mondo, e le novità non si fermeranno di certo qui! Miami riuscirà davvero a diventare la Wall Street delle crypto?

Come si inizia a lavorare nel settore crypto? L’esperienza di 4 donne italiane 

Lavorare con le crypto Rispondono 4 donne italiane

Quali sono i primi passi da compiere per chi vuole lavorare con le crypto? 4 professioniste italiane ci raccontano la loro esperienza!

Il mondo crypto, come il settore dell’informatica e della finanza, spesso è caratterizzato da disparità di genere. A questo proposito abbiamo parlato di gender gap con 7 donne italiane che lavorano ogni giorno con la blockchain e tutte loro hanno le idee chiare su come migliorare le cose rendendo il settore più inclusivo. Dopo esserci confrontati con loro, abbiamo intercettato altre professioniste per chiedere loro quali sono stati i primi passi nel settore crypto e le difficoltà che hanno incontrato. Alla domanda “come hai iniziato a lavorare con le crypto?”, rispondono 4 donne italiane. Queste 4 esperte ci hanno raccontato anche le strategie che utilizzano per comunicare un settore molto tecnico e in evoluzione cercando di avvicinare il più alto numero di persone con background diversi. Vediamo le risposte!

La risposta di Chiara Ventura

“In realtà [lavorare con le crypto] è stato un caso fortuito. Le uniche cose che conoscevo erano Bitcoin e poche nozioni che avevo imparato in Cina durante un periodo di studio all’estero. Quando ho avuto l’occasione di entrare nel settore blockchain stavo frequentando un Master in Digital Marketing e, respirando aria di startup tutti i giorni, sapevo di volermi cimentare in un settore innovativo. Ho trovato un’offerta per un tirocinio nel campo del marketing in un’azienda che si occupava di blockchain. Incoraggiata da un collega che aveva qualche esperienza in più, ci ho provato. Mi hanno scelta e, dopo un periodo di formazione in azienda, tante letture, esperimenti online con i tool a disposizione, oggi sono grata di aver fatto quella scelta qualche anno fa.

C’è un mito secondo cui la blockchain è appannaggio esclusivo dei tecnici e la percezione che si limiti alle criptovalute, ma la verità è che le sue applicazioni sono molte e molto diverse tra loro e l’utilità di questa tecnologia può essere sperimentata in vari settori. La finanza è certamente uno di questi ma da citare sono anche la supply chain e la logistica, arte e musica, la creazione di contenuti, il real-estate ecc, e chissà quali altre opportunità si presenteranno in futuro in questo settore in evoluzione.

In parte questo mito è stato alimentato anche dal modo in cui noi operatori del settore tendiamo a comunicare: potremmo parlare degli aspetti tecnici della blockchain per ore, potremmo usare tutte le parole tecniche che conosciamo, ma queste rendono poco chiari i vantaggi della tecnologia piuttosto che spiegarli. Potremmo discutere dei pro e contro dello pseudo-anonimato e dei metodi di crittografia, senza toccare davvero con mano la vera forza della blockchain. Con esempi reali e casi studio nei diversi settori, insieme ad analogie realistiche, si possono spiegare i fondamenti della blockchain a chiunque, perché presto la blockchain toccherà la vita di ognuno di noi.”

Chi è Chiara Ventura

Chiara Ventura è Account Manager di Blockchain Italia srl, impresa che si pone l’obiettivo di fornire supporto tecnologico e strategico alle imprese nel panorama blockchain, tra i principali partner mondiali di Algorand. Rappresenta l’Associazione Italia4Blockchain all’interno del progetto CHAISE, Blockchain Skills for Europe,  ed è stata recentemente eletta Co-Chair del Working Group Education di INATBA

La risposta di Angelica Finatti

“Mi si è presentata l’occasione quando vivevo ancora a Shanghai. Cercavano chi potesse aprire i mercati per un exchange di criptovalute. Mi interessava il settore da tempo quindi mi sono detta: perché non provare a capirne davvero di più? Così ho iniziato, viaggiavo molto, parlavo con professionisti del settore, sviluppatori, fondatori di progetti. Insomma, tutti coloro che mi potessero dare maggiori informazioni e conoscenza della materia. Così piano piano ho iniziato ad acquisire sempre maggiore esperienza, specialmente per quanto riguardava gli exchange e come sviluppare progetti di tokenization. Quando ho lasciato Shanghai dopo 4 anni, ho sentito l’esigenza di rimanere nello stesso settore e adesso dirigo un’Accademia di formazione Blockchain che sviluppa anche progetti per aziende che vogliono affacciarsi al mondo crypto. 

[Il settore della blockchain si comunica] con semplicità e chiarezza. Non ci si deve riempire la bocca di terminologie inutili, altisonanti o troppo complesse, ma di pratica data dall’esperienza concreta che si è fatti. Solo quando si è messa davvero in pratica la teoria si riesce a spiegare in maniera semplice e diretta, facendo capire all’interlocutore il settore in questione. In fondo, quando si cerca di spiegare la propria realtà, qualsiasi essa sia, se chi sta dall’altra parte non la comprende non può mai avere torto. Sta sempre a noi spiegare e raccontare in maniera tale che chi ci ascolta capisca, per quanto tecnico possa essere il ramo trattato.”

Chi è Angelica Finatti

Angelica Finatti studia a Maastricht University School of Law e successivamente completa il ciclo di studi magistrale in legge internazionale finanziaria alla Shanghai University of Finance and Economics.

Inizia la sua carriera in crypto proprio a Shanghai lavorando come Head of Western Europe per un Exchange asiatico. Adesso è Direttrice della The Blockchain Academy powered by Rocket Sharing Company Spa. Ha condotto Imprenditori in Blockchain, programma TV su SKY 511 in collaborazione con Forbes Italia ed il gruppo RSC Spa. 

La risposta di Amelia Tomasicchio

“[Lavorare con le crypto] è capitato per caso anche perché era il 2015 e nessuno sapeva come il settore si sarebbe evoluto. In quegli anni dovevo preparare la mia tesi di laurea e la decisi di scriverla su Bitcoin per dedicarmi a qualcosa che potesse avere uno sbocco lavorativo o un qualche futuro, invece di scrivere le solite tesi di laurea che rimangono in uno scaffale.

Così l’argomento mi ha appassionata, ho iniziato a cercare lavoro nel settore e dopo 6 anni sono ancora nel settore crypto.

[Comunicare il settore] è un lavoro di educazione, di spiegazione del settore che richiede termini facili e alla portata di tutti, cercando di fare luce sulle opportunità concrete che può offrire la tecnologia, il suo futuro e sfatando leggende urbane e fake news.”

Chi è Amelia Tomasicchio 

Amelia Tomasicchio è esperta di digital marketing, Amelia inizia a lavorare nel settore fintech nel 2014 dopo aver scritto la sua tesi di laurea sulla tecnologia Bitcoin. Precedentemente è stata un’autrice di diversi magazine crypto all’estero e CMO di Eidoo. Oggi è co-founder e direttrice di Cryptonomist. È stata nominata una delle 30 under 30 secondo Forbes. Oggi Amelia è anche insegnante di marketing presso Digital Coach e Business Developer di MEXC per il mercato italiano.

La risposta di Elisa Grinza

“Lavorare con le crypto è diventato il mio obiettivo professionale. Essendo un’artista ho intuito il potenziale della tecnologia blockchain per valorizzare le mie competenze, realizzare i miei progetti e cogliere tutte le opportunità che questa tecnologia offre. Il Metaverso è stato il mio punto di svolta, riuscendo a capire che il posto ideale per le mie opere virtuali non poteva che essere anche un luogo virtuale dove esporle e interagire con esse. Proprio per questo i miei primi passi da professionista li ho compiuti nel metaverso di The Sandbox, acquisendo terreni virtuali ed entrando a far parte del Creator Fund dove ho avuto l’opportunità di creare asset ufficiali ampliando le mie competenze.

Il successo di The Sandbox è dovuto alla semplicità della piattaforma e dei tool offerti per la creazione di asset/experience/game. Questo, a mio parere, è il giusto approccio, in quanto dà l’opportunità a diverse tipologie di utenti di avvicinarsi anche per la prima volta all’arte digitale. In base alla mia esperienza professionale ho potuto notare il potenziale di un nuovo tipo di economia combinata alla realtà virtuale. Infatti il metaverso può ospitare diversi settori: dall’architettura alla moda, dal gaming alla musica. La mia speranza è quindi quella di poter vedere realizzata questa tecnologia nella quotidianità della società per concedere a tutti le stesse opportunità che ho avuto io. 

Lavorare per The Sandbox è molto gratificante e meritocratico. Incentivano molto la libertà creativa e apprezzano nuovi concept di lavoro. Si vengono così a creare tante nuove opportunità ancora da esplorare.”

Chi è Elisa Grinza

Elisa Grinza è una Fashion e Interior designer. Attualmente è 3D Voxel Artist nel Creator Fund di The Sandbox. Si sta specializzando principalmente nella realizzazione di architetture e arredamento per la creazione di esperienze nel Metaverso.

Iniziare a lavorare con le crypto può essere frutto del caso o di qualche sconosciuta congiunzione astrale! La storia di queste professioniste ce lo insegna. Una volta che si comincia però arrivano la passione e la voglia di coinvolgere sempre più persone alla scoperta di una tecnologia che non è inaccessibile come spesso si crede. 

Avalanche Summit a Barcellona tra Hackathon, subnet e dapp

Avalanche network summit novità

Avalanche ha organizzato un summit a Barcellona che ha riscosso grande successo tra appassionati e istituzioni: scopri le novità del network!

Il summit di Barcellona, lungo 5 giorni, ha segnato una svolta per Avalanche: tra Hackathon (ovvero sfide tra sviluppatori), presentazioni e discussioni, la blockchain di Emin Gün Sirer ha attirato l’attenzione di tutti. E non solo di semplici appassionati di crypto: tra i partecipanti c’erano anche rappresentanti di istituzioni tradizionali come Mastercard e Deloitte. Le ultime novità di Avalanche cui si è parlato? Subnet, dApp, e incentivi!

Una conferenza per tutti

Da sconosciuta a top10: la crescita di Avalanche è stata senza dubbio una valanga nel mondo crypto. Ad oggi, Avalanche ha una capitalizzazione di mercato pari a quasi 24 miliardi di dollari ed è la decima crypto per market cap: non male per essere nata solo il 2020! Il suo successo è dovuto a diversi fattori, in primis la crescita del suo network e la fiducia dei suoi utilizzatori. Al contrario di altre criptovalute con una forte componente istituzionale, come Cardano o Solana, Avalanche ha scelto di supportare anche altri settori di mercato, istituendo fondi per videogiochi e svago.

“[Ci sono] individui con grandi credenziali, e anche individui molto discutibili”, ha scherzato il fondatore di Avalanche, Emin Gün Sirer. Effettivamente, alla conferenza di Barcellona c’erano rappresentanti istituzionali così come appassionati e sviluppatori indipendenti. A incarnare la CeFi (finanza centralizzata) c’erano Mastercard, BlockFi o il fondo di investimento Polychain Capital. 

Ma soprattutto c’erano tantissimi amanti di crypto, incuriositi dalla prima conferenza di questa giovane criptovaluta. Ingolositi dalle novità di Avalanche o dai premi offerti dall’Hackathon, membri della community da tutto il mondo hanno viaggiato fino a Barcellona anche per incontrarsi tra loro.

Subnet e dApp: il network si espande con l’Avalanche Multiverse

“L’obiettivo [principale] è far appassionare ad Avalanche gli sviluppatori. In un anno, contiamo di avere più di un miliardo di transazioni, e più di mille dapp” ha detto Gabriel Cardona, programmatore per Ava Labs. Per facilitarne lo sviluppo e l’adozione la piattaforma è stata programmata per essere EVM-compatible, ovvero compatibile con le dapp sviluppate su Ethereum. Questo semplifica la vita agli sviluppatori che conoscono già Ethereum e ai progetti che vogliono migrare su una blockchain più scalabile come Avalanche.

Tra le dapp più importanti di Avalanche ci sono Trader Joe, un exchange decentralizzato, e Crabada, un videogioco play-to-earn che ricalca il famoso Axie Infinity. Ava Labs ha anche annunciato l’arrivo di un nuovo wallet chiamato Core, studiato appositamente per Avalanche e con supporto a Bitcoin integrato. “Core non è solo un wallet, è un sistema operativo per il Web3 che combina sicurezza con tecnologia mai vista in nessun altro wallet” ha detto un rappresentante di Ava Labs.

Tra le altre cose, durante il summit, il team di Avalanche ha anche parlato a lungo dei subnet, un sistema simile alle parachain di Polkadot. I subnet permettono agli sviluppatori di creare delle blockchain basate su Avalanche con parametri personalizzati, dal numero di validatori alle ricompense dello staking, fino ai linguaggi di programmazione supportati. Il vantaggio è che sono comunque indipendenti dalla blockchain principale, e così non si corre il rischio di “intasare” la rete in caso ci siano troppe transazioni. Velocità e bassi costi di transazione rimangono intaccati grazie a questo sistema. “Tra un anno, la Top100 delle crypto sarà molto differente, e si baserà sui subnet di Avalanche” sostiene Cardona.

Per aiutare gli sviluppatori a provare i nuovi subnet, Avalanche ha predisposto un programma di incentivi per 4 milioni di AVAX chiamato Avalanche Multiverse. Il round di finanziamento riguarderà tutto l’ecosistema blockchain, dalle dApp di DeFi alle piattaforme per la compravendita di NFT, fino ai videogiochi play-to-earn. Non solo: Ava Labs collaborerà anche con Aave e con dei fondi di investimento per costruire un subnet dedicato alle istituzioni finanziarie tradizionali, che integrerà la funzionalità di KYC. “Il subnet di Avalanche con KYC integrato rappresenta un grande passo avanti per l’adozione istituzionale della blockchain, e siamo fieri di sostenerlo” scrive Wes Cowan, Direttore del settore DeFi del fondo Valkyrie.

Le novità dell’Hackathon di Avalanche

Tra i partecipanti al summit di Barcellona non potevano mancare gli appassionati di programmazione! E quando tanti programmatori si ritrovano in una stanza, è inevitabile che parta una sfida all’ultima riga di codice. Gli organizzatori della conferenza hanno organizzato un hackathon, ovvero una competizione dove piccole squadre di sviluppatori hanno due giorni per risolvere un problema.

La sfida si è tenuta gli ultimi giorni della conferenza, e il montepremi totale ammontava a ben 200mila dollari! Gli sviluppatori si sono trattenuti giorno e notte nella sala conferenze, con il fondatore di Avalanche Emin Gün Sirer che passava a dare consigli ai vari team impegnati nella gara. Alla fine, sono stati premiati i progetti più innovativi e funzionali, e alcuni sono già utilizzabili!

Qualche esempio? Subnet.center è un sistema di notifiche per i validatori del network di Avalanche. Per evitare rallentamenti nella rete, è fondamentale che i validatori siano sempre online e aggiornati. Con questa soluzione il team di sviluppo si è aggiudicato 20mila dollari. La dapp migliore invece è stata zkID, un protocollo che permette di verificare alcuni dati registrati sulla blockchain in maniera totalmente anonima. Ad esempio è possibile provare che si possiede un NFT o una certa quantità di token senza mai rivelare il proprio indirizzo wallet, e preservando quindi l’anonimato. 


Questo summit ha regalato un sacco di chicche agli amanti di AVAX, ma le novità del network non finiscono qui: l’Avalanche Multiverse presto entrerà nel vivo dell’azione, e il network diventerà sempre più esteso. Riuscirà a spodestare Ethereum, oppure ci penserà The Merge a consolidare la blockchain di Buterin come la regina indiscussa degli smart contract?

La blockchain può plasmare il futuro dell’Ucraina?

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Alexander Bornyakov, viceministro per la digitalizzazione ucraino, ha grandi progetti per blockchain e crypto quando si arriverà alla pace

Alexander Bornyakov è il viceministro per la trasformazione digitale ucraino dal 2019. Prima di entrare in politica, ha partecipato alla creazione di varie start-up tech in Ucraina e negli Stati Uniti. La sua conoscenza del mondo tecnologico sta aiutando l’Ucraina in una guerra sempre più digitale, anche sfruttando la blockchain. Ma la spinta dell’Ucraina verso il mondo crypto non si fermerà quando arriverà la pace, dice Bornyakov.

La blockchain in Ucraina in tempo di guerra

Le criptovalute sono state una soluzione ai blocchi del sistema finanziario durante la resistenza all’occupazione russa, in una lotta che si tiene sia sul campo militare che sul campo mediatico. L’Ucraina è riuscita a guadagnare in poco tempo il supporto internazionale, tanto che l’UE ha imposto pesantissime sanzioni alla Russia e dall’aiuto monetario pari a 13 miliardi di dollari da parte degli Stati Uniti. Anche i cittadini si sono mossi per sostenere la causa ucraina con donazioni di cibo o denaro

Tra le piattaforme di donazione spiccava ad esempio Patreon, che permetteva di donare mensilmente una quota per sostenere le spese militari ucraine. La piattaforma, però, ha chiuso la pagina perché violava la sua policy. Non solo: anche i normali bonifici esteri subivano rallentamenti a causa della situazione precaria in Ucraina. “C’erano grossi problemi coi trasferimenti di denaro, perché le banche nazionali avevano limitato la possibilità di trasferire fondi”, ha spiegato Bornyakov.

Come ha reagito l’Ucraina? Puntando sulle criptovalute e sulla blockchain. L’idea è partita da Mike Chobanian, CEO dell’exchange ucraino KUNA. L’imprenditore aveva creato dei wallet per ricevere sostegno economico in Bitcoin, Ethereum e stablecoin. Il Ministero per la Trasformazione Digitale ha poi reso ufficiale questo metodo di donazione, che ha riscosso grandissimo successo. L’Ucraina è riuscita a raccogliere più di 70 milioni di dollari in crypto! Anche se questo numero è di molto inferiore rispetto ai miliardi di dollari offerti dagli USA, le donazioni sono state fatte da volontari, senza alcun intermediario e in modo decentralizzato. L’Ucraina ha anche creato un “museo della guerra” digitale usando la tecnologia degli NFT, per finanziare la resistenza e per documentare l’invasione russa.

La blockchain in Ucraina in tempo di pace

Tutti questi sforzi nella blockchain avranno risvolti positivi per il mondo crypto anche quando la guerra avrà fine? Probabilmente sì, visto il grande successo che hanno avuto le donazioni crypto per l’Ucraina. Non solo: nonostante l’invasione russa, Zelenskyy ha ufficialmente legalizzato le criptovalute con una legge ad hoc, dopo tre anni di discussione. “[Il Presidente] ha mandato un forte segnale: un giorno – quando avremo vinto la guerra – inviteremo le aziende che si occupano di crypto in Ucraina” ha detto fiducioso Bornyakov.

La speranza del viceministro è che sempre più imprenditori sceglieranno l’Ucraina per aprire aziende che si occupano di blockchain. Il settore crypto è in forte espansione, e potrebbe dare lavoro a molti ucraini in difficoltà dopo la guerra. La forte componente tecnologica, poi, potrebbe aiutare il governo ucraino a rivoluzionare le sue infrastrutture nell’ottica di un futuro totalmente digitale e online. Prima dell’inizio della guerra il Ministero per la Trasformazione Digitale si stava occupando proprio della digitalizzazione della burocrazia. Dichiarazione dei redditi, carta d’identità, certificati vaccinali sono alcune delle procedure che il governo vuole automatizzare e quindi semplificare. La blockchain, sotto questo punto di vista, potrebbe essere fondamentale per creare un sistema trasparente che tenga lontana la corruzione, un vero problema nella burocrazia ucraina.

Alcune crypto, come Cardano e Avalanche, sono affermate a livello istituzionale e hanno, tra i loro obiettivi, proprio la creazione di infrastrutture utili ai governi in difficoltà. Ad esempio, la Cardano Foundation collabora attivamente con l’Etiopia per creare un sistema di registri elettronici che semplifichi la burocrazia legata all’istruzione pubblica. Un sistema del genere può essere adattato a varie esigenze, e l’Ucraina potrebbe dimostrare al mondo che la blockchain è un protocollo efficace e versatile anche in tempi di pace.

Aumenta l’importo massimo per i Depositi con Carta

carte di credito

È cambiato l’importo massimo consentito per depositare con carta di credito o di debito su Young Platform.

Come funziona il deposito con carta?

Il deposito con carta di credito, di debito o prepagata tramite il circuito Visa o Mastercard è un metodo di deposito disponibile solo in Italia per le carte emesse in Italia.

Si tratta di uno dei metodi ad accredito istantaneo, insieme a Satispay. Bonifico istantaneo e ricarica in contanti invece possono impiegare fino a 15/30 minuti.

Cosa è cambiato?

È possibile ora depositare fino a 1500€ in una sola operazione con carta, invece di 250€.

Nell’arco di 7 giorni è consentito depositare fino a un totale massimo di 3000€ con carta, mentre non esiste più il limite giornaliero.

Nel caso delle Carte, questi limiti riguardano tutti i Livelli Account senza distinzioni, sia che tu abbia fatto solo la verifica di identità di Livello 1, che i seguenti.

Infatti è solo nel caso dei Bonifici che i limiti dipendono dai Livelli Account.
Puoi consultare i limiti e le commissioni per gli altri metodi di deposito su questa pagina.

Cosa sono i POAP (Proof of Attendance Protocol)?

Cosa sono i POAP, gli NFT degli eventi crypto

Cosa sono i POAP? Il Proof of Attendance Protocol li distribuisce come attestati di partecipazione. Scopri gli NFT degli eventi crypto!

Sempre più eventi digitali o corsi online, come quelli nel Metaverso, consegnano ai partecipanti dei token non fungibili chiamati POAP. Si tratta di uno dei casi d’uso degli NFT tra i più pratici e tangibili, i POAP vengono utilizzati per certificare la partecipazione delle persone a dati eventi e per archiviare il raggiungimento di risultati di qualsiasi tipo, da quelli accademici a quelli lavorativi. Con il Proof of Attendance Protocol puoi costruire il tuo personale archivio di traguardi, con i vantaggi di essere registrato su blockchain. Questi NFT stanno diventando sempre più popolari, ma cosa sono i POAP?

Cosa sono i POAP?

I POAP, acronimo di Proof of Attendance Protocol, sono NFT unici che vengono distribuiti alle persone per dimostrare la loro partecipazione ad un evento virtuale o meno. Dal punto di vista tecnico, i POAP sono token basati su Ethereum di tipo ERC-721. Questo è il tipico formato utilizzato per creare NFT ovvero oggetti virtuali non interscambiabili. Proof of Attendance Protocol è sia il nome del protocollo che il nome della piattaforma per creare e collezionare i POAP, questi NFT vengono “mintati” attraverso lo smart contract del Proof of Attendance Protocol sulla blockchain xDai, una sidechain Proof-of-Stake di Ethereum.

Un POAP è una ricordo digitale su blockchain, per questo tutti gli NFT del Proof of Attendance Protocol hanno un numero di serie unico e non modificabile e quindi sono autentici. I POAP inoltre sono di piena proprietà di chi li guadagna come attestazione di partecipazione ma possono essere scambiati e venduti mantenendo sempre rintracciabile il proprietario originario. La blockchain e la decentralizzazione del protocollo inoltre permettono ai POAP di essere immutabili, nessuno può alterare i dati o le informazioni che rappresentano. 

A cosa servono i POAP? 

L’ecosistema POAP permette a organizzatori di eventi come corsi, conferenze, meeting o concerti di produrre dei certificati di partecipazione su blockchain che le persone possono ricevere alla fine degli eventi stessi. Vicino al nome POAP si trova spesso il claim “i segnalibri della tua vita”, infatti le persone collezionano gli NFT del Proof of Attendance Protocol nel loro wallet come tanti “adesivi” che ricostruiscono il diario delle loro esperienze. Come quando agli scout imparavi a fare i nodi e vincevi il distintivo da appuntare al fazzoletto. Quindi a cosa servono i POAP? A costruire un personale registro delle esperienze e dei traguardi raggiunti, a registrare documenti e certificazioni su blockchain. I POAP possono essere reclamati solo nel contesto dell’evento di riferimento. 

Perché collezionare POAP?

Dal punto di vista degli utenti, i POAP sono un modo vantaggioso per provare in maniera inconfutabile il proprio coinvolgimento in qualche progetto. Immagina di poter dimostrare al tuo datore di lavoro di esserti laureato ad Harvard, di esserti vaccinato o di essere andato a votare! I POAP non hanno solo un valore pratico ma anche sociale, possedere un POAP contribuisce alla creazione della reputazione sociale e a volte possono portare dei vantaggi come succede spesso quando si possiedono NFT. 

Secondo Vitalik Buterin i POAP sono il futuro degli NFT

Cosa sono i POAP? Secondo Vitalik Buterin, il futuro degli NFT! Il fondatore di Ethereum in un articolo dello scorso Gennaio, ha condiviso una riflessione sul reale valore dei token non fungibili arrivando alla conclusione che gli NFT saranno utili solo se non potranno essere trasferiti da un wallet a un altro. Buterin ha definito questi NFT “soulbound” ovvero “legati all’anima” dei loro proprietari per sempre. Per Buterin il modo migliore per sfruttare le potenzialità degli NFT è impedire che vengano scambiati e cita proprio i POAP come progetto che sta andando in questa direzione. I POAP infatti possono essere commercializzati per la loro componente artistica e visiva, ma la garanzia di partecipazione ad un evento rimane sempre e solo del proprietario iniziale. 

Cosa è successo al Bitcoin Lightning Network Festival di Portland

Bitcoin il Lightning Network Festival di Portland

A Portland in Oregon si è svolto il Bitcoin Lightning Network Festival a cui hanno partecipato migliaia di persone e fatto shopping con i loro BTC. Vediamo come è andata!

Il Lightning Network di Bitcoin è stato sviluppato nel 2016 con l’intento di velocizzare e ottimizzare le transazioni di Bitcoin. A Portland in Oregon è stato organizzato un festival in cui tutti gli acquisti sono stati effettuati con le criptovalute. Dalle birrette ai souvenir, senza monete fiat! In questa occasione il Lightning Network si è dimostrato un efficace metodo di pagamento. 

A cosa serve il Lightning Network di Bitcoin?

Lo scopo primario del Lighting Network è gestire milioni di transazioni sulla blockchain di Bitcoin, utilizzandolo si può inviare un numero potenzialmente illimitato di transazioni istantanee. Nel concreto il Lightning Network è una rete di noti decentralizzata che rende Bitcoin un sistema di pagamento pratico per le spese quotidiane

Come funziona il Lightning Network di Bitcoin? Gli utenti che decidono di usarlo aprono un canale di pagamento in cui scambiare BTC off-chain in maniera gratuita e istantanea, una volta chiuso il canale verrà effettuata una transazione di chiusura on-chain, riassuntiva di tutto ciò che è successo nel canale di pagamento. Questo sistema aiuta principalmente le microtransazioni, ossia quelle per  piccoli importi come quelle tipiche di un festival. Nel caso del Bitcoin Lightning Network di Portland, sono stati quindi aperti dei canali di pagamento tra i visitatori e i vari stand. 

Negli Stati Uniti cresce la fiducia nelle criptovalute

L’organizzatore del Bitcoin Lightning Festival di Portland, Clay Graham ha spiegato che gli Stati Uniti stanno usando sempre di più le criptovalute e anche i dati lo confermano. Che negli Stati Uniti sia cresciuta la fiducia nelle criptovalute è un dato di fatto! StarkWare, una piattaforma per lo sviluppo di soluzioni scalabilità su Ethereum, ha condotto un sondaggio sulla percezione del mondo crypto. StarkWare ha coinvolto un campione di 2.000 cittadini adulti americani, e cosa è emerso? Il 53% di loro pensa che le criptovalute siano il “futuro della finanza”. Il presidente di StarkWare, Eli Ben-Sasson ha spiegato che all’interno del campione di intervistati, le risposte più positive sono arrivate dalla fascia d’età 25-34 anni. Ancora una volta si può dire che i millennial siano la generazione di Bitcoin!

Dal survey è emerso anche che per molte persone le criptovalute sono difficili da capire, la strada da intraprendere dunque è quella della divulgazione, accompagnata da applicazioni user-friendly.

Il Bitcoin Lightning Network Festival di Portland

Il Festival aveva le sembianze di una fiera con stand per mangiare e bere e bancarelle per lo shopping a tema crypto. Venditori, chioschi e artisti hanno deciso di farsi pagare esclusivamente in BTC e in 3 ore di attività sono stati raggiunti i 1.800$ di transazioni in Bitcoin, ovvero 4 milioni di satoshi. 

L’obiettivo principale dell’evento è stata la sensibilizzazione all’utilità e alla praticità di Bitcoin e del Lightning Network! Al Bitcoin Lightning Festival di Portland i partecipanti hanno pagato anche le mance ai musicisti in Bitcoin ed erano presenti varie realtà che promuovono l’applicazione del Lightning Network. Tra questi Pubinno, “the future of draft beer”, una società di San Francisco che ha elaborato un sistema digitale per automatizzare e tracciare tutti i processi della filiera della birra alla spina. Dalla produzione al pagamento in criptovalute. Al Bitcoin Lightning Festival di Portland, tutto quello che ti serve è una connessione internet!

L’iniziativa è stata accolta positivamente ed è stata diffusa sui social network tanto che altre città stanno pensando di replicare il Festival. Prossima tappa? Kansas City!