Tether vuole investire nel mining di Bitcoin

Mining Bitcoin Tether

Anche Tether vuole entrare nel mining di Bitcoin, ma a differenza dei competitor non sta cercando l’energia più economica, ma quella più diversificata. Che cosa significa?

Nella mente di Satoshi Nakamoto, Bitcoin doveva essere un network decentralizzato, senza un’autorità centrale o un gruppo che potesse prenderne il controllo. Ma è davvero così? C’è un grande problema attualmente, che si può far risalire al protocollo proof-of-work. Infatti, più del 70% dell’hashrate proviene da sole 4 nazioni. Tether vuole cambiare la maniera in cui si fa mining di Bitcoin per rendere il protocollo più sicuro e decentralizzato.

Un tweet a ciel sereno

Il 12 febbraio, Paolo Ardoino, CTO di Tether e di Bitfinex, ha lasciato di stucco la community crypto con un tweet. “Tether e Bitfinex stanno investendo nel mining di bitcoin”, ha scritto sul social. “La nostra strategia è assicurare diversità geografica e politica, e non pagare uno o due centesimi l’elettricità”. Effettivamente, il prezzo dell’elettricità è uno dei fattori più importanti per le aziende di mining. Meno è costosa, maggiori sono i profitti dell’azienda.

Purtroppo, il vantaggio delle singole aziende va contro l’interesse di Bitcoin stesso. Concentrare tutte le attività di mining in poche nazioni è l’opposto di quello che Satoshi Nakamoto aveva in mente mentre scriveva il white paper di Bitcoin nel 2008. Infatti, in questo modo l’intera rete dipende dalle decisioni politiche o dagli eventi avversi di quelle specifiche nazioni.

Ad esempio, prima che la Cina bandisse il mining, era proprio quella la nazione preferita dalle mining farm. Dopo essere state messe fuorilegge, le aziende di mining hanno dovuto rilocare tutte le loro attrezzature, rallentando temporaneamente la rete di Bitcoin. Adesso, il 34% dell’hashrate si trova negli USA, ma cambiamenti politici ed economici potrebbero richiedere nuove migrazioni da parte dei miner.

La soluzione di Tether per il mining di bitcoin

Ardoino ha studiato una strategia differente ma che dovrebbe avere effetti benefici per Bitcoin. Invece di supportare le aziende di mining già esistenti, Tether e Bitfinex installeranno nuove mining farm in Stati differenti dai soliti. Tra le città scelte c’è già la svizzera Lugano, che recentemente ha reso Bitcoin valuta legale.

Oltre a questo, la città ospita una giovane azienda che ha creato un ASIC di nuova generazione, particolarmente efficiente e molto più economico degli altri processori sul mercato. L’azienda, chiamata Enigma, ha cominciato a studiare questo nuovo hardware nel 2016. Secondo il CEO Jakov Dolic, è più economico del 70% rispetto agli ASIC più famosi, e ha una potenza di 285 terahash per secondo. L’inizio delle operazioni di mining dovrebbe avvenire tra tre o quattro mesi, il tempo per Enigma di consegnare i suoi nuovi processori.

Le motivazioni dietro la scelta di Tether

“Insieme a enti locali, stiamo cercando di trovare un modo per rendere il mining di Bitcoin sostenibile e in grado di generare ricchezza da reinvestire nella community” scrive sempre Ardoino su Twitter. Lo scopo di Tether è sicuramente interessante: contribuire alla decentralizzazione del Digital Gold, anche a scapito del profitto a breve termine, potrebbe apportare benefici a lungo termine per tutta la blockchain.

Negli USA, la presenza di mining farm potrebbe persino contribuire allo sviluppo tecnologico in campo energetico, come per esempio in Texas. In Italia, Alps Blockchain ha ideato un modo per sfruttare l’energia idroelettrica nel mining, energia che altrimenti andrebbe sprecata. Il mining, anche se dispendioso sotto un punto di vista energetico, può essere sfruttato con metodi sostenibili per stimolare lo sviluppo economico in diversi territori. 

Il mining di Bitcoin in Italia? Con l’idroelettrico conviene

Mining Bitcoin Italia conviene

Anche in Italia diventa possibile il mining di bitcoin green. Come? Una start-up italiana ha trovato la soluzione: l’energia idrica.

Se ti sei mai informato sul mining di Bitcoin, magari perché volevi aprire una tua piccola “mining farm”, ti sarai reso subito conto che in Italia non conviene. Il mining è un’attività che richiede molta energia. Proprio per questo le maggiori mining farm vengono installate in luoghi freddi, così da poter risparmiare sul raffreddamento dei processori, o in posti dove l’energia elettrica è abbondante ed economica. L’Italia non è né l’uno né l’altro. Eppure, alcuni imprenditori sono riusciti comunque a portare il mining di Bitcoin in Italia. Come? Sfruttando le centrali idroelettriche.

Le mining farm in Italia per creare fiumi di Bitcoin

L’Italia del nord è ricca di montagne e fiumi, da sempre utilizzati per produrre energia elettrica grazie alle centrali idroelettriche e alle dighe. Il problema dell’energia idrica? È difficile da controllare, ed è difficile prevedere quanta energia può produrre. A Borgo d’Anaunia, per esempio, la centrale Alta Novella ha avuto alti e bassi. Attiva dagli anni ‘20, è stata abbandonata perché non c’erano fondi per costruire una diga che incrementasse il suo output. Dopo la nazionalizzazione dell’energia idroelettrica negli anni ‘60, infatti, era diventato sconveniente produrre energia e la Enel l’aveva dismessa.

Nel 2008, grazie ad alcuni incentivi statali, la centrale è stata riaperta. Ma quest’anno, la scarsità di piogge e nevicate rischiava di compromettere – di nuovo – la centrale. Perciò il sindaco di Borgo d’Anaunia, Daniele Graziadei, ha avuto una brillante idea: chiamare una start-up innovativa per costruire una mining farm. Alps Blockchain ha stretto un rapporto di partnership con Graziadei per sfruttare direttamente l’energia prodotta da Alta Novella. All’interno della centrale ci sono 40 supercomputer, che lavorano ininterrottamente nella validazione di transazioni su Bitcoin. Anche se minare Bitcoin è sempre più difficile, il basso costo e la grande disponibilità di energia pulita può aiutare a trasformare l’Italia in una nazione Bitcoin-friendly.

Come funziona il mining in Italia

L’idea di Alps Blockchain, che ha installato mining farm in più di 18 centrali idroelettriche in tutta Italia, è interessante. Uno dei grandi muri che divide il mondo crypto dal mainstream è la difficoltà nel capire la blockchain. La start-up, però, è riuscita ad abbattere questo muro. Infatti, chi gestisce le centrali idroelettriche non deve avere alcuna conoscenza sul mining, blockchain e superprocessori. Il funzionamento è semplice: Alps Blockchain installa i suoi ASIC (Application-specific Integrated Circuit) all’interno di centrali idroelettriche poco utilizzate o che attraversano periodi “di magra”, e acquista direttamente dal gestore l’energia elettrica prodotta. A quel punto, condivide la potenza computazionale di questi supercomputer con delle mining pool in giro per il mondo.

“Il prezzo dell’energia che si compra normalmente è più alto rispetto al resto del mondo, ma ci siamo resi conto che l’energia rinnovabile viene venduta dai fornitori a prezzo più basso” scrive Francesca Failoni, co-fondatrice di Alps Blockchain. L’energia idroelettrica è ampiamente disponibile in Italia, ed è pulita al 100%. In un mondo in cui i governi e le persone sono sempre più attenti all’ecosostenibilità, i miner di Bitcoin italiani hanno trovato un modo per rimuovere lo stigma del mining eccessivamente inquinante e per rendere conveniente quest’attività?

Le energie rinnovabili e il mining

L’Italia è solo uno dei Paesi che sta studiando dei metodi per rendere ecosostenibile il mining di Bitcoin. Anche se non è tra le attività più inquinanti al mondo, rappresenta comunque un dispendio di energia non indifferente. Alcuni partiti europei hanno cercato di vietare questa attività, citando questo problema, anche se la votazione che si è tenuta il 15 marzo non ha avuto successo. In altri Stati, però, il mining è stato limitato o vietato proprio perché richiedeva troppa energia, come ad esempio in Iran e in Kazakhistan.

Per questo, non solo Alps Blockchain ma anche altre mining farm nel mondo stanno optando per le energie rinnovabili. Sono sempre di più le farm che utilizzano l’energia solare o quella geotermica per minare Bitcoin. Il futuro green del mining è già segnato, tanto che già oggi inquina meno di altre industrie come quella della moda o dell’edilizia. Il mining di Bitcoin in Italia è un altro tassello verso questo futuro: basterà a convincere gli scettici?

Ethereum 2.0: The Merge in arrivo, addio mining

Vitalik Buterin Ethereum 2.0 The Merge

L’attesissimo aggiornamento di Ethereum 2.0, The Merge, sta per arrivare: la nuova versione proof-of-stake affronta gli ultimi test su Kiln

Ethereum, sei pronto al proof-of-stake? La nuova versione del protocollo, attesa da anni, ha avuto diverse forme e diversi nomi. Conosciuta come Ethereum 2.0, ora si chiama Consesus Layer, e il nome The Merge rappresenta l’unione tra i due layer che formeranno il nuovo Ethereum. Dopo la fase di test su Kintsugi, adesso sbarca su Kiln. Questa dovrebbe essere l’ultima fase di test prima del lancio ufficiale: gli esperti prevedono che in tre mesi potremmo accogliere il PoS su Ethereum. A che punto è l’attesissimo update?

Da PoW a PoS: Ethereum abbandona il mining per lo staking

Vitalik Buterin lo dice da anni: Ethereum deve abbandonare il proof-of-work e passare al proof-of-stake. Il nuovo protocollo dovrebbe risolvere molti dei problemi che affliggono il network. Eppure, a causa di problemi tecnici continui e complessi, la data per questo passaggio è stata continuamente posticipata, tanto che alcuni esperti temevano che in realtà Buterin non volesse davvero questo update.

Invece, finalmente le cose hanno ripreso il ritmo giusto. Da quanto si legge sul blog della Ethereum Foundation, la fondazione no-profit che gestisce lo sviluppo di Ethereum, l’aggiornamento sta affrontando un ultimo test prima del lancio ufficiale. Kiln, il nome del testnet utilizzato per questo aggiornamento, indica una tipologia di forno, in particolare quello usato per indurire l’argilla e trasformarla in mattoni. Il nome descrive perfettamente il suo scopo: consolidare la nuova infrastruttura per costruire un migliore Ethereum.

Con The Merge, Ethereum abbandonerà il vecchio sistema di consenso PoW, e diventerà estremamente più efficiente. Per esempio, il PoS diminuirà il consumo di energia del 99,5%, ed Ethereum consumerà lo 0,4% dell’energia che consuma un sistema di pagamento centralizzato come Visa. Inoltre, ETH diventerà una valuta deflazionaria: secondo una stima, verranno emessi solo 1.300 ETH al giorno contro i 12.000 attuali. Questo, combinato al sistema di burning istituito lo scorso agosto, vuol dire che gli ETH persi quotidianamente saranno di più di quelli emessi!

Perché The Merge: la filosofia di Buterin dietro il più importante fork di sempre

Attualmente, Ethereum è la seconda blockchain più conosciuta, subito dopo Bitcoin. Rispetto a Bitcoin, però, Ethereum è una piattaforma utilizzatissima da sviluppatori di tutto il mondo per creare dApp, NFT, AMM e piattaforme layer-2. ETH ha un market cap di più di 350 miliardi di dollari, e sostiene più di un milione di transazioni al giorno. In poche parole, è un network famoso, utilizzatissimo e con un valore enorme; ma allora perché deve cambiare e passare al proof-of-stake?

“Quello che stiamo costruendo non è più un giocattolo. Stiamo costruendo le fondamenta per il futuro di Internet” ha detto Vitalik Buterin, mentre ancora teorizzava Ethereum 2.0. Il fondatore di Ethereum non è diventato uno sviluppatore per arricchirsi, è sempre stato spinto dalla passione e dalla voglia di creare un sistema decentralizzato e democratico. Per Buterin, quello che conta è che il PoW è meno democratico del PoS, e tanto basta per preferire il nuovo protocollo. Infatti, creare un nodo di validazione è molto più semplice e immediato che costruirsi il proprio “mining rig”. “Per una blockchain decentralizzata, è fondamentale che gli utenti normali possano avere il loro nodo, e che ci sia una cultura dove gestire un nodo è un’attività comune”.

La più grande paura di Buterin è quella di vedere la propria creazione diventare una speculazione per guadagnare. “Se non ci facciamo sentire”, ha detto in un’intervista al Time, “le uniche cose che verranno costruite saranno quelle che danno un profitto”. Ecco perché, nonostante non abbia potere decisionale diretto su Ethereum, ha scritto innumerevoli articoli sul suo blog a favore del proof-of-stake. E se la gente dovesse cominciare a migrare da Ethereum verso piattaforme che promettono più guadagni? “Preferisco che Ethereum offenda alcune persone, piuttosto che vederlo diventare qualcosa che non rappresenta nulla.

Quando potrebbe essere rilasciato The Merge?

Gli sviluppatori della Ethereum Foundation, tra cui Tim Beiko, non sono ancora certi della data d’uscita ufficiale di The Merge. Il test su Kintsugi è durato 3 mesi, e in molti credono quindi che la nuova versione sarà rilasciata a giugno. In realtà, l’ultima fase di test deve essere la più minuziosa e cauta di tutte, in modo da garantire l’assenza di bug o rallentamenti.

In poche parole, la data di giugno è molto ottimistica, anche se non impossibile. Se il test va bene, allora è possibile che già tra tre mesi avremo la nostra nuova blockchain proof-of-stake. Fortunatamente, gli sviluppatori sono molto attivi sui social e chiari quando si parla di deadline. Teniamoci aggiornati e incrociamo le dita!

Secondo gli ultimi annunci dei developer, comunque, la data di uscita di Ethereum 2.0 e di The Merge è questa estate! Manca poco: sei pronto?

Blockchain: una filiera etica tra Coca-Cola, cacao e cobalto

Blockchain e supply chain etica Coca Cola

La blockchain è etica: grazie alla decentralizzazione, è possibile già ora tracciare le supply chain e garantire che i lavoratori abbiano un salario dignitoso.

La blockchain potrebbe risolvere uno dei problemi maggiori della filiera alimentare? È quello che pensano in molti, da Carrefour in Francia alla Coca-Cola. Il problema della sostenibilità e dell’etica all’interno della filiera alimentare è da sempre molto sentito. Non sempre i marchi di certificazione come Fairtrade o Rainforest Alliance riescono a tracciare con efficacia la supply chain di prodotti a rischio come cacao e caffè. Grazie alla blockchain, sarà possibile garantire che tutti i lavoratori della filiera ricevano un salario dignitoso ed equo.

Coca-Cola e Diginex contro lo sfruttamento minorile

Diginex, una startup attiva nel mondo della blockchain, ha stretto una partnership con Coca-Cola per tracciare la sua supply chain globale. Secondo uno studio condotto dal Dipartimento del Lavoro statunitense e dalla stessa Diginex, sono più di 160 milioni i bambini lavoratori nel mondo. In più, ci sono 25 milioni tra adulti e bambini in condizioni di lavoro forzato.

Questo ha spinto molte aziende, tra cui Cola-Cola, a cercare dei metodi efficaci per controllare la propria filiera ed evitare queste situazioni. Diginex è nata proprio come start-up per risolvere i problemi di sostenibilità ambientale e sociale, e ha studiato uno strumento, DiginexLUMEN, che permette alle aziende di raccogliere dati in maniera costante. Grazie alla blockchain, sarà possibile individuare in poco tempo le criticità della supply chain e di risolverle tempestivamente.

“Le informazioni fornite da diginexLUMEN permettono alle aziende di trasformare le vite di milioni di persone, attualmente private del loro diritto a un lavoro equo e sicuro” ha affermato il CEO di Diginex, Mark Blick. Questo sistema, che rimane centralizzato perché si affida alla buona volontà delle aziende, sfrutta comunque la blockchain e promette di migliorare la qualità di vita dei lavoratori in tutto il mondo. Un’altra azienda, Koa, ha studiato un modo per tracciare la filiera del cacao in Ghana in maniera del tutto decentralizzata.

Koa e la blockchain etica per i contadini del Ghana

Il Ghana è la seconda nazione esportatrice di cacao al mondo, dopo la Costa d’Avorio. La produzione di cacao passa sopratutto dai piccoli contadini, e rappresenta il 18% del PIL del paese africano. Nonostante questo, molte grandi aziende come Nestlé non tracciano accuratamente la supply chain, e il lavoro minorile o sottopagato è all’ordine del giorno.

Koa, insieme all’azienda tedesca Seedtrace, ha sviluppato un programma utilizzando la blockchain che permette una trasparenza completa dell’intera filiera. Il programma sfrutta Topl per registrare i dati su provenienza, pagamento e distribuzione del cacao. Questi dati, disponibili sulla piattaforma di Seedtrace, possono essere esaminati dai consumatori per assicurarsi che i loro prodotti siano davvero sostenibili, e anche dai produttori per osservare dove va a finire il loro cacao.

“Vogliamo eliminare le catene d’approvvigionamento lunghe e poco limpide” scrive Anian Schreiber, co-fondatore di Koa. “Invece di dire che siamo attenti all’etica, mettiamo sul tavolo tutto ciò di cui hanno bisogno i consumatori per essere testimoni diretti di ogni transazione con i contadini”.

Il futuro della supply chain è a blocchi?

La blockchain può davvero trasformare la supply chain alimentare in una catena etica e trasparente? Difficile a dirsi, eppure moltissime aziende del settore hanno deciso di puntare su di essa per il tracciamento delle proprie supply chain. Il cibo, essendo un bene di prima necessità, può essere l’esempio migliore per mostrare al mondo l’efficienza della blockchain nel gestire le lunghe e contorte catene d’approvvigionamento.

Ma si va anche oltre il cibo: Polestar, azienda di auto elettriche della Volvo, ha messo in atto un sistema simile per tracciare il cobalto necessario alle batterie delle sue auto. Anche la filiera dei materiali preziosi è poco trasparente e i lavoratori sono spesso soggetti a condizioni di lavoro precarie e sottopagate. Milioni di persone sperano nella blockchain per ottenere una vita dignitosa: il futuro delle supply chain sarà decentralizzato?

5 motivi per diventare fan di Tezos (XTZ)

5 motivi per diventare fan di Tezos (XTZ)

Hai ancora dei dubbi sul valore e la potenzialità di XTZ? Ti diamo 5 motivi per diventare un fan di Tezos!

Il progetto di Tezos dopo l’entusiasmante ICO, è rimasto un po’ in sordina. La causa di questo probabilmente è un mix di eventi spiacevoli come le azioni legali intraprese contro Johann Gevers (un membro del comitato direttivo che ha impiegato fondi di Tezos per interessi personali). Ma anche perché Michelson, il linguaggio di programmazione scelto dalla blockchain non è tra quelli più conosciuti e usati. Così inizialmente gli sviluppatori hanno avuto qualche difficoltà ad approcciarsi agli strumenti di Tezos. Ora Tezos sta preparando il suo grande ritorno sotto la guida di Kathleen Breitman e la sua passione per gli NFT, secondo lei il “cuore della decentralizzazione”. 

Ripassone: cos’è Tezos?

Tezos è una delle prime blockchain nate per diventare un’alternativa a Ethereum. Il suo meccanismo di consenso è il Liquid Proof-of-Stake, una variante del classico PoS che seleziona i validatori dei blocchi tramite meccanismo del baking. Nel network di Tezos, baking è il termine utilizzato per indicare un tipo di staking in cui gli utenti forniscono al network i loro XTZ che restano liquidi, non bloccati come nello staking classico. Tezos viene utilizzata per lo sviluppo di smart contract, servizi DeFi e il “minting” di token non fungibili. Questa blockchain è stata sviluppata in maniera modulare, per scongiurare hard fork e, come vedremo, questo è proprio uno dei 5 motivi per diventare fan di Tezos. 

1. Tezos è una blockchain self-amending

Tezos si definisce come blockchain self-amending, ovvero “auto-modificante”. Infatti gli aggiornamenti e la governance sono gestiti tramite un meccanismo on chain, quindi gestito interamente sulla blockchain. L’obiettivo dei creatori era quello di dare la priorità assoluta all’espansione del protocollo e alla partecipazione della rete. Le decisioni sugli aggiornamenti o il futuro del progettovengono prese in modo decentralizzato tramite un processo di governance diviso in 5 fasi: proposal, exploration, testing, promotion e adoption. Il flusso decisionale si svolge interamente su blockchain (tramite votazioni con XTZ), è quindi automatizzato e rapido, il che permette di approvare e realizzare più aggiornamenti e modifiche nell’ottica di adottare e adattare quotidianamente nuove funzionalità con una partecipazione degli utenti molto alta.

Il processo decisionale e lo stato degli aggiornamenti è visualizzabile sui forum di governance come Tezos Agora. Solo pochi progetti crypto sopravvivono al tempo e purtroppo si eclissano senza svilupparsi, Tezos al contrario è stata costruita proprio per mantenere una costanza nella sua evoluzione. 

2. Tezos è in costante aggiornamento 

Come visto, Tezos è in continuo aggiornamento, la sua vision è quella di una tecnologia sempre orientata al miglioramento. Ora sul sito si può leggere “è stata presentata una nuova proposta, ora valutata e presa in considerazione dalla community”. Si tratta di un ulteriore aggiornamento che arriva solo dopo 3 mesi dall’ultimo. A Dicembre 2021 è stato approvato Hangzhou che ha contribuito ad aumentare la velocità nello sviluppo di smart contract più complessi e allo stesso tempo ridotto i costi di gas. Il nuovo upgrade, al vaglio della community, si chiama Ithaca II e promette di rendere le transazioni confermabili in maniera semi-istantanea. In soli 2 anni, Tezos ha potuto perfezionare il proprio protocollo con ben 8 aggiornamenti di rilievo.

3. Tutti possono partecipare alla governance di Tezos

Il terzo motivo per diventare fan di Tezos è la partecipazione universale. Basta avere 1 XTZ per votare gli emendamenti proposti. La scelta di aprire la governance a tutti rende Tezos un network altamente decentralizzato perché le decisioni sono in mano alla community. Ogni utente, avendo messo i suoi token come garanzia, sarà coinvolto attivamente e incentivato a contribuire per portare Tezos ad essere sempre più efficiente.

Inoltre la community di Tezos, chiamata a partecipare attivamente all’evoluzione del network, è molto forte e unita. A Novembre 2021 il più importante marketplace NFT su Tezos, Hic et Nunc, è stato abbandonato dal suo fondatore e le opere non fungibili rischiavano di andare perse. Il progetto è stato preso in mano dalla community che ha fondato una DAO per riportarlo in vita e decentralizzarlo. 

4. Per Tezos un futuro fatto di gaming e NFT

Fin da subito Tezos si è distinta per la propensione per il mondo dei collectible, ha realizzato gli NFT per la RedBull, la squadra di Formula 1 e per Ubisoft. L’azienda di videogiochi è anche una dei validatori (baker) dei blocchi di Tezos. Nel 2022 ha collaborato con Pantone per lanciare gli NFT del colore dell’anno il Very Pery. Su Tezos puoi trovare tutti i principali servizi della DeFi, ma sembra che in questo periodo il network stia cavalcando l’onda del gaming su blockchain e degli NFT

Su Tezos sono presenti due dei marketplace green, dove comprare NFT a basso impatto ambientale, Objtk e Kalamint.

5. Tezos: il goleador della blockchain!

Tezos ha attuato un piano per farsi conoscere in tutto il mondo, soprattutto quello calcistico molto vicino al settore crypto. A Febbraio 2022 la blockchain ha firmato con il Manchester United un contratto pluriennale per essere sponsor ufficiale della squadra. Il logo di Tezos è stato stampato su tutti i completi d’allenamento, sia della squadra maschile che femminile. Sul profilo Twitter del Manchester United la firma crypto è sparsa qua e là, soprattutto sulla maglia di Cristiano Ronaldo. La collaborazione con il Manchester United non si ferma solo a questo, a quanto pare la blockchain verrà sfruttata dal club anche per introdurre tecnologie capaci di avvicinare i fan alla squadra. I casi d’uso di Tezos sono tra i più disparati e questo arricchisce il valore e la popolarità del network.

Questi sono 5 motivi per diventare fan di Tezos, ne aggiungeresti altri alla lista? Ti aspettiamo su Academy per scoprire i dettagli tecnici della blockchain self-amending!

Cardano: il prezzo di ADA scende ma i progetti e le dApp abbondano

Cardano prezzo scende dApp aumentano

Il token di Cardano, ADA, sta scendendo di prezzo da qualche mese. Eppure dApp e progetti continuano a crescere

Nonostante il prezzo di ADA sia in fase di discesa da qualche mese, con segnali di ripresa nell’ultima settimana, numerosi sviluppatori credono in Cardano. Il suo ecosistema conta più di 600 dApp, e nell’ultima settimana sono state registrate ben 546163 transazioni, un numero davvero alto, dopo che a fine febbraio aveva addirittura superato le transazioni giornaliere di Ethereum. Non male per aver implementato gli smart contract meno di un anno fa. Infatti, dopo l’aggiornamento Alonzo avvenuto a settembre 2021, le dApp e i DEX hanno cominciato a fiorire. Adesso Project Catalyst, il progetto che elargisce fondi agli sviluppatori più promettenti, potrebbe dare nuova linfa vitale all’ecosistema Cardano con 16 milioni di dollari in palio. 

Arriva il Fund 8 di Project Catalyst

Project Catalyst nasce come incubatrice di idee e progetti promettenti, che possono essere votati dalla community di Cardano. Il progetto dà spazio sia a team di sviluppo che propongono dApp e migliorie alla blockchain, sia agli utenti che richiedono nuove funzionalità. In quest’ultimo caso, le idee più votate e discusse possono attirare l’attenzione di sviluppatori che, se interessati, si propongono di metterle in pratica.

Attualmente il Fund8, che mette in palio 16 milioni di dollari in ADA, è arrivato nella fase di Finalizzazione. In questa fase, i creatori dei progetti più votati si confrontano con la community per consolidare le loro idee prima della fase più importante, quella di Valutazione. Durante la Valutazione, degli esperti di IOHK (l’azienda che gestisce Cardano) valuteranno i progetti in base all’impatto che avrebbero sulla blockchain, alla loro semplicità di auditing e alla loro attuabilità. 

Il procedimento non è immediato, ma è in linea con i valori di Cardano: per costruire un progetto solido, c’è bisogno di una discussione continua, come insegna il metodo scientifico su cui si basa la blockchain di Hoskinson. Ma a differenza dei laboratori scientifici, Project Catalyst accoglie sia pareri tecnici che non tecnici, per garantire che tutti gli interessati possano dire la loro e contribuire a Cardano.

Oltre Catalyst: nuove dapp su Cardano

Cardano ispira anche un gran numero di team di sviluppo indipendenti, che decidono di affidarsi alla blockchain di Hoskinson per sviluppare dApp. Attualmente, ci sono più di 600 applicazioni decentralizzate rilasciate o in sviluppo su Cardano, e alcune sono molto interessanti. Riusciranno a far risalire il prezzo di ADA? Vediamone tre!

FlickTo

FlickTo è un launchpad ideato per il finanziamento di film e serie TV. Attualmente, si sa, emergere nel settore dell’intrattenimento e dell’arte, è molto complesso. Il blocco maggiore per i registi indipendenti, tuttavia, è il finanziamento. Sfruttando il suo token FLICK e lo staking di ADA su Cardano, FlickTo vuole rimuovere questa barriera e fare in modo che i creator abbiano la possibilità di lanciare i loro progetti senza aver bisogno di grandi aziende mediatiche.

Il funzionamento del launchpad è semplice: i creator che vogliono ricevere dei fondi propongono su FlickTo la loro idea, e la community sceglie se supportarla con dei token. Se il progetto ha successo, gli utenti che hanno contribuito a realizzarlo riceveranno delle ricompense. Vi ricorda qualcosa? In questo modo, la community non solo sceglie cosa vedere in TV, ma può anche ottenere un ritorno monetario invece di darlo a Hollywood o simili. In più, FlickTo prevede anche una piattaforma per permettere agli utenti di condividere le loro idee con i creator, e viceversa. FlickTo vuole creare un vero e proprio cinema decentralizzato!

Meloot

Meloot è una piattaforma di “social commerce”. Può sembrare una strana associazione di parole ma è proprio così: la dapp vuole unire i social agli e-commerce, facendo lavorare queste due realtà in un unico ecosistema che si sostiene autonomamente. “Potete pensarci come una combinazione tra Tik Tok e Amazon, con l’interfaccia grafica di Tik Tok e le capacità da e-commerce di Amazon – connettiamo gli utenti con i prodotti che amano attraverso video e streaming”.

Il token di Meloot, LADA, è il cardine della piattaforma. Il token può essere utilizzato in vari modi, ad esempio per acquistare prodotti sull’e-commerce, senza le commissioni tipiche delle carte di credito. Meloot distingue tra due categorie di utenti business: i merchant, e i creator. La piattaforma dei creator permette a chiunque di diventare un influencer, e di sponsorizzare i propri prodotti preferiti attraverso video o streaming live. L’interfaccia dedicata ai merchant, invece, consente di mettere in vendita i propri prodotti e pubblicizzarli.

I creator ricevono una percentuale in LADA per ogni prodotto che vendono, e in tutto questo il venditore non sborsa un centesimo! Tutta la piattaforma si sostiene autonomamente, supportata unicamente dai token LADA. Considerando il successo degli e-commerce e dei social, Meloot ha il potenziale di diventare una piattaforma innovativa sviluppata al 100% su Cardano.

Clarity

Clarity è un protocollo che permette di creare DAO anche a chi non è uno sviluppatore. “Crediamo che la prosperità del genere umano sarà decisa da una combinazione di tecnologia innovativa, trasparenza, e collaborazione”. Enfasi sul termine Collaborazione

Non è raro sentire qualcuno che vorrebbe prendere parte attiva alla blockchain e alle crypto. Le barriere per entrare in questo mondo, però, sono molto alte, soprattutto se si vuole contribuire a progetti già avviati. Clarity vuole abbassare questa barriera e rendere ancora più democratica la blockchain.

In particolare, il protocollo di Clarity è una library di smart contract pre-compilati, liberamente utilizzabili per creare sistemi di governance decentralizzati impostando dei parametri. Clarity è user friendly e non richiede grandi conoscenze tecniche, così da permettere anche a chi non è esperto di blockchain di contribuire ai sistemi di governance decentralizzati. Questo protocollo va di pari passo con la vision di Cardano, cioè di dare a tutti l’opportunità di portare le proprie idee e competenze alla blockchain.

L’ecosistema di Cardano, quindi, continua a espandersi nonostante il prezzo di ADA sia in una fase di stallo. I nuovi progetti di Catalyst e le dApp innovative che sono in sviluppo potrebbero aumentare la domanda e riportare ADA vicino al suo ATH di 3 dollari? Hoskinson, comunque, non ha mai posto attenzione al prezzo. Per l’ex-fondatore di Ethereum, ciò che conta non sono le fluttuazioni di mercato, ma le capacità di una blockchain di risolvere i problemi delle persone. La community crypto condividerà il suo sentimento?

Criptovalute legali in Ucraina: Zelenskyy firma la legge

Criptovalute legali in Ucraina Zelenskyy firma la legge

In Ucraina arriva la legge per rendere le criptovalute legali, il mercato crypto sarà agevolato dal governo

Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy il 16 Marzo 2022 ha firmato una legge sugli asset virtuali, rendendo le criptovalute legali nel paese. Il provvedimento arriva dopo l’ondata di donazioni in crypto destinate all’Ucraina per sostenere la sua difesa contro l’invasione russa. Ecco cosa prevede la legge appena firmata! 

Le donazioni in crypto in Ucraina sono arrivate a quota 100 milioni

Da quando il 24 Febbraio 2022 sono iniziati i primi bombardamenti della Russia, l’Ucraina ha ricevuto quasi 100 milioni di dollari di donazioni in criptovalute. In uno scenario in cui le banche e le istituzioni sono in difficoltà, in molti hanno pensato di usare la blockchain come sistema di pagamento. Il 26 Febbraio su Twitter, il profilo ufficiale dell’Ucraina ha dato il via alla raccolta fondi e le criptovalute si sono rivelate la maniera più efficace di far arrivare aiuti economici dall’estero. Mentre la resistenza all’occupazione continua, il governo ucraino ha deciso di avanzare una legge per rendere le criptovalute legali a beneficio del popolo in estrema difficoltà. 

Quindi fino ad oggi Bitcoin era proibito in Ucraina?

No, la firma del decreto legge di Zelenskyy non determina una separazione tra proibito e concesso. Le criptovalute non sono mai state illegali, semplicemente non sono mai state regolamentate. Il governo Ucraino sta decidendo come gestire il mercato crypto nel proprio paese, proprio come stanno facendo gli Stati Uniti. D’altro canto, la legge in questione non prevede che Bitcoin o altre criptovalute diventino monete di stato come è successo a El Salvador. Una versione della legge sulle criptovalute era stata già presentata in Parlamento nel Settembre 2021, ma Zelenskyy l’aveva respinta. Secondo il report di Chainalysis, nel 2021 l’Ucraina era il quarto paese al mondo per utilizzo e diffusione delle criptovalute.  

La legge di Zelenskyy: cosa succede alle criptovalute?

Cosa prevede la legge firmata da Zelenskyy? Stabilire che in un paese le criptovalute sono legali significa determinare il loro status giuridico e chi si dovrà occupare di regolare i beni virtuali. La legge di Zelenskyy inoltre stabilisce i requisiti che devono soddisfare tutte le aziende che offrono servizi crypto. Questo mercato sarà regolato dalla Commissione Nazionale Ucraina sui Titoli e il Mercato Azionario, l’organismo statale è incaricato di gestire la regolamentazione delle valute virtuali, determinare la loro circolazione, rilasciare permessi ai fornitori di servizi crypto e supervisionare il settore. Il Ministero delle Finanze sta già lavorando sugli emendamenti ai codici fiscali e civili del paese per lanciare pienamente il mercato dei beni virtuali.

Il tweet del Ministero della Trasformazione digitale dell’Ucraina spiega: “L’Ucraina ha legalizzato il settore delle criptovalute – Zelenskyy ha firmato una legge. D’ora in poi gli exchange di criptovalute sia stranieri che ucraini opereranno legalmente e le banche apriranno conti per le società di criptovalute. È un passo importante verso lo sviluppo del mercato dei virtual asset in Ucraina”.

Alex Bornyakov, vice ministro della trasformazione digitale, ha aggiunto che la nuova legge sulle criptovalute avrà un “ruolo vitale nel processo di difesa dell’Ucraina”.

Bitcoin: l’Europa non bandirà Bitcoin e il PoW

Europa non bandisce Bitcoin

Lunedì 14 marzo la Commissione Economica del Parlamento Europeo ha votato contro la proposta di bandire il proof-of-work 

Una buona notizia per Bitcoin e le criptovalute proof-of-work in Europa. Lunedì 14 marzo la Commissione per gli Affari Economici del Parlamento Europeo ha ufficialmente votato contro l’esclusione delle criptovalute che utilizzato un protocollo PoW. La bozza che è passata ha una visione molto più moderata della questione, e non esclude a priori questa tipologia di crypto di cui fa parte anche Bitcoin.

L’Unione Europea verso la regolamentazione delle crypto

La votazione di lunedì ha messo un punto fermo sulla questione ambientale del protocollo proof-of-work, ma la decisione rientra in un quadro più complesso già studiato dall’Unione Europea nel 2020. Il MiCA (Markets in Crypto Assets) è un framework di 126 articoli che fa parte di un pacchetto più ampio che si occupa della Finanza Digitale. Il documento delinea un piano di regolamentazione delle criptovalute, che va dagli aspetti fiscali a quelli energetici, mettendo in primo piano anche l’istituzione di un Euro digitale. 

La votazione che si è tenuta lunedì è servita a scegliere tra due versioni della bozza proposta dal Parlamento. Una versione, quella presentata dai Verdi, prevedeva l’aggiunta di una frase che avrebbe potuto abbattere il mercato delle crypto PoW e di Bitcoin. Secondo questa proposta, chi emetteva una moneta digitale avrebbe dovuto presentare un piano dettagliato dei costi energetici del network. Ovviamente, Bitcoin e la maggior parte delle altre criptovalute non hanno un ente centralizzato che le controlla. Questo vuol dire che sarebbero state effettivamente non riconosciute e bandite. Evento che in ogni caso non avrebbe sancito la fine delle criptovalute, di per sé incensurabili.

Fortunatamente, questa versione è stata bocciata in favore di una bozza moderata. Stefan Berger, politico europeo molto attivo sul tema, ha suggerito di lasciare che il MiCA si occupi solamente dell’applicazione fiscale e istituzionale delle crypto in Europa. I problemi ambientali dovuti al mining saranno invece discussi da un’altra commissione.

Bitcoin e le PoW hanno un futuro in Europa?

Il mining di Bitcoin, e di tutte le altre criptovalute che utilizzano il protocollo proof-of-work, verrà inserito in un documento chiamato “Tassonomia Europea sulle Attività Sostenibili” (EU taxonomy for sustainable activities). Il documento è una classifica di attività più o meno sostenibili a livello energetico e sociale. L’obiettivo di questa classifica è quello di facilitare gli investimenti in alcuni settori da parte di Stati e aziende, rendendo meno proficui gli investimenti in settori ritenuti poco sostenibili.

Se il mining di crypto dovesse rientrare tra queste attività, finirebbe probabilmente in basso alla classifica. Anche se il proof-of-work consuma meno energia di molte altre attività, la Tassonomia premia i settori che hanno un consumo di energia estremamente ridotto e con emissioni zero. Questo è comunque un risultato migliore rispetto a una messa al bando completa, visto che permetterebbe comunque di ricevere un minimo di fondi e sussidi. Gli exchange e le piattaforme proof-of-stake, d’altra parte, non saranno toccate da questo documento.

Adesso che la votazione è andata a buon fine, Bitcoin è fuori da ogni pericolo? I Verdi teoricamente possono ancora chiedere che la bozza venga discussa in una seduta plenaria del Parlamento Europeo, ma probabilmente questa mossa non porterebbe a risultati concreti e si limiterebbe a rallentare l’iter burocratico. Il prossimo step da cui il MiCA deve passare, quindi, è il cosiddetto “trialogo” tra Parlamento Europeo, Commissione Europea e il Consiglio dell’Unione Europea. Il futuro di Bitcoin in Europa sembra comunque sulla buona strada!

Le 5 crypto preferite dai Fondi e dai Venture Capital

Le 5 crypto preferite dai fondi istituzionali

Quali sono le 5 crypto preferite dai fondi e dai venture capital? Scopri la lista dei progetti su blockchain più promettenti del momento!

A maggio 2022 si è verificato un tracollo dell’ecosistema Terra che ha avuto effetti negativi sia su TerraUSD che su LUNA. Questo articolo è stato scritto prima dell’evento, quindi prima di leggerlo ti invitiamo ad approfondire la situazione e a restare aggiornat*.
In generale, gli articoli di Young Platform sono da considerarsi puramente informativi e non costituiscono un consiglio finanziario.

Sempre più fondi speculativi e di venture capital (VC) scelgono il mondo crypto per i loro affari. Tra DeFi, NFT, servizi per il Web3, gaming e smart contract quali sono per loro i progetti più interessanti su blockchain? Un report del centro di ricerca Messari ha analizzato in che direzione si orientano i portfolio di 57 tra i più importanti Fondi Speculativi e Venture Capital nel Q4 del 2021

La classifica generale vede trionfare le piattaforme per gli smart contract ma tra i progetti ci sono anche network e blockchain Layer 1, tra queste abbiamo selezionato le prime 5. Nel report non sono state incluse Bitcoin ed Ethereum, dal momento che la maggior parte dei fondi le possiedono. 

5. Avalanche (AVAX)

In quinta posizione troviamo Avalanche, su 57 fondi, 12 hanno tra i loro asset AVAX. L’8 Marzo 2022 L’Avalanche Foundation ha annunciato un programma di 290 milioni di dollari (circa 4 milioni di AVAX) chiamato Avalanche Multiverse. Lo scopo del programma  è incoraggiare la crescita dei subnet del network. I subnet sono blockchain collegate ad Avalanche che ne condividono strumenti e caratteristiche ma possono essere personalizzate per esigenze e dapp specifiche. Possono avere il loro token ma mantengono tutta la potenza di Avalanche. I subnet ricordano le parachain di Polkadot, cambia il nome ma non la sostanza! Del resto tra le blockchain il trend è espandere il proprio ecosistema. Per diventare subnet, bisogna mettere in staking 2000 AVAX. Il programma Multiverse arriva dopo quello da 180 milioni di dollari nell’Agosto del 2021, chiamato Avalanche Rush, che mirava ad attirare gli sviluppatori DeFi alla blockchain.

Il primo subnet a ricevere incentivi attraverso il programma Multiverse è il gioco basato sugli NFT, DeFi Kingdoms, per il quale sono stati messi da parte 15 milioni di dollari in incentivi. 

In una dichiarazione, il direttore esecutivo di DeFi Kingdoms (sotto pseudonimo), Frisky Fox, ha detto che stavano cercando una tecnologia in grado di aiutare il progetto “a scalare e introdurre nuove funzionalità come l’utilizzo dei nostri token nativi per pagare il gas, senza sacrificare la sicurezza o la decentralizzazione”.

4. Maker (MKR)

Prima di Avalanche, con solo un punto di differenza, c’è Maker, scelto da 13 fondi. MKR è il token di governance di MakerDAO e del Maker Protocol utilizzato per emettere e gestire la stablecoin DAI. Fondi e venture capital hanno a cuore anche la finanza decentralizzata! Maker è uno dei primi progetti DeFi per nascita, attivo dal 2017, probabilmente ispira fiducia grazie al suo lungo e costante percorso nel campo.

3. Solana (SOL)

La classifica delle 5 crypto preferite dai fondi istituzionali prosegue con Solana! A pari merito con Maker, è nel portfolio di 13 fondi su 57. Ultimamente la blockchain che vanta di essere la più ecosostenibile in circolazione, è sotto i riflettori grazie al protocollo per i pagamenti Solana Pay. Da molti è considerato la Visa o il Paypal del Web3. Solana Pay offre transazioni immediate, circa 65 mila al secondo, senza commissioni e con un impatto zero sull’ambiente.

2. Terra (LUNA)

LUNA sembra essere la crypto del momento! Il 9 Marzo 2022 ha coronato il suo momento di gloria con un nuovo ATH a 104,58$. Quali sono le cause dell’interesse degli investitori istituzionali? Di sicuro lo sviluppo del suo ecosistema non è passato inosservato, così come l’emergere di Anchor Protocol che ha spinto la crescita di Terra per tutto il 2021.

L’aumento del prezzo di LUNA potrebbe essere correlato anche al fatto che è la prima criptovaluta in termini di staking, il totale di LUNA in staking è di 31,6 miliardi di dollari e le ricompense per gli utenti sembrano essere tra le più vantaggiose. Il 40% di tutti i token in circolazione infatti sono delegati ai validatori e avere così tanti token bloccati riduce la volatilità. Il meccanismo di consenso di Terra prevede inoltre che per riscattare i token in staking, bisogna aspettare 21 giorni e in questo modo gli utenti sono disincentivati a fare holding. 

1. Polkadot (DOT)

Al primo posto nella classifica delle 5 crypto preferite dai fondi istituzionali c’è Polkadot! Nel 2021 ben 24 fondi su 57 hanno scelto il network multichain, quasi il 42% degli investitori istituzionali. Polkadot ha mantenuto questo primato per tutto l’anno, ci aspettiamo grandi cose anche per il 2022! Nello specifico, di tutto l’ecosistema di Polkadot, sono state premiate dai fondi e dai VC le piattaforme smart contract, parachain e parathread. Con il procedere inarrestabile delle aste, gli investitori guadagnano interesse per DOT e il suo ecosistema che, combinato anche con Kusama, offre mille risorse e opportunità. 

A inizio anno ci siamo chiesti quali fossero le crypto da tenere d’occhio per il 2022, Avalanche, Solana e Terra sembrano proprio mantenere le promesse. 

I crowdloan su Kusama e Polkadot sono le ICO del 2022?

Kusama Polkadot Crowdloan

Kusama e Polkadot hanno introdotto un nuovo sistema che permette alla community di sostenere i progetti più interessanti: i crowdloan. Sostituiranno le ICO?

Kusama e Polkadot, le blockchain cugine, hanno particolarmente a cuore la decentralizzazione e l’importanza della community. Questo si riflette anche sul funzionamento delle aste: per raccogliere i fondi necessari, i team delle Dapp possono organizzare delle raccolte di fondi decentralizzate chiamate crowdloan. Il crowdfunding decentralizzato sostituirà le ICO?

Come funzionano le aste su Polkadot e Kusama

Come sai, Polkadot e Kusama sono blockchain che ospitano sul loro network le cosiddette parachain, ovvero reti parallele programmabili in base ai bisogni dei proprietari. Per avere accesso alle parachain, però, c’è bisogno che il team di sviluppo di una Dapp vinca un’asta. Le aste sono decentralizzate, questo vuol dire che è un software a decretare la fine dell’asta.

Il modello delle aste su Kusama e Polkadot è strutturato come una versione leggermente modificata di un’asta con candela. Questo tipo di asta prevede che all’inizio venga accesa una candela; quando la candela si spegne, allora l’asta si conclude e il maggior offerente vince. Lo stratagemma della candela serve a evitare il cosiddetto “auction sniping”, ovvero le offerte all’ultimo secondo prima dello scadere del tempo. Secondo vari studi, il fatto che la fine dell’asta sia imprevedibile spinge i partecipanti a fare puntate serie fin dall’inizio.

Per replicare la candela, le aste decentralizzate lasciano che sia un algoritmo a scegliere casualmente la fine dell’asta. La durata è di approssimativamente una settimana; scaduto il tempo, l’algoritmo determina il momento esatto di fine dell’asta, e lo rende noto ai partecipanti. Chi aveva offerto il valore di KSM e DOT maggiore si guadagna l’opportunità di poter fare il deploy della propria parachain. I token vengono bloccati fino alla fine del periodo di lease (affitto dello slot sulla parachain), per poi venire restituiti. I progetti che perdono l’asta, invece, ricevono immediatamente i token bloccati.

Il crowdloan e il potere della community

Dopo che l’algoritmo ha determinato casualmente la fine dell’asta, il maggior offerente vince. Ma come si raccolgono i fondi per portare avanti le offerte? Ci sono più modi per farlo. Il metodo principale è quello diretto: i team di sviluppo puntano un determinato numero di KSM o DOT per aggiudicarsi lo slot della parachain. Su Polkadot il lease di uno slot dura due anni, mentre su Kusama il tempo va da 6 a 48 settimane, a seconda di ciò che sceglie il team di sviluppatori. Le crypto puntate vengono bloccate in un wallet creato appositamente per l’occasione.

Esiste però anche un altro modo per raccogliere fondi e battere gli avversari: il crowdloan. Ogni team può organizzare una campagna di raccolta fondi decentralizzata direttamente su blockchain. Gli utenti possono utilizzare i loro token liberi, quindi non impegnati nello staking o su piattaforme di lending, e supportare i progetti che più preferiscono. Il funzionamento delle campagne di crowdloan è molto semplice. Prima di tutto il proprietario deve selezionare i parametri della campagna: durata, contributo massimo e ricompense.

– La durata della campagna non è direttamente legata alla durata dell’asta, e viene decisa dal team di sviluppo. I fondi rimangono bloccati nel crowdloan fino alla fine della campagna o fin quando il progetto non vince un’asta. In questo modo, gli sviluppatori non devono programmare una raccolta fondi aggiuntiva nel caso in cui dovessero perdere un’asta.

– Il contributo massimo rappresenta il numero massimo di KSM o DOT che possono essere raccolti. Fintanto che la campagna è attiva e che il massimo non viene raggiunto, gli utenti possono bloccare i loro token nel crowdloan. Mettere un tetto massimo ai contributi serve ai team a gestire meglio le ricompense da distribuire in caso di vittoria.

– Le ricompense vengono decise dal team di sviluppo, e servono a ripagare gli utenti per il tempo in cui manterranno bloccati i loro fondi. In genere, i team offrono ricompense sotto forma di token proprietari della loro blockchain, proporzionate al numero di KSM o DOT bloccati.

La campagna può concludersi in due modi: quando scade il tempo, oppure quando il team che ha lanciato la campagna vince uno slot all’asta.

Nel primo caso, la campagna fallisce e i token bloccati dagli utenti vengono sbloccati e restituiti ai legittimi proprietari. Nel secondo caso, invece, la campagna ha successo. In questo caso, i fondi raccolti vengono bloccati per il tempo di lease, e la parachain viene attivata. Le ricompense vengono elargite a chi ha supportato il progetto, e la blockchain diventa pienamente funzionante. Alla fine del periodo, i DOT o KSM bloccati vengono restituiti a chi li ha prestati.

La differenza con le ICO

Forse ti starai chiedendo quale vantaggio abbia questo sistema rispetto al tradizionale metodo delle ICO (Initial Coin Offering). Ce ne sono molti, ma il più importante è sicuramente il vantaggio della sicurezza.

Quando si supporta un progetto attraverso una ICO, si versano dei token con un valore già consolidato (come ETH o BTC) in cambio di token nuovi e non testati. Bisogna affidarsi solo al white-paper del progetto, senza alcuna sicurezza o garanzia. Non è raro che una ICO finisca per rivelarsi un fallimento perché il progetto viene abbandonato in itinere, oppure che fosse tutto un tentativo di ingannare gli utenti con un rug pull.

Con il crowdloan, questo non può accadere. Gli utenti non acquistano delle nuove criptovalute; stanno solo prestando le loro crypto. In più, i DOT e i KSM puntati non finiscono nel wallet degli sviluppatori, ma vengono bloccati in uno smart contract apposito. Il team, quindi, non ha nessun interesse a raccogliere fondi se non è sicuro di creare un progetto che offra un ritorno economico. Allo stesso modo, è impossibile assistere al rug pull, visto che i malintenzionati non possono prelevare i fondi: sono al sicuro nella blockchain, e vengono sbloccati solo alla fine del periodo di lease.

Questo layer di sicurezza in più non può che portare vantaggi a tutto il mondo crypto. La paura degli scam e degli hacker è una delle argomentazioni preferite dai detrattori della blockchain e della finanza decentralizzata. Con il crowdloan, il massimo che gli utenti possono perdere nel caso in cui il progetto non vada in porto sono le ricompense di due anni di staking.

Il crowdloan: passaggio obbligato per il mainstream?

Kusama e Polkadot potrebbero davvero essere pionieri di un nuovo modo di supportare i progetti ambiziosi attraverso le raccolte fondi decentralizzate? La grandissima partecipazione della community sembra dare un messaggio affermativo. Gli utenti hanno contribuito con entusiasmo ai progetti lanciati sulle due blockchain di Gavin Wood, bloccando un gran numero di KSM e DOT e rinunciando ai vantaggi dello staking per permettere alle dapp di partecipare a questi nuovi ecosistemi.

Per esempio, Moonbeam ha visto più di 200.000 wallet partecipare alla raccolta fondi. Non solo: per aggiudicarsi quello slot, anche gli altri team avevano istituito un crowdloan. In tutto sono stati raccolti più di 95 milioni di DOT, pari a quasi 4 miliardi di dollari. Un segnale estremamente positivo per l’ecosistema di Polkadot.

Il crowdloan, poi, ricorda le piattaforme centralizzate di crowdfunding già esistenti come Kickstarter e IndieGoGo. Questo  modello ha per esempio consentito a Kickstarter di raccogliere quasi 3 miliardi di dollari a partire dal 2009, raccolti tra 12 milioni di backer. Il crowdloan riprende questo concetto e lo trasporta nella finanza decentralizzata, garantendo la sicurezza dei prestatori e l’imparzialità del processo. Abbassare i rischi e offrire certezze serve a tutelare sia gli utenti esperti, sia i principianti, sia chi non si è mai avvicinato alle crypto perché le trova troppo ostiche.  

Possiamo stare certi che un successo tale non è passeggero: questo è solo l’inizio per le nuove ICO!