Emergenza Turchia e Siria: dona ora per i bambini colpiti dal terremoto

Terremoto turchia

Dopo il terremoto in Turchia riparte la collaborazione di Young Platform con Save the Children per inviare donazioni in crypto

Il terremoto in Turchia ha mobilitato nel mese di Febbraio donazioni e solidarietà da tutto il mondo, unito di fronte a un disastro naturale. 

Come noto, nella notte tra il 5 e il 6 Febbraio l’area di confine con la Siria è stata l’epicentro di un forte terremoto (magnitudo 7.8 e 7.5). Le due scosse sono risuonate fino a Cipro, Libano e Israele. Il fenomeno si è ripetuto il 20 febbraio con l’epicentro nella città di Hatay a sud-ovest della Turchia, con una magnitudo di 6.4 e 5.8.

Le principali vittime del terremoto in Turchia: i bambini

La Turchia dopo il primo terremoto ha dichiarato oltre 41.000 morti, migliaia di persone ferite e di edifici crollati. In tutto sono 1,4 milioni i bambini che stanno subendo i danni di questa catastrofe. I sopravvissuti tra loro sono ora senza riparo.

Questi territori e soprattutto i suoi abitanti più svantaggiati devono ricevere più aiuti possibile, non bastano i contributi internazionali, e ci vorrà molto tempo per rimarginare questa tra le tante ferite dei luoghi colpiti.

Save the Children con il Fondo Emergenze fa sì che i bambini colpiti dal terremoto ricevano ogni tipo di aiuto.

Puoi fare donazioni anche in criptovalute, come già possibile da questo Natale.

Come inviare donazioni per il terremoto in Turchia

Riportiamo di seguito le istruzioni per inviare criptovalute al Fondo Emergenze.

  1. Parti da questa pagina;
  2. Scegli la crypto da donare;
  3. Scegli se fare una donazione anonima o inserire i tuoi dati;
  4. Clicca su “Dona ora”;
  5. Ti apparirà l’indirizzo del wallet di destinazione in forma di codice alfanumerico e come QR code. Copialo negli appunti;
  6. Apri l’app di Young Platform nella sezione Portafoglio;
  1. Seleziona la criptovaluta che hai deciso di utilizzare;
  2. Clicca su “Preleva”;
  3. Inserisci l’importo e clicca su “Continua”; 
  4. Incolla l’indirizzo del wallet di Save the Children che hai copiato dal link indicato o scannerizza il QR code. Ti consigliamo di non scrivere l’indirizzo manualmente per evitare refusi;
  5. Conferma in maniera definitiva il prelievo tramite la mail che riceverai al tuo indirizzo. 

Se vuoi visualizzare lo stato della tua transazione sulla blockchain, puoi incollare il TxID nella barra di ricerca di un blockchain explorer come Blockchair

In questo modo puoi tracciare le tue donazioni crypto e assicurarti che arrivino a Save the Children, che li userà per aiutare i bambini vittime del terremoto in Turchia. 

Nuovo vantaggio per i Club: il Market Report mensile

Per i Club Silver, Gold e Platinum un Market Report mensile creato dal nostro team di trader

Quando i tuoi amici ti chiedono come va il mercato, sai rispondere solamente con “Up” o “Down”? Vai avanti per “sentito dire”? 

No problem! Trovare informazioni affidabili e puntuali oggi non è facile. Per questo lo facciamo noi per te, con il Market Report

Da oggi è disponibile questo benefit riservato ai Club Silver, Gold e Platinum: i loro membri riceveranno un’analisi approfondita del mercato all’inizio di ogni mese, riguardante il mese precedente

Per chi non fa ancora parte dei Club, ecco i principali punti toccati dal report: 

  • Analisi della capitalizzazione di mercato
  • Bitcoin Dominance e Price Action
  • Price action di Ethereum e del pair ETH-BTC
  • Price action della criptovaluta del mese
  • Politiche monetarie USA
  • Notizie del mese
  • Dati on-chain per Bitcoin, Ethereum e criptovaluta del mese

C’è qualche dato o argomento che vorresti vedere trattato mensilmente in questo report? Scrivi un suggerimento sul canale Discord e adatteremo il report con le integrazioni più richieste.

Restare al passo col mercato è fondamentale per avere il controllo delle proprie risorse e utilizzarle al meglio. Con il Market Report hai uno strumento redatto da trader professionisti che mette in luce tutto quello a cui prestare attenzione per avere una comprensione approfondita della situazione attuale. 

I segreti dei domini internet: le storie più strane del web

Domini internet: 5 storie e curiosità sul web

Ti sei mai chiest* cosa vuol dire “Google” o quale sia il dominio più lungo del web? Scoprilo in questo revival di stranezze anni ’90

Scavando a fondo nella storia dei domini internet e non solo, abbiamo scovato queste 5 curiosità sul web. Tra personaggi misteriosi di cui ormai rimane traccia solo sui forum, oltre i siti web più ridicoli e inutili, negli abissi degli archivi di ormai vent’anni fa, sono emersi dei fatti assurdi e inaspettati. Partiamo subito!

1. Nel 2015 qualcuno ha comprato Google.com per 12 dollari

Se cerchi curiosità riguardanti i domini internet, ne troverai più di una riguardo Google stesso. La sua storia è piena di equivoci fin dall’inizio. Ti immagini di digitare Googol.com invece di Google.com? Sarebbe paradossale perché Googol, originariamente, doveva essere il nome del famoso motore di ricerca. 

Il termine indica 10 alla potenza di 100 (1 più 100 zeri) ed è stato il compagno di università di Larry Page, Sean, a suggerirglielo nel 1997. Larry approva il nome e Sean glielo registra, ma senza sapere l’ortografia della parola, così acquista invece quello che conosciamo oggi.

La seconda “svista” di Google accade nel 2015, quando nel cuore della notte un ex dipendente del colosso, Sanmay Ved, riesce ad acquistare proprio Google.com.

Sanmay non si aspettava di riuscire a ottenere il dominio, per di più per soli 12$, eppure riceve persino la fattura. Google però non ci mette troppo a riappropriarsene: in solo un minuto Sanmay vede l’URL più potente del mondo scivolargli via dalle mani.

La trilogia si conclude nel 2021 a Buenos Aires: è sera e siamo alla scrivania di un designer che, lavorando, nota che Google non funziona. Così controlla il sito responsabile dei domini internet in Argentina e vede che Google Argentina è in vendita. Qualcuno al posto suo forse avrebbe pensato che fosse un errore o un bug e avrebbe ignorato l’anomalia. Invece Nicolas, il nostro designer, decide di cliccare e l’acquisto va a buon fine per l’equivalente di soli 2,30€. Per qualche ora, stavolta, il dominio è stato in possesso di Nicolas, tuttavia Google non ha chiarito né come mai questo fosse disponibile, né come l’abbia nuovamente riportato sotto il proprio controllo. 

2. Domini internet che non esistono più: una questione geopolitica

Sono 5 i ccTLD eliminati o inutilizzati per cambiamenti geopolitici. Esatto, Risiko si gioca anche nel WWW e può essere affascinante scoprire come questi avvenimenti vengono gestiti in modi diversi dall’ICANN e dagli enti coinvolti, nonché essere un’occasione di dropcatching per alcuni abitanti di questi paesi.

Il processo di eliminazione di un ccTLD di un paese che non esiste più o che ha un nuovo nome non è sempre immediato. Nel caso degli ex paesi sovietici e dell’URSS stessa, ci sono molti esempi di transizioni trascinate per anni. Lo stesso dominio .su (Soviet Union) è ancora utilizzabile, tanto che ha ancora circa 100.000 domini internet registrati e sembra essere molto apprezzato dai cybercriminali.

Vediamo invece quelli che sono stati resi obsoleti:

  • .an: le Antille Olandesi si sono sciolte nel 2010, da che l’ICANN ha accettato i domini internet .bq (Paesi Bassi Caraibici), .cw (Curaçao) e .sx (Sint Maarten) come sostituzioni.
  • .dd: il dominio era originariamente destinato alla DDR (Repubblica Democratica Tedesca), ma è stato utilizzato solo per un uso interno tra due università della Germania dell’Est.
  • .um: questo TLD che si riferiva alle Isole Minori degli Stati Uniti è stato rimosso nel 2007. Prima era gestito dalla University of Southern California, tuttavia le isole sono pressoché disabitate da decenni e l’istituto ha chiesto di essere liberato da questa responsabilità.
  • .yu: il ccTLD dell’ex Repubblica Jugoslava, dissolta definitivamente nel 2006, è stato rimosso solo nel 2010 dopo che i proprietari di siti web .yu sono riusciti a dividersi tra i domini di primo livello .rs (Serbia) e .me (Montenegro).
  • .zr: poco dopo l’introduzione del ccTLD per la Repubblica dello Zaire, lo stato africano ha cambiato il suo nome in Repubblica Democratica del Congo nel 1997 e gli è stata assegnata l’estensione .cd. Il dominio .zr è stato infine cancellato dall’ICANN nel 2001.

3. La sfida silenziosa a chi registra il dominio più lungo

Internet è veramente un posto meraviglioso, e altrettanto autoreferenziale. Se ti è già capitato di perderti tra le foto e le pagine wiki di lunghissimi nomi di città, ti sfuggirà qualche “Lol” anche per questa curiosità sul filo della geografia.

È proprio il nome di un paese in Galles il primo fra i domini internet più lunghi al mondo. Nel 2002 è stato registrato llanfairpwllgwyngyllgogerychwyrndrobwllllantysiliogogogoch.co.uk, entrato nel Guinness dei primati con 58 caratteri escluso il TLD. Consideriamo però che la lunghezza massima consentita per ogni parte del dominio è di 63 caratteri.

Infatti qualcuno nel 2007, ha sfidato questo primato registrando llanfairpwllgwyngyllgogerychwyrndwllllantysiliogogogochuchaf.eu, con 60 caratteri escluso il TLD, e la cui aggiunta indica la parte “vecchia” o “alta” del paese. Ti sfido a pronunciarlo in un solo respiro, quello sarebbe un vero primato.

A 63 caratteri in quegli anni sono arrivati effettivamente per primi due domini internet. Il primo contiene un blog dedicato al Pi greco, di un matematico tedesco così appassionato da aver memorizzato il nome del dominio:

3.141592653589793238462643383279502884197169399375105820974944592.eu.

Se però il requisito del primato è creare un dominio composto da lettere, lo vince il tautologico thisisthelongesteuropeandomainnameallovertheworldandnowitismine.eu.

4. Coca cola ha fatto una campagna marketing usando 61 domini internet

Non è troppo diversa la strategia di Coca Cola, il cui reparto Marketing ha preso sul serio la questione dei domini e l’ha trasformata in una campagna promozionale. Hai presente le pubblicità della famigerata bevanda preferita da Babbo Natale? A un certo punto si sente un “click” di apertura oppure un “ahh” dissetato. Ecco, questo verso è l’equivalente di uno slogan per il brand rosso. 

Così nel 2013 appaiono ben 61 nomi di dominio a partire da “ahh.com“, continuando con un crescente numero di “h” al cui indirizzo si trovavano gif o giochini a tema. Oggi questi siti sono perlopiù in vendita o inattivi, ma allora l’intento era quello di stupire i millennial ormai indifferenti alle classiche pubblicità.

5. Un uomo nel 2012 ha comprato 14.692 domini internet in un giorno

Se pensi che Nicolas o Sanmay siano degli eroi, non hai ancora conosciuto Mike Mann. Mike non è uno di quegli speculatori da mercato secondario, lui i domini li crea. Se gli chiedi perché, risponde che è per avidità: Mike vuole semplicemente possedere il mondo. Ma chi è questo strano personaggio dal nome così comune?

Questo avido domainer ha oggi 56 anni ed è nella scena dei domini internet fin dall’inizio. Negli anni ‘90 fonda un’azienda fornitrice di internet (ISP), ma un giorno qualcuno gli offre 25.000$ per un dominio che possedeva, e il giorno dopo gli offrono il doppio. Rendendosi conto dell’opportunità, avendo pagato solo 70$ per quel dominio, si tuffa subito in quel (allora) selvaggio mercato.

Mike così comincia a creare e vendere centinaia di domini al giorno, ma nel 2012 supera se stesso acquistandone 14.692 in sole 24 ore. 

Oggi l’imprenditore possiede ancora qualche dominio, su cui ha fondato delle aziende e organizzazioni. Possiede nientemeno che SEO.com e Phone.com, rispettivamente un’agenzia SEO e un servizio di telefonia. Ha fondato poi DomainMarket.com e AccurateAppraisals.com dedicati al mercato dei domini internet. Ma si è dato anche al sociale, creando il progetto educativo FearlessLeaders.com e MakeChange.com, un’organizzazione di beneficenza. Makemillions.com invece è il sito dedicato al suo libro, e naturalmente si è tenuto MikeMann.com.

Speriamo queste 5 curiosità ti abbiano provocato almeno un “ah!”, come in uno spot Coca Cola. E se hai ancora sete, scopri la storia dei domini internet.

Tutte le emoji e lo slang del mondo crypto

Criptovalute: emoji e slang social degli appassionati

La community crypto si muove sui social. E lo fa con un linguaggio tutto suo. Scopri le espressioni e le emoji più comuni! 

Sei appena approdat* nel mondo delle criptovalute e vedi emoji di unicorni ovunque? Sei spaesat* da questo linguaggio in codice della community? Ecco una panoramica dello slang e delle emoji crypto più usate. 

Se sei un* che naviga già questi mari non preoccuparti, ce n’è anche per te. I crypto enthusiast sono fantasiosi e ogni giorno se ne inventano una!

Crypto slang per i nuovi arrivati

GM: è il sacro saluto della community crypto. Sono le iniziali di good morning. Lo puoi trovare ovunque ma soprattutto nei tweet. Viene percepito come un grande segno di appartenenza. 

Anon: l’abbreviazione di anonymous, utilizzata come sostantivo quando ci si riferisce agli utenti di un social media che non si conoscono.  

Ape: è un verbo per spiegare quella situazione in cui compri coin o token di cui non sai un fico secco ma sei in preda alla FOMO e quindi lo fai lo stesso: rompi il salvadanaio e tiri fuori tutti i tuoi risparmi. 

Bags: è l’insieme delle monete e dei token nel tuo wallet. Diventi un bagholder quando ti ostini a tenere nel portafoglio un certo token anche se probabilmente è destinato a deluderti. 

Buy the dip: significa acquistare una crypto dopo che il suo valore è fortemente diminuito. Con questa pratica, gli utenti più ottimisti sperano di trarre profitto dal futuro aumento del prezzo, per poi vendere nel punto più alto possibile e affermare compiaciuti: I sold the top, “ho venduto nel punto più alto”. Spoiler: comprare il dip e vendere il top è praticamente impossibile.

Crypto Winter: un modo creativo per chiamare il bear market, ovvero un periodo caratterizzato da bassa attività sulle blockchain e calo dei prezzi delle criptovalute. Per impaurire i novellini del settore si dice prendendo spunto da “Game of Thrones”: “crypto winter is coming!”.

Degen: è l’abbreviazione di degenerate, che in inglese significa “degenerato”. Viene utilizzata per descrivere chi compra una criptovaluta o un token non fungibile solo perché è convinto che altri si uniranno a lui, contribuendo a far crescere il loro valore.

Fren: i tuoi besties del Web3, i frens sono di solito fan della stessa criptovaluta o della medesima collezione NFT. La crypto emoji che più li rappresenta è questa: 🐸!

Irl: l’acronimo IRL sta per “in real life” ed è un abbreviazione usata per indicare quando una persona sta parlando di qualcosa di reale, al di fuori del mondo digitale. Quando finalmente comprerai casa, il tuo crypto fren ti potrebbe chiedere: “ma irl o nel metaverso?”. 

FOMO: la FOMO (Fear Of Missing Out) è un acronimo che descrive la paura di rimanere esclusi e perdere un’opportunità di profitto. Viene utilizzato più o meno così: “hai visto che le Bored Apes hanno annunciato un nuovo drop di NFT? Sì, e mi sta già salendo la FOMO!”

Hodl: nel mondo crypto il verbo to hodl indica l’azione di custodire Bitcoin o un’altra criptovaluta per un lungo periodo di tempo senza venderla. Il termine deriva dalla storpiatura della parola “hold” comparsa per la prima volta all’interno del forum Bitcointalk. Questa è la crypto emoji collegata 💎.

Hopium: è una parola composta da hope (speranza) e opium (oppio) e descrive, in modo ironico, il sentimento che provano i trader mentre aspettano il rialzo delle proprie coin. 

Nocoiner o Normie: sono due termini per riferirsi a chi è ancora fuori dal mondo delle criptovalute. Chi è scettico, chi non ne sa niente ma anche chi è complottista e sospetta che le crypto siano una qualche gigantesca trappola. 

Rekt: deriva dalla pronuncia errata della parola wrecked “distrutto o distruzione” e viene utilizzata dai crypto enthusiast che sono stati rovinati da un rugpull o da quelli che si sentono distrutti perché hanno appena fatto una mossa sbagliata.

Rug Pull: con questa espressione si indica una truffa in cui degli sviluppatori raccolgono un sacco di soldi per un nuovo progetto e poi spariscono con il bottino.

Safu: per alcuni è l’acronimo di “Secure Asset Fund for Users”, per altri invece è una storpiatura del termine safe (che in inglese significa “sicuro”). Nessuno sa con certezza da dove provenga. Viene utilizzato dai fan di un progetto per evidenziare la sua sicurezza quando lo descrivono ad altri crypto enthusiast: “funds are safu!” I fondi sono sicuri. È una frase che potresti sentire spesso, ma non sempre è vera (lo diceva anche Sam Bankman-Fried prima del crollo di FTX).

Ser: è la storpiatura di sir (“signore” in inglese), ed è utilizzato per rivolgersi in modo ironico a tutti gli utenti del crypto Twitter. È uno dei titoli più rispettosi che gli appassionati del Web3 utilizzano. “Wen moon ser?”

Shilling: gli shiller sono coloro che esprimono, sui social media, opinioni favorevoli su una criptovaluta con l’obiettivo di convincere altri ad acquistarla. Kim Kardashian ha probabilmente imparato questa parola dato che deve pagare una multa di 1,26 milioni di dollari per aver shillato una crypto truffa. 

Vaporware: progetti o trend che godono di un hype spropositato rispetto al loro valore fondamentale. Tanto fumo e niente arrosto, ottimi piani marketing ma che non introducono niente di innovativo.

WAGMI: we’re all gonna make it, urlo di battaglia super motivazionale: significa “ce la faremo”! Si usa dopo un evento particolarmente positivo tipo: “ho scaricato Young Platform Step e ho guadagnato criptovalute camminando, WAGMI”. 

L’espressione contraria è NGMI (“not gonna make it”). 

Wen: lo utilizzi quando hai talmente fretta di scrivere when moon (quando questa crypto arriverà sulla luna?), che ti scordi la “h”. Si usa anche quando si vuole sollecitare un progetto a rilasciare una funzionalità. 

Piccolo manuale di crypto emoji 

🦇🔊: No, non è il bat-segnale. La combinazione di queste due emoji significano “ultra sound” e si usano per riferirsi ad Ethereum. In che senso? Se Bitcoin viene chiamata moneta “sound ” (nel senso di solida), i fan di Ethereum si riferiscono a ETH come “ultra solida”. 

⚡ : Anche qui non si tratta di un supereroe. È il fulmine per il Lighting Network di Bitcoin.

🐳 : Questa adorabile balena è la “crypto whale”. Nel mondo delle criptovalute, una balena indica una personalità o un’entità che possiede una grandissima quantità di una certa moneta. Una whale sarebbe in grado di manipolare il mercato tramite le sue operazioni. 

🐶 🚀🌝 : Dogecoin to the moon! Quando una criptovaluta cresce velocemente, si dice che raggiunge la luna. Il cane? In questo caso rappresenta DOGE, il meme-coin del cuore di Elon Musk. 

💩 : Questa è la crypto emoji per dire che una criptovaluta è una “shitcoin” cioè una moneta senza valore, legata ad un meme o a un fenomeno passeggero.

☀️ : Questa è facile. Il sole sta per Solana, la blockchain indie che vuole sorpassare Ethereum. 

💎🙌 : Ecco le “diamond hands”. Sono le mani di chi non vende, di chi, in ricchezza o povertà, “holda” le sue crypto.  

🍣 : La crypto emoji di SushiSwap, l’exchange decentralizzato con il suo token di governance SUSHI. 

🦄 : Ecco spiegati tutti gli unicorni che vedi su Twitter. Si riferiscono a Uniswap Labs, la società DeFi che ha sviluppato il primo exchange decentralizzato di successo. 

🍕 : Cosa c’entra una fetta di pizza con le criptovalute? È l’emoji del Bitcoin Pizza Day. No, non ha niente a che fare con la pizzata delle medie. Viene festeggiato il 22 Maggio, perché in questa data nel 2010, è avvenuto il primo acquisto di beni con le criptovalute. Un ragazzo della Florida si è portato a casa due pizze per 10.000 BTC. Speriamo siano state le più buone della sua vita. 

🔥🔥🔥 : I tre fuocherelli indicano il burn di Ethereum. È il processo per cui vengono rimossi dei token dalla fornitura circolante per controllarne l’inflazione

🔺 : Ogni crypto ha un fan club. Quello di Avalanche si riconosce per questo triangolo rosso.

 👀 : “Probably Nothing”, la crypto emoji per comunicare che qualcosa bolle in pentola. Un aggiornamento o un importante annuncio che arriverà a breve, ma non si sa ancora quando.

🐼 : Il panda è diventata la crypto emoji per indicare The Merge, l’aggiornamento di Ethereum attivato a Settembre 2022. 

🧹 : Questa invece simboleggia un’abitudine nota come “sweep the floor”, in italiano: passare la scopa sul pavimento. È molto utilizzata nel settore degli NFT per invitare gli utenti ad acquistare quelli più economici del mercato per far alzare il prezzo minimo (floor price) della collezione.


Hai preso nota di queste espressioni e crypto emoji? Allora sei pronto per esplorare i profili social dei crypto enthusiast (e capirci qualcosa).

Perché ora in Nigeria Bitcoin vale il 60% in più?

Capitale crypto in aumento, settimana record del 2023

In Nigeria il prezzo di BTC sale del 60%, per i limiti sui prelievi di contanti. Il paese africano è ora primo al mondo per le ricerche su Google “comprare Bitcoin”

Si, lo sappiamo cosa stai pensando: il prezzo di Bitcoin non dovrebbe essere influenzato dall’area geografica. Cos’è successo allora? A causa dei limiti imposti dalla Banca Centrale Nigeriana per il ritiro dei contanti, il valore di BTC, in Nigeria, è più alto del 60% rispetto agli altri paesi del mondo. Vediamo come mai Bitcoin è “esploso”.

Le politiche della Banca Centrale Nigeriana

Tutto è partito con un’iniziativa della Banca Centrale Nigeriana, che dal 9 Gennaio, ha imposto un limite giornaliero sui prelievi di denaro, di 20.000 naira, circa 44$, e uno settimanale di 100.000 naira (217$). Questa limitazione serve a contrastare l’attuale scarsità di denaro contante, che è stata causata dalla recente sostituzione delle vecchie banconote naira con quelle nuove. I cittadini nigeriani hanno tempo fino al 10 Febbraio (termine ultimo che è stato prolungato, in precedenza era fissato per il 24 Gennaio) per consegnare le banconote vecchie in cambio delle nuove versioni, che però, al momento, scarseggiano. 

La sostituzione delle banconote ha lo scopo di contrastare l’inflazione e limitare il riciclaggio di denaro ma anche ridisegnare il sistema bancario nigeriano in favore dell’adozione delle valute digitali, in particolare della CBDC eNaira. Queste misure però, invece che aiutare, stanno recando disagi a tutti i cittadini del paese africano, i quali non possono far altro che affidarsi alle crypto, e in particolare a Bitcoin, il cui prezzo è esploso nelle ultime ore.

Perché il prezzo di Bitcoin in Nigeria è più alto?

In questo momento, sull’exchange nigeriano NairaEX, non è possibile acquistare un BTC per meno di 17,8 milioni di naira, ovvero 38.792$. Questo valore corrisponde al 60% in più rispetto al prezzo di Bitcoin in tutto il resto del mondo e deriva dal fortissimo incremento della domanda che ha investito la criptovaluta per via delle limitazioni sul prelievo dei contanti. Intanto, nelle ultime ore, la Nigeria è diventato il primo paese al mondo per la ricerca di “comprare Bitcoin” su Google. È possibile che questo avvenimento consenta al paese africano di raggiungere il primo posto nella classifica dei paesi più crypto friendly?

I 10 domini internet più costosi della storia 

Domini internet: i 10 più costosi della storia

Chi è pronto a sborsare milioni per un nome su internet? Ecco i domini più costosi di sempre e i loro proprietari

Come è possibile che dei domini internet, proprietà virtuali che si possono acquistare anche con poche decine di dollari, arrivino a costare milioni e milioni? Alcuni sono più preziosi di altri e nonostante siano passati oltre vent’anni dall’inizio del loro commercio, questo mercato è molto attivo anche oggi. I domini più rari, e quindi più appetibili, sono quelli definiti da parole uniche e di senso compiuto. Quelle parole che possono descrivere un preciso ambito o settore come “cars”, “internet” o “sex” (come nel caso di Sex.com, il dominio che ha portato tutti in tribunale). La classifica dei domini più costosi della storia è tutta composta da TDL .com, quelli con ampiezza più internazionale.

1. Cars.com – 872 milioni$

Il dominio internet più costoso della storia? Si tratta di Cars.com che nel 2017 ha avuto una valutazione di 872.000.000$. Al momento è di proprietà dell’omonima società automobilistica di Chicago. Il suo valore è stato stimato sulla base di documenti di bilancio della società madre Gannet Co., Inc. 

2. LasVegas.com – 90 milioni$

Questo dominio è stato acquistato da Vegas.com, un sito di viaggi, turismo e intrattenimento legato alla città del Nevada. L’accordo, arrivato nel 2005, prevedeva un pagamento di 12.000.000 dollari al momento della firma e pagamenti mensili previsti fino al 2040, data in cui il dominio verrà ufficialmente trasferito a Vegas.com (sempre che non voglia rescindere il contratto). 

3. CarInsurance.com – 49,7 milioni$

CarInsurance.com ospita un sito di assicurazioni per automobili e dal 2010 è di proprietà di QuinStreet, una società di marketing e pubblicità molto attiva nella compravendita di domini, siti internet e media. 

4. Insurance.com – 35,6 milioni$

Prima di CarInsurance.com, QuinStreet nel 2009 aveva già acquistato Insure.com (per 16 milioni di dollari) e Insurance.com per rafforzare la sua presenza e identità online nel campo delle assicurazioni. Il primo apparteneva a un broker, mentre Insurance.com è stato acquistato per 35,6 milioni di dollari da un’agenzia assicurativa.

5. VacationRentals.com – 35 milioni$

Al quinto posto nella classifica dei domini internet più costosi di sempre, troviamo VacationRentals.com. Nel 2013 è stato comprato per 35 milioni di dollari da Brian Sharples, CEO di HomeAway (ora Vrbo, Vacation Rentals by Owner), una società che propone alloggi in affitto per le vacanze. L’acquisto aveva all’epoca uno scopo “difensivo”, Sharples aveva spiegato: “l’unica ragione per cui l’abbiamo comprato è che Expedia non poteva avere quell’url”. Fun fact: marcare il territorio non è servito, Expedia ha acquisito Vrbo nel 2015. 

6. PrivateJet.com – 30,2 milioni$

PrivateJet.com dal 2012 è proprietà di Nations, una piattaforma che offre servizi di aviazione privata come il noleggio e le compravendita di jet in tutto il mondo. Nations ha acquistato il dominio da Don’t Look Media per 30,2 milioni di dollari. 

7. Voice.com – 30 milioni$

Forse non sai che MicroStrategy di Micheal Saylor, si occupa anche di trading di domini internet preziosi. Il 30 Maggio 2019 ha venduto per 30 milioni di dollari il dominio Voice.com a Block.one per lanciare la sua piattaforma di social media basata su blockchain chiamata appunto Voice. La parola “voce” in inglese è chiara e riconoscibile, si lega subito a un progetto e il dominio associato per questo vale così tanto. 

8. Internet.com – 18 milioni$

Internet.com è stato comprato nel 2009 per 18 milioni di dollari da QuinStreet. Potrebbe tuttavia aver scalato in segreto la classifica dei domini internet più costosi di sempre… Nel 2021 infatti era stata organizzata un’asta con una base d’asta minima di 35 milioni. Purtroppo non esistono informazioni sull’esito e sul nuovo eventuale proprietario. 

9. 360.com – 17 milioni$

La propietaria di 360.com è Qihoo 360, una società cinese specializzata in software di sicurezza. Il dominio, che prima era di Vodafone, è stato acquisito per migliorare la percezione del brand. Rispetto a “qihoo”, “360” è un nome più immediato e facile da ricordare grazie all’espressione “360 gradi”. 

10. NFTs.com – 15 milioni$

Questo dominio a tema crypto chiude la top 10, NFTs.com è stato comprato per 15 milioni di dollari il 3 Agosto 2022. Nonostante l’acquirente sia rimasto anonimo, si sa che ha dei legami con dei progetti Web3 come la piattaforma Digital Artist. È uno dei domini con parole crypto più cari (Eth.com è stato venduto “solo” a 2 milioni). 

Nella categoria dei domini internet più costosi della storia sembrano rientrare anche Crypto.com, Stake.com e Bitcoin.com. In questi casi però le trattative sono rimaste riservate. 

I 10 principali fondi Venture Capital che finanziano progetti crypto 

10 crypto Venture Capital da conoscere 

Lo sviluppo del mondo crypto negli ultimi anni è stato sostenuto economicamente dai fondi Venture Capital. Ma come funzionano? Quali sono i principali?

Nel 2021 il settore crypto ha raccolto enormi finanziamenti dalle società e dai fondi Venture Capital. La tendenza per gli azionisti, complici la politica monetaria accomodante e la crisi economica causata dalla pandemia, è stata quella di orientarsi verso settori ad alto rischio ma con altissime potenzialità di sviluppo, come le crypto, il Metaverso e il Web3.  Tuttavia nel 2022 gli investimenti sono calati del 35% rispetto al 2021, aggirandosi intorno ai 415 miliardi di dollari Nell’ultimo anno la recessione ha allontanato gli investitori più abituati al rischio e questa probabilmente sarà la tendenza anche del 2023. Ma cosa sono e come funzionano i fondi Venture Capital nel mondo crypto e quali sono quelli che bisogna assolutamente conoscere nel settore? 

Crypto Venture Capital: cos’è e come funziona 

I Venture Capital sono fondi o società che si dedicano al finanziamento ad alto rischio di attività in settori innovativi e con alto potenziale di sviluppo. Le idee imprenditoriali sostenute economicamente da loro generalmente sono nelle prime fasi di sviluppo come nel caso delle startup, operano in ambiti tecnologici e offrono servizi all’avanguardia, e sono caratterizzate da un alto rischio finanziario e operativo. Alcune società o fondi Venture Capital sono specializzati nel finanziare progetti crypto.

Come funziona un fondo Crypto Venture Capital? Sia che si tratti di standard VC, che di Crypto VC, si parte da un gruppo di investitori che decide di finanziare con il proprio denaro la crescita di una società appena nata, e che possa dunque presto moltiplicare i loro guadagni. Nel caso dei Venture Capital la grandezza del rischio è direttamente proporzionale al guadagno in caso di successo. 

I 10 fondi Crypto Venture Capital più importanti

Ma quali sono, dunque, i 10 principali fondi Crypto Venture Capital che vale la pena conoscere? 

1. a16z – Andreessen Horowitz

Fondata nel 2009 da Marc Andreessen e Ben Horowitz, Andreessen Horowitz , conosciuta come “a16z”, è un’azienda californiana di Venture Capital che ha un particolare interesse per le startup crypto e Web3. Al momento, a16z ha partecipazioni in molte delle principali società di criptovalute come Compound, Phantom, Lido, MakerDAO, Yield Guild Games e molte altre. 

2. Fenbushi Capital 

Il nome “Fenbushi” deriva dalla combinazione delle parole cinesi: “fen” che significa “pulviscolo” o “polvere” e “bushi” che significa “guerriero” e vuole descrivere il Venture Capital come un esercito di guerrieri della blockchain. Fenbushi Capital è stato fondato nel 2015 da Bo Shen e Vitalik Buterin, il co-fondatore di Ethereum. Che dal 2018 non lavora più a tempo pieno al progetto ma svolge il ruolo di consulente. Tra gli investimenti del fondo cinese ci sono crypto companies di tutto il mondo, tra cui le blockchain Flow e Kusama, la società  di analisi e ricerca Messari e l’azienda che gestisce la stablecoin USDC, Circle.  

3. Jump Crypto 

Jump Crypto è una sezione dedicata allo sviluppo di servizi e infrastrutture per il Web3 del Jump Trading Group di Chicago. Alcuni esempi delle realtà crypto in cui ha investito Jump Crypto sono Acala, una parachain di Polkadot, Amp, Chiliz e Solana

4. Framework Ventures

Framework Ventures si definisce “il sistema di riferimento per la transizione globale verso le tecnologie decentralizzate”; è stato fondato nel 2018 da Alex Kolicich e Jake Medwell e il suo obiettivo è favorire e accelerare lo sviluppo di progetti Web3. Questo fondo crypto Venture Capital investe anche in compagnie che sviluppano sistemi per l’intelligenza artificiale, e per l’Internet of Things. Tra i vari progetti crypto che ha finanziato ci sono Aave, Optimism e The Graph.    

5. Paradigm 

Tra i 10 principali fondi Crypto Venture Capital c’è anche Paradigm, una società di investimenti specializzata in crypto e Web3 che sostiene progetti “dirompenti” con finanziamenti da un minimo di 1 milione a un massimo di 100 milioni di dollari. “Ogni tanto arriva una nuova tecnologia che cambia tutto. Internet ha definito gli ultimi decenni di innovazione. Crediamo che le criptovalute definiranno i prossimi decenni”, proprio per questo Paradigm ha scelto di aiutare i progetti su blockchain a raggiungere il loro pieno potenziale. Tra i progetti finanziati ci sono Cosmos, dYdX, Optimism

6. Multicoin Capital

Multicoin Capital è attiva dal 2017 e si ritiene una pioniera dei modelli economici basati sui token. Il fondo è nato con lo scopo di dedicarsi completamente al mondo crypto e oltre a possedere un wallet composto da diverse criptovalute, si occupa di finanziare progetti basati su blockchain a partire dalla fase seed. Con un occhio di riguardo per gli aspetti più tecnici del settore. Multicoin ha finanziato Audius, Solana e The Graph

7. Pantera

Pantera è un fondo Venture Capital americano che dal 2013 si è occupato di finanziare aziende blockchain. Si tratta di uno dei fondi più longevi del settore, quando è stato lanciato Bitcoin valeva solo 65$! Pantera ha investito in 1inch, Ankr, Ripple.

8. Draper Associates

Draper Associates è una firma storica dei Venture Capital che opera dal 1985. Il fondo si dedica principalmente a aziende nelle fasi iniziali del loro sviluppo e dopo aver contribuito al successo di realtà come SpaceX, la Draper Associates si è aperta anche al finanziamento delle aziende crypto. 

9. Polychain

Con sede a San Francisco, Polychain è uno dei principali fondi Crypto Venture Capital. Il team di Polychain apprezza “la visione a lungo termine, l’intelligenza combattiva, la mentalità che fa fede ai dati, la mentalità aperta e le persone umili”. Polychain ha finanziato Ava Labs, Celo, NuCypher. 

10. Animoca Brands

Animoca Brands è il fondo VC di riferimento nel campo del Metaverso e dell’intrattenimento digitale. I progetti Web3 che ha finanziato sono Axie Infinity, Splinterlands e The Sandbox. 

Tutto sommato i fondi Venture Capital Crypto funzionano come quelli tradizionali. Il settore crypto tuttavia porta con sé le sue peculiarità, come mercato giovane spesso i processi e i finanziamenti sono flessibili. La maggior parte dei progetti crypto si finanzia nelle fasi di pre-seed e seed coinvolgendo la community, i Crypto Venture Capital entrano generalmente nelle fasi A e B. Questo è il caso di Dune Analytics o Palm NFT Studio.

Oggi hard fork di Polygon, cosa succede? 

Polygon: hard fork previsto oggi, cosa cambia? Le ultime news

Cosa cambia con l’aggiornamento di Polygon previsto per oggi? Occhio al costo del gas e al funzionamento dei nodi

Oggi 17 Gennaio Polygon ha in programma un hard fork, ovvero un aggiornamento sostanziale della blockchain che prevede nuove regole su due aspetti: le tariffe del gas e le “riorganizzazioni” della chain.

La proposta, avanzata dalla community della blockchain, è stata discussa a partire dal 22 Dicembre ed è stata approvata il 12 Gennaio 2023. L’hard fork fa capo a un’iniziativa più ampia volta a migliorare le capacità tecniche della blockchain sul breve. Mentre integrazioni come la Polygon zkEVM rientrano in una prospettiva a lungo termine. 

Le modifiche verranno applicate al blocco 38.189.056 atteso per oggi. I validatori della rete, che partecipano al meccanismo di consenso, hanno già modificato i loro nodi per continuare a funzionare anche dopo il completamento dell’hard fork. Cosa cambia con l’aggiornamento di Polygon previsto oggi? 

Hard fork Polygon: diminuisce il costo del gas?

Con l’hard fork, Polygon mira a ridurre le impennate dei prezzi del gas che si verificano nei periodi di elevata attività ovvero quando alla blockchain viene richiesto di gestire una grande quantità di transazioni. 

A questo scopo verrà modificato il “Base Fee Change Denominator”, un parametro che determina in maniera inversamente proporzionale questi costi. Più il valore del parametro è alto, più basse saranno le commissioni da pagare. Con l’hard fork questo valore verrà moltiplicato da 8 a 16. In questo modo durante i periodi di intensa attività della blockchain i prezzi cresceranno in maniera proporzionale e contenuta, in linea con gli standard del gas di Ethereum

Cosa sono le riorganizzazioni della catena?

La seconda proposta dell’hard fork di Polygon previsto per oggi è la “diminuzione della lunghezza dello sprint dei nodi per diminuire le reorg”. Con questo termine si intendono le “riorganizzazioni” della chain ovvero degli eventi che possono verificarsi quando un gruppo di nodi accetta una versione alternativa della chain rispetto a quella che viene considerata valida dalla maggioranza dei nodi. Questo accade perché nodi diversi possono arrivare a finalizzare un blocco in momenti diversi. Per approfondire il funzionamento di una blockchain, leggi qui

Le reorg potrebbero creare problemi di sicurezza, infatti in queste situazioni può essere difficile verificare se le transazioni siano state eseguite con successo. 

Per affrontare questo problema relativamente frequente, Polygon vuole ridurre l’intervallo di tempo in cui un nodo può produrre blocchi senza fermarsi (da 128 secondi a 32 secondi). Questo intervallo di tempo si chiama sprint

In questo modo il team prevede un calo delle possibilità che altri validatori intervengano nella produzione di un blocco già in carico ad un altro nodo. 

Il cambiamento non influirà sul sistema delle ricompense per i validatori. 

Cosa cambia per gli utenti di Polygon?

Chi possiede MATIC, la crypto di Polygon, o utilizza dapp costruite su questa chain non dovrà preoccuparsi di attuare nessun accorgimento in occasione dell’hard fork di oggi. Si tratta infatti di un aggiornamento tecnico riservato ai nodi validatori. Nonostante questo avrà un impatto indiretto sugli utenti che troveranno una blockchain più scalabile ed efficiente

Quali sono i paesi più crypto-friendly del mondo?

Bitcoin: quali sono i paesi più crypto-friendly?

L’adozione si misura in termini di regolamentazione o in termini di possesso e utilizzo? Scopri quali sono i paesi più crypto-friendly

Sin dalla loro nascita le criptovalute sono state una tecnologia globale. Progetti come Bitcoin ed Ethereum hanno fornito a tutti i cittadini del mondo un accesso paritario alle crypto e ai servizi DeFi (finanza decentralizzata). Basta solamente una connessione internet funzionante ed è possibile processare transazioni in criptovalute o utilizzare applicazioni decentralizzate (dapp). Alcune nazioni hanno dimostrato, in questi anni, un maggior interesse sull’argomento rispetto ad altre. Scopri quali sono i paesi più crypto-friendly (ovvero quelli che utilizzano maggiormente le criptovalute) e in che modo sta procedendo la mass adoption.

Paesi crypto-friendly: quando le crypto diventano necessarie

Il nostro sistema bancario e il governo solitamente non impongono restrizioni sui movimenti di denaro, permettendoci di gestire le nostre finanze in modo efficiente. In tanti paesi del globo, però, le persone non possiedono il completo controllo dei loro soldi. È il caso per esempio del Libano in cui, dal 2019, sono state attuate alcune leggi che limitano le attività bancarie dei cittadini. Il motivo? Una durissima crisi finanziaria iniziata nel 2019 che ha portato la valuta libanese a perdere oltre il 90% del suo valore. Questa situazione ha causato un grande incremento di rapine nelle banche, le persone che irrompono armate negli istituti di credito tuttavia non sono realmente intenzionate a rubare, vogliono solamente aver accesso ai loro risparmi. 

Bitcoin e le criptovalute possono risolvere una parte di questo problema. Grazie alle crypto gli individui che vivono in questi paesi possono gestire in prima persona il denaro che possiedono. Questa tendenza è stata evidenziata dalla classifica degli stati del mondo in termini di mass adoption del Global Crypto Adoption Index (GCAI) che vede le sue prime posizioni occupate da paesi in via di sviluppo o nazioni in difficoltà. Il GCAI è un report redatto da Chainalysis, una società che si occupa di svolgere analisi su blockchain per istituzioni finanziarie, agenzie governative e aziende, che ha l’obiettivo di valutare il livello di adozione delle criptovalute nei paesi del mondo. Vediamo in che modo è stata stilata la classifica di Chainalysis e quali sono i paesi più crypto friendly. 

Le metriche per misurare la mass adoption

Misurare l’adozione delle crypto in ogni stato non è per niente semplice, dal momento che bisogna tenere conto di un gran numero di fattori. Il Global Crypto Adoption Index utilizza cinque metriche per monitorare la mass adoption in più di 140 paesi del mondo. Ciascuna è relativa agli individui residenti del paese esaminato:

  • Volume di denaro scambiato sui CEX;
  • Valore delle criptovalute utilizzate sulle applicazioni decentralizzate (dapp) come gli NFT marketplace o le piattaforme per lo Yield Farming;

È necessario precisare che Chainalysis valuta tutti i suoi risultati utilizzando il dato della Parità del Potere d’Acquisto (PPA), che tiene conto del potere d’acquisto medio dei cittadini di ciascun paese. Più basso è il punteggio PPA di una nazione, meno reddito hanno a disposizione i residenti. 

Perciò la classifica contenuta nel Global Crypto Adoption Index non è composta dai paesi che possiedono più criptovalute in termini assoluti, bensì gli stati che possiedono più crypto in relazione al reddito medio dei propri cittadini.

La classifica dei paesi più crypto friendly

  1. Vietnam

Non è la prima volta che il Vietnam emerge come il paese più crypto-friendly. Infatti ha conquistato il primo posto anche nel Global Crypto Adoption Index dell’anno 2021. Gli autori dello studio hanno suggerito che le ragioni principali dell’interesse del Vietnam per le criptovalute possono essere legate al primato nel settore dei giochi play-to-earn e NFT.

Il Vietnam è la patria della società Sky Mavis, che si occupa dello sviluppo del gioco play-to-earn Axie Infinity. Inoltre alcuni dati recenti indicano che circa 2,1 milioni di cittadini vietnamiti possiedono almeno un NFT, il che fa sì che la nazione asiatica si assicuri un posto tra i primi cinque paesi per holder di token non fungibili.

  1. Filippine

Le Filippine sono un altro paese del Sud-Est asiatico che ha visto un’impennata della domanda di criptovalute, sempre grazie ai giochi play-to-earn e agli NFT. Secondo molte stime, il 35-40% del traffico su Axie Infinity proviene proprio dal paese asiatico. Il gioco è così diffuso nelle in questo paese che nel 2021 il Bureau of Internal Revenue nazionale ha introdotto nuove leggi fiscali sulle criptovalute per i giocatori di Axie.

  1. Ucraina 

Nel caso dell’Ucraina, l’invasione russa del 2022 ha costretto molti residenti a utilizzare le criptovalute per i pagamenti quotidiani. Inoltre poco dopo lo scoppio della guerra, lo stato ha creato portafogli ufficiali per accettare donazioni in crypto che hanno raggiunto l’incredibile cifra dei 100 milioni, contribuendo a trasformare il paese in uno dei più crypto-friendly al mondo. La nazione dell’Europa orientale ha anche sperimentato l’uso di NFT per raccogliere donazioni.

I primi tre posti della classifica di Chainalysis ci dimostrano quanto ciò che abbiamo anticipato nel primo paragrafo sia reale. Due posizioni su tre sono infatti occupate da paesi che versano in condizioni economiche difficili. L’Ucraina è impegnata da più di un anno in un duro conflitto con la Russia e le Filippine sono uno dei paesi dell’Asia con il più alto tasso di povertà e una grande diseguaglianza tra le sue classi sociali.

I paesi con il maggior numero di crypto hodler 

La classifica in termini di mass adoption non è l’unica redatta da Chainalysis nel suo report. All’interno del Global Crypto Adoption Index c’è anche la lista dei paesi che ospitano il maggior numero di crypto holder, ovvero soggetti che possiedono criptovalute. Al primo posto di questa graduatoria in termini assoluti, ovvero tenendo conto della quantità totale di crypto possedute, ci sono gli Stati Uniti, in cui gli hodler sono circa il 13% della popolazione (46 milioni di persone). 

Tuttavia, analizzando i dati senza tener conto del valore totale posseduto, la classifica cambia nuovamente. Al primo posto c’è la Thailandia, paese in cui il 20% dei residenti possiede crypto. Nigeria, Filippine e Sudafrica sono a pari merito al secondo posto, con il 19,4% di crypto holder.

I paesi in cui Bitcoin è una moneta a corso legale 

Un altro modo per valutare quanto i Paesi sono crypto-friendly, oltre al possesso e all’utilizzo, è il riconoscimento di Bitcoin, o di un’altra criptovaluta, come valuta a corso legale . Per diventare una moneta legalmente riconosciuta è necessario che uno stato o una banca centrale riconosca quest’ultima come metodo di pagamento ufficiale, non solo per beni o servizi ma anche per tasse e debiti. Ad oggi soltanto due paesi hanno legalizzato Bitcoin in questo modo: El Salvador e la Repubblica dell’Africa Centrale. La mass adoption sembra essere, per ora, più legata all’utilizzo effettivo delle criptovalute rispetto alla regolamentazione, che è ancora molto indietro in quasi tutti i paesi del mondo. Vedremo se nel 2023 altri paesi si aggiungeranno a quelli che riconoscono Bitcoin come moneta a corso legale o se preferiranno sviluppare valute digitali di loro proprietà (CBDC).

Quali sono le 5 crypto più decentralizzate del mercato?

Le 5 criptovalute più decentralizzate

Parliamo di uno dei temi fondamentali nel mondo della blockchain. Scopri quali sono le 5 criptovalute più decentralizzate sul mercato!

I progetti crypto sono sempre di più, ma quali sono quelli più fedeli agli ideali dei vecchi cypherpunk? Quando Satoshi Nakamoto diede vita a Bitcoin, il suo proposito era quello di creare una moneta digitale totalmente decentralizzata e a prova di censura. Attualmente, i progetti crypto rispettano questo ideale? Scopri quali sono le 5 criptovalute più decentralizzate! 

Un passo indietro: che cosa si intende per decentralizzazione?

Generalmente parlando, la decentralizzazione è una sorta di processo che sposta il potere decisionale da un’autorità centrale (come un governo o una banca) a più realtà locali (come le amministrazioni regionali o comunali, oppure ai singoli). 

Nel mondo delle criptovalute la decentralizzazione è quindi la capacità, di una blockchain, di funzionare senza un’autorità centrale che la controlli, ma grazie ad una comunità distribuita di partecipanti (i nodi validatori o i miner) che lavorano per garantire la sua sicurezza. Prendiamo come esempio una delle organizzazioni centralizzate che tutti noi utilizziamo quotidianamente: una banca. Se vuoi inviare del denaro a qualcuno attraverso un bonifico, c’è sempre il rischio che la tua banca blocchi il pagamento o che i suoi server smettano di funzionare. Se invece vuoi mandare dei Bitcoin a qualcuno invece, ti basta processare una transazione e aspettare che venga finalizzata dai miner. 

Uno dei fattori principali che si utilizza per valutare se e quanto una criptovaluta è decentralizzata è il numero di nodi che possiede il suo network. 

Che cos’è un nodo?

I nodi sono dispositivi informatici che si connettono all’interfaccia di una blockchain e si occupano di validare le transazioni ovvero garantire che siano legittime e vengano registrate in modo sicuro. Per fare questo esistono diverse modalità che dipendono dal meccanismo di consenso che una crypto utilizza; per esempio, in una blockchain che utilizza il Proof-of-Work, i nodi validano le transazioni attraverso il mining. Se invece il meccanismo utilizzato è il Proof-of-Stake, la sicurezza della blockchain viene garantita dallo staking. 

In questa lista delle 5 criptovalute più decentralizzate utilizzeremo come parametro il numero di nodi che ogni blockchain possiede. Attenzione! La quantità di nodi è uno degli aspetti principali che indicano il livello di decentralizzazione di un network, ma esistono anche altri parametri da considerare. 

Bitcoin

Bitcoin ha un market cap di più di 300 miliardi di dollari e utilizza, per la validazione delle transazioni, un meccanismo di consenso di tipo Proof-of-Work. Questa blockchain possiede, ad oggi, più di 14.000 nodi pubblici dislocati in tantissimi stati differenti. Non tutti producono attivamente nuovi blocchi, alcuni nodi contribuiscono alle attività della blockchain semplicemente trasmettendo le informazioni sulle transazioni che riceve, in un grande “passaparola”. In generale, dato il grande numero di nodi, Bitcoin è praticamente inviolabile dai 51% attack degli hacker e immune all’eventuale censura dei governi. 

Ethereum

L’altcoin per eccellenza, Ethereum, è la seconda crypto per market cap nonché una delle 5 blockchain più decentralizzate. Dopo l’aggiornamento The Merge, il suo meccanismo di consenso è diventato Proof-of-Stake. I nodi di Ethereum sono al momento quasi 500.000, è necessario precisare, però, che la maggior parte è riunita in organizzazioni più grandi, chiamate staking pool. In altre parole, per quanto numerosi, alcuni nodi sono gestiti da un numero limitato di enti.

Dogecoin

Dogecoin è una delle crypto che possiede più nodi, al momento più di 3.500. Non è solamente la memecoin più famosa ma è anche una delle 5 criptovalute più decentralizzate. Ancora una volta, parlando di Doge si finisce per citare anche Elon Musk. Alcuni nodi di questa blockchain infatti, nello specifico 112, utilizzano i satelliti di Starlink per connettersi a internet. Starlink, una delle più celebri invenzioni di Musk, è una costellazione costituita da migliaia di satelliti che orbitano attorno alla Terra e garantiscono una connessione internet stabile a qualsiasi latitudine e longitudine del gobo. 

Monero

L’obiettivo principale di Monero (XMR) da quando è nata nel 2014 è quello di essere più privata e decentralizzata possibile. XMR è definita una privacy coin e possiede 1.988 nodi attivi largamente distribuiti in tutto il mondo. È stata creata per risolvere alcuni punti deboli che affliggevano Bitcoin all’epoca, in particolare quelli relativi alla centralizzazione dei miner che erano meno geograficamente distribuiti di quanto lo siano oggi. Per mantenere la sua posizione tra le criptovalute più decentralizzate del mercato, Monero ha una strategia: l’aggiornamento del suo algoritmo. Come influisce questo sulla decentralizzazione? Quando avvengono modifiche strutturali, i miner sono costretti ad aggiornare gli hardware ASICs che utilizzano per lavorare sulla blockchain. Gli aggiornamenti sono costosi e impegnativi e se avvengono così spesso, come nel caso di Monero, i miner non sono incentivati a costruire degli enormi nodi. Per questo Monero si basa sul lavoro di tanti piccoli miner distribuiti geograficamente. 

Solana

L’ultima della lista delle 5 criptovalute più decentralizzate è Solana, una blockchain pubblica creata alla fine del 2017 dal programmatore di origine Ucraina Anatoly Yakovenko. Definita, in occasione del lancio, “The Ethereum Killer” ha costruito il suo successo intorno al concetto di scalabilità. Essere scalabili, nel mondo delle blockchain, significa poter processare un grande numero di transazioni al secondo attraverso il pagamento di bassissime commissioni. I nodi validatori Solana, come quelli di Ethereum, utilizzano un algoritmo di consenso Proof-of-Stake, mentre per generare il timestamp (ovvero l’elemento che contiene l’ordine cronologico delle transazioni processate su una blockchain) si servono di un sistema innovativo chiamato Proof-of-History. Nonostante il network possieda un altro grado di scalabilità non rinuncia sicuramente alla decentralizzazione, i validatori che approvano le transazioni sulla sua rete sono, ad oggi, più di 2.000.