Heather Morgan e Ilya Lichtenstein: il furto crypto del secolo

Heather Morgan e Ilya Lichtenstein, il furto di crypto del secolo

Una rapper cringe e suo marito hanno rubato 3,6 miliardi di BTC. Chi sono? Come hanno fatto?

Si chiamano Heather Morgan e Ilya Lichtenstein e, a cercarli su Google, ti viene voglia di capirci di più perché non sembrano affatto dei criminali incalliti, i responsabili della “rapina” più grande della storia delle crypto. Nel 2016 un hacker ha rubato dall’exchange crypto Bitfinex 119.754 Bitcoin, per un valore di circa 70 milioni di dollari. Negli anni questi BTC hanno moltiplicato il loro valore (fino ad arrivare a 5 miliardi di dollari, ora valgono circa 3 miliardi) ma non sono mai stati recuperati. A Febbraio 2022 la coppia viene arrestata e accusata di aver cercato di riciclare questi Bitcoin rubati. Ma degli eccentrici influencer che vanno alla grande su TikTok. 

Chi sono Heather Morgan e Ilya Lichtenstein

Nella sua hit VERSACE BEDOUIN Heather Morgan in arte Razzlekhan, si presenta così: “sono molte cose, una rapper, un’economista, una giornalista, una scrittrice” e “un’amministratrice delegata e una sporca, sporca, sporca put***a”. 

Ma prima di rappare in questi strani video musicali in cui si fa chiamare il Coccodrillo di Wall Street, Heather Morgan è nata in Oregon e cresciuta in una piccola città della California in cui abitavano solo duecento persone. Fin da piccola aveva delle grandi ambizioni e desiderava andarsene per realizzarle. In uno dei suoi video racconta che “crescendo, non avevo molti amici ed era davvero difficile perché nessuno cercava di fare le cose che volevo fare io a livello professionale, come l’imprenditoria, la tecnologia e il vedere il mondo”. 

Appena laureata parte per Hong Kong, poi vive per un periodo a Il Cairo e infine nel 2011 ritorna in California. Era il periodo in cui San Francisco era in piena espansione nel campo tech e a Morgan fu chiaro che per combinare qualcosa dovesse tornare a casa. Al suo rientro comincia a frequentare ambienti come startup, venture capital, aziende tech, in un clima in cui erano tutti ottimisti e si aspettava trepidanti la prossima realtà pronta a esplodere. 

È in quegli anni che incontra Ilya Lichtenstein, conosciuto anche come Dutch. Un ragazzo nato in Russia ma cresciuto a Chicago. Ha sempre parlato di sé come un nerd, al liceo era capitano della squadra di matematica e non brillava nelle abilità sociali. Mentre era all’università si guadagnava da vivere con siti di affiliate marketing per prodotti non proprio affidabili come pillole dimagranti “miracolose” o consigli per investimenti “imperdibili”. Lichtenstein si vantava di guadagnare più di 100.000 dollari all’anno con queste attività. 

Poco dopo Dutch ha avviato un’azienda di marketing digitale, Mixrank. Nonostante la sua azienda andasse bene, Lichtenstein si licenzia e insieme ad Heather Morgan si trasferisce a New York. Precisamente a Wall Street in un appartamento da un milione di dollari. Il trasloco avviene proprio nel 2016, poco dopo l’hack di Bitfinex. Ma questa coincidenza per molto tempo non è stata notata. 

L’hack a Bitfinex del 2016 

L’hack a Bitfinex rientra nella categoria delle truffe di social engineering. In questi attacchi la vittima, spesso dipendente di un’azienda di cui si vogliono violare i sistemi interni, viene persuasa dagli hacker a condividere dei dati attraverso una mail o una telefonata. Questa manipolazione permette ai truffatori di accedere all’infrastruttura informatica della società colpita. Nel caso di Bitfinex chi è entrato, ha trovato le chiavi private dei wallet in cui l’exchange custodiva le crypto degli utenti e li ha svuotati trasferendo il contenuto altrove. 

Non è mai stato individuato il colpevole dell’hack di Bitfinex, infatti Morgan e Liechtenstein non sono stati accusati di aver aver violato l’exchange ma di aver riciclato i bitcoin rubati. Pare che la coppia abbia utilizzato solo una parte del bottino, l’80% dei bitcoin non sono mai stati trasferiti dal wallet usato per l’hack. Del resto riciclare criptovalute non è così facile, soprattutto se si ha a che fare con cifre del genere. 

Grandi somme di BTC non passano inosservate

Rubare bitcoin è come rubare un Picasso, puoi riuscirci ma è difficile guadagnarci qualcosa. Dove potresti trovare qualcuno disposto a comprare l’opera d’arte rubata al suo valore originale? La prima cosa che ti chiederebbero è: dove diavolo hai trovato un Picasso autentico? Chi non ti denuncerebbe a quel punto? Allo stesso modo se vuoi convertire tramite un exchange un miliardo di euro in Bitcoin, probabilmente qualcuno potrebbe insospettirsi e chiederti la provenienza di una simile somma. Le piattaforme che consentono le conversioni crypto-fiat adottano procedure di KYC (verifica dell’identità) e antiriciclaggio (AML), e i truffatori dovevano trovare un modo per sorvolare questi controlli. 

Inoltre tutte le transazioni su blockchain sono immutabili e non è così semplice far perdere le tracce delle criptovalute trasferite da una parte all’altra. La blockchain registra ogni spostamento e i wallet coinvolti. 

Come ci sono riusciti allora Morgan e Liechtenstein? Per nascondere il percorso dei BTC rubati, la coppia ha architettato un sistema di piccole e complesse transazioni su più wallet e piattaforme, cercando di mescolare le transazioni e non renderle leggibili alle forze dell’ordine.

L’FBI, a cui è in carico l’inchiesta, ha spiegato che la coppia ha messo in atto delle tecniche di riciclaggio molto sofisticate, come il chain hopping che consiste nel convertire rapidamente una crypto in un’altra per mascherarne la provenienza. 

Inoltre la coppia ha trovato qualcuno disposto ad accettare una parte di questi BTC di dubbia provenienza, ovvero AlphaBay che è stato definito un’”ebay del dark web”. Un raid dell’FBI su questo “servizio” ha smascherato il collegamento con Morgan e Liechtenstein: la coppia aveva convertito in questo modo un totale di 3,6 miliardi di dollari (secondo il prezzo di BTC all’arresto). 

Una vita sotto i riflettori

Questa storia si svolge sul palcoscenico dei social. Per anni i due personaggi hanno vissuto le loro vite da criminali sotto gli occhi di centinaia di migliaia di follower. Morgan ha costruito un’immagine pubblica di sé eccentrica e dirompente, con il suo alter ego Razzlekhan, e ha coinvolto il pubblico nella sua vita quotidiana. Stile Ferragnez ma decisamente più cringe. 

Heather Morgan a New York passava il tempo a fare conferenze e seminari su vari temi, una delle più importanti è quella del 2019 al Williamsburg Hotel, intitolata “How to Social Engineer Your Way into Anything” ovvero “Come fare Social Engineering per ottenere qualsiasi cosa”. Chi più di lei poteva essere un’esperta del tema…

“L’ingegneria sociale è fondamentalmente, odio il termine manipolare, ma è convincere qualcuno a condividere informazioni o a compiere un’azione che altrimenti non farebbe”, queste parole erano forse autobiografiche?

Gli amici e i colleghi della coppia hanno raccontato che i due non conducevano uno stile di vita miliardario ma che di sicuro spendevano una quantità discreta di denaro. Qualcuno di loro, davanti all’esperienza musicale di Morgan, si è anche chiesto chi potesse pagare o produrre un abominio del genere. Per alcuni il vero crimine della donna è stata la sua musica. 

Quando Dutch ha deciso di fare la proposta di matrimonio a Heather, ha assunto un’agenzia pubblicitaria per affiggere in giro per New York manifesti dove Razzlekhan veniva elogiata in quanto “surreale, misteriosa, inquietante e sexy”. Alla cerimonia lei è stata accompagnata all’altare in un trono sorretto da otto persone mentre in sottofondo suonava “Final Countdown”. Di sicuro dei criminali che non amano mantenere un basso profilo.

L’arresto

Il 5 Gennaio 2022 l’FBI irrompe in casa di Heather Morgan e Ilya Liechtenstein. Gli agenti iniziano a sequestrare tutti gli apparecchi elettronici: cellulari usa e getta, hard disk, PC che erano nascosti ovunque, perfino dentro a libri svuotati. Nel rapporto della perquisizione si può leggere come Heather a un certo punto abbia chiesto di poter portare con loro la gatta Clarissa ma di come questo fosse un trucco. Nel tentativo fasullo di far uscire l’animale da sotto il letto, Morgan ha cercato di prendere il suo smartphone nel comodino per resettarlo. Gli agenti però sono riusciti a fermarla in tempo. 

In uno degli account cloud di Dutch vengono trovati dei documenti falsi, segno che la coppia si stava preparando a fuggire dal paese, e un foglio Excel con tutte le password dei wallet di Bitcoin dell’hack di Bitfinex. Questo file non prova che siano stati proprio loro a commettere il furto, in ogni caso la coppia ne è entrata in possesso controllando centinaia di migliaia di criptovalute.  

Il mese successivo Morgan e Lichtenstein sono stati accusati di cospirazione per riciclaggio di denaro e cospirazione per frode agli Stati Uniti.  All’improvviso due influencer di quelli che su Instagram o Tik Tok se ne trovano a bizzeffe, sono diventati i due criminali di quello che il Dipartimento di Giustizia USA ha descritto come il sequestro più grande della storia. Prima del loro arresto, Lichtenstein e Morgan erano dei veri e propri miliardari latenti, ad esempio più ricchi di Peter Thiel, fondatore di PayPal.

Ora la coppia è agli arresti domiciliari e l’indagine è ancora in corso, sembrerebbe che Heather Morgan abbia trovato un lavoro temporaneo come consulente in una società tech grazie a un permesso speciale del tribunale. Nel frattempo Netflix sta producendo una serie per raccontare questa frode finanziaria senza precedenti.

Bitcoin NFT: cosa sono gli Ordinals? Cambieranno la blockchain per sempre?

I Bitcoin ordinals scompariranno?

Una nuova tecnologia porta gli NFT su Bitcoin e la blockchain si prepara a una rivoluzione. Ecco cosa sono gli Ordinals, con tutti pro e i contro 

Cosa sono gli Ordinals, gli NFT su Bitcoin che in questi giorni hanno scosso il settore dei token non fungibili? Tra Bitcoin ed Ethereum, le due blockchain più grandi ed utilizzate, c’è sempre stata una sostanziale differenza: la presenza di servizi di finanza decentralizzata. Su Ethereum vengono costruite ogni giorno dapp e NFT (Non Fungible Token), Bitcoin invece è rimasta una blockchain “pura” che gestisce trasferimenti di criptovalute. Per questioni tecniche, la DeFi è sempre stata un’esclusiva di Ethereum, ma le cose ora stanno cambiando grazie a un innovativo protocollo. 

Il 21 Gennaio 2023 è stato lanciato Ordinals che consente per la prima volta di creare NFT NFT su Bitcoin, direttamente sulla blockchain. Ma la tecnologia alla base di questo protocollo non si limita al campo dei token non fungibili, ha le potenzialità per rivoluzionare il network per sempre. Cosa che ha suscitato critiche, preoccupazioni ma anche tanto entusiasmo. Dobbiamo salutare Bitcoin come lo conosciamo?

Bitcoin NFT: cosa sono gli Ordinals

Per spiegare in breve cosa sono gli Ordinals si può dire “NFT su Bitcoin”. Nello specifico sono nati grazie all’omonimo protocollo sviluppato da Casey Rodarmor. Si tratta di una nuova modalità per registrare dati che sfrutta l’efficienza degli aggiornamenti SegWit (2017) e Taproot (2021) sul tema dell’archiviazione delle informazioni sui nodi della blockchain. 

Ordinals trascrive dati come immagini, video o testi, sui singoli satoshi (sat), ovvero le unità minime di un Bitcoin (1 BTC è suddiviso in 100.000.000 satoshi). In poche parole i dati multimediali vengono associati a un sat tramite un codice chiamato “ordinal”, creando degli “artefatti digitali” molto simili ai classici NFT. Grazie al sistema di numerazione degli ordinal, ogni sat è sia fungibile, in quanto criptovaluta, che non fungibile. 

Quale sarà l’impatto di questa novità sul prezzo e la dominance di Bitcoin? Monitora in tempo reale il suo valore e il grafico per non perderti i movimenti più importanti.

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Il successo di Ordinals e i primi NFT su Bitcoin

La prima transazione è avvenuta il 14 Dicembre 2022 ma è tra la fine di Gennaio e l’inizio Febbraio che gli NFT su Bitcoin sono esplosi. Ad oggi si contano più di 200.000 Ordinals. Sulla blockchain sono stati registrati ogni genere di meme, emoji, piccoli video, opere d’arte digitali ma anche delle semplici scritte. L’ “inscription” 89228 ad esempio contiene un romantico “Dan + Emma”. 

Il 1° Febbraio la società di mining Luxor ha estratto il blocco di Bitcoin più grande di sempre con un Ordinals chiamato Taproot Wizards basato sul meme “magic internet money”. Il blocco ha una dimensione di 3,96 MB, appena inferiore al limite di 4 MB. Per mintarlo sono stati spesi 209 dollari in commissioni. 

Sono migliori degli NFT su Ethereum?

Gli NFT creati su Bitcoin grazie a Ordinals non sono veri e propri token non fungibili, hanno delle caratteristiche differenti e per questo Rodarmor stesso li chiama “artefatti digitali”.

Un classico NFT su Ethereum registra su blockchain solo il suo ID mentre, per questioni di spazio, i metadati delle opere digitali sono archiviati in un sistema esterno come un IPFS. Gli Ordinals invece sono completamente on-chain e quindi immutabili, mentre i metadati degli NFT ad esempio possono essere modificati per migliorare la qualità delle immagini. In un certo senso possono essere considerati “spezzati” o “incompleti”, a differenza di quelli su BTC che nascono e vivono totalmente sulla blockchain. Inoltre gli artefatti digitali non corrispondono esattamente agli NFT perché non sono predisposti a generare royalty per gli artisti. 

Queste diversità non sono necessariamente miglioramenti rispetto ai token su Ethereum, tuttavia gli Ordinals potrebbero non solo essere un cambiamento radicale per Bitcoin, ma anche un avanzamento tecnico per tutti gli NFT. 

Bitcoin NFT: cosa cambia per la blockchain?

Per molti gli Ordinals sono così speciali perché è la prima volta che Bitcoin viene utilizzato per qualcosa di diverso dalle classiche transazioni peer-to-peer. La blockchain ora contiene un mix di transazioni e di file. È un momento storico per BTC: l’innovazione sta cambiando le attività sulla sua rete che non sono più stabilite soltanto dai pagamenti. 

Il primo effetto del successo degli NFT su Bitcoin è stato il fermento dei movimenti del network. L’uso degli Ordinals ha aumentato vertiginosamente l’utilizzo della rete e portato nuovi utenti. In questo ultimo periodo la blockchain elabora più jpeg che transazioni P2P e anche se le commissioni (fee) sono al di sotto della media, gli Ordinals le hanno fatte salire del 25%. Per la prima volta dopo il fallimento di FTX, la media mensile dei nuovi indirizzi che entrano nella rete ha superato la media annuale.

Ma la vera rivoluzione sta nelle potenzialità tecniche degli Ordinals, grazie al protocollo potranno essere integrati in rete smart contract e rollup che amplierebbero i casi d’uso di Bitcoin. La blockchain di Satoshi Nakamoto potrebbe consolidarsi come network del futuro, diventando competitiva anche nel campo DeFi. 

Pro e contro di portare gli NFT su Bitcoin

Il primo pro di portare gli NFT su Bitcoin è l’aumento dei casi d’uso che porta di conseguenza più persone a utilizzare il network. Gli NFT del resto sono la tecnologia crypto più popolare che ha attirato molti utenti estranei al settore. 

I miner di Bitcoin dovrebbero essere i primi a guardare questa novità con interesse: sul lungo termine il loro lavoro verrà retribuito principalmente con le commissioni di transazione piuttosto che dalle ricompense per i nuovi blocchi. Al momento anche una singola dapp di Ethereum come Uniswap genera più fee dell’intera rete di Bitcoin. In due mesi i miner grazie alle transazioni di Ordinals hanno già guadagnato 600.000$. 

Dall’altro lato c’è chi sostiene che gli NFT su Bitcoin portino solo un’inutile congestione della rete che diventerà sempre più lenta. Gli Ordinals in effetti hanno un impatto sulla dimensione dei blocchi che nell’ultima settimana è passata da una media di 1,5-2 MB a 3,0-3,5 MB. Questa scuola di pensiero vede Bitcoin costruito solo per un unico scopo ovvero concretizzare un sistema di pagamento peer-to-peer. 

Dove comprare e custodire gli Ordinals

Gli Ordinals possono essere custoditi solo su wallet appositi, alcuni hanno come Sparrow, Xverse o Metamask hanno già integrato questa opzione. Non esiste un marketplace per comprarli, gli scambi avvengono allo stesso modo in cui scambiavamo le carte dei Pokemon durante l’intervallo a scuola. Questo implica contattare persone su Discord e fare trasferimenti di denaro non proprio sicuri. Senza una piattaforma gli scambi di NFT su Bitcoin ora sono rischiosi e richiedono precauzioni. 

Insomma cosa sono gli Ordinals se non un modo per rendere la blockchain di Bitcoin più diversificata e creativa? Sebbene ci siano alcune differenze rispetto ai token non fungibili standard, gli NFT su Bitcoin potrebbero aprire nuove opportunità per gli artisti e i collezionisti di tutto il mondo. Alla nuova tecnologia resta da superare la sfida di mantenere il network scalabile e di garantire la sicurezza agli utenti.  Dopo questo successo, gli Ordinals sono arrivati anche su Litecoin.  

Sei sul blog di Young Platform, la piattaforma italiana per comprare criptovalute. Qui puoi trovare le ultime novità su blockchain, Bitcoin e Web3. Raccontiamo da vicino questa economia emergente con un occhio alla finanza tradizionale, così hai tutto quello che ti serve per entrare nella nuova era del denaro. 

Metaverso: le aziende italiane che investono nei mondi virtuali 

Metaverso: le aziende italiane che stanno investendo

Aziende nel metaverso: quali società italiane hanno scelto di entrarci? 

Quali aziende si occupano del Metaverso in Italia? L’ultimo report del Metaverse Marketing Lab della School of Management del Politecnico di Milano ha individuato 64 imprese tricolori che hanno investito nei mondi virtuali per potenziare le loro attività. Tra queste circa la metà sono nel settore di moda e intrattenimento, aspetto che conferma la tendenza a livello internazionale. In Italia si stanno avvicinando a questa tecnologia anche altri ambiti centrali della nostra economia come l’automotive, l’agroalimentare, il turismo e lo sport. Le aziende italiane entrano nel Metaverso con strategie di marketing e branding ma anche per migliorare il rapporto con la loro community, soprattutto con le nuove generazioni. 

Benetton

Già in occasione della Milano Fashion Week del 2022, Benetton si è conquistata un posto nella lista delle aziende nel Metaverso di origine italiana. La società ha costruito un negozio virtuale accessibile da quello fisico in Corso Vittorio Emanuele in cui partecipare a giochi e sfide per guadagnare degli sconti da utilizzare per lo shopping. 

Consorzio del Prosciutto San Daniele

Il Metaverso del Consorzio del Prosciutto San Daniele si chiama LAB ed è un portale pensato per esplorare il mondo del prodotto DOP in tutte le fasi del processo di produzione e della filiera. LAB è un vero e proprio laboratorio digitale, ambientato nel set del prosciuttificio, con contenuti che raccontano l’eccellenza e la sostenibilità del San Daniele in maniera trasparente e coinvolgente. 

Dolce e Gabbana

Dolce e Gabbana, oltre ad essere un’eccellenza made in Italy a livello mondiale, è anche una delle prime aziende italiane a investire nel Metaverso. Con una collezione di venti look per avatar, Dolce e Gabbana ha inaugurato, con una sfilata unica nel suo genere, la prima Fashion Week a Decentraland. Pare confermata la presenza del brand anche all’edizione 2023 (prevista per fine Marzo) dove presenterà una serie di opere del concorso di design digitale Future Reward.

FIAT

Tra le aziende del Metaverso come non parlare del nostrano marchio automobilistico, che a Dicembre 2022 ha aperto le porte del suo showroom virtualeFIAT Metaverse Store” dove scoprire, configurare, personalizzare e comprare automobili come in una concessionaria. I primi modelli presentati nello showroom sono stati quelli della gamma della Nuova 500 ma entro il 2023 sono previste nuove integrazioni. In questo mondo virtuale c’è un avatar a disposizione degli utenti, il FIAT Product Genius, pronto a guidare l’esperienza e a rispondere alle domande sui prodotti. Il progetto è stato realizzato in collaborazione con Touchcast e Microsoft.

Gucci

Oltre a possedere un proprio terreno virtuale (LAND) nel metaverso di The Sandbox, Gucci ha una lunga e appassionata storia di collezioni di token non fungibili. Nel 2022 il brand ha cominciato ad accettare pagamenti in Bitcoin e altre crypto nei suoi store degli Stati Uniti ed è entrato nella DAO del marketplace NFT SuperRare. La piattaforma è diventata lo spazio espositivo per la moda virtuale di Gucci. 

Intesa San Paolo

Un’altra fra le aziende italiane nel Metaverso è Intesa San Paolo che durante la Milan Games Week & Cartoomics dello scorso anno, ha lanciato un’esperienza di gioco sul Roblox. Nella “Metaverse Arena”, dedicata soprattutto al pubblico della Gen Z, giocando si potevano vincere premi e pass per le conferenze dell’evento.

Valentino

Sempre nel corso della Milano Fashion Week 2022, Valentino insieme alla piattaforma per la realtà aumentata An art app, ha portato in giro per la città la sua campagna con l’attrice Zendaya. Una settimana fa la maison ha annunciato una partnership con UNXD, il marketplace per NFT di lusso per eccellenza. 

Poste Italiane

Poste Italiane ha annunciato il progetto della “Meta-Postepay” per rendere sempre più smart i pagamenti digitali. In un comunicato l’azienda italiana spiega: “con il Metaverso, stiamo mettendo insieme, in maniera ottimale, le caratteristiche del mondo fisico (la socialità, il concetto di vicinanza tra le persone) con quello digitale (velocità ed efficienza tecnologica)”.

Fendi

Un’altra azienda italiana di moda nel Metaverso è Fendi, il suo debutto nei mondi virtuali è coinciso con la presentazione della collezione uomo autunno/inverno 2022/2023. Fendi ha realizzato delle sneakers digitali per gli avatar dei social network di Meta, Instagram e Facebook. 

PwC Italia

La sezione italiana di PwC ha scelto di usare il Metaverso non per marketing ma per portare su un altro livello la selezione del personale. I candidati sosterranno i colloqui con le Risorse Umane in maniera ibrida: sia in un ambiente virtuale che negli uffici di PwC Italia. Nel mondo digitale i candidati presenteranno le loro competenze, simuleranno un progetto di lavoro e sperimenteranno in modo realistico come si svolge una giornata di lavoro. Il progetto pilota prevede di coinvolgere nelle selezioni virtuali il 20% dei candidati nei prossimi mesi. 

La lista delle aziende nel Metaverso di origine italiana è davvero lunga, altri brand da citare sono Lamborgini, Tucano, Enel, Ferroli, Gruppo Trivellato, Loft Italy, Bulgari e TIM. 

Bitcoin: 10 frasi memorabili pronunciate da chi non ti aspetti

10 frasi celebri su Bitcoin

10 frasi memorabili su Bitcoin pronunciate da chi è sempre stato un sostenitore e da chi invece si sta ricredendo

Frasi su Bitcoin da Bacio Perugina? Non proprio! Su questa criptovaluta se ne dicono di ogni tipo, infatti come per tutti i fenomeni e gli argomenti che fanno scalpore, anche BTC è oggetto di critiche, giudizi e opinioni. Analizziamo alcune delle “frasi crypto” dei personaggi più autorevoli del mondo dell’economia e della tecnologia. La narrativa intorno a Bitcoin si costruisce grazie ai suoi entusiasti sostenitori, tra questi ci sono sia esponenti del mondo crypto che personaggi che si sono avvicinati alle criptovalute in un secondo momento. Vediamo le loro 10 frasi celebri su Bitcoin!

1. Ray Dalio

“Bitcoin si è affermato negli ultimi 10 anni. Non è stato hackerato. Tutto sommato ha funzionato dal punto di vista operativo. Ha costruito un seguito significativo. È un’alternativa, e in un certo senso una riserva di beni. È come contante digitale. Questi sono i suoi vantaggi.”

Ray Dalio è una figura molto conosciuta nel campo degli investimenti e della finanza americana e non solo. Dalio è un manager di fondi speculativi che all’inizio si è dimostrato ostile al mondo delle criptovalute per poi ricredersi. Tra tutte le sue frasi su Bitcoin abbiamo selezionato quella datata 24 Marzo 2021, ma la sua “conversione crypto” risale già a Gennaio dello stesso anno. 

2. Elon Musk

 Cosa dice Elon Musk su BTC? “La struttura di Bitcoin è molto ingegnosa. La cartamoneta  scompare, e le criptovalute sono un modo migliore per trasferire valori rispetto a un pezzo di carta, questo è sicuro.”

La storia di Elon Musk con le crypto è longeva e senza colpi di scena, il miliardario CEO di Tesla è sempre stato sostenitore di Bitcoin (anche se la sua preferita rimane sempre Dogecoin). 

3. Jack Dorsey

“Bitcoin cambia assolutamente tutto, non credo ci sia qualcosa di più importante su cui lavorare nel corso della mia vita.”

Il fondatore ed ex amministratore delegato di Twitter ha le idee molto chiare. Questa è una di quelle frasi su Bitcoin che sostengono sia una rivoluzione, il mondo e internet avranno una moneta unica e quella sarà BTC. Nel Giugno 2021 aveva dichiarato che se non avesse concentrato le sue energie su Square o Twitter, avrebbe lavorato senza dubbio nel settore delle criptovalute. Al momento Dorsey sta finanziando un social network decentralizzato: Nostr. 

4. Peter Thiel

“Bitcoin è l’inizio di qualcosa di grande: una moneta senza un governo, qualcosa di necessario e imperativo.”

Tra le frasi memorabili su Bitcoin c’è poi quella di Peter Thiel, co-fondatore di Paypal. Thiel pare entusiasta: largo a Bitcoin, è quello di cui avevamo bisogno. 

5. Leon Luow

“Ogni persona informata ha bisogno di conoscere Bitcoin perché potrebbe essere uno degli sviluppi più importanti del mondo.”

Leon Luow è un intellettuale, autore e studioso sudafricano che è stato nominato al Premio Nobel per la Pace con la moglie Frances Kendall nel 1987. La sua frase crypto è una “deformazione professionale” da uomo di studi: che si voglia o meno, Bitcoin è pronto a rivoluzionare le nostre vite. Meglio imparare a conoscere il suo funzionamento, per comprendere anche le trasformazioni del mondo.

6. Bill Gates

“Bitcoin è un tour de force tecnologico.”

Con questo breve commento, Bill Gates lascia ampio spazio alle interpretazioni. L’espressione tour de force generalmente viene utilizzata per indicare un’impresa particolarmente ardua, a cui bisogna dedicare un notevole impiego di forze mentali e fisiche. Gates ha voluto sottolineare la grandezza dell’ingegno di chi ha messo a punto Bitcoin? Si può ipotizzare che, da informatico, Gates non sia rimasto indifferente di fronte alla sofisticata tecnologia della criptovaluta ideata da Satoshi Nakamoto

7. Rick Falkvinge

“Bitcoin farà alle banche quello che le email hanno fatto ai servizi postali.”

Rick Falkvinge è un imprenditore informatico e uomo politico svedese. Falkvinge è conosciuto per aver fondato il “Pirate Party” svedese, un partito politico focalizzato sui temi della condivisione delle informazioni, del copyright e dei brevetti. Nato dopo le accese discussioni del 2005 che hanno acceso la nazione sul tema. Falkvinge ha cominciato a studiare da vicino Bitcoin nel 2011 e da quel momento lo ha sempre sostenuto in quanto strumento di libertà personale. Con questa frase crypto paragona Bitcoin al potere rivoluzionario di internet, che ha cambiato le nostre abitudini, soprattutto quelle comunicative. 

8. Milton Friedman 

“Penso che internet sarà una delle forze principali per ridurre il ruolo dei governi. L’unica cosa che manca, ma che sarà presto sviluppata, è una e-cash affidabile, un metodo per cui attraverso internet puoi trasferire fondi da A a B senza che A conosca B o B conosca A.”

L’ottava delle frasi celebri su Bitcoin non è stata pronunciata esattamente in riferimento alla moneta di Nakamoto. Milton Friedman infatti è morto due anni prima che Bitcoin fosse creato. Nonostante l’economista non abbia assistito allo sviluppo della tecnologia blockchain e delle criptovalute, con queste parole del 1999 sembra aver colto il punto centrale di Bitcoin e della decentralizzazione. 

9. Andrew Ross Sorkin

“Bitcoin, a breve o anche a lungo termine può rivelarsi un buon investimento nel senso che tutto ciò che è raro può essere considerato prezioso. Come le carte da baseball. O un Picasso.”

La frase su Bitcoin del giornalista americano Andrew Ross Sorkin descrive il successo della crypto come risultato della sua scarsità, ricordandoci in qualche modo la teoria dello Stock-to-Flow di PlanB. Come succede per gli oggetti da collezionismo o le opere d’arte, più passa il tempo e diventano rare, più il loro valore aumenta. Oggetti da collezionismo, NFT e Bitcoin, da questo punto di vista sono preziosi perché disponibili in quantità limitata.

10. Al Gore 

“Penso che il fatto che all’interno dell’universo Bitcoin un algoritmo sostituisca la funzione del governo, sia in realtà molto interessante.”


Sulla gestione di progetti e nazioni, Al Gore è un esperto. L’ex vice presidente degli Stati Uniti e senatore americano non è rimasto indifferente di fronte al modello decentralizzato di Bitcoin e delle criptovalute. Soprattutto per come tutto il sistema sia funzionante anche senza un team di governance.


Queste frasi su Bitcoin, la crypto per eccellenza, faranno la storia? Al momento ci danno un’idea della sua percezione tra alcune delle menti più influenti del nostro secolo. Vedremo se hanno ragione, nel frattempo noi hodliamo!

Cos’è successo a Solana? Ora è tutto risolto?

Solana news: problemi per la blockchain. Cos’è successo?

Nel weekend il network è stato rallentato da un problema tecnico. Cosa ha fermato il trading su Solana?

Secondo le ultime news su Solana, Sabato la blockchain ha interrotto le sue attività per un breve tempo. Un problema tecnico ha rallentato le prestazioni del network, come lo scambio delle criptovalute e il trading. La causa del problema è ancora ignota, ma la blockchain ora funziona? 

Solana news: cosa è successo davvero 

Intorno alle 7:00 di Sabato mattina, un problema tecnico ha bloccato Solana. In pratica si è verificato un “forking event”: la blockchain si è biforcata creando due versioni alternative e contrastanti della cronologia delle transazioni. Il fork ha portato un aumento dell’uso della memoria da parte dei nodi validatori e una riduzione della velocità delle transazioni. Secondo i dati di Solana Explorer un’ora dopo il verificarsi del problema, la rete stava elaborando circa 93 transazioni al secondo (TPS), un numero ben lontano dalle 5.000 TPS processate solo quindici minuti prima. La news su Solana e le sue difficoltà è dilagata facendo preoccupare i suoi holder. 

Problema risolto?

I validatori e il team di ingegneri si sono affrettati a correggere il problema della blockchain. La causa dell’incidente non è stata subito identificata, qualcuno sospetta che sia stata colpa di un bug nella nuova versione del codice Solana che era stata messa online poche ore prima.

Senza la certezza di avere un bug da scovare, alcuni validatori hanno optato per fare il downgrade alla versione precedente nella speranza di risollevare le performance di Solana.

Nel giro di poche ore la maggioranza di validatori è tornata al vecchio software nel tentativo di ripristinare le operazioni. Ma questo non è servito a risolvere il problema, si è quindi passati a una soluzione più drastica, ovvero riavviare la blockchain al punto immediatamente precedente alla biforcazione. 

Come ha osservato uno dei membri attivi della community di sviluppatori, conosciuto con lo pseudonimo di SolBlaze: “coordinare un tentativo di riavvio significa che la rete sarà completamente offline, il che è sempre l’ultima spiaggia”. 

Le news sulla riattivazione di Solana sono state date dal profilo Twitter Solana Status: la rete ha ripreso a lavorare nelle prime ore del 27 Febbraio (ora italiana).

E ora?

Dopo che il network è stato riavviato, il team è al lavoro per rintracciare la causa del problema. L’indiziato principale al momento rimane il possibile bug nella nuova versione del codice della rete. Gli sviluppatori nel frattempo continuano a monitorare la blockchain, sulla pagina ufficiale è possibile rimanere aggiornati sulle indagini e sulle ultime news su Solana. 

La storia di Jack Ma, un miliardario sparito nel nulla 

La storia di Jack Ma, fondatore di Alibaba, fino alla scomparsa e al crollo del patrimonio

Che fine ha fatto il fondatore di Alibaba? Jack Ma ha creato un impero tech per poi sparire nel nulla. Ecco la sua storia!

Nel 2020 Jack Ma, fondatore di Alibaba nonché l’uomo più ricco e influente della Cina stando ai dati sul suo patrimonio dell’epoca, pronuncia un discorso al Bund Finance Summit di Shanghai sulle urgenti sfide di innovazione che il paese deve affrontare. Lui è l’imprenditore che ha portato la Cina ad essere competitiva nel mercato di internet. In vent’anni Alibaba diventa una multinazionale che gestisce e-commerce, piattaforme per i pagamenti elettronici, servizi di cloud computing e motori di ricerca. Facendo tremare colossi come Amazon e eBay. Dopo quel discorso del 24 Ottobre 2020, Jack Ma sparisce all’improvviso. Di lui si perdono le tracce e non si hanno più notizie per molto tempo. Cosa è successo? Perché è scomparso proprio dopo quel discorso? Dov’è oggi?

Chi è Jack Ma, il fondatore di Alibaba? 

Jack Ma, il cui nome in cinese è Ma Youn, nasce nel 1964 a Hangzhou. Dopo la visita dell’allora presidente degli Stati Uniti, Richard Nixon, la città diventa una meta turistica. Accompagnando i visitatori alla scoperta di Hangzhou, Ma Youn impara bene l’inglese. E uno di questi turisti americani con cui fa amicizia, gli affibbia il soprannome “Jack”. 

Prima di diventare un modello aspirazionale, l’uomo dal patrimonio smisurato che sfida il potere governativo con le sue innovazioni forse troppo audaci, Jack Ma è stato un’insegnante. Nel 1988 si laurea all’Università di Hangzhou e inizia la sua carriera da professore di inglese. Una delle sue frasi più citate racconta come abbia sempre mantenuto, anche dopo aver cambiato lavoro, la sua vocazione all’insegnamento e l’attenzione alle nuove generazioni: “un insegnante vuole sempre che i suoi studenti abbiano successo e siano migliori di lui. Quando assumo qualcuno, voglio sempre persone più brillanti di me. Do un consiglio ai miei colleghi: (al colloquio) guarda quel giovane uomo, se pensi che potrà diventare il tuo capo nel giro di 5 anni, allora assumilo”. 

Durante un viaggio negli Stati Uniti del 1995, Jack Ma si collega per la prima volta ad internet rimanendone affascinato. La prima cosa che ricerca online è la parola “birra”. Dai risultati di ricerca nota che compaiono solo risultati di birre americane o tedesche ma nessuna birra cinese. In altre parole si accorge che la Cina non aveva nessuno spazio sul web. Decide allora di tornare in patria e fondare una società per realizzare siti web, nasce China Yellow Pages. Più tardi nel 1999 insieme a una quindicina di amici e alla moglie Zhang Ying, fonda Alibaba investendo 20.000 dollari. Jack Ma ha un obiettivo preciso e si dedica a questo progetto con tutte le sue forze, anche senza avere nessuna competenza informatica: “dopo una notte passata a pensare, mi sono detto che volevo ancora lanciare il mio business su internet. La maggior parte delle persone ha idee fantasiose di sera, ma, quando si sveglia, torna a fare lo stesso lavoro di sempre. Dovevamo fare qualcosa di diverso”.

Con la crescita dell’impero di e-commerce, aumenta anche il successo legato alla figura dell’imprenditore. Nel 2021 gli dedicano un documentario “Crocodile in the Yangtze” e lui stesso nel 2017 recita in un cortometraggio sul kung fu “Gong Shou Dao”. Il titolo tradotto significa “l’arte dell’attacco e della difesa” e l’imprenditore interpreta il Maestro Ma. 

Jack Ma duetta con la famosa pop star Wang Fei, vende il suo primo dipinto a 5,4 milioni durante un’asta di Sotheby’s e crea la Jack Ma Foundation con scopi filantropici, principalmente per finanziare l’istruzione. Quando una rock star come questa, con tutta la sua visibilità, sparisce nel nulla, non possono che diffondersi teorie che cercano di interpretare il mistero. 

L’azienda tech più grande della Cina

Essere l’azienda tech più imponente della Cina, significa avere anche un certo spazio su scala globale. Alibaba ora ha diversi rami, ci sono piattaforme e-commerce: AliExpress e Taobao (la più utilizzata della Cina) e servizi di pagamento digitali: Alipay. Tutti utilizzati da un miliardo di persone. L’azienda è uno dei pilastri dell’industria cinese di internet, insieme a Tencent e Ant Group. Tencent è un’azienda con sede a Shenzhen che opera nel settore dei servizi internet, dei videogiochi e dei media, nota per WeChat l’app di messaggistica più utilizzata nel paese. Ant Group invece è la filiale finanziaria di Alibaba, che si concentra sui servizi finanziari e di pagamento. 

Ciascuna azienda ha una capitalizzazione di mercato di oltre mezzo trilione di dollari e ha investito miliardi nelle startup tecnologiche cinesi. Queste tre società insieme costituiscono quasi un monopolio e dal momento che due di queste sono legate a Jack Ma e al suo patrimonio, non sorprende che sia diventato un personaggio scomodo. 

Il discorso che ha fatto infuriare il governo

Il 24 Ottobre 2020 Jack Ma pronuncia quel famoso discorso in cui lancia delle frecciatine al governo e alle sue politiche finanziarie così come alle banche, che secondo lui “continuano ad avere una mentalità da banco dei pegni”. Nella sua opinione, questa mentalità frena l’innovazione e va a discapito degli imprenditori. All’epoca Reuters ha riferito che alcuni collaboratori di Ma avevano provato a fargli alleggerire i toni, dal momento che tra il pubblico del summit erano presenti diversi funzionari governativi, ma che lui si era rifiutato di cedere. Il discorso è stato definito da molti  “un pugno in faccia”. 

Da quel momento Jack Ma non è più stato visto in pubblico. Ma le conseguenze non si sono limitate a questo. Pare che il discorso abbia spinto Xi Jinping, il presidente della Repubblica Popolare Cinese, a intervenire e a bloccare l’IPO (Offerta Pubblica Iniziale) di Ant Group prevista da lì a pochi giorni sulla Borsa di Shanghai. All’ultimo momento infatti le autorità cinesi hanno tirato in ballo “gravi problemi” sulla regolamentazione dell’azienda. Quella di Ant Group sarebbe stata una delle più grandi IPO della storia, che avrebbe raccolto una stima di 30 miliardi di dollari. 

La scomparsa di Jack Ma 

A questo punto ci si potrebbe chiedere: Jack Ma è davvero scomparso nel nulla? Oggi non si sa dove sia l’imprenditore. Forse ha semplicemente deciso di lasciare i riflettori e mantenere un basso profilo. Oppure potrebbe essere sorvegliato dalle autorità. In questi anni è stato avvistato a Ibiza, Formentera, a Praga. È stata anche diffusa la notizia che si fosse trasferito a Tokyo. 

Questa sparizione ha avuto un grosso impatto sull’opinione pubblica, soprattutto nel mondo occidentale. È stato aspramente criticato il governo e in molti hanno colto l’occasione per ribadire: “mai sfidare l’autorità cinese”. Il governo voleva fermare un colosso troppo grande, ormai fuori controllo? Per molti interrompere il lavoro di Ma ha portato la fine del periodo d’oro del tech in Cina

Gennaio 2023: il ritorno di Jack Ma e il crollo del suo incredibile patrimonio

Il 7 Gennaio 2023 Ant Group ha annunciato che Jack Ma rinuncerà al controllo del gigante cinese del settore fintech. Dopo la modifica della struttura societaria, l’imprenditore scomparso controllerà poco più del 6% delle azioni di Ant Group (contro il 50% di prima). Come è stata percepita questa notizia? 

“L’uscita di Jack Ma da Ant Financial, società da lui fondata, dimostra la determinazione della leadership cinese a ridurre l’influenza dei grandi investitori privati”, ha dichiarato Andrew Collier, amministratore delegato di Orient Capital Research. 

I più ci hanno visto l’atto finale di un’umiliazione pubblica che servirà da “lezione” a tutti gli altri tycoon che pensano di agire indipendentemente dal governo. E una tendenza continuerà l’erosione delle parti più produttive dell’economia cinese. Che i governi tendano a controllare le aziende tecnologiche e ad abbattere i monopoli, del resto non è una novità. 

Jack Ma oggi non è più l’uomo più ricco della Cina, ed è sceso al 35° posto della classifica dei miliardari redatta da Bloomberg. Il suo patrimonio a Gennaio 2023 è stimato a 34,8 miliardi di dollari. 

Tutti i progetti NFT di Nike: il monopolio della moda digitale è suo 

Gli NFT di Nike su Polygon con la nuova piattaforma dotSWOOSH

Qual è il brand per eccellenza della moda del Web3? Nike, grazie ai suoi progetti NFT. Scoprili tutti in questo articolo!

Nike, secondo quanto emerso da un report di Messari, è il brand fashion più di successo del panorama NFT! Puma, Gucci, Tiffany e gli altri marchi di moda che si sono avventurati nel commercio di prodotti Web3, non sono riusciti neanche a impensierire l’azienda di Beaverton (Oregon), che gestisce attualmente più del 60% dei volumi di mercato del settore. 

I suoi progetti sono iniziati con l’acquisizione di RTFKT (si pronuncia “artifact”), una startup che produce capi di abbigliamento digitali per gli avatar dei metaversi, e ora continuano grazie a Polygon, che sta costruendo il marketplace NFT dotSWOOSH. Che ospiterà tutti i futuri progetti NFT di Nike compresi quelli realizzati dagli utenti più creativi della sua community! 

I primi progetti NFT di Nike e lo store digitale su Roblox

L’avventura digitale di Nike è iniziata a Novembre 2021, con l’acquisizione della startup RTFKT dedita a realizzare wearables in forma di token non fungibili. La prima collezione nata in quest’occasione è “CryptoKicks”, dei token non fungibili che raffigurano delle sneakers, ed è stata mintata su Ethereum. Inoltre il marchio sportivo nel 2021 ha aperto anche un negozio virtuale sul metaverso di Roblox, lo store Nikeland ha ospitato più di 7 milioni di visitatori nei suoi primi due mesi di vita. 

L’apice del successo per i progetti NFT di Nike in collaborazione con RTFKT è arrivato con la collezione CloneX, che ha registrato più di 850 milioni di dollari di volume, contribuendo al 65% dei ricavi delle due aziende del 2022. CloneX è una collezione di 20.000 NFT è stata disegnata interamente da Takashi Murakami, un artista conosciuto per il suo stile unico che fonde elementi pop alla tradizione artistica giapponese. Questi non fungible token sono degli avatar Web3 vestiti con abiti stilosi, già “pronti” per dettare i trend modaioli in tutti i più famosi metaversi. Il floor price (prezzo minimo a cui è possibile acquistarli) di questi NFT è subito schizzato alle stelle durante i giorni successivi al lancio, fino ad arrivare a toccare i 19 ETH ad Aprile 2022.

Secondo un report di Messari, le collezioni siglate RTFK hanno generato oltre 1,25 miliardi di dollari di volume e quasi 180 milioni di dollari di utili, consentendo a Nike di diventare il brand fashion più importante del mondo NFT. Ad oggi il settore della digital fashion è praticamente un monopolio con Nike che controlla più del 60% del mercato. 

Il brand di abbigliamento sta inoltre utilizzando la tecnologia blockchain per risolvere una delle problematiche che lo affliggono da sempre: la contraffazione dei suoi prodotti. In che modo? Grazie agli NFT che possono certificare l’autenticità dei prodotti IRL.

Il marketplace su Polygon: dotSWOOSH 

Come funzionerà dotSWOOSH (o “.SWOOSH”), la nuova piattaforma dedicata ai token non fungibili? La piattaforma è stata pensata come la casa di tutti i progetti NFT Nike relativi a diverse discipline e momenti della cultura sportiva. Nello specifico le creazioni digitali del brand sono i cosiddetti “wearables” ovvero abbigliamento e accessori per gli avatar dei videogiochi e del Metaverso. Su dotSWHOOSH quindi si potranno acquistare token non fungibili ma l’elemento di punta del progetto è la possibilità di creare i propri NFT in stile Nike e metterli in vendita percependo anche delle royalty. Con .SWOOSH, il marchio vuole espandere la sua definizione di sport e dare vita a una nuova generazione di sportivi. 

La piattaforma è disponibile dal 18 Novembre 2022 in versione beta, per essere testata da alcuni utenti selezionati provenienti da alcune aree strategiche degli Stati Uniti e dell’Europa, e sarà completamente attiva e disponibile a tutti nei prossimi mesi. Non è ancora stata annunciata la data precisa del go live, per ora si sa soltanto che verrà inaugurata con una collezione NFT creata insieme alla community. E tutto questo su Polygon

“L’ecosistema di Polygon continua a crescere ad un ritmo esaltante, che si tratti di DeFi, Gioco, NFT, adozione delle Big Tech o qualsiasi altra cosa”, questo il commento alla collaborazione di Sandeep Nailwal co-fondatore della blockchain di MATIC. Nailwal ha poi ribadito che questo genere di notizie sull’adozione delle criptovalute sono un segno che eventi come l’epilogo di FTX non avranno un impatto a lungo termine sul Web3. 

Il progetto dotSWOOSH è rimasto in sordina per qualche mese, lo scorso Maggio infatti Nike aveva comprato un dominio NFT su Ethereum Name Service: “dotswoosh.eth” per 19,72 ETH (all’epoca circa 35.000$). 

Il brand ha rilasciato in totale sedici diverse collezioni, tutte in collaborazione con RTFKT. Alcune di queste sono state vendute in modo “tradizionale” mentre altre sono state distribuiti ai membri della community attraverso degli airdrop. La casa di moda non sembra volersi fermare qui: gli NFT di Nike non hanno intenzione di mollare il loro primato nella digital fashion!

Tokelau: l’isola del tesoro da 24 milioni

Tokelau: i domini gratis tk sono i più utilizzati al mondo

I domini gratis di Tokelau hanno reso quest’isola il più grande paese online. Può un’intera economia nazionale basarsi su internet?

Qual è lo stato che ha colonizzato internet con i suoi siti? Gli Stati Uniti? La Cina? L’India? No. Uno sperduto arcipelago del Pacifico, che non è nemmeno una nazione a sé ma fa parte della Nuova Zelanda. 

Il dominio internet nazionale più usato al mondo è il dominio .tk delle isole Tokelau. Nel 2021 Nominet un registro di domini britannici, ha pubblicato una mappa che rappresenta la superficie degli stati del mondo in maniera proporzionale al numero dei suoi domini internet nazionali. Con un solo colpo d’occhio si osservano delle proporzioni sballate rispetto alla geografia reale. Gli Stati Uniti sono più piccoli della Svizzera, la Germania è più grande della Russia, ma soprattutto a est del Giappone c’è un territorio mai notato prima. Un territorio gigante. 

Una piccola gigante isola nel mercato dei domini internet

Questo territorio è l’atollo di Tokelau che conta oltre 24 milioni di domini internet nazionali .tk. Dopo .com, che è il Top Level Domain (TLD) più diffuso in assoluto, ci sono le estensioni nazionali ovvero i Country Code Top Level Domain (ccTLD). La classifica dei più numerosi vede in cima quelli di Tokelau, seguiti da Germania (16 milioni), Cina (13 milioni), Regno Unito (10 milioni) e Paesi Bassi (6 milioni). Esistono invece circa 3 milioni di domini .it. 

Nonostante gli Stati Uniti siano pionieri di tutto ciò che riguarda il mondo online, non rientrano nemmeno nella top 5 di questa classifica perché i cittadini preferiscono usare il dominio .com rispetto a quello nazionale .us. 

Tokelau: un paradiso sperduto nel nulla 

Il primato di Tokelau può sembrare assurdo, soprattutto se si dà un’occhiata alle caratteristiche dell’atollo. Tokelau, che nella lingua indigena significa “vento del nord”, ha una superficie di solo 10 km quadrati. Ed è popolata da circa 1.500 abitanti. Cosa se ne fanno queste persone di 24.698.672 domini internet, una media di 17 mila domini a testa? 

Tokelau non è di certo una meta turistica, si tratta di un territorio completamente isolato in cui si arriva solo due volte al mese e solamente via mare. Una meta incontaminata e selvaggia, ma se immagini di passare lì le tue vacanze, preparati perché non è per niente semplice raggiungerla. Il percorso per raggiungere Tokelau inizia alle Hawaii da cui si fa tappa alle Samoa Americane, poi con piccolo aereo si vola alle Isole Samoa. Lì bisogna aspettare, anche per settimane, una di quelle famose barche che partono due volte al mese. Una volta imbarcati, il viaggio dura quarantotto ore. Il comandante ti lascerà poi nei pressi dell’isola, non a riva, a causa del mare mosso e dei coralli che non permettono di avvicinarsi troppo. A quel punto toccherà a te raggiungere terra in canoa, a forza di pagaiate. 

Tokelau è il “paese” del mondo con l’economia più piccola (secondo la classifica per PIL stilata dal Central Intelligence Agency statunitense) e questa ruota principalmente intorno all’energia solare e ai domini internet. Come ci è arrivato il web in questo angolo di mondo sperduto?

Come mai milioni di siti web utilizzano il dominio .tk? 

Dal 2006 è possibile registrare gratis i domini con l’estensione .tk grazie a Freedom Registry. Questi rimangono gratuiti per dodici mesi, successivamente i proprietari sono invitati a pagare l’abbonamento. Se gli utenti non pagano o decidono di abbandonare il dominio, il gestore usa i siti web associati per pubblicare pubblicità. In questo modo Freedom Registry finanzia la sua attività ma anche l’intera economia di Tokelau. Gli introiti delle pubblicità finiscono alle isole e costituiscono una parte consistente del PIL locale

Chi c’è dietro a Freedom Registry?

Il successo online di Tokelau viene da un uomo che abita dall’altra parte del globo. Questa idea imprenditoriale infatti è nata da Joost Zuurbier, originario di Amsterdam. Nei primi anni duemila Zuurbier cercava un modo di replicare, con i domini internet, il modello di Hotmail che riusciva a fornire e-mail gratuite e allo stesso tempo guadagnarci. 

“In quel momento non esistevano ancora nomi di dominio gratis”, racconta Zuurbier. “Quindi abbiamo cercato un registro che volesse partecipare e alla fine abbiamo fondato .tk, che all’epoca non esisteva”. Il mercato dei domini allora era già in fermento e tutti cercavano di accaparrarsi i nomi e le estensioni più preziose per poi rivenderle nel tempo. (che poi sarebbero diventati i domini più costosi di sempre). 

Zuurbier spiega anche che l’impresa all’inizio non è stata facile. All’epoca gli abitanti di Tokelau non sapevano di avere diritto a un proprio dominio nazionale, ma soprattutto nessuno sull’isola aveva mai visto una pagina web. L’imprenditore ha dunque spiegato internet e le sue potenzialità agli isolani. Ma c’era un altro problema. L’ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers), ovvero l’ente che si occupa di monitorare il sistema dei nomi di dominio, all’inizio non credeva che Tokelau esistesse davvero. Per fortuna un suo membro aveva visitato l’isola negli anni ‘70 e se la ricordava bene, avendo installato la prima apparecchiatura radio. 

Ottenuta l’approvazione e dopo essere sopravvissuto a un viaggio durato due intere settimane, Zuurbier installa tutte le apparecchiature satellitari necessarie a iniziare la sua impresa. Dopo sei anni di complicate configurazioni, nel 2006 la Freedom Registry di Zuurbier lancia ufficialmente il dominio gratis .tk. 

La Freedom Registry non ha portato solo denaro alla popolazione di Tokelau, ma anche importanti infrastrutture. L’intera isola infatti aveva solo quattro linee telefoniche e una connessione Dial-up, ma la larghezza di banda era talmente bassa che potevano usarla solo per le e-mail senza allegati. Se c’era un allegato, gli abitanti dell’isola dovevano chiamare il mittente per rimuoverlo, perché altrimenti l’e-mail non sarebbe mai arrivata.

Come una partita a Risiko ma sui territori del web, con i suoi domini gratis Tokelau sta battendo tutto il mondo su internet. L’unico luogo dove storie assurde come queste possono esistere. 

Tutte le emoji e lo slang del mondo crypto

Criptovalute: emoji e slang social degli appassionati

La community crypto si muove sui social. E lo fa con un linguaggio tutto suo. Scopri le espressioni e le emoji più comuni! 

Sei appena approdat* nel mondo delle criptovalute e vedi emoji di unicorni ovunque? Sei spaesat* da questo linguaggio in codice della community? Ecco una panoramica dello slang e delle emoji crypto più usate. 

Se sei un* che naviga già questi mari non preoccuparti, ce n’è anche per te. I crypto enthusiast sono fantasiosi e ogni giorno se ne inventano una!

Crypto slang per i nuovi arrivati

GM: è il sacro saluto della community crypto. Sono le iniziali di good morning. Lo puoi trovare ovunque ma soprattutto nei tweet. Viene percepito come un grande segno di appartenenza. 

Anon: l’abbreviazione di anonymous, utilizzata come sostantivo quando ci si riferisce agli utenti di un social media che non si conoscono.  

Ape: è un verbo per spiegare quella situazione in cui compri coin o token di cui non sai un fico secco ma sei in preda alla FOMO e quindi lo fai lo stesso: rompi il salvadanaio e tiri fuori tutti i tuoi risparmi. 

Bags: è l’insieme delle monete e dei token nel tuo wallet. Diventi un bagholder quando ti ostini a tenere nel portafoglio un certo token anche se probabilmente è destinato a deluderti. 

Buy the dip: significa acquistare una crypto dopo che il suo valore è fortemente diminuito. Con questa pratica, gli utenti più ottimisti sperano di trarre profitto dal futuro aumento del prezzo, per poi vendere nel punto più alto possibile e affermare compiaciuti: I sold the top, “ho venduto nel punto più alto”. Spoiler: comprare il dip e vendere il top è praticamente impossibile.

Crypto Winter: un modo creativo per chiamare il bear market, ovvero un periodo caratterizzato da bassa attività sulle blockchain e calo dei prezzi delle criptovalute. Per impaurire i novellini del settore si dice prendendo spunto da “Game of Thrones”: “crypto winter is coming!”.

Degen: è l’abbreviazione di degenerate, che in inglese significa “degenerato”. Viene utilizzata per descrivere chi compra una criptovaluta o un token non fungibile solo perché è convinto che altri si uniranno a lui, contribuendo a far crescere il loro valore.

Fren: i tuoi besties del Web3, i frens sono di solito fan della stessa criptovaluta o della medesima collezione NFT. La crypto emoji che più li rappresenta è questa: 🐸!

Irl: l’acronimo IRL sta per “in real life” ed è un abbreviazione usata per indicare quando una persona sta parlando di qualcosa di reale, al di fuori del mondo digitale. Quando finalmente comprerai casa, il tuo crypto fren ti potrebbe chiedere: “ma irl o nel metaverso?”. 

FOMO: la FOMO (Fear Of Missing Out) è un acronimo che descrive la paura di rimanere esclusi e perdere un’opportunità di profitto. Viene utilizzato più o meno così: “hai visto che le Bored Apes hanno annunciato un nuovo drop di NFT? Sì, e mi sta già salendo la FOMO!”

Hodl: nel mondo crypto il verbo to hodl indica l’azione di custodire Bitcoin o un’altra criptovaluta per un lungo periodo di tempo senza venderla. Il termine deriva dalla storpiatura della parola “hold” comparsa per la prima volta all’interno del forum Bitcointalk. Questa è la crypto emoji collegata 💎.

Hopium: è una parola composta da hope (speranza) e opium (oppio) e descrive, in modo ironico, il sentimento che provano i trader mentre aspettano il rialzo delle proprie coin. 

Nocoiner o Normie: sono due termini per riferirsi a chi è ancora fuori dal mondo delle criptovalute. Chi è scettico, chi non ne sa niente ma anche chi è complottista e sospetta che le crypto siano una qualche gigantesca trappola. 

Rekt: deriva dalla pronuncia errata della parola wrecked “distrutto o distruzione” e viene utilizzata dai crypto enthusiast che sono stati rovinati da un rugpull o da quelli che si sentono distrutti perché hanno appena fatto una mossa sbagliata.

Rug Pull: con questa espressione si indica una truffa in cui degli sviluppatori raccolgono un sacco di soldi per un nuovo progetto e poi spariscono con il bottino.

Safu: per alcuni è l’acronimo di “Secure Asset Fund for Users”, per altri invece è una storpiatura del termine safe (che in inglese significa “sicuro”). Nessuno sa con certezza da dove provenga. Viene utilizzato dai fan di un progetto per evidenziare la sua sicurezza quando lo descrivono ad altri crypto enthusiast: “funds are safu!” I fondi sono sicuri. È una frase che potresti sentire spesso, ma non sempre è vera (lo diceva anche Sam Bankman-Fried prima del crollo di FTX).

Ser: è la storpiatura di sir (“signore” in inglese), ed è utilizzato per rivolgersi in modo ironico a tutti gli utenti del crypto Twitter. È uno dei titoli più rispettosi che gli appassionati del Web3 utilizzano. “Wen moon ser?”

Shilling: gli shiller sono coloro che esprimono, sui social media, opinioni favorevoli su una criptovaluta con l’obiettivo di convincere altri ad acquistarla. Kim Kardashian ha probabilmente imparato questa parola dato che deve pagare una multa di 1,26 milioni di dollari per aver shillato una crypto truffa. 

Vaporware: progetti o trend che godono di un hype spropositato rispetto al loro valore fondamentale. Tanto fumo e niente arrosto, ottimi piani marketing ma che non introducono niente di innovativo.

WAGMI: we’re all gonna make it, urlo di battaglia super motivazionale: significa “ce la faremo”! Si usa dopo un evento particolarmente positivo tipo: “ho scaricato Young Platform Step e ho guadagnato criptovalute camminando, WAGMI”. 

L’espressione contraria è NGMI (“not gonna make it”). 

Wen: lo utilizzi quando hai talmente fretta di scrivere when moon (quando questa crypto arriverà sulla luna?), che ti scordi la “h”. Si usa anche quando si vuole sollecitare un progetto a rilasciare una funzionalità. 

Piccolo manuale di crypto emoji 

🦇🔊: No, non è il bat-segnale. La combinazione di queste due emoji significano “ultra sound” e si usano per riferirsi ad Ethereum. In che senso? Se Bitcoin viene chiamata moneta “sound ” (nel senso di solida), i fan di Ethereum si riferiscono a ETH come “ultra solida”. 

⚡ : Anche qui non si tratta di un supereroe. È il fulmine per il Lighting Network di Bitcoin.

🐳 : Questa adorabile balena è la “crypto whale”. Nel mondo delle criptovalute, una balena indica una personalità o un’entità che possiede una grandissima quantità di una certa moneta. Una whale sarebbe in grado di manipolare il mercato tramite le sue operazioni. 

🐶 🚀🌝 : Dogecoin to the moon! Quando una criptovaluta cresce velocemente, si dice che raggiunge la luna. Il cane? In questo caso rappresenta DOGE, il meme-coin del cuore di Elon Musk. 

💩 : Questa è la crypto emoji per dire che una criptovaluta è una “shitcoin” cioè una moneta senza valore, legata ad un meme o a un fenomeno passeggero.

☀️ : Questa è facile. Il sole sta per Solana, la blockchain indie che vuole sorpassare Ethereum. 

💎🙌 : Ecco le “diamond hands”. Sono le mani di chi non vende, di chi, in ricchezza o povertà, “holda” le sue crypto.  

🍣 : La crypto emoji di SushiSwap, l’exchange decentralizzato con il suo token di governance SUSHI. 

🦄 : Ecco spiegati tutti gli unicorni che vedi su Twitter. Si riferiscono a Uniswap Labs, la società DeFi che ha sviluppato il primo exchange decentralizzato di successo. 

🍕 : Cosa c’entra una fetta di pizza con le criptovalute? È l’emoji del Bitcoin Pizza Day. No, non ha niente a che fare con la pizzata delle medie. Viene festeggiato il 22 Maggio, perché in questa data nel 2010, è avvenuto il primo acquisto di beni con le criptovalute. Un ragazzo della Florida si è portato a casa due pizze per 10.000 BTC. Speriamo siano state le più buone della sua vita. 

🔥🔥🔥 : I tre fuocherelli indicano il burn di Ethereum. È il processo per cui vengono rimossi dei token dalla fornitura circolante per controllarne l’inflazione

🔺 : Ogni crypto ha un fan club. Quello di Avalanche si riconosce per questo triangolo rosso.

 👀 : “Probably Nothing”, la crypto emoji per comunicare che qualcosa bolle in pentola. Un aggiornamento o un importante annuncio che arriverà a breve, ma non si sa ancora quando.

🐼 : Il panda è diventata la crypto emoji per indicare The Merge, l’aggiornamento di Ethereum attivato a Settembre 2022. 

🧹 : Questa invece simboleggia un’abitudine nota come “sweep the floor”, in italiano: passare la scopa sul pavimento. È molto utilizzata nel settore degli NFT per invitare gli utenti ad acquistare quelli più economici del mercato per far alzare il prezzo minimo (floor price) della collezione.


Hai preso nota di queste espressioni e crypto emoji? Allora sei pronto per esplorare i profili social dei crypto enthusiast (e capirci qualcosa).

I 10 domini internet più costosi della storia 

Domini internet: i 10 più costosi della storia

Chi è pronto a sborsare milioni per un nome su internet? Ecco i domini più costosi di sempre e i loro proprietari

Come è possibile che dei domini internet, proprietà virtuali che si possono acquistare anche con poche decine di dollari, arrivino a costare milioni e milioni? Alcuni sono più preziosi di altri e nonostante siano passati oltre vent’anni dall’inizio del loro commercio, questo mercato è molto attivo anche oggi. I domini più rari, e quindi più appetibili, sono quelli definiti da parole uniche e di senso compiuto. Quelle parole che possono descrivere un preciso ambito o settore come “cars”, “internet” o “sex” (come nel caso di Sex.com, il dominio che ha portato tutti in tribunale). La classifica dei domini più costosi della storia è tutta composta da TDL .com, quelli con ampiezza più internazionale.

1. Cars.com – 872 milioni$

Il dominio internet più costoso della storia? Si tratta di Cars.com che nel 2017 ha avuto una valutazione di 872.000.000$. Al momento è di proprietà dell’omonima società automobilistica di Chicago. Il suo valore è stato stimato sulla base di documenti di bilancio della società madre Gannet Co., Inc. 

2. LasVegas.com – 90 milioni$

Questo dominio è stato acquistato da Vegas.com, un sito di viaggi, turismo e intrattenimento legato alla città del Nevada. L’accordo, arrivato nel 2005, prevedeva un pagamento di 12.000.000 dollari al momento della firma e pagamenti mensili previsti fino al 2040, data in cui il dominio verrà ufficialmente trasferito a Vegas.com (sempre che non voglia rescindere il contratto). 

3. CarInsurance.com – 49,7 milioni$

CarInsurance.com ospita un sito di assicurazioni per automobili e dal 2010 è di proprietà di QuinStreet, una società di marketing e pubblicità molto attiva nella compravendita di domini, siti internet e media. 

4. Insurance.com – 35,6 milioni$

Prima di CarInsurance.com, QuinStreet nel 2009 aveva già acquistato Insure.com (per 16 milioni di dollari) e Insurance.com per rafforzare la sua presenza e identità online nel campo delle assicurazioni. Il primo apparteneva a un broker, mentre Insurance.com è stato acquistato per 35,6 milioni di dollari da un’agenzia assicurativa.

5. VacationRentals.com – 35 milioni$

Al quinto posto nella classifica dei domini internet più costosi di sempre, troviamo VacationRentals.com. Nel 2013 è stato comprato per 35 milioni di dollari da Brian Sharples, CEO di HomeAway (ora Vrbo, Vacation Rentals by Owner), una società che propone alloggi in affitto per le vacanze. L’acquisto aveva all’epoca uno scopo “difensivo”, Sharples aveva spiegato: “l’unica ragione per cui l’abbiamo comprato è che Expedia non poteva avere quell’url”. Fun fact: marcare il territorio non è servito, Expedia ha acquisito Vrbo nel 2015. 

6. PrivateJet.com – 30,2 milioni$

PrivateJet.com dal 2012 è proprietà di Nations, una piattaforma che offre servizi di aviazione privata come il noleggio e le compravendita di jet in tutto il mondo. Nations ha acquistato il dominio da Don’t Look Media per 30,2 milioni di dollari. 

7. Voice.com – 30 milioni$

Forse non sai che MicroStrategy di Micheal Saylor, si occupa anche di trading di domini internet preziosi. Il 30 Maggio 2019 ha venduto per 30 milioni di dollari il dominio Voice.com a Block.one per lanciare la sua piattaforma di social media basata su blockchain chiamata appunto Voice. La parola “voce” in inglese è chiara e riconoscibile, si lega subito a un progetto e il dominio associato per questo vale così tanto. 

8. Internet.com – 18 milioni$

Internet.com è stato comprato nel 2009 per 18 milioni di dollari da QuinStreet. Potrebbe tuttavia aver scalato in segreto la classifica dei domini internet più costosi di sempre… Nel 2021 infatti era stata organizzata un’asta con una base d’asta minima di 35 milioni. Purtroppo non esistono informazioni sull’esito e sul nuovo eventuale proprietario. 

9. 360.com – 17 milioni$

La propietaria di 360.com è Qihoo 360, una società cinese specializzata in software di sicurezza. Il dominio, che prima era di Vodafone, è stato acquisito per migliorare la percezione del brand. Rispetto a “qihoo”, “360” è un nome più immediato e facile da ricordare grazie all’espressione “360 gradi”. 

10. NFTs.com – 15 milioni$

Questo dominio a tema crypto chiude la top 10, NFTs.com è stato comprato per 15 milioni di dollari il 3 Agosto 2022. Nonostante l’acquirente sia rimasto anonimo, si sa che ha dei legami con dei progetti Web3 come la piattaforma Digital Artist. È uno dei domini con parole crypto più cari (Eth.com è stato venduto “solo” a 2 milioni). 

Nella categoria dei domini internet più costosi della storia sembrano rientrare anche Crypto.com, Stake.com e Bitcoin.com. In questi casi però le trattative sono rimaste riservate.