Riunione Fed Marzo 2023: cosa è successo oltre al rialzo dei tassi?

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Powell sceglie la stabilità dei prezzi, la riunione Fed di Marzo ha portato un nuovo aumento dei tassi di interesse. Cosa è successo?

Durante la riunione Fed di Marzo in calendario martedì e mercoledì sono state prese delle scelte difficili. Nonostante il sistema bancario e finanziario statunitense si trovi in una situazione delicata dopo la crisi di SVB, Signature e Silvergate, la Banca Centrale ha deciso comunque di aumentare i tassi di interesse di 25 punti base, ovvero di un quarto di punto percentuale. 

Riunione Fed Marzo 2023: nuovo aumento dei tassi di interesse 

Durante la riunione Fed del 21 e 22 Marzo è arrivato l’atteso rialzo di 25 punti base dei tassi di interesse. Il tasso di riferimento federale ora si trova tra il 4,75% e il 5%. Questo incremento è stato il nono consecutivo, ed è il più alto dal 2006. La Federal Reserve continua quindi la sua politica monetaria hawkish, che a molti ricorda quella attuata negli anni ‘80 per combattere l’inflazione

Powell ha riconosciuto che nonostante i recenti avvenimenti nel sistema bancario porteranno a un inasprimento delle condizioni di credito, il taglio dei tassi di interesse non rientra nella politica del FOMC per il 2023. Insomma non sono previste pause per i rialzi. 

In altre parole, in sede di riunione la Fed ha scelto di rimanere focalizzata sulla stabilità dei prezzi, continuando a far salire i tassi di interesse e tenendo conto del rischio di ulteriori difficoltà per gli istituiti bancari. La Federal Reserve comunque ha istituito un fondo per la liquidità garantendo di risarcire i depositanti delle banche fallite in questo periodo. Powell si è dimostrato fiducioso sulla solidità delle banche degli Stati Uniti

Questa decisione è stata giustificata così: “i recenti sviluppi potrebbero determinare un inasprimento delle condizioni di credito per le famiglie e le imprese e pesare sull’attività economica, sulle assunzioni e sull’inflazione. L’entità di questi effetti è incerta. Il Comitato rimane molto attento ai rischi di inflazione”. 

Nonostante tutto, infatti, la principale sfida della Federal Reserve rimane la lotta all’inflazione per mantenerla al 2%

Durante la riunione Fed di Marzo è stato anche reso noto il grafico Dot Plot, che mostra le posizioni dei singoli membri del FOMC sul futuro dei tassi di interesse sul breve, medio e lungo termine. 

Le proiezioni indicano un picco del 5,1%, lo stesso indicato lo scorso Dicembre. Questo ci dice che la maggior parte dei funzionari (7 su 18) si aspetta per il futuro ulteriori aumenti dei tassi di interesse. 

Riunione Fed Marzo 2023: focus su crescita, inflazione e disoccupazione

Oltre alla decisione sui tassi di interesse, i funzionari della Fed nella riunione di marzo hanno aggiornato anche le loro proiezioni sull’economia statunitense. Sono state aumentate leggermente le aspettative sull’inflazione, che per quest’anno ci si aspetta essere al 3,3%. A Dicembre questa previsione era del 3,1%. 

La view sul tasso di disoccupazione è stata abbassata al 4,5%, mentre le prospettive per il PIL sono scese allo 0,4%.

L’indice dei prezzi delle spese per i consumi personali, uno degli indicatori di inflazione preferiti dalla Fed, è aumentato dello 0,6% rispetto a Gennaio ed è cresciuto del 5,4% rispetto a un anno fa se si escludono gli alimenti e l’energia.

A una settimana di distanza dal rialzo dei tassi di interessi della BCE, è arrivato anche quello della Banca Centrale degli Stati Uniti. La riunione della Fed di Marzo 2023 porterà caos nei mercati finanziari? Di sicuro l’aumento dei tassi di interesse ha delle conseguenze non solo per le banche ma anche per i consumatori. 

Gautam Adani: lo scandalo finanziario del terzo uomo più ricco al mondo

Gautam Adani e il crollo di Adani Group: cos’è successo?

In pochi giorni il miliardario Gautam Adani ha perso una buona parte del suo patrimonio. Cos’è successo ad Adani Group? 

Il crollo di Adani Group è stato un duro colpo per l’economia indiana. In pochi giorni l’impero del miliardario Gautam Adani ha perso quote importanti, stimate intorno ai 100 miliardi di dollari. 

Adani Group: il crollo e lo scandalo finanziario

A scatenare il crollo di Adani Group sono state le gravi accuse avanzate dalla società statunitense Hindenburg Research. Il 24 Gennaio 2023 il colosso indiano è stato accusato di uso di paradisi fiscali, frode fiscale, manipolazione del valore delle azioni e di debito insostenibile. Hindenburg ha posto l’accento soprattutto  sull’elevato debito. 

Il direttore finanziario di Adani Group, Jugeshinder Singh, ha definito il report di Hindenburg una “maliziosa combinazione di disinformazione selettiva e di accuse stantie, infondate e screditate”. Singh ha affermato che l’azienda ha sempre rispettato tutte le leggi e ha avanzato l’ipotesi che le accuse avessero uno scopo subdolo. 

Singh faceva riferimento all’imminente IPO (Initial Public Offering) di Adani Enterprise, il ramo di punta del gruppo, che il 27 Gennaio sarebbe stata quotata in borsa con l’obiettivo di raccogliere 2,5 miliardi di dollari. Secondo il direttore finanziario, Hindenburg si sarebbe esposta in un momento cruciale, giusto in tempo per bloccare l’IPO. Cosa che è effettivamente successa, l’entrata in borsa di Enterprise è stata annullata segnando l’apice del crollo di Adani Group. 

Le accuse di Hindenburg hanno avuto effetti immediati. Le sette società del gruppo già quotate in borsa in un giorno hanno  perso un totale di 10,73 miliardi di dollari in capitalizzazione di mercato. Così come il patrimonio personale di Gautam Adani è passato da 126,4 a 120 miliardi di dollari. Inoltre moltissimi investitori hanno abbandonato Adani Group.

Infine l’autorità di regolamentazione del mercato indiano, la Securities and Exchange Board of India (SEBI) ha iniziato un’indagine (ancora in corso) per confermare o smentire la validità delle accuse mosse. 

Adani Group vs Hindenburg Research

Nelle fasi iniziali di questa faccenda, Adani Group ha fatto intendere che avrebbe intrapreso un’azione legale contro Hindenburg. Che a sua volta ha commentato su Twitter che “per quanto riguarda le minacce di azioni legali da parte della società, per essere chiari, le accoglieremo con piacere. Sosteniamo pienamente il nostro report e crediamo che qualsiasi azione legale intrapresa contro di noi sarebbe priva di merito”.

Chi c’è dietro a Hindenburg?

Hindenburg Research è una società di ricerca finanziaria forense che analizza azioni, credito e derivati, fondata nel 2017 da Nathan Anderson. Sul suo sito web, Hindenburg afferma di cercare “disastri provocati dall’uomo”, come irregolarità contabili, cattiva gestione e transazioni sospette. E su Twitter specifica “scoppiamo bolle dove le vediamo”. 

Il suo nome deriva dal disastro del dirigibile Hindenburg che nel 1937 prese fuoco mentre volava verso il New Jersey. 

Dopo aver individuato potenziali illeciti, Hindenburg pubblica un report che spiega il caso e scommette contro la società presa di mira, sperando di ottenere un profitto. Secondo il suo sito web, dal 2017 Hindenburg ha segnalato almeno 16 aziende

Gautam Adani, chi è il miliardario indiano

Prima del crollo di Adani Group, Gautam era la terza persona più ricca del mondo. Secondo Forbes, ora è alla posizione 32° di questa classifica. 

L’imprenditore, originario del Gujarat nell’India occidentale, ha costruito il suo impero da zero dopo aver iniziato la sua carriera come commerciante di materie prime. Nasce il 24 Giugno 1962 in una famiglia numerosa, composta dal padre rivenditore di tessuti, la madre e sette fratelli.

Dopo la scuola dell’obbligo, Adani si iscrive alla facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Gujarat che però abbandona dopo due anni. A quel punto si trasferisce a Mumbai con poco più di cento dollari in tasca, dove inizia a lavorare come selezionatore di diamanti per Mahendra Brothers. Dopo tre anni di gavetta, apre la sua azienda nel settore dei diamanti ma la vera svolta arriva quando il fratello maggiore chiede il suo aiuto per gestire un importante carico di plastica che aveva acquistato. Da lì inizia la sua carriera nel campo delle materie prime che lo porterà a fondare Adani Group nel 1988. 

Non è la prima volta che Gautam finisce al centro di uno scandalo. È un personaggio al centro dell’attenzione soprattutto per la sua relazione di amicizia con Narendra Modi, il primo ministro indiano. Quest’ultimo, in quanto sostenitore di Adani, si è trovato in difficoltà di fronte alle accuse di Hindenburg. Per questo la questione ha preso anche una piega politica.  

La più recente controversia che ha travolto Adani riguarda la protesta di alcuni pescatori contro la costruzione di un porto da 900 milioni di dollari nel Kerala, nel sud dell’India. 

Inoltre in Australia, gli attivisti ambientalisti hanno protestato per anni contro il progetto della miniera di carbone Carmichael di Adani nel Queensland, per le emissioni di carbonio e i danni alla Grande barriera corallina.

Adani Group: cosa fa? 

Adani Group è un conglomerato, ovvero una società che opera in diversi settori tramite distinte filiali. L’azienda è stata fondata nel 1988 e ha sede a Ahmedabad, nello stato indiano del Gujarat. L’azienda opera in diversi settori, tra cui l’energia, i trasporti, l’agricoltura, la logistica e i servizi pubblici. Alcuni rami del gruppo sono il già citato, Adani Enterprise, Green Energy, Power, Ports & SEZ.

Il gruppo è uno dei principali produttori privati di energia elettrica in India, con una capacità di generazione di energia rinnovabile di oltre 18.000 MW. 

La sua crescita è stata grande e notevole nel tempo grazie a una strategia di diversificazione e acquisizioni. Ha una presenza globale e opera anche in Australia. Emirati Arabi Uniti, Bangladesh e Myanmar. 

A Novembre 2022 era il secondo conglomerato per dimensioni in India. 

Ma l’azienda non ha solo interessi industriali, la società possiede anche diverse squadre sportive come i Gujarat Giants della Pro Kabaddi League e i Gulf Giants della Lega di Cricket.  

Delle semplici accuse, che non sono state ancora confermate, hanno portato all’improvviso crollo di Adani Group. Non si tratta tuttavia di un’uscita di scena definitiva o di un fallimento. Finché le indagini non sono concluse per il miliardario indiano Gautam Adani, la partita è ancora aperta. 

Polygon zkEVM: arriva la mainnet beta. La novità tech più attesa dell’anno

Polygon zkEVM: arriva la mainnet beta. Cosa serve sapere?

Tutto quello che devi sapere su Polygon zkEVM, il Layer 2 di Ethereum che sfrutta la tecnologia zero-knowledge

Abbiamo una data: il 27 Marzo arriva la mainnet beta di Polygon zkEVM. Il team della blockchain di MATIC il 20 Luglio 2022 aveva annunciato lo sviluppo di un’innovativa soluzione di scalabilità per Ethereum (Layer 2), capace di migliorare le performance dell’intero settore. È nata così la Polygon zkEVM che unisce la tecnologia zero-knowledge (ZK) e la compatibilità con l’Ethereum Virtual Machine

Il progetto è diventato la novità tech più attesa negli ultimi mesi, tanto che il 2023 è stato ribattezzato l’anno del “zero-knowledge”.  

Ora che la data della mainnet beta si avvicina, ecco tutto quello che devi sapere su Polygon zkEVM, l’ultima novità per la scalabilità di Ethereum!

Polygon zkEVM: la blockchain punta tutto sul zero-knowledge

Per Ethereum non c’è sfida più urgente della scalabilità. La crescente quantità di dapp e servizi DeFi che utilizzano il suo network ne stanno mettendo alla prova l’efficienza. Le transazioni da elaborare aumentano giorno dopo giorno e secondo Polygon, la soluzione più promettente per affrontare questa sfida sono i Layer 2 basati sulla tecnologia zero-knowledge. Che permette di processare tantissime transazioni insieme e a costi ridotti. 

Una tipologia di Layer 2 derivati da questa tecnologia sono i rollup. Questi aggregano off chain una serie di transazioni in un “rollup” (come un pacchetto) che viene trasferito sulla blockchain Layer 1 di riferimento con una sola e unica prova di validità per tutte le transazioni (zero-knowledge proof). In altre parole, le transazioni non vengono verificate una per una, trasferendo su Ethereum una grande mole di dati. Viene tutto ridotto a un singolo passaggio.

Cosa che rende più leggera la finalizzazione delle transazioni e la mole di dati che finiscono su blockchain. I rollup di Polygon zkEVM permettono delle transazioni istantanee a differenza di altre tipologie come gli optimistic rollup, scelti come soluzione di scalabilità da protocolli come Arbitrum e Optimistic

Rollup zero-knowledge: pro e contro

Per quanto promettente, quella degli zk rollup è una tecnologia poco utilizzata come soluzione di scalabilità per Ethereum. In generale questi richiedono molto tempo per essere sviluppati e sono costosi da integrare. Ma soprattutto, nella maggior parte dei casi, non sono compatibili con l’Ethereum Virtual Machine e quindi non sono interoperabili con Ethereum

La compatibilità è fondamentale perché permette ai diversi progetti di essere uniformati e intercambiabili tra di loro, facilitando lo scambio di informazioni e di valore

Polygon ha deciso di lavorare proprio su questo punto debole dei zk rollup: “sapevamo che Ethereum ha bisogno di scalare. Sapevamo che le zero-knowledge proof sono il modo migliore per farlo. Sappiamo che la compatibilità con l’EVM è l’ingrediente segreto che avrebbe favorito sia sviluppatori che utenti. Così abbiamo costruito Polygon zkEVM”. 

La mainnet beta di Polygon zkEVM che andrà online il 27 Marzo è dunque una soluzione Layer 2 zero-knowledge per la scalabilità di Ethereum, completamente compatibile con l’EVM. 

Polygon zkEVM: perché è davvero una novità

Zk rollup sì, ma compatibili con Ethereum. Questo è il progetto di Polygon che finalmente è realtà! In sostanza non essere compatibili con l’EVM è un grande svantaggio, significa non poter usare lo stesso linguaggio di programmazione di Ethereum (Solidity), il suo codice o gli strumenti di sviluppo. Il problema degli zk rollup è quindi di usabilità. 

Polygon zkEVM tuttavia è un Layer 2 che può essere utilizzato esattamente come se fosse Ethereum. Sviluppatori e utenti possono trovare la stessa sicurezza e decentralizzazione del network di ETH ma più velocità e più convenienza. 

Polygon zkEVM: cosa cambia ora per la blockchain

Per riassumere, i vantaggi di Polygon zkEVM sono: 

  • Più scalabilità e sicurezza per il network;
  • Costi più bassi per l’elaborazione delle transazioni;
  • Tempi di finalizzazione delle transazioni più rapide;
  • Compatibilità con Ethereum, la piattaforma di smart contract più utilizzata.

Cosa cambia quindi con l’arrivo della mainnet beta di Polygon zkEVM? La prima conseguenza immediata secondo il team del progetto è che il costo delle fee delle transazioni su Layer 1 (quindi su Polygon stessa) diminuirà del 90%

Inoltre grazie alla piena compatibilità con l’EVM, gli sviluppatori del Web3 che vogliono migliorare la performance delle proprie dapp costruite su Ethereum possono semplicemente trasferire l’esecuzione degli smart contract già esistenti sul Layer 2

Polygon zkEVM: le prime applicazioni

Il team di Polygon ha spiegato che le principali applicazioni di Polygon zkEVM saranno nel campo delle dapp della finanza decentralizzata, degli NFT, del gaming su blockchain e dei pagamenti. 

Uno dei primi progetti ad aver scelto proprio la Polygon zkEVM per scalare le sue attività è ImmutableX, la blockchain dedicata al crypto gaming che fin dalla sua fondazione ha sempre usato gli zk rollup.  

All’inizio del mese Polygon ha presentato un nuovo prodotto costruito sulla sua zkEVM: Polygon ID. Si tratta di una servizio per verificare la propria identità digitale, in cui gli utenti possono registrare tramite smart contract delle credenziali in un wallet. Il titolare di un bar ad esempio potrebbe verificare la maggiore età di un cliente anche senza documenti. O gli sviluppatori potrebbero costruire soluzioni decentralizzate per il KYC

Dopo il lancio della mainnet beta di Polygon zkEVM il 27 Marzo, vedremo ulteriori applicazioni della nuova soluzione di scalabilità. Che ha tutte le carte in regola per stabilire nuovi standard tech per la blockchain e il suo sviluppo. 

Riunione BCE: aumentano i tassi di interesse a Marzo 2023

Riunione BCE marzo: aumento tassi di interesse confermato. Che succede ora

La riunione BCE di Marzo ha portato un nuovo aumento dei tassi di interesse. Le cose da sapere ora 

Nella riunione BCE del 16 Marzo il tanto atteso aumento dei tassi di interesse, si è finalmente verificato. 

Dopo l’incremento di 50 punti base messo in atto nel meeting dello scorso Febbraio (qui il link al calendario completo delle prossime riunioni della BCE), le previsioni sono state confermate. E ci troviamo di nuovo a porci la domanda “perché la Banca Centrale Europea ha preso questa decisione”? 

Riunione BCE Marzo: un nuovo aumento dei tassi d’interesse

La decisione della riunione BCE di Marzo non è stata un fulmine a ciel sereno. Già dopo il meeting del mese scorso, la presidente Christine Lagarde aveva spiegato che per Marzo 2023 ci sarebbe stato un nuovo aumento dei tassi di interesse. Presumibilmente di altri 50 punti base, per un totale di +100 punti base nel primo trimestre dell’anno. E così è stato. 

Durante la conferenza stampa che ha seguito la riunione, Lagarde ha esordito con queste parole: “si prevede che l’inflazione rimarrà troppo alta per troppo tempo”. Lo scopo di questo incremento quindi è quello di assicurare un ritorno dell’inflazione nell’Eurozona al suo obiettivo del 2% nel medio termine e quindi di mantenere stabili i prezzi, obiettivo principale dell’Istituto centrale. 

Le previsioni della Banca Centrale Europea per l’inflazione sono del 5,3% per il 2023, il 2,9% per il 2024 e il 2,1% per il 2025. 

Con l’aumento, i tassi di interesse BCE a partire dal 22 Marzo diventano: per le operazioni di rifinanziamento principale al 3,5%, per le operazioni di rifinanziamento marginale al 3,75% e sui depositi presso la banca centrale al 3%. 

Molti esperti erano sicuri che nella riunione BCE di Marzo i tassi sarebbero saliti oltre le previsioni, ma Lagarde ha spiegato che l’approccio rimane sempre data driven ovvero che le reazioni dell’istituto non possono prescindere dai dati. Non è stato comunque fissato un tetto limite, secondo Lagarde l’unico obiettivo guida da perseguire a ogni costo è l’inflazione al 2%.

La presidente ha spiegato che l’aumento dei tassi d’interesse è stata l’unica opzione discussa e veramente possibile per lavorare sulla stabilità dei prezzi. La decisione è stata presa dalla grande maggioranza del Consiglio Direttivo, con solo una certa riluttanza di “3 o 4” membri che volevano prendere più tempo e raccogliere ulteriori dati in occasione della riunione di Marzo. 

Lagarde ha assicurato che alzare i tassi di interesse non sarà uno stress per la stabilità finanziaria. Per gli investitori e i risparmiatori le conseguenze saranno però notevoli. 

Previsioni su crescita e inflazione 

Nella riunione BCE di Marzo l’istituto centrale non si è occupato soltanto dell’atteso aumento dei tassi di interesse. È stata anche l’occasione per presentare le nuove previsioni su crescita e inflazione dell’Eurozona. Nello specifico, gli esperti della Banca Centrale Europea si aspettano un aumento della crescita dell’1,6% sia nel 2024 che nel 2025 grazie alla forza del mercato del lavoro, un miglioramento del clima di fiducia e una ripresa dei redditi. Le proiezioni rimangono inferiori rispetto a quelle comunicate a Dicembre. 

Altri temi della riunione BCE

Non soltanto aumento dei tassi di interesse nel meeting di Marzo. La riunione BCE non ha visto un aggiornamento sulle politiche di quantitative tightning. Ovvero di quello strumento di politica monetaria restrittiva (hawkish) che prevede una riduzione dei portafogli obbligazionari della Banca Centrale Europea, con lo scopo di abbassare la liquidità e l’offerta di moneta. E di conseguenza, diminuire i prezzi. 

Nel caso della BCE, il quantitative tightning si applica al Programma di Acquisto attività (APP) attivo dal 2015. Lagarde ha confermato le linee guida prese già all’inizio di Marzo: la Banca Centrale Europea ha cominciato la riduzione dei suoi titoli, non riacquistando quelli in scadenza. Secondo le previsioni, il quantitative tightning diminuirà il portafoglio dell’Istituto di 15 miliardi al mese, fino alla fine di Giugno. 

Lagarde, sollecitata dai giornalisti, ha anche commentato brevemente la crisi delle banche in California come SVB e Signature. La BCE ritiene che il sistema bancario europeo sia forte dal punto di vista della liquidità e resiliente, e che la supervisione rispetto al 2008 sia migliorata e aumentata. 

Ecco dunque cosa è successo nel corso della riunione BCE del 16 Marzo. L’aumento dei tassi di interesse non è stato l’unico protagonista del meeting, Lagarde ha discusso le previsioni di crescita e rimarcato la stabilità del sistema bancario dell’Eurozona. 

Aumento tassi di interesse BCE: quali conseguenze e per chi? 

BCE e aumento tassi di interesse: quali conseguenze?

Come funzionano i tassi di interesse? Perché la BCE li aumenta e quali sono le conseguenze

Ti sei mai chiest* quali sono le conseguenze dell’aumento dei tassi di interesse della BCE? Può sembrare impercettibile, ma l’impatto di questa politica è molto forte e coinvolge tutti, sia le imprese che i singoli risparmiatori. Cosa succede quando la Banca Centrale Europea prende questa decisione durante le sue riunioni di politica monetaria?

A questo link il calendario completo delle riunioni della Banca Centrale Europea per il 2023

Cosa sono i tassi di interesse 

Prima di parlare delle conseguenze dell’aumento dei tassi di interesse  BCE occorre effettuare dei chiarimenti concettuali. In generale i tassi di interesse sono delle percentuali che indicano quanto costa prendere in prestito denaro, ovvero il pagamento che devi alla banca quando chiedi un finanziamento; e allo stesso tempo stabiliscono quanto fruttano i tuoi risparmi, ovvero il rendimento di eventuali somme depositate in banca. 

Ad esempio, se chiedi in prestito 10.000€ con un tasso di interesse del 3%, devi restituire alla banca la somma iniziale più il 3% (300€). 

Se al contrario depositi 10.000€ con un tasso di interesse del 3%, ogni anno ricevi 300€.

I tassi di interesse della BCE invece sono come delle “tariffe” che l’istituzione applica alle banche commerciali dell’Eurozona quando concede loro prestiti. E funzionano da standard per quelli che queste banche a loro volta propongono ai clienti. 

I tassi BCE sono di tre tipologie: 

  1. Sulle operazioni di rifinanziamento principale: è il tasso che grava sulle banche che assumono prestiti da Francoforte per la durata di una settimana;
  2. Su operazioni di rifinanziamento marginale: in riferimento ai prestiti overnight, (negoziazione con rientro nella giornata lavorativa seguente);
  3. Sui depositi presso la banca centrale: attinenti alle somme che le banche depositano overnight alla banca centrale. 

Sono tre tassi d’interesse distinti ma collegati e di solito la Banca Centrale Europea procede con il loro aumento (o decremento) nello stesso momento. Ecco le previsioni per la prossima riunione del 16 Marzo.

Aumento tassi di interesse BCE: a cosa serve?

Per la BCE i tassi d’interesse sono uno strumento di politica monetaria per assolvere al suo principale compito: mantenere stabili i prezzi

La stabilità è intaccata principalmente dall’inflazione, che fa lievitare i prezzi in maniera esponenziale. Quando linflazione è alta, il potere d’acquisto delle persone diminuisce. In altre parole, rispetto a dei periodi di ridotta inflazione, si possono comprare meno cose con una stessa quantità di denaro. 

Per alzare il potere d’acquisto delle persone, la BCE ricorre all’aumento dei tassi d’interesse. Ma in che modo sono collegati questi due aspetti e quali le conseguenze di questa decisione di politica monetaria? 

BCE e aumento tassi d’interesse: quali sono le conseguenze

La prima fra le conseguenze dell’aumento dei tassi d’interesse è un aumento dei costi necessari a richiedere prestiti. Così facendo  siamo incentivati a risparmiare e si riduce il denaro circolante (perché chiedere in prestito soldi e investire è più costoso). 

Insomma quando la BCE compie questa scelta, per le banche diventa più costoso finanziarsi, quindi per i clienti è svantaggioso chiedere prestiti. I mutui sono meno convenienti e per le imprese è più difficile ottenere finanziamenti. Tuttavia si riceve un rendimento maggiore per i risparmi. 

Le conseguenze dell’aumento dei tassi d’interesse della BCE ricadono soprattutto sui mutui a tasso variabili. Una stima ci dice che con il rialzo di 50 punti base (che si è verificato già a Febbraio), le rate di questa tipologia di mutui salgono di una cifra compresa tra i 33 e i 43€. 

Queste sono le conseguenze più immediate dell’aumento dei tassi di interesse della BCE. Tuttavia l’istituto prende questa decisione per mettere in atto una strategia più ampia. Alzare i tassi di interesse serve anche a diminuire l’aspettativa di inflazione e quindi a moderare la domanda salariale, che porta i lavoratori a chiedere stipendi più alti. La Banca Centrale Europea ha l’obiettivo di evitare anche la spirale salari-prezzi e tutelare il mercato del lavoro. 

Per molti anni i tassi di interesse della BCE sono stati bassi, negli ultimi mesi però l’inflazione è aumentata come risultato di un insieme di fattori: la lunga ripresa economica dopo la pandemia, la guerra in Ucraina e la crisi del gas e delle materie prime. Con conseguenze come un aumento vertiginoso dei prezzi al consumo che alla fine del 2022 sono arrivati al 10%. Oggi l’obiettivo della BCE è far tornare questa inflazione al 2%, adottando strategie come, appunto, l’aumento dei tassi d’interesse. 

Dopo il fallimento di SVB arriva la chiusura di Signature Bank: che succede alle banche?

Dopo SVB chiude anche Signature Bank. Che succede e quali conseguenze?

SVB, Signature Bank e Silvergate Capital. Una dopo l’altra crollano le banche statunitensi 

Silicon Valley Bank (SVB), Signature Bank e Silvergate Capital, una dopo l’altra chiudono le banche legate alle startup e al mondo crypto. Cosa è successo? Quali sono le conseguenze di questi fallimenti?

SVB e Signature Bank in fallimento: cos’è successo

Lo scorso weekend un escalation di eventi e corse agli sportelli ha portato il fallimento di tre banche statunitensi. Cos’è successo? Ecco gli eventi principali di questo effetto domino improvviso: 

9 Marzo: tutto inizia con la bancarotta di Silvergate Capital, una delle prime banche ad aver offerto servizi legati al mondo crypto. L’istituto ha intrapreso una liquidazione volontaria e ha assicurato che ripagherà i suoi clienti. La banca ha dichiarato di essere in difficoltà da quando, dopo il fallimento dell’exchange crypto FTX, ha dovuto gestire più di 8 miliardi di prelievi. Silvergate era in perdita di 1 miliardo di dollari

Alla fine di settembre, la banca aveva 13,3 miliardi di dollari di depositi, con circa 1,9 miliardi di dollari di attività in contanti e 11,4 miliardi di dollari in titoli di investimento. Nei tre mesi successivi, i depositi si sono ridotti a circa 6,3 miliardi di dollari, costringendo l’istituto a vendere il suo portafoglio titoli, fino a circa 5,7 miliardi di dollari alla fine del 2022.

10 Marzo: la Silicon Valley Bank (SVB) viene chiusa dal Dipartimento per la Protezione e l’Innovazione Finanziaria della California per “liquidità inadeguata e insolvenza”. 

La banca è una dei principali finanziatori delle startup tech degli USA e la 16° banca per capitalizzazione e asset negli Stati Uniti, con attività totali di circa 209 miliardi di dollari e depositi totali di circa 175,4 miliardi di dollari al 31 dicembre 2022. 

Anche SVB è arrivata al fallimento a causa di una corsa agli sportelli e alla mancanza di liquidità, negli ultimi mesi infatti aveva registrato un calo di depositi e un aumento dei prelievi. SVB ha perso in questi mesi 1,8 miliardi di dollari, soprattutto dai bond del Tesoro americano. Il cui valore era già diminuito a causa dell’aumento dei tassi d’interesse attuato dalla FED. 

11 Marzo: la FDIC, ovvero l’ente federale statunitense che protegge i depositi, ha lanciato un’asta per vendere la SVB. Il primo termine, scaduto domenica, non ha portato risultati e per questo è stato esteso. Ma gli unici due istituti interessati, Pnc e Royal Bank of Canada, si sono ritirati per la complessità dell’operazione. Nel frattempo anche Elon Musk ha fatto un’offerta via Twitter. 

La FDIC, che garantirà i depositi di SVB, sostiene che non si è trattato di un bailout, ovvero un tentativo di salvataggio pubblico, ma di una strategia per la protezione dei risparmi dei contribuenti

12 Marzo: Signature Bank viene chiusa dalle autorità di regolamentazione statali con la promessa che tutti i depositanti saranno risarciti. Si tratta di una banca commerciale con sede nello Stato di New York con attività totali di circa 110,36 miliardi di dollari e depositi totali di circa 88,59 miliardi di dollari al 31 dicembre 2022. Anche la Signature Bank ha un rapporto diretto con le startup del mondo crypto. Nell’ultima settimana le sue azioni hanno perso 38%

Silicon Valley Bank (SVB) e Signature Bank: le conseguenze del fallimento 

La prima conseguenza immediata del fallimento di SVB e Signature Bank è stata la costituzione di un nuovo programma da 25 miliardi di dollari, il Bank Term Funding Program, voluto dalla FED e dalla FDIC. Si tratta di uno scudo per garantire liquidità alle banche in difficoltà che non dovranno essere costrette a vendere i propri asset. 

Silvergate e Signature erano le due banche principali per le società di criptovalute negli USA, mentre Silicon Valley Bank aveva come clienti molte startup e Venture Capital crypto. Insomma quasi la metà di tutte le startup statunitensi sostenute da venture teneva i contanti presso la SVB.

Dopo questi fallimenti, pare che il settore criptovalute negli Stati Uniti non abbia più delle banche di riferimento. Silvergate o Signature consentivano alle aziende crypto di spostare denaro nel mercato, erano gli intermediari più importanti tra la finanza centralizzata e la DeFi. Tra le aziende che si servono degli istituti ci sono Kraken, Coinbase e Gemini. È probabile che i mercati delle criptovalute abbiano difficoltà con la liquidità

Crac SVB e Signature Bank: conseguenze sul mercato crypto

Le conseguenze del fallimento della Silicon Valley Bank si sono abbattute soprattutto sulla stablecoin USDC, emessa da Circle. Quest’ultima è una delle più grandi aziende americane del mondo crypto e deteneva una parte del suo capitale, circa 3,3 miliardi di dollari, nelle casseforti della Silicon Valley Bank. Il fallimento della SVB ha causato il depeg (scostamento del prezzo della stablecoin dal valore di 1$) temporaneo di USDC. 

Inizialmente la confusione generale ha causato un movimento ribassista sul grafico del prezzo di Bitcoin. Questa notte però, in seguito al recupero di USDC e alla decisione della FED di garantire tutti i depositi della SVB, il panico è rientrato. La ripresa del peg di USDC e il “disastro sfiorato” hanno restituito linfa vitale al prezzo di Bitcoin che ha registrato un incremento del 6% nelle ultime ore.

Inflazione: i periodi economici più duri della storia 

Andamento inflazione: i periodi più duri della storia

Quali sono stati i periodi peggiori per i portafogli delle persone? Scopri la storia e l’andamento dell’inflazione!

Ci sono dei periodi storici in cui la situazione economica ci costringe a fare i conti (letteralmente) con l’andamento dell’inflazione, il carovita e l’erosione dei nostri risparmi. Questi problemi possono essere causati dalla combinazione di tre “aumenti” sproporzionati, quello del costo dei beni primari, quello della domanda di questi prodotti e infine, l’aumento della moneta in circolazione che perde quindi di valore. Periodi del genere si sono succeduti fin dall’Antico Egitto. Ma quali sono stati i periodi economici più duri? Dobbiamo preoccuparci per l’andamento dell’inflazione di oggi?

Inflazione? Non è una novità

I più antichi casi di inflazione sono risalenti all’Antico Regno Egitto e al Periodo Sumero Tardo, di questi non sono certe le conseguenze anche se sono stati associati a periodi di anarchia. Dell’andamento dell’inflazione in epoca romana si sa qualcosa in più, quella più grave è del periodo repubblicano quando, per finanziare le numerose campagne militari, venne cambiata la lega metallica delle monete. Venne infatti abbassata la quantità di metallo (“titolo”) prezioso nella composizione delle singole monete, che cominciarono a perdere il loro valore. 

Curiosità: nell’antichità, quando il valore della moneta era legato alla percentuale di metallo prezioso contenuto in essa, era reato da pena capitale cambiare il “titolo”. O alterare il peso delle monete, limando i bordi. Ancora oggi molti nomi di valute ricordano il legame con il “peso”: il peso argentino è un caso evidente, la lira come quella italiana, è un nome che deriva dalla deformazione della parola latina libra ovvero “bilancia”. La sterlina inglese si chiama pound che significa anche “libbra”. 

La “rivoluzione dei prezzi” del 1500

Nel 1500 il livello del costo della vita nel vecchio continente aumentò notevolmente, la crescita dei prezzi toccò principalmente i beni di prima necessità dell’epoca come il grano, l’orzo e la segale. La “rivoluzione dei prezzi”, come viene chiamata, fu progressiva e non ci fu un vero e proprio picco. Secondo l’economista francese Jean Bodin (1529-1596), il motivo di questo andamento negativo dell’inflazione fu l’afflusso di metalli preziosi dall’America: con più oro e argento in circolazione, le monete già coniate persero valore e le persone a loro volta, potere d’acquisto. La teoria di Bodin venne criticata nel Novecento, le cause furono attribuite all’aumento della popolazione europea e quindi all’eccessiva domanda di beni. 

In età moderna, ai tempi della Rivoluzione Francese la moneta venne sostituita da un “titolo”, una specie di cambiale, chiamato “Assegnato”. Questo veniva garantito dalle proprietà confiscate alla nobiltà e al clero, quando ci furono troppi Assegnati in giro, il loro valore crollò. 

L’iperinflazione della Repubblica di Weimar

Forse il caso più famoso è quello della Germania dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, tra gli anni ‘20 e ‘30 del Novecento. Già nel corso del conflitto, l’andamento dell’inflazione era allarmante. Per sostenere le spese belliche, il governo stampò grandi quantità di banconote con la speranza di vincere la guerra e di pagare i debiti. Con la sconfitta però i debiti si intensificarono e la Germania venne costretta a cedere anche dei territori industriali decisivi, giacimenti di ferro e carbone. La moneta fiat continuava ad essere stampata e il potere d’acquisto delle persone si azzerò, un chilo di pane è arrivato a costare 400 miliardi di marchi

L’inflazione è un nemico silenzioso, poco alla volta dimezza il valore dei tuoi risparmi. Per evitare questa svalutazione puoi adottare diverse strategie, se ti interessano le opzioni della nuova finanza digitale dai un’occhiata a Young Platform.

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Anni ‘70 e ‘80

Tra gli anni ‘70 e ‘80 l’inflazione è dilagata in tutto il mondo con un effetto a cascata innescato dagli Stati Uniti. Una zona particolarmente colpita fu quella dei paesi sudamericani, nel 1984 in Bolivia l’inflazione ha raggiunto il 5.300% all’anno. 

Gli Stati Uniti stavano affrontando i debiti della guerra del Vietnam e il deficit federale passò da 1,6 a 25 miliardi di dollari tra il 1965 e il 1968. Nel 1971 il presidente Nixon abolì la convertibilità del dollaro in oro, il “gold exchange standard” previsto dagli accordi di Bretton Woods del 1944, per cercare di risollevare l’economia. 

Un altro evento che contribuì all’aumento dei costi in quegli anni fu la progressiva autonomia dei paesi produttori di petrolio. I paesi associati all’OPEC (Organizzazione dei Paesi esportatori di Petrolio) raddoppiarono i prezzi dei loro prodotti e diminuirono l’esportazione, bloccandola totalmente per gli Stati Uniti e i Paesi Bassi.  

In Italia il tasso di inflazione toccò il 10% e non è sceso sotto le due cifre fino al Settembre 1984.

Andamento dell’inflazione in Italia 

L’anno in cui nel nostro paese si è raggiunto il massimo valore medio dell’inflazione è stato il 1980 con il 21,2%. In sintesi l’Italia finora ha affrontato due grandi fenomeni inflazionistici: durante le guerre mondiali e tra gli anni ‘70 e ‘80. Il valore minimo c’è stato nell’anno 1959 con -0,4%. Nel 2022 la media è stata dell’8,1% e nel 2023 del 10%.

L’andamento dell’inflazione oggi

Rispetto a quella del passato, che era un fenomeno momentaneo e dovuto ad eventi eccezionali come guerre, carestie e epidemie, l’inflazione di oggi è costante e dura nel tempo

Tuttavia ci sono momenti come quello che stiamo vivendo in cui l’inflazione si accentua, i prezzi sono sempre più alti e il denaro vale sempre meno. A Novembre 2020 il prezzo del gasolio per i consumatori era di 0,983 euro al litro, nel 2022 di 2,4.

Oggi le radici del fenomeno possono essere rintracciate nella crisi economica post pandemica e la crisi del gas dovuta alla guerra in Ucraina. La situazione in effetti ricorda quella già vissuta negli anni ‘70. 

Per contrastare l’andamento dell’inflazione, la FED e la BCE hanno inasprito le politiche monetarie alzando, ad esempio, i tassi d’interesse. In molti hanno paragonato queste politiche a quelle degli anni ‘80.  In alcuni paesi come l’Argentina, in cui l’inflazione ha toccato il 95%, o il Libano, scosso da una profonda crisi finanziaria, le persone stanno trovando in Bitcoin e nelle criptovalute un modo per non vedere svanire i loro risparmi. 

Sei sul blog di Young Platform, la piattaforma italiana per comprare criptovalute. Qui puoi trovare le ultime novità su blockchain, Bitcoin e Web3. Raccontiamo da vicino questa economia emergente con un occhio alla finanza tradizionale, così hai tutto quello che ti serve per entrare nella nuova era del denaro. 

Decentraland e The Sandbox: quali sono le differenze?

Decentraland vs The Sandbox differenze uomo seduto davanti a schermo

Tutte le differenze tra Decentraland e The Sandbox, i metaversi crypto più conosciuti. Quale scegliere?

L’idea di poter vivere una seconda vita virtuale è sempre stato il sogno di tutti. Decentraland e The Sandbox sono i più grandi e importanti metaversi in cui ci si può perdere nell’offerta di videogiochi e esperienze, ma quali sono le differenze tra questi due mondi virtuali?

Differenze Decentraland – The Sandbox: metaversi crypto su Ethereum

Decentraland è un mondo virtuale online che si basa sulla piattaforma Ethereum, in cui si impersona un avatar 3D. Gli NFT sono fondamentali, perché permettono di possedere terreni (LAND) e altri oggetti come vestiti, scarpe e molto altro. Il token utilizzato per la maggior parte delle transazioni è MANA.

Anche The Sandbox è basato su Ethereum, e allo stesso modo l’economia interna si basa sui non fungible token. Servono infatti a comprare e possedere terreni (chiamati LAND come in Decentraland), così come altri oggetti di personalizzazione (dagli accessori alle skin per il proprio avatar). Il token utilizzato per la compravendita in questo caso è SAND.

Presentati così, questi metaversi sembrano simili, ma Decentraland e The Sandbox hanno delle differenze.

Decentraland, una seconda vita tra arte e moda

Genesis City, la mappa del mondo virtuale Decentraland, è enorme: a partire dalla piazza centrale dove si atterra a inizio gioco, si ha a disposizione un mondo tutto da esplorare. I proprietari dei terreni hanno la possibilità di costruire ciò che vogliono, e rendere le loro creazioni visitabili dagli altri utenti in esplorazione. Esperienze come gallerie d’arte NFT, concerti virtuali e feste.

Il team di Decentraland ha cercato partnership importanti per ampliare le offerte del proprio gioco ad esempio, con Atari e con la casa d’aste Sotheby’s. Proprio Atari ha creato un grande casinò a Vegas City, la zona di Genesis City ispirata a Las Vegas. Anche The Sandbox ha attratto brand e personalità del mondo dello spettacolo, la differenza tra i due metaversi in questo caso sta sul tipo di eventi proposti. Il team di sviluppo di The Sandbox ha stretto accordi con celebrità e grossi brand. Ci sono Snoop Dogg e Deadmau5, ma anche Atari, Hell’s Kitchen, Ubisoft e molti altri: il progetto è in continua espansione!

Decentraland vuole diventare una piattaforma social di nuova generazione. “Viviamo già in un mondo virtuale, solo che ha una pessima interfaccia. Siamo ancora in 2D” ha detto alla NBC Sam Hamilton, capo della community della Decentraland Foundation.

Decentraland è un marketplace perfetto per gli utenti creativi. Gli NFT, infatti, sono sia un ottimo modo per i creator di monetizzare il proprio lavoro, sia un efficace metodo per personalizzare i propri avatar e dare loro una personalità, esattamente come nella vita vera. Tutto è regolamentato da una DAO, ovvero dalla community, ma anche dal Security Advisor Board (SAB), che si occupa di gestire la sicurezza del sistema.

The Sandbox: una piattaforma di giocatori, per giocatori

The Sandbox colpisce subito per la sua grafica pixellata che ricorda il famoso Minecraft. Il nome, d’altronde, fa capire subito di cosa si tratta: un videogioco di stile sandbox, dove i giocatori non sono costretti a seguire un percorso predefinito ma sono liberi di fare ciò che vogliono. The Sandbox è totalmente gestito dalla community e da ciò che gli utenti creano. Più che una differenza, questa è una somiglianza con il metaverso di MANA. 

L’obiettivo del gioco è permettere agli utenti di creare autonomamente sfide, giochi e avventure sempre nuovi, dando opportunità a tutti di monetizzare i propri contenuti. Grazie al Game Maker e a VoxEdit, creare giochi e skin è semplice e non richiede la conoscenza di nessun linguaggio di programmazione. Tutti hanno la possibilità di diventare creator, per condividere le proprie passioni con la community.

Il team di sviluppo di The Sandbox ha stretto accordi con celebrità e grossi brand. Ci sono Snoop Dogg e Deadmau5, ma anche Atari, Hell’s Kitchen, Ubisoft e molti altri: il progetto è in continua espansione!

Differenze tra Decentraland e The Sandbox 

La prima fra le differenze tra Decentraland e The Sandbox è l’obiettivo dei metaversi. Nel primo caso abbiamo un “metaverso sociale” pensato per far interagire le persone come nel mondo offline ma accorciando i limiti geografici. È il metaverso giusto per ospitare eventi ispirati a quelli IRL (in real life) come mostre o sfilate di moda. The Sandbox invece punta tutto sul gaming e il play-to-earn. Sia proponendo dei videogiochi che spronando gli utenti a creare i propri. 

Per quanto riguarda la grafica, Decentraland ha uno stile realistico simile a videogiochi come The Sims. Mentre The Sandbox propone lo stile della pixel art, anche se a colpo d’occhio può sembrare “spigolosa” l’esperienza di gioco è estremamente immersiva. 

Nonostante le differenze tra Decentraland e The Sandbox, entrare nei due metaversi crypto su Ethereum è ugualmente semplice. Non ti resta che esplorarli e scegliere il tuo preferito!

Amazon apre il suo marketplace NFT? 

NFT: Amazon lancia il suo marketplace, tutte le info utili

Amazon ha tutte le carte in regola per portare gli NFT alle masse. Cosa si sa finora del progetto?

Amazon sta per aprire il suo marketplace NFT? È da Gennaio che gira questa voce ma negli ultimi giorni, tra indiscrezioni e una fuga di notizie, il progetto sembra confermato. Il colosso dell’e-commerce è pronto a vendere anche token non fungibili. 

Amazon ed NFT: il marketplace è pronto

Le voci sui progetti primaverili di Amazon sugli NFT sono tornate. L’azienda negli scorsi mesi avrebbe fatto le sue ricerche nel settore andando a scovare le migliori blockchain, startup e sviluppatori di exchange e di videogiochi play-to-earn

Finora non era chiaro se Amazon intendesse aprire marketplace NFT, e diventare quindi un competitor diretto di OpenSea, oppure se volesse usare i token non fungibili in un sistema play-to-earn e di ricompense. Ora che la prima ipotesi è la più probabile, per le piattaforme native del Web3 sarà una bella sfida resistere al flusso di utenti del colosso. 

Cosa si sa finora sul marketplace NFT di Amazon

Secondo quanto riportato da The Big Whale, il marketplace NFT di Amazon sarà pronto il 24 Aprile e inizialmente solo per i cittadini statunitensi. Un portavoce dell’azienda di Jeff Bezos  ha rifiutato di commentare, invece altre due fonti hanno affermato che il lancio avverrà al massimo entro Maggio. 

Amazon è pronta a lanciare il suo marketplace dopo mesi di sviluppo e qualche rimando a causa di “eventi di forza maggiore” come il crollo di FTX.

Gli NFT si potranno comprare direttamente nel sito principale, nella sezione “Amazon Digital Marketplace”. A quanto pare al lancio saranno presenti già quindici collezioni. 

Sulle modalità di pagamento, le informazioni non sono certe. L’ipotesi più accreditata è che gli NFT potranno essere acquistati solo usando un account Amazon e tramite carta di credito

Perché il marketplace NFT di Amazon non è da sottovalutare

Amazon è la quinta azienda al mondo per dimensioni, con una capitalizzazione di mercato di 970 miliardi di dollari. Ha oltre 300 milioni di utenti attivi e il 58% di essi ha un’età compresa tra i 25 e i 44 anni, il pubblico perfetto per intercettare l’interesse verso i token non fungibili. 

Nel 2022 il Prime Day ha generato un fatturato di 12 miliardi di dollari, cifra che corrisponde solo alla metà del volume degli scambi dell’intero settore NFT sempre nello stesso anno. 

I dati e le dimensioni della societàsono più grandi di qualsiasi altra azienda Web2 che si sia mai affacciata al settore. 

Amazon potrebbe portare milioni di utenti verso gli NFT il che sarebbe un ottimo risultato. D’altro canto c’è chi ha avanzato delle perplessità sul tema della sicurezza e della consapevolezza degli utenti. Tra i milioni clienti del colosso e-commerce, quanti sono informati sul mondo blockchain? Per acquistare token non fungibili senza rischi, è indispensabile avere un minimo di conoscenza su concetti di base come il funzionamento di un wallet crypto o dell’auto-custodia. Il marketplace NFT di Amazon proporrà anche formazione per i nuovi utenti?

BTP Italia 2028: oggi nuova emissione dei titoli di stato

BTP Italia 2028: tutte le caratteristiche della nuova emissione

Nuova emissione del BTP Italia con scadenza nel 2028. Ecco tutte le caratteristiche, dalla cedola fino al rendimento

Al via l’emissione del nuovo BTP Italia 2028. Oggi 6 Marzo alle ore 9:00 è iniziata la prima fase di collocamento dei primi titoli di stato del 2023. Si tratta di BTP Italia, ovvero bond indicizzati all’inflazione italiana. Secondo quanto riportato, dopo un’ora e mezza di collocamento sono arrivati ordini per quasi un miliardo di euro. L’ultimo bond di questo tipo (il BTP Italia di Novembre 2022) ha raccolto circa 12 miliardi di euro. 

I titoli di stato emessi oggi corrispondono alla 19° tranche del titolo indicizzato all’inflazione italiana per i piccoli investitori. Ecco tutto quello che devi sapere sulla nuova emissione: cedola, scadenza e rendimento del BTP Italia 2028!

Nuovo BTP Italia 2028: tutte le info su cedola, scadenza, rendimento

L’emissione del BTP Italia 2028 è prevista in due fasi. La prima che va da oggi 6 Marzo 2023, all’8 Marzo (ore 17:30) ed è dedicata ai piccoli investitori individuali. La seconda fase, per gli investitori istituzionali, è prevista il 9 Marzo (dalle 10:00 alle 12:00). 

Il nuovo BTP Italia ha scadenza il 14 Marzo 2028 e quindi una durata di 5 anni. Vediamo le principali caratteristiche del titolo di Stato: 

  • Tasso reale annuo minimo garantito: cedola annua reale fissata al 2% netto. Il che implica un rendimento del BTP Italia 2028 superiore rispetto all’ultimo bond emesso;
  • Cedole calcolate semestralmente;
  • Premio fedeltà dell’8 per mille (0,8%) per chi acquista durante la prima fase del collocamento e lo detiene fino alla scadenza;
  • Taglio minimo acquistabile: per la prima fase 1.000 euro, per la seconda 100.000 euro;
  • Taglio acquistabile per la prima fase corrisponde a 1.000 euro e i suoi multipli.

Cos’è un BTP Italia

Le discussioni sul BTP Italia 2028 richiedono prima di tutto qualche chiarificazione concettuale. Viste le numerose notizie sull’argomento vale infatti la pena cosa sia un BTP. Questa è la sigla che sta per “Buoni del Tesoro Poliennali” ovvero i titoli di debito, o obbligazioni, a medio lungo termine emessi dal Dipartimento del Tesoro della Repubblica Italiana. Sono i cosiddetti “titoli di Stato” o bond governativi, che servono a finanziare la spesa o risanare il debito pubblico. I BTP sono strumenti di investimento molto popolari in Italia, perché considerati a basso rischio (anche se non tutti i bond governativi lo sono, dipende dallo stato di salute del Governo che li emette).

In poche parole i BTP sono un prestito che un investitore fa allo stato italiano, e che questo restituisce alla scadenza del titolo. 

Nello specifico i BTP Italia sono titoli di stato indicizzati all’inflazione tricolore, che viene valutata ogni sei mesi sulla base dell’indice ISTAT sui prezzi al consumo per famiglie di operai e impiegati (FOI) senza i tabacchi. Queste obbligazioni prevedono anche un premio fedeltà e il loro collocamento avviene tramite il MOT, il Mercato telematico delle obbligazioni gestito dalla Borsa Italiana. 

Come partecipare alla nuova emissione di BTP Italia 2028

Il nuovo BTP Italia con scadenza 2028 può essere acquistato tramite la propria banca, sia allo sportello che con home banking o negli uffici postali. Una volta considerate le caratteristiche del titolo, dalla cedola al rendimento, si può scegliere di partecipare alla nuova emissione anche in autonomia: il codice ISIN del BTP Italia per la prima fase è IT0005532715.