I BTP Green sono uno strumento di investimento sempre più popolare. Cosa sono, come funzionano, a chi sono dedicati?
Cosa sono i BTP Green? Questi strumenti finanziari stanno attirando numerosi investitori entusiasti di contribuire alla sostenibilità del proprio paese senza perdere i rendimenti offerti dai classici bond.
In occasione della terza emissione da parte dello Stato italiano, ecco tutto quello che devi sapere sui BTP Green, cosa sono, come funzionano e le quotazioni.
BTP Green: cosa sono e le caratteristiche
La prima precisazione da fare per comprendere cosa sono i BTP Green, è che si tratta di una sottocategoria dei classici Buoni del Tesoro Poliennali. Ovvero dei titoli di debito, o obbligazioni, a medio-lungo termine (con scadenza tra i 5 e i 30 anni) ed emessi in Italia dal Dipartimento del Tesoro. I BTP Green hanno le stesse caratteristiche di un qualsiasi titolo di Stato: garantiscono un reddito fisso stabilito da una cedola pagata semestralmente e il rimborso del valore nominale alla scadenza.
Cosa sono allora i BTP Green? Semplici titoli di Stato? Non proprio, questi bond si differenziano da tutti gli altri per la finalità per cui vengono emessi, cioè finanziare progetti di sostenibilità legati alla transizione ecologica e ai cambiamenti climatici. Nello specifico i BTP Green italiani servono a sostenere le spese del governo per il miglioramento del settore delle fonti rinnovabili, dell’efficienza energetica, dei trasporti, della prevenzione dell’inquinamento, della tutela dell’ambiente e della ricerca.
I BTP Green sono caratterizzati da un alto livello di tracciabilità, per ogni bond emesso è possibile sapere il progetto a cui è dedicato e verificare la destinazione dei fondi. Essi offrono gli stessi rendimenti dei bond tradizionali, per questo sono scelti dagli investitori che non vogliono rinunciare alla redditività e alla sicurezza dei titoli di Stato per contribuire a progetti che tutelano l’ambiente.
BTP Green: i titoli di Stato con una missione sostenibile
Dopo aver compreso cosa sono i BTP Green appare necessario fare focus sui loro obiettivi specifici. Come anticipato, questi strumenti servono a finanziare iniziative di sostenibilità. Nel caso dell’Italia questi progetti sono il linea con la Tassonomia europea delle attività sostenibili e con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile 2030 delle Nazioni Unite:
l’Obiettivo 6: Acqua Pulita e Igiene;
l’Obiettivo 7: Energia Pulita e Accessibile;
l’Obiettivo 11: Città e Comunità Sostenibili;
l’Obiettivo 12: Consumo e Produzione Responsabili;
l’Obiettivo 13: Agire per il Clima;
l’Obiettivo 14: Vita Sott’Acqua;
l’Obiettivo 15: Vita Sulla Terra.
Per evitare che i BTP Green vengano usati dai governi per un “ambientalismo di facciata”, questi titoli vengono progettati per essere conformi a uno standard internazionale di riferimento, il Green Bond Principles dell’IMCA (International Capital Markets Association). Questo stabilisce delle linee guida che si fondano su dei pilastri fondamentali: chiarezza nella destinazione dei proventi, cura nella selezione dei progetti, trasparenza della gestione dei fondi, aggiornamento degli investitori con report frequenti.
BTP Green: quotazioni e tipi di investimento
I BTP Green generalmente si rivolgono a un pubblico ampio, nel caso dell’Italia sono destinati sia a investitori istituzionali che a investitori retail che possono acquistare i bond “sostenibili” sul Mercato Telematico delle Obbligazioni e dei titoli di Stato con taglio minimo di 1.000 euro, o su altre piattaforme di investimento.
I rendimenti e le quotazioni dei BTP Green dipendono da diversi fattori come i tassi di interesse, la forza economica del paese, la domanda degli investitori e la durata dell’obbligazione. Infatti più è ampia, più il tasso di interesse e quindi il rendimento è maggiore.
BTP Green Italia: il calendario delle emissioni
L’Italia ha iniziato a chiedersi cosa sono i BTP Green all’inizio del 2021. Il primo è stato infatti emesso il 3 marzo di quell’anno: ad oggi in totale sono stati emessi tre bond “sostenibili”:
Marzo 2021, con scadenza ad aprile 2045 e cedola al 1,5%;
Settembre 2022, con scadenza aprile 2035 e cedola al 4%;
Aprile 2023, con scadenza ottobre 2031 e una domanda di 52,9 miliardi di euro (questo BTP verrà finalizzato il 13 aprile).
A livello internazionale, nel 2021 sono stati registrati 523 miliardi di dollari di emissioni di “titoli verdi”, segno del forte interesse per i finanziamenti di questo genere. Ora che sai cosa sono i BTP Green non ti stupirà il successo che stanno riscuotendo in Italia, il nostro paese sembra impegnato su più fronti nella lotta ai cambiamenti climatici. Dall’emissione di bond a tema, alle iniziative del PNRR.
Cosa sono le riserve auree? Qual è la classifica degli Stati che hanno più oro, dall’Italia al Vaticano?
Ti sei mai chiest* cosa sono le riserve auree e a quanto ammontano quelle d’Italia, del Vaticano e di altri Stati? Chiamate anche “riserve monetarie”, queste rappresentano la quantità di oro di proprietà di una banca centrale. Nell’antichità il valore del denaro era dato dalla quantità di metalli preziosi di cui era composto, quindi le riserve auree corrispondevano a vera e propria moneta. Oggi l’oro viene usato solo per garantire il loro valore sottostante e come bene rifugio per resistere alle svalutazioni dovute a crisi finanziarie o eventi geopolitici. Entriamo allora nel dettaglio della questione, chiarendo non solo cosa sono, ma anche a quanto ammontano le riserve auree d’Italia, del Vaticano e di altri Paesi.
Riserve auree: cosa sono?
Prima di indagare sulle riserve auree d’Italia e di altri Paesi occorre effettuare delle precisazioni concettuali e definire al meglio i termini utilizzati. Per capire cosa sono le riserve auree e a cosa servono, dobbiamo ripercorrere brevemente il rapporto tra oro e denaro. L’oro è sempre stato usato come misura del valore e mezzo di pagamento grazie alle sue caratteristiche fisiche. Infatti è praticamente incorruttibile, non arrugginisce, non si ossida ed è facilmente trasportabile e conservabile. Inoltre è scarso in natura e quindi molto prezioso. Proprio per questo veniva utilizzato nella produzione di monete, e il loro valore era direttamente proporzionale alla quantità di oro usata per coniarle.
Oggi le banche centrali non emettono più monete d’oro, ma banconote o monete di metalli meno preziosi come nichel, rame o ottone. L’oro serve come garanzia per i depositanti e i detentori di banconote che il denaro in circolazione abbia un controvalore. Le riserve auree, d’Italia e non solo, vengono usate anche come assicurazione tra prestiti tra paesi.
Esse costituiscono quella parte di una ricchezza di una nazione che non è stata destinata ai consumi o agli investimenti, ma viene tenuta come “scorta” di valore che mantiene stabile l’economia. Nel caso dell’Italia, le riserve auree contribuiscono a mantenere in salute il sistema finanziario e l’euro.
Riserve auree: la classifica degli Stati con più oro
Visto cosa sono le riserve auree, ecco la classifica dei 10 Stati che hanno più oro. La lista presenta il numero di oro in tonnellate aggiornato a febbraio 2023 ed è compilata secondo le statistiche dell’IFS (International Financial Statistics) e del FMI (Fondo Monetario Internazionale).
Stati Uniti – 8133
Germania – 3355
Italia – 2452
Francia – 2437
Russia – 2299
Cina – 2011
Svizzera – 1040
Giappone – 846
India – 787
Paesi Bassi – 612
Lo sapevi che Bitcoin, la principale criptovaluta del mercato, viene soprannominata “oro digitale”. Come il metallo prezioso è estremamente scarsa e considerata da molti un’alternativa digitale ai classici beni rifugio.
Nella classifica delle riserve auree, l’Italia si piazza al terzo posto con 2452 tonnellate (se si include nella lista anche il FMI, il nostro paese è al quarto posto). Le riserve auree dell’Italia sono costituite per la maggior parte da lingotti (95.493) e una piccola parte da monete. La maggioranza dei lingotti è di tipo tradizionale (a forma prismatica), ma alcuni sono a forma di paralelepipedo o mattone, di tipo americano o di panetto inglese. Il peso di ogni lingotto varia da un minimo di 4,2 a un massimo di 19,7 chilogrammi, con una media che è poco più di 12,5kg. Il titolo medio, ovvero la percentuale media di oro usata nella lega, è di 996,2.
Le riserve auree dell’Italia sono custodite prevalentemente nei caveau della Banca d’Italia (a Roma a Palazzo Koch) e poi all’estero, nelle sedi di altre banche centrali: circa 141 tonnellate sono a Londra, 145 in Svizzera e poco più di mille tonnellate nelle sedi della Federal Reserve statunitense. L’oro tricolore non si trova tutto entro i confini geografici per misura di sicurezza. Le riserve auree dell’Italia hanno un valore di circa 88 miliardi di euro (l’ultimo dato disponibile è quello del 31 dicembre 2018).
Le riserve auree del Vaticano
Sul tema vale la pena di fare un ultimo accenno anche alle riserve auree del Vaticano che, si vocifera, avrebbe ben 60 tonnellate d’oro nei suoi sotterranei. Può sembrare una cifra piccola paragonata alla classifica degli Stati con più oro, ma non se la mettiamo in relazione alla grandezza stessa del Vaticano. Se le voci dovessero essere confermate, in proporzione il Papa avrebbe più oro degli Stati Uniti.
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Cosa sono i Trump NFT? Perché il loro prezzo è decollato?
Si torna a parlare dei Trump NFT. Dopo un lancio sul mercato poco entusiasmante a dicembre 2022, hanno visto all’inizio di aprile un aumento incredibile del prezzo. Ma nello specifico cosa sono gli NFT di Trump? E perché il loro prezzo è decollato proprio ora? Ecco quello che devi sapere!
Trump NFT: cosa sono e qual è il loro valore
Prima di approfondire il decollo del prezzo di questi token, vediamo cosa sono gli NFT di Trump. Si tratta di una collezione di 45.000 carte digitali intitolata “Trump Digital Trading Cards”. Questi token, mintati sulla blockchain di Polygon, sono stati messi in commercio il 15 dicembre 2022 a 99$ ciascuno. Ogni card raffigura l’ex presidente nei panni di personaggi tipicamente associati a concetti di forza e virilità, come un astronauta, un cowboy o un supereroe.
Al momento del lancio sono andati subito sold out ma il prezzo degli NFT di Trump non ha fatto follie, nei giorni successivi venivano venduti per circa 250$. Chi è riuscito ad aggiudicarsi un pezzo della collezione ha partecipato anche all’estrazione di premi esclusivi ovvero eventi in compagnia di Donald Trump, partite di golf, cocktail party, chiamate su zoom. L’interesse per le carte digitali è scemato subito, fino ad oggi quando i Trump NFT hanno ripreso valore e sono tornati all’attenzione dei trader. Cos’è successo?
Trump NFT: perché il prezzo è decollato
Come spesso accade, gli eventi del mondo “reale” hanno un impatto sul prezzo dei prodotti digitali. Il 30 Marzo l’ex 45° presidente degli Stati Uniti è stato incriminato dal tribunale di New York e da quel momento il prezzo dei Trump NFT ha cominciato a salire seguendo l’escalation della vicenda giudiziaria.
Le accuse rivolte al tycoon non sono state rese note in maniera ufficiale, ma l’ex presidente dovrà rispondere di 34 capi d’accusa che sembrerebbero legati al suo rapporto con la pornostar Stormy Daniels. Di cui Trump avrebbe cercato di comprare il silenzio in occasione delle elezioni del 2016.
Il picco più alto raggiunto dal prezzo dei Trump NFT è stato il 4 aprile con un +462%, nel momento in cui il politico e imprenditore si è presentato in tribunale e ha ricevuto uno stato di fermo.
La collezione nell’ultima settimana ha generato un totale di 446 vendite per 416.977$ (dati CryptoSlam). Su OpenSea le Trump Digital Trading Cards vengono vendute tra i 0,4 e i 10 ETH ovvero tra 765 e i 19.000$. Nonostante il prezzo dei Trump NFT sia decollato, la collezione rimane nelle retrovie del mercato dei token non fungibili. Nella classifica delle vendite negli ultimi 30 giorni si piazza al 60 posto, in cima rimangono le inarrivabili Bored Ape.
Tutte le informazioni utili sul PNRR: cos’è, come funziona e i progetti previsti
Cos’è il PNRR e qual è il suo significato? Domande lecite soprattutto alla luce delle più Cos’è il PNRR e qual è il suo significato? Domande lecite soprattutto alla luce delle più recenti discussioni che hanno riportato il tema sulle prime pagine dei giornali. Con questo termine si definisce il grande piano di riforme e opere pubbliche che interesseranno il nostro Paese fino al 2026. Ma alla luce della sua importanza viene da chiedersi non soltanto cos’è il PNRR nello specifico, ma anche quanti e quali sono i progetti previsti, quelli portati a termine e le cose più importanti da sapere.
PNRR: cos’è? Il significato
Seguendo il suo acronimo, il significato di PNRR è “Piano Nazionale Ripresa e Resilienza”. Dove con resilienza si intende la capacità di resistere e adattarsi di fronte a eventi negativi. Il piano infatti è nato come un sostegno all’Italia dopo le difficoltà affrontate durante e dopo il Covid19. Ma andiamo con ordine. Per capire cos’è il PNRR dobbiamo parlare del Next Generation EU, ovvero un programma dell’Unione Europea per finanziare la ripresa economica e sociale dopo la pandemia.
Il Next Generation EU è un progetto gigantesco, uno dei suoi strumenti operativi, il Recovery e Resilience Facility, ha messo a disposizione agli stati membri 724 miliardi di euro per finanziare attività per prepararsi ad affrontare le sfide del presente e del futuro sui temi della transizione ecologica, digitale e del mercato del lavoro. Per ricevere questi fondi i paesi hanno elaborato dei piani dettagliati sugli obiettivi che avrebbero perseguito, nel caso dell’Italia è nato il PNRR.
Quindi cos’è il PNRR in poche parole? Il Piano Nazionale Ripresa e Resilienza è un programma di riforme e investimenti finanziati dall’Unione Europea, messi in atto tra il 2020 e il 2026. All’Italia sono stati destinati 191,5 miliardi di euro da Bruxelles. Vediamo, dopo aver capito il suo significato, cosa prevede nel concreto il piano.
PNRR: i progetti previsti
Ora che sappiamo cos’è il PNRR, vediamo i progetti previsti dallo stesso. Il Piano Nazionale Ripresa e Resilienza si articola in 6 missioni di investimento:
Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo (40,29 miliardi di euro);
Rivoluzione verde e transizione ecologica (59,46 miliardi di euro);
Infrastrutture per una mobilità sostenibile (25,40 miliardi di euro);
Istruzione e ricerca (30,88 miliardi di euro);
Inclusione e coesione (19,85 miliardi di euro);
Salute (15,63 miliardi di euro).
Ogni missione prevede delle aree di intervento e specifiche attività. Ecco quali sono i principali progetti del PNRR.
1. Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo
Una buona parte dei progetti che definiscono alla perfezione cos’è il PNRR e cosa prevede è dedicata alla rivoluzione digitale, vediamo le macro aree di intervento e alcuni esempi:
Digitalizzazione della pubblica amministrazione attraverso programmi per le “competenze digitali di base”; “Abilitazione e facilitazione migrazione al Cloud”, la costituzione di un “portale unico per il reclutamento” dei lavoratori della pubblica amministrazione;
Banda larga e connessioni veloci: piano “Scuola Connessa” per fornire 9.000 istituti di connessione internet all’avanguardia; “Collegamento di 18 isole minori con cavi sottomarini in fibra ottica”; “Copertura di rete 5G in 12.000km di strade”;
Incentivi per la transizione digitale del settore privato: come ad esempio, “contributi per investimenti ad alto contenuto tecnologico”;
Rilancio di turismo e cultura con un approccio digitale e sostenibile: piano nazionale per rilanciare i borghi e i piccoli centri abitati; “fondi integrati per la competitività delle imprese turistiche” per rinnovare e riqualificare strutture alberghiere;
Tecnologie satellitari ed economia spaziale: sostegno alle filiere e investimenti nella Space Economy.
2. Rivoluzione verde e transizione ecologica
Questa missione contiene i progetti PNRR più sostanziali e per cui sono richiesti gli investimenti maggiori.
Economia circolare e gestione dei rifiuti: migliore gestione dei rifiuti urbani; progetti di economia circolare;
Fonti di energia rinnovabile e sviluppo di soluzioni basate sull’idrogeno: “Creazione delle Hydrogen Valleys” privilegiando aree industriali dismesse; “Sviluppo degli impianti agro-voltaici”; “Sviluppo del biometano”; “Rinnovo di parte della flotta dei treni” e della flotta navale per ridurre l’impatto ambientale; “Acquisto di 3.360 bus a basse emissioni”;
Miglioramento della rete elettrica e delle infrastrutture idriche: con interventi come la “Riduzione del 15% delle perdite idriche”;
Incentivi per l’efficienza energetica degli edifici: “Sviluppo di 330 km di reti di teleriscaldamento efficiente”; “Riduzione del consumo di energia del 50% in 195 scuole”;
Investimenti per contrastare il cambiamento climatico e il dissesto idrogeologico: “Riduzione del rischio idrogeologico e di alluvione” per portare in sicurezza 1,5 milioni di persone che vivono in aree a rischio; “Riqualificazione di 14 città metropolitane”.
3. Infrastrutture per una mobilità sostenibile
Questa serie di progetti del PNRR hanno l’obiettivo di migliorare l’offerta dei trasporti per avere entro 5 anni strade, ferrovie, porti e aeroporti più moderni e sostenibili. Ecco alcuni interventi in programma:
Alta velocità ferroviaria Nord e Sud Italia: “Collegamenti ad alta velocità al Sud per passeggeri e merci”; “Linee ad alta velocità nel Nord” per il collegamento all’Europa; “Connessioni diagonali” per ridurre i tempi di percorrenza di alcune linee critiche del sistema ferroviario;
Trasporto ferroviario: monitoraggio e riqualificazione di 12.000 ponti e 1.600 gallerie; “Miglioramento accessibilità marittima”.
4. Istruzione e ricerca
Quando si descrive cos’è il PNRR non si possono tralasciare anche i suoi progetti nel sistema educativo, nello specifico per garantire il diritto allo studio e diffondere competenze digitali e capacità per affrontare le sfide del futuro.
Asili nido e scuole: “264.480 nuovi posti negli asili”; “Miglioramento di 2,4 milioni di mq di edifici scolastici”; “Estensione del tempo pieno” costruendo o ristrutturando 1.000 mense scolastiche;
Scuola 4.0: “Cablaggio di 40 mila edifici per la connessione ad alta velocità”;
Formazione degli insegnanti e orientamento all’università: “Centri di insegnamento e apprendimento”; “Aumento alloggi per studenti” (da 40 mila a 100 mila entro il 2026); nuove “borse di studio da 4.000 euro”;
Dalla ricerca all’impresa: “Potenziamento del dottorato di ricerca” con 3.000 nuovi posti.
5. Inclusione e coesione
La quinta missione include progetti PNRR per l’innovazione del mercato del lavoro, con l’obiettivo di renderlo più partecipato, meno soggetto a disuguaglianze sociali economiche e territoriali. Con un focus specifico sull’imprenditorialità femminile.
Mercato del lavoro: “Gol – Garanzia di occupabilità dei lavoratori” ovvero un programma per la presa a carico dei disoccupati; “Formazione ai disoccupati”;
Imprenditoria femminile: “Sistema nazionale di certificazione della parità di genere”; “Fondo Impresa Donna”;
Rigenerazione urbana e servizi sociali per la disabilità: “Potenziamento dei servizi nelle aree interne” soprattutto per servizi e infrastrutture dedicate ai soggetti fragili; “Maggiore autonomia per persone con disabilità”.
6. Salute
L’ultima area di intervento dei progetti PNRR è quella della salute, volti a migliorare il sistema sanitario rendendolo più moderno, digitale e inclusivo. E a garantire l’equità dei servizi e a rafforzare la prevenzione.
Infrastrutture: “Realizzazione di 400 ospedali di comunità”; “Adeguamento antisismico delle strutture ospedaliere”; “Presa in carico del 10% della popolazione over 65”;
Aggiornamento tecnologico o digitale: “Digitalizzazione di 280 strutture sanitarie”; “Potenziamento strutturale degli ospedali”; “Acquisto di 3.133 nuove apparecchiature”.
PNRR: come funziona
Per realizzare i progetti che definiscono cos’è il PNRR sono previsti sia investimenti che riforme, nello specifico 58 come quella della Pubblica Amministrazione e della Giustizia o più settoriali come “Adozione di programmi nazionali di controllo dell’inquinamento atmosferico”.
I fondi dell’Unione Europea vengono consegnati in più tranche e sulla base del raggiungimento degli obiettivi che si è posto il paese. L’accordo che l’Italia ha con le istituzioni europee è un “contratto di performance”, che si fonda su un sistema di “Milestone” e “Target” che descrivono l’avanzamento dei lavori del PNRR. L’Italia ha dunque una “tabella di marcia” con delle scadenze che deve rispettare per ottenere i 191,5 miliardi.
Calendario dei finanziamenti del PNRR:
13 agosto 2021 (prefinanziamento): 24,9 miliardi di euro
13 aprile 2022 (prima rata semestrale per gli obiettivi 2021): 21 miliardi di euro
27 settembre 2022 (seconda rata semestrale per gli obiettivi del 1° semestre 2022): 21 miliardi di euro
9 settembre 2023 terza rata semestrale per gli obiettivi del 2° semestre 2022): 18,5 miliardi di euro
28 dicembre 2023 quarta rata: 16,5 miliardi di euro
In attesa quinta rata: 10,6 miliardi di euro, ridotta da 18,0 miliardi di euro a causa di una revisione degli obiettivi
Lo stato attuale del PNRR in Italia
Per comprendere appieno cos’è il PNRR, bisogna specificare che secondo i dati del suo osservatorio, ad oggi, circa il 53% dei fondi stanziati per il progetto sono stati ricevuti.
Ricevere i fondi però non vuol dire attuare i progetti. Il nostro paese è, infatti, ancora indietro per quanto riguarda l’attuazione. Sono stati spesi soltanto 25,7 miliardi di euro, ovvero circa il 15% del totale. Insomma, c’è ancora molto da fare, rimangono circa 160 miliardi da utilizzare e soltanto il 6,3% del programma è stato completato. Visto cos’è il PNRR, il suo significato, i suoi progetti e l’entità dei finanziamenti, non ci resta che seguire lo stato dei lavori e le sfide che il governo sta affrontando per tener fede agli impegni presi con Bruxelles.
Il valore di Dogecoin dopo il cambio logo su Twitter. Cos’è successo?
Ancora una volta il valore di Dogecoin schizza grazie a Elon Musk, il proprietario di Twitter. Dalla serata del 3 aprile il logo del social network è cambiato in quello di Dogecoin, la meme coin nata dal famoso meme del cane Shiba Inu Kabosu. Elon Musk ha di nuovo dimostrato la sua passione per la crypto con una mossa provocatoria. Ecco cos’è successo su Twitter e l’analisi del prezzo di DOGE!
Dogecoin: valore decolla dopo la mossa di Elon Musk
Lunedì 3 aprile intorno alle 20 (ora italiana) il social network ha sostituito il suo logo. Gli utenti non hanno più trovato il familiare uccellino azzurro ma al muso di Kabosu, lo Shiba Inu protagonista del famoso meme nonché il logo della crypto Dogecoin, il cui valore è immediatamente decollato.
All’inizio il cambio logo è sembrato un “pesce d’aprile” ma probabilmente quello che è successo su Twitter è molto di più di un semplice scherzo. Il 1 aprile Elon Musk ha chiesto l’archiviazione della causa da 258 miliardi di dollari che il tribunale federale di Manhattan ha intentato contro di lui per la promozione di Dogecoin. L’imprenditore infatti è stato citato in giudizio da Keith Johnson con l’accusa di gestire, insieme a Tesla e a SpaceX, uno schema piramidale per gonfiare il prezzo della crypto. Nella denuncia si può leggere: “Musk ha usato il suo piedistallo di uomo più ricco del mondo per gestire e manipolare lo schema piramidale Dogecoin a scopo di lucro, esposizione e divertimento”.
Senza dubbio il valore di Dogecoin in passato è stato influenzato dall’appoggio di Elon Musk, ma i suoi avvocati hanno fatto notare che “non c’è nulla di illegale nel twittare parole di sostegno o immagini divertenti su una criptovaluta legittima che continua ad avere una capitalizzazione di mercato di quasi 10 miliardi di dollari. Questa corte dovrebbe porre fine alla fantasia del querelante e respingere la denuncia”.
Valore Dogecoin: l’analisi del prezzo
Dopo che il logo della crypto ha sostituito quello di Twitter per opera di Musk, il valore di Dogecoin è schizzato verso l’alto: nelle due ore successive ha registrato un +35%. La crypto è passata dal valore di 0,076$ a 0,105$.
Nella notte poi il prezzo di DOGE si è appoggiato sul supporto degli 0,095$ per poi riprendere il suo movimento rialzista nelle prime ore di questa mattina. Dove può arrivare il valore di Dogecoin? La prima resistenza è nella zona degli 0,011$, se venisse rotta a rialzo potrebbe portare la crypto preferita da Elon Musk fino a quota 0,14$. Raggiungere questo livello vorrebbe dire raddoppiare il suo prezzo. Al momento Dogecoin ha superato in market cap anche Cardano (ADA).
La protesta di Elon Musk porta il valore di Dogecoin alle stelle. Forse per chi è estraneo al settore il nuovo logo sarà difficile da digerire, ma per i crypto enthusiast è un segnale positivo. Le crypto arriveranno davvero su Twitter?
Cos’è ZkSync Era? Tutto quello che devi sapere sul nuovo Layer 2 di Ethereum
ZkSync Era è un nuovo Layer 2 di Ethereum sviluppato da Matter Labs. Questo protocollo sfrutta la crittografia zero-knowledge per scalare la rete di ETH, ovvero renderla più veloce ed efficiente. Il suo lancio arriva dopo una fase di test iniziata nel 2021 e resa pubblica a inizio 2023. Ecco cos’è ZkSync Era e come funziona!
ZkSync Era: cos’è e come funziona
Come anticipato, ZkSync Era è un Layer 2 di Ethereum ovvero un protocollo creato per migliorare le performance in termini di scalabilità della blockchain di riferimento. Per andare al sodo, un Layer 2 viene usato per elaborare delle transazioni più velocemente rispetto a una blockchain Layer 1. Un protocollo come ZkSync Era lavora in maniera combinata con il suo Layer 1, in questo caso Ethereum, ma è indipendente. Questo significa che le transazioni gestite in maniera autonoma, vengono poi registrate su Ethereum grazie a dei bridge.
A livello generico si tratta quindi di un Layer 2, ma nello specifico cos’è ZkSync Era?Si tratta di un rollup zero knowledge che elabora più transazioni contemporaneamente e poi trasferisce su blockchain un codice “prova” unico della loro validità. In questo modo diminuiscono i tempi di esecuzione e la pesantezza dei dati che finiscono su Ethereum.
ZkSync inoltre è compatibile con l’Ethereum Virtual Machine, per questo è molto simile a Polygon zkEVM, lanciato anch’esso a marzo. Creare dei Layer 2 con la crittografia zero knowledge e adattabile al codice di Ethereum, è diventata una sfida per le startup crypto. Oltre a Polygon e Matter Labs, al momento stanno lavorando al loro zkEVM anche Scroll e Consensys, l’azienda dietro a Metamask.
A differenza del Layer 2 di Polygon, ZkSync Era non è compatibile con bytecode (uno dei linguaggi di programmazione di Ethereum). Non per una difficoltà tecnica ma per scelta del team del progetto per cui è un elemento inutile sul lungo termine e per il futuro delle tecnologie di scalabilità.
ZkSync Era non è il primo progetto di Matter Labs, nel 2020 l’azienda aveva già elaborato il suo primo zk-rollup, ZkSync Lite, che ha elaborato oltre 10 milioni di transazioni e ha un TVL di oltre 73 milioni di dollari.
ZkSync: airdrop in arrivo?
La notizia del lancio del protocollo è molto chiacchierata sui social. Tuttavia non si parla tanto di cos’è ZkSync Era e di come funziona, ma del suo possibile airdrop. Come con tutte le novità, i cacciatori di airdrop tengono d’occhio il Layer 2 di Ethereum appena uscito.
Verrà lanciato un un token? È davvero in arrivo un airdrop? Matter Labs finora ha raccolto 458 milioni di dollari in finanziamenti e per molti questo è un indizio sufficiente a rispondere in maniera affermativa. In realtà Alex Gluchowski, CEO di Matter Labs, ha spiegato in un’intervista che in questa fase ZkSync Era non ha bisogno di un token. Soprattutto perché il progetto è ancora in buona parte centralizzato, almeno per un anno. Ovvero il tempo necessario per la svolta verso la decentralizzazione e per organizzare la governance del progetto tramite token.
ZkSync Era: le prime applicazioni
Per capire cos’è ZySync Era e come funziona, può essere utile fare qualche esempio delle sue applicazioni. Il team del progetto ha dichiarato che diverse dapp si stanno preparando ad implementare il protocollo, applicazioni del calibro di Uniswap, Curve e MakerDAO. In questo caso ZkSync Era verrà usato per abbassare il carico di transazioni che devono essere svolte su Ethereum per i vari servizi DeFi. I tempi di esecuzione quindi saranno più brevi e i costi diminuiranno.
Su ZkSync è già stata lanciata una collezione NFT, zkApes il cui prezzo di minting è 0,08 ETH, ed è attivo un servizio di Name Service per domini Web3 in forma “.zk” sviluppato da Star Protocol.
Nell’anno in cui tutti stanno lavorando sulla tecnologia zero knowledge, cos’è ZkSync Era? L’ennesimo Layer 2 di Ethereum? La parola spetta agli utenti che, grazie alla gara dei progetti crypto per lanciare il prodotto di scalabilità migliore, hanno la possibilità di testare e avere tutti i vantaggi di transazioni più leggere.
Cosa considerare quando si fa shopping di collectible per la prima volta? Ecco la guida per informarsi su quale NFT comprare!
Sei indecis* su quale NFT comprare? Acquistare un non fungible token può sembrare complicato, ne esistono di diverse tipologie e con scopi, caratteristiche tecniche e prezzi molto differenti. Se sei alle prime armi, puoi seguire questa guida e scoprire quali sono gli aspetti da considerare per acquistare il tuo primo token non fungibile!
Comprare NFT: non sempre servono i milioni
Per dare un’idea del volume di denaro che circola attorno al mercato dei token non fungibili, basta pensare che un pezzo della serie Rare Pepe, ‘Pepenopolous’, che è stato battuto all’asta per 3,65 milioni di dollari, non rientra nemmeno nella top 10 degli NFT più costosi!
I Non Fungible Token però non sono solo cifre a sei zeri! Viene dunque da chiedersi quale NFT comprare con poche decine di euro, dato che esistono collezioni e opere d’arte su blockchain accessibili a tutti. Per non acquistare alla cieca è buona norma osservare delle semplici regole per fare degli acquisti assennati, ma prima di tutto definisci il tuo budget.
Quale NFT comprare? Le 4 domande fondamentali da porsi
Le collezioni di non fungible token sono centinaia di migliaia e decidere quale NFT comprare può diventare una sfida. Di fronte alla singola opera, che può essere un’immagine, un video, un audio e molto altro ancora, ci si può chiedere il ‘chi”, il ‘cosa’, il ‘come’ e il ‘perché’ del suo valore. Le risposte sono spesso da rintracciare nelle pagine e nei siti che presentano il progetto e nei loro canali ufficiali di comunicazione, tieni presente che la community NFT si muove principalmente su Twitter.
1. Chi ha creato la collezione?
Se sei un potenziale acquirente e ti chiedi quale NFT comprare per dare il via alla tua collezione personale, prima di tutto poni attenzione a chi c’è dietro ai vari progetti che propongono token non fungibili. I token non fungibili possono essere proposti da singoli artisti direttamente sui marketplace più famosi, da collettivi artistici, da brand o da enti di beneficenza. La cosa fondamentale per scegliere quale NFT comprare è interrogarsi sulla serietà e sulla mission di chi vende, a loro andranno i tuoi soldi ed è giusto chiedersi se saranno al sicuro.
Qualora fossi incuriosit* da un drop di NFT, ovvero a un evento di lancio di una nuova collezione, presta attenzione agli obiettivi di crescita e sviluppo che si sono dati i creatori di quei token non fungibili. Essi saranno in grado di valorizzare l’opera? Come hanno intenzione di rilasciare sul mercato i token? Qual è la loro strategia?
2. Di che tipo di NFT si tratta?
Rispondere al ‘cosa’ vuol dire farsi un’idea chiara sul prodotto che si ha intenzione di comprare. Quale tipo di NFT scegliere? Dinamico, PFP, collectible? In cosa consiste l’opera? Qual è l’identità dell’artista? Ma anche, immaginando di rivenderlo, a quale potenziale mercato o pubblico si rivolge il token non fungibile?
3. Come e dove si compra questo NFT?
Il “come” illustra il processo di acquisto dell’NFT. I passaggi devono essere descritti in modo semplice e trasparente, senza l’uso di un linguaggio vago o ambiguo. Ciò è cruciale per stabilire ulteriormente l’affidabilità del venditore. Prima di comprare NFT assicurati che quest’ultimo e il marketplace siano affidabili.
4. In cosa consiste il valore dell’NFT?
Se ti stai chiedendo quale NFT comprare è plausibile che ti interessi anche il valore che possiede e quello che potrà acquisire nel tempo. Questo si può misurare sulla base di diversi parametri come l’estetica, l’utilità, il prestigio o la rarità dell’opera. I token non fungibili non sono tutti uguali, può essere utile chiedersi quale sia stata l’idea alla base di una collezione, perché un determinato progetto è degno di essere acquistato rispetto ad altri, quali le sue caratteristiche fondamentali.
Quale NFT scegliere: ulteriori considerazioni
Una volta ottenute le risposte a queste domande preliminari, ci sono altre questioni da affrontare per informarsi su quale NFT comprare. Se hai intenzione di acquistare un non fungible token per ottenere in futuro un ritorno economico, puoi chiederti se il token in questione è in grado di mantenere o acquistare prestigio sul lungo termine. Non è facile valutare questo aspetto, in quest’ottica tuttavia possono essere considerate la solidità del progetto, la presenza di una roadmap e l’affiatamento della community di riferimento. Ad esempio il Bored Ape Yacht Club ha in programma di realizzare un intero ecosistema (costituito da un Metaverso e un token di governance, ApeCoin) intorno alla sua collezione NFT, proprio per questo l’interesse sulle sue opere è cresciuto esponenzialmente negli anni passati.
Un’altra caratteristica che potrebbe influire sul valore del token è la connessione ad opere o artefatti fisici. È il caso della collezione The Currency di Damien Hirst che ha associato dei dipinti a dei token non fungibili. È bene inoltre informarsi anche sulla gestione della proprietà dell’opera: una volta acquistata potrà essere rivenduta? Nel caso di NFT Soulbound potrebbe non essere possibile trasferire la proprietà!
Infine per scegliere quale NFT comprare, prendi coscienza del concetto di rarità, molto diffuso nel settore. La maggior parte delle collezioni di token non fungibili sono generate attraverso i meccanismi della Generative Art che combina casualmente elementi più o meno rari, questo implica che all’interno di una stessa collezione ci sono NFT con diversi gradi di rarità. Come si può intuire, la rarità di un token ne alza notevolmente il prezzo. Un esempio famosissimo di come funzioni la rarità è la collezione CryptoPunks, che distingue ogni NFT sul numero di volte che compare un attributo.
Queste domande e spunti di riflessione ti porteranno a fare acquisti consapevoli e a scegliere la tua prima opera digitale con cognizione di causa. Per arrivare a capire quale NFT comprare è essenziale rimanere aggiornati sui cambiamenti e le novità del mondo NFT, sempre in movimento.
Le accuse di CFTC a Binance spiegate. Cosa sta succedendo? Ecco le ultime news
Le ultime news su Binance e sulle accuse mosse dalla CFTC sotto i riflettori. Lunedì 27 marzo l’agenzia federale che si occupa di supervisionare i mercati di derivati e futures, ha ufficialmente citato in giudizio l’azienda crypto. Cosa sta succedendo?
Binance news: le accuse di CFTC
Ieri la Commodity Futures Trading Commission (CFTC) degli Stati Uniti ha presentato una denuncia al tribunale di Chicago nei confronti dell’azienda crypto, del suo amministratore delegato, Changpeng Zhao (CZ), e di Samuel Lim che lavora come Chief Compliance Officer. Stando alle news, Binance, su strategia di CZ, avrebbe violato le norme sul trading di derivati e non offerto adeguate coperture per l’antiriciclaggio. L’agenzia federale richiede lo stop delle attività negli Stati Uniti e un risarcimento.
Per quanto riguarda la prima accusa, la CFTC sostiene che Binance si sia sottratta ai suoi obblighi legali non registrandosi correttamente all’agenzia e che quindi dal 2019 stia operando illegalmente.
L’accusa della CFTC si rifà anche alla promozione dei servizi VPN (Virtual Private Network) attuata per eludere il divieto di operare negli Stati Uniti. Nel 2019 Binance infatti non ha ottenuto il permesso di proporre i suoi servizi ai cittadini statunitensi ma non per questo ha impedito di accedere, depositare e fare trading. Secondo la CFTC chiedeva ai clienti una semplice autocertificazione di non trovarsi in territorio USA. L’agenzia federale fa leva soprattutto sulla promozione di una “Guida per principianti alle VPN”, che spiegava ai clienti come utilizzare una VPN per evitare i controlli degli indirizzi IP.
Binance vs CFTC: la compliance nel mirino
Sulla seconda “macro-accusa”, la CFTC sostiene che il programma di compliance di Binance non sia stato sufficiente. E che l’azienda abbia istruito dipendenti e clienti ad aggirare i controlli. L’agenzia federale dichiara di avere come prova comunicazioni private e documenti dell’azienda a sostegno della tesi.
Stando alle ultime news, Binance non avrebbe rispettato l’obbligo per legge di raccogliere le informazioni dei clienti con la procedura della “verifica dell’identità” o KYC (scopri come funziona su Young Platform), non adempiendo i suoi compiti di rilevamento di attività di riciclaggio di denaro. In altre parole sono mancati i controlli sulle transazioni e l’attenzione per contrastare il riciclaggio di denaro, mancanze che, se confermate, potrebbero essere oggetto di un procedimento penale.
La denuncia prende di mira anche il programma VIP di Binance in cui i sottoscriventi vengono avvisati dall’azienda di eventuali controlli sui conti o congelamenti.
In un comunicato, Gretchen Lowe della CFTC ha dichiarato che “le e-mail e le chat degli stessi imputati riflettono che gli sforzi di Binance in materia di conformità sono stati una farsa e che Binance ha deliberatamente scelto – più e più volte – di anteporre i profitti al rispetto della legge”.
Binance risponde alle accuse di CFTC
Alle accuse di CFTC a Binance e alle ultime news in merito, ha risposto CZ in persona con un post sul blog dell’azienda: “oggi la CFTC ha presentato una denuncia civile inaspettata e deludente, nonostante la nostra collaborazione con la CFTC sia durata oltre due anni”. L’amministratore delegato sostiene anche che la denuncia contenga “un’esposizione incompleta dei fatti” e che Binance ha la migliore tecnologia del settore per garantire la compliance.
Un portavoce ha anche specificato che “negli ultimi due anni abbiamo fatto investimenti significativi per assicurarci di non avere utenti statunitensi attivi sulla nostra piattaforma, tra cui l’aumento del personale addetto alla compliance da “circa 100” a “circa 750 addetti al nucleo e al supporto della compliance”.
Le news su Binance e CFTC non finiscono qui. Eleanor Terrett, giornalista di Fox News, ha twittato che secondo fonti vicine alla CFTC, l’ente federale abbia deciso di intentare una causa per dimostrare alla Securities and Exchange Commission (SEC) che si tratta di una questione di materie prime (commodity) e non titoli (security).
Do Kwon ricercato da sei mesi è stato arrestato mentre cercava di lasciare il Montenegro. Le ultime news
Venerdì scorso con un tweet, Filip Adzic, ministro degli Interni del Montenegro, ha annunciato che il 23 marzo la polizia montenegrina ha arrestato Do Kwon, il fondatore di Terra (LUNA), la blockchain crollata nel 2022 con perdite per 40 miliardi. Ecco le ultime news sull’arresto di Do Kwon.
Do Kwon arrestato. L’annuncio del ministro
Adzic su Twitter ha annunciato l’arresto di Do Kwon con queste parole:
“la polizia montenegrina ha arrestato una persona sospettata di essere uno dei latitanti più ricercati, il cittadino sudcoreano Do Kwon, cofondatore e amministratore delegato di Terraform Labs con sede a Singapore”.
Il cittadino sudcoreano, che si sospettava essere Do Kwon, è stato trattenuto all’aeroporto di Podgorica, con documenti falsi. Poco dopo la sua identità è stata confermata grazie alle impronte digitali.
Il fondatore di Terraform Labs, è ricercato dall’Interpol dal 2022. Dopo sei mesi di latitanza e la pubblicazione dell’“avviso rosso” dell’Interpol, emesso il 26 Settembre dello scorso anno, Do Kwon è stato fermato mentre cercava di lasciare il Montenegro verso Dubai. I media hanno riferito che sono stati sequestrati un passaporto falso del Costa Rica, un passaporto contraffatto del Belgio e una patente di guida hawaiana. Do Kwon è stato arrestato insieme all’amministratore delegato di Chai Corporation, Han Chang-Joon.
Arresto Do Kwon: cosa succede ora
Con la conferma dell’arresto di Do Kwon, in molti si sono chiesti quali saranno i prossimi passi. La situazione è delicata perché l’amministratore delegato di Terraform Labs ha accuse in diversi paesi ovvero gli Stati Uniti (Tribunale Federale di New York e SEC), Corea del Sud e Singapore.
Una delle ipotesi è l’estradizione verso i paesi che hanno rilasciato i mandati di arresto, ma il Montenegro non ha accordi né con la Corea del Sud né con gli Stati Uniti. In alternativa Do Kwon potrebbe essere prima processato per contraffazione di documenti nello stato in cui è stato fermato.
Il team di Do Kwon si è già messo in moto con un ricorso. Infatti nonostante il sistema giuridico del Montenegro consenta di trattenere i sospettati per al massimo 72 ore, un tribunale ha accettato di estendere il suo periodo di detenzione fino a un mese. Il ricercato inoltre sostiene che i suoi diritti non siano stati rispettati perché non ha avuto un interprete coreano.
Do Kwon nello specifico è indagato per frode in titoli, frode in materie prime e frode telematica, per un totale di otto capi d’accusa. La SEC sostiene che l’imprenditore non ha “fornito al pubblico informazioni complete, corrette e veritiere come richiesto per una serie di titoli di asset crypto”.
L’arresto di Do Kwon avviene dopo mesi in cui si è sempre difeso dicendo di non essere in fuga ma di non voler far conoscere la sua posizione, e che le accuse coreane sono solo di stampo politico.
Cos’è successo a Deutsche Bank? Perché le azioni sono crollate?
Il crollo delle azioni Deutsche Bank ha nuovamente puntato i riflettori sulla crisi che pare stiano attraversando attualmente gli istituti bancari. Il titolo dell’istituto tedesco venerdì 24 ha toccato un minimo che non si vedeva dal periodo della pandemia, perdendo il 14%, per poi chiudere a -8,5%. Cos’è successo? Vediamo le news sul crollo di Deutsche Bank e delle sue azioni.
Azioni Deutsche Bank: perché il crollo?
Per capire perché le azioni Deutsche Bank sono crollate, bisogna essere familiari con il concetto di Credit Default Swap (CDS).
Si tratta di strumenti finanziari derivati usati dagli investitori per proteggersi da eventuali fallimenti di banche o aziende. In poche parole un CDS viene acquistato come un’assicurazione contro l’insolvenza di un ente, ma viene anche usato per “scommettere” sul suo fallimento.
Venerdì il valore dei CDS di Deutsche Bank è cresciuto vertiginosamente fino a raggiungere il massimo da inizio 2019 (500 punti base), in altre parole sono aumentate le persone che scommettono sul fallimento della banca. Questo segnale ha portato al crollo delle azioni Deutsche Bank.
Le cause della crisi di fiducia
L’aumento del valore del CDS e il conseguente crollo delle azioni Deutsche Bank, sono associati a una perdita di sfiducia nell’istituto. Dopo la notizia che Credit Suisse ha deciso di cancellare le sue obbligazioni AT1 per 17 miliardi di dollari, il panico è arrivato nel mercato e in molti si sono chiesti quale potesse essere la prossima banca nell’occhio del ciclone. A quanto pare la scelta è caduta su Deutsche Bank, ma non a caso.
La settimana scorsa, due piccole banche tedesche, Deutsche Pfandbriefbank e Aareal Bank, hanno annunciato che non avrebbero rimborsato le loro obbligazioni. Alcuni hedge fund statunitensi hanno intuito che questa mossa avrebbe spaventato il mercato e intaccato l’istituto di Christian Sewing, così hanno sia venduto allo scoperto le loro azioni Deutsche Bank, sia acquistato i suoi CDS, il cui prezzo è aumentato.
Il crollo di Deutsche Bank commentato dalla BCE
Dopo il crollo delle azioni Deutsche Bank, per calmare le acque l’istituto ha annunciato il rimborso anticipato di un bond Tier 2 da 1,5 miliardi che era in scadenza nel 2028. Una scelta portata avanti per dimostrare il proprio stato di salute finanziaria e la capacità di fornire liquidità.
Il Cancelliere tedesco, Olaf Scholz, ha assicurato: “il sistema bancario dell’Ue è robusto e sicuro, possiede le strutture di controllo necessarie, e grazie al lavoro degli anni passati, le banche sono in una posizione più robusta e resiliente. Inoltre Deutsche Bank è una banca molto redditizia, non c’è motivo di preoccuparsi.”
Deutsche Bank non ha ancora commentato la faccenda, nel frattempo il rendimento dei suoi bond convertibili At1 (gli stessi che sono stati annullati da Credit Suisse), è incrementato del 24%. Un ulteriore segno della sfiducia nei confronti dell’istituto tedesco. Il crollo delle azioni Deutsche Bank potrebbe essere solo sintomo di una paura collettiva, piuttosto che giustificato da qualche motivo sostanziale?