Bored Ape in causa per contraffazione del suo marchio

Bored Ape in guerra con Ryder Ripps

Il Club più famoso del mondo NFT è in guerra contro l’artista Ryder Ripps per la contraffazione del marchio BAYC

È guerra legale tra il Bored Ape Yacht Club e l’artista americano Ryder Ripps. Yuga Labs ha citato in causa Ripps per aver falsificato il brand e averlo portato in cattiva luce. Ripps infatti ha ricreato la sua personale collezione di Bored Ape utilizzando le stesse opere dell’originale ma ripulite da alcuni elementi politici che secondo lui problematici. Ci troviamo di fronte a un caso di diffamazione? Di violazione del copyright? Scopri la vicenda e perché le Bored Ape sono in guerra con Ryder Ripps per contraffazione del marchio!

Ryder Ripps e il suo studio della cultura NFT

Ryder Ripps, artista concettuale newyorkese che ha lavorato con Nike e Bruno Mars, si sta dedicando a indagare il mondo degli NFT con provocazioni e domande sulla loro natura, sulla provenienza culturale delle varie collezioni e sulla proprietà digitali. Nel 2021 Ripps aveva condotto un esperimento sul copyright dei token non fungibili “ri-mintando” l’immagine del CryptoPunks #3100 su Ethereum. L’NFT è stato cancellato subito dopo aver ricevuto un avviso dal Digital Millennium Copyright Act di Larva Labs, proprietaria della collezione all’epoca. Nel suo studio degli NFT, Ripps ha deciso di studiare da vicino il Bored Ape Yacht Club, la collezione più importante del settore e i suoi creatori del Yuga Labs. In particolare Ripps ha deciso di esaminare le persone dietro alle Bored Ape nella convinzione che “la provenienza è sempre stata l’aspetto definitivo per stabilire il significato e il valore di un’opera d’arte”. Quella di Ripps in realtà è una visione molto radicale che chiama in causa questioni morali, non tutti sono convinti che l’etica debba influenzare l’arte e la sua percezione.

Le accuse di razzismo al Bored Ape Yacht Club

Cos’ha scoperto Ripps nella sua indagine sulle Bored Ape? “Attraverso mesi di ricerche intensive, io e altri membri della comunità abbiamo scoperto ampie connessioni tra il BAYC e la cultura sovversiva dei troll nazisti di Internet”. Un esempio di quello che secondo Ripps è problematico è l’utilizzo della scimmia, un animale associato alla discriminazione delle minoranze etniche. Ryder Ripps dunque il 13 Maggio ha deciso di ricreare l’intera collezione del Bored Ape Yacht Club ripulendola di tutti gli elementi che ha individuato in quanto razzisti e nazisti: “le immagini originali del BAYC vengono ricontestualizzate – illuminando verità sulle loro origini e sui loro significati, nonché sulla natura del Web3 – il potere degli NFT di cambiare il significato, stabilire la provenienza ed eludere la censura”. La collezione di Ripps prende il nome di RR/BAYC, dalle vendite Ripps ha guadagnato quasi 2 milioni di dollari. 

La reazione di Yuga Labs

I creatori del BAYC non potevano rimanere indifferenti e hanno reagito citando in causa Ryder Ripps. A differenza di quanto si potrebbe pensare, Yuga Labs non ha portato in tribunale l’artista per diffamazione o per violazione del copyright ma per contraffazione del marchio. Ciò che ha fatto Ripps non ha a che fare con il copyright, il Bored Ape non si è mai preoccupato troppo dell’uso dell’immagine delle Ape. Ad esempio sono numerosi i progetti musicali che hanno utilizzato gli NFT delle “scimmie annoiate” come personaggi o icone, i proprietari delle Bored Ape infatti possiedono anche i diritti commerciali. Mentre il copyright protegge il contenuto, il marchio invece salvaguardia il nome e la reputazione del brand. Secondo Yuga Labs è stato su questo fronte che Ripps ha agito illecitamente. Ripps infatti ha chiamato la sua collezione “ripulita” usando il nome originario, ha promosso un “Ape marketplace” e ha trasformato il logo in chiave nazista. 

Gli avvocati di Yuga Labs dovranno dimostrare che modificando il marchio del Bored Ape Yacht Club, Ripps ha creato un “rischio di confusione” per i consumatori: “si tratta di uno sforzo deliberato per danneggiare Yuga Labs a spese dei consumatori, seminando confusione sul fatto che questi NFT RR/BAYC siano in qualche modo sponsorizzati, affiliati o collegati al Bored Ape Yacht Club ufficiale di Yuga Labs”, questo il commento dei legali che hanno avanzato la causa presso la Corte Distrettuale degli Stati Uniti per il Distretto Centrale della California. 

Il Bored Ape Yacht Club è ora in guerra con Ryder Ripps per la contraffazione del suo marchio. Perché questa storia è così interessante? La sentenza della corte, e in generale l’esito di questa vicenda, saranno decisive per stabilire degli standard sui temi di copyright e trademark per le collezioni di token non fungibili. 

Polkadot e i suoi casi d’uso: la seconda giornata di Polkadot Decoded

Polkadot Decoded: a cosa servono DOT e KSM?

A cosa servono DOT e KSM? Il focus della seconda giornata di Polkadot Decoded sui casi d’uso di Polkadot nella vita di tutti i giorni 

Il 30 giugno è andata in scena la seconda e ultima giornata della conferenza sull’ecosistema Dotsama. Se durante la prima giornata di Polkadot Decoded si è parlato di DeFi, gaming e Metaverso, i temi più trattati della seconda parte sono stati la sostenibilità e l’usabilità del Web3. Vediamo gli interventi più interessanti che hanno cercato di rispondere alla domanda: a cosa serve concretamente il network di DOT e KSM?

La lotta al cambiamento climatico con Polkadot

Uno dei filoni della seconda giornata di Polkadot Decoded è stato quello della sostenibilità. In particolare due interventi hanno descritto i progetti più interessanti dell’impegno green dell’ecosistema Dotsama. Il cambiamento climatico è uno dei temi più scottanti di questi anni e la blockchain potrebbe essere un importante strumento per combatterlo. Miroslav Polzer, relatore del progetto NFT Digital Art 4 Climate, ha parlato proprio del potenziale della “digital innovation” per un impatto effettivo e misurabile sui problemi climatici. Questo progetto di arte digitale è un’iniziativa per trasformare l’arte in asset digitali liberamente scambiabili su blockchain, indirizzando i proventi verso gli obiettivi di sostenibilità individuati dalle Nazioni Unite. Digital Art 4 Climate ha scelto di utilizzare la tecnologia NFT perché la blockchain ha tutte le carte in regola per “migliorare le supply chain inefficienti, e dare una nuova idea di comunicazione alle comunità attraverso una tecnologia decentralizzata”.  

Altre due realtà native di questo ecosistema hanno espresso la loro missione di rendere Polkadot un leader dell’innovazione sostenibile. Bitgreen e Sequester insieme hanno avanzato la proposta di convertire le micro-fee delle parachain in crediti carbonio. Brendan Edelson di Sequester ha spiegato che le parachain sono fee-optional, in poche parole la relay chain fornisce alle Polkadot parachain i suoi validatori per almeno 2 anni, quindi in linea teorica per validare le transazioni delle parachain non è necessario pagare commissioni. In realtà esistono delle micro-fee che le parachain hanno implementato per motivi di sicurezza. Tuttavia queste piccole commissioni non corrispondono a un costo da coprire, la proposta di Sequester è quella di usarle per acquistare crediti carbonio grazie al marketplace di Bitgreen. 

Adam Carver di Bitgreen ha citato come esempio virtuoso di lotta alle emissioni Polygon, anche se Polkadot è già avvantaggiata in questa missione perché la sua impronta energetica è minima, l’intento è quello di rendere l’ecosistema non solo neutrale ma anche positivo, agendo concretamente e diventare una parte della soluzione al problema ambientale. In questo progetto Sequester calcolerà le micro fee, le scambiare i fondi in carbon credit, e rilascerà una certificazione sotto forma di NFT. 

La diffusione del Web3 dipende dal suo valore nel quotidiano

A cosa serve l’ecosistema DOT e KSM? Un altro caso d’uso del network riguarda la facilitazione dell’accesso al Web3, una realtà decentralizzata, senza il controllo delle grandi industrie tecnologiche. Tuttavia il Web2 ha ancora un grande vantaggio rispetto al web decentralizzato: l’usabilità. Anche se il Web3 ha tantissimi punti a favore, è ancora difficile da usare e riservato a una piccola nicchia di esperti. Secondo Agyle, il CEO dall’identità anonima del Talisman Wallet Project, però la poca usabilità del Web3 è solo una piccola parte dei suoi problemi di diffusione. Una delle principali questioni del Web3 è che molti progetti non hanno un vero utilizzo nella vita reale. Infatti uno degli argomenti preferiti dai detrattori della blockchain è che “è una tecnologia che risolve un problema che non esiste”. 

Agyle, a Polkadot Dedoded, ha spiegato che l’user experience deve certamente migliorare ma la vera sfida è dare al Web3 un valore e utilità nella vita di tutti i giorni. Perché se uno strumento è davvero utile, le persone faranno anche quella fatica in più per imparare ad usarlo. Se un servizio è sia inutile che di difficile comprensione, è destinato a fallire. Qual è il contributo di Talisman in termini di utilità? Talisman mira ad essere un “universal login” per il sistema multichain di Dotsama (che viene chiamato Paraverse). Su Talisman puoi gestire tutte le password, le chiavi, gli accessi delle tue app sul network di DOT e KSM.

Google del Web3? Su Polkadot!

Una semplice definizione di Web3 è “un internet di blockchain”. Se pensiamo a tutto quello che facciamo noi su internet, la ricerca di informazioni è una delle attività maggiori. La blockchain tuttavia non si presta particolarmente ad essere “interrogata”: registra tutti i dati del Web3 ma gli utenti per trovare una specifica informazione dovrebbero passare in rassegna blocco per blocco. Per ovviare a questo problema la blockchain viene integrata ai knowledge graph che organizzano tutti i dati (on chain e off chain) e li rendono disponibili alla consultazione garantendone l’affidabilità. Ad esempio ai knowledge graph si possono chiedere informazioni su NFT o smart contract. OriginTrail, da Agosto su Polkadot, si occupa proprio di questa combinazione tra la raccolta di informazioni su blockchain e la loro organizzazione con knowledge graph. 

Il panorama dei contenuti del Web3 ora appare come un iceberg, a galla c’è poco ma in futuro saranno sempre di più i dati e le informazioni da registrare. A questo proposito bisogna prepararsi a rispondere alle domande degli utenti. Come funziona OriginTrail? Ha un layer 1 composto da molteplici blockchain (Ethereum, Gnosis, Polygon e presto Polkadot), su cui e è  costruito il layer 2, composto dai knowledge graph. Su quest’ultima struttura sarà poi possibile costruire dapp decentralizzate, che sfrutteranno le caratteristiche di entrambi i layer. Una delle attuali applicazioni di OriginTrail è nel campo delle supply chain farmaceutiche che seguono la produzione e la distribuzione dei farmaci per contrastare furti. 

I PolkaOscars, l’evento finale del Polkadot Decoded

Ciliegina sulla torta? Alla fine della seconda giornata del Polkadot Decoded, si è tenuto un evento molto particolare: i Polkaoscars! Durante la cerimonia che si è tenuta a Berlino, sono stati premiati i creatori di contenuti che hanno contribuito a far conoscere vision e mission di Polkadot e Kusama. Il premio, una simpatica statuetta, è stata creata nel Metaverso e stampata con una stampante 3D. 

Content creator, ambassador e community leader: membri attivi su tutti i social per costruire una comunità solida e che condivide la stessa vision di Polkadot e Kusama. Tra gli ambassador c’è Irina Karagyaur, una delle menti dietro al progetto Digital Art 4 Climate, che ha incoraggiato tutti a seguire le loro orme. “C’è bisogno di tutti voi per far crescere l’ecosistema”, ha detto sul palco.

Come fare staking: tutti i modi per ottenere ricompense con le tue crypto

Come fare staking: ottenere ricompense con le crypto

La guida per imparare come fare staking di criptovalute: a cosa serve lo staking, che servizio utilizzare e quali token si possono bloccare!

Lo staking è un meccanismo tipico del settore crypto che permette il funzionamento delle blockchain Proof-of-Stake. Queste particolari chain per raggiungere il consenso della rete (necessario per validare le transazioni) non utilizzano una risorsa esterna come l’energia elettrica e il potere computazionale, ma si servono di risorse interne ovvero le garanzie degli utenti. Insomma prima di tutto lo staking è la base del meccanismo di validazione di una blockchain. Ma con staking si intende anche il semplice blocco di crypto per ottenere ricompense, senza necessariamente diventare validatori di un network. In questo articolo vedremo come fare staking e tutte le opzioni disponibili per ottenere ricompense con le crypto!

A cosa serve lo staking? 

Chi sceglie di fare staking può avere diversi obiettivi. C’è chi fa staking per diventare un validatore e chi invece blocca le sue crypto solamente per ottenere reward, delegando ad altri il compito di validare le transazioni. Vediamo tutte le tipologie di staking: 

1. Fare staking per diventare validatori di una blockchain

I nodi validatori di una blockchain si occupano di finalizzare le transazioni della loro rete. Al contrario di quello che accade nelle chain Proof-of-Work, in quelle Proof-of-Stake non è necessaria una particolare attrezzatura tecnica per validare le transazioni, è sufficiente mettere in staking delle crypto. Nella maggior parte dei casi diventano validatori persone (o enti) che hanno una certa esperienza nel campo blockchain. Dopo aver messo in staking una certa somma di criptovalute, dovrai aprire un nodo. I requisiti per fare questo tipo di staking sono: scaricare il wallet che preveda la possibilità di fare staking nella chain di cui vuoi diventare nodo, e rimanere online 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Alcune blockchain prevedono anche una quota minima di crypto da mettere in staking, ad esempio su Tezos è 8.000 XTZ, su Ethereum 2.0 sarà 32 ETH

2. Delegare il proprio stake

Se non vuoi gestire un nodo validatore in prima persona, puoi optare per delegare il tuo stake a un nodo già esistente. La delega è un’alternativa conveniente per chi vuole partecipare al meccanismo di consenso di una blockchain con un minor investimento di tempo e risorse economiche. Quando deleghi un nodo, la quantità di criptovalute che hai messo in staking si unisce allo stake del nodo stesso. In questo modo il nodo validatore utilizzerà anche le tue criptovalute per contribuire al funzionamento della rete. Le ricompense ottenute per il lavoro di validazione vengono poi distribuite in maniera proporzionale tra il nodo e coloro che hanno delegato. Puoi delegare un nodo attraverso le piattaforme (decentralizzate o meno) che offrono questo servizio. 

3. Fare staking per partecipare alla governance di una chain 

In alcuni casi la funzione dello staking è quella di far partecipare gli utenti alla governance di una blockchain. Chi mette in staking una certa quantità di crypto, si guadagna il diritto a votare aggiornamenti, miglioramenti e la direzione della roadmap della blockchain. Così lo staking aumenta la decentralizzazione delle decisioni di un progetto.

4. Bloccare crypto per ottenere ricompense

Fare staking di criptovalute significa anche semplicemente bloccare per un periodo di tempo le proprie criptovalute per ottenere delle ricompense, calcolate su base annua e espresse in APY. Questi premi sono il corrispettivo di quello che nella finanza tradizionale si chiama rendimento percentuale annuo. Le criptovalute bloccate non possono essere scambiate o vendute, fino allo scadere del periodo di staking scelto all’inizio. Come fare questo tipo di staking? Questa opzione è particolarmente adatta a chi non ha una particolare dimestichezza nel settore perché non richiede nessuna competenza tecnica, basta solamente informarsi sul servizio terzo che si sceglie e assicurarsi di aver seguito le 5 cose da fare prima di fare staking. Ora vediamo dove è possibile fare staking! 

Dove fare staking?

Per fare staking di criptovalute puoi scegliere diversi servizi terzi, ci sono piattaforme decentralizzate, dapp, exchange (centralizzati e non) ma anche opzioni offline come hardware esterni.    

1. Staking via hardware 

Lo staking eseguito offline si chiama cold staking, in questa tipologia di staking le criptovalute vengono bloccate e conservate in cold wallet, ovvero dei wallet non connessi a internet. I cold wallet possono essere hardware, paper wallet o applicazioni offline. Il cold staking viene spesso utilizzato quando si decide di bloccare grandi quantità di crypto e per evitare il potenziale rischio di attacchi informatici. Il livello di sicurezza di questo sistema è alto, tuttavia in questo caso lo staking va gestito in autonomia, senza parti terze che mediano e per questo bisogna conoscere bene i meccanismi. Anche se sono offline, le criptovalute nei cold wallet sono sempre connesse alla blockchain e si guadagnano ricompense come nello staking online. 

2. Staking/Earning via CEX o DEX

Uno dei servizi più utilizzati per fare staking/earning online è quello degli exchange. Che siano centralizzati o decentralizzati, gli exchange forniscono spesso delle guide passo passo su come utilizzare gli strumenti di Earning, tra cui lo Staking. Ogni exchange ha le sue peculiarità, si distinguono per tipologia di soluzione, crypto supportate e per APY. Puoi scegliere quello che più si addice alle tue esigenze. Su Young Platform è possibile accedere a una soluzione di earning di criptovalute tramite la funzione Earning wallet, ove è altresì possibile mettere in Staking le crypto che tecnicamente lo consentono. Al momento puoi vincolare tre crypto diverse per un periodo a scelta e ricevere un reward, calcolato in percentuale all’importo che decidi di bloccare nell’Earning wallet.

3. Staking Pools: protocolli decentralizzati e dapp

Esistono anche numerosi protocolli decentralizzati e dapp che offrono diverse possibilità di fare staking. Ad esempio è possibile bloccare criptovalute in Staking Pool, ovvero degli smart contract o funzionalità che aggregano stake di diversi utenti. Solitamente le Staking Pool vengono utilizzate dai nodi delle blockchain per aumentare la grandezza del loro stake e di conseguenza la probabilità di essere scelti come validatori. Inoltre i protocolli e le piattaforme DeFi, propongono anche opzioni per Staking Derivative e per il Liquid Staking, in cui si guadagnano ricompense tramite prodotti derivati. 

Staking di NFT 

Lo staking non si fa solo con coin o token, l’ultima frontiera della finanza decentralizzata prevede anche lo staking di NFT. Il funzionamento è analogo al classico staking: bloccando in piattaforme apposite i propri token non fungibili è possibile ricevere ricompense in crypto. Non tutti gli NFT sono adatti a questa pratica, una collezione che ha implementato questa funzione è Moonbirds della startup Proof. Lo staking di NFT permette di far fruttare al massimo le proprie opere d’arte digitali e in alcuni casi di partecipare alla governance dei loro progetti. 

Ora che hai visto tutte le cose da considerare su come fare staking di criptovalute, scopri queste 5 curiosità sullo staking e il Proof-of-Stake!

Polkadot Decoded: il riassunto del primo giorno dell’evento sul Web3

Polkadot Decoded: cosa è successo all’evento sul Web3

Dalla prima giornata di Polkadot Decoded, la conferenza annuale dedicata al network di Gavin Wood, le ultime novità dalle parachain per il Web3!

La terza edizione di Polkadot Decoded si sta svolgendo in questi giorni (29-30 Giugno 2022) in 4 location sparse nel mondo: Berlino, Buenos Aires, Hangzhou e New York. L’evento è dedicato alla presentazione e alla scoperta degli ecosistemi di Polkadot e di Kusama con interventi di tutti coloro che stanno costruendo su questo network. Le conferenze e i temi sono stati votati dalla community, in pieno spirito di decentralizzazione! Durante la prima giornata hanno calcato il palco alcune delle parachain di Polkadot e Kusama (ovvero l’ecosistema Dotsama, per usare il nome affettuoso inventato dalla community) per affrontare un argomento di comune interesse: la decentralizzazione di internet. Ecco cos’è successo a Polkadot Decoded, l’evento sul Web3!

Come funziona Polkadot? 

Prima di entrare nel vivo di Polkadot Decoded e ripercorrere cosa è successo durante l’evento sul Web3, rivediamo come funziona Polkadot e come è strutturato il suo network. Polkadot, considerata una delle blockchain più interoperabili del panorama crypto, è un network composto da un insieme di diverse blockchain. Lo scopo di Polkadot è rendere scalabile la tecnologia blockchain fornendo una vasta serie di chain ognuna specifica per un’applicazione. Il network di Polkadot è altamente scalabile proprio perché le sue chain finalizzano contemporaneamente e parallelamente le transazioni. Ci sono due tipologie di blockchain: la relay chain e le parachain. La prima è il cuore di Polkadot, fornisce sicurezza e coordina l’intera struttura del network. Le parachain invece sono le chain con specifiche applicazioni, connesse alla relay chain e personalizzabili. In questo sistema DOT, la criptovaluta nativa di Polkadot, serve a pagare le fee, a partecipare alla governance e a connettere le parachain alla relay chain secondo il meccanismo del bonding. Per diventare una parachain di Polkadot, i vari progetti partecipano a delle aste. L’espansione e lo sviluppo di Polkadot dipende sempre di più dalla ricchezza e dall’innovazione delle sue parachain. Kusama invece è il cosiddetto canary network di Polkadot ovvero una chain di test e sperimentazione. 

Acala, l’hub defi di Polkadot

Vincitrice della prima asta per le Polkadot parachain, Acala è online dal 18 Dicembre 2021. Fin dalla sua ideazione il network di Acala è stato concepito come un “dapp store della finanza decentralizzata”, dopo qualche mese di attività i suoi progetti mantengono fede a questa specializzazione. Acala è una parachain pensata per la DeFi, su di essa sono state sviluppate una stablecoin, dapp e servizi per il liquid staking. Acala USD (aUSD) è la stablecoin nativa di Polkadot ancorata al dollaro, decentralizzata, e sostenuta da criptovalute come DOT e KSM. aUSD è il prodotto di punta di Acala e vuole diventare la stablecoin di riferimento per la DeFi nell’ecosistema Polkadot e Kusama. Dan Reecer, del team di Acala, durante il suo intervento a Polkadot Decoded ha spiegato come in futuro il ruolo di Acala sarà la porta d’accesso al Web3 e alla DeFi per le masse e le aziende. Per fare questo le dapp su Acala dovranno rispondere a necessità e problemi del mondo off-chain, il network stesso proporrà servizi decentralizzati e ibridi per le aziende e le istituzioni che vogliono passare dal Web2 alla sua evoluzione. Quindi servizi pensati per rispondere anche a esigenze di KYC e AML. Tra i progetti interessanti e in via di sviluppo citati da Reecer ci sono Pike, Alluvial e Project Venkman. 

Pike è una piattaforma per prestiti, yield farming e servizi finanziari per i token di Polkadot-Kusama, Alluvial invece fornisce servizi di liquid staking per aziende e istituzioni, mentre Project Venkman permetterà di realizzare programmi fedeltà su blockchain, convertendo i punti in token ERC-20. Project Venkman di recente ha collaborato con l’attore Bill Murray per produrre 1.000 NFT da collezione bastati sulla sua carriera. 

Astar: dare una scossa al Web3

Nel main stage di Polkadot Decoded a Berlino, ha parlato anche Hoon Kim, CTO di Astar, un’altra delle parachain che ha vinto la prima asta insieme ad Acala. Kim ha iniziato il suo discorso partendo dall’assunto che l’intero Web3 oggi è stagnante e non sta crescendo per almeno 6 motivi:

  1. il tribalismo per cui ogni team crede che la propria blockchain sarà quella definitiva, capace di rendere obsolete le altre;
  2. Le persone stanno alla larga dalle tecnologie della blockchain perché sono percepite come troppo difficili o incomprensibili;
  3. Tutti lavorano alle stesse cose, non ci sono idee originali e fresche;
  4. I progetti del Web3 si basano su business model spesso inefficaci, come i token sale e le ICO che, secondo Kim, sono funzionali solo nella fase di lancio di un progetto ma non garantiscono un incentivo costante;
  5. Poca interoperabilità e comunicazione;
  6. Mancanza di standard di sicurezza

Astar cerca di portare soluzioni a queste difficoltà del Web3, nello specifico per gli aspetti dell’interoperabilità e delle modalità di incentivo per i progetti su blockchain. Astar a questo proposito propone uno staking di dapp in cui gli utenti possono bloccare i loro token sulle loro applicazioni decentralizzate preferite e far guadagnare dei token agli sviluppatori. Il meccanismo è simile a quello della nomina via staking dei validatori nel Nominated Proof-of-Stake. In questo modo sono le persone a valutare i progetti migliori, favorendo la crescita di dapp utili. Secondo Kim infatti l’utilità non viene ancora considerata un parametro per misurare il successo. Nel Web3 girano troppi progetti che sono la fotocopia di qualcosa che esiste già e non soddisfano un bisogno reale. Con lo staking di dapp i progetti più apprezzati possono essere premiati economicamente e continuare il loro lavoro sostenuti dalla community. 

Web3 e gaming su Ajuna Network

Ajuna è una piattaforma per il gaming decentralizzato sviluppata su Polkadot e Kusama. Come spiegato da Nicholas Douzinas, CBO e Co-Founder, il focus di Ajuna è sull’ascolto attivo dei giocatori. Se si vogliono costruire dei videogiochi nel Web3 non si può tralasciare il potenziale della community che non è composta da consumatori passivi (come succede nella maggior parte dei videogiochi tradizionali) ma da co-creator. Ajuna, ascoltando la voce degli utenti, si è resa conto che il coinvolgimento è dato da un’user experience curata e dal gameplay. Il gioco di punta in arrivo su Ajuna è Dotmog, ambientato nell’universo dei Mogwais, un’antica specie aliena.

Momentum: un Metaverso pratico per i lavoratori

Con la sua fondatrice Chrisel Sieling, a Polkadot Decoded è stato presentato anche Momentum, un Metaverso su Dotsama attivo dal 24 Maggio 2022. Per Sieling il Metaverso deve avere uno scopo, servire a qualcosa: “the metaverse is bullshit if you are not solving a problem”. Quello che fa insieme al tema di Momentum è creare uno spazio digitale in cui poter lavorare in gruppo in maniera semplice e intuitiva. 

Quello che manca ai Metaversi “di gioco” come Decentraland o The Sandbox è la possibilità di lavorare insieme a distanza, Momentum offre funzionalità da ufficio come videochiamate, chat e condivisione di schermi. Sieling ha spiegato che i Metaversi sono esplosi insieme e dopo alla pandemia di Covid-19, per rispondere all’esigenza di incontrarsi e collaborare in 3D da casa propria, ma non tutti hanno risposto effettivamente a questa seconda esigenza. Momentum è perfetto, invece, per ospitare hackathon e programmi formativi.

Polkadot Decoded continua anche domani, resta sul blog di Young Platform per scoprire gli aggiornamenti e le novità dall’evento sul Web3 di Polkadot e Kusama!

Il destino dei miner di ETH dopo The Merge

The Merge: stop al mining di Ethereum, cosa faranno i miner?

The Merge: stop al mining di Ethereum. Con il passaggio al Proof-of-Stake, i miner resteranno disoccupati? 

Dopo The Merge, l’aggiornamento che porterà Ethereum a diventare una blockchain Proof-of-Stake, il lavoro dei miner che fino ad ora ha validato le transazioni e permesso il funzionamento della blockchain diventerà obsoleto. La blockchain infatti funzionerà grazie al meccanismo dello staking. Il cambiamento di meccanismo di consenso non ha un impatto solo sulle performance e la sostenibilità della blockchain, dicendo stop al mining di Ethereum si dice addio anche a un’industria che vale 19 miliardi di dollari. Cosa faranno i miner di ETH, casalinghi o quotati in borsa? Ecco le principali ipotesi!

La questione: riconvertire gli hardware per il mining

Il destino del lavoro dei miner dipenderà principalmente dalla possibilità di riconvertire a nuovi scopi l’infrastruttura e il materiale tecnico che veniva usato per il mining di Ethereum. I miner di Ether possono scegliere due tipologie di hardware: ASIC e GPU. I primi sono “circuiti integrati per applicazioni specifiche” questo significa che sono progettati per assolvere a specifiche funzioni, in questo caso il mining di ETH, e difficilmente utilizzabili per altre attività o per minare altre crypto. Le GPU (Graphics Processing Unit) invece sono più versatili, sono processori utilizzati ad esempio nelle classiche schede grafiche popolari nell’industria del gaming, ma anche nel campo dell’intelligenza artificiale, e in generale dove è richiesta l’elaborazione di un gran numero di calcoli complessi. Il mercato delle GPU è esploso e diventato molto competitivo da quando vengono usati per minare Ethereum e altre criptovalute, così la domanda di questi hardware è aumentata esponenzialmente e le aziende di videogiochi o tech si sono scontrate e contese le GPU con i miner di ETH. Lo scorso anno, il settore crypto ha contribuito per circa il 14% al fatturato complessivo delle GPU.

Non ci sono dati certi sulla percentuale di quanti usano GPU e quanti ASIC per minare Ethereum, una stima vede un 90% dei primi e un 10% dei secondi. Dopo The Merge, con gli ASIC che venivano utilizzati per il mining di Ethereum si potrà continuare a minare solo Ethereum Classic (una blockchain che vuole proseguire il progetto originario di Ethereum del 2015) ma se questa attività non dovesse risultare redditizia, è probabile che tutti questi hardware vengano abbandonati. D’altro canto per quanto convertibili, la domanda di GPU calerà drasticamente tornando ad essere dispositivi tipici del settore videogiochi. Vediamo i 4 possibili destini dei miner di ETH!

1. Minare criptovalute alternative

Una delle possibili strade per i miner di ETH è quella di continuare il mining ma su altre blockchain. Questa soluzione sembra particolarmente attraente per i piccoli miner che su Reddit condividono questa loro intenzione di continuare a fare mining migrando altrove. Secondo WhatToMine, un sito che indica le crypto più redditizie da minare in base ai costi, le crypto più interessanti per i miner di ETH sono Ravencoin (RVN) e Ethereum Classic (ETC). Il problema di questo passaggio è che queste criptovalute alternative non hanno un mercato attivo e florido come quello di Ethereum, e il rischio è che il mining non sia così conveniente. Il mercato totale delle monete con cui fare mining tramite GPU, escluso Ethereum, è attualmente di 4,1 miliardi di dollari al 9 giugno, pari a circa il 2% del mercato di Ethereum.

2. Potenza di calcolo: dal mining al cloud computing

Per chi si dedica a minare Ethereum su larga scala, The Merge potrebbe rappresentare una grande perdita considerato l’investimento in hardware per il mining, energia e infrastrutture come magazzini e locali per ospitare i macchinari. Con le GPU questi miner potrebbero scegliere di offrire la loro potenza di calcolo a giganti del cloud computing e dell’elaborazione dati come Amazon Web Service oppure le nascenti realtà del Web3, per l’hosting dell’infrastruttura blockchain, l’archiviazione di NFT o il rendering grafico. Del resto la domanda di calcolo ad alte prestazioni aumenterà sempre di più, con lo sviluppo e la crescita dei videogiochi, dell’intelligenza artificiale e dell’animazione cinematografica. 

3. Costruire le basi per il Web3

Con Web3 si intende, brevemente, quella nuova fase del web in cui internet sarà costruito su blockchain e decentralizzato. Per concretizzare il Web3 è necessaria una struttura di base capace di ricreare internet come lo conosciamo ora ma su protocolli open source. Questa struttura deve rendere possibili attività come streaming video, rendering di oggetti 2D e 3D e la memorizzazione di molti dati. Per questo scopo possono tornare utili proprio le GPU: una volta terminato il mining di Ethereum i miner si dedicheranno alla costruzione del Web3?

4. Stop al mining di Ethereum, via allo staking

Infine uno dei possibili destini dei miner di ETH dopo The Merge, potrebbe essere la conversione allo staking di ETH. Alcuni dei miner potrebbero continuare a validare le transazioni della blockchain ma con un diverso meccanismo di consenso. I miner che hanno accumulato ETH negli anni potrebbero decidere di vendere le loro GPU e diventare validatori della rete bloccando in staking almeno 32 ETH oppure delegando le proprie crypto a un altro nodo. In questo modo i miner potrebbero continuare a guadagnare ETH rimanendo a lavorare nel secondo network più importante di tutto il mondo crypto. 

L’era NFT di Gucci, il brand di lusso entra nella DAO di SuperRare

Gucci NFT: il brand di lusso entra nella DAO di SuperRare

Il brand di lusso entra nella DAO di SuperRare: gli NFT di Gucci in mostra sul top marketplace

Si è concluso da pochi giorni NFT.NYC, l’evento newyorkese dedicato al Web3 che ha sancito l’ingresso nella cultura pop degli NFT. Conferenze, party e novità incredibili: Solana nel 2023 lancerà uno smartphone crypto, Snoop Dogg e Eminem si sono trasformati in Bored Ape in un video musicale. In questa occasione Gucci ha annunciato di essersi unita alla DAO di SuperRare, uno dei più importanti marketplace NFT del settore. Lo scopo della partecipazione attiva all’organizzazione autonoma decentralizzata che gestisce SuperRare, è la creazione di un nuovo spazio artistico virtuale con un’impronta di digital fashion. Il brand di lusso entra nella DAO di SuperRare, gli NFT di Gucci trovano casa in uno spazio espositivo virtuale!

La storia di Gucci in NFT

La collaborazione tra questi due colossi dell’arte digitale e della moda di lusso, è stata comunicata da Zack Yanger, SVP of Business Development di SuperRare, e Nicolas Oudinot, CEO di Gucci Vault, il concept store sperimentale online di Gucci. Come accade nella maggior parte delle DAO, per entrare è necessario comprare una quota dei token di governance, in questo caso Gucci ha acquistato 25.000$ di token RARE. Con questa mossa Gucci si è garantita il diritto di proporre e votare iniziative riguardanti il marketplace NFT. L’obiettivo finale della partnership è sviluppare una galleria permanente per gli NFT di Gucci entro la fine dell’anno, il progetto si chiamerà Vault Art Space: “svincolato da pareti fisiche, lo spazio presenta una rotazione regolare di mostre, ognuna delle quali è un vortice immersivo di creatività”. La mostra di debutto che sancisce l’ingresso di Gucci nella DAO di SuperRare si intitola “The Next 100 Years of Gucci” ed è stata pubblicata il 23 Giugno 2022, si tratta di collezione di opere d’arte NFT di 29 artisti che mostrano e interpretano l’eredità e il patrimonio di Gucci. Le opere saranno messe all’asta in tre diverse tranche, il prezzo degli NFT di Gucci si aggira tra i 2,5 e i 6 ETH

Gucci per un’economia “interconnessa e decentralizzata”

Perché il brand di lusso ha deciso di entrare nella DAO di SuperRare? Oudinot ha spiegato che si sono rivolti a SuperRare “sapendo di poter contare sul nostro impegno reciproco per amplificare la visione di questo gruppo poliedrico di artisti” e ancora “siamo rimasti affascinati dalla capacità di SuperRare di fornire [agli artisti] una piattaforma per mostrare il loro lavoro in modo innovativo, una piattaforma che si basa su un senso di comunità e che valorizza le interazioni e la decentralizzazione come strumenti chiave per sostenere sia gli artisti che i collezionisti”. Secondo Oudinot, Gucci desidera prendere parte ad una “economia più interconnessa e decentralizzata”. Proprio perché ha scelto una DAO e non una realtà centralizzata, Gucci sembra intenzionata a scrivere la sua nuova era di digital fashion secondo le regole e gli ideali della decentralizzazione. 

Il 2022? L’anno Web3 di Gucci

Il 2022 è stato l’anno in cui Gucci ha ampliato i suoi orizzonti nella scena Web3. A Febbraio è stata presentata la collezione NFT SUPERGUCCI, a Marzo è arrivata Gucci Grail: NFT Gucci personalizzati, ideati da Alessandro Michele (art director della casa di moda) e realizzati dall’artista digitale Wagmi-san. A Maggio Gucci è diventata una delle aziende che accettano pagamenti in criptovalute, infatti in 5 store Gucci negli Stati Uniti si può pagare in Bitcoin, Bitcoin Cash, Ethereum, Wrapped Bitcoin, Litecoin, Shiba Inu, Dogecoin e con alcune stablecoin ancorate al dollaro. Non dimentichiamo che Gucci ha anche la sua LAND a The Sandbox e su Roblox, dove ha allestito un giardino con store di capi d’abbigliamento digitali e locali virtuali. Il terreno di Gucci a The Sandbox ospita conversazioni sul futuro della moda nel Metaverso e esperienze di digital fashion organizzate da Gucci Vault. Questi sono solo alcuni dei progetti Web3 di Gucci!

Hermes e gli NFT? Non tutti i brand di lusso amano il digital fashion

Non tutte le case di moda hanno un buon rapporto con i token non fungibili alla stregua di Gucci! Hermes, il brand di lusso francese, ha di recente concluso (e perso) una diatriba legale su alcuni NFT su OpenSea. Un artista digitale, Mason Rothschild, ha messo in vendita su OpenSea delle opere digitali che raffigurano delle rivisitazioni dell’iconico modello di borse di Hermes, Birkin. La casa di moda non ha gradito e ha subito sostenuto il plagio chiedendo a OpenSea di rimuovere gli NFT e qualsiasi metadato connesso ad essi, e a Rothschild di distruggere le proprie opere digitali. OpenSea, con l’arrivo della diffida, ha eliminato gli NFT ma l’artista ha semplicemente spostato le sue opere su un altro marketplace NFT. Hermes a quel punto ha citato in giudizio Rothschild che si è difeso spiegando che lui non realizza né vende Birkin contraffatte ma che crea opere d’arte che raffigurano queste borse, come Andy Warhol ha fatto con i barattoli di zuppa Campbell. Non ci sarebbe dunque nessuna violazione del diritto d’autore! Il giudice incaricato di prendere una decisione in effetti ha tutelato il valore artistico e creativo degli NFT di Rothschild non ritenendoli degli oggetti commerciali destinati alla vendita in contraffazione ma vere e proprie opere d’arte. La vicenda ci suggerisce che la moda tradizionale e la digital fashion su blockchain non sono ancora del tutto compatibili e non sempre viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda, sembra che non vedremo presto progetti che coinvolgono Hermes e gli NFT.

Axie Infinity riapre il Ronin Bridge e risarcisce gli utenti hackerati

Axie Infinity: il videogioco play-to-earn rimborsa gli utenti dell’hack

Il videogioco play-to-earn rimborsa gli utenti derubati e riapre il Ronin Bridge dopo il duro attacco di Marzo!

Il 23 Marzo 2022 il Ronin Bridge di Axie Infinity è stato attaccato e sono stati rubati circa 600 milioni di dollari tramite alcune chiavi private hackerate che hanno permesso dei prelievi. Fin dal disastro il team di Ronin, finanziato dal gruppo creatore di Axie Infinity, Sky Mavis, si è messo all’opera per risolvere il problema. Domani, 28 Giugno, il videogioco play-to-earn rimborsa gli utenti coinvolti nell’hack e riapre il Ronin Bridge. Scopri i dettagli!

Che cos’è il Ronin Bridge?

Il 28 Giugno verrà riaperto il Ronin Bridge ovvero il bridge che mette in collegamento la sidechain Ronin e Ethereum. Axie Infinity è un videogioco play-to-earn basato sulla blockchain di Ethereum, Sky Mavis, il gruppo che ha sviluppato Axie Infinity, ha scelto però di appoggiarsi anche a una blockchain di supporto per migliorare le prestazioni in termini di scalabilità. A questo proposito Axie Infinity utilizza la sidechain Ronin e il Ronin Bridge serve a trasferire ETH e ERC-20 token nei Ronin Wallet. Questo bridge a Marzo 2022 è stato hackerato da un gruppo di criminali coreani che sono entrati in possesso di 5 chiavi private (sulle 9 totali che gestiscono i nodi di Ronin) e hanno prelevato 600 milioni di dollari. In questo attacco, il punto debole di Ronin è stata quindi la centralizzazione, l’intera rete infatti era in mano ad appena 9 nodi. Alla luce di quanto successo, il network sta lavorando per decentralizzarsi il più possibile. In che modo? Innanzitutto convertendosi a un meccanismo di consenso come il Delegated Proof-of-Stake e, in secondo luogo, con un token di governance: RON. 

Riapre il Ronin Bridge: tutto quello che c’è da sapere

L’annuncio della riapertura del bridge è arrivato con un tweet del profilo ufficiale Ronin: “il nostro team di ingegneri ha lavorato duramente per preparare la riapertura del bridge” e, ancora, “abbiamo in programma di riaprire il ponte Ronin il 28 giugno, con la restituzione di tutti i fondi degli utenti”. Dopo la riapertura del Ronin Bridge, dunque il team di Ronin si impegna a risarcire tutti gli utenti. Per questo scopo, Sky Mavis dopo l’attacco aveva raccolto 150 milioni di dollari da investitori e società di venture capital, la cifra si unirà agli altri fondi della società. 

La riattivazione del Ronin Bridge era prevista inizialmente per il 23 Giugno ma è stata posticipata al 28. Sull’annuncio via Twitter si legge che la riattivazione del bridge richiede un hard fork della rete e che quindi i validatori dovranno aggiornare il loro software

Nonostante l’attacco di Marzo, il token AXS continua ad essere una delle principali crypto del Metaverso e la rete di Ronin rimane un punto di riferimento del settore. Secondo i dati di cryptoslam, Ronin è la seconda blockchain per volume di compra vendita di NFT, dietro solo ad Ethereum. Dalla sua nascita, sulla sidechain di Axie Infinity sono stati scambiati oltre 4 miliardi di dollari! Ora il videogioco play-to-earn rimborsa gli utenti, riapre il Ronin Bridge e ritorna a perseguire i suoi obiettivi di decentralizzazione e autonomia tecnologica, nello spirito del “samurai senza padrone” di cui prende il nome

Meta e The Fabricant, 2 modi di intendere la moda digitale

NFT fashion: The Fabricant e Meta spiegano la moda digitale

La moda del futuro è digitale. Il dilemma: blockchain sì o no? I brand più famosi si convertono al connubio NFT e fashion! 

Per le case di moda, il Metaverso si sta rivelando un’opportunità per sperimentare linguaggi espressivi e per pensare nuovi prodotti. I brand che stanno sviluppando collezioni digitali sono sempre di più, tra questi ci sono Zara, Lacoste, gli NFT di Adidas e quelli di Gucci. Non tutti però scelgono di realizzare moda digitale su blockchain: il Metaverso ha diverse forme e può essere centralizzato o decentralizzato. Questa duplicità descrive anche due modi diversi di intendere la moda digitale. Per alcune aziende, come Meta, i capi d’abbigliamento virtuali non sono sotto forma di NFT mentre per altre, come The Fabricant, la moda digitale va costruita su una blockchain. Vediamo questi due differenti approcci alla moda digitale! 

Meta: un Metaverso vestito Balenciaga, Prada e Thom Browne 

Mark Zuckerberg, CEO di Meta (prima Facebook), i giorni scorsi ha annunciato durante una diretta su Instagram, che sta per essere aperta la boutique di abbigliamento digitale “Avatar Store” per il Metaverso di Meta “Horizon Worlds”. Il lancio sarà celebrato con la partnership con alcuni brand di alta moda ovvero Balenciaga, Prada e Thom Browne. “Sono davvero grato e orgoglioso che questi marchi si uniscano a noi per dare il via alla moda nel Metaverso”, ha detto Zuckerberg. Il marketplace di moda digitale per tutti gli utenti Meta e Facebook sarà disponibile la prossima settimana, a partire da Stati Uniti, Canada, Thailandia e Messico. All’inizio i capi in vendita su Avatar Store avranno un prezzo compreso tra i 2,99 a 8,99 dollari. Balenciaga, Prada e Thom Brown saranno quindi i primi brand a vendere nel marketplace di Meta. Tuttavia l’idea di Zuckerberg è avviare un marketplace in cui tutti, non solo stilisti di formazione, possano realizzare e vendere moda digitale. Al momento non è ancora stata rivelata la modalità in cui verranno distribuite le ricompense tra il marketpace di Meta e i creatori di alta moda virtuale. 

The Fabricant e il modello di moda decentralizzata 

Che cos’è The Fabricant? The Fabricant, “a Digital Fashion House”, è uno dei progetti pionieri della moda digitale su blockchain. The Fabricant non è un vero e proprio marketplace di NFT di moda, ma un incubatore di fashion virtuale. La piattaforma è costruita su Flow una blockchain scelta dai fondatori per la sua sostenibilità e velocità. Rispetto a Meta, qui ci troviamo davanti a NFT fashion, un caso di moda digitale decentralizzata e costruita su blockchain. I creativi di The Fabricant non creano dei semplici capi d’abbigliamento come oggetti digitali ma veri e propri NFT. Per il team di The Fabricant la blockchain è ideale per costruire la moda del Metaverso innanzitutto perché è in grado di dare valore ai dati e alla proprietà degli oggetti digitali. Secondo la co-founder Adriana Hoppenbrouwer-Pereira, The Fabricant sta “creando un business per il momento in cui il nostro guardaroba digitale sarà il nostro guardaroba”. Avere un set di capi d’abbigliamento nel Metaverso non sarà un concetto tanto assurdo quando le esperienze digitali proposte saranno sempre di più. Cambiare i propri abiti e adattarli ad ogni occasione diventerà spontaneo come cambiare d’abito nella vita reale: un outfit per la palestra e uno per una cena elegante. Quando si verificherà questa situazione i vestiti digitali da realizzare saranno così tanti che solo la blockchain potrà essere lo strumento adatto per scalare la produzione

La blockchain è vantaggiosa per il settore della moda digitale anche perché tiene traccia delle royalty e le distribuisce equamente tra creatore e proprietario. Sempre Hoppenbrouwer-Pereira, durante un’intervista, ha raccontato che la blockchain e il Metaverso riporteranno la moda alla sua dimensione di gioco e divertimento. Vestirsi nel Metaverso sarà un’esperienza componibile, altamente creativa ed espressiva delle personalità delle persone. 

Cosa rende un NFT fashion davvero utile?

Gli NFT fashion devono essere pienamente adattabili agli avatar dei vari Metaversi e essere trasferibili tra gli stessi per avere una reale utilità. La sfida di The Fabricant al momento è quella di tradurre le sue creazioni fashion negli stili dei principali mondi virtuali. The Sandbox ad esempio è più pixellato rispetto a Decentraland, lo stesso abito NFT deve poter essere indossato ovunque. L’altra faccia della medaglia di questa sfida è fornire un’esperienza cross chain dove gli NFT costruiti su una blockchain come Flow possano essere trasportati e usati ovunque. Soprattutto su Ethereum dove sono sviluppati i principali Metaversi. 

Il Metaverso e la moda digitale sono davvero dietro l’angolo?

Per concepire l’utilità di abbigliamento digitale, ancora prima ci si può chiedere se il Metaverso sia davvero una tecnologia capace di entrare in maniera predominante nelle nostre vite. Il successo dei Metaversi sarà dettato dalla capacità di attirare l’attenzione e coinvolgere gli utenti. Siamo solo all’inizio però si può considerare che Decentraland ha ospitato 40.000 persone alla sua prima Metaverse Fashion Week. I risultati in questo senso appaiono promettenti, il record del Metaverso di MANA è molto alto per la blockchain che si è dimostrata capace di accogliere così tanti utenti. Tra le aziende fashion che hanno scelto gli NFT su The Fabricant ci sono Adidas, Under Armour e Puma.

Cosa è successo alle stablecoin dopo il crollo di UST?

Stablecoin: cosa è successo dopo il crollo di UST 

Il crollo di UST ha portato cattiva luce sulle stablecoin. Quanto ne hanno risentito USDC, USDT e DAI?

Dopo il crollo di UST, la stablecoin dell’ecosistema crypto Terra (LUNA), la stabilità e l’affidabilità  delle stablecoin è stata messa in discussione. Per alcuni il vertiginoso tracollo di UST ha evidenziato le difficoltà strutturali delle stablecoin soprattutto in termini di sicurezza e trasparenza. Tuttavia c’è chi è ancora convinto della potenzialità di questa tipologia di criptovalute, come Circle che ha deciso di lanciare una nuova stablecoin ancorata all’Euro. In questo articolo troverai una panoramica di cosa è successo alle altre stablecoin dopo il crollo di UST!

USDC: resiste e aumenta il market cap 

Le stablecoin si dividono in tre tipologie: ancorate a fiat, ancorate a crypto oppure algoritmiche, il cui valore non è direttamente lo specchio di un bene sottostante ma è stabilito da una formula matematica. USDC è una stablecoin ancorata al prezzo del dollaro ed è gestita da Centre, un consorzio nato dalla collaborazione tra Coinbase e Circle, un’azienda che si occupa di pagamenti peer-to-peer. USDC è conosciuta per essere la seconda principale stablecoin del mercato e per la sua vocazione altamente centralizzata. Subito dopo il crollo di UST, USDC ha ottenuto un aumento del market cap da circa 48 miliardi a 53 miliardi (11 Maggio) dovuto a una probabile migrazione degli utenti verso stablecoin alternative. 

Linda Jeng, Chief Policy and Regulatory Officer di Centre, ha commentato la vicenda dicendo che non tutte le stablecoin sono uguali: le stablecoin ancorate a fiat non dovrebbero essere giudicate come quelle algoritmiche. Jeng ha ribadito che la forza di USDC sta nella correlazione alle fiat e che Centre mantiene sempre il suo impegno per fornire standard alti e per fare di USDC una “vera rappresentazione digitale del dollaro”. Jeng ci tiene a specificare che “le riserve di USDC sono interamente detenute in conti presso istituzioni finanziarie regolamentate dagli Stati Uniti, limitate a contanti e obbligazioni governative statunitensi a breve scadenza, e sono separate dagli altri conti di Circle, compresi i fondi aziendali generali” e che “c’è una cosa che una criptovaluta, una commodity o una “stablecoin” algoritmica non sarà mai: un equivalente solido e affidabile del denaro.” Infine si augura che le stablecoin siano presto regolamentate da “norme intelligenti e favorevoli”. 

Circle fa il bis: il 30 Giugno il lancio di EUROC

Qualche giorno fa, Circle ha annunciato che il 30 Giugno 2022 verrà lanciata sul mercato una nuova stablecoin di loro creazione: EUROC, che sarà ancorata all’Euro in rapporto 1:1. Cosa si può dedurre dal lancio di una stablecoin in questo periodo delicato? Forse che le realtà dietro a questo genere di criptovalute sono sicure e fiduciose delle proprie capacità nello sviluppo di stablecoin.

Attimi di panico per USDT che perde (momentaneamente) il peg 

USDT è un’altra stablecoin ancorata al dollaro emessa dalla società Tether. Con il crollo di UST, la stablecoin di Terra (LUNA), il suo market cap si è leggermente abbassato (meno 7 miliardi) e per un breve momento ha perso il suo peg. Il team di Tether però ha precisato che USDT non ha nulla in comune con UST e che nonostante tutto dal 2015 “non ha mai mancato di elaborare una richiesta di prelievo di USDT al valore di 1 dollaro per token USDT”. A competere con USDT e USDC c’è DAI: cosa è successo a questa stablecoin dopo il crollo di UST?

Perché DAI è sopravvissuta a UST?

A differenza delle crypto appena citate, DAI non è ancorata a fiat ma ad altre crypto come ETH, BTC ma anche USDC. Tecnicamente si tratta di una stablecoin sovra-collateralizzata ed è gestita dalla MakerDAO. Secondo alcuni, DAI si sta imponendo come alternativa a UST dopo il crollo di Terra: durante la crisi non ha oscillato troppo lontano dal suo ancoraggio. Così la ormai vecchia rivalità tra le due stablecoin ha trovato una conclusione: DAI è tornata sotto i riflettori e UST ha attirato a sé tutto il karma negativo: 

DAI del resto è la più longeva stablecoin DeFi conosciuta. Per alcuni le ipotesi del suo trionfo su UST sono legate alla sua sovra-colleteralizzazione, alla sua decentralizzazione, all’aggiunta di collaterali come stETH, a ulteriore garanzia del protocollo, e ai numerosi casi d’uso di Maker che stanno aumentando la credibilità dell’intero progetto. Cosa è successo alle stablecoin dopo il crollo di UST? Tutto sommato le principali stablecoin hanno affrontato a testa la situazione e si stanno preparando alle sfide del futuro.

7 punti di forza di Bitcoin per affrontare il bear market

Bitcoin: 7 punti di forza per affrontare il bear market

I prezzi delle crypto stanno calando ma BTC è la più solida di tutte e la community la sostiene, scopri perché!

L’andamento del prezzo di Bitcoin, dati storici alla mano, segue un ciclo di 4 anni scandito dall’halving di BTC, che si verifica per l’appunto ogni 4 anni. Con halving si intende il dimezzamento progressivo delle ricompense in BTC che ricevono i miner per il loro lavoro. L’halving sembra coincidere con la fine di un ciclo del prezzo di Bitcoin e con l’inizio del successivo. Dalla nascita di BTC infatti, il suo prezzo ha seguito questa scansione dove l’having è preceduto da 18-24 mesi di bull market e seguito da due anni di bear market. Seguendo le tempistiche di questa teoria, ci troviamo nel mezzo di un bear market. Il prossimo halving è previsto per il 2024, l’offerta di BTC allora cambierà e di conseguenza anche i comportamenti del mercato. Un bear market può essere suddiviso in più fasi, capirle ci può aiutare a guardare in prospettiva il momento attuale del mercato di Bitcoin. Scopri i 7 punti di forza di Bitcoin per affrontare il bear market!

Le fasi del bear market 

Se consideriamo il precedente bear market che abbiamo affrontato, possiamo distinguere 7 fasi:

  1. Il crollo: fase in cui il mercato crolla molto rapidamente, coinvolge sia Bitcoin che le altcoin; 
  2. Rifiuto/negazione: fase in cui si tende a pensare che i prezzi siano soggetti solo a uno dei tanti e consueti cali; 
  3. Realizzazione: fase in cui ci si rende conto che non si è di fronte solo a un calo fisiologico del mercato. Spesso questa consapevolezza arriva anche dall’osservazione più ampia del contesto macroeconomico;
  4. Panico: dopo la consapevolezza di quello che sta succedendo, le persone si fanno prendere dal panico, questa prospettiva cambia la mentalità di mercato. Ogni tentativo di rimbalzo è eliminato da coloro che cercano di limitare le perdite vendendo. In questa fase, i rimbalzi sono ad opera dei bitcoiners che comprano BTC attirati dai prezzi ridotti;
  5. Accumulo/stabilizzazione: anche se la maggioranza degli utenti si lascia trasportare dal panico, chi ha una visione a lungo termine accumula principalmente coin “solide” come BTC rispetto alle altcoin;
  6. Anticipazione: in questa fase cominciano a tornare i fondi, Bitcoin è di nuovo in crescita. Le persone riprendono ad acquistare anche altcoin a media capitalizzazione di mercato;
  7. Crescita costante: il mercato riprende a crescere in maniera costante. Si passa da un’estrema paura a sentimenti neutrali. 

Ora ci troviamo nella fase del panico, la numero 4, in cui il Fear and Greed Index ha i valori più bassi (extreme fear). Il mercato sta cercando piano piano di passare alla numero 5, ovvero alla stabilizzazione. Chi è immerso completamente nella modalità panico fa fatica a percepire l’accumulo. Non è possibile prevedere con precisione quando il bear market si evolverà nelle fasi successive. Se paragoniamo BTC alle altre crypto possiamo però notare che per quanto siano tutte in calo, Bitcoin è quella che sta perdendo meno. Se la maggior parte delle altcoin sta scendendo di oltre il 90% dal suo ATH, il calo di Bitcoin è poco meno del 70% rispetto al suo ATH di 69.045 dollari. 

L’unica certezza è che il prossimo halving sarà all’inizio del 2024 (è stabilito dall’algoritmo), momento in cui l’equilibrio del mercato sarà nuovamente sconvolto. Chi ha un’ottica a lungo termine ed è convinto del valore di Bitcoin al di là del suo semplice prezzo, continua a comprare e holdare. La lungimiranza dei bitcoiner fa sorgere una domanda: perché Bitcoin continua ad essere supportato? Ecco i 7 punti di forza di Bitcoin per affrontare il bear market!

I punti di forza di Bitcoin: ecco perché i bitcoiner non mollano

I bitcoiner non si fanno prendere dalla paura, il bear market può seminare tutto il panico che vuole ma c’è chi non abbandona Bitcoin. Questo perché i punti di forza e le potenzialità dell’intero sistema di Bitcoin vanno oltre il prezzo. Bitcoin infatti è:

  1. Open source: tutti possono avere accesso alle informazioni processate dalla blockchain, verificare ma soprattutto contribuire allo sviluppo e al miglioramento di tutto il network;
  2. Trasparente: non c’è bisogno di avere una fiducia cieca nel suo funzionamento. Uno degli slogan a cui è affezionata la community di BTC è: “don’t trust, verify”, proprio perché è tutto sotto ai tuoi occhi, disponibile e verificabile;
  3. Neutrale: non conosce politica e non dipende dalle legislazioni degli stati (almeno per quanto riguarda il funzionamento della sua blockchain, il mining ad esempio può essere soggetto a limitazioni);
  4. Decentralizzato: il network di BTC è composto da nodi sparsi in tutto il mondo e nessuna azienda o singola persona ha in mano l’intero potere decisionale;
  5. Resistente a censura: l’unico modo per bloccare il suo operato, è bloccare internet (e possiamo solo immaginare quali sarebbero le conseguenze di disconnettere tutto il mondo);
  6. Sicuro: la sicurezza di Bitcoin è garantita dal suo meccanismo di consenso Proof-of-Work. Il lavoro dei miner rende le transazioni sicure e la decentralizzazione dei nodi permette che non ci siano interferenze;
  7. Caratterizzato da una politica monetaria vincente. La sua scarsità e la natura digitale, rendono il sistema di Bitcoin un’alternativa ai sistemi economici come li conosciamo.

Il prossimo halving ci salverà?

Come sempre, il mercato è lo specchio di numerosi fattori, la maggior parte dei quali è imprevedibile. L’halving ci fa sperare in un miglioramento dell’andamento di Bitcoin perché in passato ha sempre inciso in maniera positiva. Tuttavia le conseguenze dell’ultimo halving di Maggio 2020 sono state influenzate anche da elementi esterni come la politica restrittiva della FED. In tutto questo lo stock-to-flow può essere utile come indicatore di trend ma il futuro di BTC è tutto da scrivere!