Cosa è successo nella riunione Fed di settembre 2023

facciata Federal Reserve

Guida alla riunione di settembre: tassi di interesse e non solo

La riunione Fed di settembre 2023 si è conclusa. I tassi di interesse non sono stati toccati, esattamente come previsto dalla maggior parte degli analisti, e il ciclo di rialzi è stato messo in pausa. 

Ma cosa ha spinto il FOMC a prendere questa decisione e cosa accadrà negli ultimi mesi? La conferenza stampa di Jerome Powell ha chiarito il quadro. 

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Riunione Fed settembre 2023: le news principali

Nel meeting appena concluso il Federal Open Market Committee (FOMC) ha confermato il saggio di riferimento in un intervallo compreso fra il 5,25% e il 5,5%. La stretta monetaria è stata dunque messa in pausa, al contrario di quanto accaduto a Francoforte con la BCE in occasione dell’ultimo meeting

Quella presa nella riunione Fed di settembre 2023 è stata una decisione unanime, accompagnata dalle consuete previsioni circa il prossimo andamento dei tassi di interesse. Come confermato dallo stesso istituto centrale la stretta monetaria non è conclusa: da qui alla fine dell’anno 12 governatori hanno parlato di una risalita dei tassi nel range 5,50-5,75%, mentre 7 si sono detti convinti che non sarà necessario. 

La Fed, ha dichiarato Powell, vuole essere sicura che la stretta sia sufficiente prima di arrivare a conclusioni definitive sull’attuale ciclo monetario. Novembre e dicembre, dunque, potrebbero portare nuovi rialzi, ma come sempre le decisioni saranno prese sulla base dei dati macro. 

Per quel che riguarda il 2024, invece, l’istituto ha fatto trapelare che il taglio del costo del denaro potrebbe iniziare non prima della fine dell’anno.

Le previsioni pre-meeting

Le previsioni e le news sulla riunione Fed di settembre 2023 hanno iniziato a rincorrersi addirittura una settimana prima del meeting. Diversi esperti si sono interrogati sulle mosse dell’istituto centrale, che ha comunicato le sue decisioni ufficiali mercoledì 20, come indicato dal calendario completo degli appuntamenti. Il tutto soltanto pochi giorni dopo la BCE, che invece è stata protagonista giovedì 14 settembre, con un meeting che ha tenuto fino alla fine il fiato sospeso al mercato.

Alcune delle più accreditate stime sull’incontro del FOMC sono venute a galla grazie ad un sondaggio condotto da Reuters, che ha ascoltato ben 97 economisti, la maggioranza dei quali (94) si era detta convinta che la Federal Reserve avrebbe lasciato invariati i tassi di interesse, iniziando a tagliare il costo del denaro verso aprile-giugno 2024.

Nello stesso sondaggio 17 analisti su 97 avevano parlato di un ulteriore rialzo prima della fine dell’anno. I progressi sul fronte inflazione ci sono stati, ma appare rischioso al momento darli per assodati. D’altronde lo stesso presidente della FED di Dallas Lorie Logan è andato in questa direzione:

“A questo punto credo che dovremmo procedere gradualmente, soppesando il rischio di un’inflazione troppo alta con il rischio di frenata eccessiva dell’economia”.

Quella attuale appare dunque una fase molto cauta in cui è necessario più che mai essere prudenti, come confermato anche dalla presidente della Federal reserve di Boston Susan Collins:

“Anche se potremmo essere vicini, o addirittura giunti, al picco del rialzo tassi, un ulteriore inasprimento potrebbe essere giustificato, a seconda dei futuri dati in arrivo”.

Le previsioni e le news sulla riunione Fed di settembre sono apparse dunque abbastanza concordi e il FOMC le ha confermate: il rialzo dei tassi di interesse non c’è stato, ma questa, probabilmente, sarà soltanto una pausa.

Riunione BCE settembre 2023: le cose da sapere

bandiere UE

Tutte le decisioni prese nella riunione di settembre: tassi di interesse salgono ancora

La riunione BCE di settembre si è conclusa e molte delle previsioni degli esperti sui tassi di interesse sono state disattese. Come sempre al termine del meeting l’istituto centrale ha pubblicato il comunicato stampa nel quale sono state evidenziate le decisioni prese, ed è stata programmata la consueta conferenza stampa alle ore 15:00 con lo scopo di spiegare le misure pensate.

Riunione BCE settembre: le decisioni sui tassi di interesse e non solo

I tassi di interesse sono stati alzati ancora una volta. Ecco la principale decisione presa nella riunione BCE di settembre 2023. L’inflazione, si legge nel comunicato ufficiale dell’istituto, continua a diminuire, ma resterà troppo elevata ancora a lungo. Il Consiglio direttivo si è detto determinato a garantire il ritorno dell’indicatore al suo obiettivo di medio termine del 2%. Per tutte queste ragioni i tassi sono stati incrementati ancora del 25 punti base.

Le proiezioni macroeconomiche per l’Eurozona parlano ora di un’inflazione media al 5,6% nel 2023, al 3,2% nel 2024 e al 2,1% nel 2025. Per i primi due anni le stime sono state riviste al rialzo (a causa dei prezzi energetici), mentre per il terzo anno al ribasso. Escludendo alimentari ed energia, invece, l’inflazione è vista al 5,1% nell’anno corrente, al 2,9% nel 2024 e al 2,2% nel 2025.

Cosa aspettarsi in futuro?

Il Consiglio direttivo ritiene che mantenendo i tassi di interesse su questi livelli sufficientemente a lungo, l’inflazione tornerà verso il target. Le future decisioni della BCE garantiranno che i tassi di riferimento saranno fissati a livelli sufficientemente restrittivi per tutto il tempo necessario, si legge ancora nel comunicato.

L’istituto di Lagarde continuerà a seguire un approccio data driven per determinare il livello e la durata adeguati della restrizione. In particolare, le decisioni sui tassi di interesse del Consiglio direttivo si baseranno sulla valutazione delle prospettive di inflazione alla luce dei dati economici e finanziari in arrivo, delle dinamiche dell’inflazione di fondo e della forza di trasmissione della politica monetaria.

Le previsioni di Morgan Stanley

Se sulla maggior parte dei meeting 2023 le previsioni degli analisti si sono dimostrate concordi, sulla riunione BCE di settembre si è posato un alone di particolare incertezza. A riassumere perfettamente i dubbi sulle mosse di Lagarde sono stati sin da subito gli analisti di Morgan Stanley. Inizialmente, essi avevano preventivato per settembre un aumento dei tassi di interesse, ma tali previsioni sono successivamente cambiate. 

A pochi giorni dalla riunione BCE gli stessi esperti hanno iniziato a immaginare un meeting all’insegna dell’immobilità, con una Lagarde pronta a non comunicare alcun aumento del costo del denaro visto il calo dell’inflazione dei servizi dell’Eurozona e i segnali di deterioramento economico. 

Le indicazioni della BCE

Alcune considerazioni sullo svolgimento della riunione BCE di settembre sono arrivate dallo stesso istituto centrale e, nello specifico, dal vice-presidente Luis de Guindos. A circa due settimane dal meeting, l’uomo ha confermato le incertezze del mercato, parlando di una decisione “ancora aperta”. 

Nell’incontro di luglio i policymaker della banca avevano lasciato le porte aperte a un nuovo aumento del costo del denaro, ma alcuni si erano mostrati dubbiosi viste le ultime proiezioni economiche pubblicate. 

“Un ulteriore aumento a settembre sarebbe necessario se non vi fosse una prova convincente del fatto che gli effetti del tightening sono stati abbastanza forti da portare giù l’inflazione di fondo”,

avevano tuonato i verbali pubblicati a fine agosto. 

Le previsioni sulla riunione BCE di settembre, dunque, sono sembrate incerte fino all’ultimo momento. Il meeting è stato attentamente monitorato e con esso anche i giorni precedenti l’evento, durante i quali si è tentato di cogliere indizi più specifici sul fronte tassi di interesse. 

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Riunione BCE luglio: nuovo rialzo tassi. Cosa è successo?

Tutte le novità partorite dalla riunione BCE di luglio 2023: i tassi salgono ancora

La riunione BCE di luglio sotto i riflettori. L’istituto di Christine Lagarde ha scelto di alzare nuovamente i tassi di interesse di ulteriori 25 punti base, confermando così le previsioni di analisti e osservatori. 

La decisione era stata attesa non soltanto dal mercato ma anche dai meno esperti, viste le enormi ripercussioni che le scelte di Francoforte possono avere sui portafogli dei cittadini dell’Eurozona (al seguente link il calendario completo dei prossimi meeting 2023 e 2024 per tenersi sempre aggiornati). 

Il rialzo dei tassi, dunque, non ha sorpreso, ma ad attirare l’attenzione sono state le motivazioni dietro questa scelta e le eventuali indicazioni riguardanti il futuro della politica monetaria dell’Eurozona.

Riunione BCE, luglio 2023: tutte le decisioni


I tassi di interesse sono saliti ancora. È questa la decisione più importante presa oggi dal Consiglio Direttivo della Banca Centrale Europea. Aumentare il costo del denaro avrà nuove ripercussioni sui cittadini dell’Eurozona, che dovranno sostenere ancora una volta costi in salita.

L’inflazione, si legge nel comunicato pubblicato alle 14:15, sta scendendo ma è ancora lontana dall’obiettivo e lo sarà ancora a lungo. Per questo tutti e tre i tassi di riferimento della BCE sono stati alzati nell’odierna riunione.

“Gli andamenti osservati dopo l’ultima riunione confermano l’aspettativa che l’inflazione si ridurrà ulteriormente nel resto dell’anno, ma si manterrà su un livello superiore all’obiettivo per un prolungato periodo di tempo”.

La BCE ha comunque notato che i precedenti rialzi dei tassi hanno inasprito notevolmente le condizioni di finanziamento e hanno di conseguenza frenato la domanda. Questo, in teoria, dovrebbe contribuire a riportare l’inflazione verso l’obiettivo.

Il passaggio chiave del comunicato partorito dalla riunione BCE di luglio è risultato il seguente:

“Le decisioni future del Consiglio direttivo assicureranno che i tassi di interesse di riferimento della BCE siano fissati su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario a conseguire un ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2% nel medio termine”.

Non si escludono, dunque, ulteriori rialzi dei tassi di interesse per il 2023. Per il momento, comunque, la situazione è la seguente:

  • Tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali: 4,25%
  • Tassi sulle operazioni di rifinanziamento marginale: 4,5%
  • Tassi sui depositi: 3,75%

Il rialzo entrerà in vigore a partire dal prossimo 2 agosto.

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Le previsioni pre-riunione

Dal mese di luglio 2022 l’istituto centrale ha rivisto al rialzo i tassi di interesse per ben 8 volte. L’inflazione dell’Eurozona, nel frattempo, è notevolmente scesa dal 10,6% di ottobre scorso al 5,5% di giugno, ma per Francoforte essa continuerà a rimanere elevata ancora per molto tempo, ben oltre il target del 2%. Una view, questa, alla base delle stime formulate dagli esperti alla vigilia del meeting. 

Un sondaggio condotto da Reuters aveva cercato di riassumere le posizioni dominanti degli analisti sull’incontro estivo dell’istituto. Ebbene, secondo le previsioni di tutti i partecipanti, la riunione BCE di luglio avrebbe partorito proprio un nuovo aumento dei tassi di interesse di 25 punti base. Alcuni degli economisti, tra l’altro, si erano detti convinti di rialzi ulteriori per settembre.

Bas van Geffen, senior macro strategist at Rabobank, aveva parlato di “decisioni quasi scontate” riferendosi alla riunione di luglio. “La domanda è se dovranno alzare a settembre oppure no”. Per l’esperto, la comunicazione sarà fondamentale anche nei prossimi mesi.

Della riunione di luglio si era parlato anche in India, dove in occasione di un incontro dei ministri delle finanze del G20, il presidente della banca centrale tedesca Joachim Nagel aveva ribadito le previsioni dominanti parlando di un rialzo tassi di 25 punti base.

“La sfida che vedo è ancora sul lato dell’inflazione. Penso che dobbiamo fare il nostro lavoro qui”.

Le previsioni degli analisti, dunque, sono state confermate dalla riunione BCE di luglio. Ma la domanda rimane: quando verrà scritta la parola fine sull’imponente stretta alla politica monetaria dell’Eurozona? In altra parole, quando torneranno a scendere i tassi di interesse? 

Riunione Fed: tutte le cose da sapere sul meeting di luglio

Le news sul FOMC fanno ripartire il mercato crypto

Nella riunione FED di luglio 2023 i tassi di interesse ai massimi di 22 anni

La riunione FED di luglio 2023 si è conclusa e i tassi di interesse sono risultati ancora una volta protagonisti. Come da previsioni, il costo del denaro è stato nuovamente rivisto dall’istituto di politica monetaria. 

Questa però non è stata l’unica decisione attenzionata dagli analisti e dal mercato, che continueranno a monitorare la comunicazione e le decisioni del FOMC (al seguente link il calendario completo di tutti i prossimi meeting). 

Oggi, tra l’altro, sarà anche il giorno della riunione BCE, sulla quale le attese non si sono mostrate molto differenti rispetto a quelle della Fed.

Riunione Fed luglio 2023: tassi ai massimi di 22 anni

L’istituto di Jerome Powell non ha lasciato spazio a dubbi o interpretazioni confermando senza troppi giri di parole le previsioni degli analisti sulla riunione FED di luglio. I tassi di interesse sono stati infatti alzati di altri 25 punti base.

Dopo la pausa di giugno, dunque, il costo del denaro è così balzato ai massimi di 22 anni, in un range compreso fra il 5,25% e il 5,5%, con una decisione del tutto unanime da parte del FOMC. 

“Per cominciare, vogliamo una crescita moderata; vogliamo che l’offerta e la domanda siano più bilanciate in tutta l’economia, incluso in particolare il mercato del lavoro. Vogliamo vedere l’inflazione”.

Nonostante gli sforzi abbiano iniziato a produrre qualche risultato sui prezzi al consumo, ha ribadito Powell, l’inflazione rimane distante dall’obiettivo del 2%. Proprio questo potrebbe giustificare ulteriori rialzi da qui alla fine dell’anno.

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Altri rialzi in arrivo? 

La stessa determinazione nel rialzare i tassi di interesse non è stata percepita sul futuro della politica monetaria. In altre parole dalla riunione FED di luglio non è emersa una chiara indicazione sul termine della violenta stretta monetaria in corso.

Il FOMC si è detto pronto a monitorare con attenzione le conseguenze dei rialzi dei tassi di interesse già decisi per determinare ulteriori future strette. Nessuna previsione di lungo termine dunque: le decisioni saranno prese di volta in volta, riunione dopo riunione. Il fine ultimo della FED rimane d’altronde sempre lo stesso: riportare l’inflazione verso l’obiettivo del 2%. 

Riunione Fed, luglio 2023: le previsioni 

Tra gli analisti che, alla vigilia del meeting, avevano scelto di formulare le proprie previsioni sicuramente quelli di ING. Le loro stime avevano parlato chiaro mettendo nel mirino un nuovo aumento dei tassi di interesse di 25 punti base. Alla base di queste previsioni sicuramente l’andamento dell’inflazione, certo più moderato ma distante dal target. 

Anche un sondaggio condotto da Reuters aveva chiarito le posizioni degli esperti sulla riunione FED di luglio: tutti i 116 economisti ascoltati avevano dato per scontato un nuovo rialzo di 25 pb. 

Prima del meeting di luglio, alcuni avevano addirittura iniziato a pensare ai futuri tagli dei costo del denaro. Le dichiarazioni e le decisioni prese nella riunione FED di luglio però hanno reso questo scenario ancor più distante nel tempo.

Riunione BCE: i tassi di interesse salgono ancora. Tutte le novità

tassi BCE

Cosa è successo nella riunione BCE del 15 giugno? Un nuovo aumento dei tassi di interesse, ma non solo. Le novità 

La riunione BCE di giugno ha portato, tra le novità, un altro aumento dei tassi di interesse. Nonostante il rallentamento dell’inflazione e l’entrata in recessione tecnica dell’Eurozona, Christine Lagarde ha annunciato un ulteriore rialzo del costo del denaro. Al contrario delle linee guide della Fed per gli Stati Uniti, le politiche restrittive nel vecchio continente non si fermano, nemmeno per una pausa. Ecco cosa è successo durante la riunione BCE di oggi e le novità elaborate dal Consiglio Direttivo. Dai nuovi tassi di riferimento alle previsioni di crescita e inflazione.

Riunione BCE giugno 2023: novità sui tassi di interesse

Durante la riunione BCE di giugno è stato deciso un nuovo aumento dei tassi di interesse di 25 punti base. Come si può leggere nel comunicato ufficiale, nonostante i dati sull’inflazione siano migliorati questa continua ad essere troppo alta e la Banca Centrale continua a mirare all’obiettivo del 2%. 

Così, con l’ultima novità partorita in sede di riunione BCE i tassi si attestano tra il 3,50% e il 4%

La banca centrale sembra soddisfatta degli sforzi per combattere il carovita: “i costi di finanziamento sono aumentati fortemente e la crescita dei prestiti sta rallentando. L’inasprimento delle condizioni di finanziamento è uno dei motivi principali per cui si prevede un ulteriore calo dell’inflazione verso l’obiettivo, in quanto dovrebbe frenare sempre più la domanda.”

Come dimostrato dai dati sulla recessione tecnica, l’economia dell’Eurozona è in stallo. Questo in parte è dovuto alle politiche monetarie hawkish di questi mesi che hanno scoraggiato gli investimenti portando i cittadini al risparmio

La decisione della BCE nella sua ultima riunione di giugno non ha sorpreso i mercati. Nei giorni scorsi Lagarde non si è mostrata rassicurata rispetto ai dati sull’inflazione. La presidentessa della Banca Centrale ha fatto notare che nonostante il calo, gli indicatori rimangono alti e che non c’è certezza che il picco sia già stato raggiunto. Da queste dichiarazioni alcune previsioni sulla riunione BCE di giugno si sono orientate verso un nuovo rialzo dei tassi di interesse che effettivamente si è verificato. 

Tra gli esperti che preannunciavano un ulteriore rialzo c’era Camille de Courcel, la responsabile della strategia dei tassi europei di BNP Paribas, convinta che la BCE non taglierà i tassi prima del 2024.  

Secondo Vitor Constancio, ex vice-presidente della stessa istituzione (2010-2028), non è il momento di interrompere i rialzi, al limite di fare una pausa per verificare se il livello dell’inflazione continua a scendere. Constancio prevede che l’obiettivo di Lagarde dell’inflazione al 2% verrà raggiunto a metà dell’anno prossimo. 

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Previsioni su crescita e inflazione

Durante la riunione BCE sono state discusse anche le previsioni sull’inflazione e la crescita. Quest’ultimo è un aspetto particolarmente “caldo” alla luce della contrazione del PIL dell’Eurozona dello 0,1% che ha portato la recessione tecnica. 

Le proiezioni macroeconomiche di giugno dei funzionari vedono l’inflazione complessiva del 2023 al 5,4%, al 3% nel 2024 e al 2,2% nel 2025. Sono state abbassate anche le previsioni di crescita economica allo 0,9% nel 2023, del 1,5% nel 2024 e dell’1,6% nel 2025. 

Il verdetto della Banca Centrale Europea arriva il giorno dopo quello della Federal Reserve statunitense, chiamata allo stesso modo ad esprimersi sulla politica monetaria dei prossimi mesi. Le novità e le decisioni prese nella riunione BCE di giugno 2023 non sembrano aver subito la preoccupazione per la recessione tecnica. In quest’occasione sono stati confermati anche i tagli agli investimenti (quantitative tightening) per un meno 15 miliardi di euro a fine mese. 

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Riunione Fed Giugno 2023: i tassi rimangono fermi. Cos’è successo?

Riunione Fed, giugno 2023: tassi fermi, ma non è tutto

Le previsioni degli esperti sulla riunione Fed del 13 e 14 giugno 2023 si sono avverate. Ecco quello che è successo durante il meeting

La riunione Fed di giugno ha confermato le previsioni degli esperti, orientate verso una pausa dei rialzi dei tassi di interesse. Dall’anno scorso la Banca Centrale degli Stati Uniti ha alzato il costo del denaro10 volte (un ritmo così serrato non si vedeva dagli anni ‘80) con l’obiettivo di riportare l’inflazione all’obiettivo del 2%. 

Ieri con la decisione del FOMC, il comitato esecutivo della Fed, si è interrotta l’escalation che da 15 mesi ha visto un aumento dopo l’altro. Ecco cos’è successo durante la riunione Fed di giugno, non solo in termini di tassi di interesse, ma anche di previsioni su crescita e inflazione e l’attesissimo grafico Dot Plot

Riunione Fed giugno 2023: pausa sui tassi di interesse confermata

La maggior parte degli esperti che hanno avanzato le loro previsioni sulla riunione Fed di giugno e sui tassi di interesse, era convinta che la Banca Centrale questo mese avrebbe fatto una pausa. Per il CME FedWatch Tool, la Federal Reserve avrebbe sospeso i rialzi con una probabilità del 70% e così è stato. I tassi rimangono quindi nella fascia 5%-5,25%

Con voto unanime, la Banca Centrale ha deciso di non modificare il costo del denaro specificando però che si tratta solo di uno stop temporaneo e preannunciando due nuovi rialzi entro fine anno

Quello che è successo durante la riunione Fed di giugno ha a che fare principalmente con il rallentamento dell’inflazione a maggio. In concomitanza con il meeting sono stati resi noti i dati sul carovita calcolato con l’indice dei prezzi al consumo: l’inflazione negli Stati Uniti a maggio è scesa al 4% (il dato più basso da marzo 2021). 

Alla luce dell’esito della riunione Fed di giugno la previsione più accurata è stata quella di Jim Caron di Morgan Stanley. Secondo l’economista ci vuole tempo affinché l’effetto dei rialzi abbia un impatto sull’economia e il livello del 5% è sufficiente per riportare l’inflazione ai livelli target. Quella della Fed sembra infatti una “pausa di riflessione” per dare più tempo alla politica monetaria attuata negli ultimi mesi di rendersi effettiva. E verificare se la strada intrapresa è quella giusta. 

Nel comunicato del FOMC si può leggere che “gli indicatori recenti suggeriscono che l’attività economica continua a crescere a un ritmo modesto” e che “l’inflazione rimane elevata. Il sistema bancario statunitense è solido e resiliente. È probabile che condizioni di credito più restrittive per famiglie e imprese pesino sull’attività economica, sulle assunzioni e sull’inflazione. La portata di questi effetti rimane incerta. Il Comitato resta molto attento ai rischi di inflazione”

Riunione Fed giugno 2023: l’aggiornamento del grafico Dot Plot

I membri del FOMC hanno indicato le loro aspettative sui tassi futuri aggiornando il grafico Dot Plot. I punti si sono spostati decisamente verso l’alto, la previsione sui tassi di interesse è quella del 5,6% entro la fine del 2023. Questo conferma che la pausa della Fed per giugno 2023 non è definitiva: supponendo che nei prossimi mesi la Banca Centrale si muova con un aumento di un quarto di punto percentuale alla volta, dovrebbero verificarsi due nuovi rialzi. Secondo Bank America questi saranno a luglio e a settembre. La prossima riunione Fed è prevista da calendario per il 25 e 26 luglio.

La pausa della Fed e le reazioni della borsa

Nonostante la pausa e quindi un ammorbidimento della politica monetaria, la reazione iniziale dei mercati è stata negativa, gli investitori si sono concentrati sulle proiezioni della Banca Centrale per il resto dell’anno e quindi sui prossimi rialzi dei tassi di interesse. Lo S&P 500 ha guadagnato poco, salendo dello 0,08% e chiudendo a 4.372,59. Il Nasdaq Composite ha guadagnato lo 0,39% chiudendo a 13.626,48, sostenuto dai guadagni di Nvidia e AMD.

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Crescita economica e inflazione

Cosa è successo alla riunione Fed di giugno sul fronte crescita economica e inflazione? Gli economisti della Banca Centrale hanno presentato anche gli ultimi dati su crescita e inflazione degli Stati Uniti.

Per il PIL l’aspettativa per il 2023 è al rialzo con un +1% rispetto alla stima dello 0,4% di marzo. L’ottimismo si è riscontrato anche per il tasso di disoccupazione che dovrebbe attestarsi al 4,1% contro il 4,5% previsto sempre a marzo. 

I funzionari hanno alzato la proiezione collettiva al 3,9% per l’inflazione core (che esclude acqua ed energia), in precedenza la stima era del 3,6%. 

Il meeting si è concluso il giorno prima di un altro attesissimo evento, quello sulla politica monetaria della BCE. Se quello che è successo durante la riunione Fed di giugno si può interpretare come un segnale ottimista, le previsioni per la Banca Centrale Europea ipotizzano nuove misure per combattere l’inflazione. 

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Le possibili conseguenze del default USA: il rischio è globale?

Default USA: tutte le conseguenze possibili

Che succede al debito pubblico degli Stati Uniti? Quali le possibili conseguenze del default USA?

Quali sarebbero le conseguenze del default USA? La domanda è più che lecita ora che gli Stati Uniti si stanno pericolosamente avvicinando alla “data X” in cui il governo non potrà più pagare i propri debiti, e Repubblicani e Democratici non riescono a trovare un compromesso per risolvere la situazione del debito pubblico. Capire che succede in situazioni come queste è fondamentale per anticipare (per quanto possibile) le conseguenze di un default come quello che stanno rischiando ora gli USA e che sta tenendo tutti con il fiato sospeso. 

Default USA: che succede?

Prima di approfondire le possibili conseguenze del default USA, ripercorriamo cosa sta succedendo al debito pubblico statunitense e gli eventi che hanno portato alla tensione degli ultimi giorni. 

Il primo nome da tenere presente in questa vicenda è quello di Janet Yellen, la segretaria del Tesoro. Quest’ultima lo scorso gennaio aveva annunciato che il tetto del debito pubblico a 31.400 miliardi era stato raggiunto e che per soddisfare gli obblighi sarebbero servite misure straordinarie. La segretaria nelle ultime settimane ha rinnovato la preoccupazione sostenendo che gli Stati Uniti non saranno più in grado di pagare i propri debiti già a partire dal 1° giugno. Cosa che ha messo in allarme molti sulle conseguenze del default USA. In poche parole, da gennaio lo Stato non può più spendere un dollaro per finanziare spese pubbliche. 

Il “tetto del debito” infatti è uno strumento di controllo delle finanze statunitensi creato nel 1917 e fissato per legge, indica fino a che punto lo Stato può indebitarsi. 

Le opzioni per scongiurare il default USA e le sue conseguenze

Ciò che succede attualmente al debito pubblico statunitense si può spiegare semplicemente con “le uscite sono più alte delle entrate”. Per rientrare nei limiti stabiliti e scongiurare il rischio default USA e le sue conseguenze, le opzioni sono aumentare le tasse, diminuire le spese o alzare il tetto del debito. E su questo punto si scontrano le due principali forze politiche del paese. Se i Democratici non intendono tagliare le spese che erano già state stanziate, i Repubblicani non accettano l’aumento delle tasse

I rappresentanti del dibattito sono il presidente Joe Biden e Kevin McCarthy, il presidente della Camera dei Rappresentanti che fa il portavoce dei Repubblicani. Che non sono ancora arrivati ad un accordo su come pagare i debiti della nazione. Biden durante la conferenza conclusiva del G7 di Hiroshima ha pubblicamente rifiutato una delle proposte repubblicane per recuperare un po’ di fondi ovvero la sospensione del tax-loss harvesting per i trader crypto.

Il presidente Biden potrebbe però giocarsi la carta del 14° emendamento che è stato ratificato nel 1869 secondo cui “la validità del debito pubblico degli Stati Uniti, autorizzato dalla legge, compresi i debiti contratti per il pagamento di pensioni e di indennità per i servizi resi nel reprimere l’insurrezione o la ribellione, non può essere messa in discussione”. E alzare il tetto del debito da solo. 

L’entità del debito pubblico è impressionante, questo “debito” è di gran parte di proprietà degli investitori singoli, dei fondi pensione, delle compagnie di assicurazione e dei governi stranieri ed è sempre stata considerata una forma di investimento sicura e fondamentale per l’economia. Se gli Stati Uniti non dovessero pagare chi detiene questo debito, la fiducia potrebbe essere persa per sempre. E questa è solo una delle tante possibili conseguenze del default USA.  

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Default USA, conseguenze: che succede se il paese non paga i debiti

Le conseguenze del default USA non sono facilmente prevedibili perché il paese non è mai stato insolvente prima, solo nel 2011 si era prospettata questa possibilità e l’unico effetto era stato un declassamento del rating del credito da AAA a AA+ da parte di Standard & Poor’s.

Oggi le conseguenze del default USA potrebbero essere più gravi e “a cascata”. In primo luogo il mercato azionario perderebbe gran parte del suo valore se gli investitori fossero spaventati dall’instabilità. Sarebbero colpiti direttamente gli investimenti degli americani, i titoli scenderebbero fino a un terzo del loro valore. Secondo Moody’s Analytics, ciò cancellerebbe circa 12.000 miliardi di dollari di ricchezza delle famiglie.

Sempre secondo Moody’s il tasso di disoccupazione salirebbe al 5% con la perdita di 7.4 milioni di posti di lavoro, e l’economia si contrarrebbe di quasi mezzo punto percentuale. Questo perché inizierebbe una recessione su scala globale, al G7 Yellen ha commentato: “un’insolvenza minaccerebbe i guadagni che abbiamo ottenuto con tanta fatica negli ultimi anni nella nostra ripresa dalla pandemia. E scatenerebbe una recessione globale che ci farebbe arretrare ancora di più”.

Zillow ha stimato che i costi degli alloggi aumenterebbero del 22%, con un tasso di interesse per i mutui trentennali a tasso fisso superiore all’8%, e le vendite di case esistenti scenderebbero del 23% al loro punto più basso in caso di default del debito.

Un’altra delle più probabili conseguenze del default USA è il rallentamento o addirittura la sospensione del sistema previdenziale. Il Tesoro insomma dovrà compiere scelte difficili sui quali fatture pagare, e quali no. Attualmente circa 66 milioni di pensionati e lavoratori con disabilità ricevono delle pensioni, per un totale di 25 miliardi di dollari a settimana con una media di 1.827 dollari al mese di contributo a persona. Verrebbero intaccati anche i sostegni ai veterani e alle famiglie dei superstiti. 

Infine le conseguenze del default USA non rimarrebbero solo in casa, ma potrebbero altresì espandersi oltreoceano soprattutto perché il sistema finanziario globale dipende dalla stabilità del dollaro. Sono particolarmente a rischio i paesi che detengono i Buoni del Tesoro americani, come Giappone, Cina e Regno Unito. 

Alcuni analisti sostengono che gli Stati Uniti riusciranno a cavarsela fino alla metà di giugno, le tasse dei contribuenti potrebbero far slittare la “data X” alla fine dell’estate. Nel frattempo rimangono aperte tutte le previsioni sulle conseguenze del default USA, che rimangono comunque molto negative. 

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Le news sulle criptovalute dal G7 di Hiroshima

Criptovalute news: tutte le novità crypto al G7

Le ultime news sulle criptovalute e la loro regolamentazione vengono dal G7 appena concluso ad Hiroshima 

Non sono mancate le news sul fronte criptovalute al G7 di Hiroshima. Durante la 49° edizione del summit, i leader politici di Italia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti hanno discusso ed elaborato propositi su vari temi come il conflitto in Ucraina, la resilienza economica, la sicurezza alimentare, il disarmo nucleare ma anche delle sfide della nuova finanza digitale. Ma cosa è successo davvero e in che modo l’evento ha puntato i riflettori sul mondo crypto? Le ultime news sulle criptovalute provenienti dal G7 hanno suscitato immediatamente l’attenzione di tutti gli interessati. 

Criptovalute news: il G7 sostiene le CBDC

La prima tra le news sulle criptovalute e la loro regolamentazione riguarda l’appoggio che i membri del G7 hanno dato alle Central Bank Digital Currency, ovvero le monete digitali emesse dalle banche centrali come l’euro digitale a cui sta già lavorando la BCE. Altra questione al centro dei dibattiti è stata il tracciamento e la regolazione delle transazioni in criptovalute, chiamando in causa la “trave rule” che già nel 2019 la Financial Action Task Force (FATF) proponeva di applicare ai crypto asset. Secondo questa regola gli istituti finanziari che elaborano transazioni crypto superiori ai 3.000 dollari dovrebbero tenere traccia di nome, indirizzo e informazioni sul conto. 

News sulla regolamentazione che arriva poco dopo che il Consiglio europeo ha approvato il MiCA che impone ai fornitori dei servizi crypto, i “crypto-asset service provider” (CASP), di raccogliere informazioni sui trasferimenti di criptovalute di qualsiasi importo per garantire la tracciabilità e identificare le transazioni sospette. Il tutto nell’ottica di rafforzare le norme dell’Unione Europea contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo.

Il Regno Unito, un po’ controcorrente, ha raccomandato invece di regolamentare il trading di criptovalute come se fosse gioco d’azzardo a causa dei rischi intrinseci connessi per i consumatori.  

Per riassumere le news sulle criptovalute provenienti dal G7, si può dire che i paesi del summit si stanno impegnando a fornire standard internazionali per l’innovazione sia delle crypto e dei digital asset, che per l’intelligenza artificiale. 

Il discorso di Biden sulle crypto

Per il settore delle criptovalute, le news sono continuate con il discorso di chiusura del G7 pronunciato da Joe Biden. In questa occasione il presidente degli Stati Uniti ha espresso la sua opposizione alla proposta dei Repubblicani di sospendere il tax-loss harvesting per i trader crypto come uno dei tentativi di riduzione del deficit dello Stato. In poche parole si tratterebbe di attuare una “scappatoia fiscale”, meccanismo già applicato agli azionisti: l’idea è quella di vendere gli investimenti che hanno subito perdite per ridurre l’imponibile fiscale e compensare le plusvalenze di altri investimenti. 

Biden è stato molto fermo nella sua posizione: “non accetterò un accordo che protegge i ricchi imbroglioni fiscali e i trader di criptovalute mettendo a rischio l’assistenza alimentare per quasi cento — scusate — quasi un milione di americani”.

Le ultime news sulle criptovalute giunte dal G7 hanno prospettato un futuro all’insegna di grandi e movimentate discussioni, tutte volte a determinare delle regole comuni. 

Riunione BCE maggio: rialzo dei tassi di interesse confermato

Riunione BCE maggio 2023: tutte le decisioni prese

Nuovo aumento dei tassi d’interesse confermato. Ecco cos’è successo durante la riunione BCE del 4 maggio 2023

La riunione BCE di maggio ha portato un nuovo rialzo dei tassi di interesse di 25 punti base. Le previsioni più hawkish si sono avverate, Christine Lagarde ha annunciato che l’inflazione “è ancora troppo alta e per troppo tempo” e che “c’è ancora molta strada da fare”. La decisione arriva proprio il giorno dopo il verdetto della Federal Reserve, che seppur in un contesto diverso, rispecchia a pieno la politica monetaria europea. Ecco quello che è successo durante la riunione BCE del 4 maggio!

Riunione BCE Maggio 2023: nuovo aumento dei tassi d’interesse

Nuovo aumento dei tassi di interesse confermato. La Banca Centrale Europea ha agito da manuale, negli scorsi meeting infatti la presidente dell’istituto non ha mai nascosto futuri nuovi aumenti (per un totale di +100 punti base complessivi nel primo trimestre dell’anno) qualora i dati sull’inflazione dovessero richiederlo. E così è stato. 

L’inflazione dell’Eurozona, escludendo i prezzi dei generi alimentari e dell’energia, è del 5,6%. Ancora molto lontana dall’obiettivo del 2%. 

Tuttavia l’ipotesi più accreditata del rialzo dei 50 punti percentuale è stata smentita, e nella sua riunione di maggio la BCE ha optato per un rialzo inferiore di 25 punti base. A partire dal 10 maggio, i tassi si attesteranno tra il 3,25% e il 4%, non erano così alti dal 2008. 

Le richieste di fermare la politica restrittiva di alcuni governatori delle Banche Centrali nazionali europee non sono state accolte. Questi avevano espresso alla stampa le loro opinioni sulle imminenti mosse della BCE durante la riunione primaverile del Fondo Monetario Internazionale tenutosi tra il 10 e il 16 aprile a Washington (dove sono state redatte anche le previsioni sull’economia globale). 

I fattori da considerare secondo gli economisti durante riunione BCE di maggio erano due: l’andamento dell’inflazione e la crisi bancaria statunitense e il possibile effetto valanga sull’Eurozona. 

Robert Holzmann, governatore della banca nazionale austriaca nonché membro della BCE, sembrava voler rivedere la politica di innalzamento dei tassi di interesse a causa delle turbolenze bancarie. “Sicuramente quello che abbiamo vissuto con la crisi bancaria negli Stati Uniti e con la Svizzera ha portato a cambiamenti nelle prospettive e se le prospettive cambiano, dobbiamo cambiare il nostro punto di vista”, ha spiegato alla CNBC. 

Il governatore aveva spiegato che l’inflazione non doveva essere l’unico aspetto che conta nelle previsioni per la riunione BCE di maggio, visto che le condizioni finanziarie infatti si sono inasprite e che l’accesso al credito è diminuito per le famiglie e le imprese.

Anche Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia, era orientato in questo senso. Chiedeva infatti una rivalutazione dei rialzi, alla luce anche delle nuove analisi dei dati sull’inflazione che sembrerebbe rientrare nell’obiettivo a piccoli passi. 

Visco ha dichiarato che le banche europee “vanno bene” ma il contagio è ancora un rischio: “ciò che conta è anche la situazione dei mercati finanziari. Se la situazione dei mercati finanziari si consolida e diventa più difficile per le famiglie e le imprese ottenere credito, bisogna tenerne conto. Di quanto [i tassi debbano aumentare] dipende molto da ciò che ci dice il contesto in questo momento”. 

La linea portata avanti nella riunione BCE di maggio ha rispecchiato le idee di altri membri del Consiglio direttivo per cui l’istituto non poteva permettersi di mettere un freno e diminuire il ritmo dei rialzi. 

Gediminas Šimkus, presidente della Banca di Lituania, aveva commentato che il caro vita è preoccupante anche considerando che gli effetti delle politiche monetarie saranno visibili sul lungo periodo. Il governatore suggeriva che l’inflazione potrebbe non aver ancora raggiunto il picco: “molti si chiedono quale sia… il tasso terminale? Ma le nostre decisioni vengono prese sulla base di vari dati, proiezioni macroeconomiche, dati finanziari ed economici in arrivo, non si tratta solo del numero dell’inflazione… Si tratta di tutta questa serie di dati, che formano la decisione”.

Anche Edward Scicluna, governatore della Banca Centrale di Malta, nelle sue previsioni per la riunione ha affermato che la BCE ha “ancora un po’ di strada da fare” nella sua lotta contro l’aumento dei prezzi.

Nella conferenza stampa che ha seguito la riunione BCE di maggio, Lagarde ha confermato che l’approccio dell’istituto rimane data driven. E che il mood del direttivo è stato quello della “determinazione a combattere l’inflazione” e che le decisioni sono discusse ma prese all’unanimità

Sono state confermate anche le politiche di quantitative tightening e l’interruzione degli investimenti obbligazionari. 

Crescita e inflazione

Non solo tassi di interesse, in occasione della riunione BCE del 4 maggio 2023 sono state discusse anche la crescita e l’inflazione dell’Eurozona calcolata sul CPI. In particolare sono state riviste in ottica positiva le previsioni sull’inflazione annua. L’economia dell’Eurozona è cresciuta meno del previsto nel primo trimestre dell’anno, ma i dati sulla disoccupazione hanno mostrato un miglioramento rispetto a marzo attestandosi al 6,5%. 

Sul tema della crisi delle banche, l’istituto ha spiegato che il sistema europeo è molto più forte di quello statunitense e che la situazione è monitorata costantemente. 
Un recente report dell’istituto ha mostrato che le banche hanno notevolmente ristretto l’accesso al credito, cosa che suggerisce  che l’aumento dei tassi d’interesse ha iniziato a pesare sull’economia reale. Ecco dunque quello che è successo durante la riunione BCE di maggio. Le previsioni sul nuovo aumento dei tassi si sono avverate con tutte le conseguenze per i cittadini.

Riunione Fed Maggio 2023: cos’è successo? Nuovi rialzi ma forse è l’ultima volta

Le news sul FOMC fanno ripartire il mercato crypto

Nuovo aumento dei tassi di interesse durante la riunione Fed di maggio. Cosa aspettarsi ora? Sarà l’ultima volta?

Le previsioni sul nuovo aumento dei tassi di interesse durante la riunione Fed, svolta da calendario per il 2 e 3 maggio 2023, si sono avverate. Nonostante il rialzo dei tassi di di 25 punti base deciso lo scorso marzo, la situazione economica degli Stati Uniti è ancora incerta. L’inflazione rimane alta (anche se in calo) e la crisi bancaria, con il fallimento di First Republic Bank degli ultimi giorni, non è ancora rientrata. Ecco cos’è successo durante la riunione Fed di maggio.

Riunione Fed maggio 2023: aumento dei tassi di interesse confermato

Durante la riunione del 2 e il 3 maggio 2023, la Fed ovvero la Banca Centrale degli Stati Uniti, si è espressa sui tassi di interesse decidendo un aumento di 25 punti base. Ora i tassi della Banca Centrale degli Stati Uniti si trovano nella fascia tra il 5% e il 5,25%. La politica monetaria hawkish di Powell non dà segni di cedimento, del resto nell’ultimo report pubblicato il 12 aprile 2023 l’istituto ha spiegato che “per quanto riguarda le prospettive di politica monetaria, le misure delle aspettative di mercato suggeriscono che il tasso sui federal funds raggiungerà un picco nel maggio 2023” per poi abbassarsi nei mesi successivi.  

In altre parole, era stata la stessa Fed a prevedere un nuovo possibile aumento dei tassi di interesse per la riunione di maggio 2023. Favorevole a nuovi aumenti  anche Loretta Mester, funzionaria della Fed di Cleveland, secondo la quale tutti i responsabili politici dovrebbero spingere i tassi di interesse ben oltre al 5% per quest’anno. I dati positivi sull’inflazione tra febbraio e marzo, un aumento solo dello 0,1%, non sono serviti ad ammorbidire i funzionari del FOMC che si sono espressi all’unanimità

Questa è la decima volta consecutiva che la Banca Centrale USA alza i tassi di interesse ma forse Powell ha in mente una pausa. Dopo quello che è successo durante la riunione Fed di maggio, secondo alcune interpretazioni del comunicato ufficiale messo a confronto con quello dello scorso marzo, questo aumento potrebbe essere l’ultimo. Infatti non viene già anticipata la possibilità di nuovi rialzi

Le decisioni della Federal Reserve sulla politica monetaria hanno un impatto sia sui mercati tradizionali, sia su quelli della nuova finanza digitale. In occasione di questi meeting i prezzi delle criptovalute possono variare e creare delle opportunità.

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Riunione Fed, cosa è successo oltre ai tassi di interesse 

Durante la riunione Fed di maggio, gli economisti hanno condiviso anche i dati su crescita, inflazione e mercato del lavoro. Come anticipato, lo stato del caro vita di marzo per gli Stati Uniti è risultato migliore delle aspettative. Il CPI, ovvero l’indice dei prezzi al consumo utilizzato per calcolare l’inflazione, si è attestato allo 0,1%. E i mercati, compreso quello delle criptovalute, hanno reagito bene: subito dopo la notizia Ethereum ha registrato un +6,42% e Bitcoin un +0,25%. 

Il mercato del lavoro rimane forte, “l’aumento dei posti di lavoro è stato robusto” arrivando a +296.000 (a marzo erano 142.000). L’inflazione rimane al 5%, ben al di sopra dell’obiettivo della Banca Centrale, Powell ha dichiarato ai giornalisti che: “l’inflazione si è moderata un po’ dalla metà dello scorso anno, tuttavia le pressioni inflazionistiche continuano ad essere elevate e il processo per riportare l’inflazione al 2% è ancora lungo”. L’indice ISM sui servizi è di 51,9 ad aprile (dato precedente: 51,2). 

Considerando il suo ultimo report, la Banca Centrale si aspetta che l’inflazione scenderà al 2,8% nel 2023. E che alla fine dell’anno inizierà una lieve recessione che sarà recuperata nel giro di due anni. Inoltre il PIL rimarrà sotto le stime anche per il 2024, mentre la disoccupazione aumenterà all’inizio dell’anno prossimo. Non ci resta che scoprire se le aspettative verranno confermate. 


Quello che è successo durante l’ultima riunione Fed di maggio non è stato un fulmine a ciel sereno. Il rialzo dei tassi di interesse era stato previsto dalla maggior parte degli esperti e la Banca Centrale ha agito senza sorprese. Cosa succederà ora? L’emergenza bancaria rientrerà? I mercati inizialmente hanno reagito bene, incoraggiati dalla comunicazione più morbida ma la preoccupazione rimane e gli indici sono presto scesi.

Intanto oggi pomeriggio aspettiamo la conferenza stampa della BCE e vedremo se anche per l’Eurozona le previsioni restrittive saranno confermate come accaduto in sede di riunione Fed.

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