L’andamento dell’inflazione in Italia: uno storico dal 1945 ad oggi

Inflazione Italia: andamento storico dal 1945 ad oggi

L’andamento storico dell’inflazione in Italia. Quali sono gli eventi che hanno causato un incremento dei prezzi ed eroso il potere d’acquisto dal 1945 ad oggi?

L’andamento dell’inflazione in Italia dal 1945 ad oggi ha mostrato oscillazioni significative. In alcuni periodi storici è stata molto alta, mentre in altri è stata efficacemente limitata dalle politiche monetarie

L’inflazione è un fenomeno che provoca un aumento generale dei prezzi di beni e servizi e perciò comporta una diminuzione del potere d’acquisto di una determinata valuta. 
Un’inflazione contenuta è considerata, dalle banche centrali e da diversi economisti, salutare per un sistema economico, o per uno stato, tuttavia, se diventa troppo alta, rallenta la crescita e contribuisce ad alimentare l’incertezza e la sfiducia sui mercati.

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Le cause dell’inflazione possono essere diverse, tra le più frequenti troviamo: l’aumento dei costi di produzione, le politiche monetarie espansive e un eccessivo disequilibrio tra domanda e offerta. Analizzando lo storico andamento dell’inflazione in Italia, si può comprendere appieno il fenomeno e individuare ciò che ha contribuito ad intensificarlo e le mosse che lo hanno attenuato.

I primi anni dopo la seconda guerra mondiale (anni ‘50)

Il secondo dopoguerra è uno dei periodi in cui l’inflazione in Italia è stata più alta. I bombardamenti distrussero gran parte delle infrastrutture e delle risorse del Belpaese e limitarono fortemente la produzione industriale causando un disequilibrio tra domanda e offerta. 

I proprietari dei mezzi di produzione non riuscendo a produrre tutto ciò di cui i cittadini avevano bisogno (incremento della domanda che l’offerta non riuscì a soddisfare), furono obbligati ad alzare i prezzi. Di conseguenza la maggioranza della popolazione, fortemente impoverita dal conflitto, smise di acquistare beni e servizi causando un drastico calo della domanda che contribuì ad acutizzare ancor di più il fenomeno. L’andamento dell’inflazione in Italia dal 1945 al 1960 oscillò dal 25% al 40%.

Gli anni ‘60 e ‘70 in Italia: l’inflazione strutturale

A partire dagli anni ‘60 l’inflazione in Italia divenne un problema strutturale dell’economia. In altre parole tale fenomeno non fu più imputabile ad una situazione temporanea o di emergenza. Le cause furono principalmente due: la disoccupazione e la crisi petrolifera. Nel 1975 il tasso di inflazione in Italia superò il 20% e nel 1977 toccò il 27%.

Gli anni ‘80 e ‘90: la risposta della Banca d’Italia

Nel 1980 attenuare l’inflazione in Italia divenne una priorità del governo. Il governatore della Banca d’Italia, Carlo Azeglio Ciampi, adottò una politica caratterizzata dall’aumento dei tassi di interesse per contenere il fenomeno. Le politiche monetarie restrittive della Banca d’Italia puntarono a ridurre la quantità di denaro in circolazione attraverso l’emissione di titoli di Stato o altri asset finanziari. L’inflazione, grazie a questo intervento scese dal 21% nel 1980 al 5% nel 1987

Negli anni novanta essa, in Italia, venne frenata dagli effetti del Sistema Monetario Europeo (SME), istituito a partire dal 1979, che introdusse i tassi di cambio stabili tra le valute dei paesi dell’UE. In questo decennio l’inflazione in Italia passò dal 6,5% nel 1990 all’1,7% nel 1999.

Il primo passo per combattere l’inflazione – la croce dell’economia italiana da oltre cento anni – è mettere in moto i propri risparmi e non lasciarli a svalutarsi sotto il materasso. Se vuoi farlo con le criptovalute, la soluzione dell’acquisto ricorrente è la più facile e immediata.

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I primi anni 2000: la crisi del 2008

L’inflazione in Italia rimase stabile fino al 2008, anno in cui la crisi economica generata dall’esplosione della bolla dei mutui subprime (qui un elenco dei peggiori bear market della storia) la fece salire dal 1,8% al 3,3%. Tuttavia, nonostante l’impatto devastante sull’economia globale, la crisi non fece crescere particolarmente l’inflazione nei Paesi sviluppati. La recessione economica che si scatenò in seguito portò ad una diminuzione della domanda di beni e servizi ma non ad un incremento dei prezzi.

Dal 2020 al 2023: Il COVID-19 e conflitto russo-ucraino

Negli ultimi tempi l’andamento dell’inflazione in Italia è tornato a far preoccupare: essa si sta riavvicinando a dei livelli che non toccava dagli anni ‘80. Il primo evento scatenante è stata la pandemia di COVID 19, i cui effetti sono visibili sull’economia ancora oggi. L’emergenza sanitaria e le misure di lockdown hanno causato la riduzione dell’offerta di beni e servizi e di conseguenza un aumento dei prezzi. 

La pandemia ha anche causato un significativo decremento della domanda a causa dell’aumento della disoccupazione e della conseguente riduzione del reddito per molte famiglie. Infine, le politiche monetarie e fiscali espansive attuate dal governo e dalla Banca d’Italia per sostenere l’economia durante la pandemia hanno aumentato la spesa pubblica e i prezzi. Dal 2019 al 2022 l’inflazione in Italia è passata dallo 0,6% all’8,1%.

Anche il conflitto russo-ucraino, scoppiato a febbraio del 2022 e la conseguente crisi energetica, hanno contribuito ad accrescere il prezzo delle materie prime alimentando l’inflazione ed erodendo il potere d’acquisto dei cittadini.

L’inflazione in Italia oggi

A marzo l’inflazione in Italia si è attestata intorno al 7,7%. Questo dato si basa sull’indice nazione dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC). Un indicatore che traccia le variazioni dei prezzi di un paniere di beni e servizi rappresentativo del consumo domestico medio. Il dato, dopo il picco del 10% toccato a gennaio, sembra in calo probabilmente grazie alle politiche monetarie restrittive della Banca Centrale Europea e alla discesa dei prezzi dei beni energetici. 


Cosa ci aspetta il futuro? L’andamento dell’inflazione in Italia è destinato ad essere ancora protagonista: i prezzi torneranno a livelli accettabili durante il 2023 o questa flessione è soltanto temporanea? Puoi prepararti a quest’ultimo scenario attraverso l’acquisto periodico di Bitcoin, così facendo medi il prezzo di ingresso in un asset che si è dimostrato, in passato, molto efficace in questo senso.

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Calo inflazione Francia e Italia: taglio dei tassi anticipato?

decisioni riunione bce aprile 2024

Riunione BCE aprile 2024: tassi di interesse invariati

Nell’ultima riunione della BCE di aprile 2024, il Consiglio direttivo ha deciso di mantenere inalterati i tre tassi di interesse chiave. Questa decisione è sopraggiunta nonostante il recente calo dei tassi di inflazione in Francia e Italia. Il quadro di marzo, aveva infatti acceso un vivace dibattito sulle possibili mosse della Banca Centrale Europea, puntando sulla possibilità di un taglio anticipato dei tassi.

Questa discussione si inserisce in un contesto in cui l’Europa cerca attivamente di bilanciare la crescita economica con il controllo dell’inflazione, un tema di rilevante interesse per investitori, policy-maker e consumatori.

Il panorama europeo

La zona euro ha assistito a una significativa riduzione dell’inflazione in 20 nazioni, che a marzo è scesa al 2,4%, un risultato che supera le aspettative degli analisti che avevano previsto un tasso di inflazione stabile al 2,6%

Questo dato è coerente con l’andamento dell’inflazione fino ad oggi, che ha mostrato una diminuzione costante dal suo picco del 10,6% nell’ottobre 2022, spinta dalle perturbazioni della pandemia e dalle tensioni geopolitiche, in particolare l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. 

Un ulteriore diminuzione è quindi incoraggiante e segna un momento di ottimismo che la riunione della BCE di aprile 2024 ha confermato. 

Il Consiglio ha infatti evidenziato come la maggior parte delle misure dell‘inflazione di fondo stia mostrando segni di attenuazione, con la crescita dei salari che si modera gradualmente e le imprese che stanno iniziando ad assorbire parte dell’aumento del costo del lavoro nei loro profitti.

Gli effetti degli aumenti dei tassi di interesse precedenti, che spingono la domanda, insieme alle condizioni di finanziamento restrittive, stanno contribuendo a moderare l’inflazione. Nonostante ciò, le pressioni interne sui prezzi, in particolare nel settore dei servizi, rimangono forti, mantenendo l’inflazione dei prezzi dei servizi su livelli elevati.

Calo dell’inflazione in Francia

In Francia, l’inflazione ha rallentato al suo livello più basso dal luglio 2021, con la crescita dei prezzi al consumo che ha rallentato al 2,3% a marzo dal 3,2% di febbraio, secondo quanto riportato dall’agenzia nazionale di statistica. Questa cifra si è posizionata ben al di sotto delle previsioni degli economisti, che si aspettavano un dato del 2,8%, segnalando un rallentamento generalizzato degli aumenti dei prezzi. In particolare:

  • l’inflazione dei servizi è scesa al 3%
  • quella dell’energia al 3,4% 
  • e una notevole diminuzione dell’inflazione alimentare all’1,7%, con i prezzi dei prodotti alimentari freschi che hanno visto una diminuzione del 3,9% su base annua.

I dati sull’inflazione su base mensile hanno ulteriormente confermato la tendenza, rallentando dal 0,9% al 0,3%, indicando un considerevole alleggerimento delle pressioni inflazionistiche nella seconda economia più grande dell’eurozona.

Calo dell’inflazione in Italia

Anche l’Italia ha riportato un tasso di inflazione inferiore alle aspettative per marzo, con i prezzi al consumo che sono aumentati dell’1,3% su base annua, contro le previsioni del 1,5%. Questa moderazione è stata attribuita alla fine dei saldi stagionali di abbigliamento e agli aumenti dei prezzi dei servizi di trasporto, insieme a un rallentamento della diminuzione dei costi energetici.

Le decisioni della BCE sul taglio dei tassi

I tassi di interesse sui principali strumenti di rifinanziamento, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi rimarranno fissati rispettivamente al 4,50%, 4,75% e 4,00%. 

Inoltre, secondo le dichiarazioni date alla conferenza stampa che ha seguito la riunione, il Consiglio ritiene che i livelli dell’inflazione nei prossimi mesi oscilleranno ancora su quelli attuali. Il ridimensionamento dell’inflazione non sarà lineare e per questo andrà valutato volta per volta. Con ogni probabilità, il livello target del 2%, verrà raggiunto solo il prossimo anno.

François Villeroy de Galhau, governatore della Banca di Francia, ha accennato alla possibilità di un taglio dei tassi a giugno, a condizione che l’inflazione continui a diminuire più rapidamente del previsto e l’economia rimanga stagnante. Ha sottolineato l’importanza di non gravare eccessivamente sull’attività economica mantenendo una politica monetaria rigorosa per un periodo prolungato.

Parlando a un evento finanziario a Barcellona, Pablo Hernández de Cos ha delineato uno scenario dove giugno potrebbe vedere l’inizio dei tagli ai tassi di interesse da parte della BCE. Come Governatore della Banca di Spagna, le prospettive di De Cos hanno un peso significativo, evidenziando un approccio cauto ma ottimistico per l’economia della zona euro.

La crescita dei salari e l’inflazione

Nonostante i segnali incoraggianti del raffreddamento dell’inflazione, i responsabili della politica monetaria della BCE rimangono cauti, in particolare a causa della crescita dei salari che si modera gradualmente. Le imprese stanno iniziando ad assorbire parte dell’aumento del costo del lavoro con i loro margini di profitto. 

Con l’inflazione del settore dei servizi ridotta solo leggermente a un ritmo annuale del 3,9% a febbraio, la Banca Centrale adotta un approccio misurato, probabilmente attendendo fino a giugno per rivalutare le pressioni salariali e la loro potenzialità di avvicinare l’inflazione all’obiettivo.

Aspettative del mercato e posizione della BCE

Gli analisti credono che la complicazione più grande potrebbe venire se la Federal Reserve degli Stati Uniti ritarda il proprio allentamento politico per mantenere la lotta contro l’inflazione. Per questo motivo, ritengono che la BCE non taglierà i tassi prima della sorella maggiore. 

Ai sostenitori di questa interpretazione, la Presidente della BCE Christine Lagarde riponde: “Siamo dipendenti dai dati, non dalla Fed”. E aggiunge “Non speculiamo su cosa potrebbero fare le altre banche centrali. (…) L’inflazione negli Stati Uniti e nell’Eurozona è guidata da fattori diversi. (…) Non si può presumere che l’inflazione dell’Eurozona rispecchierà l’inflazione statunitense.”

Dopo la decisione della BCE, i mercati monetari prezzavano circa il 70% di possibilità di un taglio dei tassi di 25 punti base a giugno, rispetto a circa l’80% di possibilità prima di giovedì.

Esperti come Carsten Brzeski, capo globale della macro a ING, suggeriscono che i dati sull’inflazione di marzo, combinati con le prossime informazioni sulla crescita salariale e le previsioni del personale della BCE per il PIL e l’inflazione, stiano orientando il racconto verso un primo taglio dei tassi a giugno. Kamil Kovar di Moody’s Analytics interpreta i dati più recenti come un passo significativo verso la sconfitta dell’inflazione, sostenendo fino a cinque tagli dei tassi quest’anno.

Prospettive

Il calo dell’inflazione in Francia e Italia, unito a una generale diminuzione dell’inflazione nella La decisione della BCE di mantenere invariati i tassi di interesse e di proseguire con una politica monetaria misurata riflette un’attenta valutazione delle condizioni economiche attuali e delle prospettive di inflazione. Con l’impegno a un approccio flessibile e basato sui dati, la BCE sottolinea la sua determinazione a garantire una stabilità dei prezzi duratura, equilibrando le necessità di crescita economica con la responsabilità di mantenere l’inflazione sotto controllo. Le future mosse della BCE saranno attese con grande interesse, poiché l’Europa naviga attraverso sfide economiche complesse, cercando di garantire una ripresa sostenibile e una stabilità a lungo termine.

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Azioni Alibaba: cosa succederà nei prossimi mesi?

Azioni Alibaba: il prezzo salirà nei prossimi mesi?

Le azioni di Alibaba sono sottovalutate e quindi destinate a crescere? Il futuro del colosso cinese tra i cambiamenti strategici e normativi e l’esplorazione dell’intelligenza artificiale

Cosa succederà al prezzo delle azioni di Alibaba nei prossimi mesi? Queste stocks sono state interessate, da febbraio 2021, da un movimento ribassista accentuato. In quel periodo il loro prezzo si trovava vicino al massimo storico (all-time high), mentre attualmente sono “in perdita” del 75% rispetto a quel livello.

Cosa devono aspettarsi gli investitori? Quali saranno gli sviluppi che condizioneranno maggiormente il valore di queste azioni nel prossimo futuro?

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Azioni Alibaba: il panorama attuale

Alibaba è una delle più grandi aziende al mondo. In passato si è affermata nel segmento dell’e-commerce per poi espandersi in altri settori, come quello del cloud computing. Attualmente, secondo le stime, la capitalizzazione di mercato di questo colosso Cinese è di circa 180 miliardi di dollari, un market cap che la rende la 68esima azienda più grande al mondo. 

Nonostante questo, però, le azioni di Alibaba non stanno attraversando un grande momento, in particolare perché l’azienda è stata messa sotto pressione dall’intensa concorrenza e dai cambiamenti strategici del suo modello di business. 

Inoltre, l’annullamento della offerta pubblica iniziale (IPO) per il segmento di cloud computing del brand è stato un duro colpo che, secondo le stime di Forbes, ha causato una perdita di 21 miliardi di capitalizzazione. Cosa accadrà alle azioni di Alibaba nei prossimi mesi? La strada intrapresa dall’azienda e la volontà di esplorare il settore dell’intelligenza artificiale aiuterà le stock a risorgere?

Le azioni di Alibaba sono sottovalutate?

È impossibile dire cosa succederà alle azioni di Alibaba dato che non si può sapere come si evolverà il quadro normativo in Cina. In particolare, queste condizionano il colosso, dato che il governo sta pensando alla ristrutturazione di Alipay. Inoltre, bisogna anche citare l’aumento di controllo delle piattaforme internet e, in generale, la costante evoluzione del panorama normativo cinese.

Detto questo, Alibaba sembra pronta ad affrontare diverse sfide che potranno avere un impatto positivo sulle performance. In particolare l’accelerazione del processo di digitalizzazione delle aziende cinesi potrebbe accrescere incredibilmente la domanda per il suo servizio di cloud computing.

Inoltre, la cancellazione della IPO di Alibaba Cloud e la ristrutturazione di Alipay, nonostante non abbiano sortito effetti positivi sul breve termine, possono essere viste come mosse per privilegiare il successo di lungo periodo.

Per stimare la possibile crescita del prezzo delle azioni Alibaba bisogna anche considerare il rapporto tra quest’ultimo e gli utili dell’azienda (P/E). Questo metodo di misurazione del valore di una società mette a confronto il valore di mercato e gli utili per azione della società

Quando questo è basso, come nel caso di Alibaba che ha un P/E di 12,5, l’azienda in questione potrebbe essere sottovalutata rispetto ai suoi utili. La media delle circa 8.000 aziende quotate in borsa è 15, ma se guardiamo al ratio di quelle più capitalizzate questo valore cresce esponenzialmente. Per esempio il P/E di Amazon è circa 92, quello di Microsoft 38, quello di Meta superiore a 40 e quello di NVIDIA, addirittura, 217.

Alibaba e intelligenza artificiale

C’è ancora un argomento da affrontare per stimare le possibili performance future delle azioni di Alibaba. Il colosso cinese ha, di recente, deciso di esplorare il settore dell’intelligenza artificiale. Il prodotto del colosso cinese che ha attirato l’attenzione è EMO, in grado di animare qualsiasi immagine statica generando espressioni facciali e movimenti.

Secondo alcune proiezioni, il mercato dell’AI raggiungerà, in Cina, un valore di 105 miliardi di dollari grazie ad un tasso annuo di crescita del 18% e l’azienda fondata da Jack Ma è pronta ad aggredirlo. D’altronde è già leader del mercato tech cinese in diversi ambiti, su tutti e-commerce e cloud computing.

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La Fed mantiene i tassi di interesse invariati nella riunione di marzo 2024

riunione fed marzo 2024

Quando è calato il sipario sulla riunione della Fed di marzo 2024, un’ondata di anticipazioni ha lasciato il posto all’assoluta certezza: i tassi di interesse federali rimangono invariati. L’attuale range target è compreso tra il 5,25% e il 5,50%. 

La decisione, allineata alle aspettative stabilite dalle previsioni della Fed, indica un approccio cauto nonostante il clamore per l’allentamento delle politiche monetarie. Ma cosa significa questo per l’economia, i consumatori e gli investitori? Questo articolo approfondisce le sfumature dell’ultima posizione politica della Fed, analizzando gli strati al di là della decisione principale.

Previsioni del mercato 

Quando siamo entrati nel 2024, il settore degli investimenti era pieno di ottimismo. Gli operatori di mercato speravano in una serie di tagli dei tassi, prevedendo fino a sei o sette aggiustamenti al ribasso. 

Tuttavia, le maree della realtà economica hanno attenuato queste aspettative. I recenti sviluppi e le analisi dei dati hanno portato a una revisione delle prospettive, con un consenso che si basa su tre tagli dei tassi previsti a partire da giugno. Questo aggiustamento riflette un cauto ottimismo, riconoscendo le sfide persistenti nel contenere l’inflazione, una nemesi che si è dimostrata più resistente del previsto.

Tendenze inflazionistiche e indicatori economici

Le tendenze inflazionistiche rimangono un determinante critico della traiettoria politica della Fed. Nonostante un calo dai livelli di picco, i tassi di inflazione sono aumentati sia a gennaio che a febbraio, come indicato dall’ultimo Consumer Price Index e dall’Indice dei Personal Consumption Expenditures Price Index, e sono ancora al di sopra dell’obiettivo del 2% della Fed.

Dati sull’occupazione e le loro implicazioni

La resilienza del mercato del lavoro, testimonia la forza sottostante dell’economia. Tuttavia, questa robustezza presenta anche un enigma per la Fed. L’aumento recente della disoccupazione, unito alla solida creazione di posti di lavoro, dipinge un quadro complesso per i policymaker, bilanciando tra il frenare l’inflazione e favorire l’impiego.

“Un forte aumento delle assunzioni di per sé non costituirebbe un motivo per trattenere i tagli dei tassi”, ha affermato Jerome Powell, presidente della Fed, aggiungendo che il mercato del lavoro di per sé non è motivo di preoccupazione riguardo all’inflazione.

Dettagli della riunione della Fed di marzo

Durante la riunione della Fed di marzo 2024, i membri del Congresso hanno stimato una riduzione complessiva dei tassi del tre quarti di punto percentuale entro la fine del 2024, segnando le prime diminuzioni dai tempi iniziali dell’epidemia di Covid-19 a marzo 2020.

Il livello attuale del tasso sui fondi federali rappresenta il picco più elevato degli ultimi 23 anni. Questo tasso determina i costi reciproci di prestito notturno tra le banche, influenzando diverse tipologie di debito per i consumatori.

Le anticipazioni riguardanti i tre possibili tagli emergono dal cosiddetto “dot plot” della Fed, un insieme di previsioni anonime rigorosamente analizzate dai diciannove membri del FOMC. Questo schema non offre dettagli circa la tempistica delle azioni previste.

Il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ha confermato che l’istituto non ha ancora precisato le tempistiche per i tagli, ma rimane nell’aspettativa che questi si realizzino, a patto che i dati economici siano favorevoli. Dopo la riunione, l’indice FedWatch del CME Group ha mostrato che i mercati dei futures attribuivano una possibilità del 75% al verificarsi del primo abbassamento dei tassi già nella sessione dell′11-12 giugno.

La commissione anticipa ulteriori tre tagli nel 2026, seguiti da altri due successivamente, fino a quando il tasso sui fondi federali non stabilizzerà intorno al 2,6%, che i funzionari ritengono essere il tasso neutrale, non incentivo né restrittivo.

Queste previsioni fanno parte del Summary of Economic Projections della Fed, che include anche proiezioni sul PIL, sull’inflazione e sulla disoccupazione. La distribuzione dei punti data ha rivelato un’inclinazione più aggressiva rispetto a dicembre, senza però alterare significativamente le stime per l’anno corrente.

Impatto sui mercati

In risposta alla decisione della Federal Reserve di mantenere i tassi stabili, Seema Shah, capo stratega globale di Principal Asset Management, ha dichiarato: “Powell ha forse mostrato le sue carte: ha bisogno di una buona ragione per non tagliare i tassi, piuttosto che di una ragione per tagliare i tassi. I mercati forse non avrebbero potuto chiedere di più alla Fed e le azioni festeggeranno”.

In effetti, mercoledì pomeriggio le principali medie sono salite dopo che la Federal Reserve ha pubblicato la sua decisione politica e le previsioni sui tassi. L’S&P 500 ha guadagnato lo 0,3% e il Nasdaq Composite lo 0,5%. L’indice Dow Jones Industrial Average che ha terminato la giornata con un aumento di 401 punti, ossia poco oltre l’1%. I rendimenti dei buoni del Tesoro hanno principalmente registrato una discesa, con il tasso di riferimento decennale che si è assestato recentemente al 4,28%, in calo di 0,01 punti percentuali.

Conclusione

L’ultimo appuntamento della Federal Reserve dipinge il quadro di una banca centrale a un bivio. Destreggiandosi tra il duplice mandato di controllare l’inflazione e di promuovere l‘occupazione, la Fed cammina sul filo della politica monetaria. Per i consumatori e gli investitori, il messaggio è chiaro: preparatevi a un paesaggio definito da aggiustamenti graduali e da un’osservazione vigile.

Mentre l’economia continua la sua danza con l’inflazione e la crescita, le strategie e le decisioni della Fed restano fondamentali. Ad ogni riunione e annuncio, i contorni del futuro economico diventano più chiari. Tuttavia, in quest’epoca di imprevedibilità, una verità rimane ferma: il cammino da percorrere è lastricato di passi cauti e di occhi vigili.

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Riunione BCE: risultati della conferenza di marzo 2024

Riunione BCE settembre 2024: le previsioni sui tassi di interesse

Questo articolo esplora i risultati della riunione della BCE di marzo 2024,  in calendario il 7 marzo 2024, analizzando le decisioni sui tassi di interesse, sui programmi di acquisto di attivi e sugli aggiustamenti nei quadri operativi.

Mentre la zona euro affronta cambiamenti inflazionistici e traiettorie di crescita economica, comprendere le risposte strategiche della BCE è fondamentale per professionisti finanziari, investitori e analisti politici.

Decisioni di Politica Monetaria della BCE  

In una mossa attentamente osservata dai mercati e dai responsabili delle politiche, il Consiglio Direttivo della BCE ha mantenuto invariati i tassi di interesse chiave, riflettendo un approccio sfumato alla fragile ripresa economica della zona euro e al calo dell’inflazione. 

La decisione di tenere i tassi delle operazioni di rifinanziamento principali, della facilità di prestito marginale e della facilità di deposito rispettivamente al 4,50%, 4,75% e 4,00%, sottolinea l’ottimismo cauto della BCE e l’impegno a garantire la stabilità dei prezzi.

Il contesto di questa decisione è un ambiente economico complesso caratterizzato da un’inflazione in calo ma da pressioni sui prezzi interni persistenti, in particolare dalla crescita dei salari. 

Le ultime proiezioni dello staff indicano una revisione al ribasso dei tassi di inflazione per gli anni a venire, con un’attesa media del 2,3% nel 2024. Queste forniscono uno spaccato delle sfide della BCE. Le cifre, insieme a previsioni di crescita ammorbidite, sottolineano il delicato equilibrio che la BCE mira a raggiungere tra il sostegno alla crescita economica e il contenimento dell’inflazione entro il suo obiettivo.

APP e PEPP

Una parte significativa degli aggiustamenti degli strumenti di politica monetaria della BCE riguarda il Programma di Acquisto di Attivi (APP) e il Programma di Acquisto di Emergenza Pandemica (PEPP). La decisione di lasciare che il portafoglio APP diminuisca si allinea con una strategia di normalizzazione graduale, allontanandosi dalle misure di sostegno monetario dell’era pandemica. La riduzione graduale del portafoglio PEPP, prevista per diminuire di 7,5 miliardi di euro al mese nella seconda metà del 2024, indica l’intento della BCE di ritirarsi con cautela dallo stimolo monetario espansivo, riflettendo una risposta al miglioramento, seppur ancora precario, panorama economico.

L’approccio della BCE alle operazioni di rifinanziamento è stato anche esaminato. Questa analisi sottolinea gli sforzi della BCE per affinare i suoi strumenti monetari, così da allinearli meglio alle condizioni economiche attuali e proiettate, garantendo che le disposizioni di liquidità alle banche siano coerenti con gli obiettivi di politica più ampi.

Questi aggiustamenti del programma non sono semplici modifiche tecniche ma segnalano una transizione più profonda nel paradigma di politica della BCE. Ridimensionando attentamente gli acquisti di attivi e ricalibrando le operazioni di rifinanziamento, la BCE sta navigando verso la normalizzazione, rimanendo allo stesso tempo abbastanza agile per rispondere a nuovi shock economici o sviluppi.

Prospettive Economiche 

La riunione di marzo 2024 ha messo in evidenza anche la pianificazione strategica a lungo termine della BCE, in particolare attraverso i cambiamenti al suo quadro operativo per l’attuazione della politica monetaria. 

La previsione di una crescita lenta nel 2024 suggerisce una zona euro alle prese con pressioni interne ed esterne, dai rapporti di debito pubblico elevati alle incertezze del commercio globale. Tuttavia, il rimbalzo anticipato nei consumi e negli investimenti dal 2025 al 2026 riflette la fiducia nella resilienza economica di fondo della regione e nel previsto allentamento delle pressioni inflazionistiche.

Questa sezione del rapporto della BCE enfatizza il ruolo delle politiche fiscali e strutturali di supporto insieme alle strategie monetarie. L’appello della BCE per una rapida attuazione del programma Next Generation EU e una maggiore integrazione nei mercati bancari e dei capitali sottolinea l’approccio multifaccettato necessario per affrontare le sfide economiche attuali e rafforzare la crescita a lungo termine.

Conclusione 

La riunione della BCE di marzo 2024 incapsula un momento critico nel panorama della politica monetaria della zona euro. Con decisioni di mantenere i tassi di interesse e di affinare programmi di acquisto di attivi e operazioni di rifinanziamento, la BCE bilancia attentamente le sue risposte immediate alle condizioni economiche attuali con i suoi obiettivi strategici a lungo termine. 

Mentre i tassi di inflazione si adeguano e le proiezioni economiche evolvono, le politiche della BCE continueranno a svolgere un ruolo cruciale nel plasmare il cammino della zona euro verso la ripresa e la stabilità.

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Riunione FED Gennaio 2024: tassi invariati

riunione fed gennaio 2024

Per il quarto meeting consecutivo, la Federal Reserve lascia invariati i tassi di interesse. Powell scettico sui tagli di marzo. 

In una mossa attesa dal mercato, nell’incontro della FED il 30-31 gennaio 2024 si è deciso di mantenere il tasso dei fondi federali tra il 5,25% e il 5,5%. Questa decisione segna una continuazione della posizione adottata da luglio 2023, riflettendo la strategia del comitato di fronte a indicatori economici buoni ma non consolidati. “Non abbiamo un mandato di crescita. Abbiamo un mandato di massima occupazione e un mandato di stabilità dei prezzi.” Così il presidente della Federal Reserve Jerome Powell commenta la riunione.  

Dalla forte ondata inflazionistica che nel 2022 ha toccato i suoi picchi più elevati degli ultimi quarant’anni, il Comitato Federale di Mercato Aperto (FOMC) ha intrapreso una politica monetaria rigida per riportare l’equilibrio nell’economia. Questo ha portato all’inizio di una serie di aumenti dei tassi di interesse a partire da marzo 2022, con l’obiettivo di contenere l’inflazione. Da allora, effettivamente, ha mostrato segni di rallentamento. Tuttavia, livelli di interesse così elevati non erano stati registrati da più di due decenni, creando nel mercato una pressione crescente affinché la Fed intervenga con un taglio nei prossimi mesi. 

Durante l’incontro della FED di gennaio 2024, il Comitato ha enfatizzato la sua intenzione di mantenere un elevato livello di vigilanza. Il bilanciamento dei fattori economici resta un compito delicato e non scontato: ridurre i tassi di interesse potrebbe infatti compromettere la tendenza al ribasso dell’inflazione, mentre, dall’altro lato, l’economia statunitense si trova a rischio di precipitare in una recessione. “L’inflazione è ancora troppo alta, i progressi in corso nel ridurla non sono garantiti e il percorso da seguire è incerto”, ha affermato Jerome Powell, nella sua conferenza stampa successiva alla riunione.

Nonostante tali dichiarazioni, i trader continuano a puntare su un taglio dei tassi che li porterebbe in un range tra il 3,75% e il 4% entro la fine dell’anno, in vista delle elezioni presidenziali. Ciò vorrebbe dire che la FED dovrebbe iniziare a tagliare i tassi costantemente con incrementi di un quarto di punto percentuale ad ogni riunione a partire da maggio. Per coloro che ancora ipotizzano un taglio a marzo, nella riunione della FED di gennaio Powell ha sottolineato: “Non penso che sia probabile che il Comitato raggiunga un livello di fiducia entro la riunione di marzo”. 

Per conoscere i prossimi appuntamenti della FED, consulta il calendario completo.

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Riunione BCE gennaio 2024: decisioni e prospettive

riunione BCE gennaio 2024

Nonostante le speculazioni del mercato, nella riunione BCE gennaio 2024 si è deciso di mantenere invariati i tassi di interesse. Questo riflette un approccio prudente in un contesto economico in evoluzione.

Mantenimento dei Tassi di Interesse

Il Consiglio Direttivo della BCE, nella sua riunione del 25 gennaio 2024, ha deciso all’unanimità di mantenere invariati i tre principali tassi di interesse. Ciò significa che i tassi di interesse restano fissati rispettivamente:

  • operazioni di rifinanziamento principali 4,5%
  • facilità di prestito marginale 4,75%
  • facilità di deposito 4%

Questa mossa si allinea con l’impegno della BCE a garantire che l’inflazione a medio termine si allinei al suo obiettivo del 2%.

Sul nostro blog puoi consultare il calendario completo dei prossimi incontri del Consiglio, nonché le decisioni prese dalla BCE a dicembre 2023. Se vuoi leggere queste informazioni in tempo reale e osservare il loro impatto sui prezzi e sul mercato delle criptovalute, scarica Young Platform, l’exchange crypto 100% italiano, supportato dalle maggiori banche italiane.

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Le dichiarazioni di Christine Lagarde

Christine Lagarde, Presidente della Banca Centrale Europea, ha commentato: “È probabile che l’economia della zona euro sia stata stagnante nell’ultimo trimestre del 2023 e debole nel primo del 2024. Tuttavia, alcuni indicatori puntano a una ripresa più avanti nell’anno. L’inflazione, scesa al 2,9% a dicembre, continuerà a diminuire nel 2024″. Ha sottolineato che è ancora prematuro discutere di tagli ai tassi di interesse. Questo perché la BCE deve procedere ulteriormente nel processo di disinflazione prima di poter essere certa che l’inflazione raggiungerà il suo obiettivo del 2%. 

Al World Economic Forum di Davos, Lagarde aveva evidenziato quali sono i fattori che la BCE sta attenzionando e che influenzeranno le prossime decisioni sui tassi di interesse.

Degna di nota è l’introduzione che ha scelto, sottolineando un cambiamento rispetto alla ‘normalità’ pre-2023. Se il periodo pandemico e post-pandemico è atipico e difficile da analizzare, nel 2023 abbiamo assistito a un processo di “normalizzazione”. Tuttavia, sostiene Lagarde con un gioco di parole, questa normalizzazione ci sta traghettando verso un periodo “non-normale”. Assisteremo, quindi, a un cambio di driver dell’economia globale e nuove modalità di crescita.

Il ruolo dei consumi 

Fino ad ora, i consumi hanno funzionato come un motore di crescita vitale, spinti da condizioni favorevoli che ora sembrano esaurirsi. Questo progressivo calo dei fattori positivi implica una trasformazione nella forza trainante dell’economia. 

I risparmi calano drasticamente 

Abbiamo assistito a una notevole riduzione dei risparmi in eccesso nelle economie avanzate, passando da una media del 10% a cifre vicine allo zero. Tale diminuzione, insieme al mercato del lavoro meno teso, potrebbe suggerire un calo nella potenza dei consumi come forza propulsiva dell’economia. Ciò potrebbe indicare un cambiamento nella dinamica di spesa dei consumatori, con potenziali impatti su vari settori.

Commercio globale

Al World Economic Forum di Davos, Ngozi Okonjo-Iweala, direttrice generale dell’Organizzazione mondiale del Commercio, commenta l’attuale situazione. L’Europa non riesce a seguire il ritmo delle grandi potenze, appesantita dalla situazione geopolitica. Tuttavia, grazie alla resilienza del commercio internazionale, ha potuto superare il taglio alle importazioni di energia dalla Russia dopo l’invasione dell’Ucraina.

Le prospettive del Consiglio Direttivo

Nella riunione BCE gennaio 2024, il Consiglio Direttivo ha evidenziato che le nuove informazioni confermano la precedente valutazione delle prospettive di inflazione a medio termine. Nonostante l’effetto base che causa un aumento dell’inflazione complessiva legato all’energia, la tendenza al ribasso dell’inflazione di fondo continua. Inoltre, gli aumenti passati dei tassi di interesse continuano a trasmettersi efficacemente sull’inflazione. “Le condizioni di finanziamento restrittive stanno temperando la domanda, contribuendo al calo dell’inflazione”, ha aggiunto il Consiglio.

Politica Monetaria: cosa succederà nei prossimi mesi?

Il Consiglio Direttivo rimane impegnato a riportare l’inflazione al target del 2% in tempi opportuni. Basandosi sulla sua attuale valutazione, il Consiglio ritiene che i tassi di interesse di riferimento della BCE, se mantenuti per un periodo sufficientemente lungo, contribuiranno significativamente al raggiungimento di tale obiettivo. Le decisioni future assicureranno che i tassi di riferimento siano fissati su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario, seguendo un approccio guidato dai dati per determinare il livello e la durata adeguati della restrizione.

Programma di Acquisto di Attività (APP) e PEPP

Durante la riunione BCE gennaio 2024, il Consiglio ha notato che il portafoglio dell’APP si sta riducendo a un ritmo misurato e prevedibile, dato che l’Eurosistema non reinveste più il capitale rimborsato sui titoli in scadenza. Riguardo al PEPP (programma di acquisto di emergenza pandemica), il Consiglio prevede di reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nella prima metà del 2024, riducendo il portafoglio del PEPP di una media di 7,5 miliardi di euro al mese nella seconda metà dell’anno, e terminando i reinvestimenti entro la fine del 2024.

Le reazioni degli analisti

Gli analisti, come Morgane Delle Donne, Responsabile della Strategia di Investimento Europa presso Global X, hanno notato che i mercati continuano ad anticipare una svolta più accomodante da parte della BCE entro l’anno.

Martina Daga, Economista Macro presso AcomeA SGR, ha sottolineato che il riconoscimento da parte della BCE dei progressi positivi sia in termini di inflazione sia sul mercato del lavoro mostra un approccio più morbido.

Nicolas Forest, CIO presso Candriam, ha evidenziato l’approccio della BCE basato sui dati piuttosto che su un calendario prestabilito, non aspettandosi un allentamento della politica prima di giugno.

David Chappell, Senior Fixed Income Portfolio Manager presso Columbia Threadneedle Investments, ha segnalato che Christine Lagarde ha lasciato aperta la possibilità di un primo taglio dei tassi a giugno.

Dopo la riunione BCE gennaio 2024, quindi, gli analisiti puntano su giugno. Invece, le previsioni del mercato fino a pochi giorni fa sembravano scommettere su una prima mossa ad aprile e un totale di cinque tagli dei tassi nel 2024.  Sembra inoltre inverosimile che la BCE proceda a un taglio dei tassi prima della FED. 

Revisione al ribasso delle stime di inflazione e crescita dell’Eurozona

La BCE ha rivisto al ribasso le stime di inflazione e di crescita dell’Eurozona per il primo trimestre del 2024. Emerse dal Survey of Professional Forecasters (SPF), l’indagine ha coinvolto 59 economisti ed analisti finanziari, condotta tra il 5 e il 10 gennaio.

L’inflazione è attesa in calo al 2,4% nel 2024 ed al 2% nel 2025 e nel 2026, con una revisione al ribasso rispetto alle precedenti previsioni. Queste revisioni al ribasso riflettono l’impatto di prezzi del petrolio inferiori alle attese e di un’attività economica più debole del previsto.

Le aspettative di crescita del PIL reale sono state anch’esse riviste al ribasso per il 2024 e il 2025. La frenata prevista è dello 0,6% quest’anno e un recupero all’1,3% il prossimo anno. Gli economisti intervistati si aspettano una leggera contrazione del PIL reale nell’ultimo trimestre del 2023, seguita da una lenta ripresa dell’attività economica nel 2024.

Le prospettive di crescita a lungo termine sono rimaste invariate all’1,3%, mentre le stime sulla disoccupazione sono rimaste sostanzialmente invariate rispetto alla precedente indagine.

Conclusioni

La riunione BCE gennaio 2024 conclude con un approccio cauto ma vigile alla politica monetaria, riflettendo l’impegno della banca centrale alla stabilità dei prezzi e alla crescita economica in mezzo a previsioni riviste e condizioni globali mutevoli. La decisione di mantenere invariati i tassi di interesse, insieme alle revisioni al ribasso delle stime di inflazione e crescita, indica un’attenta navigazione nel complesso ambiente economico.

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Recap crypto 2023: le news più importanti

Crypto news 2023: ecco le più importanti

Il 2023 è stato incredibile! Ci ha traghettato dal profondo bear market in un oceano di euforia. Quali sono state le notizie crypto più importanti che hanno segnato gli ultimi 12 mesi?

Si sa, vivere nel mondo crypto è un po’ come fare una capatina nella stanza dello spirito e del tempo di Dragon Ball, o sul pianeta Gargantua di Interstellar; un anno qui sembrano dieci nel “mondo reale”

Il 2023, nonostante sia stato per un lungo tratto un anno di bear market, non si è opposto a questa tesi; anzi, è stato ricchissimo di colpi di scena. Non sono mancati arresti, fallimenti, 100x, cause vinte, svolte dal punto di vista regolamentativo e nuovi sviluppi tecnologici. Ti ricordi tutto quello che è successo? Non per dubitare della tua memoria di ferro, ma è molto difficile. Ecco le news crypto più importanti del 2023!

Gennaio

La prima grande news crypto del 2023 risale al 21 gennaio, quando è stato lanciato Ordinals, un protocollo sui Bitcoin che ha permesso, per la prima volta, di creare NFT sulla sua blockchain. Questo nuovo trend è esploso velocemente, sono nate tantissime collezioni di token non fungibili su BTC. Negli ultimi mesi però, dati i “problemi” che le Inscription causano, qualche sviluppatore si è anche attivato per bandirle.

Febbraio

Febbraio è stato il mese in cui la Securities and Exchange Commission (SEC) ha iniziato a fare causa ad alcuni exchange, in particolare a Kraken e Coinbase. In quel periodo è anche arrivato l’airdrop di Blur, che da allora ha superato OpenSea diventando il marketplace NFT più utilizzato al mondo. Come dimenticarsi di Elon Musk che ha insignito della carica di CEO di Twitter il suo cagnolino Floki, innescando una meme season dominata da DOGE e dall’omonimo token.

Marzo

A Marzo il mondo finanziario è stato scosso da una serie di crolli bancari che, almeno per primi giorni, hanno ricordato al mondo che quello che è successo nel 2008 potrebbe accadere di nuovo. Silvergate Capital, Silicon Valley Bank, Signature Bank e Credit Suisse sono crollate evidenziando, ancora una volta, i limiti del sistema bancario tradizionale, costruito sulla fiducia e non sul valore reale. 

Nel terzo mese del 2023 abbiamo anche compreso quanto la struttura mondiale degli istituti di credito sia interconnessa e centralizzata e come il crollo di una banca possa innescare un effetto domino devastante, bruciando miliardi di dollari in pochi giorni o addirittura ore.

Bitcoin ha invece reagito benissimo alla situazione, dimostrando che il suo sistema monetario è anti-fragile e non ha bisogno di fiducia per funzionare. Sarà in quei giorni di paura che i grandi fondi di investimento, su tutti BlackRock, hanno deciso di smettere di ignorarlo?

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Aprile

Con l’inizio della primavera sono sbocciate le memecoin, prevalentemente grazie a Pepe, la crypto che si ispira alla rana più famosa del web. Il token, lanciato il 14 aprile “per gioco”, ha raggiunto in pochissimo tempo la capitalizzazione di mercato di 1 miliardo di dollari. Nei giorni successivi è anche stata listata sui principali exchange, su tutti Coinbase e Binance. Anche Dogecoin però, che per qualche ora è diventata il logo di Twitter (ora X), ha contribuito a innescare un’altra meme season del tutto inaspettata.

Aprile è stato anche il mese di qualche aggiornamento “più serio”. Shanghai, l’attesissimo update di Ethereum che permette agli staker di ritirare gli ETH bloccati sulla Beacon Chain è stato attivato con successo.

Maggio

La news crypto principale di maggio 2023 ha a che fare con la regolamentazione. Il 31/05 è infatti stato approvato il MiCA. I paesi dell’Unione Europea dovranno adeguarsi alla normativa, che sta entrando in vigore gradualmente in questi mesi, entro e non oltre la fine del 2024.

Giugno

Giugno è stato forse il mese più incredibile per quanto riguarda le news crypto del 2023. All’improvviso BlackRock, il più grande fondo di investimenti al mondo, ha presentato la richiesta di approvazione per il suo ETF spot su Bitcoin. Questo colosso finanziario gestisce più di 10 trilioni di dollari di asset e solo 1 su 576 prodotti che ha presentato alla SEC nel corso della sua storia non è stato approvato. Dopo la richiesta di BlackRock anche altri importanti fondi di investimento, tra cui Fidelity, Wisdomtree e ARK invest, hanno depositato la loro presso l’ente regolamentativo.

Gli esiti di questi procedimenti dovrebbero essere pubblicati nei primi giorni del 2024, secondo gli analisti di Bloomberg le probabilità che questi saranno positivi sono del 90%.

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Luglio

Se giugno è stato un mese positivo, luglio non è stato da meno, soprattutto dal punto di vista delle news crypto sul tema della regolamentazione. Giovedì 13 il giudice del distretto di New York, Annalisa Torres, ha emesso un’importante sentenza secondo la quale Ripple (XRP) non è una security. Nelle ore successive poi Coinbase, che era stato obbligato a sospendere il trading sulla crypto, lo ha riattivato.

La decisione della corte è stata una risposta forte alla guerra alle crypto portata avanti dal presidente della SEC Gary Gensler, e anche un precedente giuridico importante che potrebbe fare la storia del nostro settore.

Agosto

Ad agosto 2023 è uscita una news riguardante Michael Burry, uno dei primi investitori ad aver scoperto la bolla dei mutui subprime del 2008. Secondo alcune voci il trader prevedeva un altro crollo di mercato e aveva venduto allo scoperto (si era posizionato short) 1,6 miliardi di dollari per intercettarlo.

In realtà si trattava di una fake news, il trader aveva semplicemente acquistato due opzioni “put” dal valore totale di quasi 2 miliardi. Abbiamo approfondito la vicenda in questo video.

MICHAEL BURRY: la GRANDE SCOMMESSA contro il MERCATO

Settembre

Dopo le ferie estive anche il mercato crypto è ripartito: settembre è stato il primo mese rialzista dopo il crollo dei prezzi di quest’estate. Il prezzo di Bitcoin è salito del 10% circa e, anche se non è uscita nessuna news particolarmente bullish, il sentiment generale è nettamente migliorato.

Base, il Layer 2 di Ethereum sviluppato da Coinbase, ha attirato l’attenzione soprattutto grazie a Friend.tech, un social network decentralizzato che però non è riuscito ad imporsi nei mesi successivi.

Ottobre

Probabilmente questo è il mese in cui è iniziato il bull market, non solo per merito delle news crypto. Ad Uptober il prezzo di Bitcoin e anche quello di altre criptovalute è esploso a rialzo, in particolare Chainlink e Solana che hanno registrato rispettivamente un +45% e un +77%.

Inoltre, Cointelegraph ha riportato la news dell’approvazione dell’ETF spot su Bitcoin, poi rivelatasi falsa, ed è iniziato il processo FTX e, di conseguenza, la battaglia a colpi di testimonianze tra l’ex CEO Sam Bankman-Fried e la sua ex compagna Caroline Ellison.

Novembre

Se ottobre è stato bullish, novembre è stato incredibile. Il prezzo di SOL e AVAX è praticamente raddoppiato, mentre quello di Bitcoin ha registrato un +13%. In Argentina è stato eletto il presidente pro Bitcoin Javier Milei e SBF è stato dichiarato colpevole di tutti e sette i capi di accusa di cui era imputato.

Ma non solo, durante il penultimo mese abbiamo potuto apprezzare anche altre news crypto positive. BlackRock ha presentato la richiesta di approvazione per un’altro ETF spot crypto, questa volta con sottostante Ethereum e diversi colossi della finanza tradizionale, ad esempio J.P. Morgan e DZ Bank, hanno avviato nuovi progetti su blockchain.

Non è andata altrettanto bene a Binance e al suo CEO, Changpeng Zhao. L’exchange, che ha subito una sanzione record da 4,3 miliardi di dollari, e il suo amministratore delegato si sono dichiarati responsabili di diversi reati gravi e sono stati obbligati a patteggiare con il Dipartimento di Giustizia americano.

Dicembre

Ed eccoci arrivati a Dicembre, l’ultimo mese di questo rocambolesco 2023. Negli ultimi giorni è salita nuovamente Solana (SOL) sul palcoscenico del mercato, grazie alle news crypto riguardanti il suo smartphone e la memecoin Bonk.

Negli ultimi giorni è stata anche resa pubblica la data del nuovo aggiornamento di Ethereum soprannominato Dencun (Denab + Cancun)? Il 17 gennaio l’update sarà pubblicato sulla testnet Goerli, il 30 su Sepolia e il 7 febbraio su Holesky e nei giorni successivi sarà live sulla mainnet.

Le news crypto del 2023 sono state tante, e alcune davvero incredibili, ma le premesse per l’anno che sta per iniziare non sono da meno. Gennaio potrebbe essere un mese di svolta a causa della probabile approvazione degli ETF spot su Bitcoin e, ad aprile 2023, ci sarà il prossimo halving. Non ti resta che continuare a seguirci per rimanere sempre aggiornato.

Riunione BCE di dicembre: ci aspetta un inversione di marcia sui tassi di interesse?

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Riunione BCE di dicembre 2023: nessun rialzo sui tassi di interesse. Cosa accadrà nei primi mesi del 2024?

Durante la riunione BCE, che si è svolta il 14 dicembre, il Consiglio Direttivo si è espresso sul punto più importante: i tassi di interesse, lasciandoli invariati.

È la seconda volta che ciò accade, già nella riunione di ottobre la BCE non li aveva toccati interrompendo l’incremento totale a 4,5 punti che proseguiva da luglio 2022. A questo link il calendario completo dei prossimi incontri BCE, dove volta per volta verrà inserito il commento sulle decisioni prese.

Riunione della BCE: perché è importante?

Come per le decisioni della FED, quelle della BCE toccano ancor più da vicino il nostro portafoglio, perché interessano direttamente i nostri risparmi, i mutui, gli investimenti e il potere di acquisto dell’Euro. Che tu sia un risparmiatore, un abile giocoliere nell’arrivare a fine mese o un investitore, sapere che cosa viene deciso ai piani alti, può aiutarti a “far meglio i conti in tasca” e prepararti al 2024. In questo articolo riporteremo le decisioni sulla riunione BCE di dicembre e il potenziale impatto sulla nostra vita quotidiana.

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Inflazione e tassi di interesse

Un elemento cruciale nell’analisi della BCE è l’inflazione. Il rialzo dei tassi ha avuto effetti positivi sul lungo termine. Infatti, l’andamento dell’inflazione nel 2023 è stato generalmente positivo, scendendo dal 10% di un anno fa al 2,9% attuale. Anche l’inflazione core, che esclude l’energia e il cibo, si sta moderando.  

Con un calo dell’inflazione all’2,9% nell’area euro a ottobre e il secondo stop al rialzo dei tassi consecutivo sembra che la stagione di politiche di quantitative tightening sia conclusa. Tuttavia, le decisioni prese durante la riunione della BCE di dicembre non vedono ancora un decremento dei tassi che restano sull’attuale livello. Questo, secondo le parole del Consiglio Direttivo, è essenziale per riportare l’inflazione al 2% livello che, a questo ritmo, dovremmo raggiungere nel 2025.

Le previsioni dei membri del Consiglio della BCE 

Recentemente, all’interno del consiglio della Banca Centrale Europea (BCE), si è assistito a un cambio di tono anche tra i membri più intransigenti riguardo alla politica monetaria. 

Isabel Schnabel, importante figura della BCE e precedentemente nota per la sua linea dura, aveva espresso dubbi sull’opportunità di ulteriori aumenti dei tassi di interesse, citando i recenti dati sull’inflazione che suggeriscono una prospettiva più flessibile.

Analogamente, Joachim Nagel, presidente della Deutsche Bundesbank e altro membro di spicco della linea dura, ha riconosciuto segnali positivi nell’andamento dell’inflazione, pur mantenendo una certa cautela riguardo a possibili riduzioni dei tassi nel 2024.

Dall’altra parte, Goldman Sachs ha recentemente suggerito che potrebbe essere necessario anticipare le riduzioni dei tassi di interesse, in considerazione di una politica fiscale più restrittiva che potrebbe rallentare l’economia nel 2024.  

Riunione BCE dicembre: cosa è emerso?

L’ultimo incontro della Banca Centrale Europea è stato giovedì 14 dicembre. All’interno del meeting la presidente Lagarde ha confermato i recenti dati positivi sull’inflazione, sottolineando al contempo il continuo impegno della BCE in un approccio guidato dalle metriche. Ma la cosa più importante è che si è deciso di mantenere stabili i tassi di interesse, rispettivamente al 4,50%, 4,75% e 4,00%.

In termini di crescita economica, a settembre la BCE aveva previsto un incremento dell’economia dell’area euro dello 0,7% nel 2023, dell’1,0% nel 2024 e dell’1,5% nel 2025. Revisioni al ribasso per il 2024 e il 2025 potrebbero rafforzare ulteriormente le aspettative di mercato di vari tagli dei tassi di interesse nel 2024, influenzando al ribasso anche i rendimenti dei titoli di stato nell’area euro.

Conclusioni

In sintesi, secondo quanto emerso dalla riunione della BCE di dicembre 2023, Il Consiglio e la Lagarde rimangono concentrati sulla stabilità dei prezzi, pur riconoscendo i rischi per la crescita economica e le incertezze geopolitiche. La politica monetaria europea continuerà a essere determinata dai dati e dalle prospettive economiche, con un occhio attento alle variazioni dell’inflazione e alle condizioni di mercato.

Riunione Fed di dicembre 2023: prospettive sulla Politica Monetaria e sull’Economia

Riunione Fed di dicembre 2023: tassi di interesse mantenuti stabili e tre tagli previsti per il 2024. Valutiamo quindi l’impatto sui tuoi soldi e le strategie da intraprendere in base alle decisioni prese. 

La riunione Fed di dicembre 2023, presieduta da Jerome Powell, ha mantenuto invariato il tasso di interesse di riferimento per la terza volta consecutiva e ha posto le basi per i molteplici tagli previsti nel 2024 e oltre. L’inflazione rimane infatti la preoccupazione centrale per la Fed, che si sforza di riportarla al 2%. Ma i trader stanno concentrando la loro attenzione sulle previsioni di taglio dei tassi da parte dei policymaker.

Gli esiti della riunione sono cruciali per investitori, economisti e pubblico. Vediamo quali previsioni degli analisti sono state confermate e quali smentite. Soprattutto, vediamo come e perché queste decisioni influiscono anche sul valore dei nostri soldi. 

Il calendario completo delle riunioni della Fed 2024 è già disponibile. 

Perché si fanno delle previsioni?

Le decisioni della Fed hanno un impatto diretto sui nostri investimenti. Se non si è un analista, un esperto di economia o un investitore da lungo tempo, si fa fatica a immaginare come una decisione presa oltreoceano possa avere effetti sui nostri soldi. Eppure, è così. Ed è per questo che quando la Fed parla, tutti ascoltano. Per lo stesso motivo, chi lavora nel settore – economisti, broker, analisti ed esperti di politica monetaria – si esprimono con anticipo, cercando di capire cosa succederà. I piccoli e grandi investitori usano poi le previsioni degli esperti per agire con anticipo, capire come muovere il denaro e su quali cavalli puntare.  
Steve Azury, capo di Azury Financial a Troy, Michigan, sintetizza perfettamente l’impatto delle previsioni sulla riunione Fed: “Il costo del prestito ha un impatto su tutte le aree di investimento, acquisto e risparmio. La semplice previsione di ciò che potrebbe accadere è sufficiente per provocare una reazione del mercato azionario”.

Se vuoi seguire le prossime previsioni sulle riunioni Fed, crea un account gratuito su Young Platform e leggi le news in tempo reale.

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Il punto cruciale: i tassi di interesse 

Il punto più discusso è sicuramente sui tassi di interesse. Ogni volta che la Fed aumenta o diminuisce il tasso obiettivo, scatena importanti scossoni sui mercati. Questi si comportano come delle faglie: nel tentativo di ricalibrarsi sui nuovi tassi, scatenano terremoti di minore o maggiore intensità. Anche il mercato delle criptovalute non è esente da questi terremoti. 

Adeguamenti di politica monetaria e loro implicazioni

Con una mossa significativa, la Fed ha optato per un approccio più cauto, mantenendo il tasso di interesse di riferimento, ovvero il 5,25%-5,50%, stabilito a luglio 2023. Questa decisione segna un allontanamento dalla serie di rialzi aggressivi dei tassi registrati a partire da marzo 2022. Gli analisti avevano ampiamente anticipato la decisione della Fed di restare fermi, poiché l’inflazione – scesa al 3,7% – è sotto controllo sempre di più.

Oltre a decidere di mantenere una posizione di attesa, i membri del comitato della Federal Reserve hanno indicato la possibilità di almeno tre riduzioni dei tassi di interesse nel 2024, prevedendo tagli di un quarto di punto percentuale ciascuno. Questa strategia è più aggressiva rispetto a quanto i funzionari avevano precedentemente suggerito. In seguito all’annuncio di questa decisione, il Dow Jones Industrial Average ha registrato un forte incremento, superando i 37.000 punti per la prima volta.

La strategia adottata dalla Fed rappresenta un tentativo di bilanciare due obiettivi: contenere l’inflazione senza frenare la crescita economica. Questo orientamento è fondamentale per i mercati finanziari, poiché rappresenta un segnale di un possibile cambio di direzione nell’approccio della Fed al trattamento delle tensioni economiche.

La strategia dietro l’aumento dei tassi

L’aumento dei tassi dell’ultimo anno ha reso più difficile per le banche concedere prestiti e mutui a cittadini e aziende. Questo ha comportato meno assunzioni, meno investimenti nell’edilizia, contrazioni nella produzione di beni. A sua volta si è tradotto in volatilità sul mercato azionario, delle materie prime, sul cambio valutario e, in ultimo, sugli asset ad alto rischio come le criptovalute

Volendo semplificare al massimo, la strategia della Fed è proprio questa. Quando rende ancora più difficile l’acquisto di beni, le persone spendono meno e acquistano meno cose. Quindi, nel termpo, i prezzi diminuiscono. Più alti sono i tassi, minore è il valore del denaro e quindi, nel lungo periodo, i prezzi tendono a diminuire all’aumentare del tasso. È un po’ come mettere l’economia nel congelatore, aspettando che torni a temperatura ambiente.

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Sviluppi e proiezioni economiche

La riunione Fed ha fornito una visione sfumata dell’attuale panorama economico, compresa la crescita del PIL e i modelli di spesa dei consumatori. Powell ha sottolineato che, nonostante alcune sfide, l’economia ha mostrato una certa resistenza. Il mercato del lavoro, in particolare, ha mostrato solidità, con un graduale miglioramento dei dati sull’occupazione. Nella conferenza stampa, Powell ha affermato: “Gli indicatori recenti suggeriscono che la crescita dell’attività economica ha subito un sostanziale rallentamento rispetto al ritmo smisurato osservato nel terzo trimestre. Anche così, il PIL è sulla buona strada per espandersi intorno al 2,5% per l’intero anno”.

Un calcio d’angolo è possibile?

Durante la recente riunione Fed, i funzionari hanno chiarito di essere pronti a incrementare i tassi di interesse qualora l’inflazione dovesse intensificarsi. Tuttavia, hanno anche espressamente indicato che attualmente possono permettersi di attendere e osservare gli effetti che le loro precedenti politiche restrittive stanno avendo sull’economia degli Stati Uniti.

I persistenti alti livelli di inflazione hanno avuto un impatto politico significativo sul presidente Joe Biden, il cui indice di gradimento è diminuito in gran parte a causa della percezione pubblica negativa sulla sua gestione dell’economia. È stato suggerito che la Fed potrebbe esitare a prendere misure politiche drastiche nell’anno delle elezioni presidenziali, previste per il 2024.

Lo stato di salute attuale dei mercati 

Sebbene i principali indici azionari come lo Standard & Poors 500 abbiano trascorso gran parte del 2022 in crisi, se la sono cavata bene nel 2023, anche se sono al di sotto dei livelli più alti dell’anno. L’S&P 500 è cresciuto di circa il 10%, mentre il Nasdaq Composite è salito di circa il 24%. 

Quando la Fed ha annunciato a novembre 2021 la sua intenzione di aumentare i tassi, anche il mercato delle criptovalute si è contratto. Octavio Sandoval, direttore degli investimenti di Illumen Capital, afferma: “Quando la Fed ha introdotto politiche monetarie restrittive aumentando i tassi nel 2022, ha causato un adeguato calo di valutazione dei mercati azionari e delle criptovalute”. Siamo stati tutti testimoni del crollo dei prezzi, spinto sul fondo anche dall’effetto a catena di FTX. Oggi il mercato delle criptovalute sta vivendo nuovi rialzi, sintomo di una fiducia rinnovata nel settore, soprattutto di fronte all’instabilità del settore bancario. 

Prospettive future e incertezze

Il discorso di Powell alla riunione Fed ha offerto anche uno sguardo alla traiettoria economica prevista. Pur proiettando un cauto ottimismo, ha riconosciuto le incertezze intrinseche che offuscano le previsioni economiche. Queste incertezze, che vanno dall’andamento dell’economia globale alle politiche fiscali nazionali, sono fattori critici che la Fed continuerà a monitorare e a tenere in considerazione nel definire la futura politica monetaria.

Ma a fronte di queste decisioni, come ci dovremmo comportare? 

In che modo l’aumento dei tassi dovrebbe influire sulla tua strategia di investimento

Proprio perché i tassi in rialzo, l’inflazione elevata e l’incertezza economica sono fattori che generano volatilità, stagnazione e svalutazione degli investimenti sul breve periodo – nel nostro caso il biennio 2022-2023 – è importante avere un piano a lungo termine. Per molti, il piano a lungo termine significa continuare a investire regolarmente in un portafoglio diversificato. La diversificazione viene attuata sia in termini di asset ad alto, medio e basso rischio, sia in termini di tipi di industrie, progetti e aziende. 

Sebbene i trader a breve termine possano sudare per l’aumento dei tassi e cercare di cronometrare una recessione, è fondamentale mantenere le cose in prospettiva. Invece di cercare di trovare il momento giusto per vendere, gli investitori buy-and-hold (acquista e mantieni)  possono sfruttare la volatilità del mercato a proprio vantaggio e quindi cercare di trovare il momento giusto per aggiungere altro capitale.

Le recessioni e i periodi di crisi possono essere un momento interessante per aggiungere asset al proprio portafoglio a prezzi scontati. Come disse una volta Warren Buffett, le azioni sono più economiche quando pochi concordano sul fatto che siano un investimento interessante. 

Conclusioni

La riunione Fed di dicembre 2023 è una testimonianza dell’impegno con cui la Federal Reserve persegue la sua missione pubblica. I risultati e gli approfondimenti di questa riunione sono fondamentali per navigare nelle complesse acque economiche che ci attendono. Con l’inizio di un nuovo anno, la comprensione e l’assorbimento di questi spunti saranno fondamentali per gli economisti, gli investitori e il pubblico per anticipare la direzione dell’economia.