Riunione BCE settembre 2024: decisioni e prospettive

Riunione BCE settembre 2024: le previsioni sui tassi di interesse

Cosa deciderà la BCE nella riunione del 12 settembre? Taglierà i tassi di 25 punti base come previsto o li lascerà, a sorpresa, invariati?

Quali sono le previsioni per la prossima riunione BCE di settembre 2024? A pochi giorni dal meeting in calendario per il 12 del mese, le ipotesi sul possibile taglio dei tassi di interesse sono al centro dell’attenzione. A luglio, durante l’ultima riunione, la Banca Centrale Europea li aveva lasciati invariati al 4,25% dopo il taglio di giugno. Mentre quelli di deposito sono fermi al 3,75%.

Da allora sono entrati in gioco nuovi scenari, in particolare un drastico calo dell’inflazione, almeno a quanto ci dice il dato preliminare, che è scesa dal 2,6% al 2,2%. Inoltre, la Federal Reserve, la banca centrale degli Stati Uniti, è pronta a ridurre i tassi per la prima volta dal 2022. Cosa succederà? La conferenza stampa di Lagarde chiarirà tutti i dubbi.

Riunione BCE settembre 2024: previsioni sul taglio dei tassi d’interesse

Le previsioni più accreditate sulla riunione BCE di settembre 2024 e sul taglio dei tassi di interesse della Banca Centrale Europea ci dicono che è molto probabile che assisteremo ad un taglio di 25 punti base. Quest’intervento sarebbe giustificato dal rallentamento dell’inflazione che ora è molto vicina all’obiettivo del 2%, ma anche dalla preoccupante frenata della crescita. Se così dovesse essere, sarebbe la seconda riduzione del costo del denaro per quest’anno dopo il taglio di giugno.

Il panorama macroeconomico europeo

Per andare più a fondo sulla questione possiamo citare le parole di Carsten Brzeski, responsabile globale della macroeconomia di ING, che ha dichiarato in occasione dell’uscita degli ultimi dati sull’inflazione: “con gli ultimi dati sull’inflazione dell’Eurozona, un taglio dei tassi alla riunione della Banca Centrale Europea è diventato quasi un affare fatto”

Perciò i fattori da considerare secondo gli economisti, soprattutto in vista dell’imminente riunione BCE di settembre, sono due: il rallentamento dell’inflazione e la preoccupante situazione degli indicatori di crescita.

Per esempio il prodotto interno lordo (PIL) dell’eurozona è cresciuto solo dello 0,2% nel secondo trimestre del 2024, una revisione al ribasso rispetto alla precedente stima dello 0,3%. Nel corso della riunione della BCE ci sarà anche il tempo di analizzare le proiezioni macroeconomiche dato che le ha modificate a giugno. 

All’epoca, la crescita economica annuale dell’Eurozona era prevista allo 0,9% nel 2024, con un ulteriore rafforzamento all’1,4% nel 2025 e all’1,6% nel 2026. L’inflazione, invece, era prevista in calo dal 5,4% nel 2023 al 2,5% nel 2024, al 2,2% nel 2025 e all’1,9% nel 2026.

Proseguiamo poi con le previsioni di Pacific Investment Management Company (PIMCO) che ritiene che nella riunione del 12 settembre 2024 la BCE taglierà il tasso sui depositi di 25 punti base, portandolo dal 3,75% al 3,5%. L’azienda statunitense ritiene che il Consiglio direttivo fornirà molte indicazioni che vadano oltre settembre e si aspetta invece che ribadisca una strategia dipendente dai dati.

Quanti tagli dei tassi di interesse ci aspettano nei prossimi mesi?

Nello scenario attuale, nonostante il calo drastico dell’inflazione, i principali esperti del settore continuano ad aspettarsi due tagli dei tassi di interesse per il 2024, entrambi di 25 punti base. In particolare è di quest’idea Fidelity, fondo di investimento statunitense titolare anche di un ETF su Bitcoin. Se le previsioni di Fidelity dovessero avverarsi il tasso di deposito si attesterebbe al 3,25% entro la fine dell’anno. Per il 2025, invece, si attendono altri tre tagli che porterebbero i tassi di interesse al 3% e quello sui depositi al 2,50%.

Anche DWS Group, uno dei principali gestori patrimoniali al mondo, è più o meno della stessa idea: nel 2025 i tassi verranno ridotti di 25 punti base ogni trimestre fino a raggiungere il 2,50% a settembre 2025.

Ulrike Kastens, Senior Analyst di DWS ha dichiarato, in un’intervista del 5 settembre, che il Consiglio Direttivo della BCE vorrà sicuramente evitare di abbassare i tassi d’interesse troppo rapidamente, per prevenire un nuovo aumento dell’inflazione. Secondo Kastens, gli elementi a favore di un ulteriore taglio dei tassi d’interesse in ottobre sarebbe, principalmente, due:

  •  un crollo della crescita più ingente rispetto alle aspettative;
  •  un taglio dei tassi d’interesse da parte della Federal Reserve più corposo rispetto alle previsioni, che si aspettano una riduzione di 25 punti base.

Non è della stessa idea Bastian Freitag, dirigente della banca d’investimento franco-britannica  Rothschild & Co, che si aspetta un piano di tagli regolari di 25 punti base da settembre a dicembre, oltre a ulteriori riduzioni trimestrali nel 2025.

Cosa ci dobbiamo aspettare per la prossima riunione BCE di settembre? Le previsioni sul nuovo taglio dei tassi di interesse si avvereranno? Come si comporterà la  Federal Reserve nel suo meeting del 17 e 18 settembre?

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Dibattito tra Kamala Harris e Donald Trump, com’è andata? Le cose da sapere

Dibattito elezioni americane: tutte le cose da sapere

Il 10 settembre si è tenuto l’atteso dibattito ufficiale tra Kamala Harris e Donald Trump per le elezioni presidenziali di novembre. Chi ha avuto la meglio?

Il 5 novembre gli elettori degli Stati Uniti andranno alle urne per eleggere il prossimo presidente. Inizialmente previste come una rivincita delle elezioni del 2020, queste elezioni sono state stravolte a luglio, quando il presidente Joe Biden ha deciso di concludere la sua campagna e ha appoggiato la vicepresidente Kamala Harris. La grande domanda ora è: il risultato significherà un secondo mandato di Donald Trump o la prima donna presidente degli Stati Uniti?

Harris vs Trump: il dibattito e l’effetto sulla campagna

Il 10 settembre ha segnato un momento molto importante nella corsa alle elezioni presidenziali per entrambi i candidati, soprattutto per Kamala Harris, che ha colto l’occasione per presentarsi agli americani come la nuova leader del Partito Democratico dopo le dimissioni di Joe Biden. La Harris si è rivolta a tutti gli americani ancora indecisi sul voto, salendo sul palco decisa a rappresentare il “volto del cambiamento” e mostrando una “nuova via da seguire” per tutti gli americani. Trump, d’altra parte, ha matenuto il suo stile, rimarcando le posizioni forti che lo distinguono e criticando il poco pragmatismo della rivale. 

Harris vs Trump: un confronto acceso sui temi chiave

Il dibattito, tenutosi a Philadelphia e moderato da David Muir, ha visto i due candidati affrontare argomenti di grande rilevanza per gli elettori: economia, inflazione, immigrazione e aborto. Harris ha cercato di posizionarsi come la candidata della classe media, accusando Trump di essere il “paladino dei miliardari”, mentre Trump ha dipinto Harris come un’estremista di sinistra, priva dell’esperienza necessaria per governare.

Kamala Harris ha avuto un inizio più lento, ma è riuscita a carburare e a mettere Trump in difficoltà su alcuni punti sensibili, come la sua popolarità tra i leader mondiali e i suoi guai giudiziari. Ha cercato di presentarsi come una leader pragmatica e risoluta, pronta a confrontarsi con le sfide internazionali e nazionali, come le questioni di politica estera e sociale.

D’altra parte, Donald Trump ha mantenuto il suo solito stile provocatorio, cercando di screditare la sua avversaria con attacchi personali e ripetuti riferimenti al mandato di Joe Biden, che ha definito come un fallimento. Nonostante la tendenza a rispondere alle provocazioni, Trump ha cercato di evitare attacchi eccessivamente personali, mantenendo però un tono duro, specialmente sull’immigrazione, tema su cui ha un vantaggio nei sondaggi.

Endorsement di Taylor Swift e la “spin room”

Uno dei momenti più discussi della serata è stato l’endorsement di Taylor Swift a favore di Harris. La popstar, molto influente sui social, ha appoggiato la candidata democratica con un messaggio rivolto ai suoi fan, sottolineando il suo sostegno alla Harris. Questo potrebbe avere un impatto significativo, soprattutto tra gli elettori più giovani.

Nella “spin room”, dopo il dibattito, entrambi i campi hanno dichiarato la vittoria. Gli alleati di Trump hanno cercato di minimizzare i danni causati da alcune delle sue dichiarazioni controverse, come quando ha affermato che gli immigrati haitiani rubano e mangiano animali domestici in Ohio, affermazione subito smentita dal moderatore.

Chi ha vinto il dibattito?

Per quanto riguarda le reazioni immediate, Harris sembra aver consolidato la sua posizione, riuscendo a tenere testa a Trump e a non cedere alle sue provocazioni. Trump è apparso sicuro, ma è stato messo in difficoltà su alcuni punti sensibili, come i suoi guai giudiziari e la sua popolarità tra i leader mondiali. 

Tuttavia, entrambi i candidati hanno offerto pochi dettagli concreti sui loro programmi, lasciando molti elettori con domande su quale sarà il futuro politico degli Stati Uniti. È quindi troppo presto per valutare l’impatto sui sondaggi, che nei prossimi giorni potrebbero indicare meglio se ci saranno variazioni nelle preferenze elettorali. Sicuramente, giocheranno un ruolo fondamentale i sette Stati con il maggior numero di seggi: Wisconsin, Pennsylvania, Nevada, Carolina del Nord, Michigan, Georgia e Arizona.

Questi sette Stati si possono, a loro volta, dividere in tre categorie territoriali differenti. Pennsylvania, Michigan e Wisconsin, tutti situati a nord con sul confine con il Canada, rappresentano la parte più industriale del paese. North Carolina e Georgia, invece, si trovano a sud di Washington, mentre Nevada e Arizona sono i più importanti degli Stati Uniti Occidentali. 

Chi è in testa nei sondaggi?

Nei mesi precedenti al ritiro di Biden, i sondaggi lo mostravano costantemente in svantaggio rispetto a Donald Trump. Anche se Harris ha faticato inizialmente a migliorare quelle percentuali, la sua campagna ha iniziato a guadagnare terreno. Attualmente, guardando i sondaggi nazionali, Kamala Harris è in testa di tre punti percentuali

Questo dato, però, conta relativamente, poiché non tiene conto della valenza differente degli Stati chiave o swing states che possiedono un numero più alto di seggi, che abbiamo elencato prima.

Se analizziamo la questione tenendo conto di queste preferenze, notiamo come Donald Trump e Kamala Harris siano, sostanzialmente, alla pari. Per esempio in Pens la Harris ha il 48% delle preferenze mentre Trump il 47% e le stesse identiche percentuali per quanto riguarda la Georgia. Trump invece è in vantaggio in Arizona (48%) contro il 47% della Harris.

Le medie dei sondaggi nazionali danno una buona idea della popolarità generale dei candidati, ma non necessariamente riflettono con precisione il possibile esito delle elezioni. Il risultato dipenderà da  una manciata di stati in bilico, come Pennsylvania, Michigan e Wisconsin, che storicamente oscillano tra i due partiti.

Chi sta vincendo negli stati in bilico?

I sondaggi sono molto serrati nei sette stati chiave, tra cui la Pennsylvania, che è fondamentale per la vittoria elettorale. La Pennsylvania, in particolare, ha il maggior numero di voti elettorali tra gli stati in bilico, rendendola decisiva.

Michigan e Wisconsin, un tempo roccaforti democratiche, sono passate a Trump nel 2016, ma Biden le ha riconquistate nel 2020. Joe Biden, innfatti, aveva conquistato i favori di sei di questi sette Stati, ad eccezione della Carolina del Nord. Se Harris riuscirà a mantenere queste conquiste, sarà sulla buona strada per vincere le elezioni. Trump, invece, dovrà recuperare terreno in questi stati chiave per garantirsi i voti necessari a raggiungere i 270 grandi elettori richiesti per la vittoria.

In altre parole, Kamala Harris e Donald Trump difficilmente si recheranno a Los Angeles (California) o a New York, e se lo faranno l’unico obiettivo delle visite sarà quello di raccogliere denaro. Mentre molto probabilmente andranno a Phoenix (Arizona), Milwaukee (Wisconsin) o Atlanta (Georgia).

Il ruolo dei finanziamenti 

Un elemento che sottolinea l’importanza degli swing states rispetto a quello considerati “normali” è la quantità di denaro spesa dai partiti per la promozione dei programmi. Ad agosto, per quanto riguarda gli spot televisivi in Pennsylvania, i due politici hanno speso circa 40 milioni di dollari a testa, in Georgia quasi 20 e in Arizona più di 10.

Infine, possiamo analizzare in modo sintetico le questioni che giocheranno un ruolo chiave alle elezioni americane di novembre, prevalentemente dal punto di vista ideologico e demografico. Per esempio, Donald Trump aveva conquistato una considerevole fetta dell’elettorato afroamericano, che però potrebbe tornare a votare Dem dopo l’ingresso in campo di Kamala Harris. Allo stesso tempo, invece, tanti immigrati sudamericani che sono ormai cittadini degli Stati dell’ovest, potrebbero preferire l’approccio di Trump all’immigrazione, perché sono diventati, con il tempo, fortemente conservatori su questo tema.

Conclusione

Il dibattito tra Kamala Harris e Donald Trump ha dato ai cittadini americani un assaggio delle dinamiche che caratterizzeranno questa corsa presidenziale. Harris sembra avere un piccolo vantaggio nei sondaggi, ma la strada verso la Casa Bianca è tutt’altro che sicura. Nei prossimi giorni, il panorama politico continuerà a evolversi, e gli elettori degli stati in bilico avranno l’ultima parola su chi guiderà il Paese.

Per seguire gli impatti delle elezioni americane sul mercato delle criptovalute, iscriviti gratuitamente a Young Platform.



Gli investimenti in crypto di Samsung

Gli investimenti di Samsung nel mondo crypto

Tutti gli investimenti di Samsung nel mondo crypto dopo l’annuncio di aver investito nell’azienda crypto Startale Labs, che si sta occupando del Layer 2 di Ethereum di proprietà di Sony. 

Sta succedendo! Le grandi aziende tecnologiche “tradizionali” stanno entrando a “gamba tesa” nel mondo crypto, come dimostra l’annuncio di Sony della scorsa settimana. Il colosso dell’intrattenimento ha presentato al pubblico Soneium, un Layer 2 di Ethereum sviluppato in collaborazione con l’azienda blockchain Startale Labs che ha attirato anche l’interesse e i capitali di Samsung.

A differenza di Sony però, l’azienda sudcoreana guarda al mondo delle criptovalute da diversi anni, attraverso il suo fondo di venture capital Samsung Next. Per questo motivo può essere curioso analizzare gli investimenti di Samsung nel mondo crypto. Come se la passano le startup finanziate dall’azienda? Se seguite il settore con interesse, ne conoscerete sicuramente qualcuna!

Axie infinity

SamsungNext ha creduto in uno dei giochi Web3 più popolari del mondo crypto, e ha partecipando al round di finanziamento (serie B) da 152 milioni di dollari effettuato da Sky Mavis, la software house titolare dello sviluppo del gioco.

Compra AXS

Axie Infinity e il suo team di sviluppo hanno raccolto, in totale, circa 315 milioni di dollari di investimenti in sei diverse tornate.

Sui (SUI)

La blockchain creata dal team di ex dipendenti di Meta ha sicuramente attirato l’attenzione nei suoi primi mesi di vita. Lo spessore dei suoi primi dipendenti e le premesse a livello tecnologico hanno permesso a questa blockchain company di raccogliere ingenti capitali, e anche di rientrare nelle aziende crypto in cui Samsung ha investito.

Scopri SUI

Il colosso tecnologico ha acquisito delle quote di Sui a dicembre del 2021, durante il primo round di finanziamento effettuato dalla blockchain company (serie A).

Alchemy

Alchemy è una delle developer platform più popolari del mondo crypto, in quanto offre agli sviluppatori tutto il necessario per sviluppare applicazioni decentralizzate (dapp). Non è famosa come i progetti sopracitati, proprio perché è dedicata ai cosiddetti builder, coloro che si occupano di costruire i protocolli si blockchain che utilizziamo.

Come dimostrano gli investimenti attratti da questa azienda crypto, a cui ha partecipato anche Samsung, Alchemy è un’istituzione del Web3. Ha raccolto in totale circa 560 milioni di dollari e ha una valutazione di più di 10 miliardi. I nomi più altisonanti che hanno partecipato ad diversi round troviamo anche Andreessen Horowitz (a16z), Coinbase Venture e Pantera Capital.

Yuga Labs

Anche l’azienda Web3 che ha rilasciato la collezione NFT “Bored Ape Yacht Club” (BAYC) ha ricevuto dei capitali da Samsung, forse perché l’azienda sudcoreana vuole tenere il passo e punta a inserirsi all’interno dell’intrattenimento 3.0. Samsung ha contribuito a questa NFT company a marzo del 2022, durante l’unico round di finanziamento di Yuga Labs attraverso il quale ha raccolto 450 milioni di dollari.

In quel momento le scimmie annoiate del BAYC erano all’apice del loro succeso, il prezzo minimo per un singolo token non fungibile era di circa 100 Ethereum, più di 300.000$. Oggi, invece, la collezione e l’intero mercato NFT si è fortemente ridimensionato ed è possibile acquistare una Bored Apes per circa 10 ETH, meno di 30.000$ al prezzo attuale.

The Sandbox

Il metaverso più popolare al mondo, nonostante questo segmento del mondo crypto non se la stia passando benissimo ultimamente, ha attirato più di 100 milioni di dollari di investimenti anni passati. 

Guarda il grafico di SAND

All’apice del suo successo (novembre 2021), The Sandbox ha chiuso un round di finanziamento di 93 milioni di dollari a cui hanno partecipato anche SamsungNext e LG Technology Ventures, il fondo di proprietà di uno dei principali competitor dell’azienda coreana. 

Questi sono solo una piccola parte degli investimenti di Samsung nel mondo crypto. Meritano una menzione anche LayerZero, uno dei principali protocolli per l’interoperabilità blockchain, SuperRare, un marketplace NFT interamente dedicato all’arte digitale e Messari, un database e rete di intelligence per il mondo crypto molto utilizzato. Ora, dopo il suo impegno in Startale Labs, la stagione di investimenti web3 di Samsung sembra rincominciare, continua a seguirci per non perderti i prossimi!*


Le 5 strategie più popolari nel mondo crypto

Strategie crypto: le 5 più popolari

Qual è la migliore strategia per massimizzare le performance del tuo portfolio crypto? La risposta a questa domanda è come la ricetta della salsa del Big Mac, nessuno la sa. Ma ecco le 5 più popolari

Le domande che non hanno una risposta nel mondo sono tantissime. Qual è il vero nome dello street artist Banksy? Qual è la ricetta della salsa segreta del Big Mac? Quanto denaro ha nascosto Pablo Escobar nelle campagne attorno a Medellin? Come sono state costruite le piramidi egizie? Ma nessuna di queste è minimamente paragonabile a quella che tormenta quotidianamente gli appassionati del mondo crypto: qual è la strategia perfetta? Come è composto il portafoglio definitivo e invincibile? Quali criptovalute contiene e in quali percentuali?

Dato che non ci è possibile trovare la risposta, abbiamo analizzato tantissime strategie popolari cercando di trovare quelle che, nel tempo, hanno restituito i rendimenti migliori e un rischio contenuto. Trovi le migliori cinque in questo articolo! P.S. tutte queste hanno “battuto” l’S&P 500, l’indice azionario che riassume l’andamento delle cinquecento aziende più capitalizzate al mondo, registrando almeno il doppio del suo incremento percentuale.

Scopri il mondo crypto

1. Market Cap Weighted – proporzionali alla capitalizzazione di mercato

Da dove partire per analizzare le strategie crypto che hanno battuto l’S&P 500 se non dal suo alter ego decentralizzato? Un portfolio “cap-weighted” viene costruito dividendo la somma investita tra le 20 criptovalute più capitalizzate del mercato, in base al loro peso rispetto alla capitalizzazione totale, escluse le stablecoin. In altre parole un portafoglio costruito secondo queste logiche presenterebbe, al momento della scrittura il 56% dell’esposizione in Bitcoin, il 14% in Ethereum il 3,7% in BNB, il 3% su Solana (SOL), i e così via. Così come l’S&P 500 da più peso alle aziende maggiormente capitalizzate, come Nvidia e Google, con questa strategia il tuo portafoglio sarà maggiormente influenzato dalle crypto più capitalizzate, in particolare Bitcoin e Ethereum.

Da gennaio 2023 ad agosto 2024 questa strategia crypto ha registrato un +144%, mentre durante il picco di marzo, quando Bitcoin ha raggiunto il nuovo massimo storico a quota 74.000$, un +200% circa.

2. La combo classica: 80% Ethereum e 20% Bitcoin

La strategia, forse, più popolare del mondo crypto da diversi anni, nonché quella consigliata da tanti OG, ovvero gli utenti che popolano il settore da tanto tempo. Se deciderete di attuarla, non ditelo ai Bitcoin maximalist, per loro esiste soltanto una criptovaluta legittima e si chiama BTC, ma affronteremo questa categoria nel prossimo paragrafo. 

A prescindere da ciò però la coppia più pop del mondo crypto, composta al 20% da Ethereum e all’80% di Bitcoin ha registrato ottime performance negli ultimi 20 mesi, un +190% abbondante!

3. Bitcoin maximalist: all-in sul Re

Bitcoin è la criptovaluta più popolare del mondo crypto, per molti l’unica che ha davvero senso di esistere. E c’è da dire che nell’ultimo anno le sue perfomance, caratterizzate da ottimi rendimenti e da una maggiore stabilità rispetto alle concorrenti, hanno legittimato questa scelta. Il suo movimento di prezzo da gennaio 2023 ad agosto 2024 è stato del +226%, mentre durante il picco di marzo ha toccato il +350%.

Compra Bitcoin

4. Buy the dip “ afferra un coltello che cade”

Questa è la strategia più articolata presente in questo articolo, ma vale la pena analizzarla visto che è utilizzata da tantissimi utenti del mondo crypto, a volte purtroppo senza cognizione di causa. È necessario specificare che può essere complessa da adottare, sopratutto per chi è alle prime armi, dato che comporta un approccio attivo al trading. In altre parole, non funziona come le altre e non segue la logica “compra e dimenticati di averlo fatto”.

Proprio per queste sue caratteristiche è difficile stimare con esattezza le performance, poichè variano a seconda di diversi fattori, come il momento esatto in cui si acquista e la quantità. Tuttavia, supponiamo che si disponesse di un budget di partenza di 5.000$ in BTC e 5.000$ in stablecoin, e che si avesse intenzione di fare “buy the dip” ad ogni crollo di BTC superiore al 10%. Ecco, ipotizzando che si fossero rispettate tutte le premesse, alla fine dell’anno ci si sarebbe 48.000$ di BTC in controvalore monetario.

Ovviamente dirlo non è come farlo, comprare quanto il mercato soffre non è un gioco da ragazzi, soprattutto dal punto di vista psicologico. Ci vogliono nervi d’acciaio, una pazienza certosina e una buona dose di skills e costanza. Perciò valuta bene in base al tuo livello, se ritieni di non avere abbastanza esperienza per questa tipologia di attività puoi optare per l’acquisto ricorrente, mosso da logiche simili ma sicuramente più easy

Attiva un acquisto ricorrente

5. La combo del fantasista

Concludiamo la strategia crypto più performante degli ultimi mesi, di quelle prese in esame. Questo magico mix è composto al 60% da Bitcoin, al 20% da Ethereum e al 20% da Solana (SOL). Anche se un 20% può sembrare una percentuale moderata, è proprio quella allocazione ad aver dato la spinta decisiva a questo portafoglio negli ultimi mesi. La perfomance registrata da questa di strategia è da togliere il fiato, +620% da gennaio 2023.

Come promesso nell’introduzione non abbiamo risposto alla domanda “qual è la migliore strategia crypto da adottare”. Tuttavia, le cinque che appena affrontato hanno registrato ottime performance con un rischio associato, tutto sommato, limitato. Probabilmente le strategie composte da alcune crypto esotiche hanno registrato ritorni superiori, ma altrettanto probabilmente non sono sostenibili nel lungo periodo. Trovi la maggior parte delle criptovalute che abbiamo menzionato in questo articolo sull’app di Young Platform, ci vediamo lì!

Quali criptovalute comprare oggi? Le più interessanti per settembre

Quale criptovaluta comprare oggi? La classifica di settembre

Qual è la criptovaluta da comprare a settembre 2024? Scopri la classifica completa delle 5 più promettenti

Gli equilibri nel mondo delle criptovalute cambiano in maniera rapida e spesso imprevedibile. Per questo motivo è importante, soprattutto se stai scegliendo quale criptovaluta comprare oggi, conoscere gli ultimi sviluppi del mercato e le novità introdotte dai progetti “sulla cresta dell’onda”. Ogni mese, nuove tecnologie e cambiamenti regolamentari possono influenzare il valore, le gerarchie e la classifica delle crypto per capitalizzazione di mercato. 

Grazie a questa analisi mensile, puoi reperire informazioni su quale criptovaluta comprare attraverso una una classifica delle cinque più promettenti, da noi stilata basandoci sui dati più recenti e sugli eventi significativi che stanno plasmando il settore. 

1. Aave (AAVE)

Se stai scegliendo quale crypto comprare oggi non puoi non dare uno sguardo a Aave (AAVE), la principale applicazione decentralizzata per prendere in prestito (e prestare) crypto. Questo progetto si è inventato il mercato dei prestiti decentralizzati, riuscendo a conservare il primato nonostante la nascita e lo sviluppo di diversi competitor. Alla fine di agosto Aave ha infranto il record per gli weekly active borrowers, ovvero di utenti che, settimanalmente, hanno richiesto crypto in prestito sulla piattaforma. 

Inoltre, AAVE risulta una dei progetti più in forma del mercato anche se si analizzano i suoi guadagni. Nel secondo trimestre del 2024 il progetto ha incassato circa 20 milioni di dollari, quasi il doppio del quarter precedente. Per non parlare poi del valore totale bloccato sulla sua piattaforma (TVL). Questa metrica, la più importante nel settore della DeFi, ha toccato, di recente, i 12 miliardi di dollari.

Compra AAVE

Il prezzo di AAVE ha reagito piuttosto bene all’incremento di attività della sua applicazione decentralizzata, registrando nove performance giornaliere rialziste su dieci, e un incremento, nel punto di massima espansione, del +38%. Attualmente AAVE si trova sulla resistenza dei 130$. Se dovesse riuscire a romperla, sfruttando l’entusiasmo generato dalla costante crescita di utenti che utilizzano la piattaforma, potrebbe puntare a quota 150$ e poi al livello dei 240$.

Crescita del prezzo di AAVE

  • 30 giorni: +40% (100$ il 26/07/2024 oggi varrebbero 140$)
  • 1 anno: +87% (100$ il 26/08/2023 oggi varrebbero 187$)

2. Sui (SUI)

Un altro progetto che potrebbe essere interessante analizzare, se ti stai chiedendo quale criptovaluta acquistare oggi è Sui (SUI), il token nativo della blockchain creata da alcuni ex sviluppatori di Meta. Negli ultimi 30 giorni, SUI è stata la quarta miglior performer del mercato, anche grazie al lancio di un nuovo prodotto finanziario da parte di Grayscale. Questo fondo di investimento, tra i più influenti nel mondo crypto, ha introdotto il Grayscale Sui Trust, un prodotto destinato agli investitori esperti che segue l’andamento di SUI. Questo ha contribuito a rafforzare la posizione della criptovaluta, permettendole di ottenere ottimi risultati che potrebbe ripetere anche nel mese di settembre.

Guarda il prezzo di SUI

Il prezzo di SUI ha registrato un impressionante +130% nel punto di massima espansione, subito dopo il crollo generale del mercato del 5 agosto. Anche guardando ai movimenti più recenti, SUI ha mostrato una crescita notevole, con un aumento del +100% e un ulteriore +16% negli ultimi sette giorni.

Crescita del prezzo di SUI

  • 30 giorni: +26% (100$ il 26/07/2024 oggi varrebbero 126$)
  • 1 anno: +53% (100€ il 26/08/2023 oggi varrebbero 153$)

3. Fantom (FTM)

Fantom (FTM) ha recentemente guadagnato attenzione con l’annuncio che Andre Cronje tornerà a ricoprire il ruolo di Chief Technology Officer (CTO) di Sonic Labs. Cronje, è considerato uno dei migliori ingegneri software nel settore blockchain e pioniere della finanza decentralizzata (DeFi), assumerà un ruolo chiave nello sviluppo della nuova rete Sonic, in particolare nella progettazione della tecnologia di bridge nativa chiamata “Sonic Gateway”.

Questa tecnologia mira a rendere più sicuro e semplice il trasferimento di asset da altre blockchain, come Ethereum, verso Sonic. Cronje ha sottolineato come Sonic, essendo una rete di livello 1 (L1) basata su un consenso aBFT (asynchronous Byzantine Fault Tolerance), offrirà una finalizzazione delle transazioni quasi istantanea, richiedendo una sola conferma per considerare una transazione finalizzata, eliminando così la necessità di attendere più conferme come avviene su altre reti.

La nomina di Cronje rappresenta un passo significativo per Sonic Labs, potenzialmente aumentando la fiducia degli investitori e della comunità nello sviluppo futuro di Fantom.

Crescita del prezzo di FTM

  • 30 giorni: +8% (100$ il 26/07/2024 oggi varrebbero 108$)
  • 1 anno: +95% (100$ il 26/08/2023 oggi varrebbero 195$)

4. Bittensor (TAO)

Se ti stai chiedendo quale criptovaluta comprare oggi puoi dare uno sguardo a Bittensor (TAO), che sta chiudendo un mese di agosto a dir poco entusiasmante. Anche questa crypto, così come SUI, ha beneficiato dell’intervento di Grayscale, dato che compare in ben due strumenti finanziari emessi dal fondo. Il primo è un Trust che racchiude le principali Crypto AI, ovvero quelle che si basano sull’intelligenza artificiale, mentre il secondo è interamente dedicato a questa nuova e promettente criptovaluta. TAO è stata interessata da un movimento a rialzo violentissimo da gennaio del 2024 che le ha permesso di sfiorare il livello degli 800$ partendo da quota 200$. Poi però, da marzo, la crypto ha subito la correzione del mercato che l’ha fatta ritornare al punto di partenza.

Dopo il crollo del 5 agosto sembra che TAO abbia recuperato l’energia necessaria per tornare a splendere. In circa tre settimane ha messo a segno un +100% nel punto di massima espansione raddoppiando la sua quotazione nei confronti del dollaro. Dove può arrivare a settembre? Probabilmente lontano, se riuscirà a superare la resistenza dei 360$, che l’ultima volta l’ha respinta a ribasso.

Crescita del prezzo di TAO

  • 30 giorni: +2% (100$ il 26/07/2024 oggi varrebbero 102$)
  • 1 anno: +296% (100$ il 26/08/2023 oggi varrebbero 296$)

5. Ethereum (ETH)

Infine Ethereum (ETH), l’outsider nella classifica delle crypto più promettenti per settembre 2024. Negli ultimi mesi, a parte il breve e circoscritto movimento rialzista che ha interessato ETH dopo l’approvazione degli ETF, Ethereum ha fatto molta fatica. Gli strumenti finanziari non hanno, per ora, attratto grandi capitali, al contrario di quelli su Bitcoin che continuano a macinare inflow.

Ethereum non è riuscito a rompere la resistenza principale della zona del grafico in cui si trova, quella dei 2.800$. Nonostante questo però, rispetto alla scorsa settimana, ETH ha messo a segno un movimento del + 4% circa. Guardando il grafico della forza relativa (ETH/BTC) si nota come in circa tre mesi Ethereum è passato dal livello degli 0,057 BTC a quello degli 0,42 BTC, l’attuale supporto che lo sostiene.

Guarda il grafico di ETH

Ma perché, alla luce di tutte queste difficoltà, potrebbe avere senso comprare Ethereum oggi? 

Per diversi motivi, la maggior parte dei quali sono connessi ai cosiddetti “fondamentali”. La sua blockchain continua a funzionare senza intoppi dimostrando un grado di sicurezza ed efficienza che nessun’altra è mai riuscita, fino ad ora, a raggiungere. Ciò è dimostrato da un record infranto di recente, il numero di ETH bloccato in staking ha superato i 34 milioni. Inoltre, il team continua a rilasciare importanti aggiornamenti: The Merge, Shanghai, Dencun e Proto-Danksharding sono solo alcune delle pietre miliari poste da questa rete che non smette mai di rinnovarsi.

Crescita del prezzo di ETH

  • 30 giorni: -14% (100$ il 26/07/2024 oggi varrebbero 86$)
  • 1 anno: +44% (100$ il 26/08/2023 oggi varrebbero 144$)

Queste informazioni sono fornite esclusivamente a scopo informativo e educativo e non costituiscono una raccomandazione per l’acquisto o la vendita di alcun  asset digitale specifico o per una strategia di investimento. Young Platform S.p.a. non rilascia alcuna garanzia sull’accuratezza, idoneità o validità delle informazioni fornite o di un determinato asset. I prezzi sono indicati a solo scopo illustrativo e possono variare. I dati qui presentati possono riflettere gli asset scambiati sulla piattaforma Young Platform S.p.a. e su altre piattaforme di scambio di criptovaluta selezionate. Si prega di notare che le criptovalute sono altamente volatili e il loro acquisto comporta un rischio di perdita.

Benzina in calo: cosa significa per il mercato globale del petrolio?

Prezzo benzina in calo: conseguenze petrolio

Il prezzo della benzina sta scendendo. Cosa succederà al petrolio inteso come asset?

La fine dell’estate e la conclusione delle vacanze portano con sé un fenomeno prevedibile ma significativo: la diminuzione dei prezzi della benzina a livello internazionale. Questo calo è principalmente dovuto a una riduzione della domanda, un classico esempio di come i cicli stagionali influenzino i mercati energetici. Ma dietro questa apparente normalità, si nascondono dinamiche complesse che potrebbero avere ripercussioni durature sul mercato globale del petrolio. 

Nel periodo estivo, la domanda di benzina aumenta notevolmente, spinta dai viaggi per le vacanze e dall‘incremento dell’attività turistica. Tuttavia, con la fine della stagione estiva, questa domanda subisce una brusca frenata. Secondo i dati recenti, gli strumenti derivati (futures) sulla benzina negli Stati Uniti sono scesi a 2,35 dollari al gallone, avvicinandosi al minimo di sei mesi registrato all’inizio di agosto.

Questo non è solo un riflesso della diminuzione della domanda di carburanti, ma anche dell’andamento più ampio dei mercati petroliferi, che si trovano a fare i conti con una serie di fattori economici e geopolitici.

L’impatto sul prezzo del petrolio

L’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) ha indicato che il mercato del petrolio potrebbe trovarsi di fronte a un’eccedenza di offerta nel quarto trimestre del 2024. Questo, a meno che l’OPEC+ non decida di prorogare i tagli alla produzione attualmente in atto. La possibilità di un surplus è ulteriormente rafforzata dal rallentamento economico della Cina, che ha portato a una revisione al ribasso della domanda per l’oro nero.

Inoltre, gli Stati Uniti, il principale produttore mondiale di greggio, hanno visto un aumento inaspettato delle scorte di petrolio, nonostante un calo delle scorte di benzina. Questo ha contribuito a mantenere sotto pressione i prezzi del petrolio, con il Brent e il WTI che mostrano segni di debolezza. Le previsioni indicano che il prezzo del Brent potrebbe stabilizzarsi intorno ai 65-70 dollari al barile, con possibilità di ulteriore ribasso se le condizioni economiche globali dovessero peggiorare.

Il prezzo del petrolio e della benzina è notoriamente volatile, influenzato da una molteplicità di fattori come le tensioni geopolitiche, il cali o l’aumento della domanda, le politiche green promulgate dagli Stati e dll’Unione Europea. Attualmente, il contesto è caratterizzato da un eccesso di offerta che potrebbe amplificarsi se le economie globali, già sotto pressione, dovessero entrare in una fase recessiva. L’OPEC+ si trova così a dover bilanciare attentamente le sue decisioni di produzione per evitare un crollo dei prezzi simile a quello del 2014, causato proprio da un’eccessiva offerta di greggio.

Cosa aspettarsi nei prossimi mesi?

Le previsioni per i prossimi mesi dipendono fortemente da come evolverà la domanda globale di energia. Se assistermo ad una recessione a livello globale, i prezzi del petrolio potrebbero subire ulteriori pressioni al ribasso, e scatenare un effetto domino sulla maggior parte dei titoli energetici. Dall’altro lato, se l’economia riuscirà a stabilizzarsi, potremmo assistere a un graduale recupero dei prezzi, anche se difficilmente si tornerà ai livelli pre-pandemia nel breve termine.

Il calo dei prezzi della benzina con la fine dell’estate non è solo una buona notizia per i consumatori, ma anche un segnale di una più ampia debolezza nella domanda globale di petrolio. Con l’OPEC+ che gioca un ruolo cruciale nel mantenere l’equilibrio del mercato, i prossimi mesi saranno decisivi per capire quale direzione prenderà il mercato energetico globale. In ogni caso, il panorama rimane incerto, e la volatilità continuerà a caratterizzare il mercato del petrolio per il prossimo futuro.


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Quali sono i paesi più poveri del mondo? La classifica del 2024

I paesi più poveri del mondo: la classifica aggiornata

Quali sono i paesi più poveri del mondo? La classifica per PIL pro-capite e tutti i dettagli

Per comprendere quali siano i paesi più poveri del mondo, si utilizzano diversi parametri, uno dei più utilizzati è il PIL (Prodotto Interno Lordo) pro capite. Questo dato misura la quantità di valore monetario generata in un anno in una specifica area.

Un basso PIL pro capite indica la presenza di un basso livello di produttività economica e, spesso, coincide con condizioni di vita difficili per la popolazione. Molti dei paesi con il PIL pro capite più basso sono caratterizzati da economie fragili, un tasso di disoccupazione elevato e infrastrutture inadeguate. Inoltre, il panorama politico e sociale di questi stati è fortemente condizionato da conflitti interni e forte instabilità.

Tuttavia, il PIL pro capite non riesce a stimare al 100% il livello di ricchezza media dei cittadini di un paese, soprattutto perché non tiene conto delle differenze nel costo della vita. Questi fattori, uniti a sfide come lo scarso livello di istruzione, le malattie endemiche e l’accesso limitato ai servizi sanitari, rendono pressoché impossibile lo sviluppo economico e al limite del disumano le condizioni di vita. Scopri quali sono i paesi più poveri del mondo nel 2024 e i principali problemi che li affliggono.

La classifica dei paesi più poveri del mondo

Per stimare quali sono i paesi più poveri del mondo di solito ci si basa sui dati forniti dal Fondo Monetario Internazionale (FMI).

Nella maggior parte degli stati che trovi in questo articolo è molto difficile accedere ai servizi finanziari, anche a quelli standard come l’apertura di un conto bancario. Per questo motivo sono sempre di più i cittadini che si affidano a Bitcoin o ad altre criptovalute. Questa tecnologia coincide con un modo nuovo, e per molti l’unico, di gestire il proprio denaro e salutare per sempre lo status di unbanked. Se ti interessa questo tema e vuoi saperne di più puoi scaricare la nostra app.

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  1. Sudan del Sud

Il Sudan del Sud, oltre ad essere il paese più povero al mondo, con un PIL pro capite di circa 450 dollari, è anche il più giovane. È nato nel 2011 e fin da quel momento è stato dilaniato da conflitti civili che gli hanno impedito di svilupparsi dal punto di vista economico e sociale. La cospicua presenza di risorse petrolifere è un chiaro esempio di “resource curse” o “maledizione delle risorse”. L’abbondanza di petrolio sul suo territorio, invece che consentire al Sudan del Sud di prosperare, alimenta la divisione politica e sociale, la corruzione e i conflitti.

  1. Burundi

Al contrario, il secondo paese della classifica dei più poveri al mondo è totalmente sprovvisto di risorse naturali. La guerra civile iniziata nel 1993 e conclusasi nel 2005 ha peggiorato significativamente le condizioni di vita dei suoi abitanti, la maggior parte impiegati nell’agricoltura di sussistenza. L’accesso alle risorse idriche è molto difficoltoso e meno del 5% della popolazione dispone dell’elettricità. Il reddito pro capite è di circa 900 dollari, quotidianamente eroso da un’inflazione galoppante che nel 2024 si attesta intorno al 14% e che nel 2023 ha toccato picchi del 30%.

  1. Repubblica Centrafricana

La Repubblica Centrafricana è un Paese ricco di risorse naturali. In questa nazione pullulano miniere di materiali estremamente preziosi, in particolare oro, petrolio, uranio e diamanti. Tuttavia, la sua popolazione è tra le più povere al mondo. Nel 2016, per la prima volta dalla sua indipendenza dalla Francia, la Repubblica Centrafricana ha eletto democraticamente un presidente: Faustin Archange Touadéra, un ex professore di matematica che si è candidato presentandosi come un pacificatore capace di colmare il divario tra le due fazioni religiose principali della nazione: musulmani e cattolici

Nonostante le difficoltà e gli ostacoli, negli ultimi anni la crescita ha mostrato una moderata ripresa, trainata dall’industria del legname, dalla ripresa del settore agricolo e dal parziale recupero nel commercio dei diamanti.

  1.  Repubblica Democratica del Congo

Dalla sua indipendenza dal Belgio nel 1960, la Repubblica Democratica del Congo (RDC) è stata preda di dittature che si sono susseguite in un clima di instabilità politica e violenza costante. Circa il 65% della popolazione del Paese, che conta circa 100 milioni di abitanti, vive con meno di 2,15 dollari al giorno, e il reddito pro capite medio oscilla intorno ai 1.500 dollari all’anno.

Secondo la Banca Mondiale, la RDC possiede le risorse e il potenziale per diventare uno dei Paesi più ricchi dell’Africa e un motore di crescita per l’intero continente. Attualmente è il più grande produttore mondiale di cobalto e il principale esportatore rame per quanto riguarda l’Africa, due elementi essenziali per il mercato dei veicoli elettrici.

  1. Mozambico

Ricca di risorse e strategicamente posizionata, questa ex colonia portoghese ha spesso registrato tassi di crescita del PIL medi superiori al 7% nell’ultimo decennio. Nonostante questo, fa ancora parte della classifica dei Paesi più poveri del mondo, a causa delle condizioni climatiche avverse e del clima di instabilità politica che da tempo regna nel paese.

A peggiorare le cose, dal 2017 la parte settentrionale del Paese, ricca di gas, è stata colpita da attacchi di gruppi insurrezionalisti islamici. Nonostante ciò, secondo il FMI, l’economia rimane in forte espansione: si prevede una crescita del 5% nel 2024 e nel 2025, con prospettive di crescita a doppia cifra nella seconda parte degli anni ‘20.

  1. Niger

Al sesto posto della classifica dei Paesi più poveri del mondo c’è il Niger, uno stato fortemente minacciato dalla desertificazione, dato che l’80% del suo territorio è coperto dal deserto del Sahara. La rapida crescita che sta interessando la sua popolazione fatica ad essere sostenuta dall’agricoltura su piccola scala, incrementando  l’insicurezza alimentare e i tassi di malattia e mortalità. Inoltre, gli scontri ricorrenti dell’esercito con Boko Haram, affiliato dello Stato Islamico (ISIS), hanno generato morti, feriti e migliaia di sfollati.

Nel 2021, con l’elezione del nuovo presidente Mohamed Bazoum ex insegnante e ministro dell’interno, Il Niger ha registrato la prima transizione di potere democratica e sembrava pronto ad affrontare grandi cambiamenti. Tuttavia, nell’estate del 2023, Bazoum è stato catturato da alcuni membri della sua guardia presidenziale e da allora, una giunta militare governa il paese.

  1. Malawi

Al settimo posto della classifica dei paesi più poveri al mondo troviamo il Malawi. La sua economia è sostenuta principalmente dall’agricoltura, condizione che rende questo Stato fortemente condizionato dai fenomeni meteorologici e insicuro dal punto di vista alimentare, soprattutto nelle aree rurali.

Inoltre, il Malawi verte attualmente in gravi condizioni di crisi economica caratterizzate da carenza di carburante, un aumento dei prezzi generalizzato a tutti i prodotti alimentari e una forte svalutazione della moneta.

  1. Liberia

La più antica repubblica dell’Africa è stata per molti anni tra i Paesi più poveri del mondo. Le aspettative erano elevate quando l’ex stella del calcio George Weah è diventato presidente nel 2018. 

Tuttavia, i suoi anni in carica sono stati segnati da alta inflazione, disoccupazione e decrescita economica, fino a quando nel 2023 è stato sconfitto dal leader dell’opposizione ed ex vicepresidente Joseph Boakai in un nuovo ciclo elettorale. Boakai potrebbe avere una situazione più favorevole rispetto a Weah: dopo una contrazione nel 2020 e 2021, il paese è tornato a crescere nel 2022. Si prevede che raggiungerà circa il 5,3% nel 2024 e rimarrà sopra il 6% negli anni a venire.

  1. Madagascar

Dalla sua indipendenza dalla Francia nel 1960, il Madagascar ha attraversato periodi di instabilità politica, colpi di stato violenti ed elezioni politiche controverse. Andry Rajoelina, salito al potere nel 2019, ha promesso di combattere la corruzione, ridurre la povertà e stimolare l’economia, senza però, poi, rispettarle. In Madagascar il 75% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà; la crescita economica è lenta e l’inflazione si attesta quasi all’8%. Nonostante questo, Rajoelina è stato rieletto nel dicembre 2023.

La classifica dei paesi più poveri del mondo offre uno sguardo sulle difficili condizioni economiche che molti stati devono affrontare. Tuttavia, nonostante le avversità, questi paesi possiedono un grande potenziale per il futuro, con risorse naturali e umane che potrebbero, se adeguatamente sfruttate, migliorare notevolmente le condizioni di vita.

In questo senso Bitcoin si colloca come possibile soluzione per questi paesi emergenti, in particolare per quelli che possono accedere ad una grande quantità di energia rinnovabile. Grazie alla scalabilità energetica della sua tecnologia potremmo vedere sorgere presto mining farm in Africa. E ciò si tradurrebbe in nuovi posti di lavoro e quindi in una spinta cruciale per l’economia.

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Il passaporto più potente al mondo: la classifica 2024

passaporto più potente al mondo 2024 classifica

Cosa significa avere il passaporto più potente al mondo? Perché alcuni passaporti offrono più libertà rispetto ad altri? In questo approfondimento, esploreremo il concetto di potenza del passaporto, la classifica dei passaporti più potenti al mondo nel 2024, e cosa significa per i cittadini possedere un documento così importante.

Cos’è un passaporto “potente”?

Immagina di poter viaggiare liberamente, attraversare frontiere senza problemi e scoprire nuove culture senza dover affrontare lunghe pratiche burocratiche. Questo è ciò che significa avere il “passaporto più potente al mondo”. Un passaporto potente permette di entrare in molti Paesi senza bisogno di visto o con un visto ottenibile all’arrivo. Dà quindi una grande libertà di movimento.

Vantaggi e privilegi

Tra i principali vantaggi di possedere un passaporto potente ci sono:

  • Libertà di movimento: viaggiare in molti Paesi senza la necessità di un visto.
  • Opportunità economiche: accesso facilitato a mercati globali e possibilità di stabilirsi in altre nazioni per motivi di lavoro.
  • Qualità della vita: opportunità di scegliere tra diverse destinazioni per vivere, studiare o lavorare, migliorando la qualità della vita.

Come cambia la classifica dei passaporti più potenti al mondo?

La classifica dei passaporti più potenti al mondo è in costante evoluzione. Le variazioni possono essere causate da una serie di fattori, tra cui:

  • Geopolitica: le tensioni o gli accordi tra Paesi possono influenzare il numero di nazioni accessibili senza visto.
  • Accordi internazionali: nuovi trattati o partnership possono modificare le condizioni di ingresso per i cittadini di determinati Paesi.
  • Crisi globali: eventi come la pandemia di COVID-19 hanno avuto un impatto significativo sulle possibilità di viaggio a livello globale.

Come si misura il passaporto più potente al mondo

Ogni anno, diverse organizzazioni pubblicano classifiche dei passaporti più potenti al mondo, basate sulla libertà di viaggio che offrono. Tra le più importanti c’è l’Henley Passport Index,  che valuta i passaporti in base al numero di Paesi che si possono visitare senza bisogno di visto.

Questa classifica confronta 199 passaporti con 227 possibili destinazioni. Il “punteggio” di un passaporto dipende dal numero di Paesi accessibili senza visto. I dati provengono dal database dell’International Air Transport Association (IATA.

Classifica dei passaporti più potenti al mondo nel 2024

Vediamo ora la classifica aggiornata.

1. Il nuovo numero uno: Singapore 

Nel 2024, Singapore ha superato altri Paesi che solitamente si contendono il primo posto, diventando il passaporto più potente al mondo. Ora i cittadini di Singapore possono viaggiare senza visto in 195 Paesi su 227, stabilendo un nuovo record. Questo successo conferma la posizione di Singapore come leader mondiale grazie alle sue solide relazioni diplomatiche e alla sua stabilità economica.

Come vedremo più avanti, la libertà di movimento delle persone è strettamente legata alla mobilità del denaro e quindi alla ricchezza di un Paese. Non c’è da stupirsi, quindi, se Singapore sia uno dei paesi più “crypto-friendly” al mondo. Da tempo, Singapore sta cercando un equilibrio normativo per le criptovalute e di attrarre l’industria dentro i suoi confini. Se vuoi seguire il mercato crypto, dovresti scaricare questo: 

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2. Al secondo posto anche l’Italia 

Mentre Singapore ha raggiunto il primo posto, un gruppo di Paesi europei e asiatici è al secondo posto, con accesso senza visto a 192 destinazioni. Francia, Germania, Italia, Giappone e Spagna condividono questa posizione, mostrando come la stabilità e le relazioni diplomatiche continuino a essere fondamentali per la libertà di viaggio.

3. Terzo posto: Europa e Asia 

Al terzo posto troviamo un gruppo senza precedenti di sette Paesi, ciascuno con accesso a 191 destinazioni senza visto. Questi includono Austria, Finlandia, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi, Corea del Sud e Svezia. Questa concentrazione di Paesi al terzo posto sottolinea come l’Europa e l’Asia continuino a dominare la classifica mondiale dei passaporti più potenti.

4. Regno Unito e gli Stati Uniti: vecchie glorie in declino

Il Regno Unito si aggrappa al 4° posto. Condivide il risultato con Belgio, Danimarca, Nuova Zelanda, Norvegia e Svizzera. Il punteggio? 190 destinazioni. Registra un lieve declino rispetto agli anni precedenti, ma mantiene comunque una posizione di rilievo.

Gli Stati Uniti continuano a scendere nella classifica, arrivando all’8° posto con accesso a 186 Paesi senza visto. È evidente come sia gli Stati Uniti che il Regno Unito, che erano al 1° posto nel 2014, abbiano perso forza nel loro passaporto negli ultimi dieci anni. Il riflesso di una progressiva perdita di influenza politica e diplomatica.

I Paesi con il passaporto meno potente

All’estremità opposta della classifica, l’Afghanistan rimane al 199° posto come il passaporto più debole al mondo. Negli ultimi sei mesi, il passaporto afgano ha perso l’accesso a un’altra destinazione, lasciando i suoi cittadini con solo 26 Paesi accessibili senza visto. Il punteggio più basso mai registrato nella storia dell’indice.

I più grandi scalatori e caduti nella classifica

Emirati Arabi Uniti: un’ascesa straordinaria

Una delle storie di maggior successo nel 2024 è quella degli Emirati Arabi Uniti (EAU). Per la prima volta sono entrati nella Top 10. Hanno aggiunto 152 destinazioni dal 2006, raggiungendo un punteggio di 185. Questo salto, dal 62° al 9° posto, è frutto di una strategia mirata del governo per fare degli EAU un centro globale per affari, turismo e investimenti.

Cina e Ucraina: i più veloci nello scalare la classifica

Sia la Cina che l’Ucraina hanno fatto passi da gigante nella classifica negli ultimi dieci anni. Dal 2014, la Cina è salita di 24 posizioni, dall’83° al 59° posto, e l’Ucraina è passata dal 53° al 30° posto, permettendo ai suoi cittadini di viaggiare senza visto in 148 Paesi. Questo miglioramento riflette i cambiamenti politici ed economici in questi Paesi.

Il grande perdente: il Venezuela

Il Venezuela è il Paese che ha perso di più, scendendo di 17 posizioni, dal 25° al 42° posto negli ultimi dieci anni. Questa caduta è dovuta alle gravi crisi economiche e politiche, che hanno spinto oltre sette milioni di venezuelani a lasciare il Paese. Anche Yemen, Nigeria e Siria hanno registrato significative perdite, scendendo rispettivamente di 15, 13 e 13 posizioni, a causa di conflitti e instabilità che limitano la mobilità dei loro cittadini.

L’Impatto della libertà di viaggio sulla prosperità economica

Nel 2024, la libertà di viaggiare è diventata un indicatore importante della prosperità economica. Secondo l’Henley Global Mobility Report, la possibilità di viaggiare senza visto o di trasferire le proprie attività in città favorevoli è diventata un fattore chiave per la ricchezza e l’eredità internazionale. La classifica dei passaporti sembra influenzare anche la classifica dei paesi più ricchi del mondo e quella dei paesi più poveri del mondo. 

Le città in più rapida crescita per milionari

Tra le città in più rapida crescita per milionari, Shenzhen e Hangzhou in Cina hanno registrato una crescita impressionante, rispettivamente del 140% e del 125%. Anche Bengaluru in India, Austin e Scottsdale negli Stati Uniti, Ho Chi Minh City in Vietnam e Sharjah negli Emirati Arabi Uniti sono in forte crescita, dimostrando come la mobilità globale e l’accesso senza visto siano diventati strumenti essenziali per espandere la ricchezza. Dai un’occhiata anche alla classifica degli uomini più ricchi del mondo.

Tirando le somme

Nel 2024, possedere il passaporto più potente al mondo è sinonimo di libertà, opportunità e prestigio. Non è solo un documento di viaggio, ma un vero e proprio simbolo di apertura al mondo. Mentre la classifica dei passaporti più potenti continua a evolversi, riflettendo le dinamiche globali, una cosa è certa: avere un passaporto potente significa avere il mondo a portata di mano.

Per continuare a seguire queste notizie con sottomano il mercato, siamo qui sotto!

Crollo del mercato crypto e “Covid crash”: le banche centrali ci salveranno?

Crollo crypto: come il Covid crash del 2020?

Nelle ultime ore sembra di rivivere il Covid crash del 2020. Il mercato potrebbe, come è successo quattro anni fa, ripartire dopo l’intervento delle banche centrali?

Negli ultimi giorni la paura ha regnato sul mercato crypto, che è crollato insieme all’azionario. Durante la giornata di ieri, Bitcoin ha perso più del 15% del suo valore in meno di ventiquattro ore, mentre il NASDAQ e l’S&P 500, circa il 5% e il 3%

Nella settimana del 9 marzo del 2020, i mercati sono stati scossi da un evento simile, seppur caratterizzato da un movimento ribassista più accentuato. Quella volta il crollo fu causato dallo scoppio della pandemia e dall’adozione delle misure di lockdown da parte della maggioranza dei paesi del mondo.

Guarda il grafico di Bitcoin

Il movimento ribassista di ieri, invece, sembra scaturito da uno spettro di fattori molto più ampio. L’escalation del conflitto in Medio Oriente, il taglio dei tassi di interesse da parte della Banca Centrale giapponese e il conseguente crollo del Nikkei, il principale indice borsistico del paese. E poi la crisi delle società tecnologiche statunitensi e la paura di una recessione economica negli Stati Uniti, accentuata dagli ultimi dati sulla disoccupazione.

Quali sono le effettive somiglianze tra questi due crolli del mercato? Non tanto per quanto riguarda le cause e i movimenti dei prezzi già avvenuti, ma a proposito delle possibili risposte delle banche centrali e il relativo rimbalzo dei prezzi.

Crollo del mercato crypto: i dati più importanti

Il crollo del mercato crypto di ieri è stato il più violento dal 2022. La Crypto Total Market Cap, la capitalizzazione di mercato totale delle criptovalute, è scesa a 1,7 trilioni di dollari nel momento più critico, registrando un -15%. Se analizziamo le performance da fine luglio in poi la capitalizzazione di mercato dell’intero settore ha dovuto affrontare una riduzione del 30%, complice anche l’enorme ondata di liquidazioni.

Le posizioni di tantissimi trader sono state forzatamente chiuse, per un controvalore monetario di circa 1,07 miliardi di dollari sugli exchange centralizzati. Mentre il valore totale di quelle spazzate via on-chain, su protocolli DeFi come Aave o Curve, è stato di circa 350 milioni di dollari. Infine, i founding rates per quanto riguarda i futures su Bitcoin e Ethereum sono diventati negativi. Ciò significa che la maggioranza degli investitori si è posizionata short, e quindi scommette su un ulteriore crollo dei prezzi.

Sfrutta il movimento ribassista di Bitcoin

Qualcuno a ribattezzato la giornata di ieri, forse esagerando, “il lunedì nero”, una giornata profondamente negativa comprabil a quelle dell’epoca pandemica. Nonostante questo, però, riferendosi meramente allo scenario futuro che riguarda il mercato crypto, potrebbe non essere il caso disperarsi troppo. I motivi per essere cautamente ottimisti sul futuro sono diversi. Ad esempio le performance di prezzo messe a segno dalle crypto più importanti nelle ultime ore, ma anche il possibile impatto di un taglio dei tassi anticipato da parte della Federal Reserve (FED), che diventa sempre più probabile.

Covid Crash: movimenti di prezzo

Per analizzare lo scenario attuale può essere utile confrontare la situazione attuale con quella in cui il mercato crypto si trovava nel 2020. In quel frangente, in pochi giorni, il mercato crypto ha perso quasi il 50% del suo valore totale. La Crypto Total Market Cap è passata da 228 a 118 miliardi di dollari, il prezzo di Bitcoin da 8.000$ a quasi 4.000$ e quello di Ethereum da 270$ a meno di 100$. Allo stesso modo anche l’andamento del mercato azionario è stato influenzato dall’arrivo della pandemia. L’S&P 500, in meno di un mese, ha perso circa il 35% del suo valore, mentre il NASDAQ il 30%

Nei mesi immediatamente successivi, però, il mercato è ripartito con forza, principalmente grazie alle politiche monetarie espansive adottate da tutte le principali banche centrali, che affronteremo nel paragrafo successivo. Il prezzo di Bitcoin, nelle 52 settimane seguenti, ha registrato un +1.400%, ovvero più di un x10. Ethereum, invece, addirittura un +1.500%, passando da 110$ a 1.800$, per poi raggiungere il suo massimo storico a quota 4.700$ l’anno successivo. Il discorso è stato lo stesso anche per il mercato azionario, nonostante i movimenti siano stati molto più ridotti in termini percentuali. L’S&P 500 e il NASDAQ un anno dopo avevano quasi raddoppiato il loro valore (+89% e +90%). Nei prossimi mesi potremmo assistere allo stesso scenario?

Compra Bitcoin

Insomma, il  “Covid Crash” è stata una rampa di lancio che ha permesso a tutti gli asset di ripartire con forza dopo le rispettive correzioni, ma qual è stata la benzina che ha permesso ai motori della finanza di riaccendersi?

La risposta delle banche centrali

Come anticipato nell’introduzione di questo articolo, la parte più interessante non riguarda i movimenti di prezzo dei principali asset, bensì ciò che è accaduto dopo, ovvero la risposta delle banche centrali alla situazione. Questo perché le problematiche principali che hanno provocato queste violente correzioni sembrano essere simili.

Il 12 marzo del 2020, il Consiglio Direttivo della BCE (Banca Centrale Europea) ha attuato un pacchetto di misure di politica monetaria volto a “sostenere le condizioni di liquidità e finanziamento per le famiglie, le imprese e le banche e contribuiranno a preservare la fluida erogazione di credito all’economia reale”. Il 18 marzo poi l’Unione Europea ha annunciato un’imponente misura di Quantitative Easing, ovvero un’azione politica non convenzionale volta ad aumentare l’offerta di denaro in circolazione, il Pandemic Emergency Purchase Plan (PEPP). Attraverso il PEPP sono stati iniettati circa 1.850 miliardi di euro per acquistare titoli pubblici e privati da marzo a dicembre. Sommando questa cifra a quelle delle altre misure, come le Operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine (Targeted Longer-Term Refinancing Operations, TLTRO) e l’Asset Purchase Program, varato a settembre 2019 alla fine dell’era Draghi, si arriva quasi a 3mila miliardi di euro mobilitati dalla BCE in tre anni.

Dall’altro lato la FED, per stimolare l’economia e mettersi al riparo dal rischio di recessione, ha subito tagliato i tassi di interesse, misura che la BCE non poteva attuare visto che quelli europei erano già pari a zero dal 2016, per poi proseguire con politiche di Quantitative Easing. Secondo le stime la FED ha immesso nell’economia più di 3.000 miliardi di dollari nel periodo immediatamente successivo alla pandemia.

Cosa può accadere nelle prossime settimane?

Il recente crollo del mercato crypto e di quello azionario è un segnale che quanto accaduto nel 2020 si potrebbe ripetere nelle prossime settimane? Secondo la maggior parte degli economisti ciò è possibile, visto che dopo la pubblicazione degli ultimi dati sull’occupazione americana è ormai chiaro che l’economia si stia indebolendo, mentre cresce il rischio di una recessione.

Attualmente, i principali esperti di macroeconomia, si aspettano una riunione straordinaria attraverso la quale ridurre i tassi di interesse, almeno per quanto riguarda il “fronte” USA. Per esempio Austan Goolsbee, presidente della Federal Reserve di Chicago, ha dichiarato in un’intervista a CNBC che la FED è pronta a intervenire se l’economia degli Stati Uniti dovesse deteriorarsi. Il primo segnale in questo senso è arrivato con l’ultimo dato sulla disoccupazione, peggiore rispetto alle aspettative (4,3% invece di 4,1%). Persino Elon Musk si è espresso in merito definendo la Banca Centrale Americana “sciocca” per non aver ancora tagliato i tassi di interesse, come invece ha già fatto la BCE.

Non si possono, però, neanche tralasciare le differenze rispetto al periodo pandemico, soprattutto per quanto riguarda la grandezza del mondo crypto e il suo grado di adozione. Nel 2020 il valore totale del settore era pari al 10% di quello attuale e i più grandi fondi di investimento al mondo non si erano ancora uniti a questo mercato. 

In conclusione, lo scenario macroeconomico attuale presenta diverse somiglianze con quello del 2020. Il conflitto in Medio Oriente, il “pericolo recessione” causato da più di due anni di politiche fortemente restrittive, la crescita della disoccupazione e la crisi delle aziende tecnologiche possono comporre un movente sufficientemente forte per spingere le economie globali a riaccendere il mercato?


Le criptovalute sotto pressione: crollo del mercato, cause e prospettive

crollo di bitcoin

Il crollo di Bitcoin sorprende con un -18%. Ecco perché.

Il mercato delle criptovalute è stato scosso da un significativo crollo delle quotazioni, che ha visto Bitcoin ed Ether registrare perdite impressionanti. In questo articolo, esploreremo i motivi dietro questo calo improvviso, le implicazioni per gli investitori e le prospettive future del mercato.

Il crollo di Bitcoin

Lunedì 5 agosto, il valore di Bitcoin è sceso di oltre il 18%, raggiungendo circa 51.100 dollari, una soglia che non toccava da diversi mesi. Ancora più drastico è stato il calo di Ether, che ha perso il 23%, portando il suo valore intorno ai 2.200 dollari. Questo crollo ha cancellato tutta la performance annuale che Ether era riuscito a realizzare fino ad ora.

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Dietro il crollo di Bitcoin: il panico sui mercati tradizionali

Il calo delle criptovalute è avvenuto in concomitanza con il clamoroso crollo dei mercati asiatici. La decisione della Banca del Giappone di aumentare i tassi di interesse, portandoli al livello più alto registrato in 16 anni, ha scosso i mercati.

Il panico ha cominciato a diffondersi alla fine della scorsa settimana, nel weekend del 3 e del 4 agosto e ha raggiunto il suo picco nella notte tra il 4 e il 5 agosto. Uno degli indicatori di questa paura è stato un grande calo dell’indice Nikkei, che è uno dei principali indici di borsa giapponesi.   

Infatti, il Nikkei 225 ha chiuso con una perdita del 12,4%, la peggiore seduta dal “Black Monday” del 1987. Anche il Topix ha seguito la stessa sorte, crollando del 12,23%. Questi eventi hanno avuto un impatto significativo sulle criptovalute, provocando una reazione a catena sui mercati globali.

Carry Trade e Yen Giapponese

Uno dei motivi di questa preoccupazione è legato a una strategia di investimento chiamata carry trade. Questa strategia è stata utilizzata dagli investitori per sfruttare i bassi tassi di interesse in Giappone.

Ecco come funziona il carry trade:

  1. Prendere in prestito a basso costo: gli investitori prendono in prestito denaro in Giappone, dove i tassi di interesse sono molto bassi (quasi zero).
  2. Convertire e investire altrove: gli investitori poi convertono il denaro preso in prestito (in yen giapponesi, JPY) in un’altra valuta, come il dollaro USA (USD).
  3. Comprare azioni: con questi dollari, comprano azioni di società tecnologiche nel mercato azionario americano, come quelle del Nasdaq 100 (un indice che include grandi aziende tecnologiche).

Effetti del Carry Trade

Quando molti investitori fanno questo:

  • Lo yen si deprezza: la conversione di grandi quantità di yen in dollari fa scendere il valore dello yen.
  • Il Nasdaq sale: l’acquisto di molte azioni americane fa salire il valore di quelle azioni.

Problema attuale

Recentemente, la Banca del Giappone ha iniziato ad aumentare i tassi di interesse. Questo ha portato a un aumento del valore dello yen. Quando il valore dello yen sale, gli investitori che hanno preso in prestito yen devono restituire più soldi in termini di altre valute. Questo rende il carry trade meno conveniente e, nei giorni scorsi, molti investitori hanno smesso improvvisamente di farlo.

Risultato

  • Mercati in panico: smettondo di usare il carry trade, gli investitori vendono le azioni che avevano acquistato (come quelle del Nasdaq 100), facendo scendere il loro valore.
  • Calo dell’indice Nikkei: la vendita delle azioni e l’incertezza generale causano grandi cali nei mercati, come quello visto nel Nikkei giapponese.

In sintesi, il panico nei mercati è stato causato dalla fine di una strategia di investimento (carry trade) che non funziona più bene a causa dei cambiamenti nei tassi di interesse in Giappone. Questo ha portato a vendite massicce di azioni e a un calo significativo dei mercati azionari che hanno colpito, di conseguenza, anche i titoli americani. Vediamo ora l’impatto in cifre.

Impatti sui mercati statunitensi

Le prime a subire le conseguenze date dal “panic-sell” sono state le aziende tech. Ecco come sono crollate le loro quotazioni:

  • Apple -6%
  • Meta -10%
  • Microsoft -12%
  • Amazon -17%
  • Adobe -18%
  • Nvidia -20%
  • Broadcom -23%
  • Tesla -25%
  • Qualcomm -30%
  • AMD -37%

Il Nasdaq è sceso del 3,4% la scorsa settimana, registrando le peggiori tre settimane da settembre 2022. Al momento, i futures indicano un ulteriore calo del Nasdaq del 5%, con l’S&P 500 e il Dow Jones in discesa rispettivamente del 2,6% e dell‘1,12%. L’indice di volatilità CBOE, spesso definito come l’indicatore della paura del mercato, è salito del 58,7%, raggiungendo il livello più alto dal 2020.

Perché proprio le aziende Tech? 

Possiamo delinare tre motivazioni:

  1. Warren Buffett, famoso investitore americano, ha venduto la metà della sua quota di azioni Apple per 76 miliardi di dollari, dando un forte scossone al settore.
  2. Intel, una delle più grandi società di semiconduttori, ha annunciato una grande riduzione di personale, con il taglio di 15.000 dipendenti.
  3. Numerose grandi aziende americane hanno riportato risultati trimestrali deludenti, inferiori alle aspettative degli analisti. Questo ha causato un grande crollo nel settore tecnologico in Borsa. Dopo i licenziamenti di massa post-pandemia, le aziende tech erano tornate ad essere molto popolari grazie all’entusiasmo per l’intelligenza artificiale (IA).

Problemi con l’Intelligenza Artificiale (IA)

Tuttavia, l’IA non si è dimostrata così affidabile come sperato:

  • Dubbi sui profitti: gli esperti e gli analisti di Goldman Sachs hanno sollevato dubbi sulla capacità dell’IA di generare buoni profitti rispetto ai progetti più tradizionali.
  • Alti costi: gli enormi investimenti necessari per sviluppare l’IA non stanno portando i ritorni sperati.

Effetti sul mercato

Questi problemi hanno portato a:

  • Vendite di azioni: gli investitori hanno iniziato a vendere le azioni delle aziende tecnologiche.
  • Calo delle azioni: anche le aziende che hanno raggiunto i loro obiettivi hanno visto un calo nel valore delle loro azioni.
  • Disillusione: c’è una crescente delusione tra gli investitori riguardo le promesse dell’IA.

La combinazione di risultati finanziari deludenti e preoccupazioni sulla redditività dell’IA ha causato un’ondata di vendite nel settore tecnologico, aumentando l’incertezza nei mercati finanziari globali. In scenari simili, la paura ha un effetto a catena. Porta gli investitori a liberarsi immediatamente degli asset a maggior rischio, come le criptovalute. Vediamo quali conseguenze ha comportato la caduta dell’ultima tessera del domino: il mercato crypto.  

In cifre: l’impatto del crollo

TCMC

Dal 2 agosto, in soli tre giorni, la capitalizzazione di mercato delle criptovalute è crollata di 510 miliardi di dollari. Questo crollo ha coinvolto un numero maggiore di investitori rispetto al passato, complice l’approvazione degli ETF spot su Bitcoin ed Ether, che hanno attirato molti investitori istituzionali.

Crollo del mercato e posizioni long a leva

L’improvviso crollo del mercato crypto ha spazzato via oltre 600 milioni di dollari in posizioni long con leva finanziaria. Secondo i dati di TradingView, il 5 agosto il prezzo di BTC è crollato fino a circa 49.000 dollari, per poi risalire a 52.900 dollari. Anche ETH ha subito un calo significativo, passando da 2.695 dollari a 2.118 dollari nello stesso arco di tempo.

L’impatto sui trader di Ether

Negli ultimi mesi, si è registrato un aumento significativo dell’open interest su Ether, con i trader che si sono affollati per ottenere un’esposizione all’asset in vista dell’approvazione degli ETF Ether spot negli Stati Uniti. Tuttavia, il brusco calo delle criptovalute ha colpito duramente i trader che cercavano di ottenere un’esposizione con leva su Ether, con oltre 256 milioni di dollari in posizioni long liquidate.

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Le opinioni degli esperti

Josh Gilbert, analista di mercato presso eToro, ha affermato che le criptovalute sono spesso un indicatore del sentiment degli investitori. Quando gli investitori sono in preda al panico o cercano di ridurre la leva finanziaria, le criptovalute sono spesso il primo asset a subire le conseguenze. Tuttavia, Gilbert ha condiviso una prospettiva ottimistica per le criptovalute nei prossimi mesi, sostenendo che gli investitori potrebbero vedere questa situazione come un’opportunità.

Il contesto economico

Per capire questo velocissimo calo, bisogna allargare la prospettiva e dare un’occhiata a alle premesse e non solo alle cause del crollo. Vediamo dunque il terreno fertile che ha trasformato l’incertezza in panico.

Gli Stati Uniti stanno entrando in recessione?

I recenti indicatori economici negli Stati Uniti sembrano puntare nella direzione di una recessione. Molti analisti che affermano che l’economia potrebbe entrare in recessione all’inizio del prossimo anno. Da una parte, le preoccupazioni per la recessione stanno influenzando negativamente i mercati, dall’altra i partecipanti al mercato speculano sulle potenziali azioni della Federal Reserve.

I dati sulla disoccupazione non sono positivi

Il rapporto mensile del Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti ha mostrato una crescita di 114.000 posti di lavoro a luglio, ben al di sotto delle previsioni di 185.000. Il tasso di disoccupazione è salito dal 4,1% al 4,3%, il livello più alto da ottobre 2021. Questi dati economici negativi creano un crescente senso di allerta su un indebolimento del mercato del lavoro e sulla suscettibilità dell’economia alla recessione

Tassi di interesse della Fed

Da un anno, la Federal Reserve statunitense ha mantenuto i costi di prestito di riferimento a un picco di 23 anni del 5,25%-5,50%. Alcuni analisti temono che questa prolungata politica monetaria restrittiva possa spingere l’economia verso una recessione. L’indicatore di recessione Sahm Rule, che ha superato la soglia dello 0,50, ha storicamente segnalato le prime fasi di una recessione nell’economia statunitense.

Mentre sono previsti dati significativi prima della riunione del 18 settembre, un’accelerazione nei trend occupazionali in agosto potrebbe rafforzare il caso per un taglio di 50 punti base. Tuttavia, al momento, il consenso propende verso una riduzione di 25 punti base. 

L’opinione degli esperti

Simon White, stratega dei tassi di Bloomberg, nota che il mercato potrebbe anticipare prematuramente una recessione che difficilmente si verificherà prima dell’anno prossimo, al più presto. Aggiunge che, mentre il fattore scatenante della Sahm Rule accresce le preoccupazioni per la recessione, spesso è in ritardo e non coglie molti cali azionari, il che non lo rende una condizione necessaria né sufficiente per una recessione.

Brian Jacobsen, capo economista di Annex Wealth Management, ha espresso preoccupazioni, affermando che la Fed è sul punto di trasformare una vittoria in una perdita. Secondo lui, lo slancio economico ha rallentato al punto che un taglio dei tassi a settembre potrebbe essere insufficiente e che potrebbe essere necessaria una riduzione più sostanziale del tipico taglio di un quarto di punto percentuale per prevenire una recessione.

L’appoggio di Trump a Bitcoin

Le prossime elezioni presidenziali americane potrebbero influire significativamente sul mercato delle criptovalute, considerando la posizione chiaramente favorevole di Donald Trump nei confronti di Bitcoin. Durante la recente Bitcoin Conference di Nashville, Trump ha paragonato il Bitcoin all’industria dell’acciaio di cento anni fa, sostenendo che la blockchain ha il potenziale di plasmare il futuro dell’economia globale.

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I democratici recuperano terreno

Tuttavia, i sondaggi attuali mostrano un recupero per Kamala Harris non solo a livello nazionale, ma anche in tre stati cruciali per il collegio elettorale: Michigan, Wisconsin e Pennsylvania. Sebbene i margini siano molto sottili e rientrino nell’errore statistico, soprattutto in Pennsylvania, alcuni modelli danno alla vicepresidente probabilità leggermente migliori rispetto a Trump per la vittoria finale. Solo pochi giorni fa, questo scenario sembrava altamente improbabile.

Da certezza a prospettiva

Di conseguenza, la situazione che aveva aiutato a spingere il valore di Bitcoin così in alto è cambiata. La rielezione di Trump appare ora molto meno inevitabile rispetto a due settimane fa, rendendo una possibile svolta nell’uso delle criptovalute negli Stati Uniti solo una prospettiva. Questa incertezza si aggiunge alle preoccupazioni dei mercati finanziari e internazionali, con il Medio Oriente in bilico a causa delle crescenti tensioni tra Israele e Iran. I sondaggi sfavorevoli a Trump hanno creato lo scenario per un crollo di Bitcoin.

Prospettive future

Il recente crollo di Bitcoin e del mercato delle criptovalute ha messo in luce la loro vulnerabilità agli eventi macroeconomici e alle decisioni politiche. Tuttavia, è importante ricordare che ci sono fattori fondamentali che devono ancora mostrare il loro pieno impatto sul lungo termine, come l’approvazione degli ETF e l’halving di Bitcoin. Questi eventi potrebbero potenzialmente portare a una ripresa e a una crescita significativa nel futuro.

Nonostante i segnali di rischio, è importante notare che gli analisti non sono praticamente mai riusciti a prevedere una recessione con esattezza. Le previsioni economiche sono intrinsecamente incerte e spesso soggette a cambiamenti improvvisi. Inoltre, durante i periodi di bull market, il mercato delle criptovalute tende a decorrelarsi dall’azionario, offrendo potenzialmente delle opportunità diverse agli investitori.

In conclusione, sebbene il mercato delle criptovalute stia attraversando una fase difficile, le prospettive a lungo termine rimangono interessanti. Gli investitori devono mantenere una visione a lungo termine e considerare sia i rischi che le opportunità che questo mercato dinamico offre.

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