Le differenze tra i tassi sui mutui: Eurirs, Euribor, BCE e il loro rapporto con l’inflazione

I tassi sui mutui e l’inflazione

Le differenze tra i principali tassi di riferimento per i mutui: Eurirs, Euribor, e BCE. Come variano in relazione all’inflazione e come influiscono sul costo di un mutuo?

Il tasso di interesse sul mutuo è uno degli aspetti più importanti da considerare quando si decide di prendere in prestito del denaro. Per questo motivo comprendere le differenze tra Eurirs, Euribor, e i tassi della BCE può fare una grande differenza nella scelta del finanziamento più adatto. 

Vediamo nel dettaglio come funzionano questi tassi, come variano e qual è l’influenza su di essi dell’inflazione.

Euribor: i mutui a tasso variabile

L’Euribor, o Euro Interbank Offered Rate, è il tasso d’interesse medio pagato dalle banche della zona euro per prestarsi, a vicenda, del denaro. O, in parole semplici, rappresenta il costo del denaro nell’Eurozona in un determinato momento. L’Euribor viene calcolato giornalmente dalla federazione bancaria europea, attraverso la media ponderata dei tassi di interesse delle banche più attive dell’area euro. Questo indice varia giornalmente e può avere diverse durate di riferimento, da un giorno fino a 12 mesi. Ad esempio, il tasso Euribor a tre mesi era del 3.7% il 10 luglio 2024​

Ma cosa centra con i mutui? Il tasso di interesse Euribor è il benchmark (o riferimento) utilizzato per calcolare l’interesse di prodotti finanziari come prestiti personali, mutui e depositi bancari a tasso variabile. In altre parole, le rate che chi ha stipulato un mutuo a tasso variabile deve pagare variano in modo direttamente proporzionale all’Euribor, se questo scende diventano più economiche. 

Eurirs: i mutui a tasso fisso

L’Eurirs (Euro Interest Rate Swap), invece, è il tasso di riferimento per i mutui a tasso fisso. Così come l’Euribor rappresenta il costo a cui le banche, e gli altri istituti di credito europei, prendono in prestito del denaro tra di loro ad un costo prefissato. L’Eurirs è calcolato quotidianamente dalla Federazione Bancaria Europea e varia a seconda della durata del finanziamento. Più lungo è il periodo, più alto sarà il tasso applicato. Ad esempio, al 10 luglio 2024, i tassi Eurirs per un mutuo di 20 anni erano al 3.6%.

La stagione caratterizzata da politiche restrittive portata avanti dalle principali banche centrali sembra vicina alla conclusione. La riduzione dei tassi di interesse, già iniziata in Europa e imminente negli USA secondo diversi esperti, potrebbe agevolare gli asset più volatili come le azioni e le criptovalute. Se pensi che possa essere il momento giusto per esporsi agli asset digitali, puoi farlo attraverso la nostra app!

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Tassi di interessi della BCE

Veniamo, infine, ai tassi di interesse della BCE, quelli di cui si sente parlare più spesso, soprattutto dal 2021 in poi, in quanto sono stati alzati per contrastare l’inflazione. Questi vengono decisi mensilmente dalla Banca Centrale Europea e rappresentano il tasso al quale le banche commerciali possono prendere in prestito denaro dalla stessa. Per capire la differenza con i tassi sui mutui precedenti, i tassi di interesse della BCE possono essere interpretati come il “prezzo all’ingrosso” del denaro per le banche europee

Per capire come questi variano non possiamo, però, tralasciare l’inflazione, un fenomeno economico che rappresenta l’aumento generale dei prezzi nel tempo, e che riduce il potere d’acquisto delle valute. 

Ma perché l’inflazione influisce sui tassi d’interesse? Il rapporto tra questi due valore non è diretto, i tassi di interesse non variano automaticamente in relazione all’inflazione, dato che vengono decisi dalla BCE. Tuttavia, le banche centrali del mondo intervengono quando il costo del denaro raggiunge livelli preoccupanti, nella maggior parte dei casi alzandoli.

In conclusione, Scegliere il mutuo giusto richiede una buona comprensione dei diversi tassi di riferimento e delle loro variazioni. L’Eurirs offre stabilità per i mutui a tasso fisso, mentre l’Euribor rappresenta la variabilità per i mutui a tasso variabile. Il tasso BCE influisce direttamente sul costo del denaro a breve termine, e l’inflazione gioca un ruolo cruciale nell’economia, influenzando tutti i tassi di interesse.

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Cos’è il MiCA e cosa prevede il regolamento europeo sulle crypto?

Regolamento MiCA crypto: cos’è e cosa prevede? La guida

Cos’è il MiCA e cosa prevede il regolamento crypto che disciplina il mercato nell’Eurozona? Leggi la guida completa

Cos’è il regolamento MiCA e cosa prevede? Domanda più che lecita dopo che, a giugno 2023, il Parlamento Europeo ha approvato il documento che disciplinerà il mercato delle criptovalute nell’Eurozona sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea ed entrerà in vigore progressivamente nel corso del 2024. 

Questo documento è noto con l’acronimo di MiCAR o MiCA, che sta per Markets in Crypto-Assets, ossia “mercati dei crypto-assets” ed è il primo regolamento dell’UE che disciplina il settore delle criptovalute.

Gli scopi principali di questo pacchetto di norme sono garantire la protezione degli investitori attraverso obblighi di trasparenza, requisiti per operare e prevenzione degli abusi, mettendo un ordine sistemico al settore dei crypto asset. 

Vediamo che cosa stabilisce e come cambia il panorama crypto. 

Dalle ICO alla MiCA

La regolamentazione del MiCA è stata ispirata dal fenomeno delle offerte pubbliche di crypto attività nel 2017, meglio note come Initial Coin Offerings (ICOs). Queste hanno attirato in modo particolare l’attenzione dei legislatori e dei regolatori nazionali ed europei. 

Fu proprio l’annuncio nel 2019 dello sviluppo di Libra, la stablecoin di Facebook, a spingere gli Stati ad approvare rapidamente una regolamentazione su questo tipo di criptovaluta. Libra avrebbe infatti permesso il trasferimento di una valuta privata a miliardi di utenti dentro il circuito chiuso della blockchain. 

Le opportunità date dalla MiCA

L’idea di fondo è che i crypto asset abbiano il potenziale per divenire mezzi efficienti di raccolta di capitale per le piccole e medie imprese e, per la loro natura intrinsecamente transnazionale, proporsi come strumenti per nuovi servizi di pagamento mantenendo l’Unione europea come un polo di 

Garantire un quadro normativo unificato, porterebbe l’Europa a rafforzare la sua capacità industriale e di innovazione entro limiti sicuri ed etici. Questa normativa eurounitaria, infatti, costituisce un unicum a livello mondiale e può trasformare l’Europa nel primo mercato unico “continentale” dei nuovi asset, assicurandole una posizione di avanguardia rispetto ad altri ordinamenti, inclusi gli Stati Uniti. 

L’attuale contesto normativo delle criptovalute

Ad oggi la situazione normativa europea sul settore crypto è infatti fortemente frammentata e in via di evoluzione. Ogni Paese ha adottato le proprie leggi, rendendo difficile un’armonizzazione normativa. La Francia possiede, per esempio, una regolamentazione per le ICO (Initial Coin Offering), mentre la Germania ha classificato le crypto come valute digitali e le ha sottoposte già da tempo ad una tassazione specifica. Anche l’italia ha introdotto la tassazione delle criptovalute all’interno della Legge di Bilancio per il 2023.

Il punto di partenza: che cos’è una criptovaluta?

Il primo tentativo dell’Unione Europea è stato quello di cercare un termine e una definizione che potessero includere nella normativa la maggior parte delle tipologie di criptovalute e attività ad esse connesse. 

Ecco quindi l’introduzione del termine crypto-asset definito come “rappresentazione digitale di un valore o un diritto che può essere trasferito e memorizzato elettronicamente, utilizzando un registro distribuito o una tecnologia analoga”.  

MiCA: cosa prevede per i progetti crypto

Il MiCA si rivolge sia agli emittenti di crypto-asset, sia ai prestatori di servizi relativi alle crypto-asset (“crypto-asset service provider” o CASP). 

D’ora in avanti gli emittenti di crypto-asset potranno operare previa autorizzazione e rispettare diversi requisiti, tra i quali troviamo in particolare requisiti di trasparenza, nonché la pubblicazione di un “white paper” che dettagli i diritti e i rischi associati all’asset emesso. Alcune categorie specifiche di crypto-asset devono anche rispettare specifici requisiti di riserva, governance e stabilizzazione del prezzo.

Il whitepaper darà così trasparenza su aspetti come l’architettura del sistema, i meccanismi di sicurezza, le strategie di governance e l’utilizzo previsto della tecnologia, facilitando così la comprensione del progetto da parte degli investitori. 

Inoltre, I CASP (Crypto-Asset Service Provider) dovranno registrarsi presso le autorità nazionali e rispettare standard rigorosi per la protezione dei propri utenti.

MiCA: cosa prevede per gli exchange

Il MiCA stabilisce che tutte le aziende che forniscono servizi legati ai crypto-asset, come la custodia, lo scambio, la consulenza e altri, debbano registrarsi presso le autorità di regolamentazione nazionali e aderire a rigorosi standard organizzativi, operativi e di condotta aziendale. Questi standard includono misure volte a proteggere gli asset dei clienti, prevenire i conflitti di interesse e garantire la trasparenza del mercato. 

Il nuovo framework, inoltre, ritiene direttamente responsabili i CASP in caso di bug, exploit o insolvenza. In questo modo, si potrà garantire un risarcimento agli utenti nel caso in cui parte del capitale delle piattaforme vada perduto. Inoltre, i CASP dovranno conservare lo storico di tutte le transazioni processate sulla loro piattaforma per almeno i 5 anni.

MiCA: lotta al riciclaggio di denaro

Per quanto riguarda l’antiriciclaggio, il monitoraggio e l’applicazione delle norme vigenti verrà affidato all’ABE (Autorità Bancaria Europea). L’ente avrà anche un registro con le aziende che non potranno svolgere attività di CASP nell’UE che utilizzerà per limitare l’entrata nel mercato di organizzazioni considerate ad “alto rischio” riciclaggio.

Inoltre tutte le aziende che hanno a che fare con i crypto-asset Proof-of-Work devono regolarmente presentare dei documenti che attestino il loro impatto ambientale. Il MiCA non bandisce le criptovalute PoW, ma limita la loro diffusione tagliando gli incentivi pubblici diretti verso questo tipo di tecnologie.

Crypto-asset come strumenti finanziari

Se gli emittenti sono tenuti a rispettare le direttive MiCA che riguardano tutte quei crypto-asset che non sono considerate strumenti finanziari, i prestatori di servizi sono tenuti ad applicarle a prescindere dalla natura, dal valore o dal diritto che il crypto-asset incorpora. 

La distinzione tra crypto-asset che possono essere considerate strumenti finanziari e quelle che non lo sono, rappresenta una componente fondamentale dell’intero quadro normativo. La MiCA cerca infatti di considerare tutti quei casi d’uso delle crypto-asset che non erano già coperti da normative storiche, come la MiFID che regola le crypto-asset assimilabili a strumenti finanziari e la PSD per quelle assimilabili a moneta elettronica e depositi. 

Prendendo spunto dai principi delle normative esistenti, la MiCA rappresenta un corpo normativo nuovo e complementare, che cerca di adattarsi alle peculiarità del settore crypto.

Nuova categorizzazione giuridica dei crypto-asset 

Il primo passo è stata la definizione di tre categorie di crypto-asset che, come abbiamo detto, non sono assimilabili a strumenti finanziari:

  1. token di moneta elettronica (EMT)
  2. token collegato ad attività (ART)
  3. token “residuali”

La classificazione dei token è ancora ad oggi in evoluzione e, pertanto, richiederà ulteriori chiarimenti da parte delle preposte Autorità.

Vediamo dunque la definizione delle tre categorie di token. 

Token di moneta elettonica

I token di moneta elettronica o electronic money tokens (indicati dalla sigla EMT) includono tutti quei token che fanno riferimento al valore di una singola valuta fiat a corso legale, come l’euro o il dollaro. La differenza con i “token collegati ad attività” è proprio qui: il fatto di legarsi al valore di una sola valuta fiat.  

In questa categoria rientrerebbero molte stablecoin, come Tether, criptovalute progettate per mantenere un valore stabile, tramite un sistema chiamato “ancoraggio” a una moneta fiduciaria, in rapporto 1:1. L’ancoraggio per cui ad esempio un’unità di stablecoin corrisponde sempre a 1 dollaro, viene assicurato grazie a riserve monetarie o tramite algoritmi. 

Con il MiCA, gli emittenti e i fornitori di EMT dovranno rispettare principalmente questi obblighi:

  • L’Autorità bancaria europea (ABE) supervisionerà e regolerà tutti gli EMT.
  • Gli emittenti di EMT avranno bisogno di una “licenza di moneta elettronica”, simile a una licenza bancaria standard, ma con dei limiti precisi che non comportano la possibilità di operare come istituti di credito.   

Token collegati ad attività 

La seconda categoria, ovvero i token collegati ad attività (indicati dalla sigla ART), comprendono quei token che non sono EMT e che “mirano a stabilizzare il loro valore facendo riferimento a un altro valore o diritto, o a una combinazione degli stessi, comprese una o più valute ufficiali.”

Ne è un esempio Pax Gold, la cui sigla è PAXG, è il tentativo di unire i vantaggi dell’oro e della blockchain. Questa stablecoin infatti riproduce 1:1 il valore dell’oro, metallo prezioso di cui sono composte anche le sue riserve. Pax Gold è emessa da Paxos Trust Company. Grazie a questa stablecoin su blockchain, si possono acquistare anche piccole e frazionabili somme di oro.

Con il MiCA, gli emittenti e i fornitori di ART saranno soggetti a ulteriori obblighi, come:

  • Tutte le ART saranno supervisionate dall’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA) a meno che non siano ritenute “significative”. Sono significative quando superano determinate soglie, come ad esempio una capitalizzazione di mercato superiore a 5 miliardi. In questo caso, subentrerà l’EBA. 
  • Solo gli emittenti di token con sede legale nell’UE potranno emettere ART.  
  • Gli ART non ancorati a una valuta europea saranno controllati per preservare l’integrità monetaria dell’UE.   

Il dibattito interpretativo su EMT e ART

Il dibattito sulla definzione di ART è particolarmente acceso. Essa sembra estendersi a tutte le stablecoin, configurandosi così come un insieme ampio che comprende quello più specifico degli EMT. Tuttavia, per alcuni, gli interessi e i diritti associati agli ART non sono facilmente compatibili con quelli degli EMT. 

Indipendentemente dalle prime impressioni, è evidente che queste definizioni rimangono troppo limitate per coprire appieno le varie sfaccettature delle stablecoin. Una normativa che rifletta realmente le caratteristiche tecnologiche e giuridiche del settore richiederà una vera collaborazione tra il mondo delle criptovalute e le autorità regolatorie e non un “copy cut” stiracchiato delle vecchie normative al mercato crypto.

Token “residuali”

Nella terza categoria, quella “né carne, né pesce”, rientrano tutti i token “residuali”.  In questa categoria generale comprende gli utility token e tutte le crypto-asset che non si qualificano come ART o EMT. Sono cioè quelle crypto-asset che non ancorano il loro valore a una valuta fiat o a un paniere di asset. 

Gli utility token forniscono l’accesso digitale a un prodotto o servizio specifico. Le norme del MiCA richiedono trasparenza anche in questo caso, ma sono meno restrittive di quelle per le EMT e le ART.

Le società che emettono questo tipo di token sono tenuti a redigere uno specifico documento, il White Paper che deve essere pubblicato sul sito internet di proprietà dell’organizzazione che emette la criptovaluta.

All’interno di questo documento devono essere contenute tutte le informazioni fondamentali sul token, come una descrizione dettagliata del progetto, il modo in cui vengono emesse e vendute le crypto e le tecnologie su cui si basa.

Il caso di Bitcoin

Sebbene in termini di catalogazione bitcoin (BTC) rientri in quella dei “token residuali”, l’esclusione dal Regolamento viene chiarita nei Considerando. Qui viene detto che quando un crypto asset viene creato automaticamente come ricompensa per la manutenzione della blockchain o per la convalida delle transazioni, la norma non viene applicata. 

Questo approccio regolamentare dimostra la scelta di escludere gli aspetti più innovativi e dinamici della tecnologia blockchain. La divisione in tre categorie, pur includendo una categoria residuale aperta, esclude molti crypto asset, ignorando di fatto Bitcoin.

Quasi che posizionarlo in una limbo, né moneta né strumento finanziario, sia il modo migliore per renderlo il più innocuo possibile. Questo se è vero che ogni legge, buona o cattiva che sia, finisce per essere percepita positivamente, perché la sua sola esistenza è capace di incentivare gli investimenti e una certa fiducia nell’intero ecosistema. 

Resta il fatto che continuiamo a ignorare l’elefante nella stanza. Bitcoin è il crypto asset in assoluto più diffuso, il primo per capitalizzazione di mercato, con una dominance (valutazione di Bitcoin rispetto alla valutazione del mercato complessivo delle criptovalute) di oltre il 50%. A ciò si aggiunge che la quasi totalità degli operatori di mercato cui il MiCA è destinato offrono servizi che lo riguardano e rappresenta un unicum per le sue caratteristiche di governance decentralizzata, contro il quale le ambizioni di controllo del legislatore continuano a scontrarsi senza trovare soluzione. 

La DeFi, la grande assente 

Anche la DeFi non rientra nel framework del MiCA.

In effetti la DeFi è un argomento a sé, che scardina ogni criterio di imputazione della responsabilità, dove davvero di decentralizzazione si tratti. Proprio per questo, sta mettendo in difficoltà i regolatori di tutto il mondo, incerti sul come e sul se abbia senso creare una norma ad hoc.

Sorprende anche che i mercati del credito in crypto asset siano stati esclusi dalla regolamentazione, considerando la loro reputazione come uno degli ambiti più a rischio per i consumatori, specialmente per quanto riguarda il rapporto tra fornitori di servizi e consumatori. 

Il MiCA si concentra sui rischi associati alle piattaforme centralizzate, mentre lending e staking di crypto asset sono più comuni su piattaforme decentralizzate. Anche se spesso queste attività implicano una certa centralizzazione dei processi, facendo sorgere dubbi sulla reale decentralizzazione e sulla possibilità di identificare soggetti responsabili, il tutto però non sembra portare ad un quadro equilibrato di vigilanza.

Anche gli NFT mancano all’appello

L’esclusione degli NFT (Non-Fungible Tokens) dalla regolamentazione si basa sulle loro caratteristiche distintive. A differenza di altre crypto-asset, gli NFT sono unici e non facilmente intercambiabili, il che rende difficile determinare il loro valore tramite confronti diretti con altre attività di mercato o equivalenti. 

La loro unicità riduce significativamente il loro utilizzo in ambito finanziario e i relativi rischi per il sistema finanziario e monetario (fiat) nel suo complesso. Di conseguenza, il legislatore ha deciso di escluderli dall’ambito di applicazione di alcune normative. 

Questo non implica che gli NFT non possano essere classificati come strumenti finanziari in futuro. La discussione sugli NFT è ancora in corso e potrebbero emergere ulteriori linee guida sulla loro classificazione e regolamentazione.

Wallet di exchange e wallet privati: cosa cambia con il MiCA?

Anche per quanto riguarda la regolamentazione dei crypto wallet, le leggi europee puntano a proteggere gli utenti. I pagamenti P2P tra privati via criptovalute non sono stati toccati.Infine il MiCA si occupa anche dell’impatto dei crypto influencer, coloro che esprimono pareri personali su determinate criptovalute consigliandole ai propri follower sui social network. Il disegno di legge prevede delle sanzioni per coloro che non si comportano in modo trasparente: esprimendo pareri su un determinato asset senza comunicare la loro esposizione.

Opinioni dal settore: pro MiCA

Gli appassionati del settore crypto sanno che cos’è il MiCA e cosa prevede da diversi mesi. La prima bozza del documento è infatti stata redatta nel 2020 e perciò hanno avuto parecchio tempo per farsi la loro idea su questa regolamentazione. 

Secondo alcuni esperti, il MiCA sta avendo un impatto positivo sul settore. La protezione dei consumatori che garantisce il nuovo framework serve a rendere più accessibile il mondo crypto. In più, le nuove regole impediscono l’accesso al mercato europeo alle aziende sospette o discutibili, riducendo il rischio di scam o rug pull. Secondo Dante Disparte, l’Head of Global Policy di Circle, le leggi trasformeranno l’Unione Europea in un terreno crypto competitivo e innovativo.Guardando alla situazione normativa degli Stati Uniti, confusa e penalizzante per il settore, il MiCA è diventato un esempio da seguire, di come regole chiare possono attirare sviluppatori e nuovi progetti. In Europa infatti gli investimenti sui progetti crypto stanno diventando i più numerosi del mondo.

Opinioni dal settore: contro MiCA

D’altra parte, i critici pensano che queste nuove leggi europee potrebbero avere effetti negativi sul mercato. Principalmente perché alcune operazioni che, ad oggi, vengono eseguite in maniera immediata, come le transazioni tra wallet di exchange e i prelievi di grandi somme di crypto, potrebbero diventare complicate. I detrattori credono quindi che questo rallenterà l’adozione delle criptovalute.

In generale però, le opinioni dei membri della community crypto che sanno da tempo che cos’è il regolamento MiCA e cosa prevede, sono positive. D’altronde la maggior parte dei pionieri del settore (come Charles Hoskinson e Andre Cronje) sono da sempre a favore della regolamentazione delle criptovalute.  

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BTP Italia e Valore: le linee guida per il 2024

BTP Italia e Valore: le linee guida per il 2024

Dopo il grande successo del 2023, il MEF ha già effettuato due emissioni di BTP nel 2024. Ecco le linee guida per i prossimi sei mesi.

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze continuerà a proporre strumenti dedicati agli investitori retail, soprattutto grazie al successo riscontrato nel corso degli ultimi anni. I BTP Italia e i BTP Valore verranno ugualmente apprezzati anche se potremmo continuare ad assistere a una riduzione dei tassi di interesse nei prossimi mesi del 2024 e quindi del loro rendimento?

Se i tassi di interesse torneranno alla normalità potremmo assistere ad una ripartire ad una migrazione di capitali dalle obbligazioni a vantaggio di asset più volatili: azioni e criptovalute. Puoi prepararti a questa evenienza acquistando Bitcoin o altre criptovalute sul nostro exchange.

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BTP: un recap dei primi mesi del 2024

Il 2023 e la prima parte del 2024, almeno dal punto di vista delle obbligazioni governative, è stato un successo. Durante l’anno scorso sono stati messi BTP (Buoni del Tesoro Poliennali) per un totale di circa 360 miliardi di euro e BOT (Buoni ordinari del Tesoro) per 156 miliardi. Questi dati se sommati ci restituiscono il controvalore totale dei titoli emessi nel 2023 dal nostro paese, che supera i 500 miliardi di euro. Un grande successo è stato riscosso anche dalla nuova tipologia di obbligazioni, i BTP Valore, bond dedicati esclusivamente a risparmiatori individuali e affini.

Durante le due emissioni del 2024 (di marzo e di maggio) sono stati “piazzati” rispettivamente 18,3 e 11,2 miliardi di euro su queste obbligazioni. Per i cittadini che hanno comprato il titolo in fase di emissione e lo terranno fino alla scadenza nel 2030, è previsto un premio fedeltà dello 0,80%.

Inoltre, bisogna specificare che la tassazione rimane quella classica per le obbligazioni governative del 12,5%, a differenza di quella del 26% applicata per il mercato azionario e quello delle criptovalute, e che i BTP Valore vengono esclusi dal calcolo dell’ISEE fino a 50.000 euro.

Le linee guida per il 2024

Insomma, il MEF ha, almeno fino ad oggi, rispettato le linee guida per le emissioni delle obbligazioni governative italiane nel 2024 annunciate alla fine dell’anno scorso.

Ha, infatti, effettuato due emissioni nel corso dell’anno in modo da soddisfare un numero più alto possibile di investitori, sia quelli retail che quelli istituzionali. Inoltre,i titoli hanno mantenuto l’indicizzazione legata al tasso di inflazione nazionale e il premio fedeltà per gli investitori retail che porteranno a scadenza l’obbligazione.

Cosa ci aspetta per il secondo trimestre di quest’anno? Arriveranno dei nuovi BTP a tre e a sette anni?

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Tassi BCE: conseguenze del taglio sui mercati e sull’economia

tassi bce giugno 2024

La BCE taglia i tassi per la prima volta dal 2019.  

La Banca Centrale Europea (BCE) giovedì 6 giugno, ha annunciato un taglio dei tassi di interesse, portando il tasso sui depositi dal 4% al 3,75%, il tasso di riferimento dal 4,50% al 4,25% e il tasso sui prestiti marginali dal 4,75% al 4,50%. Non si verificava dal 2019.

Questa decisione è stata presa nonostante le previsioni di inflazione siano state riviste al rialzo, evidenziando un percorso di riduzione dei tassi che sarà lento e irregolare.

Decisioni future sui tassi di interesse

Christine Lagarde, presidente della BCE, ha sottolineato che le future decisioni sui tassi saranno prese “meeting dopo meeting” e ha avvertito che il percorso sarà accidentato. Ha aggiunto: “Il taglio dei tassi di oggi è figlio della fiducia che riponiamo nel percorso di crescita, me per proseguire in questo processo dovremo attendere che le analisi confermino che siamo in rilancio economico”.

Nonostante il taglio dei tassi, la BCE non ha fornito indicazioni precise sulle prossime mosse, rimarcando che le pressioni inflazionistiche rimangono elevate. Le previsioni aggiornate vedono un’inflazione media del 2,5% per il 2024, del 2,2% per il 2025 e dell’1,9% per il 2026.

Impatto sul mercato del lavoro e sull’economia

La BCE ha rivisto al rialzo le sue previsioni di crescita per il 2024, ora stimata allo 0,9% rispetto allo 0,6% previsto a marzo. Tuttavia, le prospettive per il 2025 sono state leggermente ridotte all’1,4%, mentre quelle per il 2026 rimangono invariate all’1,6%. Questo quadro indica una crescita economica moderata nei prossimi anni, con un’inflazione che potrebbe rimanere al di sopra del target del 2% fino al 2025.

Lagarde ha indicato che la crescita dei salari, pur rimanendo elevata, dovrebbe rallentare nel corso dell’anno, contribuendo a ridurre le pressioni inflazionistiche. Tuttavia, la riduzione dei tassi sarà probabilmente lenta, con un’inflazione che rimarrà sopra il target della BCE per gran parte del 2025. Questo scenario implica che la BCE continuerà a monitorare attentamente vari indicatori economici per determinare la sua politica monetaria futura.

Conseguenze del taglio dei tassi BCE

Il taglio dei tassi di interesse da parte della BCE avrà diverse conseguenze:

  1. Riduzione del costo del credito: le famiglie e le imprese potranno beneficiare di tassi di interesse più bassi sui prestiti, favorendo così l’accesso al credito e stimolando i consumi e gli investimenti.
  2. Impatto sui risparmiatori: i tassi di interesse più bassi possono penalizzare i risparmiatori, riducendo i rendimenti sui depositi bancari e sui titoli di stato.
  3. Stimolo alla crescita economica: un costo del denaro inferiore dovrebbe incentivare la spesa e gli investimenti, sostenendo la crescita economica. Tuttavia, l’efficacia di questa misura dipenderà anche dalle condizioni economiche globali e dall’evoluzione della domanda interna.
  4. Inflazione e salari: la riduzione dei tassi potrebbe influenzare l’inflazione e la dinamica dei salari. Sebbene Lagarde abbia segnalato che la crescita dei salari si ridurrà, l’inflazione potrebbe rimanere elevata nel breve termine, complicando ulteriormente le decisioni future della BCE.

Reazioni dei mercati

I mercati finanziari avevano anticipato il taglio dei tassi, scontando un movimento al ribasso di 25 punti base. Dopo l’annuncio del taglio dei tassi, i rendimenti dei titoli di stato della zona euro sono aumentati significativamente. In particolare, il rendimento dei titoli di stato a 10 anni della Germania è salito di quasi 8 punti base al 2,573%, mentre il rendimento dei titoli a 2 anni è aumentato di poco meno di 6 punti base al 3,033%. Anche i rendimenti dei titoli di stato italiani e spagnoli a 10 anni hanno registrato aumenti rispettivamente di 9 e 7 punti base, attestandosi al 3,893% e al 3,299%.

Confronto internazionale

La BCE, nonostante abbia iniziato ad aumentare i tassi più tardi rispetto ad altre banche centrali, è ora in una posizione di guida con il taglio di giugno. La Federal Reserve americana, ad esempio, è ancora alle prese con un tasso di inflazione più alto. Altri paesi come il Canada, la Svezia e la Svizzera hanno già iniziato a ridurre i tassi di interesse nel ciclo attuale.

Conclusioni

La BCE ha fatto sapere chiaramente che le prossime mosse dipenderanno dai dati economici e che non esiste un percorso predeterminato per ulteriori tagli dei tassi. Con un’inflazione ancora sopra il target e una crescita economica moderata, il futuro della politica monetaria europea resta in bilico, richiedendo un’attenzione costante e una valutazione accurata di tutte le variabili in gioco.

FED: previsioni per i tassi di interesse nella riunione di giugno 2024

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Qual è la posizione della FED sul taglio dei tassi di interesse?  Ecco le previsioni degli analisti. 

La Federal Reserve (FED) è la banca centrale degli Stati Uniti e ha un ruolo fondamentale nel sistema finanziario globale. Ogni sua decisione, specialmente riguardo ai tassi di interesse, è attentamente monitorata da economisti, analisti e investitori di tutto il mondo. 

Ma cosa possiamo aspettarci dalla prossimo riunione della FED, prevista per l’11-12 giugno 2024? Gli analisti prevedono che la FED manterrà i tassi di interesse invariati, ma ci sono segnali che potrebbero anticipare futuri tagli entro la fine dell’anno.

Cos’è la Fed e perché è importante?

La Federal Reserve, o FED, è l’istituzione che funge da banca centrale degli Stati Uniti. Ha il compito di stabilizzare l’economia attraverso la gestione della moneta e dei tassi di interesse. Tra le sue funzioni principali ci sono il controllo dell’inflazione, la regolazione del sistema bancario e la promozione della stabilità economica. I tassi di interesse determinati dalla FED influenzano il costo del denaro, ossia quanto costa prendere in prestito o quanto si guadagna risparmiando.

L’attuale situazione dei tassi di interesse

I tassi di interesse della FED sono fermi in un intevallo tra il 5,25% e il 5,5% da luglio 2023. Dopo un anno di stabilità, la FED ha deciso di non aumentare ulteriormente i tassi, nonostante i segnali contrastanti sull’inflazione. Secondo il governatore della FED Christopher Waller, alcuni rapporti sull’inflazione nei primi mesi del 2024 hanno temporaneamente raffreddato le aspettative di un taglio dei tassi, ma recenti dati sull’indice dei prezzi al consumo (CPI) suggeriscono che l’inflazione non sta accelerando.

Le previsioni degli analisti per il meeting di giugno

Secondo il CME’s FedWatch Tool, la probabilità di un taglio dei tassi nel meeting di giugno è solo dello 0,1%. Anche il sito di previsioni Kalshi indica una probabilità del 99% che i tassi rimangano invariati. Tuttavia, gli analisti prevedono che la FED potrebbe segnalare possibili tagli dei tassi più avanti nel 2024. Durante il meeting, sarà aggiornata la “Summary of Economic Projections”, dove i politici monetari delineeranno le loro previsioni per la fine dell’anno.

Impatti sulla vita quotidiana della Fed

Le decisioni della FED sui tassi di interesse hanno un impatto diretto sulla vita quotidiana delle persone. Tassi di interesse più alti significano prestiti più costosi per case, auto e aziende, e rendimenti più alti per i risparmiatori. Al contrario, tassi più bassi rendono i prestiti più economici ma riducono i guadagni sui risparmi. Ad esempio, i tassi dei mutui a 30 anni hanno raggiunto un massimo annuale del 7,79% nel 2023, per poi scendere al 7,03% a fine maggio 2024.

Le decisioni della FED portano anche una volatilità più o meno elevata anche nel mercato delle criptovalute. Monitora gli impatti in tempo reale.

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Quando potrebbe arrivare un taglio dei tassi?

Secondo i mercati obbligazionari, il primo taglio dei tassi potrebbe avvenire a settembre 2024, con una probabilità del 50%. Un secondo taglio potrebbe seguire a dicembre. Tuttavia, queste previsioni sono soggette a cambiamenti rapidi in risposta ai dati economici. Ad esempio, c’è ancora una probabilità del 15% che non ci siano tagli nel 2024.

La riunione della FED di giugno è attesa con grande interesse, ma è improbabile che porti a cambiamenti immediati nei tassi di interesse. Gli occhi sono puntati sulle previsioni economiche aggiornate e sulle dichiarazioni del presidente della FED, Jerome Powell. La possibilità di tagli dei tassi nel corso del 2024 dipenderà dalla forza del mercato del lavoro e dai progressi nel controllo dell’inflazione.

Le decisioni della FED continueranno ad avere un impatto significativo sull’economia globale e sulla vita quotidiana di milioni di persone. Monitorare queste decisioni ci aiuta a capire meglio le dinamiche economiche e a prendere decisioni finanziarie più informate.

Campagna elettorale USA: la sfida si decide sul “campo di battaglia” crypto?

Le crypto e la politica USA: vincerà Trump o Biden?

Le crypto sono diventate un tema centrale nel dibattito politico negli Stati Uniti, scopri tutto quello che è successo da inizio maggio ad oggi

Le crypto stanno diventando un tema centrale nella campagna elettorale USA. In passato demonizzate, stanno guadagnando sempre più interesse da parte dei candidati politici.

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Come si è passati dalla completa ostilità nei confronti di questo settore, all’apertura generale a cui stiamo assistendo in questi giorni? Scoprilo in questo articolo.

La politica USA abbraccia le crypto: le dichiarazioni di Trump

Il mondo crypto è diventato un campo di battaglia per la lotta alla presidenza a partire dall’inizio di maggio, quando Donald Trump si è dichiarato a favore di questa tecnologia. Il video, che ha fatto il giro dei social, è stato il punto di partenza di questa lotta che, probabilmente, ha causato un dolce “effetto collaterale”: l’approvazione degli ETF spot su Ethereum.

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Alle prime dichiarazioni di Trump, ne sono seguite delle altre. L’ex presidente si è espresso, alla Libertarian National Convention, a favore del settore e contro le Central Bank Digital Currencies, dichiarando che, se tornerà alla Casa Bianca, si opporrà alla crociata di Joe Biden contro le crypto, e si impegnerà per rendere gli USA il centro globale per lo sviluppo di questa tecnologia.

Il 30 maggio, poi, Bloomberg ha dichiarato che Trump è Elon Musk avrebbero iniziato a dialogare in merito alla regolamentazione crypto, poi smentita dal CEO di Tesla.

E i democratici? Il controverso rapporto tra le crypto e Joe Biden

La love story tra le crypto e la politica USA, per quanto riguarda il versante democratico, è ancora più controversa. Il fronte guidato da Joe Biden si è, in generale, sempre opposto al settore, seppur con qualche eccezione ad esempio Nancy Pelosi; ma dopo le dichiarazioni di Trump la posizione dello schieramento politico è cambiata

Il primo momento di svolta è stata l’approvazione degli ETF spot su Ethereum da parte della Security and Exchange Commission, capitanata da Gary Gensler, da sempre legato ad esponenti politici dem come Paul Sarbanes, Barack Obama e Bill Clinton. Prima delle dichiarazioni di Trump, le probabilità di un’approvazione erano bassissime secondo Bloomberg, la principale testata, e anche la più autorevole, a seguire e raccontare quotidianamente la vicenda

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Insomma, sembra che la SEC abbia dovuto approvare gli ETF spot su Ethereum perché condizionata da pressioni politiche, probabilmente esercitate da Joe Biden e dai democratici, per non perdere il consenso degli investitori crypto dopo la presa di posizione di Trump.

La situazione attuale

Fa sicuramente riflettere che questo cambio di rotta della politica USA nei confronti delle crypto sia avvenuto in pochissimi giorni, probabilmente segno che è stato sostenuto dalla volontà di accaparrarsi il consenso di determinati elettori, più che da un sincero sostegno a ciò che le crypto rappresentano.

In ogni caso, quanto successo nelle scorse settimane è molto positivo. Secondo BlackRock, l’entourage del presidente Biden sta contattando figure di rilievo del settore delle criptovalute, per comprendere a fondo la materia e ripensare eventuali politiche a sostegno del suo sviluppo istituzionale.


Insomma, non sta a noi giudicare se, in questo caso, il fine giustifica i mezzi. Nonostante l’obiettivo finale rimanga il consenso, una svolta questa portata può, sicuramente, aiutare l’adozione. Chissà quanto Joe Biden e Donald Trump hanno effettivamente approfondito e studiato Bitcoin. Sono, effettivamente, entrati nella “tana del bianconiglio”. Quasi sempre, una volta che si inizia ad approfondire Bitcoin, non si torna più indietro e si cambia idea sul concetto di moneta e su quello di valore.


Tassi di interesse: la BCE li taglierà a giugno!

Tassi di interesse BCE: il primo taglio arriverà a giugno

La Banca Centrale Europea inizierà a tagliare i tassi di interesse a partire da giugno. Così ha dichiarato Philip Lane, capo economista della BCE.

La Banca Centrale Europea (BCE) si sta preparando ad effettuare il primo taglio dei tassi di interesse, dopo due anni in cui ha costantemente aumentato il costo del denaro per contrastare l’inflazione. Questo evento è attesissimo da diverse tipologie di attori, in particolare gli investitori che si aspettano un conseguente rialzo dei prezzi degli asset considerati più rischiosi, come le azioni o le criptovalute.

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Di quanto ridurrà i tassi di interesse la BCE? Quale potrebbe essere l’impatto sui mercati e quando la Federal Reserve (FED), la banca centrale degli USA, deciderà di fare altrettanto?

Taglio dei tassi di interesse: la situazione attuale

Tra la metà del 2022 e la fine del 2023, i tassi di interesse nell’Eurozona sono aumentati dallo 0% al 4,5%. Questo incremento è stato attuato in modo coerente rispetto a quanto fatto dalle altre banche centrali, su tutte la FED e Bank of England; ma ora sembra che la BCE sarà la prima a invertire tale tendenza.

I dati sull’inflazione nell’Eurozona offrono un quadro chiaro delle motivazioni dietro questa mossa. Dopo aver raggiunto un picco del 10,6% nell’ottobre 2022, l’inflazione è scesa al 2,4% nell’aprile di quest’anno, avvicinandosi molto all’obiettivo del 2%. Questa riduzione significativa dell’inflazione ha spianato la strada per un taglio dei tassi, considerato cruciale da molti analisti al fine di stimolare l’economia e farla definitivamente ripartire.

L’attesa per un taglio dei tassi da parte della BCE che arriverà il 6 giugno, era alta, nonostante alcune preoccupazioni che teorizzavano una forte influenza delle decisioni della FED e del Federal Market Open Committee (FOMC), che invece sembrerebbe propenso a lasciare i tassi invariati fino a questa estate.

Bisogna anche specificare che, almeno per quanto riguarda l’Italia, la decisione della BCE di aumentare i tassi di interesse ha avuto un impatto significativo sulla vita delle persone, in particolare su coloro che hanno stipulato in passato mutui a tasso variabile. Si stima che almeno un milione di famiglie italiane si trovino in difficoltà a causa dell’aumento delle rate mensili. Per queste famiglie, un taglio dei tassi rappresenta una boccata d’ossigeno che ridurrà le spese mensili.

Il possibile impatto sul mondo crypto

Aumentare i tassi di interesse è un po’ come mettere un freno all’economia, poiché comporta un aumento del costo del denaro sia per i cittadini che per le banche commerciali. Tagliarli, invece, riduce tale costo, aumenta la propensione all’investimento e riduce i rendimenti delle obbligazioni, spingendo così gli investitori verso asset considerati più “rischiosi”

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Per questo motivo la decisione della BCE potrebbe avere un impatto positivo sul settore delle criptovalute e sul mercato azionario, le cui performance vengono limitate da più di due anni da tassi di interesse in crescita. Al contrario le obbligazioni, come ad esempio i BTP, l’asset preferito degli investitori nell’ultimo periodo, potrebbero diventare meno appetibili data la decrescita dei loro rendimenti.

Come reagiranno Bitcoin e Ethereum alla notizia? Dopo l’approvazione dei rispettivi ETF spot, il taglio dei tassi di interesse delle principali banche mondiali potrebbe essere il principale catalizzatore del periodo più esplosivo della prossima bull run.


Debito pubblico: quali sono i 9 paesi più indebitati al mondo?

Debito pubblico: la classifica dei paesi più indebitati

Quali sono i paesi in cui il debito pubblico è più alto? Scopri la classifica e dove si posiziona l’Italia

Il debito pubblico è uno dei parametri che descrive la situazione economica di un paese. Lo sentiamo nominare ovunque, spesso rapportato ad un’altra misura, il PIL, che indica l’insieme delle attività produttive di uno stato.

L’intera economia globale, dato che ci troviamo in un sistema capitalistico, si basa sul debito. È una sorta di linfa, indispensabile per raggiungere l’obiettivo principale imposto dal sistema economico in cui viviamo: la crescita. Nel 2008 però, è nata una tecnologia che ha le carte in regola per rivoluzionare il sistema monetario globale. Stiamo parlando di Bitcoin, puoi approfondire l’argomento qui sotto.

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Torniamo però al tema centrale di questo articolo: quali sono gli stati più indebitati al mondo e quindi qual è la classifica dei paesi con il debito pubblico più alto? 

Debito pubblico: è un problema da affrontare

La classifica dei paesi per debito pubblico è cambiata dopo la pandemia di Covid-19, non tanto per l’ordine degli stati in classifica ma per la quantità di denaro che questi devono ai propri creditori. Nel 2028, secondo il fondo monetario internazionale (FMI), il rapporto debito/PIL globale raggiungerà il 100%

Questo indicatore, solitamente utilizzato per analizzare la situazione economica di un singolo stato, misura, nell’arco di un anno, l’ammontare del debito in relazione al Prodotto Interno Lordo (PIL), ossia l’insieme delle attività produttive di uno stato.

Se il rapporto è basso, significa che il PIL è sufficiente a ripagare il debito annuale. Se invece il rapporto rappresenta un grande divario tra debito e PIL, vorrà dire che la produzione non basta a ripagare i debiti e se ne dovranno richiedere altri, aumentando ancora di più il rapporto.

La situazione è ancora più grave se teniamo conto delle politiche di quantitative tightening che hanno attuato, dal 2022 in poi,tutti i principali governi occidentali per contrastare l’inflazione. L’incremento dei tassi di interesse infatti contribuisce ad aumentare i costi sui debiti che i governi devono sostenere. In altre parole, il mondo è seduto su una montagna di debiti; il debito pubblico globale ha superato, a marzo del 2024, la preoccupante soglia dei 300.000 miliardi di dollari

Insomma, la situazione diventa sempre più critica. Lo stesso Jerome Powell, presidente della Federal Reserve (la banca centrale degli Sati Uniti) ha dichiarato, di recente, che l’America “ha intrapreso un cammino insostenibile” e che “sta prendendo in prestito denaro dalle generazioni future”. Bitcoin può essere il protagonista della prossima rivoluzione monetaria?

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Nonostante quanto appena specificato, e un debito pubblico totale di circa 34.000 miliardi di dollari, gli Stati Uniti non guidano la classifica dei paesi con il debito pubblico più alto. Continua a leggere per conoscere la graduatoria!

La classifica dei paesi più indebitati

Ecco la classifica dei paesi con debito pubblico più alto viene stilata tenendo presente il rapporto debito/PIL. Il motivo? Perché il valore nominale di questa misura preso “da solo” non fornisce informazioni sulla reale incidenza dei debiti di uno stato.

  1. Giappone (264%)

Il paese con il rapporto debito/PIL più alto è il Giappone. Le cause del forte indebitamente del paese sono da ricercare nella bolla immobiliare scoppiata negli anni ‘90.

  1. Venezuela (241%)

La devastante crisi e economica, politica e sociale venezuelana, esplosa durante la seconda metà dello scorso decennio, non si è ancora conclusa, e la terza posizione nella classifica dei paesi con debito pubblico più alto lo testimonia. Secondo le stime, circa 8 milioni di persone hanno lasciato il paese negli ultimi anni a causa delle gravissime condizioni in cui verte il paese.

  1. Sudan (186%)

Il terzo della classifica dei paesi per debito pubblico è il Sudan, fortemente colpito da una crisi economica causata da conflitti interni. Questa si è risolta in politiche di isolamento internazionale influenzate negativamente dalla corruzione.

  1. Grecia (173%)

Il default evitato della Grecia nel 2009 è ormai un lontano ricordo; il paese è sicuramente migliorato negli ultimi anni. Nel secondo trimestre del 2023 è stato il secondo stato europeo per crescita.

  1. Singapore (168%)

Singapore è una città stato incredibilmente avanzata, sopratutto dal punto di vista economico, e vanta uno dei redditi pro capite tra i più alti del mondo. Nonostante abbia un debito pubblico elevato, le agenzie di rating continuano valutarla con il massimo dei voti.

  1. Eritrea (164%)

L’Eritrea è una dittatura capitanata dal presidente non eletto Isaias Afewerki. Nello stato africano il governo autoritario ha applicato leggi che limitano gravemente i diritti civili e politici. Inoltre, impone un servizio militare e civile obbligatorio a lungo termine, che obbliga molti cittadini alla fuga.

  1. Libano (151%)

La crisi economica libanese dura ormai da quattro anni. Dal 2019 in poi il debito pubblico del paese è cresciuto enormemente, fino a toccare, nel 2022, il 282% del PIL. Inoltre, la lira libanese sta subendo una forte svalutazione, attualmente c’è ne vogliono quasi 90.000 per raggiungere il valore di un dollaro americano.

  1. Italia (142%)

Il nostro paese si posiziona quinto nella classifica dei paesi più indebitati. Il debito pubblico italiano ha toccato un nuovo massimo storico a febbraio 2023 e, dopo la lieve discesa di agosto, è tornato a salire da settembre in poi.

  1. USA (129%)

Al nono posto della classifica dei paesi più indebitati troviamo gli Stati Uniti, che così come l’Italia, hanno portato avanti politiche di quantitative tightening per contrastare l’inflazione. Uno dei punti di debolezza di questo tipo di misure riguarda proprio il debito. Con il crescere dei tassi di interesse crescono anche le passività degli stati.

Ora che sai qual è la classifica dei paesi più indebitati puoi approfondire la questione leggendo il nostro articolo di Academy dedicato. Questo parte da una semplice definizione per poi affrontare anche la storia del debito pubblico italiano.

Sei sul blog di Young Platform, la piattaforma italiana per comprare criptovalute. Qui puoi trovare le ultime novità su blockchain, Bitcoin e Web3. Raccontiamo da vicino questa economia emergente con un occhio alla finanza tradizionale, così hai tutto quello che ti serve per entrare nella nuova era del denaro. 


Elezioni USA: l’impatto sul prezzo di Bitcoin

Elezioni USA: impatto sul prezzo di Bitcoin

Che impatto avranno le elezioni USA sul prezzo di Bitcoin? Secondo Standard Chartered potrebbero far esplodere a rialzo la criptovaluta

In molti pensano che la vittoria di Donald Trump alle prossime elezioni USA potrebbe favorire Bitcoin e, in generale, il settore delle criptovalute. Tra i sostenitori di questa tesi c’è Standard Chartered Bank, una delle società finanziarie più importanti del Regno Unito.

Su cosa si fonda la recente diffusione di questa convinzione? Dove potrebbe arrivare il prezzo di Bitcoin, se Donald Trump dovesse tornare alla Casa Bianca? Standard Chartered ha aggiornato, a rialzo, le sue previsioni sul prezzo di BTC: 150.000$ entro la fine del 2024.

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Elezioni USA: perché una vittoria di Trump potrebbe essere positiva?

Il primo aspetto da considerare per stimare l’impatto dell’insediamento di Donald Trump a Capitol Hill è quello normativo. Il tycoon ha, infatti, ribadito più volte di non avere intenzione di reprimere l’utilizzo di Bitcoin e, quindi, di non opporsi al settore delle criptovalute nel caso in cui dovesse vincere le elezioni USA. Una delle ultime dichiarazioni in merito risale a marzo, quando Trump disse, ai microfoni di CNBC, di conoscere il fenomeno e di accettarlo, anche se ribadì il suo totale e incondizionato sostegno nei confronti del dollaro.

Un’altra teoria che accompagna la convinzione di chi si aspetta un mercato crypto rialzista nel caso di una vittoria di Donald Trump è collegata agli esponenti in carica a capo delle principali istituzioni governative. Se il mandato di Joe Biden, e con esso l’attuale parentesi democratica, dovesse concludersi, alcune teste potrebbero “saltare”. 

Gli occhi del settore sono puntati principalmente su Gary Gensler, il presidente della Security and Exchange Commission (SEC), nonché il più grande antagonista del settore degli ultimi anni. Gensler è da sempre legato al partito democratico e quindi un’ascesa al potere della fazione repubblicana potrebbe mettere a rischio la sua poltrona.

A dimostrazione di ciò, in un video reso pubblico di recente su X (ex Twitter,) Trump afferma che “loro”, riferendosi ai democratici e a Gary Gensler, sono ostili alle crypto e ironizza sul fatto che, secondo lui, Joe Biden non sa neanche cosa siano. Insomma, le criptovalute potrebbe trovare terreno fertile all’interno delle istituzioni nel caso in cui Trump vincerà le elezioni USA del 5 novembre 2024.

Trump inietterà liquidità nei mercati?

Per stimare l’impatto sul prezzo di Bitcoin delle elezioni USA del 2024, può essere utile guardare al passato. Donald Trump è famoso, tra le altre cose, per aver preferito politiche monetarie fortemente espansive, caratterizzate da tassi di interesse vicini allo zero e dalla monetizzazione del debito. Con questo termine si intende la tendenza dei governi a utilizzare le banche centrali come acquirenti per il proprio debito. In altre parole, al verificarsi di questo scenario, la Federal Reserve (FED) emetterebbe nuova moneta per acquistare i titoli di stato americani. Tale scenario risulta particolarmente allettante nel caso in cui il debito pubblico del paese in questione sia particolarmente alto e, soprattutto, quando esiste il rischio che i mercati inizino a dubitare della sua sostenibilità.

Ma che impatto avrebbe questa forzatura dell’economia sul settore delle criptovalute? L’unico modo per stimarlo è analizzare i dati dell’ultimo mandato Trump, quando i tassi di interesse erano vicini allo zero, come la “fiducia” nel mercato delle treasury americane o Titoli di Stato USA. Basti pensare che durante il primo mandato la vendita netta media annua di debito pubblico statunitense ha toccato i 207 miliardi di dollari, contro i 55 miliardi della presidenza Biden. In quel frangente il mercato crypto, così come quello azionario, è stato interessato da una forte crescita, visto che forniva una copertura contro la dedollarizzazione. Uno degli effetti collaterali di questa pratica è, infatti, la svalutazione monetaria, che si genera dall’aumento della quantità di moneta che circola in un sistema economico.

Le previsioni sul prezzo di Bitcoin

Chiarita la situazione in merito al contesto economico e normativo, è il momento di affrontare la possibile influenza delle elezioni USA sul prezzo di Bitcoin. Ovviamente è impossibile sapere cosa succederà nel caso in cui Donald Trump dovesse tornare alla Casa Bianca, ma questo non impedisce ai commentatori del settore di pubblicare le proprie previsioni.

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Ad aver avuto una maggiore risonanza mediatica sono state quelle di Standard Chartered, già anticipate nell’introduzione di questo articolo. Per la banca del Regno Unito il prezzo di Bitcoin raggiungerà i 150.000 dollari entro la fine del 2024 se Donald Trump dovesse diventare, per la seconda volta nella storia, il presidente degli Stati Uniti. Ma non è tutto! Secondo Geoff Kendrick, Head of Crypto Research della società finanziaria, il valore di un singolo Bitcoin potrebbe toccare i 200.000$ durante il 2025.

FOMC USA: nessun taglio dei tassi ad aprile. Come ha reagito il mercato?

CPI inflazione USA

La FED e il suo presidente Jerome Powell hanno deciso: i tassi di interesse rimangono, ancora, invariati. Quando assisteremo al primo taglio?

Rispetto al mese scorso la situazione sui tassi di interesse è fortemente mutata. La decisione della Federal Reserve (FED) del 1° maggio 2024, annunciata dal presidente Jerome Powell, ha escluso un rialzo dei tassi per i prossimi mesi

Questa dichiarazione denota un cambio di rotta da parte della banca centrale statunitense, visto che nelle riunioni passate il suo presidente aveva annunciato l’intenzione di effettuare almeno tre tagli dei tassi durante il 2024.

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La decisione della FED

La riunione del FOMC (Federal Open Market Committee) del primo maggio si è conclusa come le quattro precedenti, ovvero con un nulla di fatto. La Federal Reserve ha deciso di non modificare i tassi di interesse, che, dunque, restano fissati nell’intervallo compreso tra il 5,25% e il 5,5%. A pesare sulla decisione, presa attraverso il voto unanime di tutti i partecipanti alla riunione, è stata principalmente l’inflazione. Secondo gli ultimi dati del Consumer Price Index (CPI), pubblicati il 10 aprile 2024, l’inflazione negli Stati Uniti si attesta al 3,5%, ancora molto al di sopra dell’obiettivo del 2%.

Insomma, lo scenario attuale è molto diverso rispetto a quello ipotizzato ad inizio 2024. All’epoca, gli esperti si avevano previsto, in preda all’ondata di ottimismo che aveva investito il settore degli investimenti, sei o sette aggiustamenti al ribasso dei tassi di interesse. A marzo poi, dopo una revisione delle aspettative, Powell aveva annunciato l’intenzione di effettuare almeno tre tagli durante il 2024 a partire da giugno.

Il mercato del lavoro

Ad aprile anche il mercato del lavoro statunitense è stato meno pimpante rispetto ai mesi passati. È cresciuto, infatti, il tasso di disoccupazione e i nuovi posti di lavoro, secondo il report diffuso all’inizio di maggio, sono meno di quanto si aspettassero gli analisti.

Il dato dei “Nonfarm Payrolls”, ovvero le buste paga escluso il settore agricolo, restituisce un +175.000 invece che il +240.000 previsto, mentre il tasso di disoccupazione è passato da 3,8% a 3,9%. Questi dati sono particolarmente negativi se confrontati con quelli del mese di marzo (circa 300.000 nuovi posti di lavoro e tasso di disoccupazione al 3,8%) che, probabilmente, riflettevano l’ottimismo allora presente sul mercato.

La reazione dei mercati

Nonostante, almeno in teoria, il rinvio del taglio dei tassi di interesse dovrebbe essere una notizia non esattamente positiva per i mercati, i principali indici statunitensi hanno reagito bene alla decisione del FOMC.

Il giorno stesso l’S&P 500, l’indice che traccia l’andamento delle cinquecento aziende americane più capitalizzate, ha perso circa l’1,5%, per poi recuperare nei giorni seguenti. Attualmente si trova nella zona dei 5.185, grazie ad un movimento rialzista iniziato il giorno dopo la riunione del +3,5% circa. Anche il NASDAQ e il Dow Jones hanno registrato ottime performance nell’ultima settimana. Sono saliti rispettivamente del 4,7% e del 3%

Negli ultimi mesi l’andamento del mercato azionario americano sembra sempre più decorrelato dalla politica monetaria del paese. I principali indici sono molto vicini ai massimi storici e non sembrano soffrire il periodico rinvio del taglio dei tassi di interesse.

Cosa deciderà la Federal Reserve nei prossimi mesi? Il principali obiettivi della banca centrale restano gli stessi di marzo: controllare l’inflazione e promuovere l’occupazione, anche se la situazione è peggiorata rispetto a due mesi fa. L’inflazione tornerà a scendere e ciò permetterà alla banca centrale americane di procedere con il primo, attesissimo, taglio dei tassi di interesse? Oppure il FOMC e Jerome Powell cambieranno nuovamente idea e il costo del denaro resterà invariato per tutto il 2024?

Se dovessimo assistere al primo scenario potrebbe crescere l’interessa anche nel settore crypto, dato che diminuirebbero i rendimenti garantiti dalle obbligazioni governative. Puoi prepararti a questo possibile scenario acquistando Bitcoin sulla nostra app!

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