Benzina in calo: cosa significa per il mercato globale del petrolio?

Prezzo benzina in calo: conseguenze petrolio

Il prezzo della benzina sta scendendo. Cosa succederà al petrolio inteso come asset?

La fine dell’estate e la conclusione delle vacanze portano con sé un fenomeno prevedibile ma significativo: la diminuzione dei prezzi della benzina a livello internazionale. Questo calo è principalmente dovuto a una riduzione della domanda, un classico esempio di come i cicli stagionali influenzino i mercati energetici. Ma dietro questa apparente normalità, si nascondono dinamiche complesse che potrebbero avere ripercussioni durature sul mercato globale del petrolio. 

Nel periodo estivo, la domanda di benzina aumenta notevolmente, spinta dai viaggi per le vacanze e dall‘incremento dell’attività turistica. Tuttavia, con la fine della stagione estiva, questa domanda subisce una brusca frenata. Secondo i dati recenti, gli strumenti derivati (futures) sulla benzina negli Stati Uniti sono scesi a 2,35 dollari al gallone, avvicinandosi al minimo di sei mesi registrato all’inizio di agosto.

Questo non è solo un riflesso della diminuzione della domanda di carburanti, ma anche dell’andamento più ampio dei mercati petroliferi, che si trovano a fare i conti con una serie di fattori economici e geopolitici.

L’impatto sul prezzo del petrolio

L’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) ha indicato che il mercato del petrolio potrebbe trovarsi di fronte a un’eccedenza di offerta nel quarto trimestre del 2024. Questo, a meno che l’OPEC+ non decida di prorogare i tagli alla produzione attualmente in atto. La possibilità di un surplus è ulteriormente rafforzata dal rallentamento economico della Cina, che ha portato a una revisione al ribasso della domanda per l’oro nero.

Inoltre, gli Stati Uniti, il principale produttore mondiale di greggio, hanno visto un aumento inaspettato delle scorte di petrolio, nonostante un calo delle scorte di benzina. Questo ha contribuito a mantenere sotto pressione i prezzi del petrolio, con il Brent e il WTI che mostrano segni di debolezza. Le previsioni indicano che il prezzo del Brent potrebbe stabilizzarsi intorno ai 65-70 dollari al barile, con possibilità di ulteriore ribasso se le condizioni economiche globali dovessero peggiorare.

Il prezzo del petrolio e della benzina è notoriamente volatile, influenzato da una molteplicità di fattori come le tensioni geopolitiche, il cali o l’aumento della domanda, le politiche green promulgate dagli Stati e dll’Unione Europea. Attualmente, il contesto è caratterizzato da un eccesso di offerta che potrebbe amplificarsi se le economie globali, già sotto pressione, dovessero entrare in una fase recessiva. L’OPEC+ si trova così a dover bilanciare attentamente le sue decisioni di produzione per evitare un crollo dei prezzi simile a quello del 2014, causato proprio da un’eccessiva offerta di greggio.

Cosa aspettarsi nei prossimi mesi?

Le previsioni per i prossimi mesi dipendono fortemente da come evolverà la domanda globale di energia. Se assistermo ad una recessione a livello globale, i prezzi del petrolio potrebbero subire ulteriori pressioni al ribasso, e scatenare un effetto domino sulla maggior parte dei titoli energetici. Dall’altro lato, se l’economia riuscirà a stabilizzarsi, potremmo assistere a un graduale recupero dei prezzi, anche se difficilmente si tornerà ai livelli pre-pandemia nel breve termine.

Il calo dei prezzi della benzina con la fine dell’estate non è solo una buona notizia per i consumatori, ma anche un segnale di una più ampia debolezza nella domanda globale di petrolio. Con l’OPEC+ che gioca un ruolo cruciale nel mantenere l’equilibrio del mercato, i prossimi mesi saranno decisivi per capire quale direzione prenderà il mercato energetico globale. In ogni caso, il panorama rimane incerto, e la volatilità continuerà a caratterizzare il mercato del petrolio per il prossimo futuro.


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Quali sono i paesi più poveri del mondo? La classifica del 2024

I paesi più poveri del mondo: la classifica aggiornata

Quali sono i paesi più poveri del mondo? La classifica per PIL pro-capite e tutti i dettagli

Per comprendere quali siano i paesi più poveri del mondo, si utilizzano diversi parametri, uno dei più utilizzati è il PIL (Prodotto Interno Lordo) pro capite. Questo dato misura la quantità di valore monetario generata in un anno in una specifica area.

Un basso PIL pro capite indica la presenza di un basso livello di produttività economica e, spesso, coincide con condizioni di vita difficili per la popolazione. Molti dei paesi con il PIL pro capite più basso sono caratterizzati da economie fragili, un tasso di disoccupazione elevato e infrastrutture inadeguate. Inoltre, il panorama politico e sociale di questi stati è fortemente condizionato da conflitti interni e forte instabilità.

Tuttavia, il PIL pro capite non riesce a stimare al 100% il livello di ricchezza media dei cittadini di un paese, soprattutto perché non tiene conto delle differenze nel costo della vita. Questi fattori, uniti a sfide come lo scarso livello di istruzione, le malattie endemiche e l’accesso limitato ai servizi sanitari, rendono pressoché impossibile lo sviluppo economico e al limite del disumano le condizioni di vita. Scopri quali sono i paesi più poveri del mondo nel 2024 e i principali problemi che li affliggono.

La classifica dei paesi più poveri del mondo

Per stimare quali sono i paesi più poveri del mondo di solito ci si basa sui dati forniti dal Fondo Monetario Internazionale (FMI).

Nella maggior parte degli stati che trovi in questo articolo è molto difficile accedere ai servizi finanziari, anche a quelli standard come l’apertura di un conto bancario. Per questo motivo sono sempre di più i cittadini che si affidano a Bitcoin o ad altre criptovalute. Questa tecnologia coincide con un modo nuovo, e per molti l’unico, di gestire il proprio denaro e salutare per sempre lo status di unbanked. Se ti interessa questo tema e vuoi saperne di più puoi scaricare la nostra app.

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  1. Sudan del Sud

Il Sudan del Sud, oltre ad essere il paese più povero al mondo, con un PIL pro capite di circa 450 dollari, è anche il più giovane. È nato nel 2011 e fin da quel momento è stato dilaniato da conflitti civili che gli hanno impedito di svilupparsi dal punto di vista economico e sociale. La cospicua presenza di risorse petrolifere è un chiaro esempio di “resource curse” o “maledizione delle risorse”. L’abbondanza di petrolio sul suo territorio, invece che consentire al Sudan del Sud di prosperare, alimenta la divisione politica e sociale, la corruzione e i conflitti.

  1. Burundi

Al contrario, il secondo paese della classifica dei più poveri al mondo è totalmente sprovvisto di risorse naturali. La guerra civile iniziata nel 1993 e conclusasi nel 2005 ha peggiorato significativamente le condizioni di vita dei suoi abitanti, la maggior parte impiegati nell’agricoltura di sussistenza. L’accesso alle risorse idriche è molto difficoltoso e meno del 5% della popolazione dispone dell’elettricità. Il reddito pro capite è di circa 900 dollari, quotidianamente eroso da un’inflazione galoppante che nel 2024 si attesta intorno al 14% e che nel 2023 ha toccato picchi del 30%.

  1. Repubblica Centrafricana

La Repubblica Centrafricana è un Paese ricco di risorse naturali. In questa nazione pullulano miniere di materiali estremamente preziosi, in particolare oro, petrolio, uranio e diamanti. Tuttavia, la sua popolazione è tra le più povere al mondo. Nel 2016, per la prima volta dalla sua indipendenza dalla Francia, la Repubblica Centrafricana ha eletto democraticamente un presidente: Faustin Archange Touadéra, un ex professore di matematica che si è candidato presentandosi come un pacificatore capace di colmare il divario tra le due fazioni religiose principali della nazione: musulmani e cattolici

Nonostante le difficoltà e gli ostacoli, negli ultimi anni la crescita ha mostrato una moderata ripresa, trainata dall’industria del legname, dalla ripresa del settore agricolo e dal parziale recupero nel commercio dei diamanti.

  1.  Repubblica Democratica del Congo

Dalla sua indipendenza dal Belgio nel 1960, la Repubblica Democratica del Congo (RDC) è stata preda di dittature che si sono susseguite in un clima di instabilità politica e violenza costante. Circa il 65% della popolazione del Paese, che conta circa 100 milioni di abitanti, vive con meno di 2,15 dollari al giorno, e il reddito pro capite medio oscilla intorno ai 1.500 dollari all’anno.

Secondo la Banca Mondiale, la RDC possiede le risorse e il potenziale per diventare uno dei Paesi più ricchi dell’Africa e un motore di crescita per l’intero continente. Attualmente è il più grande produttore mondiale di cobalto e il principale esportatore rame per quanto riguarda l’Africa, due elementi essenziali per il mercato dei veicoli elettrici.

  1. Mozambico

Ricca di risorse e strategicamente posizionata, questa ex colonia portoghese ha spesso registrato tassi di crescita del PIL medi superiori al 7% nell’ultimo decennio. Nonostante questo, fa ancora parte della classifica dei Paesi più poveri del mondo, a causa delle condizioni climatiche avverse e del clima di instabilità politica che da tempo regna nel paese.

A peggiorare le cose, dal 2017 la parte settentrionale del Paese, ricca di gas, è stata colpita da attacchi di gruppi insurrezionalisti islamici. Nonostante ciò, secondo il FMI, l’economia rimane in forte espansione: si prevede una crescita del 5% nel 2024 e nel 2025, con prospettive di crescita a doppia cifra nella seconda parte degli anni ‘20.

  1. Niger

Al sesto posto della classifica dei Paesi più poveri del mondo c’è il Niger, uno stato fortemente minacciato dalla desertificazione, dato che l’80% del suo territorio è coperto dal deserto del Sahara. La rapida crescita che sta interessando la sua popolazione fatica ad essere sostenuta dall’agricoltura su piccola scala, incrementando  l’insicurezza alimentare e i tassi di malattia e mortalità. Inoltre, gli scontri ricorrenti dell’esercito con Boko Haram, affiliato dello Stato Islamico (ISIS), hanno generato morti, feriti e migliaia di sfollati.

Nel 2021, con l’elezione del nuovo presidente Mohamed Bazoum ex insegnante e ministro dell’interno, Il Niger ha registrato la prima transizione di potere democratica e sembrava pronto ad affrontare grandi cambiamenti. Tuttavia, nell’estate del 2023, Bazoum è stato catturato da alcuni membri della sua guardia presidenziale e da allora, una giunta militare governa il paese.

  1. Malawi

Al settimo posto della classifica dei paesi più poveri al mondo troviamo il Malawi. La sua economia è sostenuta principalmente dall’agricoltura, condizione che rende questo Stato fortemente condizionato dai fenomeni meteorologici e insicuro dal punto di vista alimentare, soprattutto nelle aree rurali.

Inoltre, il Malawi verte attualmente in gravi condizioni di crisi economica caratterizzate da carenza di carburante, un aumento dei prezzi generalizzato a tutti i prodotti alimentari e una forte svalutazione della moneta.

  1. Liberia

La più antica repubblica dell’Africa è stata per molti anni tra i Paesi più poveri del mondo. Le aspettative erano elevate quando l’ex stella del calcio George Weah è diventato presidente nel 2018. 

Tuttavia, i suoi anni in carica sono stati segnati da alta inflazione, disoccupazione e decrescita economica, fino a quando nel 2023 è stato sconfitto dal leader dell’opposizione ed ex vicepresidente Joseph Boakai in un nuovo ciclo elettorale. Boakai potrebbe avere una situazione più favorevole rispetto a Weah: dopo una contrazione nel 2020 e 2021, il paese è tornato a crescere nel 2022. Si prevede che raggiungerà circa il 5,3% nel 2024 e rimarrà sopra il 6% negli anni a venire.

  1. Madagascar

Dalla sua indipendenza dalla Francia nel 1960, il Madagascar ha attraversato periodi di instabilità politica, colpi di stato violenti ed elezioni politiche controverse. Andry Rajoelina, salito al potere nel 2019, ha promesso di combattere la corruzione, ridurre la povertà e stimolare l’economia, senza però, poi, rispettarle. In Madagascar il 75% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà; la crescita economica è lenta e l’inflazione si attesta quasi all’8%. Nonostante questo, Rajoelina è stato rieletto nel dicembre 2023.

La classifica dei paesi più poveri del mondo offre uno sguardo sulle difficili condizioni economiche che molti stati devono affrontare. Tuttavia, nonostante le avversità, questi paesi possiedono un grande potenziale per il futuro, con risorse naturali e umane che potrebbero, se adeguatamente sfruttate, migliorare notevolmente le condizioni di vita.

In questo senso Bitcoin si colloca come possibile soluzione per questi paesi emergenti, in particolare per quelli che possono accedere ad una grande quantità di energia rinnovabile. Grazie alla scalabilità energetica della sua tecnologia potremmo vedere sorgere presto mining farm in Africa. E ciò si tradurrebbe in nuovi posti di lavoro e quindi in una spinta cruciale per l’economia.

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Il passaporto più potente al mondo: la classifica 2024

passaporto più potente al mondo 2024 classifica

Cosa significa avere il passaporto più potente al mondo? Perché alcuni passaporti offrono più libertà rispetto ad altri? In questo approfondimento, esploreremo il concetto di potenza del passaporto, la classifica dei passaporti più potenti al mondo nel 2024, e cosa significa per i cittadini possedere un documento così importante.

Cos’è un passaporto “potente”?

Immagina di poter viaggiare liberamente, attraversare frontiere senza problemi e scoprire nuove culture senza dover affrontare lunghe pratiche burocratiche. Questo è ciò che significa avere il “passaporto più potente al mondo”. Un passaporto potente permette di entrare in molti Paesi senza bisogno di visto o con un visto ottenibile all’arrivo. Dà quindi una grande libertà di movimento.

Vantaggi e privilegi

Tra i principali vantaggi di possedere un passaporto potente ci sono:

  • Libertà di movimento: viaggiare in molti Paesi senza la necessità di un visto.
  • Opportunità economiche: accesso facilitato a mercati globali e possibilità di stabilirsi in altre nazioni per motivi di lavoro.
  • Qualità della vita: opportunità di scegliere tra diverse destinazioni per vivere, studiare o lavorare, migliorando la qualità della vita.

Come cambia la classifica dei passaporti più potenti al mondo?

La classifica dei passaporti più potenti al mondo è in costante evoluzione. Le variazioni possono essere causate da una serie di fattori, tra cui:

  • Geopolitica: le tensioni o gli accordi tra Paesi possono influenzare il numero di nazioni accessibili senza visto.
  • Accordi internazionali: nuovi trattati o partnership possono modificare le condizioni di ingresso per i cittadini di determinati Paesi.
  • Crisi globali: eventi come la pandemia di COVID-19 hanno avuto un impatto significativo sulle possibilità di viaggio a livello globale.

Come si misura il passaporto più potente al mondo

Ogni anno, diverse organizzazioni pubblicano classifiche dei passaporti più potenti al mondo, basate sulla libertà di viaggio che offrono. Tra le più importanti c’è l’Henley Passport Index,  che valuta i passaporti in base al numero di Paesi che si possono visitare senza bisogno di visto.

Questa classifica confronta 199 passaporti con 227 possibili destinazioni. Il “punteggio” di un passaporto dipende dal numero di Paesi accessibili senza visto. I dati provengono dal database dell’International Air Transport Association (IATA.

Classifica dei passaporti più potenti al mondo nel 2024

Vediamo ora la classifica aggiornata.

1. Il nuovo numero uno: Singapore 

Nel 2024, Singapore ha superato altri Paesi che solitamente si contendono il primo posto, diventando il passaporto più potente al mondo. Ora i cittadini di Singapore possono viaggiare senza visto in 195 Paesi su 227, stabilendo un nuovo record. Questo successo conferma la posizione di Singapore come leader mondiale grazie alle sue solide relazioni diplomatiche e alla sua stabilità economica.

Come vedremo più avanti, la libertà di movimento delle persone è strettamente legata alla mobilità del denaro e quindi alla ricchezza di un Paese. Non c’è da stupirsi, quindi, se Singapore sia uno dei paesi più “crypto-friendly” al mondo. Da tempo, Singapore sta cercando un equilibrio normativo per le criptovalute e di attrarre l’industria dentro i suoi confini. Se vuoi seguire il mercato crypto, dovresti scaricare questo: 

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2. Al secondo posto anche l’Italia 

Mentre Singapore ha raggiunto il primo posto, un gruppo di Paesi europei e asiatici è al secondo posto, con accesso senza visto a 192 destinazioni. Francia, Germania, Italia, Giappone e Spagna condividono questa posizione, mostrando come la stabilità e le relazioni diplomatiche continuino a essere fondamentali per la libertà di viaggio.

3. Terzo posto: Europa e Asia 

Al terzo posto troviamo un gruppo senza precedenti di sette Paesi, ciascuno con accesso a 191 destinazioni senza visto. Questi includono Austria, Finlandia, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi, Corea del Sud e Svezia. Questa concentrazione di Paesi al terzo posto sottolinea come l’Europa e l’Asia continuino a dominare la classifica mondiale dei passaporti più potenti.

4. Regno Unito e gli Stati Uniti: vecchie glorie in declino

Il Regno Unito si aggrappa al 4° posto. Condivide il risultato con Belgio, Danimarca, Nuova Zelanda, Norvegia e Svizzera. Il punteggio? 190 destinazioni. Registra un lieve declino rispetto agli anni precedenti, ma mantiene comunque una posizione di rilievo.

Gli Stati Uniti continuano a scendere nella classifica, arrivando all’8° posto con accesso a 186 Paesi senza visto. È evidente come sia gli Stati Uniti che il Regno Unito, che erano al 1° posto nel 2014, abbiano perso forza nel loro passaporto negli ultimi dieci anni. Il riflesso di una progressiva perdita di influenza politica e diplomatica.

I Paesi con il passaporto meno potente

All’estremità opposta della classifica, l’Afghanistan rimane al 199° posto come il passaporto più debole al mondo. Negli ultimi sei mesi, il passaporto afgano ha perso l’accesso a un’altra destinazione, lasciando i suoi cittadini con solo 26 Paesi accessibili senza visto. Il punteggio più basso mai registrato nella storia dell’indice.

I più grandi scalatori e caduti nella classifica

Emirati Arabi Uniti: un’ascesa straordinaria

Una delle storie di maggior successo nel 2024 è quella degli Emirati Arabi Uniti (EAU). Per la prima volta sono entrati nella Top 10. Hanno aggiunto 152 destinazioni dal 2006, raggiungendo un punteggio di 185. Questo salto, dal 62° al 9° posto, è frutto di una strategia mirata del governo per fare degli EAU un centro globale per affari, turismo e investimenti.

Cina e Ucraina: i più veloci nello scalare la classifica

Sia la Cina che l’Ucraina hanno fatto passi da gigante nella classifica negli ultimi dieci anni. Dal 2014, la Cina è salita di 24 posizioni, dall’83° al 59° posto, e l’Ucraina è passata dal 53° al 30° posto, permettendo ai suoi cittadini di viaggiare senza visto in 148 Paesi. Questo miglioramento riflette i cambiamenti politici ed economici in questi Paesi.

Il grande perdente: il Venezuela

Il Venezuela è il Paese che ha perso di più, scendendo di 17 posizioni, dal 25° al 42° posto negli ultimi dieci anni. Questa caduta è dovuta alle gravi crisi economiche e politiche, che hanno spinto oltre sette milioni di venezuelani a lasciare il Paese. Anche Yemen, Nigeria e Siria hanno registrato significative perdite, scendendo rispettivamente di 15, 13 e 13 posizioni, a causa di conflitti e instabilità che limitano la mobilità dei loro cittadini.

L’Impatto della libertà di viaggio sulla prosperità economica

Nel 2024, la libertà di viaggiare è diventata un indicatore importante della prosperità economica. Secondo l’Henley Global Mobility Report, la possibilità di viaggiare senza visto o di trasferire le proprie attività in città favorevoli è diventata un fattore chiave per la ricchezza e l’eredità internazionale. La classifica dei passaporti sembra influenzare anche la classifica dei paesi più ricchi del mondo e quella dei paesi più poveri del mondo. 

Le città in più rapida crescita per milionari

Tra le città in più rapida crescita per milionari, Shenzhen e Hangzhou in Cina hanno registrato una crescita impressionante, rispettivamente del 140% e del 125%. Anche Bengaluru in India, Austin e Scottsdale negli Stati Uniti, Ho Chi Minh City in Vietnam e Sharjah negli Emirati Arabi Uniti sono in forte crescita, dimostrando come la mobilità globale e l’accesso senza visto siano diventati strumenti essenziali per espandere la ricchezza. Dai un’occhiata anche alla classifica degli uomini più ricchi del mondo.

Tirando le somme

Nel 2024, possedere il passaporto più potente al mondo è sinonimo di libertà, opportunità e prestigio. Non è solo un documento di viaggio, ma un vero e proprio simbolo di apertura al mondo. Mentre la classifica dei passaporti più potenti continua a evolversi, riflettendo le dinamiche globali, una cosa è certa: avere un passaporto potente significa avere il mondo a portata di mano.

Per continuare a seguire queste notizie con sottomano il mercato, siamo qui sotto!

Crollo del mercato crypto e “Covid crash”: le banche centrali ci salveranno?

Crollo crypto: come il Covid crash del 2020?

Nelle ultime ore sembra di rivivere il Covid crash del 2020. Il mercato potrebbe, come è successo quattro anni fa, ripartire dopo l’intervento delle banche centrali?

Negli ultimi giorni la paura ha regnato sul mercato crypto, che è crollato insieme all’azionario. Durante la giornata di ieri, Bitcoin ha perso più del 15% del suo valore in meno di ventiquattro ore, mentre il NASDAQ e l’S&P 500, circa il 5% e il 3%

Nella settimana del 9 marzo del 2020, i mercati sono stati scossi da un evento simile, seppur caratterizzato da un movimento ribassista più accentuato. Quella volta il crollo fu causato dallo scoppio della pandemia e dall’adozione delle misure di lockdown da parte della maggioranza dei paesi del mondo.

Guarda il grafico di Bitcoin

Il movimento ribassista di ieri, invece, sembra scaturito da uno spettro di fattori molto più ampio. L’escalation del conflitto in Medio Oriente, il taglio dei tassi di interesse da parte della Banca Centrale giapponese e il conseguente crollo del Nikkei, il principale indice borsistico del paese. E poi la crisi delle società tecnologiche statunitensi e la paura di una recessione economica negli Stati Uniti, accentuata dagli ultimi dati sulla disoccupazione.

Quali sono le effettive somiglianze tra questi due crolli del mercato? Non tanto per quanto riguarda le cause e i movimenti dei prezzi già avvenuti, ma a proposito delle possibili risposte delle banche centrali e il relativo rimbalzo dei prezzi.

Crollo del mercato crypto: i dati più importanti

Il crollo del mercato crypto di ieri è stato il più violento dal 2022. La Crypto Total Market Cap, la capitalizzazione di mercato totale delle criptovalute, è scesa a 1,7 trilioni di dollari nel momento più critico, registrando un -15%. Se analizziamo le performance da fine luglio in poi la capitalizzazione di mercato dell’intero settore ha dovuto affrontare una riduzione del 30%, complice anche l’enorme ondata di liquidazioni.

Le posizioni di tantissimi trader sono state forzatamente chiuse, per un controvalore monetario di circa 1,07 miliardi di dollari sugli exchange centralizzati. Mentre il valore totale di quelle spazzate via on-chain, su protocolli DeFi come Aave o Curve, è stato di circa 350 milioni di dollari. Infine, i founding rates per quanto riguarda i futures su Bitcoin e Ethereum sono diventati negativi. Ciò significa che la maggioranza degli investitori si è posizionata short, e quindi scommette su un ulteriore crollo dei prezzi.

Sfrutta il movimento ribassista di Bitcoin

Qualcuno a ribattezzato la giornata di ieri, forse esagerando, “il lunedì nero”, una giornata profondamente negativa comprabil a quelle dell’epoca pandemica. Nonostante questo, però, riferendosi meramente allo scenario futuro che riguarda il mercato crypto, potrebbe non essere il caso disperarsi troppo. I motivi per essere cautamente ottimisti sul futuro sono diversi. Ad esempio le performance di prezzo messe a segno dalle crypto più importanti nelle ultime ore, ma anche il possibile impatto di un taglio dei tassi anticipato da parte della Federal Reserve (FED), che diventa sempre più probabile.

Covid Crash: movimenti di prezzo

Per analizzare lo scenario attuale può essere utile confrontare la situazione attuale con quella in cui il mercato crypto si trovava nel 2020. In quel frangente, in pochi giorni, il mercato crypto ha perso quasi il 50% del suo valore totale. La Crypto Total Market Cap è passata da 228 a 118 miliardi di dollari, il prezzo di Bitcoin da 8.000$ a quasi 4.000$ e quello di Ethereum da 270$ a meno di 100$. Allo stesso modo anche l’andamento del mercato azionario è stato influenzato dall’arrivo della pandemia. L’S&P 500, in meno di un mese, ha perso circa il 35% del suo valore, mentre il NASDAQ il 30%

Nei mesi immediatamente successivi, però, il mercato è ripartito con forza, principalmente grazie alle politiche monetarie espansive adottate da tutte le principali banche centrali, che affronteremo nel paragrafo successivo. Il prezzo di Bitcoin, nelle 52 settimane seguenti, ha registrato un +1.400%, ovvero più di un x10. Ethereum, invece, addirittura un +1.500%, passando da 110$ a 1.800$, per poi raggiungere il suo massimo storico a quota 4.700$ l’anno successivo. Il discorso è stato lo stesso anche per il mercato azionario, nonostante i movimenti siano stati molto più ridotti in termini percentuali. L’S&P 500 e il NASDAQ un anno dopo avevano quasi raddoppiato il loro valore (+89% e +90%). Nei prossimi mesi potremmo assistere allo stesso scenario?

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Insomma, il  “Covid Crash” è stata una rampa di lancio che ha permesso a tutti gli asset di ripartire con forza dopo le rispettive correzioni, ma qual è stata la benzina che ha permesso ai motori della finanza di riaccendersi?

La risposta delle banche centrali

Come anticipato nell’introduzione di questo articolo, la parte più interessante non riguarda i movimenti di prezzo dei principali asset, bensì ciò che è accaduto dopo, ovvero la risposta delle banche centrali alla situazione. Questo perché le problematiche principali che hanno provocato queste violente correzioni sembrano essere simili.

Il 12 marzo del 2020, il Consiglio Direttivo della BCE (Banca Centrale Europea) ha attuato un pacchetto di misure di politica monetaria volto a “sostenere le condizioni di liquidità e finanziamento per le famiglie, le imprese e le banche e contribuiranno a preservare la fluida erogazione di credito all’economia reale”. Il 18 marzo poi l’Unione Europea ha annunciato un’imponente misura di Quantitative Easing, ovvero un’azione politica non convenzionale volta ad aumentare l’offerta di denaro in circolazione, il Pandemic Emergency Purchase Plan (PEPP). Attraverso il PEPP sono stati iniettati circa 1.850 miliardi di euro per acquistare titoli pubblici e privati da marzo a dicembre. Sommando questa cifra a quelle delle altre misure, come le Operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine (Targeted Longer-Term Refinancing Operations, TLTRO) e l’Asset Purchase Program, varato a settembre 2019 alla fine dell’era Draghi, si arriva quasi a 3mila miliardi di euro mobilitati dalla BCE in tre anni.

Dall’altro lato la FED, per stimolare l’economia e mettersi al riparo dal rischio di recessione, ha subito tagliato i tassi di interesse, misura che la BCE non poteva attuare visto che quelli europei erano già pari a zero dal 2016, per poi proseguire con politiche di Quantitative Easing. Secondo le stime la FED ha immesso nell’economia più di 3.000 miliardi di dollari nel periodo immediatamente successivo alla pandemia.

Cosa può accadere nelle prossime settimane?

Il recente crollo del mercato crypto e di quello azionario è un segnale che quanto accaduto nel 2020 si potrebbe ripetere nelle prossime settimane? Secondo la maggior parte degli economisti ciò è possibile, visto che dopo la pubblicazione degli ultimi dati sull’occupazione americana è ormai chiaro che l’economia si stia indebolendo, mentre cresce il rischio di una recessione.

Attualmente, i principali esperti di macroeconomia, si aspettano una riunione straordinaria attraverso la quale ridurre i tassi di interesse, almeno per quanto riguarda il “fronte” USA. Per esempio Austan Goolsbee, presidente della Federal Reserve di Chicago, ha dichiarato in un’intervista a CNBC che la FED è pronta a intervenire se l’economia degli Stati Uniti dovesse deteriorarsi. Il primo segnale in questo senso è arrivato con l’ultimo dato sulla disoccupazione, peggiore rispetto alle aspettative (4,3% invece di 4,1%). Persino Elon Musk si è espresso in merito definendo la Banca Centrale Americana “sciocca” per non aver ancora tagliato i tassi di interesse, come invece ha già fatto la BCE.

Non si possono, però, neanche tralasciare le differenze rispetto al periodo pandemico, soprattutto per quanto riguarda la grandezza del mondo crypto e il suo grado di adozione. Nel 2020 il valore totale del settore era pari al 10% di quello attuale e i più grandi fondi di investimento al mondo non si erano ancora uniti a questo mercato. 

In conclusione, lo scenario macroeconomico attuale presenta diverse somiglianze con quello del 2020. Il conflitto in Medio Oriente, il “pericolo recessione” causato da più di due anni di politiche fortemente restrittive, la crescita della disoccupazione e la crisi delle aziende tecnologiche possono comporre un movente sufficientemente forte per spingere le economie globali a riaccendere il mercato?


Le criptovalute sotto pressione: crollo del mercato, cause e prospettive

crollo di bitcoin

Il crollo di Bitcoin sorprende con un -18%. Ecco perché.

Il mercato delle criptovalute è stato scosso da un significativo crollo delle quotazioni, che ha visto Bitcoin ed Ether registrare perdite impressionanti. In questo articolo, esploreremo i motivi dietro questo calo improvviso, le implicazioni per gli investitori e le prospettive future del mercato.

Il crollo di Bitcoin

Lunedì 5 agosto, il valore di Bitcoin è sceso di oltre il 18%, raggiungendo circa 51.100 dollari, una soglia che non toccava da diversi mesi. Ancora più drastico è stato il calo di Ether, che ha perso il 23%, portando il suo valore intorno ai 2.200 dollari. Questo crollo ha cancellato tutta la performance annuale che Ether era riuscito a realizzare fino ad ora.

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Dietro il crollo di Bitcoin: il panico sui mercati tradizionali

Il calo delle criptovalute è avvenuto in concomitanza con il clamoroso crollo dei mercati asiatici. La decisione della Banca del Giappone di aumentare i tassi di interesse, portandoli al livello più alto registrato in 16 anni, ha scosso i mercati.

Il panico ha cominciato a diffondersi alla fine della scorsa settimana, nel weekend del 3 e del 4 agosto e ha raggiunto il suo picco nella notte tra il 4 e il 5 agosto. Uno degli indicatori di questa paura è stato un grande calo dell’indice Nikkei, che è uno dei principali indici di borsa giapponesi.   

Infatti, il Nikkei 225 ha chiuso con una perdita del 12,4%, la peggiore seduta dal “Black Monday” del 1987. Anche il Topix ha seguito la stessa sorte, crollando del 12,23%. Questi eventi hanno avuto un impatto significativo sulle criptovalute, provocando una reazione a catena sui mercati globali.

Carry Trade e Yen Giapponese

Uno dei motivi di questa preoccupazione è legato a una strategia di investimento chiamata carry trade. Questa strategia è stata utilizzata dagli investitori per sfruttare i bassi tassi di interesse in Giappone.

Ecco come funziona il carry trade:

  1. Prendere in prestito a basso costo: gli investitori prendono in prestito denaro in Giappone, dove i tassi di interesse sono molto bassi (quasi zero).
  2. Convertire e investire altrove: gli investitori poi convertono il denaro preso in prestito (in yen giapponesi, JPY) in un’altra valuta, come il dollaro USA (USD).
  3. Comprare azioni: con questi dollari, comprano azioni di società tecnologiche nel mercato azionario americano, come quelle del Nasdaq 100 (un indice che include grandi aziende tecnologiche).

Effetti del Carry Trade

Quando molti investitori fanno questo:

  • Lo yen si deprezza: la conversione di grandi quantità di yen in dollari fa scendere il valore dello yen.
  • Il Nasdaq sale: l’acquisto di molte azioni americane fa salire il valore di quelle azioni.

Problema attuale

Recentemente, la Banca del Giappone ha iniziato ad aumentare i tassi di interesse. Questo ha portato a un aumento del valore dello yen. Quando il valore dello yen sale, gli investitori che hanno preso in prestito yen devono restituire più soldi in termini di altre valute. Questo rende il carry trade meno conveniente e, nei giorni scorsi, molti investitori hanno smesso improvvisamente di farlo.

Risultato

  • Mercati in panico: smettondo di usare il carry trade, gli investitori vendono le azioni che avevano acquistato (come quelle del Nasdaq 100), facendo scendere il loro valore.
  • Calo dell’indice Nikkei: la vendita delle azioni e l’incertezza generale causano grandi cali nei mercati, come quello visto nel Nikkei giapponese.

In sintesi, il panico nei mercati è stato causato dalla fine di una strategia di investimento (carry trade) che non funziona più bene a causa dei cambiamenti nei tassi di interesse in Giappone. Questo ha portato a vendite massicce di azioni e a un calo significativo dei mercati azionari che hanno colpito, di conseguenza, anche i titoli americani. Vediamo ora l’impatto in cifre.

Impatti sui mercati statunitensi

Le prime a subire le conseguenze date dal “panic-sell” sono state le aziende tech. Ecco come sono crollate le loro quotazioni:

  • Apple -6%
  • Meta -10%
  • Microsoft -12%
  • Amazon -17%
  • Adobe -18%
  • Nvidia -20%
  • Broadcom -23%
  • Tesla -25%
  • Qualcomm -30%
  • AMD -37%

Il Nasdaq è sceso del 3,4% la scorsa settimana, registrando le peggiori tre settimane da settembre 2022. Al momento, i futures indicano un ulteriore calo del Nasdaq del 5%, con l’S&P 500 e il Dow Jones in discesa rispettivamente del 2,6% e dell‘1,12%. L’indice di volatilità CBOE, spesso definito come l’indicatore della paura del mercato, è salito del 58,7%, raggiungendo il livello più alto dal 2020.

Perché proprio le aziende Tech? 

Possiamo delinare tre motivazioni:

  1. Warren Buffett, famoso investitore americano, ha venduto la metà della sua quota di azioni Apple per 76 miliardi di dollari, dando un forte scossone al settore.
  2. Intel, una delle più grandi società di semiconduttori, ha annunciato una grande riduzione di personale, con il taglio di 15.000 dipendenti.
  3. Numerose grandi aziende americane hanno riportato risultati trimestrali deludenti, inferiori alle aspettative degli analisti. Questo ha causato un grande crollo nel settore tecnologico in Borsa. Dopo i licenziamenti di massa post-pandemia, le aziende tech erano tornate ad essere molto popolari grazie all’entusiasmo per l’intelligenza artificiale (IA).

Problemi con l’Intelligenza Artificiale (IA)

Tuttavia, l’IA non si è dimostrata così affidabile come sperato:

  • Dubbi sui profitti: gli esperti e gli analisti di Goldman Sachs hanno sollevato dubbi sulla capacità dell’IA di generare buoni profitti rispetto ai progetti più tradizionali.
  • Alti costi: gli enormi investimenti necessari per sviluppare l’IA non stanno portando i ritorni sperati.

Effetti sul mercato

Questi problemi hanno portato a:

  • Vendite di azioni: gli investitori hanno iniziato a vendere le azioni delle aziende tecnologiche.
  • Calo delle azioni: anche le aziende che hanno raggiunto i loro obiettivi hanno visto un calo nel valore delle loro azioni.
  • Disillusione: c’è una crescente delusione tra gli investitori riguardo le promesse dell’IA.

La combinazione di risultati finanziari deludenti e preoccupazioni sulla redditività dell’IA ha causato un’ondata di vendite nel settore tecnologico, aumentando l’incertezza nei mercati finanziari globali. In scenari simili, la paura ha un effetto a catena. Porta gli investitori a liberarsi immediatamente degli asset a maggior rischio, come le criptovalute. Vediamo quali conseguenze ha comportato la caduta dell’ultima tessera del domino: il mercato crypto.  

In cifre: l’impatto del crollo

TCMC

Dal 2 agosto, in soli tre giorni, la capitalizzazione di mercato delle criptovalute è crollata di 510 miliardi di dollari. Questo crollo ha coinvolto un numero maggiore di investitori rispetto al passato, complice l’approvazione degli ETF spot su Bitcoin ed Ether, che hanno attirato molti investitori istituzionali.

Crollo del mercato e posizioni long a leva

L’improvviso crollo del mercato crypto ha spazzato via oltre 600 milioni di dollari in posizioni long con leva finanziaria. Secondo i dati di TradingView, il 5 agosto il prezzo di BTC è crollato fino a circa 49.000 dollari, per poi risalire a 52.900 dollari. Anche ETH ha subito un calo significativo, passando da 2.695 dollari a 2.118 dollari nello stesso arco di tempo.

L’impatto sui trader di Ether

Negli ultimi mesi, si è registrato un aumento significativo dell’open interest su Ether, con i trader che si sono affollati per ottenere un’esposizione all’asset in vista dell’approvazione degli ETF Ether spot negli Stati Uniti. Tuttavia, il brusco calo delle criptovalute ha colpito duramente i trader che cercavano di ottenere un’esposizione con leva su Ether, con oltre 256 milioni di dollari in posizioni long liquidate.

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Le opinioni degli esperti

Josh Gilbert, analista di mercato presso eToro, ha affermato che le criptovalute sono spesso un indicatore del sentiment degli investitori. Quando gli investitori sono in preda al panico o cercano di ridurre la leva finanziaria, le criptovalute sono spesso il primo asset a subire le conseguenze. Tuttavia, Gilbert ha condiviso una prospettiva ottimistica per le criptovalute nei prossimi mesi, sostenendo che gli investitori potrebbero vedere questa situazione come un’opportunità.

Il contesto economico

Per capire questo velocissimo calo, bisogna allargare la prospettiva e dare un’occhiata a alle premesse e non solo alle cause del crollo. Vediamo dunque il terreno fertile che ha trasformato l’incertezza in panico.

Gli Stati Uniti stanno entrando in recessione?

I recenti indicatori economici negli Stati Uniti sembrano puntare nella direzione di una recessione. Molti analisti che affermano che l’economia potrebbe entrare in recessione all’inizio del prossimo anno. Da una parte, le preoccupazioni per la recessione stanno influenzando negativamente i mercati, dall’altra i partecipanti al mercato speculano sulle potenziali azioni della Federal Reserve.

I dati sulla disoccupazione non sono positivi

Il rapporto mensile del Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti ha mostrato una crescita di 114.000 posti di lavoro a luglio, ben al di sotto delle previsioni di 185.000. Il tasso di disoccupazione è salito dal 4,1% al 4,3%, il livello più alto da ottobre 2021. Questi dati economici negativi creano un crescente senso di allerta su un indebolimento del mercato del lavoro e sulla suscettibilità dell’economia alla recessione

Tassi di interesse della Fed

Da un anno, la Federal Reserve statunitense ha mantenuto i costi di prestito di riferimento a un picco di 23 anni del 5,25%-5,50%. Alcuni analisti temono che questa prolungata politica monetaria restrittiva possa spingere l’economia verso una recessione. L’indicatore di recessione Sahm Rule, che ha superato la soglia dello 0,50, ha storicamente segnalato le prime fasi di una recessione nell’economia statunitense.

Mentre sono previsti dati significativi prima della riunione del 18 settembre, un’accelerazione nei trend occupazionali in agosto potrebbe rafforzare il caso per un taglio di 50 punti base. Tuttavia, al momento, il consenso propende verso una riduzione di 25 punti base. 

L’opinione degli esperti

Simon White, stratega dei tassi di Bloomberg, nota che il mercato potrebbe anticipare prematuramente una recessione che difficilmente si verificherà prima dell’anno prossimo, al più presto. Aggiunge che, mentre il fattore scatenante della Sahm Rule accresce le preoccupazioni per la recessione, spesso è in ritardo e non coglie molti cali azionari, il che non lo rende una condizione necessaria né sufficiente per una recessione.

Brian Jacobsen, capo economista di Annex Wealth Management, ha espresso preoccupazioni, affermando che la Fed è sul punto di trasformare una vittoria in una perdita. Secondo lui, lo slancio economico ha rallentato al punto che un taglio dei tassi a settembre potrebbe essere insufficiente e che potrebbe essere necessaria una riduzione più sostanziale del tipico taglio di un quarto di punto percentuale per prevenire una recessione.

L’appoggio di Trump a Bitcoin

Le prossime elezioni presidenziali americane potrebbero influire significativamente sul mercato delle criptovalute, considerando la posizione chiaramente favorevole di Donald Trump nei confronti di Bitcoin. Durante la recente Bitcoin Conference di Nashville, Trump ha paragonato il Bitcoin all’industria dell’acciaio di cento anni fa, sostenendo che la blockchain ha il potenziale di plasmare il futuro dell’economia globale.

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I democratici recuperano terreno

Tuttavia, i sondaggi attuali mostrano un recupero per Kamala Harris non solo a livello nazionale, ma anche in tre stati cruciali per il collegio elettorale: Michigan, Wisconsin e Pennsylvania. Sebbene i margini siano molto sottili e rientrino nell’errore statistico, soprattutto in Pennsylvania, alcuni modelli danno alla vicepresidente probabilità leggermente migliori rispetto a Trump per la vittoria finale. Solo pochi giorni fa, questo scenario sembrava altamente improbabile.

Da certezza a prospettiva

Di conseguenza, la situazione che aveva aiutato a spingere il valore di Bitcoin così in alto è cambiata. La rielezione di Trump appare ora molto meno inevitabile rispetto a due settimane fa, rendendo una possibile svolta nell’uso delle criptovalute negli Stati Uniti solo una prospettiva. Questa incertezza si aggiunge alle preoccupazioni dei mercati finanziari e internazionali, con il Medio Oriente in bilico a causa delle crescenti tensioni tra Israele e Iran. I sondaggi sfavorevoli a Trump hanno creato lo scenario per un crollo di Bitcoin.

Prospettive future

Il recente crollo di Bitcoin e del mercato delle criptovalute ha messo in luce la loro vulnerabilità agli eventi macroeconomici e alle decisioni politiche. Tuttavia, è importante ricordare che ci sono fattori fondamentali che devono ancora mostrare il loro pieno impatto sul lungo termine, come l’approvazione degli ETF e l’halving di Bitcoin. Questi eventi potrebbero potenzialmente portare a una ripresa e a una crescita significativa nel futuro.

Nonostante i segnali di rischio, è importante notare che gli analisti non sono praticamente mai riusciti a prevedere una recessione con esattezza. Le previsioni economiche sono intrinsecamente incerte e spesso soggette a cambiamenti improvvisi. Inoltre, durante i periodi di bull market, il mercato delle criptovalute tende a decorrelarsi dall’azionario, offrendo potenzialmente delle opportunità diverse agli investitori.

In conclusione, sebbene il mercato delle criptovalute stia attraversando una fase difficile, le prospettive a lungo termine rimangono interessanti. Gli investitori devono mantenere una visione a lungo termine e considerare sia i rischi che le opportunità che questo mercato dinamico offre.

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BitClout: il fondatore accusato di frode viene arrestato

bitclout arrestato

Nader Al-Naji, che ha raccolto ben 257 milioni di dollari da investitori al dettaglio e noti venture capitalist come Andreessen Horowitz e Winklevoss Capital, è stato arrestato con l’accusa di aver ingannato gli investitori e di aver utilizzato i fondi per spese personali. La SEC ha accusato Al-Naji di aver mentito sulla natura decentralizzata del progetto BitClout, lanciato nel 2021 come parte del nascente settore “SocialFi” (finanza sociale), il cui obiettivo era rivoluzionare i social media.

La natura di BitClout

BitClout si presentava come una piattaforma ibrida, parte app finanziaria e parte app social, che permetteva agli utenti di scommettere sulla popolarità delle figure pubbliche attraverso i token BTDX. Inizialmente, BitClout ha raggiunto una valutazione di 1 miliardo di dollari, con transazioni per un valore di 225 milioni di dollari nel primo mese. Tuttavia, il valore del token BitClout è precipitato a quasi zero, segnando il fallimento della piattaforma pochi mesi dopo il lancio.

Gli investimenti continuano nonostante gli scandali come BitClout

Nonostante lo scandalo di BitClout e l’arresto di Al-Naji, l’interesse degli investitori per le criptovalute non sembra diminuire. Secondo DL News, quest’anno i venture capitalist dovrebbero investire 12 miliardi di dollari nei progetti crypto, superando gli 8,2 miliardi di dollari raccolti l’anno scorso, anche se lontani dai 30 miliardi di dollari del 2022. Questo aumento degli investimenti è attribuito a vari fattori, tra cui l’accettazione delle criptovalute da parte dell’ex Presidente Trump, l’introduzione di ETF spot per bitcoin ed ethereum, e i previsti tagli dei tassi da parte della Federal Reserve.

La resilienza del settore 

Nonostante la storia di truffe e fallimenti, il settore delle criptovalute dimostra una notevole resilienza. Gli esempi includono i mercati di previsione come Polymarket, che ha recentemente annunciato un investimento di 45 milioni di dollari e ha registrato volumi di trading record durante le elezioni. Inoltre, la regolamentazione crescente e l’introduzione di prodotti finanziari regolamentati, come gli ETF spot per ethereum e bitcoin, segnalano una maturazione del mercato e una risposta positiva agli scandali passati, come quello di FTX.

Conclusione

L’arresto di Nader Al-Naji e il fallimento di BitClout sono un duro colpo per il settore delle criptovalute, ma non sembrano arrestare l’entusiasmo degli investitori. Mentre il panorama cripto continua a evolversi, gli investimenti in questo settore rimangono robusti, sostenuti da nuove opportunità e un crescente interesse regolamentare. La strada verso la legittimazione e la stabilità delle criptovalute è ancora lunga, ma gli sviluppi recenti indicano un settore in continua crescita e adattamento.

Donald Trump alla Bitcoin2024: promesse, impatto e reazioni della community crypto

donald trump bitcoin 2024

Sabato 27 luglio, Donald Trump è salito sul palco della Bitcoin2024, la più grande conferenza mondiale dedicata a Bitcoin, e ha fatto una serie di promesse che hanno avuto un impatto immediato e significativo sul mercato delle criptovalute. Le dichiarazioni di Trump hanno riportato Bitcoin ai livelli dei $70,000, un aumento del 6% che lo avvicina al suo massimo storico. In questo articolo, analizziamo le affermazioni di Trump e come ha reagito la community crypto.

La figura di Trump

Trump è noto per il suo acume politico e per la capacità di attirare un vasto elettorato. Sebbene abbia mostrato sostegno per Bitcoin già prima della campagna presidenziale, va ricordato che nel 2019 definì Bitcoin “una catastrofe imminente” e dichiarò che “Abbiamo solo una vera valuta negli USA ed è più forte che mai”. Cosa lo ha portato a cambiare idea?

Forse Trump ha studiato Bitcoin a fondo, come il CEO di BlackRock Larry Fink, o ha semplicemente riconosciuto il potenziale elettorale dei 50 milioni di americani che detengono criptovalute. Qualunque sia la ragione, questa mossa gli ha permesso di guadagnare il sostegno della community crypto, raccogliendo circa 25 milioni di dollari da investitori e donatori influenti come i gemelli Winklevoss e Jesse Powell.

Le Promesse di Donald Trump alla Bitcoin2024

America capitale mondiale di Bitcoin

Trump ha dichiarato l’intenzione di fare degli Stati Uniti la capitale mondiale di Bitcoin, con un focus particolare sul mining. Ha promesso di abbassare i costi dell’energia elettrica ai minimi mondiali, un incentivo significativo per i miner a spostarsi negli USA. Attualmente, i principali concorrenti degli Stati Uniti nel settore del mining sono Cina (21%) e Russia (13%). Trump ha sottolineato l’importanza del mining per lo sviluppo economico e ha criticato l’amministrazione Biden per la sua posizione sulle criptovalute.

Riserva strategica di Bitcoin

Donald Trump ha anche promesso che, se eletto, non permetterà la vendita dei Bitcoin sequestrati dal governo federale, trasformandoli in una riserva strategica. Attualmente, gli Stati Uniti detengono quasi 210.000 BTC, l’1% dell’offerta totale. Tuttavia, ci sono dubbi sulla possibilità di mantenere questa promessa, dato che recentemente sono stati spostati 29.800 BTC dai fondi confiscati a Silk Road, suggerendo che il partito democratico potrebbe vendere questi asset prima delle elezioni.

Licenziamento di Gary Gensler

Una delle promesse più applaudite è stata l’intenzione di licenziare Gary Gensler, presidente della SEC, e di porre fine alla “crociata contro le crypto” dell’amministrazione Biden. Gensler è stato una figura controversa nel mondo delle criptovalute, avendo intrapreso numerose azioni legali contro aziende del settore. Trump ha promesso di nominare un nuovo presidente della SEC più favorevole alle criptovalute, potenzialmente accelerando l’approvazione di nuovi ETF su Solana e Ripple.

Reazioni della Community Crypto

Le promesse di Trump hanno suscitato un forte entusiasmo nella community crypto. L’annuncio ha portato Bitcoin a risalire verso i $70,000, con un aumento del 6% che lo avvicina al suo massimo storico. Tuttavia, rimangono incertezze su come Trump intenda mettere in pratica queste promesse, considerando le limitazioni costituzionali e legislative.

Il CEO di BTC Inc., David Bailey, ha dichiarato che il settore crypto si impegnerà a raccogliere oltre 100 milioni di dollari e a mobilitare più di 5 milioni di voti per la rielezione di Trump. Questa mossa potrebbe avere un impatto significativo sulla prossima campagna elettorale.

Analisi delle Promesse di Trump

Impatto sul settore del mining

La proposta di Trump di rendere gli Stati Uniti la capitale mondiale del mining di Bitcoin potrebbe avere conseguenze di vasta portata. Attualmente, gli Stati Uniti sono già in testa con il 37% della quota di mercato globale del mining di Bitcoin, seguiti da Cina e Russia. La riduzione dei costi energetici potrebbe attirare un numero ancora maggiore di miner, consolidando ulteriormente la posizione degli Stati Uniti come leader del settore.

Riserva di Bitcoin: una mossa strategica?

L’idea di mantenere i Bitcoin sequestrati come riserva strategica potrebbe avere implicazioni significative per il mercato delle criptovalute. Se implementata, questa mossa potrebbe stabilizzare il prezzo di Bitcoin, riducendo la pressione di vendita da parte del governo. Tuttavia, le ultime mosse del governo, sollevano dubbi sulla fattibilità di questa promessa.

Licenziamento di Gensler e Implicazioni per la SEC

Nonostante le promesse di Trump, ci sono sfide legali e costituzionali significative da affrontare. Anche se Trump entrasse alla Casa Bianca a gennaio, Gensler, nominato nel 2021, avrebbe ancora 17 mesi di mandato. Inoltre, l’articolo II della Costituzione non concede espressamente al presidente il potere di rimuovere il presidente della SEC, né lo fa il Securities Exchange Act del 1934.

Conclusione

Il discorso di Donald Trump alla Bitcoin2024 ha avuto un impatto immediato e significativo sul mercato delle criptovalute e sulla community crypto. Le sue promesse, sebbene ambiziose, sollevano domande su come intenda realizzarle e sulle implicazioni a lungo termine. La risposta della community è stata positiva, ma solo il tempo dirà se Trump riuscirà a trasformare queste promesse in realtà.

Se è vero che Trump ha compreso l’importanza delle criptovalute nel panorama politico ed economico attuale – nonché il potere di BTC di attirare elettori e raccogliere fondi – la sua strategia potrebbe avere un impatto duraturo sulla regolamentazione delle criptovalute negli Stati Uniti e sulla posizione del paese nel mercato crypto.

È un buon momento per stipulare un mutuo a tasso variabile? Le previsioni sull’Euribor

Previsioni Euribor: mutui a tasso variabile

Come varierà il costo dei mutui a tasso variabile nei prossimi mesi? Per provare a prevederlo è necessario analizzare le principali previsioni su l’Euribor, il tasso di interesse europeo di riferimento

Cosa ci dicono le ultime previsione sull’Euribor, o Euro Interbank Offered Rate, ovvero il tasso d’interesse medio pagato dalle banche della zona euro per prestarsi, a vicenda, del denaro, nonché il riferimento per quanto riguarda i mutui a tasso variabile.

Negli ultimi mesi, le previsioni sull’Euribor, in particolare quelle a tre mesi, hanno attirato l’attenzione di molti esperti del settore finanziario, che hanno analizzato vari fattori per fornire previsioni sulle sue future fluttuazioni. A quanto si attestano, attualmente, le previsioni sull’Euribor per gli ultimi mesi del 2024?

Previsioni Euribor: cosa accadrà nel breve termine?

Il primo attore che ha fornito le sue previsioni sull’Euribor è, come auspicabile, l’Unione Europea, attraverso lo “Spring 2024 Economic Forecast”, un rapporto che analizza, in senso lato, la situazione economica Europa. 

Nell’executive summary del documento, oltre ad una panoramica che mette in evidenza i dati più importanti per l’Unione come il tasso di crescita del Prodotto Interno Lordo (PIL) e il tasso di inflazione, troviamo anche alcune previsione sull’Euribor e i fattori che lo influenzeranno. 

Ovviamente, il futuro dell’Euribor è strettamente connesso alle decisioni della Banca Centrale Europea (BCE) per quanto riguarda i tassi di interesse, già ridotti di 25 punti base a giugno e che attualmente si attestano al 4,25%. Secondo l’Unione questi raggiungeranno la soglia del 3,2% entro la fine dell’anno e quella del 2,5% per la fine del 2025.

Anche Chatham Financial si aspetta una decrescita dell’Euribor al 3% per i primi mesi dell’inizio del 2025 e al 2,7% entro la fine del prossimo anno. 

Le previsioni sull’Euribor di Erste Group, una delle principali istituzioni finanziarie dell’Europa Centrale e Orientale, sono leggermente più ottimiste. L’istituto di credito, dopo il primo taglio dei tassi di interesse arrivato a giugno, si aspetta che l’Euribor raggiungerà quota 3% entro la fine dell’anno e che si attesterà al 2,6% entro luglio 2025.

Guardando agli ultimi mesi del 2025, le previsioni della maggioranza delle banche e istituzioni di credito sono simili. Tutti si aspettano una diminuzione dell’Euribor a tre mesi, con tassi che potrebbero scendere sotto il 3%  dopo la prossima estate. Questi dati suggeriscono un allentamento delle politiche monetarie restrittive della BCE, probabilmente in risposta a un’inflazione più contenuta.

L’impatto sui mutui a tasso variabile

Perché le previsioni sull’Euribor sono importanti per chi ha stipulato un mutuo a tasso variabile o ha intenzione di farlo nel prossimo futuro? Perché il costo del mutuo varia proprio a seconda delle oscillazione di questo valore. Perciò una diminuzione dell’Euribor comporterebbe una riduzione delle rate mensili del mutuo, e consente quindi ai titolari di mutui a tasso variabile, di risparmiare. 

Se vuoi approfondire questo argomento abbiamo scritto un articolo di blog dedicato al tasso variabile. Insomma, le previsioni per l’Euribor suggeriscono che ci attende una fase di mercato favorevole per i mutui a tasso variabile, dopo qualche anno di rate molto salate! Come anticipato nei paragrafi precedenti, questo trend è strettamente legato alle politiche della BCE e alle condizioni economiche globali. Per i mutuatari, queste informazioni sono cruciali per pianificare al meglio le proprie finanze e considerare eventuali passaggi a mutui a tasso fisso se si desidera maggiore stabilità.

Sei sul blog di Young Platform, la piattaforma italiana per comprare criptovalute. Qui puoi trovare le ultime novità su blockchain, Bitcoin e Web3. Raccontiamo da vicino questa economia emergente con un occhio alla finanza tradizionale, così hai tutto quello che ti serve per entrare nella nuova era del denaro. 


ETF spot su Ethereum: è iniziato il trading

Ethereum: ETF spot approvati! L’impatto sul prezzo

È appena stato lanciato il trading sugli ETF spot su Ethereum, scopri tutto sui nuovi strumenti finanziari del mondo crypto

Gli ETF spot su Ethereum, approvati esattamente due mesi fa, il 23 maggio, sono finalmente disponibili sul mercato. Dopo più di due mesi di dialogo tra la Security and Exchange Commission (SEC) e i fondi d’investimento americani, i tanto attesi strumenti finanziari sono, dalle 15:30 di questo pomeriggio (ora italiana), scambiabili.

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Quali sono le principali previsioni per il gli afflussi di capitale nei prossimi mesi e per il prezzo di Ethereum? Scoprilo nell’articolo!

Il lancio degli ETF su Ethereum

L’approvazione degli ETF spot su Ethereum, che sembrava quantomeno improbabile all’inizio dell’anno, è arrivata giovedì 23 maggio 2024, mentre la SEC ha dato il via libera agli scambi oggi, martedì 23 luglio. I fondi di investimento che li emettono sono BlackRock, Fidelity, VanEck, ARK Invest e 21 Shares, Grayscale, Hashdex e Invesco. Questi attori, già tutti emittenti di ETF spot su Bitcoin, possono ora offrire ai loro clienti anche questi strumenti finanziari nuovi di zecca.

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Chi ha seguito la questione si sarà accorto della dissomiglianza rispetto all’ingresso in campo degli strumenti finanziari su BTC, da subito disponibili dopo l’approvazione. La principale motivazione che si cela dietro a queste differenze riguarda l’attendibilità dell’evento. In pochi si aspettavano l’approvazione degli ETF su Ethereum, mentre quella di Bitcoin sembrava quasi certa, dapprima che fosse ufficializzata dalla SEC.

Gli afflussi di capitale e l’impatto sul prezzo

Dopo che gli ETF su Ethereum sono stati lanciati possiamo ribadire che nel 2024 è iniziata una nuova era per il settore della criptovalute, caratterizzata da un cambio radicale di percezione rispetto agli anni passati. Ma non solo. L’intervallo di tempo intercorso tra il lancio degli ETF su Bitcoin e di quelli su ETH, ci permette di analizzare i probabili sviluppi futuri e di produrre delle previsioni supportate da qualche dato.

Gli ETF su Bitcoin hanno attratto, dal 10 gennaio 2024 ad oggi, circa 17 miliardi di dollari nel mercato, mentre il prezzo di Bitcoin ha registrato un +50% abbondante dal giorno dell’approvazione. Cosa succederà ad Ethereum?

Ovviamente, è difficile immaginare lo stesso identico livello di adozione anche per questi strumenti finanziari su Ethereum, ma vale la pena ricordare che la capitalizzazione della crypto è circa un terzo di quella di Bitcoin. Perciò, anche se gli inflow saranno inferiori, è possibile che gli ETF avranno un grande impatto sul prezzo.

A questo proposito si è espresso Crypto.com all’interno di un report pubblicato qualche giorno fa. L’exchange è convinto che se le performance di questi due ETF dovessero essere simili, Ether potrebbe raggiungere il livello dei $6,000 entro 60 giorni dall’inizio del trading.

Guarda il prezzo di Ethereum

E gli afflussi di capitale? Riguardo a questo aspetto sono state formulate diverse previsioni. Per esempio Standard Chartered, una delle principali banche del Regno Unito, prevede che gli ETF su Ethereum registrano dal 52% al 155% rispetto agli afflussi degli ETF su Bitcoin. Al contrario, gli analisti di Bloomberg e JP Morgan sono un po’ più pessimisti e si aspettano inflow rispettivamente dal 20% al 25% e dal 7% al 21% rispetto a quelli su BTC.

Infine, se questi dovessero riflettere la differenza tra la capitalizzazione di mercato delle due crypto, assisteremo a degli afflussi secondo un rapporto di 1 a 3; il che significa che potrebbero confluire circa 6 miliardi di dollari su Ethereum nei prossimi sette mesi.

Bitwise dona parte dei ricavi agli sviluppatori di Ethereum

Concludiamo questo articolo con una curiosità in merito agli ETF su Ethereum. Bitwise, uno degli otto fondi di investimento ad emettere un ETF spot su Ethereum, donerà il 10% dei profitti generati dal trading di questi strumenti finanziari agli sviluppatori di Ethereum.

Secondo il recente comunicato, le donazioni saranno suddivise tra due organizzazioni: Protocol Guild e PBS Foundation. Protocol Guild è un’organizzazione che sostiene oltre 170 sviluppatori che si dedicano al segmento “ricerca e sviluppo” di Ethereum. PBS Foundation è, invece, un’organizzazione senza scopo di lucro che si occupa di finanziare lo sviluppo open-source di Ethereum e la ricerca associata.


La giornata di oggi verrà ricordata a lungo dagli appassionati di questo settore. I primi mesi del 2024 hanno dato il via a un nuovo capitolo della storia di questo innovativa tecnologia, anche grazie all’arrivo degli ETF su Ethereum. Rispetto all’anno scorso lo status quo è completamente mutato: Ethereum non è una security e per la prima volta una crypto diversa da Bitcoin verrà messa alla prova sul mercato degli investitori più tradizionali.

L’approvazione è dunque una risposta politica alle dichiarazioni di Trump dei democratici che intendono “farsi amici” i crypto enthusiast per ricevere il loro appoggio politico? Oppure, le questioni sono scollegate e la decisione della SEC è stata presa attraverso un’attenta analisi fondamentale di Ethereum? Probabilmente sarà impossibile scoprire la verità. Ma questo importantissimo evento potrebbe dare la spinta definitiva ad ETH e all’intero mercato e dare il via alla fase più esplosiva di questo bull market.


Biden si ritira. Cosa succede ora?

Joe Biden si ritira. Cosa succede ora?

Biden si è ufficialmente ritirato dalla corsa per le elezioni presidenziali degli Stati Uniti. Cosa succede ora? Quale impatto ha avuto la news sul mercato?

Questa settimana è iniziata con una notizia importantissima, Joe Biden, l’attuale presidente degli Stati Uniti, ha annunciato che non concorrerà alle prossime elezioni americane, a detta sua per: “concentrarsi sul concludere al meglio l’attuale mandato”.

I toni diplomatici dell’annuncio non sono sufficienti a nascondere la verità. Joe Biden si ritira per via delle brutte figure nelle recenti apparizioni pubbliche e per le forti pressioni del partito Democratico che lo considera non più all’altezza, per via di alcuni problemi si salute, della battaglia elettorale. Scopri cos’è successo e l’impatto della notizia sui mercati in questo articolo.

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Biden si dimette: Kamala Harris al suo posto?

“Biden lancia Kamala Harris” ha titolato il New York Times dopo la notizia, visto anche il post su X (ex Twitter) immediatamente successivo alla lettera di ritiro in cui il presidente ha annunciato il suo completo sostegno alla sua vice. L’annuncio è arrivato durante la giornata di ieri, poco dopo le due del pomeriggio americane (orario della costa est).

Bisogna specificare, però, che Biden non si è dimesso dal ruolo di Presidente degli Stati Uniti, azione che avrebbe semplificato notevolmente la vita alla Harris. Se fosse andata in questo modo, la transizione del principale esponente Dem delle elezioni americane sarebbe stata molto più semplice. Il principale problema in questo senso è che Biden ha vinto le primarie e quindi ci sono dei delegati associati al suo nome che avrebbero dovuto confermare la nomination a candidato alla convention Democratica di Chicago. Biden, come ha fatto, può soltanto suggerire, e non imporre, che questi votino per Kamala Harris. Il timore di una convention “aperta”, cioè con più candidati che si contendono il voto non degli elettori ma dei delegati indicati dalle primarie nei mesi scorsi, è stato al centro di tantissime analisi politiche in queste settimane.

Come prevedibile, dopo l’annuncio di Biden, sono cambiate anche le probabilità di vittoria dei candidati. Prima dell’annuncio il sondaggio di Polymarket, la più popolare applicazione decentralizzata di pronostici, dava Trump vincitore al 71% e Biden al 16%. Attualmente, invece, le probabilità di vittoria di Donald Trump sono scese al 64% e quelle di Kamala Harris si attestano al 30%.

Guarda il grafico di BTC

L’impatto della news sui mercati

Poco fa abbiamo assistito all’apertura della borsa americana, che ha registrato ottime performance nei primi minuti di trading dopo la rinuncia di Biden. Il NASDAQ 100, l’indice che segue l’andamento delle cento aziende tecnologiche più capitalizzate, ha registrato un +1,56%, e l’S&P 500, un + 1%. L’impatto del ritiro di Biden su Bitcoin è, invece, stato visibile fin dai minuti immediatamente successivi all’annuncio. BTC si è riportato al di sopra dei 68.000$, anche se soltanto per poche ore.

Cosa succederà nel mondo crypto se Trump dovesse vincere le elezioni di novembre? Negli ultimi mesi l’imprenditore ed ex-presidente si è dimostrato sempre più a favore del settore. Dopo diverse dichiarazioni pro BTC la news più importante in merito riguarda la sua presenza a Bitcoin 2024, la più grande conferenza al mondo dedicata al mondo crypto in programma dal 22 al 25 luglio a Nashville.

Ma c’è di più, una rielezione di Trump potrebbe causare un’iniezione di liquidità anche sui mercati “tradizionali”, in particolare quello azionario. Già il suo primo mandato è stato caratterizzato da politiche economiche espansive volte a stimolare l’economia, che potrebbero essere nuovamente applicate dato il recente rallentamento dell’inflazione. La sua, molto probabile, vittoria alle elezioni di novembre 2024 sancirà l’inizio della bull run più esplosiva di sempre?