Imposta patrimoniale sulle criptovalute 2025: imposta di bollo e IVACA

Imposta di bollo sulle criptovalute 2024

Anche per il 2025 è previsto l’obbligo di pagamento dell’imposta patrimoniale sulle criptovalute, a carico di chi detiene crypto-asset, indipendentemente dal fatto che abbia realizzato guadagni.

In questo articolo spieghiamo che cos’è, come funziona, quando si paga e soprattutto qual è la differenza tra IVACA e imposta di bollo, due concetti spesso confusi ma con importanti differenze pratiche.

Le informazioni contenute in questo articolo hanno finalità puramente divulgative e mirano ad aiutare l’investitore a comprendere il funzionamento della tassazione patrimoniale sulle criptovalute.

IVACA: l’imposta patrimoniale vera e propria

Fino al 2023, le criptovalute detenute su exchange esteri erano soggette alla IVAFE (Imposta sul Valore delle Attività Finanziarie detenute all’Estero).

Con l’introduzione del Decreto Legge 73/2023, la IVAFE non si applica più alle cripto-attività. Al suo posto è stata istituita l’IVACAImposta sul Valore delle Cripto-Attività, che si applica a tutte le criptovalute, indipendentemente dal fatto che siano custodite in Italia o all’estero.

Come funziona l’IVACA

  • Aliquota: 0,2% annuo
  • Base imponibile: il valore di mercato dei crypto-asset detenuti al 31 dicembre. Se non esiste un prezzo di mercato affidabile (es. token illiquidi, NFT non quotati), si utilizza un valore nominale attribuito, coerente e documentabile

Cosa si intende per valore nominale? 

Il valore nominale è un valore stimato, attribuito convenzionalmente al crypto-asset, in assenza di una quotazione ufficiale. Deve essere coerente, ragionevole e documentabile, per poter giustificare il calcolo dell’imposta in caso di verifica da parte dell’Agenzia delle Entrate.

L’IVACA:

  • Si applica al solo possesso di crypto-asset, anche se non sono stati movimentati
  • Si paga attraverso la dichiarazione dei redditi, mediante la compilazione del Quadro RW o W
  • È una vera e propria imposta patrimoniale, come l’IVIE per gli immobili esteri

Imposta di bollo: patrimoniale “assimilata 

Non esiste un’imposta di bollo autonoma per le criptovalute. Tuttavia, per chi detiene crypto-asset su exchange o piattaforme con sede in Italia, viene applicata una tassazione automatica assimilabile all’imposta di bollo.

  • Aliquota: 0,2% annuo
  • Applicazione: automatica, da parte dell’intermediario (es. Young Platform)
  • Base imponibile: valore degli asset detenuti al 31 dicembre (o, in ogni caso, in proporzione ai giorni di detenzione)
  • Non si versa in dichiarazione, ma viene trattenuta direttamente dalla piattaforma
imposta di bollo e IVACA criptovalute 2025

In pratica: quando si applica l’una o l’altra?

  • Detieni criptovalute su piattaforme italiane
    → L’imposta viene trattenuta automaticamente. Devi solo scaricare la ricevuta di pagamento dall’exchange e conservarla per eventuali controlli del fisco. Durante la dichiarazione dei redditi, devi fare una “X” nella casella 16 “solo monitoraggio” per comunicare all’Agenzia delle Entrate che è già stata pagata.
  • Detieni criptovalute su exchange esteri o wallet non custodial
    → Dovrai calcolare e versare tu l’IVACA, inserendola nel Quadro RW della dichiarazione dei redditi.
  • Hai crypto su piattaforme italiane e estere
    → Dovrai conservare le ricevute dell’imposta trattenuta automaticamente dalle piattaforme italiane. Per le criptovalute detenute su exchange esteri o wallet privati, dovrai dichiararle nel Quadro RW e versare l’IVACA corrispondente.

Qual è la scadenza per dichiarare e pagare l’imposta? 

La scadenza per il pagamento dell’IVACA (o per allegare la ricevuta dell’imposta di bollo) coincide con quella della dichiarazione dei redditi: 30 giugno dell’anno successivo a quello di riferimento.

Per l’anno fiscale 2024, il pagamento o l’inserimento in dichiarazione dovrà essere fatto entro il 30 giugno 2025.

Il mancato adempimento comporta sanzioni e interessi.

Su Young Platform, l’imposta di bollo viene calcolata e prelevata automaticamente ogni anno, senza che l’utente debba fare nulla. A partire dalla prima settimana di febbraio, l’importo viene prelevato dal Portafoglio Euro, se ci sono fondi disponibili. Se il saldo è insufficiente, l’addebito avverrà alla prima operazione utile successiva.

  • Vai in “Tasse & Report” → “Imposta di bollo” per vedere l’importo pagato.
  • I dettagli della transazione (ID, data, importo, stato) sono disponibili in “Portafoglio Euro” → “Cronologia”.

Come si calcola la base imponibile

Esempio – Imposta di bollo su portafoglio crypto

Al 31 dicembre 2024, l’utente detiene i seguenti asset su Young Platform:

imposta di bollo portafoglio 2025

Calcolo imposta di bollo (0,2%)

  • Formula: valore totale del portafoglio × 0,2%
  • 14.700 € × 0,2% = 29,40 €

L’imposta di bollo da pagare sarà quindi pari a 29,40 €, che verrà trattenuta automaticamente da Young Platform, in quanto piattaforma italiana.

Cosa deve fare l’utente?

Nulla. L’imposta è già versata dall’exchange. L’utente dovrà solo scaricare la ricevuta del pagamento e conservarla in caso di controlli fiscali o per allegarla alla dichiarazione, se richiesto.

E se avessi lo stesso portafoglio su un exchange estero?

Nel caso in cui questi stessi asset fossero detenuti su un exchange estero o un wallet non custodial, l’imposta da versare sarebbe comunque di 29,40 €, ma non verrebbe trattenuta automaticamente.

In quel caso l’utente dovrebbe:

  • Inserire il valore del portafoglio nel Quadro RW del Modello Redditi o nel Quadro W del modello 730
  • Versare autonomamente l’imposta IVACA tramite Modello F24 entro il 30 giugno 2025

In sintesi: stesso importo, ma modalità diverse di adempimento fiscale.

Commercialista esperto di criptovalute: accedi ai servizi di consulenza di Young Platform

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L’accesso al servizio è semplice e immediato. È sufficiente:

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Vogliamo infatti valutare insieme se sia davvero necessario attivare una consulenza fiscale professionale, che rappresenta comunque una spesa. In molti casi possiamo già aiutarti noi a chiarire dubbi e rispondere alle domande più comuni. Se invece la situazione lo richiede, ti supporteremo anche nel passaggio successivo, mettendoti in contatto con il nostro commercialista qualificato.

La scadenza per il pagamento delle imposte è fissato al 30 giugno 2025. Nei mesi precedenti questa data la richiesta di consulenze aumenta sensibilmente. Prenotare in anticipo consente di ricevere l’assistenza necessaria senza il rischio di ritardi o sovraccarichi.

Perché scegliere la consulenza fiscale di Young Platform?

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Supporto personalizzato in base alle esigenze individuali

Ogni investitore ha una situazione fiscale unica. Per questo motivo, il nostro servizio di consulenza offre un supporto su misura, adattandosi alle necessità specifiche di ciascun utente.

I principali servizi offerti includono:

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  • Calcolo delle imposte su plusvalenze e minusvalenze, per una gestione fiscale ottimale.
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  • Guida alla conservazione della documentazione fiscale, per garantire una gestione corretta e conforme.
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  • Supporto dedicato a chi ha vissuto situazioni complesse, come vittime di frodi o utenti che hanno perso fondi a causa del fallimento di exchange o piattaforme non più operative

Due formule di servizio: scegli quella più adatta a te

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  • Consulenza Fiscale
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  • Pacchetto Completo
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  • Analizzare la tua situazione fiscale e individuare eventuali irregolarità.
  • Ricevere un piano dettagliato su come correggere errori passati.
  • Minimizzare i costi delle sanzioni grazie all’intervento tempestivo.
  • Evitare il rischio di accertamenti futuri e contestazioni da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Correggere eventuali inesattezze prima di ricevere una comunicazione ufficiale dall’Agenzia delle Entrate è fondamentale per evitare problemi e costi aggiuntivi.

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Grazie alla nostra consulenza specializzata, potrai concentrarti esclusivamente sulla crescita del tuo portafoglio, senza preoccupazioni legate alla dichiarazione dei redditi.

Mining di criptovalute: trattamento fiscale in Italia nel 2025

mining imposte 2025

Le informazioni contenute in questo articolo hanno scopo puramente divulgativo: servono ad aiutare l’investitore a comprendere come il fisco italiano tratta il mining di criptovalute, distinguendo tra attività personale e professionale, e le relative implicazioni fiscali.

Se utilizzi un servizio di reportistica fiscale per criptovalute, come quello offerto da Young Platform, non devi effettuare alcun calcolo manuale. Caricando un csv, le plusvalenze da attività di mining vengono calcolate automaticamente e i valori inseriti nelle caselle appropriate dei quadri della dichiarazione (come il Quadro RT o il Quadro T). Il risultato è un report fiscale precompilato, che puoi usare come guida chiara e sicura durante la compilazione della dichiarazione dei redditi.

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Cos’è il mining di criptovalute?

Il mining è il processo attraverso il quale vengono validate e aggiunte nuove transazioni alla blockchain. I miner utilizzano potenza computazionale per risolvere complessi algoritmi crittografici, ricevendo in cambio nuove criptovalute come ricompensa.

Trattamento fiscale del mining in Italia

Il trattamento fiscale del mining di criptovalute in Italia varia a seconda che l’attività sia svolta a livello personale o professionale.

Mining a livello personale

Se il mining è svolto occasionalmente e senza organizzazione in forma d’impresa, i proventi derivanti sono considerati “redditi diversi” e tassati con un’aliquota del 26% sulle plusvalenze realizzate. È importante dichiarare questi redditi nella dichiarazione dei redditi annuale, compilando il Quadro RT del Modello Redditi o il Quadro T del modello 730.

Mining a livello professionale

Quando il mining è svolto in modo continuativo, organizzato e con mezzi professionali, l’attività è considerata imprenditoriale. In questo caso, i proventi sono soggetti a tassazione come reddito d’impresa, con obbligo di apertura della partita IVA e applicazione delle relative imposte sul reddito e dell’IVA.

Come determinare la natura dell’attività di mining

Per stabilire se l’attività di mining è personale o professionale, il fisco valuta diversi fattori, tra cui:

  • Continuità dell’attività: se il mining è svolto regolarmente o saltuariamente.
  • Organizzazione dei mezzi: utilizzo di attrezzature professionali e infrastrutture dedicate.
  • Investimenti effettuati: entità degli investimenti in hardware e software.
  • Volume dei proventi: ammontare delle criptovalute minate e successivamente vendute.

Obblighi fiscali per i miner

Indipendentemente dalla natura dell’attività, i miner devono:

  • Tenere una documentazione accurata: registrare tutte le transazioni, inclusi i dettagli delle criptovalute minate e vendute.
  • Dichiarare i redditi: riportare i proventi nella dichiarazione dei redditi annuale, nel Quadro RT o T per attività personali, o secondo le regole del reddito d’impresa per attività professionali.
  • Versare le imposte dovute: calcolare e pagare le imposte in base al regime fiscale applicabile.

Trattamento fiscale del mining a livello personale

Se svolto in modo occasionale e non professionale, il mining è considerato dal fisco italiano una forma di reddito diverso, assimilabile ad altri redditi di natura finanziaria.
Questo significa che:

  • Al momento dell’accredito della ricompensa (es. BTC), il valore in euro della crypto ricevuta è considerato un reddito imponibile.
  • L’imposta da versare è del 26% sul valore di mercato al momento dell’accredito.
  • Anche se non vendi la criptovaluta ricevuta, l’imposta è comunque dovuta, proprio perché il reddito si considera “realizzato” al momento della ricezione.

Dove si dichiara il mining?

I redditi da mining personale vanno dichiarati:

  • Nel Quadro RW del Modello Redditi (ex Unico) o Quadro W (del modello 730) per dichiararne il possesso di criptovalute. Serve anche per calcolare l’imposta di bollo dello 0,2% sul totale delle criptovalute possedute al 31 dicembre.
  • Nel Quadro RT del Modello Redditi (ex Unico), oppure nel Quadro T del modello 730 per un’eventuale vendita con guadagno.

Il valore da dichiarare è pari al valore in euro delle criptovalute minate, calcolato nel giorno in cui sono state accreditate sul tuo wallet.

Esempio – Imposta mining personale

Immagina di aver ricevuto 0,05 BTC come ricompensa per attività di mining il 10 aprile 2024, quando 1 BTC valeva 60.000 €.

Calcolo del valore ricevuto:
0,05 BTC × 60.000 € = 3.000 €

Il mining è soggetto a un’imposta del 26% sul valore ricevuto. Tuttavia, si applica una franchigia annuale di 2.000 euro.

Calcolo dell’imposta dovuta:

  • Reddito imponibile dopo la franchigia: 3.000 € – 2.000 € = 1.000 €
  • Imposta da pagare: 1.000 € × 26% = 260 €

Questa imposta dovrà essere versata nel 2025, anno successivo alla ricezione del reddito.

Quando si paga l’imposta?

L’imposta si paga l’anno successivo a quello in cui hai ricevuto la ricompensa.
Quindi, se hai minato crypto nel 2024, dovrai dichiarare e versare l’imposta nel 2025.

Tutto calcolato automaticamente

Usando un servizio di reportistica fiscale crypto come quello offerto da Young Platform, il sistema:

  • Riconosce le ricompense da mining
  • Calcola in automatico il valore e l’imposta da pagare
  • Inserisce tutto nei quadri corretti della dichiarazione

Riceverai così un report fiscale precompilato, pronto da usare come guida affidabile per la dichiarazione dei redditi.

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Prezzo di carico: perché è così importante per la dichiarazione dei redditi da criptovalute

prezzo di carico imposte 2025

Le informazioni contenute in questo articolo hanno scopo puramente divulgativo: aiutano l’investitore a comprendere il ruolo del prezzo di carico nella dichiarazione dei redditi e nel calcolo delle imposte sulle criptovalute.

Vedremo cos’è, quando viene assegnato automaticamente e in quali casi va inserito manualmente.

Se utilizzi un servizio di reportistica fiscale per criptovalute come quello offerto da Young Platform, ci sono alcune operazioni per cui sarà necessario inserire manualmente il prezzo di carico.

Una volta fornito questo dato, il sistema calcola automaticamente plusvalenze, imposte e li riporta nei quadri fiscali corretti (es. Quadro RT o Quadro T), generando un report precompilato, pronto da usare come guida sicura per la dichiarazione.

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Prezzo di carico: che cos’è? 

Il prezzo di carico rappresenta il valore iniziale attribuito a una criptovaluta nel momento in cui entra nel patrimonio del contribuente.

È fondamentale per il calcolo delle plusvalenze o minusvalenze, che si determinano al momento della vendita o dello scambio della crypto. Se non viene dichiarato correttamente, potresti pagare più imposte del dovuto.

Come si determina il prezzo di carico?

  • Acquisto diretto → coincide con il prezzo pagato per acquistare la crypto, incluse eventuali commissioni.
  • Airdrop, staking, mining, programmi Earn coincide con il valore di mercato al momento dell’accredito.
  • Trasferimento da altro wallet o exchange (quindi un deposito) → il contribuente deve dichiarare manualmente il prezzo di carico, ovvero il valore originale di acquisto.

Attenzione: prezzo di carico a 0 €

Se al momento della vendita il prezzo di carico è 0 € (perché non indicato, o in mancanza di documentazione), l’intero ricavato sarà considerato plusvalenza e tassato al 26%.

Nota operativa

Il corretto tracciamento del prezzo di carico è essenziale per:

  • Evitare errori nella dichiarazione fiscale
  • Ridurre il rischio di sovrastimare le plusvalenze
  • Dimostrare l’origine e il valore effettivo degli asset in caso di controlli

Esempio 1: Deposito senza prezzo di carico

  • Depositi 1 Bitcoin acquistato in passato, ma senza indicare il prezzo di acquisto.
  • Depositi 1 Bitcoin acquistato in passato, ma senza indicare il prezzo di acquisto.
  • Successivamente, vendi questo BTC a 100.000€.
  • Il fisco considera l’intero importo come plusvalenza → 100.000 €
  • Applicando la franchigia: 100.000 2.000 = 98.000€ imponibili.
  • Imposta dovuta: 98.000 × 26% = 25.480€.

Esempio 2: Deposito con prezzo di carico documentato

  • Depositi 1 Bitcoin e dichiari che lo hai acquistati a 60.000€.
  • Depositi 1 Bitcoin e dichiari che lo hai acquistato a 60.000€.
  • Quando vendi a 100.000€, la plusvalenza lorda sarà: 100.000 – 60.000 = 40.000€.
  • Applicando la franchigia: 40.000 – 2.000 = 38.000€ imponibili.
  • Imposta dovuta: 38.000 × 26% = 9.880€.

Come evitare errori (e pagare meno imposte)

Per non incorrere in una tassazione eccessiva:

  • Conserva sempre le prove d’acquisto delle criptovalute
  • Quando trasferisci fondi su un exchange, inserisci il prezzo di carico corretto

Se usi Young Platform, puoi caricare la cronologia delle transazioni da wallet esterni (es. Metamask, Ledger, ecc.) e ottenere un report fiscale completo e ottimizzato per la dichiarazione dei redditi.

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Hard fork: cos’è e quali sono le imposte da pagare nel 2025

hard fork imposte 2025

Le informazioni contenute in questo articolo hanno scopo puramente divulgativo: servono ad aiutare l’investitore a comprendere come funzionano le imposte sulle criptovalute ricevute in seguito ad un hard fork.

Se utilizzi un servizio di reportistica fiscale per criptovalute, come quello offerto da Young Platform, non devi effettuare alcun calcolo manuale.

Ogni transazione viene tracciata in automatico, i valori vengono calcolati correttamente e inseriti nelle caselle appropriate dei quadri della dichiarazione (come il Quadro RT o il Quadro T).

Il risultato è un report fiscale precompilato, che puoi usare come guida chiara e sicura durante la compilazione della dichiarazione dei redditi.

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Cos’è un hard fork?

Un hard fork è una modifica significativa e incompatibile con le versioni precedenti del protocollo di una blockchain, che porta alla creazione di una nuova catena separata dalla precedente. Questo evento si verifica quando una parte della comunità decide di implementare cambiamenti sostanziali alle regole del sistema, non accettati da tutti i partecipanti. Di conseguenza, si formano due blockchain distinte: una che segue le vecchie regole e un’altra che adotta le nuove. 

Esempio:
Nel 2022, Ethereum ha subito un aggiornamento che ha dato origine a una nuova rete chiamata EthereumPoW (ETHW).

Chi possedeva ETH al momento del fork ha ricevuto gratuitamente un numero equivalente di token ETHW.

Cosa succede a livello fiscale?

Ricevere criptovalute a seguito di un hard fork è considerato un reddito, anche se non hai sostenuto alcun costo per acquisirle. 

Dal punto di vista fiscale, funziona esattamente come un airdrop: si tratta di un’entrata soggetta a un’imposta.

Dove si dichiarano?

I token ricevuti tramite hard fork vanno indicati:

  • Nel Quadro RW del Modello Redditi (ex Unico) o Quadro W (del modello 730) per dichiararne il possesso di criptovalute. Serve anche per calcolare l’imposta di bollo dello 0,2% sul totale delle criptovalute possedute al 31 dicembre.
  • Nel Quadro RT del Modello Redditi (ex Unico), oppure nel Quadro T del modello 730 per un’eventuale vendita con guadagno.

Quando si pagano le imposte sulle criptovalute ricevute dopo un hard fork?

Nell’anno successivo a quello in cui hai ricevuto i token.

Esempio:
Se hai ricevuto criptovalute tramite hard fork nel 2024, dovrai dichiararle e pagare le imposte nel 2025.

Quanto si paga?

L’imposta è pari al 26% sul valore dei token ricevuti, calcolato nel giorno in cui ti sono stati accreditati sul wallet.

Come si calcola?

  • Prendi la quantità di token ricevuti
  • Moltiplica per il prezzo di 1 token nel giorno dell’accredito
  • Su questo valore si applica il 26% di imposta

Esempio 1 – Imposta su hard fork 

Hai ricevuto 50 ETHW in seguito a un hard fork di Ethereum il 15 settembre 2024, quando 1 ETHW valeva 1,50 €.

Calcolo del valore ricevuto:
50 × 1,50 € = 75 €

Questo importo è considerato un reddito e, in linea generale, sarebbe soggetto a un’imposta del 26%. Tuttavia, rientra ampiamente nella franchigia annuale di 2.000 euro prevista dalla normativa.

Conclusione:
Non dovrai pagare alcuna imposta nel 2025, perché il valore dei token ricevuti non supera la soglia esente.

Anche se non hai ancora venduto i tuoi ETHW e sono ancora nel wallet, il ricevimento dei token costituisce comunque un reddito fiscalmente rilevante. Ma in questo caso, non genera tassazione perché resta al di sotto della franchigia.

Esempio 2 – Imposta su hard fork 

Hai ricevuto 50 ETHW in seguito a un hard fork di Ethereum il 15 settembre 2024, e supponiamo che in quel momento 1 ETHW valesse 100 €.

Calcolo del valore ricevuto:
50 × 100 € = 5.000 €

Questo importo è considerato un guadagno e, poiché supera la franchigia annuale di 2.000 euro, la parte eccedente diventa imponibile.

Calcolo dell’imposta:

  • Reddito imponibile: 5.000 € – 2.000 € = 3.000 €
  • Imposta da pagare nel 2025: 3.000 × 26% = 780 €

Anche se non hai ancora venduto i tuoi ETHW, l’imposta è comunque dovuta sull’importo imponibile, perché il ricevimento dei token rappresenta un evento fiscalmente rilevante.

E se vendi le criptovalute?

Se in futuro decidi di vendere le criptovalute ricevute con l’hard fork, e il loro valore sarà aumentato rispetto al giorno in cui le hai ricevute, dovrai pagare un’imposta sulla plusvalenza.

Esempio 1 – Imposta sulla vendita

  • Ricevi 50 ETHW nel 2024, quando 1 ETHW vale 1,50 €
    → valore ricevuto: 75 €
  • Vendi nello stesso anno, quando valgono 5 €
    → incasso: 250 €
  • Plusvalenza: 250 € – 75 € = 175 €

Tassazione:

  • Il reddito di 75 € non è tassato perché rientra nella franchigia di 2.000 € per il 2024.
  • La plusvalenza di 175 € è anch’essa sotto la franchigia annuale e non genera imposta.

Totale imposte da pagare: 0 €

Esempio 2 – Imposta sulla vendita

  • Ricevi 50 ETHW nel 2024, quando 1 ETHW vale 1,50 €
    → valore ricevuto: 75 €
  • Nel 2024 vale ancora la franchigia di 2.000 €
    nessuna imposta da pagare nel 2025 sul ricevimento.
  • Vendi nel 2025, quando 1 ETHW vale 5 €
    → incasso: 250 €
  • Plusvalenza: 250 € – 75 € = 175 €

Tassazione:

  • Dal 1° gennaio 2025, la franchigia di 2.000 € non è più in vigore per le plusvalenze.
  • L’intera plusvalenza è imponibile:
    175 € × 26% = 45,50 €, da pagare nel 2026

Totale imposte da pagare: 45,50 €

Esempio 3 – Imposta sulla vendita

  • Ricevi 50 ETHW nel 2025, quando 1 ETHW vale 1,50 €
    → valore ricevuto: 75 €
    → Tassazione immediata senza franchigia:
    75 € × 26% = 19,50 €, da pagare nel 2026
  • Vendi nello stesso anno, quando valgono 5 €
    → incasso: 250 €
  • Plusvalenza: 250 € – 75 € = 175 €
    175 € × 26% = 45,50 €, anch’essi da pagare nel 2026

Totale imposte da pagare nel 2026: 19,50 € + 45,50 € = 65 €

Quando si paga l’imposta sulla plusvalenza?

Il principio è semplice: le imposte si pagano l’anno successivo rispetto all’anno in cui hai venduto le criptovalute e, ovviamente, solo se hai realizzato un guadagno.

Quindi:

  • Se le vendi nel 2024, paghi nel 2025
  • Se le vendi nel 2025, paghi nel 2026
  • Se le vendi nel 2026, paghi nel 2027 …e così via.
hard fork imposte 2025

E se scambi le criptovalute ricevute con un hard fork per una stablecoin?

Con l’entrata in vigore del regolamento europeo MiCAR, anche lo scambio di criptovalute con alcune stablecoin classificate come EMT (Electronic Money Tokens) è fiscalmente rilevante.

Gli EMT sono token il cui valore è ancorato a una valuta fiat, come l’euro o il dollaro. Per il fisco, sono equiparati a moneta tradizionale.
Esempi di EMT: Tether (USDT), USD Coin (USDC)

Scambiare ETHW per USDC è quindi fiscalmente equivalente a venderli in euro. Se il valore di ETHW è aumentato rispetto al giorno dell’accredito, dovrai pagare l’imposta sulla plusvalenza.

Esempio 1 – Imposta sullo scambio con stablecoin EMT

Hai ricevuto 50 ETHW il 15 settembre 2024, quando valevano 1,50 € ciascuno
valore iniziale: 50 × 1,50 € = 75 €

A dicembre 2024, il valore di ETHW sale a 4 €
→ decidi di scambiare i 50 ETHW per 200 USDC
(consideriamo 1 USDC = 1 €, quindi l’incasso è di 200 €)


Calcolo della plusvalenza:

  • Valore al momento della ricezione: 75 €
  • Valore al momento dello scambio: 200 €
  • Plusvalenza realizzata: 200 € – 75 € = 125 €

Tassazione:

Siamo nel 2024, quindi si applica ancora la franchigia annuale di 2.000 € sulle plusvalenze complessive.
Se non hai realizzato altre plusvalenze nel corso dell’anno, questa rientra interamente nella soglia esente.

Risultato: nessuna imposta da pagare nel 2025.
Tanto la ricezione (75 €) quanto la plusvalenza (125 €) sono al di sotto della franchigia complessiva.

Esempio 2 – Imposta sullo scambio con stablecoin EMT

Hai ricevuto 50 ETHW il 15 settembre 2024, quando valevano 1,50 € ciascuno
valore iniziale: 50 × 1,50 € = 75 €

Nel 2025, il valore di ETHW sale a 4 €
→ decidi di scambiare i 50 ETHW per 200 USDC
(1 USDC ≈ 1 €, quindi incasso = 200 €)


Tassazione 1 – Reddito da ricezione (anno 2024)

  • Valore al momento dell’hard fork: 75 €
  • Siamo nel 2024, quindi si applica la franchigia di 2.000 €
    → Nessuna imposta sul valore ricevuto
    → Nessuna imposta da pagare nel 2025

Tassazione 2 – Plusvalenza (anno 2025)

  • Prezzo di carico: 75 €
  • Prezzo di vendita: 200 €
  • Plusvalenza: 200 – 75 = 125 €

Dal 1° gennaio 2025, la franchigia di 2.000 € sulle plusvalenze è stata abolita.
→ L’intera plusvalenza di 125 € è imponibile al 26%

Imposta da pagare nel 2026:
125 € × 26% = 32,50 €


Totale imposte da pagare

  • Nel 2025: 0 €
  • Nel 2026: 32,50 €

NOTA – Classificazione degli EMT: uno scenario in evoluzione

Al momento non esiste una classificazione ufficiale, chiara e completa che indichi con certezza quali criptovalute rientrano nella categoria degli EMT (Electronic Money Tokens) secondo il regolamento MiCAR, e quali invece ricadano nelle altre categorie previste dalla normativa.

Di conseguenza, l’identificazione di una stablecoin come EMT è frutto di un’interpretazione della norma, basata sulle sue caratteristiche tecniche e funzionali. Questo porta inevitabilmente a categorizzazioni discordanti tra operatori del settore, fiscalisti e piattaforme.

In linea generale, si concorda sul fatto che Tether (USDT) – una delle stablecoin più utilizzate nel trading – può essere considerata un EMT, e quindi le operazioni in USDT sono fiscalmente rilevanti.

Diversamente, USD Coin (USDC) ha ricevuto ufficialmente la classificazione come EMT, avendo completato con successo il processo di due diligence richiesto dalla MiCAR e soddisfatto tutti i criteri normativi previsti.

Questo significa che, almeno per ora, le operazioni con USDC sono sicuramente rilevanti fiscalmente, mentre quelle con altre stablecoin – come USDT – lo sono in base a una lettura coerente e prudente della normativa vigente.

Tutti i calcoli sono automatici

Ricorda che non devi fare questi calcoli da solo o da sola.
Se utilizzi un servizio di reportistica fiscale per criptovalute, come quello offerto da Young Platform, tutti questi passaggi sono gestiti automaticamente:

  • Il software traccia ogni operazione
  • Calcola eventuali imposte dovute
  • Ti dice esattamente quanto e se devi pagare 

In pochi clic ottieni un report fiscale completo, già precompilato con il valore delle criptovalute e l’esatto importo delle imposte da versare per la dichiarazione dei redditi.

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Trading Bot e Smart Trades: cosa sono e quali sono le imposte da pagare nel 2025

trading bot imposte 2025

Le informazioni contenute in questo articolo hanno scopo puramente divulgativo: servono ad aiutare l’investitore a comprendere il funzionamento della tassazione sulle operazioni eseguite da Trading Bot e, nel caso specifico di Young Platform, tramite gli Smart Trades.

Se utilizzi un servizio di reportistica fiscale per criptovalute, come quello offerto da Young Platform, non è necessario effettuare calcoli manuali.

Tutte le transazioni vengono tracciate automaticamente, i valori e gli importi calcolati con precisione e inseriti nelle sezioni corrette della dichiarazione dei redditi (come il Quadro RT o il Quadro T).

Riceverai così un report fiscale precompilato, pronto da consultare e utilizzare come guida affidabile durante la dichiarazione.

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Che cos’è un Trading Bot

Un Trading Bot è un software automatizzato che esegue operazioni di acquisto e vendita di criptovalute al posto dell’utente, seguendo parametri preimpostati (strategie di prezzo, volumi, soglie, indicatori tecnici, ecc.).

Dal punto di vista fiscale, tutte le operazioni effettuate dal Bot sono imputabili all’investitore, come se fossero state eseguite manualmente.

Rilevanza fiscale delle operazioni del Bot

Le operazioni eseguite da un Trading Bot sono considerate fiscalmente rilevanti in due casi principali:

  1. Quando la criptovaluta viene venduta in cambio di euro o di un’altra valuta fiat
  2. Quando viene scambiata con una stablecoin classificata come EMT (Electronic Money Token)

Ma cosa significa “EMT”?

Secondo il regolamento europeo MiCAR, gli EMT sono token il cui valore è ancorato a una valuta fiat (come l’euro o il dollaro), e sono trattati come denaro elettronico.
Ai fini fiscali, vengono equiparati alla valuta tradizionale: scambiare una crypto per un EMT è come venderla per euro.

Quindi, se il Bot scambia ad esempio Bitcoin per 1.000 USDC, l’operazione è fiscalmente equiparabile alla vendita per 1.000 euro.

In questo caso, si può generare una plusvalenza (o minusvalenza), che deve essere dichiarata e tassata se rilevante.

NOTA – Classificazione degli EMT: uno scenario in evoluzione

Al momento non esiste una classificazione ufficiale, chiara e completa che indichi con certezza quali criptovalute rientrano nella categoria degli EMT (Electronic Money Tokens) secondo il regolamento MiCAR, e quali invece ricadano nelle altre categorie previste dalla normativa.

Di conseguenza, l’identificazione di una stablecoin come EMT è frutto di un’interpretazione della norma, basata sulle sue caratteristiche tecniche e funzionali. Questo porta inevitabilmente a categorizzazioni discordanti tra operatori del settore, fiscalisti e piattaforme.

In linea generale, si concorda sul fatto che Tether (USDT) – una delle stablecoin più utilizzate nel trading – può essere considerata un EMT, e quindi le operazioni in USDT sono fiscalmente rilevanti.

Diversamente, USD Coin (USDC) ha ricevuto ufficialmente la classificazione come EMT, avendo completato con successo il processo di due diligence richiesto dalla MiCAR e soddisfatto tutti i criteri normativi previsti.

Questo significa che, almeno per ora, le operazioni con USDC sono sicuramente rilevanti fiscalmente, mentre quelle con altre stablecoin – come USDT – lo sono in base a una lettura coerente e prudente della normativa vigente.

Esempio – Imposta sulle operazioni del Trading Bot

Un Bot vende automaticamente 1 ETH per 2.000 USDC (equivalenti a circa 2.000 €).
Se avevi acquistato quell’ETH quando valeva 1.500 €, hai realizzato una plusvalenza di 500 €.

  • La plusvalenza è soggetta all’imposta del 26%.
  • Tuttavia, se nel corso dell’anno non hai superato la franchigia di 2.000 € di plusvalenze complessive, non devi pagare alcuna imposta.
  • Se invece nello stesso anno hai realizzato altre plusvalenze e hai superato i 2.000 € complessivi, allora l’imposta del 26% si applica solo sulla parte eccedente quella soglia.

Smart Trades su Young Platform: Trading Bot e fiscalità

Su Young Platform, puoi utilizzare gli Smart Trades, strumenti di trading algoritmico che funzionano come veri e propri Bot automatici: eseguono operazioni di acquisto e vendita in base a strategie preimpostate, senza che tu debba intervenire manualmente.

Questi Bot possono operare anche contro stablecoin, come USDC o USDT, che rientrano nella categoria degli EMT (e-money tokens) secondo l’interpretazione del regolamento MiCAR.

Impatto fiscale delle operazioni automatiche

Quando un Smart Trade scambia una criptovaluta contro uno di questi EMT, l’operazione è fiscalmente rilevante, come se fosse una vendita per euro.
Se il valore della crypto al momento dello scambio è superiore a quello che aveva quando l’hai acquistata (o quando il Bot l’ha acquistata), si genera una plusvalenza soggetta all’imposta del 26%.

Non fa differenza se l’ordine è stato eseguito da un Bot o da te manualmente: ai fini fiscali conta l’effetto dell’operazione.

Tutto è già calcolato nel tuo Report Fiscale

La buona notizia?
Non devi fare nulla a mano. Su Young Platform, tutte le operazioni eseguite con Smart Trades vengono:

  • Tracciate automaticamente
  • Classificate in base alla loro rilevanza fiscale
  • Incluse nel report fiscale, con eventuali plusvalenze e imposte dovute già calcolate 

In pochi clic ottieni un documento completo e pronto da usare per la dichiarazione dei redditi, senza doverti preoccupare di nulla.

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Airdrop crypto: cos’è e quali sono le imposte da pagare nel 2025

airdrop crypto dichiarazione dei redditi 2025

Le informazioni contenute in questo articolo hanno scopo puramente divulgativo: servono ad aiutare l’investitore a comprendere come funzionano le imposte sulle criptovalute ricevute tramite airdrop.

Se utilizzi un servizio di reportistica fiscale per criptovalute, come quello offerto da Young Platform, non devi effettuare alcun calcolo manuale.

Ogni transazione viene tracciata in automatico, i valori vengono calcolati correttamente e inseriti nelle caselle appropriate dei quadri della dichiarazione (come il Quadro RT o il Quadro T).

Il risultato è un report fiscale precompilato, che puoi usare come guida chiara e sicura durante la compilazione della dichiarazione dei redditi.

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Cos’è un airdrop crypto?

Un airdrop è una distribuzione gratuita di criptovalute.
Spesso i progetti crypto regalano i loro token a utenti selezionati per far conoscere il progetto, premiare chi ha già usato la piattaforma o incentivare l’adozione.

Esempio:
Nel 2020, Uniswap – uno dei più famosi exchange decentralizzati – ha regalato 400 token UNI a ogni utente che aveva interagito con la piattaforma prima di una certa data.

Un altro esempio più recente è Arbitrum, che nel 2023 ha distribuito token ARB agli utenti che avevano utilizzato la sua piattaforma.

Come viene trattato un airdrop crypto livello fiscale?

Ricevere token tramite airdrop è considerato un reddito anche se non hai speso nulla per ottenerli.

Per questo motivo, il valore ricevuto è soggetto a imposta.

Dove si dichiarano?

I token ricevuti tramite airdrop vanno indicati:

  • Nel Quadro RW del Modello Redditi (ex Unico) o Quadro W (del modello 730) per dichiararne il possesso di criptovalute. Serve anche per calcolare l’imposta di bollo dello 0,2% sul totale delle criptovalute possedute al 31 dicembre.
  • Nel Quadro RT del Modello Redditi (ex Unico), oppure nel Quadro T del modello 730 per un’eventuale vendita con guadagno.

Quando si pagano le imposte sugli airdrop crypto?

Nell’anno successivo a quello in cui hai ricevuto i token.

Esempio:
Se hai ricevuto delle criptovalute con un airdrop nel 2024, dovrai dichiararle e pagare le imposte nel 2025.

Quanto si paga?

L’imposta da pagare è del 26% sul valore delle criptovalute ricevute tramite airdrop al momento dell’accredito sul tuo portafoglio.

Si considera cioè il prezzo della criptovaluta nel giorno in cui è stata accreditata sul tuo portafoglio.

Per calcolare il valore su cui verrà applicata l’imposta, ti basta:

  • Moltiplicare la quantità di token ricevuti per
  • Il prezzo di 1 token nel giorno in cui li hai ricevuti.

Questo ti dà il valore complessivo delle criptovalute ricevute, su cui si applica l’aliquota del 26% al netto della franchigia dei 2.000€.

Esempio – Imposta sull’airdrop ricevuto

Hai ricevuto 400 UNI il 21 ottobre 2024, quando 1 UNI valeva 7 €.
Valore totale ricevuto:
400 × 7 € = 2.800 €

Nel 2024 è in vigore una franchigia annuale di 2.000 € sulle plusvalenze.
Quindi si paga l’imposta solo sulla parte eccedente i 2.000 €:

  • Reddito imponibile: 2.800 € – 2.000 € = 800 €
  • Imposta da pagare nel 2025: 800 € × 26% = 208 €

Anche se non hai ancora venduto i tuoi UNI e restano nel tuo wallet, l’imposta è comunque dovuta, perché la ricezione di un airdrop è considerata un evento fiscalmente rilevante.


E se vendi le criptovalute?

Se poi vendi le criptovalute in cambio di euro o qualsiasi altra valuta fiat e il loro valore è aumentato, allora paghi anche un’imposta sulla plusvalenza (cioè sul guadagno).

Esempio – Imposta sulla vendita:

Hai venduto i tuoi 400 UNI a novembre 2024, quando valevano 10 € ciascuno.

Valore di vendita:
400 × 10 € = 4.000 €

Valore al momento dell’airdrop (ricevuto il 21 ottobre 2024):
400 × 7 € = 2.800 €

Plusvalenza realizzata:
4.000 € – 2.800 € = 1.200 €

Anche per le plusvalenze da vendita di criptovalute ricevute tramite airdrop, nel 2024 si applica la franchigia di 2.000 euro sul totale delle plusvalenze annuali.

Se non hai superato i 2.000 € di plusvalenze complessive nello stesso anno, l’intero importo è esente da tassazione.

Se invece nello stesso anno hai già superato la franchigia con altre vendite, allora i 1.200 € si sommano agli altri guadagni, e solo la parte eccedente i 2.000 € complessivi sarà tassata al 26%.

Quando si paga l’imposta sulla plusvalenza?

Il principio è semplice: le imposte si pagano l’anno successivo rispetto all’anno in cui hai venduto le criptovalute e, ovviamente, solo se hai realizzato un guadagno.

Quindi:

  • Se le vendi nel 2024, paghi nel 2025
  • Se le vendi nel 2025, paghi nel 2026
  • Se le vendi nel 2026, paghi nel 2027…e così via.
airdrop crypto imposte 2025

E se scambi le criptovalute ricevute con un airdrop per una stablecoin?

Con l’entrata in vigore del regolamento europeo MiCAR, anche lo scambio di criptovalute con alcune stablecoin (chiamate EMT – e-money tokens) è fiscalmente rilevante.

Gli EMT sono stablecoin il cui valore è ancorato a una valuta fiat (come il dollaro o l’euro), e sono trattati dal fisco come valuta a corso legale. Esempi: Tether (USDT), USD Coin (USDC).

Questo significa che scambiare criptovalute come UNI per USDC è come venderle per euro, e se hai un guadagno rispetto al momento in cui le hai ricevute, dovrai pagare l’imposta sulla plusvalenza.

Esempio – Imposta sullo scambio con stablecoin

Hai ricevuto 400 UNI il 21 ottobre 2024 tramite airdrop, quando valevano 7 € ciascuno
valore iniziale: 400 × 7 € = 2.800 €

A novembre 2024, il prezzo di 1 UNI sale a 10 €.
Decidi di scambiare i tuoi 400 UNI per 4.000 USDC
valore dello scambio: 4.000 €

Calcolo della plusvalenza:
4.000 € (valore dello scambio) – 2.800 € (valore di ricezione) = 1.200 € di plusvalenza

Anche se non stai convertendo in euro, ma in stablecoin EMT (come USDC), la normativa considera questo tipo di scambio come realizzazione di una plusvalenza imponibile.

Nel 2024, le plusvalenze complessive godono di una franchigia annua di 2.000 euro.
Se non hai superato questa soglia con altre vendite o scambi nello stesso anno, la plusvalenza di 1.200 € è interamente esente.
→ Imposta da pagare nel 2025: 0 €

Se invece hai altre plusvalenze nello stesso anno e superi i 2.000 € complessivi, solo la parte eccedente sarà tassata al 26%.

NOTA – Classificazione degli EMT: uno scenario in evoluzione

Al momento non esiste una classificazione ufficiale, chiara e completa che indichi con certezza quali criptovalute rientrano nella categoria degli EMT (Electronic Money Tokens) secondo il regolamento MiCAR, e quali invece ricadano nelle altre categorie previste dalla normativa.

Di conseguenza, l’identificazione di una stablecoin come EMT è frutto di un’interpretazione della norma, basata sulle sue caratteristiche tecniche e funzionali. Questo porta inevitabilmente a categorizzazioni discordanti tra operatori del settore, fiscalisti e piattaforme.

In linea generale, si concorda sul fatto che Tether (USDT) – una delle stablecoin più utilizzate nel trading – può essere considerata un EMT, e quindi le operazioni in USDT sono fiscalmente rilevanti.

Diversamente, USD Coin (USDC) ha ricevuto ufficialmente la classificazione come EMT, avendo completato con successo il processo di due diligence richiesto dalla MiCAR e soddisfatto tutti i criteri normativi previsti.

Questo significa che, almeno per ora, le operazioni con USDC sono sicuramente rilevanti fiscalmente, mentre quelle con altre stablecoin – come USDT – lo sono in base a una lettura coerente e prudente della normativa vigente.

Tutti i calcoli sono automatici

Ricorda che non devi fare questi calcoli da solo o da sola.
Se utilizzi un servizio di reportistica fiscale per criptovalute, come quello offerto da Young Platform, tutti questi passaggi sono gestiti automaticamente:

  • Il software traccia ogni operazione
  • Calcola eventuali imposte dovute
  • Ti dice esattamente quanto e se devi pagare 

In pochi clic ottieni un report fiscale completo, già precompilato con il valore delle criptovalute e l’esatto importo delle imposte da versare per la dichiarazione dei redditi.

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Minusvalenze nelle criptovalute: cosa sono e come utilizzarle per compensare l’imposizione fiscale nel 2025

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Le informazioni contenute in questo articolo hanno scopo puramente divulgativo: servono ad aiutare l’investitore a comprendere cosa sono le minusvalenze e come usarle per la compensazione delle imposte. 

Se utilizzi un servizio di reportistica fiscale per criptovalute, come quello offerto da Young Platform, non devi effettuare alcun calcolo manuale.

Ogni transazione viene tracciata in automatico, minusvalenze e plusvalenze vengono calcolate correttamente e inserite nelle caselle appropriate dei quadri della dichiarazione (come il Quadro RT o il Quadro T).

Il risultato è un report fiscale precompilato, che puoi usare come guida chiara e sicura durante la compilazione della dichiarazione dei redditi.

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Minusvalenze: definizione e utilizzo per la compensazione fiscale

Una minusvalenza si verifica quando si vende una criptovaluta a un prezzo inferiore rispetto al suo costo di acquisto, generando una perdita finanziaria. Dal punto di vista fiscale, in Italia, queste minusvalenze possono essere utilizzate per compensare le plusvalenze (guadagni) ottenute dalla vendita di altre criptovalute, riducendo così l’imposta dovuta.​

Periodo di compensazione delle minusvalenze

A partire dal 2023, la normativa italiana stabilisce che tali minusvalenze siano compensabili entro cinque anni, incluso l’anno in cui sono state realizzate.

Non c’è una distinzione tra minusvalenze realizzate nel 2023 o nel 2024: il periodo è sempre di cinque anni, ma è importante considerare che il primo anno utile è quello stesso in cui la minusvalenza è stata generata

Ad esempio, una perdita registrata nel 2024 può essere compensata fino al 2028, considerando come primo anno il 2024 stesso.

È importante notare che  le minusvalenze realizzate prima del 2023 non possono essere usate per compensare le plusvalenze future.

Perché? Prima del 2023 le criptovalute erano considerate “valute estere”, e non esisteva una normativa chiara che permettesse la compensazione delle perdite.

Come compensare le minusvalenze 

Esempio pratico di compensazione minusvalenze

Immagina questa situazione:

  • Nel 2024 hai una perdita complessiva di 10.000 euro: quindi 10.000 euro di minusvalenza
  • Sempre nel 2024, realizzi anche un guadagno complessivo di 5.000 euro 

Cosa succede?

  • Compensi i 5.000 euro di guadagno con parte della perdita.
  • Non paghi nessuna imposta.
  • E ti rimangono altri 5.000 euro di minusvalenza da usare negli anni successivi.

Andiamo avanti.

Nel 2025:

  • Realizzi un nuovo guadagno, una plusvalenza da 3.000 euro
  • Hai ancora 5.000 euro di minusvalenze “salvate” dall’anno precedente.
  • Quindi puoi compensare anche questi 3.000 euro: non paghi nulla nemmeno stavolta.

Ti restano ancora 2.000 euro di minus disponibili.

Nel 2026, guadagni 15.000 euro.

  • Ora puoi usare i 2.000 euro di minusvalenze che ti restavano.
  • Quindi pagherai l’imposta solo su 13.000 euro, non su 15.000.

Risultato finale? Hai pagato imposte solo su una parte dei tuoi guadagni, risparmiando grazie alle perdite degli anni precedenti.

Quali minusvalenze si possono compensare?

L’Agenzia delle Entrate ha chiarito che:

  • Si possono riportare negli esercizi successivi solo minusvalenze nette, ovvero dopo aver compensato eventuali plusvalenze dello stesso anno.
  • Sono compensabili solo le perdite da vendita di criptovalute rispetto al prezzo di acquisto.
  • Non si possono compensare le perdite derivanti da scambi tra criptovalute (es. Bitcoin → Ethereum), tranne nei casi in cui si tratti di conversioni in stablecoin (Tether USDT, USD Coin USDC).

Procedura per la compensazione

Per utilizzare le minusvalenze nella compensazione fiscale:​

  1. Dichiarazione: Indicare le minusvalenze nel Quadro RT del Modello Redditi o nel Quadro T del modello 730, a seconda del regime dichiarativo adottato.​
  2. Documentazione: Conservare tutta la documentazione relativa alle operazioni che hanno generato le minusvalenze, inclusi i dettagli delle transazioni e le evidenze dei prezzi di acquisto e vendita.​
  3. Monitoraggio delle scadenze: Tenere traccia del periodo di cinque anni per assicurarsi che le minusvalenze siano compensate entro i termini previsti.​

Strategie per l’ottimizzazione fiscale

Una gestione attenta delle minusvalenze consente di ottimizzare l’imposizione fiscale sulle criptovalute. Ad esempio, se si prevede di realizzare plusvalenze significative in futuro, potrebbe essere vantaggioso conservare le minusvalenze per compensarle con quei guadagni, riducendo così l’imposta complessiva dovuta.​

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Rivalutazione delle criptovalute 2025: come funziona e quando conviene

Rivalutazione delle criptovalute: come ridurre le tasse

La rivalutazione permette di ridurre le tasse sulle plusvalenze future, pagando subito un’imposta sostitutiva del 18%. Vediamo come si applica

Una delle novità più rilevanti della Legge di Bilancio 2025 (L. 207/2024) riguarda l’introduzione di un meccanismo di rivalutazione delle criptovalute, che offre agli investitori la possibilità di ridurre legalmente il carico fiscale sulle future plusvalenze.

Cos’è la rivalutazione delle criptovalute?

Questa opzione consente di rivalutare il valore fiscale delle criptovalute al 1° gennaio 2025, pagando un’imposta sostitutiva agevolata, invece di calcolare le plusvalenze in base al prezzo di acquisto originale.

Dal 2026, l’imposizione sulle plusvalenze potrebbe aumentare dal 26% al 33% (non vi è ancora certezza in merito in quanto la norma lo prevede ma si sta lavorando su più tavoli affinché tale aumento venga deprecato). Inoltre, la rivalutazione può essere presa in considerazione anche da coloro che non conoscono il prezzo di acquisto delle loro criptovalute, che in fase di compilazione della dichiarazione va inserito.

Come funziona la rivalutazione?

Gli investitori possono rideterminare il valore fiscale delle criptovalute possedute al 1° gennaio 2025, portandolo al valore di mercato di quella data.

In questo modo, il prezzo di acquisto originale non verrà più considerato, riducendo l’importo delle imposte in caso di futura vendita.

Per accedere alla rivalutazione, è necessario versare subito un’imposta sostitutiva del 18% sul valore rivalutato.

Aliquote e tempistiche

  • L’imposta sostitutiva per la rivalutazione è fissata al 18% sul valore rivalutato.
  • Il pagamento può essere effettuato in un’unica soluzione oppure in tre rate annuali.
  • L’opzione per la rivalutazione deve essere esercitata entro il 30 giugno 2025, con il primo versamento dell’imposta sostitutiva.

Perché può convenire o meno?

Se dal prossimo anno le imposte sulle plusvalenze dovesse essere confermata al 33%, la rivalutazione potrebbe ridurre le imposte da pagare. Tuttavia, questa misura non è definitiva e potrebbe subire modifiche in base alle disposizioni della futura Legge di Bilancio. Se l’aliquota dovesse mantenersi al 26% o ridursi, la rivalutazione risulterebbe un costo aggiuntivo non strategico, rendendo meno conveniente l’opzione, 

Vediamo un esempio pratico con un calcolo degli interessi e della rivalutazione per capire meglio il risparmio fiscale nel caso in cui l’aliquota sul 2026 verrà confermata al 33%.

Senza rivalutazione

  • Hai acquistato 1 Bitcoin nel 2018 a 10.000 euro
  • Valore al 1° gennaio 2025: 90.000 euro
  • Vendi nel 2026 a 150.000 euro
  • Senza rivalutazione, la plusvalenza sarà calcolata così: 150.000 – 10.000 = 140.000 euro
  • Imposta al 26% = 36.400 euro
  • Se dovesse aumentare al 33% = 46.200 euro

Con rivalutazione

  • Se rivaluti, paghi subito il 18% su 90.000 euro: 12.600 euro
  • Se poi vendi a 150.000 euro, la plusvalenza tassabile sarà: 150.000 – 90.000 = 60.000 euro
  • Imposta al 26% =  15.600 euro 
  • Se dovesse aumentare al 33% = 19.800 euro

Risparmio considerando il 26% di aliquota:

  • Totale imposte pagate con rivalutazione: 12.600 + 15.600 = 28.200 euro
  • Totale imposte senza rivalutazione: 36.400 euro
  • Risparmio fiscale: 8.200 euro 

Risparmio considerando il 33% di aliquota:

  • Totale imposte pagate con rivalutazione: 12.600 + 19.800 = 32.400 euro
  • Totale imposte senza rivalutazione: 46.200 euro
  • Risparmio fiscale: 13.800 euro 

Aderendo alla rivalutazione, il risparmio fiscale sarebbe di 8.200 euro (con aliquota al 26%) o di 13.800 euro (con aliquota al 33%) rispetto a non rivalutare. Tuttavia, il pagamento del 18% di imposta è immediato, mentre l’imposta sulle plusvalenze si pagherà solo al momento della vendita. Questo significa che la convenienza della rivalutazione dipende anche dalla liquidità disponibile e dalla strategia di vendita a lungo termine.

Conviene aderire alla rivalutazione?

Conviene se:

  • Si possiedono criptovalute con un prezzo di acquisto molto basso.
  • Non riesci a ricostruire i tuoi prezzi di acquisto. 
  • Si prevede di vendere nel breve-medio termine, e si ritiene che le aliquote aumenteranno ulteriormente.
  • Si vuole ridurre la plusvalenza imponibile in futuro.

Non conviene se:

  • Non si ha intenzione di vendere nel breve periodo, perché il pagamento del 18% avviene subito, indipendentemente dalla vendita.
  • Si pensa che le aliquote possano scendere nei prossimi anni o venga riconfermata al 26%.
  • Si preferisce mantenere liquidità anziché pagare subito un’imposta elevata.
rivalutazione delle criptovalute dichiarazione dei redditi 2025

Se hai dubbi se possa convenirti o meno, puoi fare un calcolo degli interessi e della rivalutazione per capire meglio il risparmio fiscale nel tuo caso specifico.

Scadenza dichiarazione redditi e pagamento delle imposte 2025: il calendario fiscale per le criptovalute

scandenza dichiarazione redditi criptovalute

Per evitare sanzioni e adempiere correttamente agli obblighi fiscali, è fondamentale conoscere le scadenze principali e le nuove regole applicabili. Scopriamo dunque il calendario fiscale 2025.

Di seguito, troverai una guida chiara ed esaustiva sulle date chiave per il pagamento delle imposte, la dichiarazione dei redditi e le principali modifiche normative introdotte per il 2025.

Tassazione delle criptovalute: cosa bisogna sapere

Chi investe in criptovalute deve rispettare due obblighi principali:

  1. Pagamento delle imposte → riguarda il versamento delle somme dovute allo Stato, come l’imposta sulle plusvalenze e l’imposta patrimoniale.
  2. Dichiarazione dei redditi → consiste nella presentazione del documento fiscale che riepiloga i redditi percepiti nell’anno, compresi redditi derivanti dalle criptovalute.

Non rispettare questi obblighi può comportare sanzioni, quindi è essenziale conoscere le date chiave per il 2025.

Scadenze per il pagamento delle imposte sulle criptovalute

Ecco le principali date da segnare in calendario:

30 giugno 2025

  • Pagamento dell’imposta sulle plusvalenze realizzate nel 2024 (26%).
  • Pagamento dell’IVACA (imposta di bollo dello 0,2%) sul valore delle criptovalute detenute al 31 dicembre 2024. Da pagarsi qualora le cripto attività non siano custodite presso un exchange che provveda autonomamente a trattenere e versare l’imposta di bollo.
  • Versamento del primo acconto sulle imposte per l’anno fiscale 2025.

30 novembre 2025

  • Versamento del secondo acconto sulle imposte per il 2025.

Se non si rispettano queste date, si rischiano sanzioni e interessi di mora. In caso di ritardo, è possibile regolarizzare i versamenti con il Ravvedimento Operoso, pagando una sanzione ridotta. Per pagare il minimo di sanzioni e interessi devi presentare il Ravvedimento Operoso entro 90 giorni dalla scadenza, quindi entro settembre 2025.

Scadenze per la Dichiarazione dei redditi nel 2025

Le dichiarazioni fiscali devono essere presentate nei seguenti termini:

30 settembre 2025 → Scadenza Invio telematico Modello 730

  • Utilizzato principalmente da lavoratori dipendenti e pensionati.
  • Contiene il Quadro W per il monitoraggio del possesso di cripto-attività e calcolo dell’imposta patrimoniale.
  • Include il Quadro T, dove si dichiarano le eventuali plusvalenze e minusvalenze per il calcolo delle imposte sul reddito.

31 ottobre 2025 → Scadenza Invio telematico Modello Redditi Persone Fisiche (PF)

  • Necessario per chi ha redditi diversi dal lavoro dipendente, come partite IVA e liberi professionisti.
  • Contiene il Quadro RW per il monitoraggio del possesso di cripto-attività e per il calcolo dell’imposta patrimoniale.
  • Include il Quadro RT, dove si dichiarano le plusvalenze e minusvalenze derivanti da criptovalute.

Novità fiscali 2025 sulle criptovalute: cosa cambia e cosa segnare in agenda

La Legge di Bilancio 2025 ha introdotto nuove regole fiscali per chi possiede criptovalute. Si tratta di cambiamenti significativi che influenzeranno la dichiarazione dei redditi. Vediamo in modo semplice cosa cambia, quali sono le scadenze da ricordare e su cosa riflettere per fare scelte consapevoli.

Fino al 2024: imposta solo sopra i 2.000 euro

Per tutto l’anno fiscale 2024 (cioè per le operazioni effettuate fino al 31 dicembre 2024), le plusvalenze – cioè i guadagni ottenuti dalla vendita o conversione di criptovalute – non sono soggette a imposta se inferiori a 2.000 euro complessivi. Qualora la superino, è soggetta a imposta solo la parte eccedente i 2.000 euro.

Questa regola resta valida nella dichiarazione dei redditi che si presenta nel 2025 per l’anno 2024. Fino a quel momento, quindi, non cambia nulla rispetto al passato.

Dal 2025: si paga l’imposta anche per piccoli guadagni

A partire dal 1° gennaio 2025, questa soglia di esenzione verrà abolita.
Significa che qualsiasi plusvalenza, anche di importo modesto, sarà soggetta a imposta.

Inoltre, è importante sapere che l’aliquota attualmente prevista del 26% potrebbe salire al 33%. Al momento non c’è nulla di definitivo, e verrà deciso nella prossima Legge di Bilancio. L’intero settore sta lavorando per far abrogare questa misura, considerata da molti ingiustificata e penalizzante per i piccoli investitori.

La possibilità di rivalutare le criptovalute

Per prepararsi a questo scenario, è possibile scegliere di rivalutare il valore delle proprie criptovalute. In pratica, si può fissare il loro valore fiscale al prezzo di mercato del 1° gennaio 2025, pagando un’imposta sostitutiva del 18% su questo importo.

30 novombre 2025

  • La scadenza per effettuare il pagamento è il 30 novembre 2025.
  • È possibile versare l’importo in tre rate annuali, con un interesse del 3% sulle rate successive alla prima.

Questa scelta consente, in futuro, di pagare l’imposta (oggi al 26%) solo sulla parte di guadagno che eccede il valore rivalutato.

Conviene davvero rivalutare?

La rivalutazione può sembrare una soluzione vantaggiosa, ma non è detto che sia sempre la scelta migliore. Se il valore delle criptovalute non dovesse crescere molto, o se non si ha in programma di vendere a breve termine, si rischia di pagare più imposte del necessario.

Inoltre, con l’incertezza sull’aliquota futura, è ancora più importante fare valutazioni accurate.Per questo motivo, è consigliabile approfondire bene l’argomento prima di decidere, leggendo l’approfondimento dedicato alla convenienza della rivalutazione.
Evitare di prendere decisioni affrettate può fare la differenza tra risparmiare o pagare imposte non dovute.

scadenza dichiarazione redditi 2025

Consigli pratici per gestire le imposte sulle criptovalute

Gestire correttamente le criptovalute dal punto di vista fiscale può sembrare complicato, ma con un po’ di organizzazione è possibile evitare errori e brutte sorprese. Ecco tre consigli utili:

1. Tieni tutto sotto controllo

  • Registra ogni operazione: comprare, vendere, scambiare o trasferire criptovalute sono tutte operazioni che vanno tracciate. Quasi tutte le piattaforme ti permettono di scaricare un file (di solito in formato CSV) con lo storico completo delle tue attività. Conserva questi file con cura: sono la prova di quanto hai fatto, nel caso l’Agenzia delle Entrate voglia controllare.
  • Scarica la ricevuta dell’imposta di bollo: se usi piattaforme che anticipano il pagamento per conto tuo (come Young Platform), puoi scaricare la ricevuta e tenerla agli atti.
  • Usa un report fiscale: per compilare la dichiarazione dei redditi in modo più semplice, puoi acquistare un report già pronto. Questi report, offerti da consulenti o da alcune piattaforme crypto come Young Platform, ti forniscono un documento precompilato da consegnare al commercialista o utilizzare tu stesso.

2. Chiedi aiuto a un esperto

Le regole fiscali sulle criptovalute cambiano spesso e possono essere complicate, soprattutto se hai molti wallet, usi protocolli decentralizzati (DeFi) o hai movimentato cifre importanti. In questi casi, affidarsi a un commercialista che conosce il settore può farti risparmiare tempo, denaro e stress. Young Plartform offre un servizio di consulenza con un commercialista esperto che puoi richiedere direttamente in app cliccando sul banner.

3. Prepara in anticipo i pagamenti

Non aspettare l’ultimo giorno per versare le imposte.
Un consiglio utile è quello di mettere da parte una parte dei guadagni ogni volta che realizzi un profitto. In questo modo, quando arriverà il momento di pagare, avrai già le risorse pronte.