BTP Italia 2025: si avvicina la scadenza

BTP Italia 2025: si avvicina la scadenza

Il BTP Italia 2025 è quasi arrivato a scadenza: il 26 Maggio sarà possibile riscattarlo alla pari, cioè al valore iniziale di acquisto. Qui i dettagli

Il BTP Italia 2025 scadrà il prossimo 26 Maggio, a cinque anni dal lancio: nel Maggio 2020, il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) ha emesso questo speciale BTP con l’obiettivo di raccogliere finanziamenti per far fronte all’emergenza Covid-19. Qui trovi tutti i dettagli 

BTP: cos’è 

Il BTP (Buono del Tesoro Poliennale) è “un Titolo di Stato indicizzato al tasso di inflazione nazionale e pensato come strumento di protezione del risparmio dall’innalzamento dei prezzi“. Si tratta pertanto di un’obbligazione emessa dallo Stato italiano per finanziare il debito pubblico che tiene conto dell’inflazione italiana, misurata dall’Istat attraverso l’indice nazionale dei prezzi al consumo per famiglie di operai ed impiegati (FOI), con esclusione dei tabacchi. 

Ma come funziona un Buono del Tesoro Poliennale? In parole semplici, quando compri un BTP stai prestando dei soldi allo Stato. Lo Stato usa quei fondi per coprire le sue spese – il debito pubblico – e in cambio si impegna a restituirti l’intera somma dopo un certo periodo. Nel frattempo, ogni sei mesi ti paga degli interessi, chiamati “cedole“, come premio per avergli affidato il tuo denaro e per proteggerti dall’inflazione. Queste cedole, infatti, vengono aggiornate semestralmente per preservare il tuo potere d’acquisto: se l’inflazione cresce, anche la cedola aumenta. Alla scadenza, riavrai l’importo che hai investito, oppure puoi decidere di vendere il BTP prima, al prezzo di mercato. Una volta capito il funzionamento del BTP, concentriamoci sul BTP Italia 2025.

BTP Italia 2025: come funziona

Il BTP Italia 2025, presentato nell’introduzione di questo articolo, presenta caratteristiche differenti rispetto al BTP “classico”. Questa speciale emissione è stata concepita per favorire i piccoli risparmiatori individuali, i cosiddetti retailer. Tale tentativo è visibile principalmente nell’importo minimo acquistabile, che per questi strumenti finanziari è pari a 1000€

Il BTP Italia 2025 all’epoca dell’emissione riconosceva un un tasso lordo reale annuo dell’1,40% su base semestrale. In altre parole, chi lo ha sottoscritto, ha ricevuto ogni sei mesi una cedola dello 0,70%, rivalutata in base all’inflazione (aumento dei prezzi) registrato nel periodo di riferimento.

Questo particolare Titolo di Stato prevede poi un premio fedeltà raddoppiato all’8 x mille per coloro che riscatteranno il titolo alla scadenza, tra poco più di un mese. 

Negli ultimi anni sono state emesse diciannove diverse versioni con una durata che va dai 4 agli 8 anni ma, invece che attraverso il meccanismo tradizionale dell’asta, sono stati offerti al pubblico sulla piattaforma MOT di Borsa Italiana – Euronext.

BTP Italia: come e dove acquistarli?

Un’altra caratteristica che rende questi strumenti finanziari più adatti ai retailer è connessa al modo in cui si possono acquistare. A differenza ad esempio dei Buoni Ordinari del Tesoro (BOT) o dei BTP “classici”, sono distribuiti sul Mercato Obbligazionario Telematico (MOT), un portale accessibile attraverso qualsiasi sistema di home banking abilitato alle funzioni di trading. Oppure possono essere acquistati, come tutte le obbligazioni governative italiane, presso la propria banca o un Ufficio Postale Abilitato.
Ora che sai quand’è la scadenza dei BTP Italia 2025 puoi valutare se acquistare nuovamente questi strumenti finanziari durante la prossima emissione. Tuttavia, se intendi costruire un portafoglio di investimento più diversificato, potresti anche avvicinarti ad asset con un diverso bilanciamento tra rischio e rendimento. Per esempio Bitcoin, che negli ultimi anni si è dimostrato altrettanto (o più) efficace per proteggersi dall’inflazione.

Come votare in Italia: la guida

Come votare in Italia: la guida

Come votare in Italia? Quali sono le prossime elezioni? L’Italia è una democrazia e capire bene come e quando votare è fondamentale. Vediamolo insieme

Sapere come votare in Italia è importante per il funzionamento della democrazia: è un diritto sancito dalla Costituzione e il voto è un modo con cui cittadini possono contribuire attivamente al futuro del Paese. Se hai qualche dubbio, in questo articolo troverai tutte le informazioni necessarie per capire come e quando votare in Italia

Come votare in Italia: elezioni amministrative e referendum

Le elezioni amministrative e i referendum sono i primi due appuntamenti elettorali del 2025. Per quanto riguarda le amministrative, i cittadini dovranno recarsi alle urne il 25 e 26 Maggio per il primo turno, con un eventuale ballottaggio previsto per l’8 e il 9 Giugno. L’election day del referendum avrà invece luogo in un unico turno, l’8 e 9 Giugno, in concomitanza coi ballottaggi delle amministrative. In entrambi i casi, i seggi saranno aperti dalle 7 alle 23 di domenica e dalle 7 alle 15 di lunedì

Le elezioni amministrative, anche dette elezioni comunali, si tengono ogni cinque anni per eleggere i rappresentanti degli enti locali, come Sindaci e consiglieri comunali. In questa specifica tornata, andranno al voto 124 comuni. Naturalmente queste elezioni non riguardano tutti i cittadini italiani, ma solo quelli maggiorenni residenti nel comune oggetto di votazione. Non sono previsti voto all’estero né voto fuorisede.

I referendum invece sono cinque e, come anticipato, si terranno l’8 e il 9 Giugno. Quattro di questi si riferiscono a tematiche lavorative, mentre uno tratta il tema della cittadinanza. Se non ne conosci i contenuti, qui troverai i punti fondamentali. I primi quattro quesiti referendari sono stati promossi dalla CGIL e riguardano il mondo del lavoro: con questi si chiederà lo stop ai licenziamenti illegittimi o privi di una giusta causa, la riduzione del lavoro precario in favore di contratti a tempo determinato, maggiore tutela per chi lavora nel mondo delle piccole imprese e più sicurezza sul posto di lavoro. Il referendum sulla cittadinanza, promosso da +Europa, propone il dimezzamento dei tempi di residenza legale in Italia da 5 a 10 anni per la richiesta sulla concessione della cittadinanza italiana. Sono tutti referendum abrogativi – cioè si richiede la rimozione di una legge in vigore – e, in questo caso, il voto è aperto a tutti i cittadini italiani aventi diritto, residenti all’estero e fuorisede. 

Come votare  alle elezioni regionali

Le elezioni regionali sono delle elezioni locali in cui i cittadini residenti in una regione votano per eleggere i propri rappresentanti all’interno del governo regionale: alle urne, dichiarano la preferenza per i componenti del Consiglio regionale e, in alcuni casi, per il Presidente della Regione. Le elezioni regionali del 2025 riguardano sei regioni in totale: Valle d’Aosta, Veneto, Tocana, Marche, Campania e Puglia. La data non è ancora nota dal momento che nel 2020, a causa della pandemia, le elezioni hanno avuto luogo in autunno anziché in primavera. 

Come votare? Per esprimere la preferenza, l’elettore può tracciare il segno sul nome del candidato Presidente o sul candidato Presidente e su una lista a lui collegata o solo su una lista a lui collegata – il voto andrà automaticamente al candidato Presidente. È possibile anche avvalersi del voto disgiunto, votando un candidato Presidente e una lista non collegata. Inoltre è possibile esprimere fino a due preferenze nella stessa lista: se si dichiarano entrambe, queste devono indicare due candidati di sesso diverso. 

Votare alle elezioni politiche in Italia

Le elezioni politiche sono quelle che determinano la composizione del Parlamento italiano, vale a dire della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica. Le ultime elezioni politiche risalgono al 2022 e hanno visto la vittoria del centro-destra, alleanza di governo che ha portato Giorgia Meloni a ricoprire il ruolo di Presidente del Consiglio. Le prossime sono previste nel 2027, a meno che non si verifichi lo scioglimento delle Camere prima della fine della legislatura – e dunque cada il Governo. Possono votare tutti i cittadini italiani che abbiano compiuto 18 anni, tanto per eleggere i deputati (Camera) quanto i senatori (Senato). Si può votare per il candidato o per la lista collegata e non è previsto il voto disgiunto: pena l’annullamento della scheda elettorale. 

Come votare alle elezioni europee in Italia e all’estero

Con le elezioni europee, i cittadini europei votano per determinare la composizione del Parlamento europeo che ha sede a Strasburgo. L’Italia è rappresentata all’interno del Parlamento da 76 membri, che gli italiani eleggono in occasione delle europee. Le ultime hanno avuto luogo l’8 e il 9 Giugno 2024 mentre le prossime si svolgeranno fra cinque anni, nel 2029. 

Quindi come si vota alle elezioni europee? Possono esprimere il voto tutti i cittadini italiani maggiorenni residenti in Italia o all’estero e, anche in questo caso come nei precedenti, in Italia non è possibile votare online, per corrispondenza e per procura. Se sei un cittadino italiano residente all’estero, è necessario essere iscritti all’AIRE (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero) e recarsi presso i seggi allestiti nelle sedi diplomatiche. Si può votare per il partito preferito e – come solo in Danimarca, Belgio e Paesi Bassi – esprimere fino a 3 preferenze, indicando nome e cognome dei candidati, purchè di sesso diverso. Anche qui, non è previsto il voto disgiunto. 

Votare è un diritto, ma anche un dovere

Ora che conosci i prossimi appuntamenti elettorali e sai come votare in Italia, non resta che recarti al seggio elettorale per esprimere il tuo voto. Nota Bene: per votare è necessario presentarsi al seggio con documento di identità e tessera elettorale validi, altrimenti non potrai esercitare il tuo diritto di voto!

Il consiglio finale è di informarti costantemente sulla politica – se non ti occupi della politica, la politica si occuperà di te! – per essere un cittadino attento a quello che succede. Qui vedrai molti contenuti a sfondo politico ed economico, inizia iscrivendoti a Young Platform!

Azioni Nintendo: Switch 2 traina il titolo

Azioni Nintendo: Switch 2 traina il titolo

Le azioni Nintendo, quotate al Tokyo Stock Exchange (TSE), hanno raddoppiato il loro valore in due anni, mettendo a segno un +93%. Il trend continuerà?

A quasi 8 anni dal lancio della Switch, Nintendo annuncia ufficialmente l’uscita della Switch 2, prevista per il 5 Giugno. Trainato dai rumor sull’arrivo della nuova console, il titolo ha messo a segno un +93% negli ultimi due anni, passando da circa 5.600 yen (38,6$) al prezzo attuale di 10.040 (70,5$). Quali sono le previsioni future?

Azioni Nintendo: il rally comincia con la Switch

Col lancio della prima Nintendo Switch nel 2017, il colosso giapponese ha scacciato gli spettri del fallimento che hanno colpito molte società iconiche del periodo 1990/2010, penalizzate dall’incapacità di adattamento ai cambiamenti – vedi Blockbuster. La Nintendo era sull’orlo del precipizio a causa dell’insuccesso di Wii-U e sembrava arrivata ad un vicolo cieco: il mondo del gaming stava attraversando un periodo di rivoluzione e il mercato non aveva più tanto spazio per le console “vecchio stile” simbolo dell’infanzia di intere generazioni. Ai vertici dell’azienda giapponese era chiaro che serviva un cambio netto, uno “switch”. Iniziano i lavori sul nuovo prodotto, circolano i primi rumor e a Luglio 2016 il titolo fa +74%. Meno di un anno dopo, a Marzo, arriva il momento del lancio e le azioni Nintendo passano dal valore di 2.300 yen ai circa 7.800 yen (+190%) di Giugno 2021, quando comincia il declino: in un mondo in cui l’innovazione viaggia alla velocità della luce, la Switch stava diventando obsoleta e la richiesta di un upgrade si faceva sempre più forte. 

Switch 2: la ripartenza del titolo

Le azioni Nintendo smettono di crescere e tra il 2021 e il 2023 arrivano a perdere fino al 25%, toccando il prezzo minimo di 5.000 yen (33,8$). La Switch stava andando molto bene, con più di 120 milioni di unità vendute alla fine del 2022 e l’ingresso nella top 3 delle console più vendute di tutti i tempi, dopo il Nintendo DS e la PlayStation 2. Tuttavia erano già passati sei anni dal lancio e la platea di gamer chiedeva qualcosa di nuovo. Iniziano a circolare voci sul prossimo prodotto e da Aprile a Luglio 2023 il titolo registra un +30%, assestandosi fra i 6.000 e i 6.500 yen (tra i 40$ e i 45$). Il rally prosegue alimentato dall’hype di alcune dichiarazioni, dai leaks e da notizie rilevanti, come la riduzione della partecipazione del fondo sovrano saudita (PIF), che migliora la percezione di stabilità finanziaria della Nintendo, considerata meno esposta a speculazioni. Il 21 Gennaio 2025 la Switch 2 viene finalmente rivelata su Youtube e le azioni Nintendo toccano l’ATH (All Time High) il 19 Febbraio, raggiungendo il valore massimo assoluto di 11.800 yen (78,7$). 

Azioni Nintendo e il futuro: i dazi potrebbero complicare la situazione

Dall’ATH del 19 Febbraio le azioni Nintendo hanno perso poco più del 12% del loro valore e, al momento in cui scriviamo, viaggiano intorno ai 10.000 yen. Ciò è dovuto a più fattori: da un lato, le notizie negative come il rinvio della data di vendita al 5 Giugno (era prevista a inizio primavera) e il prezzo di 469€/530$ considerato troppo alto; dall’altro, la politica economica trumpiana e i dazi, che potrebbero far lievitare ulteriormente il prezzo soprattutto in Cina, uno dei mercati del gaming più importanti e remunerativi al mondo. 

Per quanto riguarda il futuro prossimo, Tradingview ha chiesto a 23 analisti di dare una proiezioni a un anno sulla performance delle azioni Nintendo: il prezzo massimo stimato è 16.000 yen (+59%), mentre quello minimo 6.000 yen (-39%), con un prezzo medio di 11.530 yen (+14%). Nintendo riuscirà a battere le previsioni anche stavolta? Iscriviti per non perderti gli aggiornamenti!

Scommesse Roland Garros 2025: statistiche, quote e un’alternativa più valida

Paris Roland-Garros 2025 : statistiques et alternative intelligente aux paris

Scopri se ha senso scommettere sul Roland Garros 2025 o se è meglio investire quei soldi. Dati, statistiche e alternative per farli fruttare davvero.

Il secondo grande slam dell’anno, che apre la “stagione di fuoco” del tennis mondiale, è alle porte. I principali bookmaker e siti di scommesse danno come favorito lo spagnolo Carlos Alcaraz, soprattutto perché il nostro Jannik Sinner rientrerà solo poco prima dell’inizio del torneo, quando avrà scontato la discussa squalifica per doping che lo tiene fermo ai box. In terza posizione nelle quote troviamo Novak Djokovic, leggenda vivente di questo sport.

Ma dopo aver passato in rassegna i favoriti, è il momento di alzare lo sguardo: quanto è davvero possibile guadagnare con le scommesse sul tennis? E se ci fosse un modo più intelligente per usare quei soldi?

Roland Garros: storia, fascino e i favoriti

Se segui il tennis con costanza lo sai bene: il Roland Garros è uno dei quattro tornei più importanti al mondo, nonché il secondo più prestigioso in Europa dopo Wimbledon. Si gioca a Parigi, nello storico stadio dedicato a Roland Garros, aviatore ed eroe della Prima Guerra Mondiale, noto per essere stato il primo a sorvolare il Mar Mediterraneo e a installare una mitragliatrice sugli aerei da combattimento.

Il Roland Garros è anche l’unico Slam su terra rossa, una superficie che rende il gioco particolarmente fisico e imprevedibile. Dal 1891 si disputa con cadenza annuale, e dal 2005 è stato il regno incontrastato di Rafael Nadal, che lo ha vinto 15 volte in 19 anni.

Nel circuito femminile, invece, la situazione è stata più aperta. Ma negli ultimi anni si è imposta Iga Świątek, che ha vinto 4 delle ultime 5 edizioni.

Essendo uno dei quattro tornei di tennis più importanti al mondo, le scommesse sul vincitore del Roland Garros attirano, ogni anno, milioni di appassionati. 

Secondo i dati dell’Agenzie delle Dogane e dei Monopoli (ADM), solo nel 2023 sono stati scommessi oltre 2 miliardi di euro su eventi sportivi in Italia, con il tennis stabilmente nella top 3 degli sport più giocati. Ma a questo punto sorge una domanda fondamentale: quante sono davvero le probabilità di vincere?

Solo il 5% dei giocatori guadagna davvero dalle scommesse sportive

Se stai valutando se fare una scommessa sul vincitore del Roland Garros, devi sapere una cosa: secondo uno studio pubblicato dal Journal of Gambling Studies, meno del 5% degli scommettitori sportivi riesce a ottenere un profitto duraturo.

E no, il motivo non è (solo) la fortuna: è matematica. Si chiama payout atteso, un concetto che abbiamo già affrontato più volte sul nostro blog. In pratica, ogni quota che vedi è stata calcolata tenendo conto del margine applicato dal bookmaker, che è sempre a suo favore.

Cosa significa in breve? Che le scommesse sportive sono giochi a somma negativa per il giocatore. In media, solo l’85–88% del capitale giocato viene redistribuito tra gli scommettitori, mentre il resto finisce direttamente nelle casse dei bookmaker.

E no, nemmeno conoscere bene il tennis o essere convinto che Jannik Sinner vincerà il Roland Garros ti mette al riparo da questa legge.

E se invece investissi quei soldi?

Ora immagina di prendere i 50€ che stai per puntare su una multipla con Alcaraz, Sinner e Djokovic. Invece di scommetterli, li investi in un ETF azionario diversificato, che storicamente ha reso in media tra il 6% e l’8% annuo.

Al contrario delle scommesse sportive, gli investimenti (se fatti con criterio e orientati al lungo termine) sono un gioco a somma positiva, perché il valore dei mercati, nel tempo, tende a crescere.

Non stiamo demonizzando il gioco d’azzardo. Il Roland Garros è un torneo storico e bellissimo da seguire. E giocare una schedina ogni tanto per rendere più coinvolgenti le partite non è un crimine. Ma ogni azione che facciamo con i nostri soldi dovrebbe partire dalla consapevolezza.

Se il tuo obiettivo è mettere da parte qualcosa, far crescere il tuo denaro, non puoi affidarti alla fortuna o alla tua conoscenza sportiva. Devi giocare una partita diversa, quella sul lungo termine. E come abbiamo visto, non ha senso puntare su qualcosa che restituisce un valore negativo nel tempo per definizione.


I paesi più ricchi del mondo: la classifica del 2025

I paesi più ricchi del mondo: la classifica aggiornata

Quali sono i paesi più ricchi del mondo? Scopri la classifica

Per stilare la classifica dei paesi più ricchi del mondo si utilizza il PIL (Prodotto Interno Lordo) pro capite aggiustato al PPA (Parità di Potere d’Acquisto), uno dei parametri più efficaci e utilizzati per misurare la ricchezza di un paese. Questo indicatore rappresenta il valore totale dei beni e servizi prodotti in un paese in un anno, diviso per il numero di abitanti e corretto per le differenze di costo della vita tra un paese e l’altro. 
Il PIL a PPA, rispetto al PIL nominale, è un indicatore più preciso poiché misura la quantità di beni acquistabili in diversi paesi utilizzando la stessa quantità di denaro.

Nell’economia globale, la ricchezza è distribuita in modo molto disomogeneo, con alcuni paesi che vantano un PIL pro capite estremamente elevato. Le economie di questi stati sono spesso caratterizzate da settori industriali avanzati, una forte innovazione tecnologica e un elevato livello di istruzione.

Torniamo però al tema centrale di questo articolo: quali sono i paesi più ricchi del mondo? Ecco la classifica aggiornata al 2025.

La classifica dei paesi più ricchi del mondo

Ecco la classifica dei paesi con il PIL pro capite più alto nel 2025, basata sui dati del Banca Mondiale (World Bank). Alcune di queste economie avanzate sono, da tempo, attive nel settore delle criptovalute e della tecnologia blockchain. Il Lussemburgo e Singapore, ad esempio, sono noti per essere hub finanziari innovativi che stanno esplorando attivamente questo mondo. Conoscere Bitcoin, e le altre principali crypto, potrebbe essere un’opportunità per emergere in un contesto economico globale sempre più digitalizzato.

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1. Singapore (141.553$)

Singapore è un hub finanziario e commerciale globale, con una economia forte, basata su servizi finanziari, tecnologie avanzate e commercio internazionale​. In molti sottovalutano l’impatto dell’industria navale della Città-stato, favorita dalla posizione geografica al centro di importanti rotte sulla direttrice est-ovest.

2. Lussemburgo (139.106$)

Con un PIL pro capite di quasi 140.000 dollari, il Lussemburgo si prende il secondo posto nella classifica dei paesi più ricchi del mondo. La sua economia è caratterizzata da un settore finanziario robusto e da un copioso e costante afflusso di capitali esteri.

3. Qatar (128.919$)

Il Qatar deve la sua ricchezza alle enormi riserve di gas naturale liquefatto (GNL), che rappresentano circa il 14% di quelle mondiali. La maggior parte del gas del Qatar si trova offshore nel North Field, immenso giacimento che contiene circa 25,4 trilioni di metri cubi di gas naturale.

4. Irlanda (124.578$)

L’Irlanda, il cui PIL pro capite si aggira intorno ai 125.000$, si posiziona quarta. Il suo successo è dovuto, in gran parte, alla presenza delle sedi europee di multinazionali tecnologiche e farmaceutiche. Questo paese ha attirato, negli ultimi anni, molte imprese di successo, grazie a una situazione fiscale molto favorevole. Da valutare se riuscirà a mantenere questa posizione, dal momento che l’Unione europea vuole rispondere ai dazi imposti da Trump con controdazi sui servizi online

5. Macao (116.491$)

Macao è una regione amministrativa speciale cinese, definita anche “Città-stato”, situata sulla costa sud della Cina continentale e separata da Hong Kong dal Fiume delle Perle. Soprannominata la “Las Vegas d’Oriente”, Macao va avanti affidandosi soprattutto al gioco d’azzardo: secondo il Gaming Inspection and Coordination Bureau, le entrate provenienti da questo settore nel 2024 ammontavano a 28,35 miliardi di dollari (+ 23,9% rispetto al 2023).   

6. Norvegia (100.668$)

Al sesto posto della classifica dei paesi più ricchi del mondo troviamo la Norvegia, prevalentemente grazie alle risorse naturali presenti sul territorio, in particolare petrolio e gas. Anche le imprese norvegesi sono molto sviluppate, all’avanguardia a livello mondiale in diversi campi, anche grazie al grande lavoro svolto dai ricercatori norvegesi.

7. Svizzera (89.315$)

La Svizzera è conosciuta, soprattutto, per la sua elevata qualità della vita e l’efficienza dei servizi, forniti sia dagli enti pubblici che dalle imprese private. Inoltre, il paese dei cantoni, va molto forte nel settore della finanza e in quello industriale.

8. Brunei (85.268$)

SItuata sull’isola del Borneo, nel Sud-est asiatico, il Brunei – ufficialmente Brunei Darussalam, Dimora della Pace – è una monarchia assoluta di stampo islamico che deve la sua ricchezza a ingenti giacimenti di petrolio, sfruttati dal 1929. Inoltre, a causa della bassissima imposizione fiscale attuata unita all’assenza di norme restrittive sul versante delle transazioni finanziarie, rientra tra i cosiddetti paradisi fiscali

9. Stati Uniti (82.769$)

All’ultimo posto della classifica dei paesi più ricchi del mondo ci sono gli Stati Uniti, con un PIL pro capite che si aggira intorno agli 83.000$, gli States sono ancora una delle economie più potenti del mondo. A pesare sul bilancio americano c’è l’enorme mercato interno alimentato dalle aziende tech, finanziarie e industriali più grandi del mondo.
Singapore e gli Stati Uniti sono anche i paesi efficacemente inseriti all’interno del settore delle criptovalute. Se vuoi approfondire questa innovativa branca della finanza, puoi scaricare la nostra app!

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La classifica dei paesi più ricchi del mondo offre uno spaccato interessante su come la ricchezza globale sia distribuita. Questi paesi non solo vantano un elevato PIL pro capite, ma spesso offrono anche una qualità della vita elevata, con accesso a servizi avanzati, infrastrutture moderne e opportunità economiche.

Se vuoi saperne di più sull’economia globale e sui fattori che influenzano la ricchezza di un paese, continua a seguirci per ulteriori approfondimenti.

Quante sono le probabilità di vincere al SuperEnalotto?

Le probabilità di vincere al SuperEnalotto

Quante probabilità hai di vincere al SuperEnalotto? Spoiler: pochissime. Probabilmente, anzi, da un punto di vista probabilistico, è meglio investire

Se sei arrivato qui cercando “numeri probabili da giocare al SuperEnalotto” sei nel posto giusto. No, non sappiamo quali usciranno alla prossima estrazione ma sappiamo, per esempio, che le probabilità che esca un 22 o un 77 sono esattamente le stesse.

In altre parole, conosciamo il numero delle probabilità che hai di vincere al SuperEnalotto, nonché la quantità di denaro erosa da ogni schedina. Scopri tutto questo e molto di più, in questo articolo.

Probabilità e SuperEnalotto: in ogni caso è una truffa legalizzata

Tutti abbiamo, almeno una volta nella vita, fantasticato di fare Jackpot al SuperEnalotto e vincere una somma dell’ordine di grandezza dei 100 milioni di euro. Ma lo sai che il premio non è, per niente, allineato con le probabilità che ciò accada

Lo stato italiano quando remunera il vincitore del SuperEnalotto con una cifra da capogiro lo sta, in realtà, truffando in termini di valore atteso e probabilità. Per comprendere a pieno cosa stiamo dicendo dobbiamo mostrarti il calcolo delle probabilità di vincere al SuperEnalotto, ma prima potrebbe essere utile ripassare le regole del gioco.

Le regole del SuperEnalotto

Il SuperEnalotto è un dei giochi più diffusi nel nostro paese, soprattutto per la facilità di comprensione delle regole, la frequenza delle estrazioni e il basso costo “d’ingresso”. Anche se non ha troppo senso parlare di costo di un gioco d’azzardo.

Il suo funzionamento è estremamente semplice: si compila una schedina scegliendo 6 numeri compresi tra 1 e 90, più il SuperStar che fa accedere a ulteriori premi. Ogni combinazione che viene registrata costa 1€, mentre se si vuole provare a indovinare il numero SuperStar si devono aggiungere 0,50€. I numeri vincenti vengono estratti quattro volte alla settimana: martedì, giovedì, venerdì e sabato, sempre alle ore 20:00.

Per semplificare il discorso in questo articolo considereremo soltanto la versione standard di questo gioco, escludendo quindi il numero SuperStar e il Jolly.

Le probabilità di vincita al SuperEnalotto

Ma addentriamoci nella sezione più curiosa di questo popolarissimo gioco, cercando di rispondere alle due domande principali: quanto è probabile vincere una consistente somma di denaro al Super? Si tratta di un gioco giusto?

La risposta alla prima domanda è: molto poco, un numero talmente piccolo in termini percentuali che può benissimo essere approssimato allo zero. Che, se ci pensate, è come dire che è impossibile. 

Per dare subito un riferimento numerico possiamo anticipare che ogni schedina ha una probabilità su 622,614 milioni di vincere l’intero jackpot, e quindi di contenere i 6 numeri vincenti. 

Per esempio, è molto più probabile morire in un incidente aereo (1 probabilità su 9 milioni), o non sopravvivere all’attacco di uno squalo (1 su 3 milioni) che vincere; per quanto riguarda quest’ultimo caso stiamo parlando di un avvenimento ben 200 volte più probabile.

Ok ma scendiamo più nel dettaglio analizzando quanto è probabile indovinare ogni gruppo di numeri che coincide con un premio:

  • 6 numeri o jackpot: 1 probabilità su 622.614.630;
  • 5+1 numeri più numero jolly: 1 probabilità su 103.769.105;
  • 5 numeri più numero jolly: 1 probabilità su 1.250.230;
  • 4 numeri più numero jolly: 1 probabilità su 11.907;
  • 3 numeri più numero jolly: 1 probabilità su 327;
  • 2 numeri più numero jolly: 1 probabilità su 22;

Il valore atteso del SuperEnalotto

Ora che abbiamo chiarito quali sono le probabilità reali di vincita al SuperEnalotto, possiamo chiederci: quanto incassa lo Stato, in media, da ogni schedina giocata? La risposta è piuttosto netta: una parte significativa.

Per calcolarlo, è utile richiamare un concetto già introdotto nei paragrafi precedenti: il valore atteso, ovvero la media ponderata dei possibili esiti, ciascuno moltiplicato per la sua probabilità di verificarsi. In parole semplici: quanto “vale”, in media, ogni euro speso in una schedina.

Ogni combinazione giocata al SuperEnalotto costa 1 euro. Le probabilità di vincere il jackpot sono di 1 su 622.614.630. Se ipotizziamo un montepremi da 100 milioni di euro, scopriamo che per coprire tutte le combinazioni possibili bisognerebbe spendere oltre 622 milioni di euro. In cambio, si otterrebbero 100 milioni.

Questo significa che, in media, per ogni euro speso, se ne “perdono” circa 80 centesimi. Il valore atteso, quindi, è pari a -0,80€ per ogni euro giocato. Ovviamente va considerato anche il valore atteso connesso alle altre combinazioni. Per esempio durante l’ultima, avvenuta questa mattina, chi ha indovinato 5 numeri ha ricevuto circa 43.500, una posta totalmente iniqua se analizziamo le probabilità di vincerla: 1 su 1.250.230. Se calcoliamo il valore atteso 

In altre parole possiamo affermare che il SuperEnalotto può essere considerato una forma di tassazione indiretta: non obbligatoria, ma estremamente efficace. A fronte della promessa di un premio straordinario, il giocatore accetta – consapevolmente o meno – una probabilità infinitesimale di vincita e una perdita media garantita.

A questo punto, è lecito chiedersi: esiste un impiego più razionale di quel singolo euro? La risposta è sì. E si chiama investimento. Anche gli strumenti finanziari presentano un valore atteso, ma con una differenza sostanziale: storicamente, questo valore è positivo. Prendiamo ancora una volta come riferimento l’S&P 500, uno degli indici azionari più stabili e analizzati al mondo. Su un orizzonte di lungo termine, il suo rendimento medio annuo – considerando anche i dividendi reinvestiti – si aggira attorno al 10%.


Gioco d’azzardo in Italia: storia, cultura e impatto economico

Gioco d’azzardo in Italia: il quadro attuale

Il gioco d’azzardo è un’attività vecchia quanto la storia dell’Uomo: da millenni le persone sfidano la sorte e scommettono. Qual è la situazione in Italia? 

Giocare d’azzardo su una quota alta e poter solo immaginare di vincere la cifra mostrata è una delle ragioni principali per cui le persone passano ore e ore tra casinò online e slot machine fisiche. Già ai tempi dell’Antica Roma c’erano le bische clandestine e i movimenti di condanna. Ad oggi, però, la situazione in Italia non è rosa e fiori: chi gioca d’azzardo più frequentemente e perché? Ma soprattutto, quanto spende?

La storia del gioco d’azzardo

Il gioco d’azzardo ha accompagnato – e accompagnerà – la razza umana durante tutto il suo cammino poiché da quando ha imparato a scrivere, intorno al 3000 a.C., l’uomo ha iniziato a scommettere. Il primo gioco da tavolo, il senet, è stato ritrovato nell’Antico Egitto e risale al terzo millennio a.C. Considerato uno degli antenati del Backgammon, il senet consisteva in pedine e scacchiera e legava la dimensione dell’azzardo a quella religiosa: si credeva che il defunto dovesse giocare la sua sorte contro il Destino in persona. Passano un paio di millenni e i dadi si impongono come gioco d’azzardo preferito soprattutto per i Romani, che li chiamano tesserae, seppur già proibiti (con scarso successo) con la Lex Alearia.

Nel Medioevo i dadi mantengono il primato, tanto che Dante nel Purgatorio parla della zara, gioco di origine bizantina che prevedeva due giocatori e tre dadi. Si diffondono anche le baratterie, luoghi appositamente dediti al gioco d’azzardo, che vengono legalizzati e tassati: la condanna morale e religiosa viene messa in secondo piano in favore delle entrate economiche. 

Con l’invenzione della carta nel II secondo secolo d.C, è il momento delle carte da gioco: si ritiene che la loro diffusione in Europa sia partita dalla Cina, passando per Medio Oriente ed Egitto, circa dieci secoli dopo, intorno al 1300. Successivamente arrivano anche le lotterie, con la prima in assoluto tenuta a Milano, in piazza Sant’Ambrogio, nel 1449. 

Finisce il Medioevo e con l’età moderna il gioco d’azzardo sale di livello: viene introdotto il poker, le scommesse sulle corse dei cavalli guadagnano popolarità e prende piede la roulette: una leggenda dice che il suo inventore fu il celebre Blaise Pascal, intento a studiare il moto perpetuo. Nel 1638 viene istituito a Venezia il Ridotto pubblico, la prima casa da gioco, un vero e proprio casinò

Nel 1891 a Brooklyn, New York, viene inventata la prima gambling machine, precursore della fortunata slot machine. Il XIX e il XX secolo vedono la proliferazione di casinò, seppur alternata da fasi di proibizionismo del gioco d’azzardo, fino ai giorni nostri, in cui il gambling online – nei relativi casinò online – è decisamente la forma di gioco più popolare. 

Chi gioca d’azzardo in Italia? Un fenomeno trasversale

Nulla di nuovo sotto il sole. Il gioco d’azzardo in Italia sembra essere diffuso in ogni fascia d’età, nonostante la legge vieti ai minorenni di scommettere. Analisi recenti suddividono le tipologie di scommettitori in tre gruppi: i giovani (dai 14 ai 19 anni), gli adulti (dai 20 ai 64) e gli over 65 (dai 65 anni in su). Il primo e il secondo gruppo si avvicinano al mondo delle scommesse perché hanno amici e/o parenti che giocano e rappresentano rispettivamente il 34% e il 60% della popolazione; l’ultimo gruppo, composto per lo più da pensionati e/o vedovi, invece gioca d’azzardo per impegnare il tempo e costituisce il 26% dei giocatori. 
La fascia d’età più accanita e che spende di più è quella che va dai 25 ai 36 anni

Un altro dato interessante è relativo al gender gap: non solo gli uomini giocano d’azzardo più frequentemente delle donne – rispettivamente il 51,1% e il 34,4% – ma spendono anche di più, con un importo medio della scommessa corrispondente a 31,6€ contro i 22,9€. 

Perchè si gioca d’azzardo? 

Le motivazioni principali sono fondamentalmente tre

La prima è piuttosto ovvia, nonché connessa alla possibilità di ottenere grandi premi in denaro. Tuttavia, va aldilà dell’accezione puramente economica ma rientra nella sfera psicologica. Il prezzo del biglietto (o della puntata) è molto basso rispetto alla capacità di spesa mentre il premio potenziale è incredibilmente alto rispetto al reddito di chi scommette. La bilancia costi/benefici pende – in modo ingannevole – dalla parte dei benefici. 

La seconda invece riguarda l’eccitazione della sfida, che risulta essere la motivazione più comune fra giovani e adulti. Il gioco d’azzardo offre l’opportunità di mettere alla prova le proprie abilità ma anche di competere contro gli altri, in una sfida che viene premiata con denaro reale. È chiaro quindi come per molte persone questa sensazione di adrenalina possa risultare piacevole e gratificante, al punto da generare dipendenza

Infine l’evasione dallo stress quotidiano: è la ragione più preoccupante, poiché il gioco d’azzardo qui viene utilizzato come una forte distrazione da problemi più seri e importanti, permettendo ai giocatori di sperimentare sensazioni di temporanea tranquillità e soddisfazione. 

L’impatto economico: si spende sempre di più

Nel 2023, il volume totale del denaro speso nel gioco d’azzardo in Italia ammontava a 150 miliardi di euro – l’anno prima la cifra si aggirava intorno ai 136 miliardi – e le previsioni indicano una tendenza al rialzo, con 180 miliardi nel 2025. Numeri decisamente impressionanti. Per fare un paragone, se nel 2022 gli italiani hanno riversato 136 miliardi di euro in scommesse e casinò online, in quello stesso anno la spesa per la sanità ammontava a 128 miliardi, mentre quella per l’istruzione a 52 miliardi. 

Federconsumatori, nel suo report “Il Libro Nero dell’Azzardo”, ci comunica che nel 2022 la quota pro capite per gioco d’azzardo fisico e da remoto, calcolata sulla popolazione maggiorenne residente in Italia, era pari a 2.731,68€. La cifra però varia in base alle diverse aree del Paese: la regione con più alto volume di scommesse è infatti la Lombardia con 13 miliardi di euro raccolti. Seguono Campania, Lazio ed Emilia-Romagna, con una somma totale compresa fra i 7 e i 10 miliardi. Interessante notare come il comune con quota pro capite più alta non si trovi in nessuna di queste regioni. Si tratta di Anguillara Veneta che, con 4.161 abitanti, si aggiudica il record di 13.073 euro/persona.

Un ultimo punto è relativo alla criminalità organizzata: il report menzionato prima ha quantificato in una cifra compresa fra i 16 e i 18 miliardi l’importo attribuibile ad attività legate alla malavita. Il gioco d’azzardo online permette di recuperare circa 94 euro su 100 rispetto ai 70 del gioco fisico ed è quindi un mezzo importante per riciclare grandi quantità di denaro. 

Il gioco d’azzardo non vale la candela

Nonostante possa sembrare appetibile, il gioco d’azzardo si fonda su dinamiche subdole e ingannevoli: nel 2018 l’Istituto Superiore di Sanità ha realizzato la prima indagine epidemiologica in Italia per acquisire una comprensione più chiara della diffusione del fenomeno. I dati dicono che su 14,5 milioni di giocatori italiani, un milione e mezzo sono stati classificati come problematici. A perdere è sempre chi gioca.

Sì, sembra la classica frase fatta che direbbero i tuoi genitori. Ma indovina un po’? I tuoi genitori hanno ragione e la matematica fornisce prove a supporto: scommesse, slot machine, roulette e qualsiasi gioco d’azzardo è scientificamente progettato per garantire un vantaggio al casinò, secondo la regola del valore atteso. Se così non fosse, questo modello di business non sarebbe sostenibile

A questo punto, è quasi inutile sottolinearlo ma scommettere non è investire, a lungo termine il banco vince sempre

Gettoni d’oro: cosa sono e quanto vale ciascuno?

Gettoni d’oro: cosa sono e quanto vale questa moneta

Gettoni d’oro in euro: quanto vale questa moneta, cos’è e perché viene usata nei quiz televisivi? 

Cosa sono i gettoni d’oro e quanto vale davvero questo denaro? Da Masterchef a L’Eredità, chi vince un gioco o un reality televisivo viene ricompensato con queste vere e proprie monete fatte del metallo prezioso noto per essere il bene rifugio per eccellenza. Ma i premi in gettoni d’oro hanno lo stesso valore di quelli in euro… Come si calcola quanto vale un gettone d’oro davvero? 

Cerchi un asset simile all’oro, ma più facile da acquistare, vendere e detenere? Bitcoin viene da tempo soprannominato l’oro digitale, grazie alla scarsità che deriva dalla sua disponibilità limitata. I Bitcoin in circolazione non saranno mai più di 21 milioni, e attualmente, sono circa 19,9.

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Gettoni d’oro: cosa sono e perché vengono usati 

Prima di scoprire quanto vale un gettone d’oro, vediamo cosa sono queste “valute” e perché vengono utilizzate. I gettoni d’oro sono delle monete composte del metallo prezioso in diversi carati, di peso variabile e che raffigurano il logo dell’azienda che li commissiona come Mediaset o la RAI. Fanno la loro prima apparizione nel 1955 come metodo di pagamento per le vincite dei quiz televisivi. Dal 1955 fino al 2019 in Italia la legge vietava alle emittenti televisive e radiofoniche di pagare in contanti i vincitori di giochi a premi. Questo perché l’erogazione di contanti dopo una vincita era associata al gioco d’azzardo, che deve essere svolto solo in luoghi autorizzati. Cosa sono dunque i gettoni d’oro? Una modalità per ovviare al problema normativo e continuare a premiare i vincitori dei programmi. 

Nel 2018 una sentenza del TAR del Lazio ha autorizzato i pagamenti in contanti, tuttavia i gettoni d’oro rimangono il mezzo più usato per tali vincite. Queste monete vengono prodotte dal Banco Metalli e vengono consegnate entro sei mesi. 

Per i partecipanti dei giochi a premi, i gettoni d’oro sono il modo più svantaggioso per ricevere il bottino. Il loro valore infatti è sempre inferiore rispetto al corrispettivo in euro dichiarato. Ecco quanto vale un gettone d’oro davvero. 

Gettoni d’oro: quanto vale questa moneta

Quanto vale un gettone d’oro? Il primo mito da sfatare è che un gettone d’oro non equivale a un euro. Il valore delle monete dei premi dipende da diversi fattori, in primis la percentuale di oro contenuto nelle monete ovvero i carati, poi dal prezzo del metallo sul mercato e infine dalle tasse

Una curiosità che forse non tutti conoscono è relativa alla purezza dei gettoni assegnati al montepremi: il loro contenuto d’oro è di 750 parti su 1000, con le restanti 250 costituite da una lega di altri metalli. Questa caratteristica incide sul valore dei gettoni d’oro, poiché la valutazione si riferirà all’oro 18 carati, inferiore rispetto a quella dell’oro 24 carati. La Rai però si distingue essendo l’unica a premiare con gettoni d’oro puro 24 carati. 
Un carato infatti corrisponde a 1/24 di una massa di oro puro: l’oro 24 carati ha 24 parti di oro su 24, mentre quello dei gettoni d’oro, come abbiamo visto, ne contiene 18 su 24, rendendolo puro al 75%. 

Per sapere quanto vale un gettone d’oro bisogna considerare anche le imposte che vanno pagate sulla vincita. Dall’importo del premio viene tolta l’IVA al 22%.
Quindi se il premio stabilito è di 10.000 euro in gettoni d’oro, si ricevono 7.800 euro. Il secondo passaggio per calcolare il loro valore  riguarda la conversione in euro. Per cambiarli in contanti si hanno due possibilità:

  • Venderli direttamente al Banco Metalli che li ha prodotti con una commissione del 5%, sempre considerando il prezzo dell’oro all’oncia in riferimento ai suoi carati;
  • Ricevere i gettoni e rivenderli in autonomia. In questo caso è bene cercare di vendere quando è più vantaggioso. L’oro infatti non ha un prezzo stabile, ma varia sulla legge della domanda e l’offerta. Quest’anno ad esempio i prezzi sono vicini ai massimi storici. 

I gettoni d’oro, per quanto possano sembrare “scomodi”, possono far fruttare una fortuna se si aspetta il momento di mercato giusto. Del resto l’oro è uno dei beni di rifugio per eccellenza e nei momenti di crisi o instabilità economica il suo valore può crescere esponenzialmente. 

Forse non sai che Bitcoin viene soprannominato “oro digitale” perché condivide alcune caratteristiche con il metallo prezioso. 

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Incassato il corrispettivo in contanti, ci sono ulteriori tasse da pagare per conoscere in maniera definitiva quanto vale un gettone d’oro. 

Come vengono tassati i gettoni d’oro?

Oltre all’IVA che viene sottratta in maniera automatica, come vengono tassati i gettoni d’oro? I premi dei programmi televisivi appartengono alla categoria dei “redditi diversi”, quindi vengono tassati con una ritenuta a titolo d’imposta del 20%. Per fare un confronto, le lotterie o le tombole hanno un’imposta al 10%. 

È proprio il caso di dire “non è tutto oro ciò che luccica”. Il valore delle cifre da capogiro dei gettoni che promettono in televisione può essere ridotto da tasse e commissioni. Ora che sai come si calcola quanto vale un gettone d’oro, il mondo dei quiz ti aspetta!

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Le 10 carte dei Pokémon più rare e costose al mondo

Carte Pokemon rare: la classifica e il prezzo

Quali sono le 10 carte dei Pokémon più rare e costose? Scopri la classifica e il loro esorbitante prezzo

Il mondo delle carte Pokémon rare ha affascinato collezionisti e appassionati per decenni, generando un mercato secondario a dir poco virtuoso. I Pokémon, termine che deriva dall’abbreviazione di “Pocket Monsters”, sono i protagonisti dell’omonimo videogioco giapponese creato da Satoshi Tajiri e Ken Sugimori che ha conquistato il mondo a partire dalla sua prima edizione, rilasciata nel 1996. Il gioco di carte collezionabili, noto anche come Pokémon Trading Card Game (TCG), ha visto la luce nello stesso anno e ha rapidamente guadagnato popolarità a livello mondiale

Le carte Pokémon sono, attualmente, utilizzate non solo per giocare, ma anche come oggetti da collezione. Ogni carta raffigura un Pokémon specifico con abilità e punti vita, permettendo ai giocatori di combattere tra loro in partite strategiche. Sono oltre 9.000 quelle rilasciate fino ad oggi, alcune di queste, le carte Pokémon rare, hanno raggiunto prezzi esorbitanti, tanto da poter essere considerate la nuova frontiera del collezionismo, al pari di monete e francobolli.

Leggi attentamente la classifica delle nove carte Pokémon più rare al mondo; chissà, magari ne possiedi un esemplare nascosto da qualche parte in casa.

Carte Pokémon: quali caratteristiche le rendono rare e preziose?

I fattori che rendono queste carte Pokémon rare sono diversi. Il principale, come spesso accade agli oggetti da collezione, ha a che fare con la loro storia. Quelle rilasciate in occasioni speciali, come eventi, tornei esclusivi o anniversari, tendono a essere più di valore dato che sono prodotte in quantità limitate.

Anche le condizioni di conservazione sono un fattore molto importante. Quelle intonse, valutate come “Gem Mint” o con voti alti da parte di servizi di classificazione come PSA o Beckett, possono raggiungere prezzi molto più elevati rispetto a quelle che presentano segni di usura.

Così come per i francobolli, anche gli errori di stampa sono in grado di trasformare una carta ordinaria in un oggetto di grande valore. A volte questi “difetti”, come ombreggiature mancanti, errori di “battitura” o colori alterati sono impercettibili, soprattutto per collezionisti in erba, che non conoscono a memoria tutte le caratteristiche di queste carte Pokèmon rare.

Infine, il valore delle carte varia anche a seconda del Pokémon raffigurato. Pokémon iconici come Charizard o Pikachu tendono ad avere carte che valgono di più, semplicemente perché più ricercate e amate dai fan.

La tecnologia dei non fungible token (NFT) sta, ormai da diversi anni, ricalcando le logiche di scarsità e rarità introdotte dagli oggetti di collezione nel corso del tempo. Prima francobolli e monete, poi carte da gioco, capi d’abbigliamento e strumenti musicali e infine asset digitali unici. Insomma, il collezionismo si evolve, gli NFT hanno le carte in regola per esserne la nuova frontiera?

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La classifica delle 10 carte Pokémon più rare al mondo

10. Test Print Blastoise “Gold Border” (1998)

Nonostante possa sembrare falsa, questa è una delle carte Pokémon più rare in circolazione. Il dorso della carta non è il classico con la Pokéball, ma è quello delle carte Magic: è infatti un tentativo di Wizard of the Coast di portare le carte Pokémon al pubblico inglese. È stata venduta a Luglio 2021 per $216.000.

9. Carta Promozionale Ishihara GX (Autografata)

Questa carta unica è stata distribuita nel 2017 per celebrare il 60º compleanno di Tsunekazu Ishihara, fondatore del franchise Pokémon. Rilasciata esclusivamente allo staff dell’azienda e autografata da Ishihara stesso, il suo valore ha raggiunto l’incredibile cifra di 247.230$, rendendola una delle carte più ambite dai collezionisti.

8. Snap Pikachu

Questa rara carta del 1999 è stata il premio di un concorso legato al gioco Pokémon Snap. Ne esiste soltanto una copia e il suo valore è di circa 270.000$.

7. Trofeo Pikachu N. 3 Allenatore Bronzo

Distribuita ai primi tre classificati del primo torneo Pokémon in Giappone nel 1997, questa carta trofeo ha un grande valore storico. Battuta all’asta per l’impressionante cifra di 300.000$ è il premio di una delle prime competizioni ufficiali.

6. Charizard, No Rarity Set con autografo di Mitsuhiro Arita (1996)

Questa carta Pokémon deve la sua rarità a tre elementi: è la prima carta mai realizzata di Charizard, non ha il simbolo che classifica la rarità ed è autografata da uno degli illustratori più famosi di sempre, Mitsuhiro Arita. Venduta nel 2022 per $324.000.

5. Blastoise Wizards of the Coast Presentazione Galaxy Star Holo

Creata nel 1998 come anteprima della linea TCG di Wizards of the Coast, questa carta è estremamente rara. Ne esistono soltanto due esemplari. Il suo valore, dovuto alla sua scarsità e al suo status speciale, è di 360.000$.

4. Trofeo Pikachu N. 2 Allenatore Argento

Rilasciata nel 1998, questa carta trofeo celebra uno dei primi eventi competitivi di carte di Pokémon in Giappone. Anche questa, come numerose carte Pokémon rare, è stata disegnata da Mitsuhiro Arita. Il suo prezzo si aggira sui $440.000.

3. Charizard Base Set Shadowless 1a edizione

Questa carta di Pokémon rara del 1999 è divenuta celebre per un errore di stampa, dato che non presenta le ombreggiature tipiche delle sue “gemelle” più comuni. Ciò la rende una delle carte più desiderate tra i collezionisti, con un valore che raggiunge i 420.000$.

2. Charizard Top Sun Blue Back (1997)

Parte della collezione promozionale Top Sun, col caratteristico dorso blu, questa carta Pokémon è una delle più rare per l’artwork ma soprattutto per un errore di stampa particolare: se sulla carta c’è scritto 1995, l’anno di pubblicazione è in realtà il 1997. Venduta per $493.230 nel 2021.

1. Pikachu-Holo Illustrator

Questa carta del 1998 è stata distribuita a meno di 20 illustratori come premio di un concorso artistico ed è la più preziosa e rara del mondo. Grazie alla sua rarità estrema e al suo significato storico, è considerata il Santo Graal delle carte Pokémon e il valore di una, forse l’ultima ancora in ottime condizioni, è di 6 milioni di dollari.

Ora che conosci quali sono le 10 carte di Pokémon più rare non ti resta che ribaltare casa, garage e cantina per controllare se ne hai mai posseduta una!

Magyar sorpassa Orbàn: l’Ungheria verso un cambio di rotta?

Magyar sorpassa Orbàn: l’Ungheria verso un cambio di rotta

Péter Magyar, leader del partito di opposizione Tisza, sorpassa il capo del governo Viktor Orbàn nei sondaggi: sfida aperta per la guida dell’Ungheria?

Secondo un recente sondaggio, Péter Magyar, a capo del principale partito di opposizione ungherese, avrebbe ricevuto circa il 9% delle preferenze in più rispetto a Viktor Orbàn, leader di Fidesz, partito che governa l’Ungheria dal 2010. La notizia è clamorosa perché erano quasi vent’anni che Orbàn dominava incontrastato le classifiche. Cosa è successo? Si apre la sfida per la conquista della leadership?

Viktor Orbàn e Fidesz: quindici anni di dominio politico

Laureato in giurisprudenza, Viktor Orbàn si affaccia al mondo della politica da giovane, nel contesto storico delle rivoluzioni del 1989. Entra in parlamento nel 1990 e nel 1998 vince le elezioni col suo partito Fidesz, diventando primo ministro del governo ungherese fino al 2004. Dopo sei anni all’opposizione, Orbàn vince nuovamente le elezioni e dal 2010 è il dominus incontrastato della politica ungherese.

Definito spesso come un leader autoritario, populista e filoputiniano, Viktor Orbàn è un uomo politico di estrema destra: è stato spesso criticato per aver limitato notevolmente i diritti universali dell’uomo, tra cui le libertà individuali – come il recente ban al gay pride di Budapest, la libertà di espressione e di stampa, e per aver portato l’Ungheria verso una forma di stato autoritario.  

Le prime fratture interne

Febbraio 2024, si dimette Katalin Novàk, Presidente della Repubblica ungherese in quota Fidesz, il partito di Orbàn. Il motivo? Aver concesso la grazia ad uomo condannato per complicità in un caso di abusi sessuali su minori. Con lei anche Judit Varga, Ministra della Giustizia eletta sempre con Fidesz, colpevole di aver firmato la grazia concessa. Qualche settimana dopo, il marito della Ministra Varga rilascia delle registrazioni in cui la stessa confessa che alcuni membri del governo Orbàn avevano falsificato delle prove giudiziarie per insabbiare il loro coinvolgimento in un grosso giro di corruzione. E chi è il marito della Ministra Varga? Proprio lui, Péter Magyar.

Péter Magyar: per distruggere il sistema, devi conoscerlo dall’interno

Le registrazioni, secondo Magyar, sono la prova che dimostra che il regime di Orbán è profondamente corrotto. “Non permetteremo che il più grande scandalo politico e giudiziario degli ultimi trent’anni venga insabbiato” – ha dichiarato. Da quel Febbraio, Péter Magyar ha un solo obiettivo in testa: fare opposizione al governo del “capo di stato mafioso Viktor Orbán”. La cosa più curiosa? Magyar è stato membro di Fidesz, il partito di Orbàn, dal 2002 al 2024.

Magyar prende seriamente a cuore la causa: fa attivismo, convoca manifestazioni per denunciare la “mafia” che controlla il potere ungherese e finalmente si candida per le elezioni europee del 2024 col partito di opposizione Tisza.

Le elezioni europee e la svolta 

In soli quattro mesi, l’ingresso di Magyar in Tisza permette al partito di conquistare più del 30% dei voti. Il dato politico è chiaro: dopo quasi vent’anni, la ferrea e incontrastata leadership di Viktor Orbàn è seriamente in difficoltà, un nuovo player è entrato nella scena e non sembra disposto a mollare. Nell’arco dell’ultimo anno, Péter Magyar ha continuato a lottare al grido di “Non abbiamo paura!” e “Orbàn dimettiti!”, perchè “la stragrande maggioranza del popolo ungherese è stanca dell’élite al potere, dell’odio, della propaganda e delle divisioni”.

Ma la breaking news proviene da un recente sondaggio dove si evince che Tisza è al 46% delle preferenze contro il 37% di Fidesz, ma soprattutto che il 56% degli ungheresi vorrebbe un cambio di governo

Purtroppo nessuno ha la sfera di cristallo: i dati dei sondaggi sono sempre indicativi ma non garantiscono alcuna certezza, soprattutto a causa del fatto che le prossime elezioni sono programmate per il 2026. Nel frattempo non resta altro che osservare da lontano e sperare che il popolo ungherese riesca ad esprimere democraticamente la propria scelta politica.