Come fare soldi online e partendo da zero? Idee e opportunità

Come fare soldi online e partendo da zero: 9 idee

Come fare soldi online e magari partendo da zero? È davvero possibile? 

Forse anche tu ti sei chiesto almeno una volta come fare soldi online, magari partendo da zero, e ti sei imbattuto in improbabili guide alla ricerca del guadagno facile o promesse troppo belle per essere vere. Oggi esistono diverse opportunità per sfruttare internet non solo per arrotondare lo stipendio ma come vera e propria fonte di entrate.

Bisogna però essere realistici, nessuna di queste opzioni prevede zero sforzo. Se vuoi sapere come fare soldi online tieni presente che questo non significa affidarsi a una formula magica che gonfierà il tuo conto in banca senza alzare un dito. 

Come fare soldi online partendo da zero: cose da sapere 

La prima considerazione da fare in questa breve guida, è che internet ormai è il “luogo” in cui lavora la maggior parte delle persone. Guadagnare online oggi non è una novità, basti pensare a chi durante la pandemia ha iniziato a lavorare a distanza e continua tuttora. Inoltre, negli ultimi anni si sono sviluppate diverse professioni che si basano sul lavoro “telematico”, come gli influencer e le figure del digital marketing. Quindi se vuoi sapere come fare soldi online partendo da zero e desideri costruire una carriera, considera i mestieri dell’era di internet.

Il web offre numerose potenzialità perché ormai tocca ogni aspetto della vita quotidiana. Possiamo vendere qualsiasi prodotto e servizio e mettere da parte qualcosa per i nostri risparmi. Oltre alle possibilità di internet già note, la tokenizzazione e gli NFT stanno aprendo nuove modalità per monetizzare in maniera sempre più equa i contenuti su internet. La fase dello sviluppo di internet a cui ci stiamo affacciando, conosciuta come Web3, offrirà nuovi spunti su come fare soldi online e partendo da zero. 

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Idee e opportunità

Entriamo nel vivo e vediamo diverse idee e opportunità da tenere in considerazione:  Ce ne sono davvero per tutti i gusti ed esigenze. 

  1. Sondaggi retribuiti

Come fare soldi online anche senza particolari competenze? Dedicando il proprio tempo a sondaggi che vengono retribuiti. Le aziende infatti sono sempre alla ricerca di feedback e recensioni sui loro prodotti. Queste sfruttano le opinioni di chi partecipa ai sondaggi per migliorare diversi aspetti, dalla comunicazione alla struttura. 

I sondaggi possono riguardare sia prodotti che siti o app

  1. Second hand

La risposta a come fare soldi online partendo da zero e contemporaneamente liberando anche spazio in casa è vendere abbigliamento o oggetti di seconda mano. Tra Subito.it, ebay e Vinted, Wallapop e Facebook Marketplace le piattaforme che ti permettono di liberarti di oggetti che non usi più sono tantissime. 

  1. Collezionismo

Sul web puoi anche guadagnare qualcosa vendendo oggetti da collezionismo. In cantina potresti recuperare monete rare o francobolli introvabili che valgono una fortuna. Online esistono veri e propri siti di aste specializzate a cui puoi richiedere anche consulenze. 

  1. Print on demand

Questi servizi permettono di affidarsi a un e-commerce di prodotti personalizzabili che realizza su richiesta e spedisce magliette, tazze, poste o altri gadget con le tue grafiche o opere d’arte sopra. Se sei un* artista o un* designer, con i print on demand puoi fare soldi online senza investire nessuna cifra o gestire un magazzino. 

  1. Amazon Affiliate 

Grazie al programma “Amazon Affiliate” chiunque può promuovere link dei prodotti dell’e-commerce e ottenere delle percentuali sulle vendite effettuate tramite essi. In altre parole chiunque tramite un blog o un qualsiasi contenuto internet può consigliare dei prodotti e ottenere fino al 12% di commissioni. 

  1. Lavoro freelance 

Un’altra idea è quella di offrire servizi da freelance. Tradurre o scrivere testi, correggere bozze, vendere fotografie stock o programmare siti web sono solo alcuni esempi di ciò che puoi trasformare in un’entrata. Per questo scopo sono state create alcune piattaforme che mettono in contatto i vari professionisti come Fiverr o Melascrivi.

Se stai leggendo questo articolo in quanto appassionato di criptovalute, e vorresti fare un po’ di esperienza in questo settore, ci sono delle piattaforme che fanno al caso tuo! Le più utilizzate sono, al momento, Upwork, Web3 jobs, Remote3 e CryptoJobsList. Se, invece, vuoi approfondire questo settore pieno di opportunità puoi accedere all’app di Young Platform.

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  1. Monetizzare un blog o un profilo social

Uno dei modi più conosciuti e tradizionali per fare soldi online partendo da zero è quello di curare un blog o un profilo social per farlo crescere in termini di visite e follower. In questo modo si può guadagnare ad esempio vendendo pubblicità.

  1. Self Publishing

Come fare soldi online con il tuo romanzo nel cassetto? Se hai ambizioni letterarie puoi considerare di pubblicare in autonomia il tuo libro (senza passare per case editrici) e guadagnare direttamente dalle vendite. Quello di Amazon (Kindle Direct Publishing) è uno dei servizi di self publishing più utilizzati, con cui creare ebook o stampare cartacei che vengono venduti direttamente tramite l’e-commerce. Il colosso delle vendite propone anche il premio letterario “Amazon Storyteller” dedicato a tutti coloro che hanno autopubblicato le loro opere con il servizio KDP. In palio ci sono 10.000 euro

Il self publishing non è solo per gli scrittori in erba, qualsiasi siano le tue conoscenze puoi metterle giù nero su bianco e trovare il tuo pubblico di riferimento

  1. Acquisto e vendita di domini internet

Il mercato dei domini internet continua ad essere uno dei metodi per fare soldi online, seppur sia diventato sempre più competitivo negli anni. Una delle pratiche più diffuse è quella del domain flipping che consiste nel registrare dei domini a basso costo e poi rivenderli a cifre più alte. Per guadagnare il più possibile bisogna andare alla ricerca dei nomi più ricercati e quindi potenzialmente più costosi. 

Le cose da NON fare

Ora che hai a disposizione diverse idee, è bene occuparsi delle best practices da adottare. Innanzitutto è bene non fidarsi di chi su internet ma non solo, promette guadagni facili e senza sforzo. Spesso dietro a queste promesse ci sono brutte sorprese. È sempre indispensabile assicurarsi che le piattaforme o i servizi che si utilizzano non nascondano truffe.

Spesso, gli attori che propongono questo tipo di attività, che possiamo definire utilizzando un eufemismo, poco trasparenti, sfruttano proprio il settore delle criptovalute. In particolare, utilizzano questo mondo per promettere guadagni astronomici, simili a quelli registrati da alcuni pionieri di questa tecnologia, che oggi è praticamente impossibile replicare. Non cadere in queste trappole! I soldi facili non esistono, e, nel caso in cui esistessero, se qualcuno avesse la possibilità di guadagnare milioni di euro non facendo nulla, conserverebbe tale “ricetta” per se.

Piuttosto puoi approfondire la tecnologia blockchain e le principali criptovalute studiando il loro funzionamento.

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Se hai deciso di provare uno di questi modi, tieni presente che serve pazienza per ottenere i risultati che ti sei prepost*. La frustrazione e lo scoraggiamento iniziale non ti porteranno da nessuna parte, piuttosto dedicati con costanza al tuo progetto per crescere un po’ alla volta.

Infine informati per agire in maniera conforme e legale. Infatti tutto quello che guadagni, che sia su internet o no, va dichiarato. Chiedi una consulenza al tuo commercialista di fiducia per iniziare a fare soldi online  partendo da zero!

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Cosa è successo alle azioni di GameStop? Perché sono esplose a rialzo nelle ultime ore?

Azioni GameStop: cos’è successo al prezzo?

Le azioni di GameStop sono esplose a rialzo nella giornata di ieri, in seguito ad un meme apparso su X (ex Twitter). Come mai il loro prezzo è salito così tanto?

È ripartita la stagione delle meme stock? Nella giornata di ieri le azioni di GameStop sono esplose a rialzo duplicando il loro valore. Per stimare la portata di tale movimento rialzista basta specificare che il New York Stock Exchange (NYSE), mercato sul quale si svolge il trading dell’azione, è stato obbligato a mettere in pausa gli scambi.

Nelle ore successive, poi, l’ondata di acquisti si è abbattuta anche sulla blockchain di Solana, dove sono nate diverse meme coin che hanno preso ispirazione dall’accaduto. Ecco che cosa è successo alle azioni di GameStop e da cosa è scaturito il pump

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La storia delle azioni di GameStop

Per capire chi è stato a far esplodere a rialzo le azioni di GameStop, e in generale cosa è successo, dobbiamo fare un passo indietro e tornare, per un momento, al 2021. Quell’anno si verificò uno degli eventi più particolari e inaspettati della storia di Wall Street. Il prezzo delle azioni di GameStop, nella primavera di quell’anno, fu oggetto di movimento a rialzo straordinariamente violento e passò, in meno di quindici giorni, da circa 5$ a più di 120$.

La causa principale dell’esplosione fu uno short squeeze, un rapidissimo aumento di prezzo generato dalla chiusura di tantissime posizioni short. Chiudere una posizione short equivale, infatti, a effettuare un acquisto e se questa azione viene effettuata da diversi investitori, si genera un circolo vizioso che spinge violentemente il prezzo verso l’alto. Il termine “squeeze” ovvero “spremere” sta a indicare ciò che accade ai trader che stavano shortando il titolo, i quali vengono spremuti finanziariamente dall’aumento di prezzo.

In quel frangente la popolarità di un utente noto come Roaring Kitty su X (ex Twitter) e come DeepFu***ngValue su Reddit crebbe enormemente, soprattutto perché gli utenti del social network si accorsero che era dal marzo del 2019 che l’utente deteneva il titolo GME. Ma non solo, DVS postava mensilmente analisi e tesi di investimento in cui comunicava ai suoi follower che le azioni di GameStop erano fortemente sottovalutate e che alcuni fondi di investimento le stavano, appunto, shortando. 

Inutile dire che il trader e analista finanziario, all’anagrafe Keith Gill, è diventato, una volta che lo short squeeze da lui previsto è, di fatto, avvenuto, una vera e propria leggenda. Nel suo ultimo aggiornamento, che risale a marzo del 2021, il valore del suo portafoglio ammontava a circa 34 milioni di dollari, mentre poco più di due anni prima le stesse azioni valevano circa 53.000$.

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L’esplosione delle azioni di GameStop di maggio 2024

Ora che conosciamo la storia delle azioni di GameStop, possiamo analizzare quanto accaduto durante la giornata di ieri, lunedì 13 maggio. Roaring Kitty, Il leader della meme stock season che abbiamo conosciuto nel paragrafo precedente, dopo quasi tre anni di assenza dai social media, è tornato a postare. Non ha pubblicato un post di spiegazioni e neanche un semplice saluto, ma un meme chiaramente riferito al mondo dei videogiochi che ha collezionato in meno di ventiquattro ore più di 2 milioni di visualizzazioni.

https://x.com/TheRoaringKitty/status/1789807772542067105

Le azioni di GameStop, che orbitavano intorno al livello dei 30$ prima dell’apertura dei mercati, sono esplose a rialzo aprendo sul livello dei 65$, obbligando il NYSE a mettere in pausa il trading. E questo avvenimento ha avuto un impatto anche sul mondo crypto.

Già nel 2021 l’esplosione delle meme stock e la crescita dell’adozione crypto erano stati due fenomeni, in parte, correlati. All’epoca, l’interesse di massa attratto dalle azioni si era riversato anche nel settore delle criptovalute, e nelle ultime ore è successo lo stesso, anche se in misura minore per quanto riguarda l’ammontare monetario approdato nel mercato crypto. Sono nate diverse meme coin su Solana dotate di nomi e sigle che rimandano all’evento, ma ad avere la meglio è stato GME, il token omonimo delle azioni di GameStop. Questa crypto ha registrato un incremento del +1.900% nelle ultime ventiquattro ore, raggiungendo una capitalizzazione di mercato di 68 milioni di dollari.

Cosa succederà nei prossimi giorni? L’interesse sulle azioni di GameStop si riverserà anche nel mondo crypto come già successo nel 2021? Puoi prepararti a questa evenienza acquistando Solana, il token nativo della blockchain protagonista nell’ecosistema delle meme coin.

Bitcoin può essere hackerato? I computer quantistici possono distruggerlo?

Bitcoin può essere hackerato?

È possibile che Bitcoin venga hackerato? I computer quantistici riusciranno a distruggere la blockchain? Scopri di più

La blockchain di Bitcoin è estremamente sicura a livello informatico, prevalentemente grazie ai modelli crittografici che utilizza. Nonostante questo, all’orizzonte c’è una minaccia che preoccupa alcuni crypto enthusiast: i computer quantistici. 

Queste macchine, incredibilmente potenti, sono in grado di svolgere calcoli ad una velocità esponenzialmente più elevata rispetto a quelle tradizionali e, per questo motivo, potrebbero mettere a rischio la blockchain di Bitcoin. La sicurezza dell’intera rete si basa, infatti, proprio sulla potenza di calcolo, messa a disposizione dai miner e costantemente in equilibrio.

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Visto che lo sviluppo di queste macchine sta avanzando velocemente negli ultimi anni, è necessario preoccuparsi? Bitcoin potrà, davvero, essere hackerato per colpa dei computer quantistici?

Bitcoin può essere hackerato? Cosa sono i computer quantistici

L’intuizione che sta alla base di questa tecnologia risale al 1981, quando Richard Feynman propose la sua teoria della computazione quantistica. L’idea era quella di creare elaboratori che simulassero la realtà proprio nel modo in cui si manifesta, e quindi attraverso artefatti quantistici, e non attraverso variabili binarie.

La differenza principale tra i computer quantistici e quelli tradizionali sta, dunque, nell’architettura delle più piccole unità che compongono il linguaggio macchina

Il linguaggio macchina di un elaboratore tradizionale è, infatti, basato su un’architettura binaria; l’unità di informazione che sta alla base di questa si chiama Bit e codifica uno stato che può essere o 0 o 1.

Al contrario, l’unità di informazione dei computer quantistici, il Qubit, o bit quantistico, si ispira alle particelle. Senza entrare troppo nel tecnico si può dire che i Qubit possono oltre ad assumere lo stato 0 o 1, possono restituirne uno qualsiasi di quelli compresi tra i due valori.

Il funzionamento di queste macchine è estremamente complesso, perciò non entreremo nel dettaglio. Anche perché il focus di questo articolo è comprendere se Bitcoin può essere o meno hackerato da queste macchine all’avanguardia.

Come funziona la crittografia di Bitcoin?

Per capire se i computer quantistici saranno in grado di hackerare Bitcoin dobbiamo comprendere come lavora la sua blockchain a livello crittografico. Il network di BTC utilizza, in questo senso, tre funzioni principali:

  1. La funzione di hash Secure Hash Algorithm (SHA) 256: è un algoritmo che viene utilizzato da Bitcoin per garantire l’integrità delle informazioni memorizzate in un blocco. La SHA-256 è unidirezionale, ovvero è possibile generare un hash (o impronta digitale) da qualsiasi contenuto ma, al contrario, non è possibile svolgere il procedimento inverso, ovvero non si può risalire al contenuto partendo dall’hash. Il risultato di questa funzione crittografica, che viene utilizzata principalmente nel processo di mining, in particolare per creare l’hash del blocco e garantire il funzionamento del meccanismo di consenso Proof-of-Work, è sempre un codice alfanumerico di 64 caratteri, codificato in 256 bit o 32 byte ed essa;
  1. RIPEMD-160: questa è un’altra funzione hash crittografica usata in Bitcoin, principalmente per ridurre la lunghezza degli hash SHA-256 da 256 bit a 160 bit. Questo ridimensionamento viene utilizzato nella creazione dell’indirizzo Bitcoin, che inizia con un hash SHA-256 della chiave pubblica seguito da un hash RIPEMD-160;
  1. Le Curve Ellittiche: Bitcoin usa l’Elliptic Curve Digital Signature Algorithm (ECDSA) per garantire che le monete possano essere spese solo dal legittimo proprietario. La curva specifica usata in Bitcoin è la secp256k1, che aiuta a generare la chiave pubblica dalla chiave privata e a firmare le transazioni.

Bisogna anche specificare che Bitcoin utilizza funzioni crittografiche che siano battle tested. Ciò significa che esse non sono funzionanti soltanto a livello matematico ma sono state già testate “sul campo” per diversi anni, o addirittura, decenni. 

Guarda il prezzo di BTC

Perché i computer quantistici sono una minaccia?

È arrivato il momento di rispondere alla domanda centrale di questo articolo: Bitcoin può essere hackerato?

Per farlo ci concentreremo sulla modalità teoricamente più possibile, ottenere il controllo di più del 50% della potenza computazionale della rete, e quindi effettuare un 51% attack. Se un hacker riuscisse in questa impresa potrebbe, potenzialmente, spendere due volte i Bitcoin, il che porterebbe al fallimento dell’intera blockchain

Scongiurare la minaccia della doppia spesa (double spending) è stato uno degli obiettivi principali del creatore di Bitcoin Satoshi Nakamoto. D’altronde, BTC non sarebbe andato lontano se qualcuno avesse potuto impiegare la stessa somma in più scambi economici. 

In questo senso i computer quantistici sono sempre stati considerarti una minaccia per Bitcoin e, più in generale, per la crittografia, dato che sono, teoricamente, in grado di effettuare complicatissimi calcoli ad una velocità esponenzialmente più alta rispetto a quelli tradizionali. Queste operazioni matematiche complesse, stanno alla base della sicurezza di Bitcoin, dato che vengono svolte dai miner per validare i blocchi e quindi rendere sicuro l’intero network.

Perché Bitcoin dovrebbe essere al sicuro?

Bitcoin può, davvero, essere hackerato? I quantum computer sono, all’atto pratico, una minaccia o, nel caso in cui la loro adozione dovrebbe crescere, non avranno comunque nessun impatto sul network di BTC? È impossibile dare una risposta certa a questa domanda. Tuttavia, possiamo analizzare alcuni dati e toerie per fare chiarezza sulla questione. 

Una delle più popolari sostiene che, una volta che questa tecnologia verrà adottata e i computer quantistici diventeranno davvero acquistabili, i miner di Bitcoin saranno tra i primi soggetti ad utilizzarli. In passato essi si sono aggiudicati le componentistiche hardware più avanzate, proprio perché la validazione dei blocchi della rete di BTC è un’attività fortemente competitiva e chi la svolge è fortemente incentivato ad aggiornare costantemente il proprio setup. Attualmente l’80% di questi soggetti possiede macchine estremamente costose, dotate dei chip più potenti in circolazione.

Secondo alcune stime, per replicare la potenza di calcolo in possesso dal 51% dei partecipanti alla rete, bisognerebbe spendere circa 3,7 miliardi di dollari in componenti hardware. Questa cifrà non tiene conto dell’aumento di prezzo che subirebbero i componenti, dato un tale incremento della domanda. Senza considerare poi che l’autore di un attacco di questo tipo non produrrebbe nessun beneficio economico per se stesso, dato che, nel caso in cui andasse a buon fine, ogni Bitcoin perderebbe, istantaneamente, il suo valore.

Insomma, non si trarrebbe alcun vantaggio tendando hackerare Bitcoin, nonostante sia teoricamente possibile, mentre il costo, approssimato per difetto a 3,7 miliardi di dollari, è incredibilmente elevato. Sarebbe più facile, e remunerativo, provare ad hackerare una banca centrale.

Quanto valgono le vecchie lire? Focus sui tagli da 10, 100, 500 e 1000

Lire monete e carta

Una guida al valore delle vecchie lire: fino a quanto possono essere valutate?

Il valore delle 10 lire, delle 100, delle 500 e delle 1000 viene spesso ricercato non soltanto dagli esperti del campo, ma anche da quanti possono ritrovarsi in casa esemplari più o meno particolari del vecchio conio. 

Non di rado accade infatti di rimettere le mani sulle vecchie lire nascoste nei cassetti o nelle case dei nonni. Ma qual è il loro valore? Possono essere considerate oggi delle rarità? Quest’ultima, tra l’altro, è una caratteristica tipica delle criptovalute e soprattutto del Bitcoin il cui limite di emissione è fissato a 21 milioni di BTC. Il che, ovviamente, contribuisce alla preziosità della crypto e ad incrementare la sua forza anti-inflazionistica.

Esplora il mercato crypto

10 Lire: valore di Pegaso e Spiga

Negli anni della Repubblica sono state coniate ben due monete da 10 lire con valore oggi differente. La prima, coniata dal 1946 al 1950, è la 10 Lire Pegaso (anche nota come 10 Lire Ulivo). Per conoscere esattamente il valore dei pezzi, però, bisogna fare delle distinzioni fra i diversi anni di produzione: 

  • 1946: in Fior di Conio (ossia senza segni di circolazione) il valore di questa 10 lire può superare i 500€. Un pezzo in condizioni Splendide (pochissima circolazione e con rilievi intatti) arriva sopra i 350€. Un pezzo in buone condizioni invece può toccare i 200€.
  • 1947: essendo la più rara, il valore di questa 10 Lire Pegaso si aggira in Fior di Conio anche sopra i 4.500€, in buone condizioni intorno ai 1.700€ e nello stato di Splendido poco sotto i 3.000€.
  • 1948: non rara come la precedente, essa può valere intorno alle 150€ in Fior di Conio, e intorno alle 50€ in condizioni Splendide.
  • 1949 e 1950: entrambe le annate hanno prodotto 10 Lire Pegaso dal valore di 50€ per pezzo in Fior di Conio. 

Diverso il discorso per la 10 Lire Spiga (o Spighe), coniata dal 1951 al 1956 e poi ancora dal 1965 al 2001:

  • 1951: valore in Fior di Coinio (FDC) di 25€. 
  • 1952: 20€ in FDC. 
  • 1953: 25€ in FDC.
  • 1954: 90€ in FDC.
  • 1955: 15€ in FDC.
  • 1956: 25€ in FDC.
  • 1965: 30€ in FDC

Per le annate 1966, 1967, 1983 e 1984 il valore di questa 10 Lire si aggira intorno ai 5€ mentre per le restanti si parla di cifre di circa 1 o 2 euro. 

100 lire: valore

In FDC, la moneta del 1955 potrebbe valere più di 800€, mentre in quasi Fior di Conio 700€ e in condizioni Splendide 120€. Quella dell’anno successivo, invece, potrebbe aggirarsi fra i 120-150€ in FDC e intorno ai 18€ in status Splendido. 

Anche il valore delle 100 Lire coniate dal 1957 al 1961 è abbastanza buono: un pezzo in condizioni ottimali può oscillare tra i 500€ ed il 650€. Le 100 lire del 1962 e del 1963 sono le ultime ad avere un buon peso, compreso tra i 100€ ed i 180€ in FDC. 

Per quel che riguarda il valore delle 100 Lire piccole, coniate all’inizio degli anni ‘90, questo è di circa 1,5€ in condizioni perfette. Le 100 Lire Guglielmo Marconi invece si aggirano intorno ai 500€ in FDC se in argento e con la scritta “prova”, e intorno ai 250€ se in Acmonital sempre con la scritta. 

Le 100 Lire FAO e le 100 Lire Livorno hanno un valore di circa 2€.

Valore 500 lire

Anche in questo caso vanno fatte diverse distinzioni. 

  • 500 Lire Caravelle: quella rara con le bandierine delle caravelle controvento, sale fino a 13.000 euro in FDC. Quella classica, invece, può valere fino a €45. 
  • 500 Lire 100° Unità d’Italia: 15€ in FDC.
  • 500 Lire Dante Alighieri: il valore dei pezzi di prova (con la relativa scritta) arriva a 2.500€, mentre quello dei pezzi classici fino a 12€.
  • 500 Lire Bimetalliche: quella più nota, che in FDC può arrivare a 2€, con l’eccezione di quelle coniate nel 1958 con la testa media e la firma piccola, intorno ai 20€.
  • 500 Lire Banca d’Italia: parliamo di circa 2-3€ di valore.
  • 500 Lire Luca Pacioli: 5€ in FDC.
  • 500 Lire ISTAT: circa 3€ in FDC.
  • 500 Lire Polizia Stradale: circa 3€ in FDC.
  • 500 Lire IFAD: circa 3€ in FDC.
  • 500 Lire Elezioni Del Parlamento Europeo: 4€.

Valore 1000 Lire

Discorso vasto anche per le famose 1000 Lire. Quelle Roma Capitale 1970 Argento arrivano a 600€ con la scritta “prova” senza la quale scendono invece a 15€. Le 1000 Lire Sbagliate con Errore (riguardante i confini della cartina disegnata) hanno un valore massimo di 3€ mentre quelle con la cartina corretta del ‘97 e ‘98 arrivano a 4€. I pezzi del 1999 e 2000 invece possono arrivare fino a 15€. Sul fronte banconote, invece, quelle della prima serie che iniziano per AA e terminano con la lettera A, valgono circa 35€.

Ovviamente il mondo numismatico è così ampio che esistono numerose altre monete non citate in questo articolo. Molti pezzi possono avere minime caratteristiche che li differenziano gli uni dagli altri, quindi affidarsi ad un esperto per ottenere una valutazione corretta sul valore delle lire che si posseggono è sicuramente la strada più sicura.

 

Cos’è l’OAM, Organismo degli Agenti e dei Mediatori?

Cos’è l’OAM, l'Organismo degli Agenti e dei Mediatori

Che cos’è l’OAM, Organismo degli Agenti e dei Mediatori e cosa bisogna fare per iscriversi?

In questo articolo scopriamo che cos’è l’OAM, Organismo degli Agenti e dei Mediatori, un punto di riferimento essenziale per i professionisti che operano nel settore finanziario. Il principale compito di questa associazione consiste nel gestire gli elenchi degli agenti e i mediatori in attività.

Scopri che cos’è l’OAM, di cosa si occupa e quali sono i passaggi per iscriversi.

Cos’è l’OAM?

L’Organismo degli Agenti e dei Mediatori esiste dal 2010 ed è stato integrato dal Decreto Legislativo emesso dal governo il 13 agosto di quell’anno. È un’associazione privata, dotata di personalità giuridica e senza scopo di lucro. 

L’OAM può esercita il diritto di applicare delle sanzioni, nel caso in cui identifichi comportamenti scorretti da parte dei suoi iscritti. Questa struttura si occupa principalmente di redigere e iscrivere negli appositi elenchi gli agenti finanziari e i mediatori creditizi in attività.

Le funzioni dell’OAM

Comprendere che cos’è l’OAM vuol dire, soprattutto, capire quali sono le funzioni di questo organismo. La principale ha a che fare con la gestione degli elenchi degli agenti in attività, ma l’Organismo degli Agenti e Mediatori si occupa anche di altro. È suo compito verificare l’onorabilità e la professionalità degli agenti e si assicura che le normative vigenti vengano applicate in modo corretto e non ci siano conflitti di interesse.

Insomma, la maggioranza delle attività portate avanti dall’OAM puntano a mantenere l’integrità del settore e proteggere gli interessi dei consumatori.

Come iscriversi all’OAM e il processo di registrazione

Innanzitutto, potrebbe essere utile comprendere il motivo per il quale è importante iscriversi all’OAM. Essere iscritti a questo registro è la condizione necessaria per poter fornire legalmente servizi finanziari in Italia

Questo non vale soltanto per gli agenti e i mediatori che operano nel settore finanziario tradizionale, ma anche chi esercita servizi relativi all’utilizzo di criptovalute e alla fornitura di portafogli digitali (wallet). Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha infatti, attraverso il decreto del 13 gennaio 2022, emanato l’obbligo di registrazione anche per gli operatori in valuta virtuale.

Per diventare parte dell’OAM, i candidati devono superare un test che valuta la loro conoscenza in ambito economico, finanziario e giuridico. Il test si compone di 20 domande a scelta multipla, estratte da un database consultabile sul sito ufficiale dell’OAM. A partire dal 1° settembre 2015, l’ammissione agli elenchi può avvenire solo superando il test.

Dopo il superamento del test, i candidati possono accedere alla propria area riservata sul sito per confermare l’esito positivo e procedere con l’iscrizione all’elenco di competenza. Le fasi di registrazione sono ben dettagliate e guidate tramite indicazioni ricevute via email sulla casella di posta certificata del candidato. Questo sistema assicura che solo i professionisti qualificati e meritevoli possano essere inclusi negli elenchi, rafforzando così la fiducia pubblica nel settore.

Insomma, ponendosi la domanda che cos’è e come funziona l’OAM si comprende l’importanza di questo organo per gli agenti e i mediatori che operano, in Italia, nel settore finanziario. Come già anticipato, l’iscrizione è obbligatoria anche per i soggetti operano nel settore delle criptovalute, per questo motivo Young Platform è iscritta da maggio del 2022.

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Chi sono i 10 uomini più ricchi del mondo?

Uomini più ricchi del mondo: la classifica aggiornata al 2023

Chi sono gli uomini più ricchi del mondo nel 2024? Elon Musk ha mantenuto il suo primato o è stato scalzato da qualche altro miliardario? 

Qual è la classifica degli uomini più ricchi del mondo nel 2024? Questa graduatoria è calcolata in base al patrimonio netto. Ovvero alla differenza tra il valore totale dei beni o degli asset posseduti, ad esempio contanti, investimenti, immobili e aziende, e l’ammontare delle passività, in particolare debiti e mutui.

La classifica degli uomini più ricchi del mondo più conosciuta è quella stilata annualmente da Forbes. Quella redatta dalla rivista statunitense non è però l’unica, esiste anche il Bloomberg Billionaires Index che restituisce il valore dei possedimenti dei miliardari più facoltosi del mondo in tempo reale e per questo motivo potrebbe variare nei prossimi mesi.

Queste due graduatorie nonostante mostrino valori leggermente diversi per quanto riguarda i patrimoni, anche una classifica degli uomini più ricchi del mondo diversa. Per questo articolo ci siamo basati sui dati di Forbes, anche se la prima posizione è condivisa da entrambe le graduatorie. 

10. Larry Page

Larry Page è uno dei due fondatori di Google, nonche ex CEO dell’azienda e di Alphabet, la holding che la possiede. Attualmente Google, e quindi Alphabet, è la quarta azienda al mondo per capitalizzazione di mercato, preceduta soltanto da Microsoft, Apple e NVIDIA, grazie a un market cap di circa 2 triliardi di dollari. Il patrimonio di Larry Page è, invece, di 114 miliardi di dollari secondo Forbes.

9. Mukesh Ambani

Mukesh Ambani è il presidente della Reliance Industries Limited (RIL), una delle più grandi aziende indiane. La RIL realizza prodotti petroliferi e petrolchimici, fibre e materiali per il settore tessile. Il suo patrimonio è di 116 miliardi di dollari.

8. Steve Ballmer

Al decimo posto della classifica degli uomini più ricchi del mondo c’è l’ex CEO di Microsoft, Steve Ballmer. Ballmer è stato uno dei primi dipendenti dell’azienda tech; è entrato a far parte della compagnia fondata da Bill Gates nel 1980. 

Nel corso degli anni ha ricoperto diversi ruoli chiave all’interno di Microsoft, incluso quello di presidente dal 1998 al 2000. Dopo aver lasciato l’azienda nel 2014 è diventato il proprietario della squadra della National Basketball Association (NBA) dei Los Angeles Clippers. Il suo patrimonio è di circa 121 miliardi di dollari.

7. Bill Gates

Il sesto nella classifica degli uomini più ricchi del mondo non ha bisogno di presentazioni. Il fondatore di Microsoft ha guidato questa classifica per diversi anni: ininterrottamente dal 1995 al 2009 e poi anche nel 2014 e nel 2015. Il suo patrimonio dal 2009 in poi è cresciuto ogni anno. Ad oggi, secondo Forbes, si aggira intorno ai 128 miliardi di dollari.

6. Warren Buffett

Anche alla quinta posizione della classifica degli uomini più ricchi del mondo troviamo un personaggio molto noto, che è stato in due occasioni il leader di questa graduatoria. Warren Buffet viene considerato da molti l’investitore migliore di sempre. La sua società, la Berkshire Hathaway, è la sesta azienda più grande del pianeta grazie ad una capitalizzazione di mercato di 713 miliardi di dollari. Il valore totale dei beni in possesso di Buffet è invece di 133 miliardi di dollari.

5. Larry Ellison

Larry Ellison è uno dei co-fondatori nonché l’ex CEO di Oracle, una delle più grandi aziende di software al mondo. Il suo patrimonio secondo Forbes è di circa 141 miliardi di dollari.

4. Mark Zuckemberg

Il quarto uomo più ricco del mondo non ha, di certo, bisogno di presentazioni. Il co-fondatore di Facebook, nonché CEO dell’azienda che ora prende il nome di Meta ha un patrimonio di 177 miliardi di dollari. Chissà se quando fondò il suo social media per connetere studenti universitari avrebbe immaginato di poter raggiungere questo traguardo.

3. Jeff Bezos

Il gradino più basso del podio della classifica degli uomini più ricchi del mondo è occupato dal fondatore ed ex CEO di Amazon, Jeff Bezos. Nel 2021 ha lasciato la quinta azienda più grande al mondo per dedicarsi alla filantropia e ad altri progetti, come il suo fondo di beneficenza per combattere il cambiamento climatico e promuovere la sostenibilità ambientale. Bezos è stato l’uomo più ricco del mondo in quattro occasioni: nel 2017, 2018, 2019 e nel 2020 e il suo patrimonio nel 2023 è di 194 miliardi di dollari.

2. Elon Musk

Medaglia d’argento per il tycoon sudafricano Elon Musk. Che è stato di recente scalzato dal gradino più alto del podio. Il nuovo presidente di Twitter, nonché CEO di Tesla e SpaceX e co-fondatore di Open AI, l’azienda che si occupa dello sviluppo di Chat GPT

È stato l’uomo più ricco del mondo nel 2021 e nel 2022 ed ora si gioca il primato con il proprietario del gruppo LVMH. Il patrimonio di Elon Musk, che si aggira intorno ai 188 miliardi di dollari sta subendo significative oscillazioni soprattutto a causa del discusso affare per l’acquisto di Twitter.

1. Bernard Arnault

Chi è dunque l’individuo più facoltoso del pianeta? Le classifiche degli uomini più ricchi del mondo di Forbes e il Bloomberg Billionaires Index sono d’accordo, la risposta è: Bernard Arnault

Il francese è presidente e amministratore delegato di LVMH Moët Hennessy Louis Vuitton SE, il più grande agglomerato di aziende di beni di lusso al mondo del quale fanno parte Louis Vuitton, Christian Dior, Fendi, Moët & Chandon e Dom Pèrignon. Il patrimonio di Bernard Arnault è di circa 233 miliardi di dollari.

E in Italia?

Chi è l’uomo più ricco d’Italia? Nel nostro paese la classifica è rimasta invariata rispetto all’anno scorso. Al primo posto c’è sempre Giovanni Ferrero, presidente e amministratore delegato del gruppo di proprietà dell’azienda piemontese, il quale occupa anche la ventisettesima posizione della classifica degli uomini più ricchi al mondo. Al secondo e al terzo posto invece troviamo Leonardo Del Vecchio di Luxottica e lo stilista Giorgio Armani.

Sei sul blog di Young Platform, la piattaforma italiana per comprare criptovalute. Qui puoi trovare le ultime novità su blockchain, Bitcoin e Web3. Raccontiamo da vicino questa economia emergente con un occhio alla finanza tradizionale, così hai tutto quello che ti serve per entrare nella nuova era del denaro.

Finanza tradizionale, CeFi e DeFi: un confronto

DeFi, finanza centralizzata e tradizionale a confronto

Progetti su blockchain tra finanza tradizionale, CeFi e DeFi: cosa indicano questi termini e quali sono le differenze principali?

La finanza tradizionale, per antonomasia centralizzata, ha iniziato negli ultimi anni ad esplorare e sviluppare progetti basati sulle tecnologie a registro distribuito (DLT). Parallelamente, il mercato delle criptovalute ha adottato e adattato alcuni modelli della finanza tradizionale per sviluppare ciò che possiamo definire una Finanza a Registro Distribuito con intermediario, conosciuta come CeFi (Centralized Finance), e una Finanza a Registro Distribuito senza intermediario, o Decentralized Finance (DeFi).

Questi sviluppi rappresentano un interessante incrocio tra le pratiche della finanza tradizionale e l’innovazione tecnologica, portando alla creazione di nuovi modelli finanziari. Per analizzare concretamente questo fenomeno, possiamo considerare alcuni casi reali, unici e innovativi, emersi nel contesto nazionale. Questi esempi offrono uno spaccato vivido di come le tecnologie DLT vengano applicate in modo pratico e innovativo nel settore finanziario, combinando elementi sia della finanza centralizzata sia di quella decentralizzata.

Il caso Azimut e banca Valsabbina

A novembre 2023, Fleap Holding ha introdotto un’iniziativa pionieristica in Italia: la creazione della prima struttura di investimento basata su blockchain, finalizzata a stimolare lo sviluppo di progetti innovativi. Questa iniziativa vede la partecipazione del Gruppo Azimut attraverso Azimut Capital Management SGR, di Banca Valsabbina e di Integrae SIM, che collaborano come intermediari aderenti.

La struttura di investimento, gestita da Fleap Holding, opera tramite la piattaforma Fleap Digital Company. Il suo ruolo è quello di individuare società innovative con un elevato potenziale di crescita, acquisire partecipazioni in esse ed emettere Strumenti Finanziari Partecipativi (SFP), utilizzando la tecnologia blockchain per la digitalizzazione delle scritture relative a tali partecipazioni. Un aspetto peculiare di questo modello è che la gestione degli SFP emessi e le azioni della holding sono interamente gestite tramite blockchain, eliminando la necessità di certificati fisici o altri documenti cartacei.  

Questa iniziativa segna la prima volta in Europa che viene creata una struttura così articolata e interamente basata su blockchain per investimenti in progetti innovativi. Rappresenta un significativo passo avanti nell’innovazione dei mercati finanziari, soprattutto considerando l’interazione e la collaborazione tra gli intermediari coinvolti in questa sperimentazione.  

Il caso Sella

A gennaio 2024, dpixel, il Venture Incubator appartenente al gruppo Sella, ha segnato un momento storico nel panorama italiano del venture capital, realizzando la prima iniziativa di investimento in startup tramite blockchain. Questo innovativo investimento è stato effettuato in Lendit, una piattaforma di credit-sharing B2B, con il supporto della piattaforma di Seed Venture, che ha reso possibile la gestione dei contratti di investimento attraverso l’emissione di token.

La piattaforma utilizzata per questo progetto, sviluppata da Seed Venture – società parte del portafoglio dpixel e inclusa nel programma di accelerazione Metaverse 4 Finance – ha permesso la creazione di token per gestire gli accordi di investimento.

Gli smart contract trasformano gli investimenti in token che possono essere scambiati in ogni momento, offrendo immediata disponibilità e liquidità agli interessati a operazioni di venture capital. Questo rappresenta un grande passo avanti, poiché apre la possibilità di un mercato secondario per l’equity, rendendo liquidi investimenti che tradizionalmente sono considerati di lungo periodo.

L’utilizzo della blockchain ha dunque facilitato l’investimento di dpixel in Lendit, una piattaforma B2B di credit-sharing che consente a imprese e professionisti di prestarsi denaro in modo semplice, rapido e sicuro.  

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Le crypto nella CeFi

Se la finanza tradizionale sta importando modelli decentralizzati per innovarsi, il mercato delle criptovalute ha ricalcato modelli esistenti per rendere più accessibili servizi decentralizzati spesso complessi e rischiosi per chi è alle prime armi. 

La CeFi è un sistema in cui gli individui possono accedere a servizi legati alle criptovalute tramite piattaforme centralizzate. Nella CeFi, le banche e le istituzioni finanziarie tradizionali svolgono un ruolo chiave. Questi intermediari centrali gestiscono depositi, prestiti, investimenti e altre attività finanziarie per conto dei loro clienti.

La natura centralizzata fornisce dei vantaggi soprattutto a livello tecnico. Grazie a tradizionali accordi commerciali, un servizio CeFi permette facilmente di utilizzare valute fiat, connettendosi a qualunque banca o servizio di pagamento. Inoltre, può fornire la custodia e gli scambi per qualunque criptovaluta: il fatto che molte criptovalute siano basate su network diversi non costituisce un problema o un ostacolo. Dunque la custodia dei fondi è del tutto in carico al servizio, o a intermediari specializzati. Questo per l’utente principiante significa comodità e facilità di accesso.

In ultimo, ma non per importanza, l’assetto CeFi rende disponibile al cliente un servizio di supporto diretto che nella DeFi non sarebbe possibile. 

È così che la CeFi combina gli asset e le opportunità della DeFi con la semplicità e l’affidabilità dei tradizionali servizi centralizzati. La CeFi permette di ricevere ricompense custodendo le proprie crypto, ottenere liquidità, prestiti, utilizzare fiat per acquistare crypto e molto altro ancora. 

I CEX, o exchange centralizzati di criptovalute, sono esempi di servizio CeFi. Sono piattaforme online che fungono da intermediari tra acquirenti e venditori di criptovalute, facilitando lo scambio di valute fiat (come dollari, euro) con criptovalute (come Bitcoin, Ethereum) e viceversa, oltre al trading tra diverse criptovalute. A differenza degli exchange decentralizzati (DEX), i CEX sono gestiti da un’entità centrale che controlla la piattaforma, garantendo un ambiente di trading regolato, sicuro e spesso più intuitivo per gli utenti. Questo centralismo consente l’implementazione di misure di sicurezza avanzate, servizio clienti dedicato e procedure di compliance normativo, rendendo i CEX particolarmente attraenti per i trader neofiti e quelli che cercano tranquillità e affidabilità.

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Tra i CEX più famosi ed estesamente utilizzati spiccano Binance, con il suo vasto assortimento di criptovalute e prodotti finanziari innovativi; Coinbase, quotato in borsa e noto per la sua piattaforma user-friendly e l’accento sulla sicurezza; e Kraken, che offre robuste funzionalità di trading oltre a servizi di custodia. Questi giganti del trading di criptovalute hanno giocato un ruolo cruciale nell’adozione mainstream delle criptovalute.

La DeFi: è il futuro della finanza?

Tradizionalmente, la maggior parte delle transazioni finanziarie richiede la presenza di un intermediario. Ad esempio, quando si effettua un pagamento con carta di credito, diverse entità sono coinvolte e, in diverse fasi, hanno il controllo completo sui dettagli della transazione, con la facoltà di interromperla o rifiutarla.

Il movimento della Finanza Decentralizzata (DeFi) si fonda sull’idea che il sistema finanziario non dovrebbe essere nelle mani di intermediari monopolistici, ma dovrebbe essere decentralizzato. Alcuni sostengono questo approccio per ragioni politiche o filosofiche, mentre altri ritengono che porterà a una maggiore efficienza e velocità nelle transazioni.

La DeFi si basa su una varietà di tecnologie sviluppate nell’ecosistema blockchain, che è una sottocategoria delle tecnologie a registro distribuito (DLT). Nel mondo della DeFi, vi è una varietà sempre più ampia di attori. La maggior parte delle applicazioni principali è basata sulla blockchain di Ethereum, che facilita lo sviluppo di software decentralizzato. Queste applicazioni utilizzano la tecnologia degli smart contract per minimizzare o eliminare la necessità di intermediari umani o aziendali.

I fornitori di servizi legati alla DeFi stanno creando alternative ai servizi finanziari tradizionali e introducendo prodotti completamente nuovi. Tra le applicazioni DeFi più importanti troviamo i DEX, o scambi decentralizzati di criptovalute. Rappresentano l’evoluzione blockchain dell’intermediazione finanziaria, eliminando la necessità di un ente centrale che supervisioni le transazioni. In questo ecosistema, le operazioni di scambio avvengono direttamente tra gli utenti (peer-to-peer) attraverso l’uso di smart contracts sulla blockchain, garantendo trasparenza, sicurezza e anonimato. Questa struttura decentralizzata non solo riduce il rischio di attacchi informatici centralizzati e di frodi ma promuove anche una maggiore libertà e controllo da parte degli utenti sulle proprie risorse finanziarie. 

Tra i vantaggi dei DEX vi sono la custodia personale dei fondi, minori restrizioni geografiche e un accesso più democratico al trading di criptovalute. UniSwap è uno dei DEX più noti e utilizzati, famoso per il suo modello di formazione dei prezzi basato sulla liquidità fornita dagli utenti stessi. Altri esempi includono SushiSwap e PancakeSwap, che, oltre allo scambio di token, offrono una varietà di servizi finanziari decentralizzati (DeFi) come yield farming, lending e staking. 

  • Yield Farming: lo yield farming è una strategia di investimento nel settore DeFi che permette agli utenti di guadagnare rendimenti mettendo a disposizione le proprie criptovalute in pool di liquidità, sfruttando le ricompense derivanti dalle commissioni di transazione o da altri incentivi.
  • Staking: Lo staking è il processo attraverso il quale gli utenti bloccano le proprie criptovalute in una blockchain per partecipare alla validazione delle transazioni in reti Proof of Stake (PoS), ricevendo in cambio ricompense sotto forma di nuove criptovalute.
  • Lending: Il lending nel contesto DeFi consente agli utenti di prestare le proprie criptovalute ad altri partecipanti attraverso piattaforme decentralizzate, guadagnando interessi sulle criptovalute prestate senza l’intermediazione di enti finanziari tradizionali.

Si può affermare che la finanza decentralizzata impiega un’architettura a strati multipli, con ogni livello che ha uno scopo specifico e si costruisce sull’altro per creare un’infrastruttura aperta e altamente componibile. Questo permette a chiunque di implementare, modificare o utilizzare parti di questa infrastruttura, seguendo la logica dell’open source.

I vari strati della DeFi sono gerarchicamente organizzati e, come in ogni costruzione, la solidità complessiva dipende dalla robustezza delle sue fondamenta. La fragilità di un livello può quindi amplificarsi e influenzare i livelli successivi. La stabilità e l’efficacia di ciascun livello sono pertanto fondamentali per garantire la resilienza e l’efficienza dell’intero sistema DeFi.

Molti esperti ritengono che la DeFi rappresenti il futuro dei servizi finanziari, e si stanno vedendo investimenti considerevoli in startup DeFi. Tuttavia, il settore ha assistito a diversi fallimenti di alto profilo e si trova ancora in una fase di sviluppo iniziale.

Cos’è una media mobile: il concetto spiegato

Cos’è una media mobile: il concetto spiegato

Cos’è una media mobile e come può essere utilizzata nell’ambito dell’analisi dei mercati? Scoprilo in questo articolo 

Se sei un investitore o hai mai affrontato, anche in maniera superficiale, i mercati finanziari, hai sicuramente hai sentito parlare di media mobile. Ma cosa rappresenta esattamente e come può essere utilizzata nell’analisi finanziaria?

In questo articolo, risponderemo alla domanda “che cos’è la media mobile”, oltre ad approfondire i principali casi d’uso nel mondo degli investimenti.

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Che cos’è la media mobile e come funziona?

La media mobile è un indicatore tecnico ampiamente utilizzato nell’analisi dei mercati finanziari. Essenzialmente, rappresenta il prezzo medio di un asset in un determinato periodo di tempo. Questo intervallo temporale può variare a seconda delle preferenze dell’investitore, ma comunemente vengono utilizzati periodi di 20, 50, 100 o 200 giorni.

Per sapere che cos’è una media mobile, però, questo non basta, ma è necessario conoscere il metodo per calcolarla. Per farlo, si prendono i prezzi di chiusura di un asset per un determinato numero di giorni e si calcola la media aritmetica di questi valori.

La media mobile viene utilizzata principalmente per filtrare le rilevanti oscillazioni di prezzo del mercato, in gergo “il rumore”, e individuare le tendenze di lungo termine. Quando il prezzo di un asset è al di sopra della sua media mobile, di norma il trend è rialzista, mentre quando si trova al di sotto della media mobile, il trend è, nella maggior parte dei casi, ribassista. Tuttavia, questa non è una regola ferrea e dipende molto dal periodo per il quale è impostato questo indicatore.

Media mobile: le tipologie

Per comprendere davvero che cos’è una media mobile bisogna specificare che ne esistono diverse tipologie. Quella definita nel paragrafo precedente, ovvero la media aritmetica dei prezzi di chiusura di un asset, è una media mobile semplice (SMA), ma esistono anche quelle esponenziali (EMA). 

La principale differenza tra questi indicatori riguarda il “peso” assegnato ai valori che li compongono. Nello specifico, in una media mobile semplice tutti i prezzi hanno la medesima rilevanza, mentre per calcolare quella esponenziale si considerano più importanti quelli più recenti.

Nell’analisi tecnica, la media mobile viene spesso utilizzata insieme ad altri indicatori per confermare i segnali di trading. Ad esempio, quando il prezzo di un asset attraversa al rialzo la sua media mobile, potrebbe essere un segnale di acquisto, mentre quando lo attraversa al ribasso potrebbe essere un segnale di vendita.

Medie mobili: alcuni indicatori di trading che le utilizzano 

Nonostante siano indicatori estremamente semplici le medie mobili sono molto utilizzate, in particolare se utilizzate insieme ad altri indici. Con il tempo sono nati indicatori di trading che includono una media mobile al loro interno, ecco i più famosi

  1. Bande di Bollinger: misurano la volatilità attraverso l’utilizzo di due fasce (o bande), posizionate al di sopra e al di sotto il prezzo dell’asset che ne evidenziano la variazione rispetto a quello medio. La media mobile semplice (SMA) si pone esattamente al centro, e viene utilizzata come riferimento dato che indica il prezzo medio di un asset durante un determinato periodo di tempo.
  1. Il canale di Keltner: è un indicatore che mostra le zone di volatilità utilizzando tre diverse linee, tra cui una media mobile esponenziale che si posiziona al centro delle altre due. I trader si aspettano un cambio di tendenza quando il prezzo dell’asset esce dall’area delineata da queste “fasce”. 
  1. Canale di Donchian: un indicatore tecnico che mostra i massimi e i minimi di un periodo predefinito, utilizzato per identificare breakout e inversioni di tendenza.


Ora che sai cos’è una media mobile, come si calcola e quali indicatori la utilizzano, non ti resta che provare ad utilizzarla su Young Platform Pro, nostra piattaforma dedicata ai crypto trader. Oppure puoi provare la funzionalità di trading automatico che sfrutta alcuni indicatori di analisi tecnica e quindi anche le medie mobili, per fare operare al posto tuo!

Arbitrum lancia AnimeChain, la sua blockchain dedicata ai cartoni giapponesi

Crypto Anime: la nuova blockchain di Arbitrum

Arbitrum lancerà Anime, una nuova blockchain interamente dedicata ai cartoni giapponesi e sceglie come partner la collezione NFT Azuki. Che impatto ha avuto l’annuncio sul suo prezzo?

Nelle scorse ore Arbitrum ha pubblicato un annuncio che farà sicuramente piacere agli appassionati di Anime e blockchain. Il Layer 2 di Ethereum collaborerà con Azuki, un collezione NFT di grande successo, per lanciare un network dedicato al mondo degli anime.

Essendo Arbitrum una soluzione di scalabilità per Ethereum, non è ancora chiarissimo come funzionerà l’AnimeChain. Sarà a sua volta un Layer 2, oppure una rete di terzo livello? Ogni riferimento a DragonBall è puramente casuale.

Una svolta per il mondo degli Anime

Le crypto e gli anime sono connessi da molto tempo, in particolare grazie alla tecnologia degli NFT. Sono innumerevoli le collezioni di token non fungibili che si sono ispirate a questa forma d’arte ma nessuna è riuscita ad eguagliare gli Azuki. Ora, quelle che fino a poco tempo fa erano “soltanto” PFP su Ethereum, hanno un nuovo ambizioso obiettivo. Costruire, insieme ad Arbitrum, una blockchain che ospiterà tantissimi progetti che appartengono alla loro categoria.

“Con la più avanzata tecnologia per la scalabilità del settore, Arbitrum permetterà ad AnimeChain di ridefinire l’esperienza di fruizione di contenuti anime per i fan e i content creator di tutto il mondo”, ha dichiarato Nina Rong, responsabile dello sviluppo dell’ecosistema della Arbitrum Foundation.

Questa iniziativa si colloca all’interno di un più ampio progetto che prevede l’investimento di 200 milioni di ARB (334 milioni di dollari al prezzo attuale) da parte della Arbitrum Foundation per promuovere giochi e, in generale, attività ludiche sulla sua blockchain.

Insomma, la rete punta a conquistare il settore degli Anime, che secondo recenti stime raggiungerà, entro il 2030, un valore di 60 miliardi di dollari. Questa iniziativa riuscirà ad attrarre nuovi utenti su questa rete e, in generale, nel settore delle criptovalute?

Compra ARB

L’impatto sul prezzo di ARB

Che impatto ha avuto, per ora, questa news sul prezzo di ARB? Per ora nessuno. La crypto del Layer 2 di Ethereum è rimasta praticamente immobile nelle scorse ore, mentre è stata interessata, da inizio marzo, da un movimento ribassista accentuato che l’ha riportata dal livello del 2,2$ a quello degli 1,7$.

Il recente crollo di ARB è probabilmente connesso ad un importante sblocco di token, di proprietà del team e di alcuni investitori, avvenuto il 16 marzo. Quel giorno sono stati rilasciati sul mercato circa 1,1 miliardo di ARB. L’attuale controvalore dell’ingente quantità di token è di quasi 2 miliardi di dollari, circa il 41% dell’attuale capitalizzazione di mercato e l’11% della disponibilità massima (max supply).

Il down trend di ARB potrebbe preoccupare se analizzato senza tenere in considerazione l’evento del 16 marzo e sembra, invece, tutto sommato positivo, se si considera l’ingente quantità di token immessa nel mercato. Nei prossimi mesi gli unlock di Arbitrum proseguiranno, ma in maniera più graduale. Il team ha pianificato di rilasciare circa l’1% della disponibilità totale ogni 16 del mese.


Che impatto avrà l’AnimeChain, sviluppata in colaborazione con una delle collezioni NFT più di successo su Ethereum? E per quanto riguarda i movimenti di prezzo? Il peggio è passato e gli sblocchi futuri non impatteranno eccessivamente la price action o, invece, Arbitrum verrà inghiottito da questa spirale inflazionistica e non riuscirà ad uscirne? Se pensi che sia più probabile che si verifichi il primo scenario puoi acquistare ARB su Young Platform

BUIDL: il nuovo fondo tokenizzato di BlackRock. Perché si chiama così?

BlackRock lancia il suo fondo crypto

BlackRock lancia BUIDL il suo fondo tokenizzato sulla blockchain di Ethereum. Cosa significa questo termine molto utilizzato nel settore delle criptovalute?

BlackRock, il fondo di investimento più grande al mondo, continua a “strizzare l’occhio” al mondo crypto. Dopo aver lanciato il suo ETF spot su Bitcoin e proposto alla Securities and Exchange Commission (SEC) quello su Ethereum, ha rilanciato!

Come? Istituendo il suo fondo tokenizzato sulla blockchain creata da Vitalik Buterin. Una delle principali peculiarità di questa soluzione tecnologica riguarda il nome che BlackRock ha scelto: BUIDL, un termine “crypto slang” molto popolare nel settore. Cosa prevede nel dettaglio il fondo di investimento e qual è il significato e la storia dietro a questo appellativo? 

L’ulteriore avvicinamento tra il mondo crypto e quello finanziario tradizionale contribuirà a rendere il bull market che stiamo vivendo ancora più esplosivo?

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BUIDL: il significato

Il termine BUIDL, che deriva dalla storpiatura della parola inglese “build”, in italiano costruire, è molto utilizzato nel mondo crypto. In particolare dagli utenti che intendono esortare i progetti a lavorare, in modo proattivo, allo sviluppo della propria tecnologia.

Scrivere BUIDL, come già anticipato, significa sbagliare, di proposito, la parola “build”. Il refuso presente in questo termine si ispira a quello di HODL, probabilmente il “modo di dire” più famoso del vocabolario del settore delle criptovalute.

BUlLD però non è un semplice termine ma è, piuttosto, una sorta di movimento che impone a ogni appassionato di criptovalute che crede in un progetto di fare la sua parte. Come? Contribuendo in qualsiasi modo, a farlo progredire. Se vogliamo, la filosofia che sostiene il termine BUIDL è opposta alla logica alla base di HODL. 

Quest’ultima impone la detenzione di una criptovaluta nell’attesa che il prezzo aumenti. Dall’altro lato, il termine utilizzato da BlackRock come nome proprio del suo fondo tokenizzato su Ethereum, considera la partecipazione degli utenti una componente fondamentale del successo di un progetto.

Sebbene non si sappia da dove precisamente derivi, buidl è molto utilizzato da diversi personaggi di spicco di questo settore. Vitalik Buterin per esempio lo usa spesso per citare lo sviluppo della blockchain da lui creata. Anche il fondatore, e ex CEO di Binance, Changpeng Zhao, usa questo termine per motivare la comunità delle criptovalute a contribuire all’ecosistema, invece di limitarsi “all’hodling”.

Il fondo tokenizzato di BlackRock

Ora che conosciamo la storia che sta dietro al termine BUIDL, possiamo approfondire il funzionamento del neonato fondo tokenizzato di BlacRock. Per farlo può essere utile partire dalle dichiarazioni del colosso statunitense, il quale ha fatto sapere di “essere concentrato nello sviluppo di soluzioni basate su asset digitali che aiutino a risolvere problemi reali dei propri clienti”.

Insomma, negli ultimi mesi BlackRock sembra essere intenzionata ad abbandonare i mercati tradizionali per concentrarsi su quelli emergenti, in primis quello delle criptovalute. Il fondo di investimento BUIDL è il primo costruito da una società privata ma emesso su una blockchain pubblica e permissionless.

Guarda il grafico di Ethereum

“BUIDL offrirà agli investitori importanti vantaggi ampliando l’accesso anche al mondo on-chain, attraverso un sistema di regolamentazione trasparente e istantaneo così come i trasferimenti tra le piattaforme” ha continuato BlackRock all’interno del suo annuncio. Inoltre, ha fatto sapere che la somma minima per partecipare al fondo è 5 milioni di dollari. Per quanto riguarda, invece, la custodia degli asset in questione, BlackRock ha scelto Bank of New York Mellon.

Alcuni utenti del crypto X (ex Twitter), in seguito all’annuncio di BlacRock, hanno scovato l’indirizzo del wallet appartenente al fondo. Una volta identificato, diversi utenti hanno inviato delle crypto, prevalentemente meme coin, all’address che ora possiede circa 125.000$ in più rispetto agli USDC depositati, in origine, da BlackRock, che erano 100 milioni.

Difficile comprendere il motivo di questa scelta, probabilmente i detentori di queste criptovalute hanno deciso di inviarne una parte al fondo come “mossa di marketing” per incrementare la visibilità dei progetti che sostengono. Oppure potrebbero essere stati spinti dalla volontà di celebrare l’avvenimento.


A prescindere da questa curiosa vicenda la notizia è incredibilmente positiva per l’intero settore. Gli investitori istituzionali, che fino ad oggi si sono concentrati prevalentemente su Bitcoin, stanno ampliando i loro orizzonti. Questa recente svolta potrebbe aumentare le probabilità dell’approvazione degli ETF spot su Ethereum da parte della SEC?