Energia nucleare: è in arrivo la svolta per gli States?

L’energia nucleare negli Stati Uniti: un approfondimento

È in arrivo una svolta per l’energia nucleare negli Stati Uniti, dato che si ipotizza la riapertura di impianti chiusi in passato? Scopri il progetto sulla fusione finanziato da Bill Gates

L’energia nucleare sta vivendo un momento di rinascita, in particolare negli Stati Uniti, dove si sta puntando a riaprire centrali dismesse e a sviluppare nuove tecnologie. Questo interesse rinnovato nasce dalla sempre più crescente consapevolezza della necessità di ridurre le emissioni di carbonio e dalla crescente domanda di energia pulita per sostenere settori come i data center, l’intelligenza artificiale e la mobilità elettrica. 

Due esempi significativi di questo trend sono la riapertura della centrale nucleare di Palisades, chiusa nel 2022, e lo sviluppo di reattori nucleari avanzati come quello della start-up TerraPower, finanziata dal miliardario Bill Gates. Scopri le ultime news relative all’energia nucleare negli Stati Uniti in questo articolo.

Riaprire vecchie centrali: il caso della centrale nucleare di Palisades

La centrale nucleare di Palisades, situata a Covert, nel Michigan, è stata chiusa a maggio 2022, dopo 40 anni di attività per via della competizione con un’altra fonte di energia pulita, il gas naturale, più economico da estrarre. Tuttavia, la crescente pressione per decarbonizzare l’economia ha spinto il governo statunitense a riconsiderare il ruolo del nucleare nel mix energetico del Paese.

Negli ultimi anni, diversi impianti nucleari negli Stati Uniti sono stati chiusi. Poi però il governo ha cambiato rotta, principalmente grazie al Inflation Reduction Act (IRA), una misura del 2022 che tra le altre cose promuove lla produzione di energia pulita. Il risultato? Un piano per la riapertura di alcune di queste strutture. 

Il caso di Palisades è emblematico in questo senso. Grazie a circa 1,5 miliardi di dollari di finanziamenti emessi dal Dipartimento dell’Energia e un contributo di 300 milioni di dollari del governo federale del Michigan, la centrale potrebbe essere riaperta entro il 2025.

Perché riaprire una centrale chiusa?

La riapertura della centrale di Palisades potrebbe essere una mossa strategica per aumentare rapidamente la capacità di produzione di energia nucleare negli Stati Uniti senza dover costruire nuovi impianti da zero. Insomma, è un modo per ottenere, lo stesso, un risultato senza affrontate un processo che richiede anni e ingenti investimenti. L’energia nucleare ha contribuito a circa il 20% della produzione di elettricità negli Stati Uniti negli ultimi trent’anni, quota che è gradualmente diminuita, principalmente a causa dell’elevato costo di gestione delle centrali e del timore generale che suscitano le centrali.

Un’eccessiva preoccupazione che possano verificarsi incidenti è, almeno dal punto di vista statistico, sbagliato. Oggi il nucleare negli Stati Uniti è una delle fonti di energia più sicure, pulite e affidabili, soprattutto alla luce degli avanzamenti tecnologici che permettono uno smaltimento più efficace dei rifiuti. Sebbene la percezione pubblica del nucleare sia ancora influenzata da disastri passati come Chernobyl e Fukushima, diversi sondaggi indicano un graduale cambiamento dell’opinione pubblica a favore del nucleare, visto come un alleato fondamentale per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione.

La centrale di Palisades potrebbe non essere l’unico impianto a riaprire. Se l’operazione avrà successo, altre centrali chiuse potrebbero seguire lo stesso percorso, come Three Mile Island in Pennsylvania, contribuendo così a ridurre la dipendenza del paese dai combustibili fossili.

L’innovazione nel nucleare: TerraPower e il nuovo reattore di Bill Gates

Mentre alcuni progetti si concentrano sul recupero di vecchie centrali, altri guardano al futuro, con la creazione di reattori nucleari più piccoli, economici e sicuri. Uno dei progetti più ambiziosi in questo campo è quello di TerraPower, una start-up sostenuta da Bill Gates, che sta costruendo un nuovo tipo di reattore nucleare nella città di Kemmerer, nel Wyoming. TerraPower sta sviluppando un reattore raffreddato a sodio liquido, una grande novità rispetto a quelli tradizionali, che utilizzano acqua pressurizzata per raffreddare il nucleo.

La scelta del sodio liquido permette di operare a pressioni più basse, riducendo così la necessità di costose misure di sicurezza. Questo rende il reattore più semplice da costruire e più economico rispetto ai modelli tradizionali. Il primo reattore di TerraPower sarà di dimensioni più ridotte rispetto ai tradizionali reattori nucleari: produrrà 345 megawatt, un terzo della potenza dei reattori convenzionali, e sarà pronto non prima del 2030.

Una delle caratteristiche innovative del reattore di TerraPower è la capacità di immagazzinare energia in una batteria a sali fusi, che permette al reattore di modulare la sua produzione di energia a seconda delle necessità. Questo è particolarmente utile quando si integra l’energia nucleare con fonti rinnovabili, come l’energia solare e quella eolica, che sono caratterizzate da una produzione intermittente.

Energia nucleare negli Stati Uniti: le sfide per il futuro

Nonostante i progressi tecnologici e il sostegno politico, le sfide che l’energia nucleare deve affrontare sono ancora tantissime. Il costo per costruire nuovi impianti è elevato, e spesso i progetti sono soggetti a ritardi e hanno bisogno di fondi aggiuntivi per essere ultimati. Un esempio è rappresentato dai reattori 3 e 4 dell’impianto di Vogtle, in Georgia, che sono stati costruiti con sette anni di ritardo e sono costati più del doppio delle stime iniziali.

Anche il progetto di TerraPower non è immune a queste difficoltà. Ad esempio, la società ha dovuto ritardare di due anni l’inizio dei lavori a causa della crisi globale delle forniture di uranio arricchito, causata dallo scoppio del conflitto Russo-Ucraino.

Infine, per concludere questa panoramica sull’energia nucleare negli stati uniti, non si può non analizzare la fusione, da sempre interpretata come possibile soluzione a lungo termine per ottenere energia pulita e illimitata. Per intenderci, la fusione nucleare è il processo che alimenta il sole: gli isotopi dell’idrogeno si fondono, rilasciando enormi quantità di energia senza produrre scorie. Tuttavia, la tecnologia per contenere l’enorme quantità di energia scaturita da questo processo è ancora in fase di sviluppo e non ci sono certezze su quando e se potrà essere commercializzata.

Una start-up cinese, Energy Singularity, sta lavorando su un reattore a fusione e spera di commercializzare questa tecnologia entro il 2035. L’azienda sta sviluppando un dispositivo chiamato tokamak, che utilizza potenti magneti per contenere un plasma riscaldato a temperature estremamente elevate.

Sebbene la fusione nucleare offra enormi promesse, gli esperti avvertono che ci sono ancora numerose sfide tecniche da superare.Il nucleare, sia nella sua forma tradizionale che nelle sue versioni più avanzate, rappresenta una delle opzioni più promettenti per risolvere il problema della transizione energetica. La riapertura di centrali dismesse come Palisades potrebbe aiutare a colmare il divario energetico nel breve termine, mentre progetti come quello di TerraPower e lo sviluppo della fusione nucleare potrebbero rivoluzionare il settore nei prossimi decenni.

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I migliori 7 film sui soldi che devi guardare

Film sui soldi: i 7 che devi guardare

Quali sono i migliori film sui soldi che devi, per forza, guardare? Ovviamente è impossibile dare un giudizio oggettivo, ma te ne consigliamo 7!

I migliori film che parlano di soldi non sono quasi mai a lieto fine. Principalmente perché raccontano le gesta di personaggi che sono ossessionati dal denaro, e affrontano temi come l’avidità e le diseguaglianze che il capitalismo genera. 

Ovviamente, ci sono anche pellicole che si concentrano prevalentemente sulla costruzione di ricchezza, ma anche questi finiscono per trasmettere anche angoscia e disagio, nonostante spesso i protagonisti raggiungano il loro obiettivo. Si potrebbero scrivere libri o trattati sul rapporto degli esseri umani con il denaro e sulla sua contradditoria natura. È indispensabile per vivere nella società odierna, ma viene spesso associato alla depressione o ad altri disturbi quando il suo ruolo diventa troppo rilevante nella vita degli essere umani.

In ogni caso, non siamo qui per analizzare questo concetto dal punto di vista filosofico, bensì per elencarti sette film sui soldi che devi guardare. Al loro interno potrai trovare tantissimi spunti di riflessione e strumenti per affrontar al meglio questo spinoso argomento.

1. The Wolf of Wall Street (2013)

Regia: Martin Scorsese

Probabilmente tutti vi avrete già guardato questo film sui soldi. “The Wolf of Wall Street” racconta la vera storia di Jordan Belfort, un ambizioso broker di Wall Street che accumula enormi ricchezze truffando i suoi clienti. Nello specifico “rifilando” loro azioni praticamente prive di valore o “penny stocks”, convincendoli del loro potenziale al rialzo.

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Con Leonardo Di Caprio che ha interpretato il ruolo di protagonista in modo magistrale, ricevendo anche una candidatura agli Oscar,  la pellicola è una satira sfrenata sull’avidità, il potere e gli eccessi del capitalismo moderno. “The Wolf of Wall Street” mostra come il denaro possa corrompere e distorcere la moralità, riflettendo il lato più sregolato del sistema finanziario.

2. The Big Short (2015)

Regia: Adam McKay

Il secondo film sui soldi che devi guardare è una sorta di masterclass a tema finanza sulla crisi del 2008. Il cast stellare si sposa benissimo con l’accuratezza delle nozioni presenti all’interno di questo documentario. “The Big Short” è la vera storia della crisi senza precendenti innescata dal crollo del mercato immobiliare negli Stati Uniti.

La pellicola segue un gruppo di investitori, tra cui Michael Bury (interpretato da Christian Bale), che si posizionano short (vendendo allo scoperto) e traggono grandi profitti dal crollo dell’intera sistema economico. Con ironia e intelligenza, il film smaschera le responsabilità delle banche e l’incapacità delle istituzioni di prevenire la crisi, offrendo uno sguardo critico sul capitalismo selvaggio.

MICHAEL BURRY: la GRANDE SCOMMESSA contro il MERCATO

Se segui il mercato delle criptovalute ma, soprattutto, se sei un fan di Bitcoin, saprai che Bitcoin è nato proprio in seguito a quella crisi. L’idea del suo fondatore Satoshi Nakamoto era quella di creare una moneta che non venisse influenzata dai bailout delle banche centrali, azioni che implicano l’emissione di moneta che viene utilizzata per salvare i colossi economici che si trovano in difficolta a causa di comportamenti irresponsabili guidati dall’avidità.

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3. Triangle of Sadness (2022)

Regia: Ruben Östlund

Vincitore della Palma d’Oro al Festival di Cannes, questo film è una satira tagliente sulle dinamiche di potere e la vacuità della ricchezza. La trama segue un gruppo di ricchi passeggeri su un lussuoso yacht, le cui vite vengono sconvolte da una tempesta. Le dinamiche di classe e il ruolo del denaro vengono completamente ribaltati in questa commedia noir, che svela le ipocrisie delle élite e il fragile equilibrio su cui si basa la loro posizione privilegiata.

4. The Founder (2016)

Regia: John Lee Hancock

Il quarto dei film sui soldi che devi assolutamente guardare è “The Founder”. Questa pellicola racconta la storia di Ray Kroc, l’uomo che ha trasformato McDonald’s in una delle catene di fast food più grandi al mondo. Interpretato da Michael Keaton, Kroc è presentato come un ambizioso venditore che, sfruttando l’idea dei fratelli McDonald, costruisce un impero globale. 

Il film mette in evidenza l’avidità e la spietatezza che caratterizzano il capitalismo moderno, mostrando come l’innovazione possa essere affiancata da etica discutibile e una volontà inarrestabile di espandersi a qualsiasi costo.

5. Parasite (2019)

Regia: Bong Joon-ho

Questo capolavoro sudcoreano racconta la storia di una famiglia povera che entra a gamba tesa nella vita di una molto ricca. Man mano che i due nuclei familiari si avvicinano, le disuguaglianze di classe emergono in tutta la loro brutalità.

“Parasite” esplora il divario tra ricchi e poveri, mostrando come le persone più emarginate siano spesso costrette a ricorrere a misure estreme per sopravvivere in un sistema che favorisce solo pochi eletti.

6. Sorry We Missed You (2019)

Regia: Ken Loach

Il film di Ken Loach è un ritratto crudo della gig economy e delle sue conseguenze sulle famiglie lavoratrici. La storia segue Ricky, un autista che cerca di garantire un futuro migliore alla sua famiglia, ma che finisce schiacciato dalle pressioni di un sistema economico che sfrutta i lavoratori con contratti precari. “Sorry We Missed You” è una critica al moderno mondo del lavoro, dove la sicurezza economica è sempre più difficile da raggiungere.

7. Il petroliere (There Will Be Blood, 2007)

Regia: Paul Thomas Anderson

Daniel Plainview, un imprenditore petrolifero, è il protagonista di questo film che esplora l’avidità e la corruzione nel nascente settore petrolifero degli Stati Uniti all’inizio del XX secolo. Interpretato da Daniel Day-Lewis, Plainview è disposto a tutto pur di accumulare ricchezza e potere. “Il petroliere” è un ritratto spietato del capitalismo selvaggio, dove l’avidità e l’ambizione distruggono qualsiasi legame umano e morale.

Ora che hai letto questo articolo non ti resta che guardare questi sette film sui soldi! Aldilà di quanto siano godibili o avvincenti

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Dibattito tra Kamala Harris e Donald Trump, com’è andata? Le cose da sapere

Dibattito elezioni americane: tutte le cose da sapere

Il 10 settembre si è tenuto l’atteso dibattito ufficiale tra Kamala Harris e Donald Trump per le elezioni presidenziali di novembre. Chi ha avuto la meglio?

Il 5 novembre gli elettori degli Stati Uniti andranno alle urne per eleggere il prossimo presidente. Inizialmente previste come una rivincita delle elezioni del 2020, queste elezioni sono state stravolte a luglio, quando il presidente Joe Biden ha deciso di concludere la sua campagna e ha appoggiato la vicepresidente Kamala Harris. La grande domanda ora è: il risultato significherà un secondo mandato di Donald Trump o la prima donna presidente degli Stati Uniti?

Harris vs Trump: il dibattito e l’effetto sulla campagna

Il 10 settembre ha segnato un momento molto importante nella corsa alle elezioni presidenziali per entrambi i candidati, soprattutto per Kamala Harris, che ha colto l’occasione per presentarsi agli americani come la nuova leader del Partito Democratico dopo le dimissioni di Joe Biden. La Harris si è rivolta a tutti gli americani ancora indecisi sul voto, salendo sul palco decisa a rappresentare il “volto del cambiamento” e mostrando una “nuova via da seguire” per tutti gli americani. Trump, d’altra parte, ha matenuto il suo stile, rimarcando le posizioni forti che lo distinguono e criticando il poco pragmatismo della rivale. 

Harris vs Trump: un confronto acceso sui temi chiave

Il dibattito, tenutosi a Philadelphia e moderato da David Muir, ha visto i due candidati affrontare argomenti di grande rilevanza per gli elettori: economia, inflazione, immigrazione e aborto. Harris ha cercato di posizionarsi come la candidata della classe media, accusando Trump di essere il “paladino dei miliardari”, mentre Trump ha dipinto Harris come un’estremista di sinistra, priva dell’esperienza necessaria per governare.

Kamala Harris ha avuto un inizio più lento, ma è riuscita a carburare e a mettere Trump in difficoltà su alcuni punti sensibili, come la sua popolarità tra i leader mondiali e i suoi guai giudiziari. Ha cercato di presentarsi come una leader pragmatica e risoluta, pronta a confrontarsi con le sfide internazionali e nazionali, come le questioni di politica estera e sociale.

D’altra parte, Donald Trump ha mantenuto il suo solito stile provocatorio, cercando di screditare la sua avversaria con attacchi personali e ripetuti riferimenti al mandato di Joe Biden, che ha definito come un fallimento. Nonostante la tendenza a rispondere alle provocazioni, Trump ha cercato di evitare attacchi eccessivamente personali, mantenendo però un tono duro, specialmente sull’immigrazione, tema su cui ha un vantaggio nei sondaggi.

Endorsement di Taylor Swift e la “spin room”

Uno dei momenti più discussi della serata è stato l’endorsement di Taylor Swift a favore di Harris. La popstar, molto influente sui social, ha appoggiato la candidata democratica con un messaggio rivolto ai suoi fan, sottolineando il suo sostegno alla Harris. Questo potrebbe avere un impatto significativo, soprattutto tra gli elettori più giovani.

Nella “spin room”, dopo il dibattito, entrambi i campi hanno dichiarato la vittoria. Gli alleati di Trump hanno cercato di minimizzare i danni causati da alcune delle sue dichiarazioni controverse, come quando ha affermato che gli immigrati haitiani rubano e mangiano animali domestici in Ohio, affermazione subito smentita dal moderatore.

Chi ha vinto il dibattito?

Per quanto riguarda le reazioni immediate, Harris sembra aver consolidato la sua posizione, riuscendo a tenere testa a Trump e a non cedere alle sue provocazioni. Trump è apparso sicuro, ma è stato messo in difficoltà su alcuni punti sensibili, come i suoi guai giudiziari e la sua popolarità tra i leader mondiali. 

Tuttavia, entrambi i candidati hanno offerto pochi dettagli concreti sui loro programmi, lasciando molti elettori con domande su quale sarà il futuro politico degli Stati Uniti. È quindi troppo presto per valutare l’impatto sui sondaggi, che nei prossimi giorni potrebbero indicare meglio se ci saranno variazioni nelle preferenze elettorali. Sicuramente, giocheranno un ruolo fondamentale i sette Stati con il maggior numero di seggi: Wisconsin, Pennsylvania, Nevada, Carolina del Nord, Michigan, Georgia e Arizona.

Questi sette Stati si possono, a loro volta, dividere in tre categorie territoriali differenti. Pennsylvania, Michigan e Wisconsin, tutti situati a nord con sul confine con il Canada, rappresentano la parte più industriale del paese. North Carolina e Georgia, invece, si trovano a sud di Washington, mentre Nevada e Arizona sono i più importanti degli Stati Uniti Occidentali. 

Chi è in testa nei sondaggi?

Nei mesi precedenti al ritiro di Biden, i sondaggi lo mostravano costantemente in svantaggio rispetto a Donald Trump. Anche se Harris ha faticato inizialmente a migliorare quelle percentuali, la sua campagna ha iniziato a guadagnare terreno. Attualmente, guardando i sondaggi nazionali, Kamala Harris è in testa di tre punti percentuali

Questo dato, però, conta relativamente, poiché non tiene conto della valenza differente degli Stati chiave o swing states che possiedono un numero più alto di seggi, che abbiamo elencato prima.

Se analizziamo la questione tenendo conto di queste preferenze, notiamo come Donald Trump e Kamala Harris siano, sostanzialmente, alla pari. Per esempio in Pens la Harris ha il 48% delle preferenze mentre Trump il 47% e le stesse identiche percentuali per quanto riguarda la Georgia. Trump invece è in vantaggio in Arizona (48%) contro il 47% della Harris.

Le medie dei sondaggi nazionali danno una buona idea della popolarità generale dei candidati, ma non necessariamente riflettono con precisione il possibile esito delle elezioni. Il risultato dipenderà da  una manciata di stati in bilico, come Pennsylvania, Michigan e Wisconsin, che storicamente oscillano tra i due partiti.

Chi sta vincendo negli stati in bilico?

I sondaggi sono molto serrati nei sette stati chiave, tra cui la Pennsylvania, che è fondamentale per la vittoria elettorale. La Pennsylvania, in particolare, ha il maggior numero di voti elettorali tra gli stati in bilico, rendendola decisiva.

Michigan e Wisconsin, un tempo roccaforti democratiche, sono passate a Trump nel 2016, ma Biden le ha riconquistate nel 2020. Joe Biden, innfatti, aveva conquistato i favori di sei di questi sette Stati, ad eccezione della Carolina del Nord. Se Harris riuscirà a mantenere queste conquiste, sarà sulla buona strada per vincere le elezioni. Trump, invece, dovrà recuperare terreno in questi stati chiave per garantirsi i voti necessari a raggiungere i 270 grandi elettori richiesti per la vittoria.

In altre parole, Kamala Harris e Donald Trump difficilmente si recheranno a Los Angeles (California) o a New York, e se lo faranno l’unico obiettivo delle visite sarà quello di raccogliere denaro. Mentre molto probabilmente andranno a Phoenix (Arizona), Milwaukee (Wisconsin) o Atlanta (Georgia).

Il ruolo dei finanziamenti 

Un elemento che sottolinea l’importanza degli swing states rispetto a quello considerati “normali” è la quantità di denaro spesa dai partiti per la promozione dei programmi. Ad agosto, per quanto riguarda gli spot televisivi in Pennsylvania, i due politici hanno speso circa 40 milioni di dollari a testa, in Georgia quasi 20 e in Arizona più di 10.

Infine, possiamo analizzare in modo sintetico le questioni che giocheranno un ruolo chiave alle elezioni americane di novembre, prevalentemente dal punto di vista ideologico e demografico. Per esempio, Donald Trump aveva conquistato una considerevole fetta dell’elettorato afroamericano, che però potrebbe tornare a votare Dem dopo l’ingresso in campo di Kamala Harris. Allo stesso tempo, invece, tanti immigrati sudamericani che sono ormai cittadini degli Stati dell’ovest, potrebbero preferire l’approccio di Trump all’immigrazione, perché sono diventati, con il tempo, fortemente conservatori su questo tema.

Conclusione

Il dibattito tra Kamala Harris e Donald Trump ha dato ai cittadini americani un assaggio delle dinamiche che caratterizzeranno questa corsa presidenziale. Harris sembra avere un piccolo vantaggio nei sondaggi, ma la strada verso la Casa Bianca è tutt’altro che sicura. Nei prossimi giorni, il panorama politico continuerà a evolversi, e gli elettori degli stati in bilico avranno l’ultima parola su chi guiderà il Paese.

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Creator più ricchi di OnlyFans: ecco la top 10

OnlyFans: i 10 creatori più ricchi

Quali sono gli onflyfanser più ricchi al mondo? La classifica dei 10 che guadagnano di più

Negli ultimi anni, OnlyFans si è affermata come una delle piattaforme più redditizie per la monetizzazione dei contenuti digitali, offrendo a creatori provenienti da tutto il mondo l’opportunità di generare guadagni straordinari. Questo social network permette ai suoi utenti di offrire contenuti esclusivi ai loro sostenitori, chiamati “fans”, i quali pagano una tariffa mensile per poterli visualizzare.

OnlyFans ha guadagnato una notevole notorietà, soprattutto nel settore dell’intrattenimento per adulti, ma nel tempo ha attirato una vasta gamma di creator di contenuti provenienti da diverse industries. Grazie a questo modello, i più ricchi creatori di OnlyFans percepiscono guadagni che fanno invidia a top manager, calciatori, star del cinema e quadri di grandi aziende. Anche se è importante precisare che diverse ricerche dimostrano che pochissimi profili attivi sulla piattaforma riescono a registrare guadagni significativi.

In questo articolo, scopriremo chi sono i dieci creator più ricchi di OnlyFans nel 2024, ma attenzione: i guadagni riportati in questo articolo sono frutto di stime, pertanto potrebbero non essere al 100% accurati.

1. Bella Thorne (11 milioni di dollari al mese)

Al primo posto troviamo Bella Thorne, famosissima attrice, musicista e modella che ha stabilito un record tuttora imbattuto, incassando un milione di dollari nelle prime 24 ore dall’iscrizione sulla piattaforma. La sua presenza su OnlyFans, annunciata nel 2019 su Instagram, ha rapidamente attirato milioni di fan. 

Anche Benjiamin Mascolo, al secolo Benji, ex membro del duo Benji e Fede ed ex fidanzato della ricca creator di OnlyFans, ha parlato dei guadagni della Thorne, dichiarando che “guadagnava milioni di dollari al mese”.

2. Cardi B (9,5 milioni di dollari al mese)

Tra i creator più ricchi di OnlyFans c’è anche Cardi B, una famosissima rapper americana. Anche se la sua attività sulla piattaforma è abbastanza limitata, lo status raggiunto grazie alla musica le ha permesso di attrarre un vasto pubblico sulla piattaforma. I suoi guadagni derivano da contenuti che includono dietro le quinte, aggiornamenti personali e servizi fotografici provocanti.

3. Iggy Azalea (9,2 milioni di dollari al mese)

Al terzo posto dei creator più ricchi di OnlyFans c’è ancora una rapper, l’australiana Iggy Azalea. A quanto pare l’artista è molto legata al denaro, di recente ha anche sponsorizzato una meme coin di nome Mother Iggy, che ha raggiunto in pochissimo tempo una capitalizzazione di oltre 300 milioni di dollari. 

MOTHER è però poi crollata, come spesso capita alle crypto supportate dalle celebrità. Quando l’hype sul progetto inizia venire meno il prezzo crolla drasticamente, perché quest’ultimo non è supportato da fondamentali solidi. Come invece accade per le criptovalute più serie e realmente innovative, in particolare Bitcoin e Ethereum.

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Conosciuta per i suoi album di successo come “The End of an Era” e “The New Classic”, Iggy condivide contenuti musicali, immagini dietro le quinte e servizi fotografici sul suo account, che le consentono di guadagnare, secondo le stime, circa 9 milioni di dollari al mese.

4. Coco Austin (9 milioni di dollari al mese)

Coco Austin, modella e personalità televisiva americana, ha saputo monetizzare la sua immagine su OnlyFans senza ricorrere a contenuti espliciti, almeno inizialmente, anche se oggi sul web compaiono alcune immagini che la ritraggono in topless, presumibilmente provenienti dalla piattaforma.

Grazie al suo grande seguito sui social media, ha convertito un buon numero di follower in fan paganti su OnlyFans, dove offre foto seducenti e pacchetti di abbonamento che vanno dai tre ai dodici mesi.

5. Mia Khalifa (6,5 milioni di dollari al mese)

Mia Khalifa, ex star dell’industria per adulti, ha sfruttato la sua enorme popolarità sui social media per ottenere milioni di iscritti su OnlyFans. Nonostante le controversie legate al suo passato, Mia è riuscita a reinventarsi e a diventare una delle figure più redditizie sulla piattaforma.

Dopo aver lasciato l’industria per adulti nel 2014, ha affrontato numerose difficoltà, tra cui minacce di morte da parte dell’ISIS e l’inclusione nella lista delle persone non gradite in diversi paesi musulmani.

6. Erica Mena (4,5 milioni di dollari al mese)

Erica Mena, conosciuta per la sua partecipazione a “Love & Hip Hop”, un reality show molto famoso negli Stati Uniti, ha sfruttato la sua notorietà per costruire un impero personale. Grazie a quel trampolino di lancio, Erica ha raggiunto un grande successo, che si è esteso anche su OnlyFans

7. Bhad Bhabie (4,33 milioni di dollari al mese)

Danielle Peskowitz Bregoli, nota come Bhad Bhabie, è una rapper americana che ha raggiunto la fama dopo la sua apparizione al “Dr. Phil Show”. La sua personalità e il suo stile unico l’hanno portata a lanciare una carriera musicale di successo, ampliando la sua presenza sui social media e consolidando il suo status di star.

8. Tana Mongeau (3 milioni di dollari al mese)

Tana Mongeau è una influencer, YouTuber e personalità dei social media americana. Conosciuta per i suoi vlog e contenuti spesso controversi, Tana ha costruito un seguito massiccio online, diventando una delle figure più riconoscibili e influenti tra i giovani nel panorama digitale.

9. Gemma McCourt (2,3 milioni di dollari al mese)

Gemma McCourt è un’imprenditrice digitale che ha saputo sfruttare la sua creatività per costruire una carriera di successo nel mondo online. Ha successivamente deciso di registrarsi su OnlyFans, che ha un costo mensile di 30$.

10. Pia Mia (2 milioni di dollari al mese)

All’ultimo posto della classifica dei creator più ricchi di OnlyFans trovi Pia Mia Perez, una cantante, cantautrice e modella statunitense. Con un seguito significativo sui social media e su YouTube, Pia Mia ha saputo espandere la sua carriera nel mondo della musica e della moda, diventando una delle personalità più seguite e ammirate della sua generazione.

Tutto sulla SIAE: costi, scadenze e possibili sanzioni

SIAE: quando si deve pagare, costi e sanzion

Come funziona la SIAE? Quando si deve pagare, quali sono i costi associati e cosa rischia chi non rispetta obblighi e scadenze?

Quando si deve pagare la SIAE? Questo acronimo si riferisce alla Società Italiana degli Autori ed Editori (SIAE), una delle istituzioni più importanti del panorama artistico e culturale italiano. Come si evince dal nome, la SIAE tutela gli interessi di autori, compositori e artisti, assicurando che i loro diritti d’autore vengano rispettati e adeguatamente remunerati.

Tuttavia, il funzionamento della SIAE e gli obblighi a cui sottostare non sono sempre chiari. Con questo articolo vogliamo fare chiarezza e fugare ogni dubbio relativo a quando si deve pagare la SIAE, quali sono i costi associati e cosa rischia chi non rispetta questi obblighi.

Quando si deve pagare la SIAE?

Se ti stai chiedendo quando pagare la SIAE devi sapere che è obbligatorio sostenere il costo ogni volta che si utilizza pubblicamente un’opera protetta da copyright, come musica, film, spettacoli teatrali, o qualsiasi altra forma di espressione artistica. Ciò include eventi come concerti, feste, spettacoli, ma anche l’uso di musica di sottofondo in esercizi commerciali come bar, ristoranti, negozi e hotel.

Più nello specifico, ecco alcune situazioni comuni in cui è necessario pagare la SIAE:

  • Eventi pubblici: Se organizzi un concerto, una serata karaoke, una sfilata di moda, o qualsiasi evento pubblico in cui viene utilizzata musica o altre opere protette, devi pagare la SIAE per ottenere l’autorizzazione necessaria.
  • Esercizi commerciali: Se gestisci un bar, un ristorante, un negozio o qualsiasi attività commerciale in cui viene diffusa musica di sottofondo, è necessario pagare la SIAE. Anche la semplice riproduzione di musica tramite radio o TV richiede il pagamento dei diritti.
  • Streaming e webcast: Anche chi utilizza opere protette in streaming online o attraverso webcast deve ottenere le necessarie licenze dalla SIAE. Questo vale per i creatori di contenuti, siti web e piattaforme digitali.
  • Utilizzo in film e produzioni video: Se utilizzi musica o altri contenuti protetti in un film, un video promozionale o qualsiasi altro tipo di produzione audiovisiva, devi pagare i diritti alla SIAE.

Quanto costa la SIAE?

 I costi associati al pagamento della SIAE variano notevolmente a seconda del tipo di utilizzo e dell’opera in questione. La SIAE applica tariffe diverse in base al contesto. Per esempio, per quanto riguarda gli eventi pubblici, i costi dipendono dal tipo di evento, dal numero di spettatori e dall’importanza dell’evento stesso. Per esempio, un grande concerto avrà costi più elevati rispetto a una piccola festa di quartiere.

Analizzando invece i costi della SIAE per gli esercizi commerciali, le tariffe sono generalmente calcolate in base alle dimensioni dell’immobile. Ad esempio, un piccolo bar pagherà meno rispetto a un grande ristorante o a una discoteca.

Per le dirette streaming, le tariffe possono variare in base al numero di utenti connessi, alla frequenza di utilizzo e alla piattaforma utilizzata. Alcuni servizi di streaming potrebbero già includere i costi SIAE nel loro abbonamento, ma non è sempre così. Infine, per le visioni audiovisive i costi sono determinati dalla durata dell’opera utilizzata, dal tipo di diffusione (cinema, TV, web) e dall’importanza della produzione.

Cosa rischia chi non paga la SIAE?

Chi non paga la SIAE può incorrere in conseguenze legali e finanziarie rilevanti come sanzioni pecuniarie e azioni legali, fino ad arrivare alla sospensione dell’attività. Nel primo caso si tratta semplicemente di multe, che vengono applicate per aver utilizzato delle opere senza aver fatto fronte al pagamento dei diritti d’autore ad esse connessi. A seconda della gravità della violazione, la SIAE può decidere se intraprendere o meno delle azioni legali che possono portare a cause civili e richieste di risarcimento danni.

La sospensione dell’attività è, invece, una misura che viene attuata nel caso in cui la violazione sia grave. In quel caso, l’esercizio commerciale o l’evento deve rimanere chiuso o “fermo” finché i pagamenti delle imposte e delle sanzioni non vengono regolarizzati. Non pagare la SIAE può anche comportare un danno alla reputazione dell’organizzatore dell’evento o dell’esercente. Questo può influire negativamente sui rapporti con artisti, fornitori e clienti.

Pagare la SIAE non è solo un obbligo legale, ma anche un dovere morale verso gli autori e i creatori di opere artistiche. La corretta gestione dei diritti d’autore garantisce che gli artisti ricevano il giusto compenso per il loro lavoro, permettendo così la continuazione e lo sviluppo della cultura. Sebbene i costi possano sembrare elevati, è importante considerare le conseguenze negative del mancato pagamento, che possono includere sanzioni, azioni legali e danni alla reputazione. Pertanto, è fondamentale informarsi adeguatamente e rispettare le normative vigenti per evitare problemi e contribuire alla tutela della creatività artistica.

Infine, concludiamo questo articolo con una curiosità. La SIAE ha utilizzato la blockchain di Algorand per organizzare il suo archivio creando, sulla rete, una collezione di più di 4 milioni di NFT. Ogni token non fungibile aveva la funzione di rappresentare il diritto su un’opera di uno dei quasi 100 mila creator che la SIAE gestisce.

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Gaetano Blandini, Manager di SIAE in occasione della partnership con Algorand si è espresso così: “la tecnologia della blockchain è di sicuro un filone interessante da continuare ad esplorare per via della sua trasparenza ed efficienza, fondamentali per chi, come noi, gestisce lo stipendio del duro lavoro degli altri”.

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Quali sono, davvero, i rischi dell’intelligenza artificiale?

Quali sono i rischi dell’intelligenza artificiale?

Quali sono i rischi dell’intelligenza artificiale? Dalla privacy alla sicurezza, dai dilemmi etici alla dislocazione del lavoro

L’intelligenza artificiale e il machine learning sono tecnologie incredibili, con enormi potenzialità e un oceano di casi d’uso di cui abbiamo esplorato soltanto la superficie. Come ogni invenzione che ha le potenzialità di stravolgere il mondo in cui viviamo, l’introduzione dell’intelligenza artificiale nella nostra quotidianità comporta anche dei rischi. Questo aspetto relativo all’AI è iniziato ad emergere nel 2022, dopo il lancio di ChatGPT, uno dei primi modelli AI a diventare mainstream.

Dal job displacement – fenomeno che descrive la futura scomparsa di alcuni lavori – alle preoccupazioni sulla privacy e sulla sicurezza, fino ad arrivare a dilemmi etici e sociali che, ad oggi, sono stati affrontati solo in parte. Vediamo quali sono i principali rischi dell’intelligenza artificiale.

I rischi dell’intelligenza artificiale: machine learning vs deep learning

Prima di affrontare nel dettaglio i rischi dell’intelligenza artificiale può essere utile definire il concetto specificando le principali differenze tra i diversi modelli. Innanzitutto, si può iniziare definendo l’obiettivo dell’intelligenza artificiale, ovvero quello di sviluppare delle “macchine” dotate di capacità di apprendimento automatico e di adattamento che siano ispirate ai modelli di apprendimento umani.

Tuttavia, il termine intelligenza artificiale è spesso associato a concetti come il deep learning e il machine learning (ML), che vengono considerati sinonimi anche se in realtà presentano delle differenze. Il machine learning è la sottoarea dell’AI che si concentra sullo sviluppo di algoritmi che permettono ai computer di imparare dai dati e migliorare le loro prestazioni nel tempo, senza essere esplicitamente programmati per ogni specifica attività. Il ML si serve della statistica per consentire alle macchine di “apprendere” dai dati, identificando pattern e prendendo decisioni basate su esempi passati

Il Deep Learning è, invece, un sottoinsieme più specifico del machine learning che utilizza le reti neurali per imparare dai dati. ChatGPT e Gemini (l’AI di Google), sono ottimi esempi di modelli di deep learning funzionanti, seppur ancora embrionali se si considerano le potenzialità di questa tecnologia.

Infine, prima di affrontare i rischi connessi all’intelligenza artificiale, possiamo definire le principali teorie ad essa connesse, molto utili per distinguere le due tipologie più diffuse di AI:

  • Intelligenza artificiale forte: teoria secondo la quale le macchine saranno in grado di sviluppare una coscienza di sé e quindi replicare l’intelligenza umana;
  • Intelligenza artificiale debole: teoria secondo la quale è possibile sviluppare macchine in grado di risolvere problemi specifici, senza però avere coscienza delle attività svolte.

Negli ultimi anni, l’intelligenza artificiale ha trovato nuove applicazioni anche nel settore delle criptovalute, con numerosi progetti innovativi nati per combinare il meglio di queste due tecnologie all’avanguardia. Sul nostro exchange, troverai una selezione di crypto AI, insieme a un Salvadanaio Personalizzato che ti consente di acquistare regolarmente le quattro più promettenti di questo segmento. Scoprilo ora!

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I rischi dell’intelligenza artificiale

Ora che abbiamo definito in modo più specifico i concetti che compongono l’AI possiamo buttarci a capofitto sull’argomento centrale di questo articolo, rispondendo alla domanda: quali sono i rischi associati all’intelligenza artificiale? Ovviamente sarà necessario sintetizzare, anche se ogni paragrafo di questo articolo andrebbe approfondito in un articolo dedicato. 

1. Problemi di privacy

Le tecnologie AI, così come la maggior parte dei social media, raccolgono e analizzano grandi quantità di dati personali, rendendo la privacy un problema sempre attuale. Questo tema è diventato ancora più rilevante dopo l’arresto del CEO di Telegram, Pavel Durov

Anche l’intelligenza artificiale è coinvolta in queste preoccupazioni. Tuttavia, la gestione della privacy varia notevolmente a seconda della giurisdizione legale. Ad esempio, le normative europee sono molto più rigorose rispetto a quelle degli Stati Uniti e pongono un’enfasi maggiore sulla protezione dei dati personali e sui diritti degli individui.

2. Dilemmi Etici e Morali

Il discorso sull’etica dei sistemi AI, specialmente in contesti decisionali che possono avere conseguenze significative, è molto complesso e contorto. La difficoltà principale in questo senso risiede nel tradurre principi etici, che spesso sono soggettivi e culturalmente variabili, in regole e algoritmi che possano guidare il comportamento delle macchine

Ricercatori e sviluppatori devono dare la massima priorità alle implicazioni etiche di questa tecnologia, non solo per prevenire potenziali danni, ma anche per garantire che l’IA operi in modo coerente con i valori fondamentali della società. Questo richiede un impegno costante nel bilanciare innovazione tecnologica e responsabilità sociale.

3. Rischi per la sicurezza

Negli ultimi anni, dopo che l’intelligenza artificiale è diventata mainstream, sono fortemente cresciuti i rischi per la sicurezza legati al suo utilizzo. Gli hacker e altri attori malevoli possono sfruttare i modelli AI per condurre attacchi informatici sempre più sofisticati, eludere le misure di sicurezza esistenti e sfruttare le vulnerabilità dei sistemi, mettendo a rischio infrastrutture critiche e dati sensibili.

Per mitigare tali rischi, è essenziale che governi e organizzazioni sviluppino rigorose best practices per l’implementazione sicura dell’AI. Queste non riguardano solo l’adozione di misure di sicurezza avanzate, ma anche la promozione di una cooperazione internazionale volta a stabilire norme e regolamenti globali, necessaria per molti esperti del settore. Insomma, in molti pensano che soltanto attraverso un approccio coordinato e proattivo sarà possibile proteggere efficacemente la società dalle minacce alla sicurezza derivanti dall’uso improprio dell’IA.

4. Dislocazione del lavoro

Un’altro rischio attribuito all’intelligenza artificiale è il job displacement, che ha il potenziale di causare significative perdite di posti di lavoro in diversi settori, colpendo in particolare i lavoratori meno qualificati. Sebbene secondo diverse ricerche l’intelligenza artificiale e le altre tecnologie emergenti saranno in grado di creare più posti di lavoro di quanti ne eliminino, la transizione non sarà priva di difficoltà. Man mano che le tecnologie dell’IA continuano a svilupparsi e a diventare sempre più efficienti, diventa fondamentale per la forza lavoro adattarsi rapidamente a questi cambiamenti.

Per rimanere competitivi in un panorama in continua evoluzione, i lavoratori devono acquisire nuove competenze, con un focus particolare su quelle digitali e tecnologiche. Questo è particolarmente importante per i lavoratori meno qualificati, che rischiano di essere più vulnerabili alla dislocazione causata dall’automazione. La riqualificazione e l’apprendimento continuo diventano quindi essenziali per garantire che la forza lavoro possa integrarsi con le nuove tecnologie, piuttosto che essere sostituita da esse. Le politiche pubbliche e le iniziative educative devono sostenere questo processo di transizione, fornendo gli strumenti necessari affinché i lavoratori possano adattarsi e prosperare nell’era dell’AI.

5. Disinformazione e fake news

Infine, l’ultimo rischio dell’intelligenza artificiale che affrontiamo in questo articolo riguarda i contenuti falsi generati da questa tecnologia, come i deepfake. Attraverso la creazione di questi contenuti sarà sempre più facile ingannare anche osservatori esperti, alimentando la disinformazione e minando la fiducia nelle fonti di informazione. Combattere la disinformazione generata dall’IA è essenziale per preservare l’integrità delle informazioni nell’era digitale e per proteggere il tessuto democratico delle società.

Uno studio dell’Università di Stanford ha evidenziato i pericoli urgenti dell’IA in questo contesto, affermando che “i sistemi di IA vengono utilizzati al servizio della disinformazione su Internet, con il potenziale di diventare una minaccia per la democrazia e uno strumento per il fascismo.” Strumenti come i video deepfake e i bot online, che manipolano il discorso pubblico simulando consenso e diffondendo fake news, possono recare diversi danni alla società.

Questi sono solo alcuni dei rischi associati all’intelligenza artificiale e al suo crescente impatto sulla nostra vita quotidiana, ma ce ne sono molti altri da considerare. Ad esempio, la concentrazione del potere nelle mani di poche grandi aziende e la crescente dipendenza dagli strumenti basati su questa tecnologia. Senza sconfinare nella fantascienza, questi problemi richiedono attenzione e soluzioni concrete, anche se è opportuno specificare che le opportunità già offerte dall’IA sono sufficientemente promettenti da giustificare l’investimento e lo sviluppo continuo, rendendo il bilancio tra costi e benefici complessivamente positivo.

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Sony lancia Soneium, la sua blockchain Layer 2 di Ethereum

Sony lancia la sua blockchain Layer 2 di Ethereum

Sony Group e Startale Labs annunciano Soneium: un Layer 2 costruito su Ethereum che punta a traghettare le crypto nel mainstream!

Il colosso dell’intrattenimento Sony, in collaborazione con Startale Labs, ha appena annunciato Soneium, una nuova blockchain Layer-2 su Ethereum che promette di cambiare, per sempre, il panorama Web3 globale. 

Questo progetto ambizioso punta a superare le barriere che hanno finora limitato l’adozione della blockchain e a integrare questa tecnologia nei prodotti di Sony rivolti ai consumatori entro i prossimi due anni. Scopri tutto sul primo passo di Sony nell’industria blockchain in questo articolo.


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Una nuova era per la blockchain

Una settimana ricca di novità in grado di accelerare, e non di poco, l’adozione del mondo crypto e della tecnologia blockchain. Mercoledì ci ha pensato Apple, che ha annunciato l’apertura del suo chip NFC a sviluppatori di aziende terze, comprese quelle Web3, mentre oggi tocca a Sony.

Soneium, la blockchain Layer 2 di Sony, sarà costruita utilizzando l’OP Stack, un kit di sviluppo fornito da Optimism, e di conseguenza sarà supportato dalla tecnologia degli Optimistic Rollup. Grazie a questa informazione possiamo già affermare che effettuare le commissioni di transazione, su Soneium, saranno piuttosto economiche. Ma la cosa più interessante riguarda il grande nome che sta dietro al progetto. Con questa soluzione, Sony intende portare la blockchain fuori dalla nicchia degli appassionati di criptovalute, rendendola accessibile e utile per milioni di utenti.

Sota Watanabe, CEO di Startale Labs e direttore di Sony Block Solutions Labs, ha delineato un piano di sviluppo in tre fasi per Soneium. Nel primo anno, l’obiettivo principale sarà attrarre sviluppatori e utenti Web3. Successivamente, poi, la piattaforma integrerà alcuni prodotti Sony famosi e largamente utilizzati come Sony Bank, Sony Music e Sony Pictures. Infine, entro il terzo anno dal lancio, Soneium punta a diventare un punto di riferimento per le imprese e per le applicazioni decentralizzate (dapp).​

Integrazione con l’ecosistema Sony

L’integrazione di Soneium con i prodotti Sony è una delle informazioni più interessanti finora a nostra disposizione. La piattaforma non sarà solo un’infrastruttura tecnologica, ma un vero e proprio ecosistema che supporterà applicazioni in settori chiave come l’intrattenimento, la finanza decentralizzata (DeFi) e il gaming

Sony sta, però, lavorando su più fronti. In particolare è alle prese con lo sviluppo dell’integrazione di Soneium su Astar, una blockchain creata dall’altro player che fa parte di questa join venture: Startale Labs. Lo scopo di questa integrazione è fondere le risorse e l’infrastruttura di Astar con il nuovo Layer 2, azione che consentirà di accedere ad un bacino di utenti e sviluppatori di discrete dimensioni, una volta che la testnet di Soneium verrà lanciata.

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Il lancio di Soneium si inserisce in un contesto più ampio di espansione di Sony nel settore delle criptovalute e della blockchain. Lo scorso anno Sony ha acquisito l’exchange crypto Whalefin e ha depositato il brevetto per una nuova tipologia di token detti “super-fungibili”. Questi, molto simili ai più famosi non fungible token (NFT) sono stati pensati migliorare l’esperienza di gioco all’interno dell’ecosistema PlayStation​.Con il lancio di Soneium, Sony dimostra la sua determinazione nel voler giocare un ruolo da protagonista nel futuro del Web3. Questo progetto è un chiaro segnale dell’intenzione di Sony di ridefinire i confini tra mondo fisico e digitale, creando nuove opportunità per innovazione e creatività.

Viaggiare senza nessuna preoccupazione: le assicurazioni sui viaggi

Assicurazioni viaggio: cosa sono e come funzionano

Viaggiare “senza pensieri” è davvero possibile? Scopri che cosa sono le assicurazioni sui viaggi e come funzionano

Se chiedessimo a 100 persone che cosa farebbero se avessero soldi infiniti, più della metà risponderebbe: “visiterei tantissimi paesi diversi in giro per il mondo”. Viaggiare piace praticamente a tutti, anche se, qualche volta, comporta dei rischi. Non siamo qui per fare i guastafeste. Se stai per partire per una vacanza esotica non vorrai certo concentrarti sui pericoli o sulle difficoltà che potresti incontrare una volta che atterri.

Ma non si può neanche essere eccessivamente ottimisti e pensare che nulla possa complicare la tua esperienza in un paese estero o impedirti di partire. Ritardi nei voli, smarrimento dei bagagli, infortuni o problemi di salute in paesi stranieri possono trasformare un viaggio da sogno in un incubo. 

Le assicurazioni viaggio entrano in gioco proprio per offrire protezione e assistenza in queste situazioni impreviste. Ma cosa sono esattamente e come funzionano? In questo articolo, esploreremo tutto ciò che devi sapere per affrontare un viaggio in serenità.

Cosa sono le assicurazioni viaggio?

Le assicurazioni viaggio sono polizze create per proteggere e risarcire i viaggiatori da una serie di imprevisti che possono verificarsi durante un viaggio. Ne esistono di diverse tipologie, ma la maggior parte proteggono i loro clienti da questi imprevisti.

  • Spese mediche improvvise: copertura per le spese sanitarie in caso di malattia o infortunio durante il viaggio.
  • Annullamento o interruzione del viaggio: rimborso dei costi sostenuti se si è costretti ad annullare o interrompere il viaggio per motivi imprevisti, come malattia o emergenze familiari.
  • Perdita o smarrimento dei bagagli: copertura per il risarcimento dei beni persi o danneggiati durante il viaggio.
  • Ritardi: rimborso delle spese aggiuntive sostenute a causa di ritardi dei voli o altri mezzi di trasporto.

Perché è importante averne una?

Le assicurazioni viaggio sono fondamentali per diverse ragioni. In primo luogo perché ti permettono di affrontare un’avventura in serenità e la rendono più godibile. Avere la certezza di essere coperti in caso di emergenza rende un viaggio molto meno stressante. Inoltre, queste diventano quasi fondamentali se si visitano paesi in cui le spese mediche sono ingenti. In questo caso, se non si possiede un’assicurazione sui viaggi ci si potrebbe trovare a dover sborsare cifre astronomiche in caso di un problema di salute.

Infine, le assicurazioni viaggio possono aiutarti a recuperare parte dei costi (talvolta anche la loro totalità) del soggiorno in caso di imprevisti che ti obbligano a cancellarlo o interromperlo prima del tempo.

Come funzionano le assicurazioni viaggio?

Il funzionamento delle assicurazioni viaggio è relativamente semplice. Ecco i passaggi principali:

  1. Acquisto della polizza: per far si che la tua assicurazione viaggio sia valida è buona norma acquistare la polizza prima di partire. Puoi farlo tramite compagnie assicurative specializzate o direttamente con l’agenzia attraverso la quale hai prenotato.
  2. Attivazione della polizza: la copertura entra in vigore dal momento in cui acquisti la polizza e dura fino alla fine del periodo coperto, che di solito coincide con il termine del viaggio.
  3. In caso di imprevisto: se si verifica un evento coperto dalla polizza (ad esempio, ti ammali durante il viaggio), devi contattare l’assicurazione per avviare la pratica di risarcimento.
  4. Presentazione del reclamo: per richiedere un risarcimento, dovrai presentare documentazione che dimostri l’accaduto, come un referto medico o un rapporto di polizia. La compagnia assicurativa valuterà la tua richiesta e, se approvata, ti rimborserà secondo i termini della polizza.
  5. Assistenza: molte assicurazioni viaggio offrono anche servizi di assistenza 24/7, che possono aiutarti a trovare medici, organizzare trasporti di emergenza, o fornire supporto in caso di perdita del passaporto.

Cosa considerare quando si sceglie un’assicurazione viaggio?

Quando scegli una assicurazione viaggio, è importante considerare alcuni fattori per assicurarti di ottenere la copertura di cui hai bisogno.

Stai partendo per una folle avventura in solitaria, o non viaggi senza la tua dolce metà o la tua compagnia? Starai via a tempo indeterminato perché non sopporti più la solita routine, o preferisci andare via per poco tempo ma più volte durante l’anno? Hai in programma di svolgere attività altamente rischiose, ad esempio sport estremi come paracadutismo o immersioni? 

Una volta che sai rispondere a queste domande puoi scegliere l’assicurazione che fa per te, dato che la polizza deve adattarsi, come un vestito cucito su misura, alla tipologia di viaggio che stai pianificando. L’ultima cosa da fare è poi verificare i limiti di copertura per le spese mediche e controllare le franchigie applicabili, questa fanno decisamente la differenza quando si sceglie la polizza perfetta per sé.

Assicurazioni viaggio: tre offerte complete

Dopo aver compreso cosa sono le assicurazioni viaggio e come funzionano, analizziamo alcune tra le migliori offerte sul mercato. Cosa offrono queste polizze e qual è la somma massima che rimborsano?

Allianz

Un’assicurazione sui viaggi molto versatile cucita su misura a seconda delle tue esigenze. Il servizio Global Assistance offre assistenza medica completa ventiquattr’ore su ventiquattro, pagamento delle spese mediche, ospedaliere e chirurgiche e rientro sanitario in Italia. Inoltre, prevede anche il rimborso nel caso di un prolungamento soggiorno per malattia o infortunio, delle penali in caso di annullamento e indennizzo in caso di furto o mancata riconsegna del bagaglio.

I massimali, per quanto riguarda le spese mediche per viaggi con durata fino a 45 giorni sono di:

  • 150.000€ per l’Europa;
  • 300.000€ per il resto del mondo;
  • Illimitato per i viaggi negli Stati Uniti d’America.

Richiedi un preventivo

AXA

Anche l’assicurazione viaggio di Axa offre assistenza telefonica 24 ore su 24 in lingua italiana e il pagamento delle spese ospedaliere e chirurgiche. Axa Assistance offre tre livelli di copertura assicurativa viaggi: Schermo Totale, Protezione Media e Protezione Base i cui relativi massimali sono di 100.000€, 500.000€ e 3 milioni di euro.

Dai un’occhiata!

Coverwise

Coverwise offre, invece, una polizza flessibile con assistenza medica inclusa 24 ore su 24, copertura delle spese ospedaliere e chirurgiche, e rientro sanitario. La polizza prevede anche il rimborso delle penali per annullamento del viaggio e copertura del bagaglio in caso di furto, smarrimento o mancata consegna.

I massimali sono:

  • 250.000€ per viaggi in Europa;
  • 500.000€ per il resto del mondo;
  • 1.000.000€ per Stati Uniti, Canada e Giappone.

Vai al sito 

Ora che sai cosa sono le assicurazioni sui viaggi e come funzionano puoi valutare se proteggerti da eventuali rischi prima di intraprendere uno. Stipulare una polizza è probabilmente il modo migliore per affrontare con totale serenità un’entusiasmante avventura.

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Aziende che detengono Bitcoin: scopri le più importanti

Aziende che detengono Bitcoin: scopri le più importanti

Quali sono le grandi aziende che detengono più Bitcoin, anche se esterne al settore crypto? Ecco la classifica

Dopo la registrazione all’IPO di Reddit, attraverso la quale è emerso che la piattaforma possiede Bitcoin, Ethereum e MATIC, gli appassionati crypto hanno iniziato a chiedersi quali sono le aziende che hanno investito in questa tipologia di asset.

In totale, quelle che hanno reso pubblici i bilanci comunicando la quantità di crypto che detengono, sono 91, ma analizziamo le quattro più importanti e famose!

Compra Bitcoin!

MicroStrategy

MicroStrategy ha intrapreso il suo entusiasmante viaggio all’interno di questo settore nell’ormai lontano, soprattutto per gli appassionati di criptovalute, 2020. Il suo CEO Michael Saylor è uno dei membri più influenti del settore, stimato da tutti i crypto enthusiast.

MicroStrategy detiene attualmente 214.000 Bitcoin, per un controvalore in dollari di 14,4 miliardi al prezzo attuale di 69.000$. E pensare che Michael Saylor era inizialmente molto scettico nei confronti di questa tecnologia. Nel 2013 aveva dichiarato che BTC sarebbe sicuramente fallito, paragonandolo al gioco d’azzardo online. 

Nel 2020, però, dopo averlo studiato a fondo, ha cambiato radicalmente la sua posizione. Da quel momento in poi è sempre stato fermamente convinto che sia una riserva di valore sicura per proteggersi dall’inflazione e dalle crisi monetarie. Tutto questo è normale, Bitcoin è un argomento molto complesso e ci vuole tempo per comprenderlo a pieno.

Approfondisci Bitcoin

In confronto alla maggior parte delle Whale, Michael Saylor ha, attraverso il suo fondo, iniziato “tardi” ad acquistare Bitcoin. Il prezzo medio di acquisto di MicroStrategy è 35.000$, ma il profitto attuale è da capogiro: quasi 7 miliardi di dollari.

Tesla

Il secondo elefante nella stanza è Tesla, attualmente la terza azienda che detiene più Bitcoin al mondo, 9.720. Il valore attuale di questo “gruzzoletto” è di circa 660 milioni di dollari. L’avventura dell’azienda fondata da Elon Musk in questo settore è più simile ad un’epopea. Tutto ha avuto inizio a febbraio del 2021, quando l’azienda ha annunciato, attraverso una dichiarazione della Security and Exchange Commission) di aver acquistato 1,5 miliardi di dollari di Bitcoin. Poche settimane dopo, nel mese di marzo, Tesla ha annunciato che avrebbe iniziato ad accettare BTC come metodo di pagamento per i clienti statunitensi intenzionati ad acquistare i veicoli del brand.

A maggio dello stesso anno c’è stata poi la marcia indietro, che ha contribuito a rendere quel mese uno dei più negativi di sempre per il mercato. Questa, ha riguardato soltanto la ridefinizione delle modalità di pagamento per le automobili e non la detenzione di Bitcoin come asset.

Come mai Elon Musk ha cambiato idea?

Perché, a detta sua, l’impatto ambientale di Bitcoin era eccessivo. La dichiarazione che l’imprenditore ha abbinato all’annuncio ufficiale è stata: “quando il 50% del mining di Bitcoin verrà alimentato da energia pulita e sostenibile, Tesla tornerà ad accettare pagamenti in Bitcoin”. Nel frattempo, però, è ancora possibile acquistare gli accessori del marchio di auto elettriche utilizzando Dogecoin (DOGE).

Guarda il prezzo di DOGE

Reddit

La terza grande azienda che detiene Bitcoin è Reddit. Reddit ha iniziato ad accettare donazioni in Bitcoin nel 2013 e, in breve tempo, il suo forum è diventato uno dei punti di riferimento per gli appassionati del settore, in particolare i subreddit r/Bitcoin e r/Cryptocurrency.

Nel 2018 poi ha fatto dietro front a causa delle elevate commissioni di transazione e della volatilità del prezzo di BTC. Tuttavia, il legame di Reddit con il mondo delle criptovalute non è stato definitivamente troncato. Nel 2020, Reddit ha lanciato un’iniziativa innovativa introducendo i Community Points, dei token basati su Ethereum, nei subreddit r/CryptoCurrency e r/FortNiteBR. Questi punti, rispettivamente chiamati “Moons” e “Bricks,” hanno permesso agli utenti di guadagnare ricompense a seconda del loro contributo.

Reddit ha ulteriormente esplorato le possibilità della blockchain collaborando con la Ethereum Foundation per migliorare la scalabilità delle transazioni sull’omonima blockchain. Nel 2021, ha lanciato il Reddit Vault, un portafoglio digitale integrato nella piattaforma per gestire i Community Points, semplificando per gli utenti l’interazione con i token senza necessità di software esterni.

Nel 2022, Reddit ha ampliato il programma dei Community Points e ha iniziato a testare tecnologie Web3, promuovendo un ecosistema decentralizzato all’interno della piattaforma. Inoltre, Reddit ha iniziato a esplorare la tecnologia degli NFT (token non fungibili), attraverso il lancio di una collezione di avatar che ha riscosso un discreto successo.

Infine, pochi mesi fa in occasione della registrazione della Initial Public Offering (IPO) precedente alla quotazione in borsa, ha dichiarato di aver investito parte degli utili in Bitcoin, Ethereum e Matic.

Block inc.

L’ultima grande azienda che detiene Bitcoin di questo articolo è Block Inc., precedentemente nota come Square Inc. L’impresa di Jack Dorsey, il fondatore di Twitter, che ha, da sempre, dimostrato un fortissimo interesse nei confronti del settore.

L’azienda ha fatto il suo ingresso nel mondo crypto nel 2018, integrando Bitcoin nei suoi servizi Cash App, permettendo ai suoi utenti di acquistare e vendere in modo semplice. Nel 2020, Block Inc. ha fatto un ulteriore passo avanti investendo $50 milioni, l’1% del patrimonio dell’azienda, in Bitcoin, acquistandone 4.709 BTC. 

Block inc ha successivamente, e gradualmente, aumentato la sua esposizione, e secondo gli ultimi dati oggi ne deterrebbe circa 8.000. 

Queste sono le più grandi aziende, non native crypto, che hanno acquistato e tuttora possiedono Bitcoin. Cosa succederà nei prossimi mesi, data la forte espansione dell’adozione che ha investito il settore dopo l’approvazione degli ETF spot. Potrebbero esserci delle imprese, magari ancora più importanti, che hanno acquistato Bitcoin attraverso questi strumenti finanziari?

Gettoni d’oro: cosa sono e quanto vale ciascuno?

Gettoni d’oro: cosa sono e quanto vale questa moneta

Gettoni d’oro in euro: quanto vale questa moneta, cos’è e perché viene usata nei quiz televisivi? 

Cosa sono i gettoni d’oro e quanto vale davvero questo denaro? Da Masterchef a L’Eredità, chi vince un gioco o un reality televisivo viene ricompensato con queste vere e proprie monete fatte del metallo prezioso noto per essere il bene rifugio per eccellenza. Ma i premi in gettoni d’oro hanno lo stesso valore di quelli in euro… Come si calcola quanto vale un gettone d’oro davvero? 

Cerchi un asset simile all’oro, ma più facile da acquistare, vendere e detenere? Bitcoin viene da tempo soprannominato l’oro digitale, grazie alla scarsità che deriva dalla sua disponibilità limitata. I Bitcoin in circolazione non saranno mai più di 21 milioni, e attualmente, sono circa 19,7.

Segui il prezzo di Bitcoin!

Gettoni d’oro: cosa sono e perché vengono usati 

Prima di scoprire quanto vale un gettone d’oro, vediamo cosa sono queste “valute” e perché vengono utilizzate. I gettoni d’oro sono delle monete composte del metallo prezioso in diversi carati, di peso variabile e che raffigurano il logo dell’azienda che li commissiona come Mediaset o la RAI. Fanno la loro prima apparizione nel 1955 come metodo di pagamento per le vincite dei quiz televisivi. Dal 1955 fino al 2019 in Italia la legge vietava alle emittenti televisive e radiofoniche di pagare in contanti i vincitori di giochi a premi. Questo perché l’erogazione di contanti dopo una vincita era associata al gioco d’azzardo, che deve essere svolto solo in luoghi autorizzati. Cosa sono dunque i gettoni d’oro? Una modalità per ovviare al problema normativo e continuare a premiare i vincitori dei programmi. 

Nel 2019 una sentenza del TAR del Lazio ha autorizzato i pagamenti in contanti, tuttavia i gettoni d’oro rimangono il mezzo più usato per tali vincite. Queste monete vengono prodotte dal Banco Metalli e vengono consegnate entro sei mesi. 

Per i partecipanti dei giochi a premi, i gettoni d’oro sono il modo più svantaggioso per ricevere il bottino. Il loro valore infatti è sempre inferiore rispetto al corrispettivo in euro dichiarato. Ecco quanto vale un gettone d’oro davvero. 

Gettoni d’oro: quanto vale questa moneta

Quanto vale un gettone d’oro? Il primo mito da sfatare è che un gettone d’oro non equivale a un euro. Il valore delle monete dei premi dipende da diversi fattori, in primis la percentuale di oro contenuto nelle monete ovvero i carati, poi dal prezzo del metallo sul mercato e infine dalle tasse

Per sapere quanto vale un gettone d’oro bisogna considerare anche le imposte che vanno pagate sulla vincita. Dall’importo del premio viene tolta l’IVA al 22%.

Quindi se il premio stabilito è di 10.000 euro in gettoni d’oro, si ricevono 7.800 euro. Il secondo passaggio per calcolare il loro valore  riguarda la conversione in euro. Per cambiarli in contanti si hanno due possibilità:

  • Venderli direttamente al Banco Metalli che li ha prodotti con una commissione del 5%, sempre considerando il prezzo dell’oro all’oncia in riferimento ai suoi carati;
  • Ricevere i gettoni e rivenderli in autonomia. In questo caso è bene cercare di vendere quando è più vantaggioso. L’oro infatti non ha un prezzo stabile, ma varia sulla legge della domanda e l’offerta. Quest’anno ad esempio i prezzi sono vicini ai massimi storici. 

I gettoni d’oro, per quanto possano sembrare “scomodi”, possono far fruttare una fortuna se si aspetta il momento di mercato giusto. Del resto l’oro è uno dei beni di rifugio per eccellenza e nei momenti di crisi o instabilità economica il suo valore può crescere esponenzialmente. 

Forse non sai che Bitcoin viene soprannominato “oro digitale” perché condivide alcune caratteristiche con il metallo prezioso. 

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Incassato il corrispettivo in contanti, ci sono ulteriori tasse da pagare per conoscere in maniera definitiva quanto vale un gettone d’oro. 

Come vengono tassati i gettoni d’oro?

Oltre all’IVA che viene sottratta in maniera automatica, come vengono tassati i gettoni d’oro? I premi dei programmi televisivi appartengono alla categoria dei “redditi diversi”, quindi vengono tassati con una ritenuta a titolo d’imposta del 20%. Per fare un confronto, le lotterie o le tombole hanno un’imposta al 10%. 

È proprio il caso di dire “non è tutto oro ciò che luccica”. Il valore delle cifre da capogiro dei gettoni che promettono in televisione può essere ridotto da tasse e commissioni. Ora che sai come si calcola quanto vale un gettone d’oro, il mondo dei quiz ti aspetta!

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