5 curiosità che non conosci su Donald Trump

Donald Trump: 5 curiosità che non conosci

Donald Trump è, di nuovo, il Presidente degli Stati Uniti. Tra politica, affari e spettacolo, ci sono aspetti della sua vita che probabilmente non conosci. Scopri 5 curiosità che lo rendono unico nel suo genere

Donald Trump, il 20 gennaio, è diventato ufficialmente il 47° presidente degli Stati Uniti d’America. Solo Stephen Grover Cleveland era riuscito nella storia (1885 e 1893) a ricoprire la più importante carica del Paese per due mandati non consecutivi. Ma questa è soltanto una delle tantissime curiosità che ruotano attorno al nuovo inquilino della Casa Bianca.

Quanto anticipato ci permette di chiederci, e soprattutto di risponderci con sincerità: quanto conosciamo davvero Donald Trump? Le cosiddette (e proverbiali) “sparate” che è solito rivolgere a media e giornalisti non sono così campate in aria come si possa pensare.

La sua carriera imprenditoriale e politica è stata interamente costruita attorno al suo, a tratti buffo ma senza dubbio efficace, modo di comunicare. Ecco cinque cose su Donald Trump che probabilmente non sai:

1. Il suo impero a Coney Island

Parte della fortuna di Donald Trump deriva dal padre, Fred Trump, che aveva costruito un piccolo impero immobiliare a Coney Island, una penisola e un quartiere della parte sud di New York noto per i suoi luna park e le attività di intrattenimento.

Gli appartamenti costruiti dal padre di Donald Trump nel dopoguerra sono stati fondamentali per la carriera dell’attuale presidente degli Stati Uniti, che ha potuto ottenere numerosi finanziamenti utilizzando proprio quegli alloggi come garanzia.

2. Si è inventato un portavoce

Forse non lo sai ma parte del successo di Donald Trump deriva dalla sua abilità di comprendere, prima di altri, l’importanza della reputazione e della presenza mediatica. Per essere onnipresente sui giornali e in TV, Trump si è addirittura inventato un portavoce, che ha chiamato Barron (lo stesso nome che avrebbe poi dato al figlio avuto con Melania Trump).

Nello specifico era solito chiamare i giornali fingendosi un’altra persona, ovvero Barron, per comunicare scoop, notizie e dichiarazioni che lo riguardavano. Insomma, “se la cantava e se la suonava”. In questo modo riusciva a comparire spesso sui media e a plasmare l’opinione pubblica con le sue stesse parole.

3. Ha la sua stella sulla Walk of Fame

Tra quest 5 curiosità su Donald Trump c’è spazio anche per il cinema, dato che il tycoon possiede una stella sulla Hollywood Walk of Fame. Gli è stata assegnata nel 2007 per il suo contributo al mondo dell’intrattenimento grazie al reality show The Apprentice, che lo ha reso una figura iconica in televisione.

Tuttavia, la stella è stata più volte al centro di polemiche e atti di vandalismo, specialmente durante la sua presidenza.

4. È stato un habitué della WWE

Prima di diventare presidente, Donald Trump ha fatto incursioni nel mondo del wrestling professionistico. Nel 2007 ha partecipato a una storyline della WWE, culminata in una famosa scena a WrestleMania 23, dove ha rasato la testa del proprietario Vince McMahon dopo aver vinto un incontro.

Questo evento ha mostrato il lato eccentrico e autoironico di Trump (non possiamo dichiarare con certezza che esista davvero), oltre a rendere ancora più centrale la sua immagine nel mondo dello spettacolo.

5. Marla Maples: “Il miglior s**** che ho mai fatto”

Sì, il sottotitolo che introduce l’ultima delle 5 curiosità che non sai su Donald Trump è quantomeno particolare. Ma anche questa nasce dal singolare rapporto tra Donald Trump e i giornali.

La frase del titolo è apparsa sul New York Post il 16 febbraio 1990, poco dopo che il giornale aveva scoperto e pubblicato la relazione extraconiugale tra l’attuale presidente degli Stati Uniti e Marla Maples, all’epoca sposato con Ivana Trump. Non si sa se la frase sia mai stata realmente pronunciata, ma pare che sia stato proprio Trump a insistere affinché il giornale la pubblicasse, dimostrando ancora una volta la sua capacità di usare i media a suo vantaggio. 

Da quel momento in poi tantissimi americani sono stati convinti che Donald Trump fosse un amante incredibilmente passionale. Tutto ciò ha contribuito a mettere il tycoon in una posizione di vantaggio per quanto riguarda gli affari? Poco probabile, ma come direbbe lo stesso presidente degli Stati Uniti: la reputazione è tutto.

Intesa Sanpaolo ha comprato 11 Bitcoin per 1 milione di euro

Bitcoin: Intesa Sanpaolo compra 1 milione di euro

Intesa Sanpaolo compra 11 Bitcoin. È la prima volta che una banca italiana acquista crypto

Durante la mattinata di ieri, lunedì 13 gennaio 2025, Intesa Sanpaolo ha acquistato Bitcoin. La più grande banca italiana, che secondo i dati del 2022 gestisce più di 400 miliardi di euro di asset, è la prima a processare ufficialmente un’operazione in criptovalute nel nostro Paese.

Quali sono le motivazioni che hanno portato l’istituto di credito a processare questo acquisto e perché (e come) è stato reso pubblico?

Perché l’istituto di credito ha deciso di acquistare BTC?

Le ragioni di questa scelta non sono state ancora chiarite nel dettaglio: la banca non ha rilasciato commenti pubblici approfonditi, limitandosi a confermare la notizia. È comunque ragionevole ipotizzare che l’operazione rientri in una strategia di diversificazione delle riserve o che sia parte di un futuro ampliamento dei servizi legati alle criptovalute.

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Le dinamiche dell’acquisto

Stando alle informazioni trapelate, Intesa Sanpaolo avrebbe acquistato 11 Bitcoin per un controvalore di circa 1 milione di euro. La notizia è stata inizialmente divulgata da uno screenshot pubblicato su 4Chan e attribuito a una conversazione interna firmata da Niccolò Bardoscia, Head of Digital Assets Trading & Investments di Intesa Sanpaolo. Il messaggio recitava:

“A oggi 13/01/2025, Intesa Sanpaolo possiede 11 Bitcoin. Grazie a tutti per il lavoro di squadra.”

Nella giornata di lunedì 13 gennaio, Bitcoin ha registrato un elevato livello di volatilità e il suo prezzo ha oscillato nel range compreso tra i 93.130€ e 88.500€. Il prezzo effettivo di acquisto da parte dell’istituto non è stato reso noto; tuttavia, dal contenuto dello screenshot si evince che la transazione sarebbe avvenuta nelle prime ore della mattinata, presumibilmente ad un prezzo di circa 90.000€.

Dopo la pubblicazione del leak, alcune testate giornalistiche italiane hanno contattato Intesa Sanpaolo per avere conferme. L’istituto ha ammesso di aver perfezionato l’acquisto, senza fornire ulteriori dettagli sulle motivazioni o sulle finalità a lungo termine.

Che cosa cambierà nel panorama bancario italiano?

Questa mossa di Intesa Sanpaolo rappresenta un precedente importante: è la prima banca italiana a dichiarare di possedere Bitcoin in portafoglio. In un contesto internazionale in cui crescono gli investimenti in criptovalute da parte di grandi fondi istituzionali, l’interesse di un attore bancario di primo piano potrebbe anticipare ulteriori aperture o sperimentazioni anche da parte di altri istituti di credito.

Resta da capire ancora la finalità dell’acquisto. Questo si colloca all’interno di una mera strategia di diversificazione di portafoglio, con i BTC che dovranno svolgere un ruolo di riserva all’interno della banca. O, al contrario, Intesa Sanpaolo ha intenzione di lanciare servizi crypto per i propri clienti. Magari una piattaforma per la custodia o persino un exchange.

In quest’ultimo caso, sarebbe necessario ottenere tutte le licenze e i permessi previsti dalle normative vigenti in materia di servizi finanziari e criptovalute.

L’acquisto di 11 Bitcoin da parte di Intesa Sanpaolo rappresenta un segnale di svolta nel rapporto fra il sistema bancario tradizionale italiano e il mondo delle criptovalute. Soprattutto perché sia Banca d’Italia che diverse istituzioni unitarie, su tutte la Banca Centrale Europea, si sono espresse più volte in modo contrario nei confronti di questa tecnologia. Mentre oltreoceano, soprattutto dopo la vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali USA, le crypto giocano ormai un ruolo centrale dal punto di vista economico.

Nucleare in Italia? Le sfide per il 2030

Nucleare in Italia? Il punto della situazione

L’Italia pensa alla reintroduzione del Nucleare per la produzione di energia elettrica. Quali sono le sfide principali per il 2030?

Negli ultimi anni, il dibattito sul nucleare in Italia è tornato al centro della scena politica ed economica, soprattutto a causa della crisi energetica che ha colpito l’Europa dopo lo scoppio del conflitto russo-ucraino. Nonostante varie iniziative stiano prendendo forma, tra cui la nomina di un esperto da parte del governo per valutare la fattibilità della reintroduzione dei reattori e l’annuncio di una prossima legge delega per disciplinare il settore, raggiungere l’obiettivo non sarà semplice né immediato. 

Le sfida principale in questo senso riguarda il convincimento dell’opinione pubblica, soprattutto per quanto riguarda la sicurezza delle centrali

Il ritorno del nucleare in Italia è possibile?

La storia d’amore e odio tra Italia e nucleare è, da molti anni, piuttosto travagliata. Tuttavia, nell’ultimo periodo, la necessità di ridurre la dipendenza dal gas e dalle importazioni energetiche, insieme all’obiettivo di raggiungere gli standard europei per la riduzione delle emissioni di CO2, ha riaperto il dibattito.

Il Governo italiano ha nominato un esperto per valutare la fattibilità del nucleare e sta preparando una legge delega per regolamentare il settore. Il percorso non sarà facile, soprattutto perché l’opinione pubblica ha votato contro questa fonte di energia attraverso due referendum, quello di novembre 1987 e quello di giugno 2011. Inoltre, bisogna anche specificare che nel caso di un via libera, i primi reattori non saranno attivi prima del 2030, e quindi questa fonte di energia non avrà un impatto immediato sull’approvvigionamento energetico italiano.

NewCo Enel e e i mini reattori

Tra le iniziative più significative c’è la creazione della NewCo Enel, una società dedicata alla valutazione e allo sviluppo di tecnologie nucleari in Italia. L’Enel, insieme a due colossi della storia industriale italiana come Ansaldo e Leonardo, sta esplorando l’opportunità di utilizzare i mini reattori nucleari modulari (SMR), una tecnologia di terza generazione considerata più sicura e flessibile rispetto ai reattori tradizionali.

Gli SMR sono molto più piccoli degli impianti tradizionali. Le loro dimensioni difficilmente superano quelle di un campo da calcio (105 m X 68 m) e utilizzano sistemi automatici di raffreddamento. Senza entrare nel tecnico, si può dire che i mini reattori nucleari modulari sarebbero più sicuri e più facili da costruire e trasportare. Inoltre, sarebbe possibile produrli all’interno di capannoni industriali, assemblandoli poi nel luogo di installazione. Questa flessibilità potrebbe consentire a un’Italia che punta al nucleare di creare una filiera produttiva competitiva.

I vantaggi del nucleare per l’Italia

Il nucleare garantirebbe al nostro paese la possibilità di attingere da una fonte di energia elettrica costante e affidabile, risolvendo i problemi di intermittenza di queste ultime che affliggono prevalentemente il fotovoltaico. Inoltre, i costi di produzione dell’energia nucleare sono competitivi rispetto a quelli per l’estrazione del gas, il che potrebbe ridurre i costi energetici che imprese e cittadini devono affrontare.

Secondo alcune stime, una trentina di mini reattori nucleari garantirebbero una potenza di circa 12-16 gigawatt, pari a un decimo della domanda energetica del Paese durante il 2023. L’energia prodotta da questi impianti, anche se non sufficiente per coprire il fabbisogno totale delle grandi città, sarebbe ideale per attività produttive ad alta intensità energetica, come le imprese manifatturiere e i data center.

L’interesse per il nucleare è particolarmente forte tra le Big Tech, che richiedono una fonte di energia costante e affidabile per alimentare i loro data center. L’Enel ha già ricevuto oltre 40 richieste da operatori internazionali per la realizzazione di data center in Italia, tra cui Google e Amazon.

Le sfide del nucleare Italia

Nonostante i vantaggi che garantisce questa tecnologia, il percorso del nucleare in Italia è ancora pieno di sfide. In primis “convincere l’opinione pubblica,” che ha votato due volte contro all’istallazione di centrali sul suolo del nostro Paese principalmente a causa della preoccupazione per il rispetto degli standard di sicurezza. Sia per quanto riguarda l’installazione e il funzionamento dei reattori, ma anche, e forse soprattutto, per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi. La seconda, invece, riguarda il tempo, dato che se si iniziasse oggi sarebbe difficile concludere i lavori entro il 2030, visto che  per costruire un un mini reattore nucleare sono necessari più di quattro anni. L’impatto economico di questa tecnologia potrebbe, però, essere prorompente, e ammonterebbe, secondo le stime, a circa 45 miliardi di euro.

Insomma, l’energia nucleare potrebbe ricoprire un ruolo determinante nel percorso verso la transizione dai combustibili fossili a fonti energetiche, in grado di garantire la sicurezza energetica e contrastare il cambiamento climatico, dato che costituisce un elemento chiave per istituire sistemi elettrici a basse emissioni. Nell’ambizioso obiettivo mondiale di raggiungere un bilancio net-zero entro metà secolo, l’energia nucleare, attualmente presente in 32 Paesi con una capacità totale di 413 GW, gioca un ruolo significativo nell’evitare 1,5 gigatonnellate (Gt) di emissioni globali e ridurre la domanda mondiale di gas di 180 miliardi di metri cubi (bcm) annualmente.

In conclusione, si può dire che reintrodurre il nucleare in Italia è un’attività molto ambiziosa, ma sicuramente realizzabile. Grazie a iniziative come la NewCo Enel, il paese sta facendo passi importanti verso una nuova era energetica. Tuttavia, il successo dipenderà dalla capacità di superare le sfide politiche, sociali e tecnologiche, e di trovare un equilibrio tra innovazione e sostenibilità.

Mamma ho perso l’aereo: quanto era ricca la famiglia di Kevin?

mamma ho perso l'aereo

Con l’arrivo del Natale, torna quel momento speciale e carico di nostalgia in cui rinnoviamo tradizioni che scaldano il cuore. Una delle più amate? Riunirsi in famiglia davanti alla TV, riscoprendo i film cult che hanno segnato la nostra infanzia. Tra questi, Mamma ho perso l’aereo, uscito nel 1990, continua a essere un classico senza tempo, così come Richie Rich, con le avventure del ragazzino più ricco d’America. A distanza di oltre 30 anni, l’affetto per queste pellicole rimane immutato.

Qualche giorno fa, il cast di Mamma ho perso l’aereo (titolo originale Home Alone), la famiglia McCallister si è riunita nel New Jersey per un evento dedicato al film, accendendo nei fan la voglia di rivedere – forse per la centesima volta – le disavventure di Kevin e il suo Natale fuori dagli schemi.

L’amore dei fan e un enigma affascinante

Come spesso accade con i film cult, Mamma ho perso l’aereo ha dato vita a una community di appassionati che, ancora oggi, discutono online di curiosità e dettagli legati alla pellicola. Ma è sorprendente scoprire che questo classico sia finito persino sotto la lente di una giornalista del New York Times e, inaspettatamente, abbia coinvolto la Federal Reserve.

Ebbene sì. Amanda Holpuch, reporter del prestigioso quotidiano, si è trovata di fronte a una domanda curiosa che i fan si pongono da anni: quanto era ricca la famiglia McCallister?

Un’indagine tra fiction e realtà

Per rispondere, la giornalista ha intrapreso un lavoro investigativo meticoloso, che ha coinvolto professionisti legati al film, come Eve Cauley, scenografa della pellicola, e Todd Strasser, autore delle trasposizioni romanzate di Mamma ho perso l’aereo e dei suoi sequel. Il risultato? Una vera caccia al tesoro tra gli indizi disseminati nel film: mobilia, biglietti aerei, proprietà immobiliari e persino ricostruzioni storiche delle élite di Chicago negli anni ’90.

Un film che ha incassato oltre 476 milioni di dollari in tutto il mondo. Ha detenuto il Guinness World Record per la commedia live-action con il maggior incasso per più di 25 anni.

Insomma, tra ricordi e curiosità, il fascino di Mamma ho perso l’aereo resta intatto. Non è solo una commedia natalizia: è un pezzo della nostra infanzia, capace di farci sorridere e sognare, anno dopo anno. E voi, siete pronti a rivivere la magia?

La casa dei McCallister: un indizio sulla loro ricchezza

La villa dei McCallister, iconica protagonista di Mamma ho perso l’aereo, è un vero e proprio gioiello architettonico. Situata al 671 di Lincoln Avenue a Winnetka, Illinois, la casa esiste davvero ed è diventata un simbolo del film. Winnetka, uno dei quartieri più esclusivi degli Stati Uniti secondo Realtor.com, incarna il lusso e il prestigio, confermando lo status privilegiato della famiglia McCallister.

La dimora, in stile federale, vanta dimensioni tali da offrire stanze private a Kevin e ai suoi quattro fratelli, oltre a spazi per accogliere numerosi ospiti. Nel 1990, solo l’élite del top 1% delle famiglie di Chicago avrebbe potuto permettersi una proprietà simile. 

Un’indagine economica… da film

Sorprende scoprire che la Federal Reserve Bank di Chicago abbia collaborato con entusiasmo alla curiosa indagine condotta dal New York Times. La richiesta di ricostruire la ricchezza della famiglia McCallister ha portato gli economisti ad analizzare archivi e dati finanziari dell’epoca. Grazie a informazioni dettagliate su redditi medi, tassi ipotecari, valore delle case e costi assicurativi, è stato stimato che nel 1990 solo famiglie con un reddito annuo di almeno 305.000 dollari (circa 665.000 dollari nel 2022) avrebbero potuto permettersi una simile abitazione.

Oggi, la casa è in vendita per 5,25 milioni di dollari. Anche il prezzo della villa di Mamma ho riperso l’aereo, mi sono perso a New York, il sequel, è da capogiro. La casa, che si trova nell’elegante Upper West Side di Manhattan, tra Central Park West e Columbus Avenue, è stata venduta quest’anno per 6,7 milioni di dollari.

Chi erano i veri proprietari della villa?

Dietro le quinte, la villa apparteneva alla famiglia Abendschein, che all’epoca abitava la casa con la loro figlia di 4 anni. Il regista Chris Columbus, famoso anche per i primi due capitoli della saga di Harry Potter, convinse gli Abendschein a prestare la loro dimora per le riprese. Nonostante inizialmente si fossero trasferiti in un hotel, gli Abendschein tornarono a vivere al secondo piano durante le ultime fasi di produzione, muovendosi con discrezione per non essere visti alla finestra nelle scene in cui i ladri Harry e Marv – interpretati magistralmente da Joe Pesci e Daniel Stern – tentavano di scassinare la casa.

La casa senza tempo: l’anima natalizia di Mamma ho perso l’aereo

Per preservare l’integrità della lussuosa villa dei McCallister (e come dargli torto!), molte scene degli interni di Mamma ho perso l’aereo non furono girate nella casa di Winnetka, ma in un luogo decisamente meno glamour: una palestra, oggi abbandonata, all’interno di una scuola superiore di Chicago. Questo spazio venne trasformato in un set cinematografico meticolosamente curato, grazie al talento della scenografa Eve Cauley.

Intervistata dal New York Times, Cauley ha rivelato i dettagli dietro l’allestimento che ha contribuito a rendere la casa un’icona natalizia senza tempo. Al posto di arredamenti moderni o vistosamente lussuosi, la scenografa optò per mobili, oggetti e carta da parati dal fascino raffinato e retrò, evocativi di una famiglia americana ricca da generazioni.

L’obiettivo non era solo rappresentare il benessere economico della famiglia McCallister, ma anche creare un’atmosfera calda e accogliente. I toni predominanti – il verde, il rosso e le rifiniture dorate – furono scelti per conferire agli interni della casa una perfetta armonia con lo spirito natalizio. Questo uso dei colori trasformò la villa in una scenografia che sembra uscire direttamente da una cartolina di Natale, destinata a restare impressa nell’immaginario collettivo.

Chi ha pagato il viaggio a Parigi?

Viaggi in taxi, abiti eleganti e un volo transatlantico: portare quindici persone da Chicago a Parigi, con alcuni biglietti in prima classe, era – e resta – un’impresa costosa, accessibile a pochi. Ma ecco il colpo di scena: a finanziare l’intero viaggio non furono i genitori di Kevin, ma lo zio Rob, che vive a Parigi in un appartamento talmente grande da poter ospitare l’intera famiglia McCallister.

Ma non dimentichiamo un altro elemento. Considerando sempre il contesto degli anni Novanta, la madre di Kevin offre come pagamento un Rolex e i propri gioielli quando tenta disperatamente di tornare a casa da Parigi.

Zio Frank: il “tirchio” della famiglia

Non poteva mancare l’episodio memorabile dello zio Frank, che con la sua fama di spilorcio aggiunge un tocco comico alla narrazione. Celebre per evitare spese di ogni tipo, viene ripreso direttamente nel film mentre si rifiuta di pagare un conto di 122,50 dollari per la pizza e addirittura ruba saliere di cristallo a bordo dell’aereo.

Una curiosità riportata dal New York Times e supportata da uno studio del Journal of Psychiatry del 2008 sottolinea che comportamenti come il taccheggio o piccoli furti sarebbero sorprendentemente più comuni tra persone con redditi familiari elevati. Forse, lo zio Frank incarna inconsciamente questo profilo, alimentando il suo lato più comico e irritante.

Come sono diventati ricchi i genitori di Kevin?

Nel film Mamma ho perso l’aereo, non viene mai chiarito che lavoro facciano i genitori di Kevin per permettersi uno stile di vita così agiato. Questo ha alimentato negli anni numerose teorie da parte dei fan, che cercano indizi nascosti nei dettagli della pellicola.

Una delle ipotesi più popolari riguarda Kate McCallister, che potrebbe essere una stilista di moda. La presenza di manichini nella casa dei McCallister, usati magistralmente da Kevin nelle sue trappole anti-ladro, ha alimentato questa speculazione. A conferma di questa idea, Todd Strasser, autore dei libri tratti dal film, ha dichiarato di aver scelto di rendere Kate una stilista e Peter un uomo d’affari generico “perché sembrava una scelta sicura”. 

Una teoria dei fan ipotizza che Peter McCallister sia legato alla criminalità organizzata, il che spiegherebbe il valore della casa e la violenza di Kevin. Il New York Times non ha potuto escludere questa ipotesi!

Il fascino intramontabile di Mamma ho perso l’aereo

Al di là di speculazioni e teorie, la magia di Mamma ho perso l’aereo risiede nelle sue gag irresistibili, nell’ingegno di Kevin e nella perfetta atmosfera natalizia che ci riporta, ogni volta, all’incanto delle feste. Ma, soprattutto, ci ricorda ciò che davvero conta a Natale. Come direbbe Kevin:Ehi, sto mangiando schifezze e guardo un film da grandi… venite a fermarmi!”.

Moonshot, l’app dedicata alle meme coin su Solana

Le meme coin su Solana e l’ascesa di Moonshot

È nata una nuova stella nell’ecosistema Solana. Scopri moonshot, la nuova app per vendere è comprare soltanto meme coin.

La meme coin mania su Solana non accenna a passare. Da dicembre 2022, dopo il lancio di Bonk (BONK), diverse crypto “nate per gioco” sono esplose a intervalli regolari. Stiamo parlando, per esempio, di dogwifhat (WIF), che ha raggiunto una capitalizzazione di 4,3 miliardi di dollari e la trentaseiesima posizione nella classifica globale. O ancora di Popcat (POPCAT), cat in a dogs world (MEW) e Peanut the Squirrel (PNUT), che sono state create e si sono affermante nell’universo di Solana.

Nell’ultimo periodo è sata lanciata una nuova applicazione per smartphone che sta promuovendo ulteriormente questo trend. Un nuovo modo estremamente facile e intuitivo per comprare e vendere meme coin su Solana: Moonshot una piattaforma che rende queste crypto nate per gioco accessibili a tutti.

Solana risplende grazie alle meme coin

Se una volta le meme coin più di successo, ad esempio Shiba Inu (SHIB) e Pepe (PEPE), risiedevano su rete Ethereum, oggi la situazione sembra irreversibilmente mutata. Gli irrisori costi di transazione e la velocità di finalizzazione di queste ultime, uniti ai miglioramenti attuati dagli sviluppatori della rete, che hanno risolto i problemi di interruzione che la affliggevano, sono i motivi principali di questo successo. 

L’esplosione di quello che è da molti definito un “fenomeno culturale” sta influendo positivamente sia sulla blockchain creata da Anatoly Yakovenko che sul prezzo della sua criptovaluta nativa. SOL, dall’inizio del 2024 ad oggi, ha registrato un +174% avvicinandosi sempre di più ai suoi massimi storici del 2021, a quota 250$ circa. La sua rete, invece, ha raggiunto un valore totale bloccato (TVL) di 8,4 miliardi di dollari e generato un volume di trading complessivo di $7,4 miliardi.

Compra SOL!

Moonshot, l’applicazione che ha ridotto all’osso il trading di meme coin, si colloca all’interno di questa incredibile esplosione della blockchain Layer 1, e punta ad accelerare ancor di più l’adozione di Solana e del mondo crypto in generale.

Moonshot: cos’è e come funziona

Fatte le dovute premesse è il momento di affrontare il tema principale di questo articolo e quindi comprendere cos’è e come funziona Moonshot, l’app per fare trading di meme con su Solana. In realtà rispondere a questa domanda è molto semplice, dato che rendere estremamente facile e intuitiva questa attività è il principale scopo della piattaforma.

Su Moonshot si possono acquistare meme coin create sulla blockchain di Solana in due modi: utilizzando la crypto SOL o direttamente la propria carta di debito/credito o il proprio conto corrente, attraverso Apple o Google Pay.

Nonostante per questo tipo di crypto si più popolare l’acquisto diretto c’è naturalmente anche la possibilità di depositare senza effettuare nessuna transazione e attendere quindi il momento pià opportuno. Su Moonshot non è però possibile acquistare tutte le meme coin di Solana, bensì solamente quelle che sono state verificate e poi integrate sulla piattaforma.

Uno dei punti di forza di questa app è sicuramente l’essenzialità. Scordatevi indicatori tecnici o grafici avanzati, anche perché non sono particolarmente utili per fare trading di meme. Su Moonshot si può tenere d’occhio l’andamento delle meme coin attraverso grafici rudimentali e analizzare pochissimi dati.

Ad esempio la capitalizzazione di mercato, il volume e la fornitura (supply) totale e circolante.Proprio per la sua essenzialità ha riscosso molto successo di recente, soprattutto tra i neofiti, registrando più di 130.000$ di utili in un solo giorno e raggiungendo la top 30 dell’App Store nel segmento Finance.

Tuttavia l’essenzialità di Moonshot non è soltanto una caratteristica positiva. Gli utenti più esperti potrebbero preferire gli exchange centralizzati più strutturati o quelli decentralizzati come Raydium, per comprare e vendere le meme coin di Solana. I primi, solitamente, rendono disponibili determinati crypto asset sulla piattaforma soltanto dopo un’attenta due diligence, mentre i secondi sono completamente liberi e richiedono, quindi, più esperienza per essere utilizzati.

Dai un’occhiata alle meme coin disponibili su Young Platform

Meme coin su Solana: il rischio è molto alto

Utilizzare Moonshot e, in generale scambiare le meme coin di Solana, è un’attività rischiosa. La maggior parte di quelle che nascono sono destinate a soccombere in poche settimane (o addirittura giorni). Questo perché è l’attenzione che una “crypto nata per gioco” riesce ad attirare che determina il suo successo o il suo fallimento. 

Acquistare una meme coin appena nata è praticamente come scommettere, dato che non è possibile orientare la decisione utilizzando analisi sui dati storici o sulla qualità dei fondamentali. Per questo motivo è consigliabile, se proprio non si riesce a fare a meno di svolgere questa attività, utilizzare una piccolissima porzione del proprio capitale. Come abbiamo detto più del 90% delle meme coin che vengono create ogni giorno non durano più di un mese. Ma la stessa percentuale si applica al numero di utenti impegnati in questa attività che riescono, nel lungo termine, a generare un profitto.


Al contrario, potrebbe avere senso puntare sull’infrastruttura che consente alle meme coin di risplendere: Solana. Essendo la criptovaluta nativa dell’omonima blockchain Layer 1, è indispensabile detenere SOL per utilizzarla e una piccola parte viene bruciata ogni volta che un utente processa una transazione. Questo processo, a lungo andare, limita la quantità circolante e tende a rendere, in futuro, la crypto deflazionaria.

Certificato medico di malattia: come funziona, come ottenerlo e diritti del lavoratore

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Scopri tutto sul certificato medico di malattia: come richiederlo, chi deve inviarlo al datore di lavoro, quanti giorni può dare il medico di base e quali sono i diritti e i doveri del lavoratore durante la malattia.

Il certificato medico di malattia è un documento fondamentale per giustificare l’assenza dal lavoro per motivi di salute. Ottenere e gestire correttamente il certificato è essenziale per evitare sanzioni disciplinari e per tutelare i propri diritti come lavoratore. In questo articolo esamineremo come funziona il certificato medico di malattia, chi deve inviarlo, quanti giorni può dare il medico di base e le procedure da seguire per rimanere conformi alla legge.

Come funziona il certificato medico di malattia?

Il certificato medico di malattia è un documento rilasciato dal medico di base che attesta l‘impossibilità temporanea del lavoratore nel svolgere la sua attività lavorativa. Dopo aver avvisato il datore di lavoro dell’assenza, il dipendente deve recarsi dal proprio medico per ottenere il certificato. Quest’ultimo viene trasmesso telematicamente all’INPS e successivamente al datore di lavoro.

Il certificato di malattia telematico è composto da due documenti:

  • Uno destinato all’INPS, che contiene la diagnosi.
  • Un altro destinato al datore di lavoro, che indica la durata della malattia.

La responsabilità della corretta trasmissione del certificato è del dipendente, quindi è importante verificare che il certificato sia stato inviato correttamente. La verifica può essere fatta online sul sito dell’INPS, utilizzando credenziali SPID o PIN.

Chi invia il certificato di malattia al datore di lavoro?

È il medico curante che si occupa della trasmissione del certificato medico di malattia all’INPS, che a sua volta lo rende disponibile al datore di lavoro. Questo processo semplifica notevolmente la comunicazione, eliminando l’obbligo per il lavoratore di dover inviare fisicamente il certificato al datore. Tuttavia, il lavoratore deve sempre informare il datore di lavoro del suo stato di malattia e fornire il numero di protocollo del certificato.

In caso di errore da parte del medico durante la redazione del certificato, il lavoratore ha la possibilità di richiedere una correzione entro 24 ore. Se sono trascorse più di 24 ore, invece, si può contattare l’INPS per effettuare la modifica. In alcune situazioni, come per alcune categorie del settore pubblico, il certificato può essere rilasciato in modalità cartacea e inviato manualmente al datore di lavoro e all’INPS.

Quanti giorni di malattia può dare il medico di base?

Il medico di base può rilasciare un certificato di malattia per un numero di giorni che ritiene adeguato in base alla condizione del paziente. In generale, non esiste un limite prefissato per il numero di giorni, ma il medico è tenuto a giustificare la durata della prognosi in base alla gravità della malattia. Nel caso in cui la malattia persista oltre la data indicata, è necessario ottenere un nuovo certificato per prolungare il periodo di malattia.

È importante notare che il periodo di malattia riconosciuto dall’INPS parte dalla data in cui viene emesso il certificato medico. Il medico non può giustificare giorni precedenti alla visita, salvo specifiche eccezioni come le visite a domicilio. Nel caso in cui il lavoratore desideri rientrare al lavoro prima della data indicata nel certificato, è necessaria una modifica del certificato da parte del medico.

Quando andare dal medico per il certificato di malattia?

È consigliabile andare dal medico per il certificato di malattia immediatamente al presentarsi della necessità di assenza dal lavoro. Questo evita complicazioni come la tardiva certificazione, che potrebbe non essere accettata dall’INPS, o sanzioni disciplinari da parte del datore di lavoro. Per ottenere il certificato, il lavoratore deve informare tempestivamente il datore di lavoro e prenotare una visita con il medico di base.

Durante la malattia, il lavoratore è soggetto a visite di controllo da parte dell’INPS. È quindi obbligato a essere reperibile in determinate fasce orarie, generalmente dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19, per permettere al medico di verificare lo stato di malattia. In alcuni casi, come per lavoratori con patologie gravi o in condizioni di ricovero ospedaliero, l’obbligo di reperibilità può essere sospeso.

Infine, è possibile variare l’indirizzo di reperibilità durante la malattia, ma il dipendente deve informare sia il datore di lavoro sia l’INPS del nuovo indirizzo. Nel caso di dipendenti pubblici, la comunicazione deve avvenire immediatamente e seguire le specifiche procedure previste dalla normativa.

Sei sul blog di Young Platform, la piattaforma italiana per comprare criptovalute. Qui puoi trovare le ultime novità su blockchain, Bitcoin e Web3. Raccontiamo da vicino questa economia emergente con un occhio alla finanza tradizionale, così hai tutto quello che ti serve per entrare nella nuova era del denaro.

Dibattito USA: JD Vance contro Tim Walz per la vicepresidenza degli Stati Uniti

JD Vance contro Tim Walz: il dibattito per la vicepresidenza USA

La scorsa notte c’è stato il dibattito tra JD Vance e Tim Walz, i due candidati alla vicepresidenza degli Stati Uniti. Come è andata? Chi ha vinto e di cosa si è parlato?

Questa notte negli Stati Uniti si è tenuto il primo dibattito tra i candidati alla vicepresidenza, JD Vance, senatore repubblicano dell’Ohio e Tim Walz, governatore democratico del Minnesota. Si sono confrontati sul palcoscenico politico più importante al mondo, dopo che ad inizio settembre lo stesso è stato condiviso da Kamala Harris e Donald Trump. Nonostante il dibattito tra i vice di solito non influenzi particolarmente le sorti delle elezioni, questa volta la situazione sembra essere diversa.

Dibattito JD Vance vs Tim Walz: come è andata?

Il dibattito è stato trasmesso sulla CBS, moderato dalla conduttrice di CBS Evening News Norah O’Donnell e Margaret Brennan. Lo scontro dialettico, come quello tra Harris e Trump, è durato novanta minuti, e ha visto i due candidati affrontare tematiche cruciali, tra cui quelle familiari, come l’aborto e il sostegno alle famiglie, l’inflazione e il conflitto in Medio Oriente e la possibile escalation dopo l’attacco dell’Iran a Israele delle ultime ore.

JD Vance ha decisamente dominato la serata grazie al suo atteggiamento carismatico e alla capacità di coinvolgere il pubblico. Ha raccontato la sua storia personale, legata al “sogno americano” di rivalsa: proviene da una famiglia povera e segnata da problemi di alcolismo e dipendenza da oppiacei, è riuscito a riscattarsi prima arruolandosi nei Marines, poi laureandosi in legge Yale e diventando una figura di spicco della Silicon Valley e del panorama politico USA.

Tim Walz, al contrario, non è riuscito a convincere allo stesso modo. La sua storia, pur rispettabile, non ha avuto lo stesso impatto emotivo di quella del suo avversario. Durante il dibattito, Walz è apparso insicuro e meno incisivo rispetto al solito, perdendo punti anche in termini di chiarezza ed empatia. Non è riuscito a dare il meglio di sé: non è apparso spigliato, empatico e lucido come al solito, anzi, sembrava intimorito e quasi spaventato. Nonostante i quasi vent’anni che li separano, Vance ha quarantadue anni mentre Tim Walz sessanta, il primo è apparso molto più abile nei dibattiti, sempre a suo agio e brillante.

Occorre poi precisare che le regole del dibattito hanno rispecchiato quelle del confronto tra Harris e Trump di inizio settembre, con una differenza: i microfoni sono stati sempre accesi. Di fatto questa decisione non ha cambiato l’esito dello scontro, perché nessuno dei due candidati aveva intenzione di provocare l’avversario mentre parlava. Vance ha spiazzato Walz con i suoi modi di fare educati e rispettosi che si distanziano molto rispetto ai soliti del suo “superiore”. A differenza di Trump, che spesso in queste occasioni si lascia andare a provocazioni personali, il candidato repubblicano alla vicepresidenza ha attaccato i democratici per le mosse, le scelte e le strategie adottate in questi ultimi quattro anni.

I temi principali del dibattito

I temi centrali del dibattito sono stati principalmente due: le questioni sociali e l’economia. Sull’aborto e le politiche familiari, JD Vance ha ribadito la sua posizione contraria, in linea con il Partito Repubblicano, mentre Tim Walz ha difeso la libertà di scelta delle donne e il diritto alla fecondazione assistita, che ha anche toccato personalmente essendo padre grazie a questo metodo.

Sul fronte economico, JD Vance ha attaccato la gestione dell’inflazione da parte dell’amministrazione Biden, criticando la politica monetaria democratica che ha aumentato il costo della vita per le famiglie americane. Ha sottolineato di sapere cosa significhi non arrivare a fine mese, un riferimento diretto alle sue origini umili. 

Walz, al contrario, ha difeso l’amministrazione, citando lo stato di salute del mercato del lavoro USA, il basso tasso di disoccupazione e la stabilità economica raggiunta negli ultimi mesi, ma le sue argomentazioni sono risultate meno efficaci e coinvolgenti. JD Vance ha dominato la discussione, non tanto per la forza degli argomenti ma più per la chiarezza espositiva e le risposte certe, comprensibili ed empatiche.

Infine si è parlato, inevitabilmente, di politica estera, a seguito delle notizie riguardanti l’attacco dell’Iran contro Israele, avvenuto poche ore prima del dibattito. Entrambi i candidati sono apparsi poco preparati su questo fronte, forse anche per via del grado di difficolta della domanda che gli è stata rivolta. Gli è stato chiesto, infatti, cosa dovrebbe fare Israele dopo l’attacco dell’Iran d ieri. 

Un esito inatteso

In conclusione, JD Vance è uscito vincitore dal dibattito di questa notte. Il suo atteggiamento sicuro, la capacità di mantenere sempre un tono educato, e il modo in cui ha dominato il confronto hanno sorpreso molti. Questo risultato ha ribaltato le aspettative della vigilia: mentre secondo Polymarket, il principale prediction market nel mondo crypto, Walz aveva il 73% di probabilità di vittoria, dopo il dibattito soltanto il 31% degli utenti ritiene che il candidato democratico abbia vinto.Il dibattito tra i candidati alla vicepresidenza potrebbe quindi avere un impatto significativo su queste elezioni, che si fanno sempre più incerte. Kamala Harris e Donald Trump, infatti, non si scontreranno più direttamente, lasciando questo l’evento di questa notte come uno degli ultimi punti di confronto tra i due schieramenti prima delle elezioni di novembre.

Chi sono le 10 donne più ricche del mondo?

Le 10 donne più ricche del mondo: la classifica del 2024

Donne più ricche del mondo: la classifica aggiornata al 2024

Chi sono le donne più ricche del mondo nel 2024? C’è stato un cambio al vertice rispetto agli anni passati? Ecco la classifica aggiornata, basata sul patrimonio netto, ovvero sulla differenza tra il valore dei beni posseduti, come immobili, investimenti, contanti e aziende, e l’ammontare delle passività.

Per stilare questa lista delle donne più ricche del mondo ci basiamo sui dati di Forbes, la rivista che ogni anno pubblica le classifiche aggiornate dei miliardari più abbienti del globo. Ricordiamo, però, che esiste anche il Bloomberg Billionaires Index, che restituisce una fotografia in tempo reale del patrimonio dei miliardari, per cui la posizione di alcune di queste donne potrebbe variare durante l’anno.

Ecco le 10 donne più ricche al mondo nel 2024.

10. Abigail Johnson

Abigail Johnson è la decima donna più ricca del mondo grazie ad un patrimonio di 29 milioni di dollari. È il volto di Fidelity Investments, il terzo fondo di investimento più importante del globo, con circa 4,9 trilioni di dollari di asset in gestione. Fidelity ha lanciato, insieme ad altri fondi di investimento, a gennaio e a luglio 2024 due ETF rispettivamente su Bitcoin e Ethereum, evento che ha segnato un momento di svolta epocale per il mondo crypto.

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Abigail Johnson è alla guida di questa società dal 2014, dopo aver preso il posto del padre, Edward “Ned” Johnson III, e detiene una quota di circa il 28,5%. Nonostante la competizione agguerrita, Johnson continua a far parte della top 10, e Fidelity continua a essere uno dei fondi di investimento più importanti a livello globale.

9. Gina Rinehart

Al nono posto troviamo Gina Rinehart, che detiene un patrimonio di 30,8 miliardi di dollari derivante all’impero minerario ereditato dal padre Lang Hancock. A capo della Hancock Prospecting, Rinehart è la donna più ricca d’Australia, e sta abilmente espandendo gli affari di famiglia attraverso investimenti sia nel settore minerario che in quello agricolo.

8. Miriam Adelson

Dopo la scomparsa del marito Sheldon Adelson, Miriam Adelson ha ereditato la maggioranza delle quote del colosso dei casinò Las Vegas Sands. 

Con un patrimonio di 32 miliardi di dollari, Miriam è anche una nota filantropa, e fino ad oggi ha donato più di un miliardo di dollari per la ricerca medica.

7. Rafaela Aponte-Diamant

Rafaela Aponte-Diamant e suo marito Gianluigi hanno co-fondato la Mediterranean Shipping Company (MSC) nel 1970. Grazie alla loro intuizione, MSC è oggi la più grande linea di navigazione al mondo. Rafaela, con un patrimonio di 33,1 miliardi di dollari, si occupa, tra le altre cose, della decorazione delle navi da crociera del gruppo.

6. Savitri Jindal

Con un patrimonio di 33,5 miliardi di dollari, Savitri Jindal è la donna più ricca dell’India. È la presidente di Jindal Group, un colosso attivo nei settori dell’acciaio, energia e infrastrutture. È anche attiva in politica, nel 2005, dopo la morte del marito, è stata eletta nella  Haryana Vidhan Sabha dalla circoscrizione di Hisar.

5. MacKenzie Scott

Dopo il suo divorzio da Jeff Bezos (2019), MacKenzie Scott ha ricevuto una quota del 4% di Amazon. La scrittrice, nel 2014 ha fondato la Bystander Revolution, un’organizzazione anti-bullismo mentre nel 2020 ha donato circa 4 miliardi di dollari in beneficienza per l’emergenza COVID-19.

Nonostante abbia già donato, in totale, oltre 17 miliardi di dollari in beneficenza, il suo patrimonio rimane di 35,6 miliardi di dollari

4. Jacqueline Mars

La quarta donna più ricca del mondo Jacqueline Mars, erede del colosso dolciario e alimentare Mars Inc., Jacqueline Mars ha un patrimonio di circa 38,5 miliardi di dollari. Insieme al fratello John, gestisce l’azienda di famiglia, famosa per brand di snack come M&Ms e Snickers e per il marchio di petfood Pedigree.

3. Julia Koch

Julia Koch e i suoi figli hanno ereditato una quota del 42% della Koch Industries dopo la morte del marito David Koch nel 2019. Con un patrimonio di 64,3 miliardi di dollari, Julia Koch guida uno dei più grandi conglomerati privati del mondo, attivo in settori come il petrolio, la carta e la tecnologia medica.

2. Alice Walton

Alice Walton, figlia del fondatore di Walmart, Sam Walton, ha visto il suo patrimonio crescere a 72,3 miliardi di dollari grazie all’aumento del valore delle azioni Walmart. A differenza dei suoi fratelli, non ha mai avuto un ruolo attivo nella gestione dell’azienda di famiglia, preferendo dedicarsi alla sua passione per l’arte. Ha fondato il Crystal Bridges Museum of American Art, che ospita opere di artisti come Andy Warhol e Mark Rothko.

1. Françoise Bettencourt Meyers

Françoise Bettencourt Meyers, erede del colosso cosmetico L’Oréal, mantiene la sua posizione come donna più ricca del mondo per il quarto anno consecutivo, con un patrimonio di 99,5 miliardi di dollari

Possiede il 35% del gruppo L’Oréal, che continua a crescere grazie a brand come Maybelline e Lancôme. Oltre alla gestione dell’azienda, Bettencourt Meyers è impegnata in cause filantropiche legate all’arte e alla scienza.

Questa classifica dimostra come le donne più ricche del mondo abbiano diversificato i loro investimenti in numerosi settori, dalla tecnologia alla moda, dall’industria mineraria all’arte. Che siano imprenditrici di successo o eredi di grandi fortune, queste donne continuano a guidare il mondo del business globale.

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Crollo FTX: Caroline Ellison condannata, in arrivo i rimborsi

FTX: Caroline Ellison condannata, in arrivo i rimborsi a Sam Bankman-Fried: le accuse di Caroline Ellison

Caroline Ellison è stata condannata a due anni di reclusione in un carcere di minima sicurezza. Nel frattempo gli utenti colpiti dal crollo di FTX stanno per essere rimborsati

Caroline Ellison, ex CEO di Alameda Research e figura chiave nel crollo di FTX, ha ricevuto una sentenza di due anni di carcere per il suo coinvolgimento in una delle frodi più ingenti della storia americana. Grazie alla sua collaborazione con le autorità, la sua pena è stata notevolmente ridotta rispetto alle previsioni iniziali

In questo articolo esploreremo i motivi che hanno portato il giudice Lewis Kaplan a comportarsi in modo clemente nei confronti della Ellison, oltre a approfondire la questione sui rimborsi che interesseranno gli utenti colpiti dal tracollo di FTX.

Il ruolo di Caroline Ellison nel caso FTX

Caroline Ellison è stata a lungo al centro dell’industria crypto come CEO di Alameda Research, il fondo di investimento collegato alla piattaforma FTX. Non solo ha avuto un ruolo di leadership, ma è stata anche sentimentalmente legata a Sam Bankman-Fried, l’ex CEO di FTX. Quando FTX è crollato nel 2022, è emerso che entrambi avevano orchestrato una delle più grandi frodi finanziarie della storia recente, sottraendo miliardi di dollari dai conti degli utenti di FTX per coprire le perdite e i debiti contratti negli anni precedenti.

Ellison si è dichiarata colpevole già a dicembre 2022, ammettendo di aver collaborato con SBF per nascondere l’uso improprio dei fondi. La sua testimonianza è stata fondamentale per il processo di Bankman-Fried, che si è concluso con una condanna a 25 anni, comportamento che le ha permesso di ricevere una pena ridotta.

La condanna e le ragioni della clemenza

Nonostante il suo ruolo nel crollo di FTX, la sentenza di Caroline Ellison è stata di soli due anni di carcere. Questo risultato ha sorpreso molti, visto che, quando sono iniziati gli interrogatori, si era ipotizzato dovesse scontare fino a 110 anni di prigione. La riduzione della pena è dovuta alla sua totale collaborazione con le autorità e all’immediata ammissione di colpevolezza. Il giudice Kaplan ha sottolineato che, nonostante la gravità della frode, la subordinazione di Ellison a SBF e il suo status di figura “vulnerabile” hanno pesato sulla decisione finale.

Un discorso completamente va fatto per Sam Bankman-Fried, che ha continuato a dichiararsi innocente durante tutto il processo. Il giudice ha criticato la sua mancanza di rimorso e la sua, citando le esatte parole: “flessibilità nei confronti della verità”.

L’impatto sul mondo crypto e il futuro degli investitori

La conclusione del caso Ellison segna la fine di uno dei capitoli più controversi della storia crypto, ma apre una nuova fase per gli investitori di FTX. Prevalentemente perché circa 16 miliardi di dollari derivanti dal fallimento di FTX saranno restituiti agli investitori entro la fine del 2024. Diversamente da quanto accaduto per i rimborsi di altre aziende crypto fallite, questi fondi verranno restituiti in contanti o stablecoin. In questo modo i potenziali effetti negativi sui mercati delle criptovalute saranno nulli, mentre c’è una concreta possibilità che una parte di questi capitali rientri nel mercato crypto.

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CTA La vicenda di Caroline Ellison non solo chiude un importante capitolo nella crisi di FTX, ma rappresenta un punto di svolta per la regolamentazione del settore crypto. La sua cooperazione con le autorità ha ridotto la sua pena, ma l’impatto delle sue azioni e di quelle di Sam Bankman-Fried continuerà a farsi sentire nel mondo delle criptovalute per anni.


I libri più venduti in Italia nel 2024

I libri più venduti in italia nel 2024 la classifica

Quali sono i libri più venduti in italia nel 2024. Scopri la classifica aggiornata

L’estate, il periodo in cui generalmente si legge di più, si è ufficialmente conclusa. E quindi per tirare le somme e analizzare quali sono stati i contenuti preferiti dagli italiani. Per farlo ci possiamo basare sui dati di Feltrinelli, una delle principali catene di librerie del bel paese.

Quali sono dunque i libri più venduti in Italia nel 2024? Scoprilo in questo articolo!

10. Una conquista fuori menù di Felicia Kingsley

Una commedia romantica divertente e scorrevole, con dialoghi scoppiettanti e personaggi ben caratterizzati. La storia segue le vicende di una chef indipendente e di un magnate della ristorazione, entrambi ambiziosi e testardi. In questo scontro tra mondi diversi, l’amore si mescola con la rivalità professionale. Felicia Kingsley riesce a bilanciare humor e tenerezza in modo accattivante, creando situazioni comiche e al tempo stesso dolci. Questo libro si lascia leggere tutto d’un fiato, ideale per chi ama le commedie romantiche.

9. La neve in fondo al mare di Matteo Bussola


Un romanzo toccante che esplora i temi del lutto, della memoria e della riconciliazione. Matteo Bussola intreccia storie personali e familiari con grande delicatezza, creando una narrazione profonda e introspettiva. La trama segue le vite di persone diverse, tutte connesse da un filo invisibile di emozioni e ricordi. Lo stile poetico e ricco di immagini dell’autore rende l’atmosfera intima e nostalgica, ma mai pesante. Le descrizioni paesaggistiche evocano una natura che diventa quasi protagonista della storia. Un libro che invita alla riflessione sulla vita, sulla perdita e sulle seconde possibilità.

8. Cuore nero di Silvia Avallone


Un viaggio profondo nell’animo umano, attraverso una storia che affronta i legami familiari, le dinamiche di genere e il senso di appartenenza. Silvia Avallone crea personaggi complessi, carichi di emozioni e in lotta con il proprio passato. Il romanzo indaga con precisione le difficoltà del crescere e del trovare il proprio posto nel mondo. La prosa è densa e coinvolgente, e tocca temi universali come l’amore, la rabbia e la ricerca di sé. La scrittura di Avallone è appassionata, capace di rendere vivide le emozioni dei protagonisti. Un libro che lascia il segno per la sua forza narrativa.

7. Il cognome delle donne di Aurora Tamigio


Questo romanzo è un inno alla forza delle donne e al loro legame con la storia e la famiglia. Aurora Tamigio narra con intensità la storia di generazioni di donne, esplorando la trasmissione del sapere femminile e delle esperienze tra madre e figlia. L’ambientazione è ricca di dettagli che evocano un senso di tradizione e appartenenza, pur rimanendo attuale e rilevante per il presente. La voce narrante è autentica e piena di sfumature emotive, rendendo la lettura coinvolgente. Il romanzo riflette sul peso dei nomi e delle identità, e su come le donne si costruiscono e si riappropriano di sé. Un libro che parla al cuore e alla mente.

6. I miei giorni alla libreria Morisaki di Satoshi Yagisawa


Una storia dolce e malinconica che ruota attorno alla magia dei libri e alla ricerca di sé stessi. Il protagonista, attraverso la vita in una piccola libreria, riscopre il piacere della lettura e della connessione umana. Satoshi Yagisawa dipinge con delicatezza un ritratto di solitudine e rinascita, con personaggi autentici e situazioni semplici, ma cariche di significato. Il romanzo è un omaggio ai libri come strumento di guarigione e trasformazione personale. Con una scrittura lineare ma poetica, l’autore riesce a catturare il cuore dei lettori. Un libro perfetto per gli amanti della lettura e delle storie intime.

5. Come l’arancio amaro di Milena Palminteri

Un romanzo che parla di amore, perdita e rinascita, con uno sguardo attento alle sfumature emotive dei personaggi. La storia si sviluppa attorno a una protagonista che deve affrontare una difficile scelta, tra passato e futuro, tra ciò che ha perso e ciò che potrebbe ancora avere. Milena Palminteri scrive con intensità, offrendo ai lettori un racconto ricco di colpi di scena emotivi. La prosa è fluida, con descrizioni vivide e dialoghi ben costruiti. Il tema dell’arancio amaro, simbolo di speranza e dolore, permea tutto il romanzo, donandogli una forte connotazione simbolica. Una storia che tocca corde profonde e invita alla riflessione.

4. La regina dei sentieri di Marco Malvaldi e Samantha Bruzzone


Al quarto posto della classifica dei libri più venduti in Italia troviamo un giallo intrigante che unisce avventura e mistero in un’ambientazione naturale mozzafiato. I protagonisti si trovano coinvolti in un caso che mette alla prova la loro capacità investigativa e le loro relazioni personali. Marco Malvaldi e Samantha Bruzzone costruiscono una trama avvincente, ricca di colpi di scena, mantenendo un tono ironico e leggero. Le descrizioni dei paesaggi montani sono vivide e creano un’atmosfera suggestiva che accompagna il lettore durante tutto il libro. I personaggi sono ben caratterizzati, e il ritmo narrativo è sostenuto. Un romanzo che riesce a coniugare giallo e commedia in modo brillante.

3. Due di Enrico Brizzi


Una storia che esplora le sfide della vita moderna, le difficoltà delle relazioni e la complessità dell’essere adulti. Enrico Brizzi racconta con ironia e realismo le vicende di una coppia che cerca di sopravvivere alle pressioni esterne e interne. Il romanzo è ricco di dialoghi pungenti e momenti di riflessione, alternando momenti di leggerezza a passaggi più profondi. La scrittura di Brizzi è vivace, capace di tenere alta l’attenzione del lettore. “Due” è un libro che si presta a essere letto in maniera veloce, ma lascia spazio a riflessioni più ampie sulle dinamiche di coppia e sulla società contemporanea. Un ritratto fresco e attuale delle relazioni umane.

2. Il canto dei cuori ribelli di Thrity Umrigar

Thrity Umrigar regala ai lettori una storia di speranza, lotta e amicizia, in un contesto storico e culturale ricco di sfaccettature. Il romanzo segue un gruppo di personaggi che si trovano a fare i conti con le proprie convinzioni e con il mondo che li circonda. La scrittura è poetica e piena di emozioni, capace di far emergere le contraddizioni interne di ogni protagonista. Il libro si muove tra temi universali come la libertà, l’amore e il sacrificio, con una forte attenzione al ruolo delle donne. Un racconto che tocca il cuore e l’anima, portando il lettore a riflettere sul potere del cambiamento.

1. L’età fragile di Donatella Di Pietrantonio

Al primo posto della classifica dei libri più venduti in Italia c’è un romanzo che affronta con grande delicatezza il tema della fragilità umana e delle relazioni familiari. Donatella Di Pietrantonio descrive con maestria il complesso rapporto tra genitori e figli, esplorando le difficoltà della crescita e della ricerca di un equilibrio tra indipendenza e affetto. La sua scrittura è intima e coinvolgente, capace di trasportare il lettore nelle vite dei personaggi, rendendoli estremamente reali. La narrazione è fluida, con un ritmo che alterna momenti di riflessione a passaggi più intensi. Un libro che invita a guardare dentro di sé e a comprendere l’importanza dei legami umani, anche quando sembrano più fragili.