Certificato medico di malattia: come funziona, come ottenerlo e diritti del lavoratore

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Scopri tutto sul certificato medico di malattia: come richiederlo, chi deve inviarlo al datore di lavoro, quanti giorni può dare il medico di base e quali sono i diritti e i doveri del lavoratore durante la malattia.

Il certificato medico di malattia è un documento fondamentale per giustificare l’assenza dal lavoro per motivi di salute. Ottenere e gestire correttamente il certificato è essenziale per evitare sanzioni disciplinari e per tutelare i propri diritti come lavoratore. In questo articolo esamineremo come funziona il certificato medico di malattia, chi deve inviarlo, quanti giorni può dare il medico di base e le procedure da seguire per rimanere conformi alla legge.

Come funziona il certificato medico di malattia?

Il certificato medico di malattia è un documento rilasciato dal medico di base che attesta l‘impossibilità temporanea del lavoratore nel svolgere la sua attività lavorativa. Dopo aver avvisato il datore di lavoro dell’assenza, il dipendente deve recarsi dal proprio medico per ottenere il certificato. Quest’ultimo viene trasmesso telematicamente all’INPS e successivamente al datore di lavoro.

Il certificato di malattia telematico è composto da due documenti:

  • Uno destinato all’INPS, che contiene la diagnosi.
  • Un altro destinato al datore di lavoro, che indica la durata della malattia.

La responsabilità della corretta trasmissione del certificato è del dipendente, quindi è importante verificare che il certificato sia stato inviato correttamente. La verifica può essere fatta online sul sito dell’INPS, utilizzando credenziali SPID o PIN.

Chi invia il certificato di malattia al datore di lavoro?

È il medico curante che si occupa della trasmissione del certificato medico di malattia all’INPS, che a sua volta lo rende disponibile al datore di lavoro. Questo processo semplifica notevolmente la comunicazione, eliminando l’obbligo per il lavoratore di dover inviare fisicamente il certificato al datore. Tuttavia, il lavoratore deve sempre informare il datore di lavoro del suo stato di malattia e fornire il numero di protocollo del certificato.

In caso di errore da parte del medico durante la redazione del certificato, il lavoratore ha la possibilità di richiedere una correzione entro 24 ore. Se sono trascorse più di 24 ore, invece, si può contattare l’INPS per effettuare la modifica. In alcune situazioni, come per alcune categorie del settore pubblico, il certificato può essere rilasciato in modalità cartacea e inviato manualmente al datore di lavoro e all’INPS.

Quanti giorni di malattia può dare il medico di base?

Il medico di base può rilasciare un certificato di malattia per un numero di giorni che ritiene adeguato in base alla condizione del paziente. In generale, non esiste un limite prefissato per il numero di giorni, ma il medico è tenuto a giustificare la durata della prognosi in base alla gravità della malattia. Nel caso in cui la malattia persista oltre la data indicata, è necessario ottenere un nuovo certificato per prolungare il periodo di malattia.

È importante notare che il periodo di malattia riconosciuto dall’INPS parte dalla data in cui viene emesso il certificato medico. Il medico non può giustificare giorni precedenti alla visita, salvo specifiche eccezioni come le visite a domicilio. Nel caso in cui il lavoratore desideri rientrare al lavoro prima della data indicata nel certificato, è necessaria una modifica del certificato da parte del medico.

Quando andare dal medico per il certificato di malattia?

È consigliabile andare dal medico per il certificato di malattia immediatamente al presentarsi della necessità di assenza dal lavoro. Questo evita complicazioni come la tardiva certificazione, che potrebbe non essere accettata dall’INPS, o sanzioni disciplinari da parte del datore di lavoro. Per ottenere il certificato, il lavoratore deve informare tempestivamente il datore di lavoro e prenotare una visita con il medico di base.

Durante la malattia, il lavoratore è soggetto a visite di controllo da parte dell’INPS. È quindi obbligato a essere reperibile in determinate fasce orarie, generalmente dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19, per permettere al medico di verificare lo stato di malattia. In alcuni casi, come per lavoratori con patologie gravi o in condizioni di ricovero ospedaliero, l’obbligo di reperibilità può essere sospeso.

Infine, è possibile variare l’indirizzo di reperibilità durante la malattia, ma il dipendente deve informare sia il datore di lavoro sia l’INPS del nuovo indirizzo. Nel caso di dipendenti pubblici, la comunicazione deve avvenire immediatamente e seguire le specifiche procedure previste dalla normativa.

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Dibattito USA: JD Vance contro Tim Walz per la vicepresidenza degli Stati Uniti

JD Vance contro Tim Walz: il dibattito per la vicepresidenza USA

La scorsa notte c’è stato il dibattito tra JD Vance e Tim Walz, i due candidati alla vicepresidenza degli Stati Uniti. Come è andata? Chi ha vinto e di cosa si è parlato?

Questa notte negli Stati Uniti si è tenuto il primo dibattito tra i candidati alla vicepresidenza, JD Vance, senatore repubblicano dell’Ohio e Tim Walz, governatore democratico del Minnesota. Si sono confrontati sul palcoscenico politico più importante al mondo, dopo che ad inizio settembre lo stesso è stato condiviso da Kamala Harris e Donald Trump. Nonostante il dibattito tra i vice di solito non influenzi particolarmente le sorti delle elezioni, questa volta la situazione sembra essere diversa.

Dibattito JD Vance vs Tim Walz: come è andata?

Il dibattito è stato trasmesso sulla CBS, moderato dalla conduttrice di CBS Evening News Norah O’Donnell e Margaret Brennan. Lo scontro dialettico, come quello tra Harris e Trump, è durato novanta minuti, e ha visto i due candidati affrontare tematiche cruciali, tra cui quelle familiari, come l’aborto e il sostegno alle famiglie, l’inflazione e il conflitto in Medio Oriente e la possibile escalation dopo l’attacco dell’Iran a Israele delle ultime ore.

JD Vance ha decisamente dominato la serata grazie al suo atteggiamento carismatico e alla capacità di coinvolgere il pubblico. Ha raccontato la sua storia personale, legata al “sogno americano” di rivalsa: proviene da una famiglia povera e segnata da problemi di alcolismo e dipendenza da oppiacei, è riuscito a riscattarsi prima arruolandosi nei Marines, poi laureandosi in legge Yale e diventando una figura di spicco della Silicon Valley e del panorama politico USA.

Tim Walz, al contrario, non è riuscito a convincere allo stesso modo. La sua storia, pur rispettabile, non ha avuto lo stesso impatto emotivo di quella del suo avversario. Durante il dibattito, Walz è apparso insicuro e meno incisivo rispetto al solito, perdendo punti anche in termini di chiarezza ed empatia. Non è riuscito a dare il meglio di sé: non è apparso spigliato, empatico e lucido come al solito, anzi, sembrava intimorito e quasi spaventato. Nonostante i quasi vent’anni che li separano, Vance ha quarantadue anni mentre Tim Walz sessanta, il primo è apparso molto più abile nei dibattiti, sempre a suo agio e brillante.

Occorre poi precisare che le regole del dibattito hanno rispecchiato quelle del confronto tra Harris e Trump di inizio settembre, con una differenza: i microfoni sono stati sempre accesi. Di fatto questa decisione non ha cambiato l’esito dello scontro, perché nessuno dei due candidati aveva intenzione di provocare l’avversario mentre parlava. Vance ha spiazzato Walz con i suoi modi di fare educati e rispettosi che si distanziano molto rispetto ai soliti del suo “superiore”. A differenza di Trump, che spesso in queste occasioni si lascia andare a provocazioni personali, il candidato repubblicano alla vicepresidenza ha attaccato i democratici per le mosse, le scelte e le strategie adottate in questi ultimi quattro anni.

I temi principali del dibattito

I temi centrali del dibattito sono stati principalmente due: le questioni sociali e l’economia. Sull’aborto e le politiche familiari, JD Vance ha ribadito la sua posizione contraria, in linea con il Partito Repubblicano, mentre Tim Walz ha difeso la libertà di scelta delle donne e il diritto alla fecondazione assistita, che ha anche toccato personalmente essendo padre grazie a questo metodo.

Sul fronte economico, JD Vance ha attaccato la gestione dell’inflazione da parte dell’amministrazione Biden, criticando la politica monetaria democratica che ha aumentato il costo della vita per le famiglie americane. Ha sottolineato di sapere cosa significhi non arrivare a fine mese, un riferimento diretto alle sue origini umili. 

Walz, al contrario, ha difeso l’amministrazione, citando lo stato di salute del mercato del lavoro USA, il basso tasso di disoccupazione e la stabilità economica raggiunta negli ultimi mesi, ma le sue argomentazioni sono risultate meno efficaci e coinvolgenti. JD Vance ha dominato la discussione, non tanto per la forza degli argomenti ma più per la chiarezza espositiva e le risposte certe, comprensibili ed empatiche.

Infine si è parlato, inevitabilmente, di politica estera, a seguito delle notizie riguardanti l’attacco dell’Iran contro Israele, avvenuto poche ore prima del dibattito. Entrambi i candidati sono apparsi poco preparati su questo fronte, forse anche per via del grado di difficolta della domanda che gli è stata rivolta. Gli è stato chiesto, infatti, cosa dovrebbe fare Israele dopo l’attacco dell’Iran d ieri. 

Un esito inatteso

In conclusione, JD Vance è uscito vincitore dal dibattito di questa notte. Il suo atteggiamento sicuro, la capacità di mantenere sempre un tono educato, e il modo in cui ha dominato il confronto hanno sorpreso molti. Questo risultato ha ribaltato le aspettative della vigilia: mentre secondo Polymarket, il principale prediction market nel mondo crypto, Walz aveva il 73% di probabilità di vittoria, dopo il dibattito soltanto il 31% degli utenti ritiene che il candidato democratico abbia vinto.Il dibattito tra i candidati alla vicepresidenza potrebbe quindi avere un impatto significativo su queste elezioni, che si fanno sempre più incerte. Kamala Harris e Donald Trump, infatti, non si scontreranno più direttamente, lasciando questo l’evento di questa notte come uno degli ultimi punti di confronto tra i due schieramenti prima delle elezioni di novembre.

Chi sono le 10 donne più ricche del mondo?

Le 10 donne più ricche del mondo: la classifica del 2024

Donne più ricche del mondo: la classifica aggiornata al 2024

Chi sono le donne più ricche del mondo nel 2024? C’è stato un cambio al vertice rispetto agli anni passati? Ecco la classifica aggiornata, basata sul patrimonio netto, ovvero sulla differenza tra il valore dei beni posseduti, come immobili, investimenti, contanti e aziende, e l’ammontare delle passività.

Per stilare questa lista delle donne più ricche del mondo ci basiamo sui dati di Forbes, la rivista che ogni anno pubblica le classifiche aggiornate dei miliardari più abbienti del globo. Ricordiamo, però, che esiste anche il Bloomberg Billionaires Index, che restituisce una fotografia in tempo reale del patrimonio dei miliardari, per cui la posizione di alcune di queste donne potrebbe variare durante l’anno.

Ecco le 10 donne più ricche al mondo nel 2024.

10. Abigail Johnson

Abigail Johnson è la decima donna più ricca del mondo grazie ad un patrimonio di 29 milioni di dollari. È il volto di Fidelity Investments, il terzo fondo di investimento più importante del globo, con circa 4,9 trilioni di dollari di asset in gestione. Fidelity ha lanciato, insieme ad altri fondi di investimento, a gennaio e a luglio 2024 due ETF rispettivamente su Bitcoin e Ethereum, evento che ha segnato un momento di svolta epocale per il mondo crypto.

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Abigail Johnson è alla guida di questa società dal 2014, dopo aver preso il posto del padre, Edward “Ned” Johnson III, e detiene una quota di circa il 28,5%. Nonostante la competizione agguerrita, Johnson continua a far parte della top 10, e Fidelity continua a essere uno dei fondi di investimento più importanti a livello globale.

9. Gina Rinehart

Al nono posto troviamo Gina Rinehart, che detiene un patrimonio di 30,8 miliardi di dollari derivante all’impero minerario ereditato dal padre Lang Hancock. A capo della Hancock Prospecting, Rinehart è la donna più ricca d’Australia, e sta abilmente espandendo gli affari di famiglia attraverso investimenti sia nel settore minerario che in quello agricolo.

8. Miriam Adelson

Dopo la scomparsa del marito Sheldon Adelson, Miriam Adelson ha ereditato la maggioranza delle quote del colosso dei casinò Las Vegas Sands. 

Con un patrimonio di 32 miliardi di dollari, Miriam è anche una nota filantropa, e fino ad oggi ha donato più di un miliardo di dollari per la ricerca medica.

7. Rafaela Aponte-Diamant

Rafaela Aponte-Diamant e suo marito Gianluigi hanno co-fondato la Mediterranean Shipping Company (MSC) nel 1970. Grazie alla loro intuizione, MSC è oggi la più grande linea di navigazione al mondo. Rafaela, con un patrimonio di 33,1 miliardi di dollari, si occupa, tra le altre cose, della decorazione delle navi da crociera del gruppo.

6. Savitri Jindal

Con un patrimonio di 33,5 miliardi di dollari, Savitri Jindal è la donna più ricca dell’India. È la presidente di Jindal Group, un colosso attivo nei settori dell’acciaio, energia e infrastrutture. È anche attiva in politica, nel 2005, dopo la morte del marito, è stata eletta nella  Haryana Vidhan Sabha dalla circoscrizione di Hisar.

5. MacKenzie Scott

Dopo il suo divorzio da Jeff Bezos (2019), MacKenzie Scott ha ricevuto una quota del 4% di Amazon. La scrittrice, nel 2014 ha fondato la Bystander Revolution, un’organizzazione anti-bullismo mentre nel 2020 ha donato circa 4 miliardi di dollari in beneficienza per l’emergenza COVID-19.

Nonostante abbia già donato, in totale, oltre 17 miliardi di dollari in beneficenza, il suo patrimonio rimane di 35,6 miliardi di dollari

4. Jacqueline Mars

La quarta donna più ricca del mondo Jacqueline Mars, erede del colosso dolciario e alimentare Mars Inc., Jacqueline Mars ha un patrimonio di circa 38,5 miliardi di dollari. Insieme al fratello John, gestisce l’azienda di famiglia, famosa per brand di snack come M&Ms e Snickers e per il marchio di petfood Pedigree.

3. Julia Koch

Julia Koch e i suoi figli hanno ereditato una quota del 42% della Koch Industries dopo la morte del marito David Koch nel 2019. Con un patrimonio di 64,3 miliardi di dollari, Julia Koch guida uno dei più grandi conglomerati privati del mondo, attivo in settori come il petrolio, la carta e la tecnologia medica.

2. Alice Walton

Alice Walton, figlia del fondatore di Walmart, Sam Walton, ha visto il suo patrimonio crescere a 72,3 miliardi di dollari grazie all’aumento del valore delle azioni Walmart. A differenza dei suoi fratelli, non ha mai avuto un ruolo attivo nella gestione dell’azienda di famiglia, preferendo dedicarsi alla sua passione per l’arte. Ha fondato il Crystal Bridges Museum of American Art, che ospita opere di artisti come Andy Warhol e Mark Rothko.

1. Françoise Bettencourt Meyers

Françoise Bettencourt Meyers, erede del colosso cosmetico L’Oréal, mantiene la sua posizione come donna più ricca del mondo per il quarto anno consecutivo, con un patrimonio di 99,5 miliardi di dollari

Possiede il 35% del gruppo L’Oréal, che continua a crescere grazie a brand come Maybelline e Lancôme. Oltre alla gestione dell’azienda, Bettencourt Meyers è impegnata in cause filantropiche legate all’arte e alla scienza.

Questa classifica dimostra come le donne più ricche del mondo abbiano diversificato i loro investimenti in numerosi settori, dalla tecnologia alla moda, dall’industria mineraria all’arte. Che siano imprenditrici di successo o eredi di grandi fortune, queste donne continuano a guidare il mondo del business globale.

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Crollo FTX: Caroline Ellison condannata, in arrivo i rimborsi

FTX: Caroline Ellison condannata, in arrivo i rimborsi a Sam Bankman-Fried: le accuse di Caroline Ellison

Caroline Ellison è stata condannata a due anni di reclusione in un carcere di minima sicurezza. Nel frattempo gli utenti colpiti dal crollo di FTX stanno per essere rimborsati

Caroline Ellison, ex CEO di Alameda Research e figura chiave nel crollo di FTX, ha ricevuto una sentenza di due anni di carcere per il suo coinvolgimento in una delle frodi più ingenti della storia americana. Grazie alla sua collaborazione con le autorità, la sua pena è stata notevolmente ridotta rispetto alle previsioni iniziali

In questo articolo esploreremo i motivi che hanno portato il giudice Lewis Kaplan a comportarsi in modo clemente nei confronti della Ellison, oltre a approfondire la questione sui rimborsi che interesseranno gli utenti colpiti dal tracollo di FTX.

Il ruolo di Caroline Ellison nel caso FTX

Caroline Ellison è stata a lungo al centro dell’industria crypto come CEO di Alameda Research, il fondo di investimento collegato alla piattaforma FTX. Non solo ha avuto un ruolo di leadership, ma è stata anche sentimentalmente legata a Sam Bankman-Fried, l’ex CEO di FTX. Quando FTX è crollato nel 2022, è emerso che entrambi avevano orchestrato una delle più grandi frodi finanziarie della storia recente, sottraendo miliardi di dollari dai conti degli utenti di FTX per coprire le perdite e i debiti contratti negli anni precedenti.

Ellison si è dichiarata colpevole già a dicembre 2022, ammettendo di aver collaborato con SBF per nascondere l’uso improprio dei fondi. La sua testimonianza è stata fondamentale per il processo di Bankman-Fried, che si è concluso con una condanna a 25 anni, comportamento che le ha permesso di ricevere una pena ridotta.

La condanna e le ragioni della clemenza

Nonostante il suo ruolo nel crollo di FTX, la sentenza di Caroline Ellison è stata di soli due anni di carcere. Questo risultato ha sorpreso molti, visto che, quando sono iniziati gli interrogatori, si era ipotizzato dovesse scontare fino a 110 anni di prigione. La riduzione della pena è dovuta alla sua totale collaborazione con le autorità e all’immediata ammissione di colpevolezza. Il giudice Kaplan ha sottolineato che, nonostante la gravità della frode, la subordinazione di Ellison a SBF e il suo status di figura “vulnerabile” hanno pesato sulla decisione finale.

Un discorso completamente va fatto per Sam Bankman-Fried, che ha continuato a dichiararsi innocente durante tutto il processo. Il giudice ha criticato la sua mancanza di rimorso e la sua, citando le esatte parole: “flessibilità nei confronti della verità”.

L’impatto sul mondo crypto e il futuro degli investitori

La conclusione del caso Ellison segna la fine di uno dei capitoli più controversi della storia crypto, ma apre una nuova fase per gli investitori di FTX. Prevalentemente perché circa 16 miliardi di dollari derivanti dal fallimento di FTX saranno restituiti agli investitori entro la fine del 2024. Diversamente da quanto accaduto per i rimborsi di altre aziende crypto fallite, questi fondi verranno restituiti in contanti o stablecoin. In questo modo i potenziali effetti negativi sui mercati delle criptovalute saranno nulli, mentre c’è una concreta possibilità che una parte di questi capitali rientri nel mercato crypto.

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CTA La vicenda di Caroline Ellison non solo chiude un importante capitolo nella crisi di FTX, ma rappresenta un punto di svolta per la regolamentazione del settore crypto. La sua cooperazione con le autorità ha ridotto la sua pena, ma l’impatto delle sue azioni e di quelle di Sam Bankman-Fried continuerà a farsi sentire nel mondo delle criptovalute per anni.


I libri più venduti in Italia nel 2024

I libri più venduti in italia nel 2024 la classifica

Quali sono i libri più venduti in italia nel 2024. Scopri la classifica aggiornata

L’estate, il periodo in cui generalmente si legge di più, si è ufficialmente conclusa. E quindi per tirare le somme e analizzare quali sono stati i contenuti preferiti dagli italiani. Per farlo ci possiamo basare sui dati di Feltrinelli, una delle principali catene di librerie del bel paese.

Quali sono dunque i libri più venduti in Italia nel 2024? Scoprilo in questo articolo!

10. Una conquista fuori menù di Felicia Kingsley

Una commedia romantica divertente e scorrevole, con dialoghi scoppiettanti e personaggi ben caratterizzati. La storia segue le vicende di una chef indipendente e di un magnate della ristorazione, entrambi ambiziosi e testardi. In questo scontro tra mondi diversi, l’amore si mescola con la rivalità professionale. Felicia Kingsley riesce a bilanciare humor e tenerezza in modo accattivante, creando situazioni comiche e al tempo stesso dolci. Questo libro si lascia leggere tutto d’un fiato, ideale per chi ama le commedie romantiche.

9. La neve in fondo al mare di Matteo Bussola


Un romanzo toccante che esplora i temi del lutto, della memoria e della riconciliazione. Matteo Bussola intreccia storie personali e familiari con grande delicatezza, creando una narrazione profonda e introspettiva. La trama segue le vite di persone diverse, tutte connesse da un filo invisibile di emozioni e ricordi. Lo stile poetico e ricco di immagini dell’autore rende l’atmosfera intima e nostalgica, ma mai pesante. Le descrizioni paesaggistiche evocano una natura che diventa quasi protagonista della storia. Un libro che invita alla riflessione sulla vita, sulla perdita e sulle seconde possibilità.

8. Cuore nero di Silvia Avallone


Un viaggio profondo nell’animo umano, attraverso una storia che affronta i legami familiari, le dinamiche di genere e il senso di appartenenza. Silvia Avallone crea personaggi complessi, carichi di emozioni e in lotta con il proprio passato. Il romanzo indaga con precisione le difficoltà del crescere e del trovare il proprio posto nel mondo. La prosa è densa e coinvolgente, e tocca temi universali come l’amore, la rabbia e la ricerca di sé. La scrittura di Avallone è appassionata, capace di rendere vivide le emozioni dei protagonisti. Un libro che lascia il segno per la sua forza narrativa.

7. Il cognome delle donne di Aurora Tamigio


Questo romanzo è un inno alla forza delle donne e al loro legame con la storia e la famiglia. Aurora Tamigio narra con intensità la storia di generazioni di donne, esplorando la trasmissione del sapere femminile e delle esperienze tra madre e figlia. L’ambientazione è ricca di dettagli che evocano un senso di tradizione e appartenenza, pur rimanendo attuale e rilevante per il presente. La voce narrante è autentica e piena di sfumature emotive, rendendo la lettura coinvolgente. Il romanzo riflette sul peso dei nomi e delle identità, e su come le donne si costruiscono e si riappropriano di sé. Un libro che parla al cuore e alla mente.

6. I miei giorni alla libreria Morisaki di Satoshi Yagisawa


Una storia dolce e malinconica che ruota attorno alla magia dei libri e alla ricerca di sé stessi. Il protagonista, attraverso la vita in una piccola libreria, riscopre il piacere della lettura e della connessione umana. Satoshi Yagisawa dipinge con delicatezza un ritratto di solitudine e rinascita, con personaggi autentici e situazioni semplici, ma cariche di significato. Il romanzo è un omaggio ai libri come strumento di guarigione e trasformazione personale. Con una scrittura lineare ma poetica, l’autore riesce a catturare il cuore dei lettori. Un libro perfetto per gli amanti della lettura e delle storie intime.

5. Come l’arancio amaro di Milena Palminteri

Un romanzo che parla di amore, perdita e rinascita, con uno sguardo attento alle sfumature emotive dei personaggi. La storia si sviluppa attorno a una protagonista che deve affrontare una difficile scelta, tra passato e futuro, tra ciò che ha perso e ciò che potrebbe ancora avere. Milena Palminteri scrive con intensità, offrendo ai lettori un racconto ricco di colpi di scena emotivi. La prosa è fluida, con descrizioni vivide e dialoghi ben costruiti. Il tema dell’arancio amaro, simbolo di speranza e dolore, permea tutto il romanzo, donandogli una forte connotazione simbolica. Una storia che tocca corde profonde e invita alla riflessione.

4. La regina dei sentieri di Marco Malvaldi e Samantha Bruzzone


Al quarto posto della classifica dei libri più venduti in Italia troviamo un giallo intrigante che unisce avventura e mistero in un’ambientazione naturale mozzafiato. I protagonisti si trovano coinvolti in un caso che mette alla prova la loro capacità investigativa e le loro relazioni personali. Marco Malvaldi e Samantha Bruzzone costruiscono una trama avvincente, ricca di colpi di scena, mantenendo un tono ironico e leggero. Le descrizioni dei paesaggi montani sono vivide e creano un’atmosfera suggestiva che accompagna il lettore durante tutto il libro. I personaggi sono ben caratterizzati, e il ritmo narrativo è sostenuto. Un romanzo che riesce a coniugare giallo e commedia in modo brillante.

3. Due di Enrico Brizzi


Una storia che esplora le sfide della vita moderna, le difficoltà delle relazioni e la complessità dell’essere adulti. Enrico Brizzi racconta con ironia e realismo le vicende di una coppia che cerca di sopravvivere alle pressioni esterne e interne. Il romanzo è ricco di dialoghi pungenti e momenti di riflessione, alternando momenti di leggerezza a passaggi più profondi. La scrittura di Brizzi è vivace, capace di tenere alta l’attenzione del lettore. “Due” è un libro che si presta a essere letto in maniera veloce, ma lascia spazio a riflessioni più ampie sulle dinamiche di coppia e sulla società contemporanea. Un ritratto fresco e attuale delle relazioni umane.

2. Il canto dei cuori ribelli di Thrity Umrigar

Thrity Umrigar regala ai lettori una storia di speranza, lotta e amicizia, in un contesto storico e culturale ricco di sfaccettature. Il romanzo segue un gruppo di personaggi che si trovano a fare i conti con le proprie convinzioni e con il mondo che li circonda. La scrittura è poetica e piena di emozioni, capace di far emergere le contraddizioni interne di ogni protagonista. Il libro si muove tra temi universali come la libertà, l’amore e il sacrificio, con una forte attenzione al ruolo delle donne. Un racconto che tocca il cuore e l’anima, portando il lettore a riflettere sul potere del cambiamento.

1. L’età fragile di Donatella Di Pietrantonio

Al primo posto della classifica dei libri più venduti in Italia c’è un romanzo che affronta con grande delicatezza il tema della fragilità umana e delle relazioni familiari. Donatella Di Pietrantonio descrive con maestria il complesso rapporto tra genitori e figli, esplorando le difficoltà della crescita e della ricerca di un equilibrio tra indipendenza e affetto. La sua scrittura è intima e coinvolgente, capace di trasportare il lettore nelle vite dei personaggi, rendendoli estremamente reali. La narrazione è fluida, con un ritmo che alterna momenti di riflessione a passaggi più intensi. Un libro che invita a guardare dentro di sé e a comprendere l’importanza dei legami umani, anche quando sembrano più fragili.

Le 10 auto giapponesi più famose

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Le 10 auto giapponesi più famose al mondo. Ecco la classifica dei modelli che hanno conquistato il cuore degli appassionati

Il mondo delle auto giapponesi ha affascinato gli appassionati di motori per decenni, grazie a una combinazione di innovazione tecnologica, affidabilità e prestazioni impressionanti. Fin dagli anni ’60, questi grandi marchi hanno stabilito nuovi standard nel settore automobilistico, offrendo veicoli che vanno dalle compatte efficienti alle supercar dalle prestazioni mozzafiato. Ecco la classifica delle 10 auto giapponesi più famose e iconiche al mondo, che hanno segnato la storia dell’automobilismo e continuano ad essere oggetti del desiderio per molti appassionati.

10. Honda Civic Type R

La Honda Civic Type R è uno dei modelli più amati dagli appassionati di hot hatch. Con questo termine ci si riferisce alle compatte sportive, dotate di dimensioni e aspetto simile a quello delle utilitarie ma con un motore quasi da supercar.

La Honda Civic Type R è, infatti, dotata di un motore turbo da 2.0 litri VTEC che eroga oltre 300 CV e dal suo debutto, nel 1998, è diventata un punto di riferimento per le auto sportive compatte, grazie al suo telaio agile e alla potenza erogata dal suo motore.

9. Mazda MX-5 Miata

La Mazda MX-5 Miata è un’icona delle roadster leggere. Con il suo design elegante, la maneggevolezza eccezionale e il motore a trazione posteriore, offre un’esperienza di guida pura e coinvolgente.

Lanciata nel 1989, la MX-5 ha riportato in auge il concetto di roadster accessibile, vendendo oltre un milione di unità in tutto il mondo e guadagnandosi un posto nel Guinness dei Primati tutto italiano. Nel 2022 si sono radunate all’autodromo di Monza ben 707 Mazda MX-5.

8. Toyota Supra

La Toyota Supra, soprattutto nella sua quarta generazione (A80) uscita nel 1994, è diventata una leggenda grazie al suo potente motore 2JZ-GTE da 3.0 litri biturbo e al design senza tempo.

Questa automobile è una vera e propria ‘icona tra gli appassionati di tuning e corse, grazie alla sua enorme potenzialità di elaborazione, che le permette di raggiungere una potenza superiore ai 1000 CV.

7. Nissan GT-R

Tra le auto giapponesi più famose al mondo c’è sicuramente la Nissan GT-R 35, conosciuta anche come “Godzilla”, è una supercar con prestazioni incredibili grazie al suo motore V6 biturbo da 3.8 litri e al sofisticato sistema di trazione integrale.

Dal suo lancio nel 2007, la GT-R ha sfidato le supercar europee a una frazione del prezzo, guadagnando un seguito di culto per le sue capacità e la sua tecnologia avanzata.

Come non citare poi il modello precedente, l’R 34 Skyline forse ancora più iconica anche grazie al fenomenale motore, un 6 cilindri in linea da 2.6 litri nome in codice RB26DETT da 280 CV (reali invece sono 340 CV abbinati a 364 Nm di coppia).

6. Subaru Impreza WRX STI

La Subaru Impreza WRX STI è diventata famosa grazie al suo successo nei rally e al suo motore boxer turbo da 2.5 litri abbinato a un sistema di trazione integrale avanzato.

La WRX STI ha portato le prestazioni da rally su strada, offrendo agli appassionati una vettura capace di affrontare sia circuiti che terreni accidentati.

5. Lexus LFA

La Lexus LFA è una supercar in edizione limitata con un motore V10 da 4.8 litri sviluppato in collaborazione con Yamaha. La sua struttura in fibra di carbonio e il sound del motore sono stati elogiati da critici e appassionati.

Nonostante il prezzo elevato, la LFA è stata acclamata come una delle migliori supercar del 21° secolo, grazie alla sua esclusività e alle sue prestazioni.

4. Mitsubishi Lancer Evolution

La Mitsubishi Lancer Evolution, o “Evo”, è una berlina sportiva ad alte prestazioni con un motore turbo e trazione integrale. Con numerosi successi nei rally, l’Evo è diventata una leggenda tra gli appassionati di auto sportive.

Prodotta in varie generazioni fino al 2016, la Lancer Evolution è stata un simbolo di prestazioni accessibili e un’alternativa diretta alla Subaru WRX STI.

3. Nissan 350Z/370Z

Le Nissan Z sono note per il loro design aggressivo e il motore V6 potente. La 350Z e la successiva 370Z hanno continuato la tradizione delle Z-car offrendo prestazioni sportive a un prezzo accessibile.

Queste auto hanno mantenuto vivo lo spirito delle auto sportive a due posti, diventando popolari sia tra i puristi della guida che tra gli appassionati di tuning.

2. Honda NSX

La Honda NSX, lanciata nel 1990, è stata la prima supercar giapponese. Con un motore V6 montato centralmente e un telaio in alluminio, la NSX ha rivoluzionato il concetto di supercar, offrendo prestazioni di alto livello con affidabilità e facilità di guida.

La NSX è stata sviluppata con l’aiuto di Ayrton Senna e ha stabilito nuovi standard per le supercar, influenzando il design e l’ingegneria di molte altre vetture sportive.

1. Toyota 2000GT

La Toyota 2000GT è considerata la prima auto sportiva giapponese di livello mondiale. Prodotta in quantità limitata tra il 1967 e il 1970, questa coupé presentava un design elegante e un motore a sei cilindri in linea.

La 2000GT ha messo il Giappone sulla mappa delle auto sportive, diventando un oggetto da collezione estremamente raro e prezioso.

Perché le auto giapponesi sono così apprezzate?

Le auto giapponesi sono famose per la loro affidabilità e la capacità di offrire prestazioni eccezionali a prezzi competitivi. Modelli come la Toyota Supra e la Nissan GT-R hanno definito nuove generazioni di auto sportive, mentre vetture come la Honda NSX e la Lexus LFA hanno sfidato le supercar europee sul loro terreno. La continua ricerca della perfezione e l’attenzione ai dettagli rendono queste auto non solo mezzi di trasporto, ma veri e propri capolavori dell’ingegneria automobilistica.

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Energia nucleare: è in arrivo la svolta per gli States?

L’energia nucleare negli Stati Uniti: un approfondimento

È in arrivo una svolta per l’energia nucleare negli Stati Uniti, dato che si ipotizza la riapertura di impianti chiusi in passato? Scopri il progetto sulla fusione finanziato da Bill Gates

L’energia nucleare sta vivendo un momento di rinascita, in particolare negli Stati Uniti, dove si sta puntando a riaprire centrali dismesse e a sviluppare nuove tecnologie. Questo interesse rinnovato nasce dalla sempre più crescente consapevolezza della necessità di ridurre le emissioni di carbonio e dalla crescente domanda di energia pulita per sostenere settori come i data center, l’intelligenza artificiale e la mobilità elettrica. 

Due esempi significativi di questo trend sono la riapertura della centrale nucleare di Palisades, chiusa nel 2022, e lo sviluppo di reattori nucleari avanzati come quello della start-up TerraPower, finanziata dal miliardario Bill Gates. Scopri le ultime news relative all’energia nucleare negli Stati Uniti in questo articolo.

Riaprire vecchie centrali: il caso della centrale nucleare di Palisades

La centrale nucleare di Palisades, situata a Covert, nel Michigan, è stata chiusa a maggio 2022, dopo 40 anni di attività per via della competizione con un’altra fonte di energia pulita, il gas naturale, più economico da estrarre. Tuttavia, la crescente pressione per decarbonizzare l’economia ha spinto il governo statunitense a riconsiderare il ruolo del nucleare nel mix energetico del Paese.

Negli ultimi anni, diversi impianti nucleari negli Stati Uniti sono stati chiusi. Poi però il governo ha cambiato rotta, principalmente grazie al Inflation Reduction Act (IRA), una misura del 2022 che tra le altre cose promuove lla produzione di energia pulita. Il risultato? Un piano per la riapertura di alcune di queste strutture. 

Il caso di Palisades è emblematico in questo senso. Grazie a circa 1,5 miliardi di dollari di finanziamenti emessi dal Dipartimento dell’Energia e un contributo di 300 milioni di dollari del governo federale del Michigan, la centrale potrebbe essere riaperta entro il 2025.

Perché riaprire una centrale chiusa?

La riapertura della centrale di Palisades potrebbe essere una mossa strategica per aumentare rapidamente la capacità di produzione di energia nucleare negli Stati Uniti senza dover costruire nuovi impianti da zero. Insomma, è un modo per ottenere, lo stesso, un risultato senza affrontate un processo che richiede anni e ingenti investimenti. L’energia nucleare ha contribuito a circa il 20% della produzione di elettricità negli Stati Uniti negli ultimi trent’anni, quota che è gradualmente diminuita, principalmente a causa dell’elevato costo di gestione delle centrali e del timore generale che suscitano le centrali.

Un’eccessiva preoccupazione che possano verificarsi incidenti è, almeno dal punto di vista statistico, sbagliato. Oggi il nucleare negli Stati Uniti è una delle fonti di energia più sicure, pulite e affidabili, soprattutto alla luce degli avanzamenti tecnologici che permettono uno smaltimento più efficace dei rifiuti. Sebbene la percezione pubblica del nucleare sia ancora influenzata da disastri passati come Chernobyl e Fukushima, diversi sondaggi indicano un graduale cambiamento dell’opinione pubblica a favore del nucleare, visto come un alleato fondamentale per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione.

La centrale di Palisades potrebbe non essere l’unico impianto a riaprire. Se l’operazione avrà successo, altre centrali chiuse potrebbero seguire lo stesso percorso, come Three Mile Island in Pennsylvania, contribuendo così a ridurre la dipendenza del paese dai combustibili fossili.

L’innovazione nel nucleare: TerraPower e il nuovo reattore di Bill Gates

Mentre alcuni progetti si concentrano sul recupero di vecchie centrali, altri guardano al futuro, con la creazione di reattori nucleari più piccoli, economici e sicuri. Uno dei progetti più ambiziosi in questo campo è quello di TerraPower, una start-up sostenuta da Bill Gates, che sta costruendo un nuovo tipo di reattore nucleare nella città di Kemmerer, nel Wyoming. TerraPower sta sviluppando un reattore raffreddato a sodio liquido, una grande novità rispetto a quelli tradizionali, che utilizzano acqua pressurizzata per raffreddare il nucleo.

La scelta del sodio liquido permette di operare a pressioni più basse, riducendo così la necessità di costose misure di sicurezza. Questo rende il reattore più semplice da costruire e più economico rispetto ai modelli tradizionali. Il primo reattore di TerraPower sarà di dimensioni più ridotte rispetto ai tradizionali reattori nucleari: produrrà 345 megawatt, un terzo della potenza dei reattori convenzionali, e sarà pronto non prima del 2030.

Una delle caratteristiche innovative del reattore di TerraPower è la capacità di immagazzinare energia in una batteria a sali fusi, che permette al reattore di modulare la sua produzione di energia a seconda delle necessità. Questo è particolarmente utile quando si integra l’energia nucleare con fonti rinnovabili, come l’energia solare e quella eolica, che sono caratterizzate da una produzione intermittente.

Energia nucleare negli Stati Uniti: le sfide per il futuro

Nonostante i progressi tecnologici e il sostegno politico, le sfide che l’energia nucleare deve affrontare sono ancora tantissime. Il costo per costruire nuovi impianti è elevato, e spesso i progetti sono soggetti a ritardi e hanno bisogno di fondi aggiuntivi per essere ultimati. Un esempio è rappresentato dai reattori 3 e 4 dell’impianto di Vogtle, in Georgia, che sono stati costruiti con sette anni di ritardo e sono costati più del doppio delle stime iniziali.

Anche il progetto di TerraPower non è immune a queste difficoltà. Ad esempio, la società ha dovuto ritardare di due anni l’inizio dei lavori a causa della crisi globale delle forniture di uranio arricchito, causata dallo scoppio del conflitto Russo-Ucraino.

Infine, per concludere questa panoramica sull’energia nucleare negli stati uniti, non si può non analizzare la fusione, da sempre interpretata come possibile soluzione a lungo termine per ottenere energia pulita e illimitata. Per intenderci, la fusione nucleare è il processo che alimenta il sole: gli isotopi dell’idrogeno si fondono, rilasciando enormi quantità di energia senza produrre scorie. Tuttavia, la tecnologia per contenere l’enorme quantità di energia scaturita da questo processo è ancora in fase di sviluppo e non ci sono certezze su quando e se potrà essere commercializzata.

Una start-up cinese, Energy Singularity, sta lavorando su un reattore a fusione e spera di commercializzare questa tecnologia entro il 2035. L’azienda sta sviluppando un dispositivo chiamato tokamak, che utilizza potenti magneti per contenere un plasma riscaldato a temperature estremamente elevate.

Sebbene la fusione nucleare offra enormi promesse, gli esperti avvertono che ci sono ancora numerose sfide tecniche da superare.Il nucleare, sia nella sua forma tradizionale che nelle sue versioni più avanzate, rappresenta una delle opzioni più promettenti per risolvere il problema della transizione energetica. La riapertura di centrali dismesse come Palisades potrebbe aiutare a colmare il divario energetico nel breve termine, mentre progetti come quello di TerraPower e lo sviluppo della fusione nucleare potrebbero rivoluzionare il settore nei prossimi decenni.

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I migliori 7 film sui soldi che devi guardare

Film sui soldi: i 7 che devi guardare

Quali sono i migliori film sui soldi che devi, per forza, guardare? Ovviamente è impossibile dare un giudizio oggettivo, ma te ne consigliamo 7!

I migliori film che parlano di soldi non sono quasi mai a lieto fine. Principalmente perché raccontano le gesta di personaggi che sono ossessionati dal denaro, e affrontano temi come l’avidità e le diseguaglianze che il capitalismo genera. 

Ovviamente, ci sono anche pellicole che si concentrano prevalentemente sulla costruzione di ricchezza, ma anche questi finiscono per trasmettere anche angoscia e disagio, nonostante spesso i protagonisti raggiungano il loro obiettivo. Si potrebbero scrivere libri o trattati sul rapporto degli esseri umani con il denaro e sulla sua contradditoria natura. È indispensabile per vivere nella società odierna, ma viene spesso associato alla depressione o ad altri disturbi quando il suo ruolo diventa troppo rilevante nella vita degli essere umani.

In ogni caso, non siamo qui per analizzare questo concetto dal punto di vista filosofico, bensì per elencarti sette film sui soldi che devi guardare. Al loro interno potrai trovare tantissimi spunti di riflessione e strumenti per affrontar al meglio questo spinoso argomento.

1. The Wolf of Wall Street (2013)

Regia: Martin Scorsese

Probabilmente tutti vi avrete già guardato questo film sui soldi. “The Wolf of Wall Street” racconta la vera storia di Jordan Belfort, un ambizioso broker di Wall Street che accumula enormi ricchezze truffando i suoi clienti. Nello specifico “rifilando” loro azioni praticamente prive di valore o “penny stocks”, convincendoli del loro potenziale al rialzo.

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Con Leonardo Di Caprio che ha interpretato il ruolo di protagonista in modo magistrale, ricevendo anche una candidatura agli Oscar,  la pellicola è una satira sfrenata sull’avidità, il potere e gli eccessi del capitalismo moderno. “The Wolf of Wall Street” mostra come il denaro possa corrompere e distorcere la moralità, riflettendo il lato più sregolato del sistema finanziario.

2. The Big Short (2015)

Regia: Adam McKay

Il secondo film sui soldi che devi guardare è una sorta di masterclass a tema finanza sulla crisi del 2008. Il cast stellare si sposa benissimo con l’accuratezza delle nozioni presenti all’interno di questo documentario. “The Big Short” è la vera storia della crisi senza precendenti innescata dal crollo del mercato immobiliare negli Stati Uniti.

La pellicola segue un gruppo di investitori, tra cui Michael Bury (interpretato da Christian Bale), che si posizionano short (vendendo allo scoperto) e traggono grandi profitti dal crollo dell’intera sistema economico. Con ironia e intelligenza, il film smaschera le responsabilità delle banche e l’incapacità delle istituzioni di prevenire la crisi, offrendo uno sguardo critico sul capitalismo selvaggio.

MICHAEL BURRY: la GRANDE SCOMMESSA contro il MERCATO

Se segui il mercato delle criptovalute ma, soprattutto, se sei un fan di Bitcoin, saprai che Bitcoin è nato proprio in seguito a quella crisi. L’idea del suo fondatore Satoshi Nakamoto era quella di creare una moneta che non venisse influenzata dai bailout delle banche centrali, azioni che implicano l’emissione di moneta che viene utilizzata per salvare i colossi economici che si trovano in difficolta a causa di comportamenti irresponsabili guidati dall’avidità.

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3. Triangle of Sadness (2022)

Regia: Ruben Östlund

Vincitore della Palma d’Oro al Festival di Cannes, questo film è una satira tagliente sulle dinamiche di potere e la vacuità della ricchezza. La trama segue un gruppo di ricchi passeggeri su un lussuoso yacht, le cui vite vengono sconvolte da una tempesta. Le dinamiche di classe e il ruolo del denaro vengono completamente ribaltati in questa commedia noir, che svela le ipocrisie delle élite e il fragile equilibrio su cui si basa la loro posizione privilegiata.

4. The Founder (2016)

Regia: John Lee Hancock

Il quarto dei film sui soldi che devi assolutamente guardare è “The Founder”. Questa pellicola racconta la storia di Ray Kroc, l’uomo che ha trasformato McDonald’s in una delle catene di fast food più grandi al mondo. Interpretato da Michael Keaton, Kroc è presentato come un ambizioso venditore che, sfruttando l’idea dei fratelli McDonald, costruisce un impero globale. 

Il film mette in evidenza l’avidità e la spietatezza che caratterizzano il capitalismo moderno, mostrando come l’innovazione possa essere affiancata da etica discutibile e una volontà inarrestabile di espandersi a qualsiasi costo.

5. Parasite (2019)

Regia: Bong Joon-ho

Questo capolavoro sudcoreano racconta la storia di una famiglia povera che entra a gamba tesa nella vita di una molto ricca. Man mano che i due nuclei familiari si avvicinano, le disuguaglianze di classe emergono in tutta la loro brutalità.

“Parasite” esplora il divario tra ricchi e poveri, mostrando come le persone più emarginate siano spesso costrette a ricorrere a misure estreme per sopravvivere in un sistema che favorisce solo pochi eletti.

6. Sorry We Missed You (2019)

Regia: Ken Loach

Il film di Ken Loach è un ritratto crudo della gig economy e delle sue conseguenze sulle famiglie lavoratrici. La storia segue Ricky, un autista che cerca di garantire un futuro migliore alla sua famiglia, ma che finisce schiacciato dalle pressioni di un sistema economico che sfrutta i lavoratori con contratti precari. “Sorry We Missed You” è una critica al moderno mondo del lavoro, dove la sicurezza economica è sempre più difficile da raggiungere.

7. Il petroliere (There Will Be Blood, 2007)

Regia: Paul Thomas Anderson

Daniel Plainview, un imprenditore petrolifero, è il protagonista di questo film che esplora l’avidità e la corruzione nel nascente settore petrolifero degli Stati Uniti all’inizio del XX secolo. Interpretato da Daniel Day-Lewis, Plainview è disposto a tutto pur di accumulare ricchezza e potere. “Il petroliere” è un ritratto spietato del capitalismo selvaggio, dove l’avidità e l’ambizione distruggono qualsiasi legame umano e morale.

Ora che hai letto questo articolo non ti resta che guardare questi sette film sui soldi! Aldilà di quanto siano godibili o avvincenti

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Dibattito tra Kamala Harris e Donald Trump, com’è andata? Le cose da sapere

Dibattito elezioni americane: tutte le cose da sapere

Il 10 settembre si è tenuto l’atteso dibattito ufficiale tra Kamala Harris e Donald Trump per le elezioni presidenziali di novembre. Chi ha avuto la meglio?

Il 5 novembre gli elettori degli Stati Uniti andranno alle urne per eleggere il prossimo presidente. Inizialmente previste come una rivincita delle elezioni del 2020, queste elezioni sono state stravolte a luglio, quando il presidente Joe Biden ha deciso di concludere la sua campagna e ha appoggiato la vicepresidente Kamala Harris. La grande domanda ora è: il risultato significherà un secondo mandato di Donald Trump o la prima donna presidente degli Stati Uniti?

Harris vs Trump: il dibattito e l’effetto sulla campagna

Il 10 settembre ha segnato un momento molto importante nella corsa alle elezioni presidenziali per entrambi i candidati, soprattutto per Kamala Harris, che ha colto l’occasione per presentarsi agli americani come la nuova leader del Partito Democratico dopo le dimissioni di Joe Biden. La Harris si è rivolta a tutti gli americani ancora indecisi sul voto, salendo sul palco decisa a rappresentare il “volto del cambiamento” e mostrando una “nuova via da seguire” per tutti gli americani. Trump, d’altra parte, ha matenuto il suo stile, rimarcando le posizioni forti che lo distinguono e criticando il poco pragmatismo della rivale. 

Harris vs Trump: un confronto acceso sui temi chiave

Il dibattito, tenutosi a Philadelphia e moderato da David Muir, ha visto i due candidati affrontare argomenti di grande rilevanza per gli elettori: economia, inflazione, immigrazione e aborto. Harris ha cercato di posizionarsi come la candidata della classe media, accusando Trump di essere il “paladino dei miliardari”, mentre Trump ha dipinto Harris come un’estremista di sinistra, priva dell’esperienza necessaria per governare.

Kamala Harris ha avuto un inizio più lento, ma è riuscita a carburare e a mettere Trump in difficoltà su alcuni punti sensibili, come la sua popolarità tra i leader mondiali e i suoi guai giudiziari. Ha cercato di presentarsi come una leader pragmatica e risoluta, pronta a confrontarsi con le sfide internazionali e nazionali, come le questioni di politica estera e sociale.

D’altra parte, Donald Trump ha mantenuto il suo solito stile provocatorio, cercando di screditare la sua avversaria con attacchi personali e ripetuti riferimenti al mandato di Joe Biden, che ha definito come un fallimento. Nonostante la tendenza a rispondere alle provocazioni, Trump ha cercato di evitare attacchi eccessivamente personali, mantenendo però un tono duro, specialmente sull’immigrazione, tema su cui ha un vantaggio nei sondaggi.

Endorsement di Taylor Swift e la “spin room”

Uno dei momenti più discussi della serata è stato l’endorsement di Taylor Swift a favore di Harris. La popstar, molto influente sui social, ha appoggiato la candidata democratica con un messaggio rivolto ai suoi fan, sottolineando il suo sostegno alla Harris. Questo potrebbe avere un impatto significativo, soprattutto tra gli elettori più giovani.

Nella “spin room”, dopo il dibattito, entrambi i campi hanno dichiarato la vittoria. Gli alleati di Trump hanno cercato di minimizzare i danni causati da alcune delle sue dichiarazioni controverse, come quando ha affermato che gli immigrati haitiani rubano e mangiano animali domestici in Ohio, affermazione subito smentita dal moderatore.

Chi ha vinto il dibattito?

Per quanto riguarda le reazioni immediate, Harris sembra aver consolidato la sua posizione, riuscendo a tenere testa a Trump e a non cedere alle sue provocazioni. Trump è apparso sicuro, ma è stato messo in difficoltà su alcuni punti sensibili, come i suoi guai giudiziari e la sua popolarità tra i leader mondiali. 

Tuttavia, entrambi i candidati hanno offerto pochi dettagli concreti sui loro programmi, lasciando molti elettori con domande su quale sarà il futuro politico degli Stati Uniti. È quindi troppo presto per valutare l’impatto sui sondaggi, che nei prossimi giorni potrebbero indicare meglio se ci saranno variazioni nelle preferenze elettorali. Sicuramente, giocheranno un ruolo fondamentale i sette Stati con il maggior numero di seggi: Wisconsin, Pennsylvania, Nevada, Carolina del Nord, Michigan, Georgia e Arizona.

Questi sette Stati si possono, a loro volta, dividere in tre categorie territoriali differenti. Pennsylvania, Michigan e Wisconsin, tutti situati a nord con sul confine con il Canada, rappresentano la parte più industriale del paese. North Carolina e Georgia, invece, si trovano a sud di Washington, mentre Nevada e Arizona sono i più importanti degli Stati Uniti Occidentali. 

Chi è in testa nei sondaggi?

Nei mesi precedenti al ritiro di Biden, i sondaggi lo mostravano costantemente in svantaggio rispetto a Donald Trump. Anche se Harris ha faticato inizialmente a migliorare quelle percentuali, la sua campagna ha iniziato a guadagnare terreno. Attualmente, guardando i sondaggi nazionali, Kamala Harris è in testa di tre punti percentuali

Questo dato, però, conta relativamente, poiché non tiene conto della valenza differente degli Stati chiave o swing states che possiedono un numero più alto di seggi, che abbiamo elencato prima.

Se analizziamo la questione tenendo conto di queste preferenze, notiamo come Donald Trump e Kamala Harris siano, sostanzialmente, alla pari. Per esempio in Pens la Harris ha il 48% delle preferenze mentre Trump il 47% e le stesse identiche percentuali per quanto riguarda la Georgia. Trump invece è in vantaggio in Arizona (48%) contro il 47% della Harris.

Le medie dei sondaggi nazionali danno una buona idea della popolarità generale dei candidati, ma non necessariamente riflettono con precisione il possibile esito delle elezioni. Il risultato dipenderà da  una manciata di stati in bilico, come Pennsylvania, Michigan e Wisconsin, che storicamente oscillano tra i due partiti.

Chi sta vincendo negli stati in bilico?

I sondaggi sono molto serrati nei sette stati chiave, tra cui la Pennsylvania, che è fondamentale per la vittoria elettorale. La Pennsylvania, in particolare, ha il maggior numero di voti elettorali tra gli stati in bilico, rendendola decisiva.

Michigan e Wisconsin, un tempo roccaforti democratiche, sono passate a Trump nel 2016, ma Biden le ha riconquistate nel 2020. Joe Biden, innfatti, aveva conquistato i favori di sei di questi sette Stati, ad eccezione della Carolina del Nord. Se Harris riuscirà a mantenere queste conquiste, sarà sulla buona strada per vincere le elezioni. Trump, invece, dovrà recuperare terreno in questi stati chiave per garantirsi i voti necessari a raggiungere i 270 grandi elettori richiesti per la vittoria.

In altre parole, Kamala Harris e Donald Trump difficilmente si recheranno a Los Angeles (California) o a New York, e se lo faranno l’unico obiettivo delle visite sarà quello di raccogliere denaro. Mentre molto probabilmente andranno a Phoenix (Arizona), Milwaukee (Wisconsin) o Atlanta (Georgia).

Il ruolo dei finanziamenti 

Un elemento che sottolinea l’importanza degli swing states rispetto a quello considerati “normali” è la quantità di denaro spesa dai partiti per la promozione dei programmi. Ad agosto, per quanto riguarda gli spot televisivi in Pennsylvania, i due politici hanno speso circa 40 milioni di dollari a testa, in Georgia quasi 20 e in Arizona più di 10.

Infine, possiamo analizzare in modo sintetico le questioni che giocheranno un ruolo chiave alle elezioni americane di novembre, prevalentemente dal punto di vista ideologico e demografico. Per esempio, Donald Trump aveva conquistato una considerevole fetta dell’elettorato afroamericano, che però potrebbe tornare a votare Dem dopo l’ingresso in campo di Kamala Harris. Allo stesso tempo, invece, tanti immigrati sudamericani che sono ormai cittadini degli Stati dell’ovest, potrebbero preferire l’approccio di Trump all’immigrazione, perché sono diventati, con il tempo, fortemente conservatori su questo tema.

Conclusione

Il dibattito tra Kamala Harris e Donald Trump ha dato ai cittadini americani un assaggio delle dinamiche che caratterizzeranno questa corsa presidenziale. Harris sembra avere un piccolo vantaggio nei sondaggi, ma la strada verso la Casa Bianca è tutt’altro che sicura. Nei prossimi giorni, il panorama politico continuerà a evolversi, e gli elettori degli stati in bilico avranno l’ultima parola su chi guiderà il Paese.

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Creator più ricchi di OnlyFans: ecco la top 10

OnlyFans: i 10 creatori più ricchi

Quali sono gli onflyfanser più ricchi al mondo? La classifica dei 10 che guadagnano di più

Negli ultimi anni, OnlyFans si è affermata come una delle piattaforme più redditizie per la monetizzazione dei contenuti digitali, offrendo a creatori provenienti da tutto il mondo l’opportunità di generare guadagni straordinari. Questo social network permette ai suoi utenti di offrire contenuti esclusivi ai loro sostenitori, chiamati “fans”, i quali pagano una tariffa mensile per poterli visualizzare.

OnlyFans ha guadagnato una notevole notorietà, soprattutto nel settore dell’intrattenimento per adulti, ma nel tempo ha attirato una vasta gamma di creator di contenuti provenienti da diverse industries. Grazie a questo modello, i più ricchi creatori di OnlyFans percepiscono guadagni che fanno invidia a top manager, calciatori, star del cinema e quadri di grandi aziende. Anche se è importante precisare che diverse ricerche dimostrano che pochissimi profili attivi sulla piattaforma riescono a registrare guadagni significativi.

In questo articolo, scopriremo chi sono i dieci creator più ricchi di OnlyFans nel 2024, ma attenzione: i guadagni riportati in questo articolo sono frutto di stime, pertanto potrebbero non essere al 100% accurati.

1. Bella Thorne (11 milioni di dollari al mese)

Al primo posto troviamo Bella Thorne, famosissima attrice, musicista e modella che ha stabilito un record tuttora imbattuto, incassando un milione di dollari nelle prime 24 ore dall’iscrizione sulla piattaforma. La sua presenza su OnlyFans, annunciata nel 2019 su Instagram, ha rapidamente attirato milioni di fan. 

Anche Benjiamin Mascolo, al secolo Benji, ex membro del duo Benji e Fede ed ex fidanzato della ricca creator di OnlyFans, ha parlato dei guadagni della Thorne, dichiarando che “guadagnava milioni di dollari al mese”.

2. Cardi B (9,5 milioni di dollari al mese)

Tra i creator più ricchi di OnlyFans c’è anche Cardi B, una famosissima rapper americana. Anche se la sua attività sulla piattaforma è abbastanza limitata, lo status raggiunto grazie alla musica le ha permesso di attrarre un vasto pubblico sulla piattaforma. I suoi guadagni derivano da contenuti che includono dietro le quinte, aggiornamenti personali e servizi fotografici provocanti.

3. Iggy Azalea (9,2 milioni di dollari al mese)

Al terzo posto dei creator più ricchi di OnlyFans c’è ancora una rapper, l’australiana Iggy Azalea. A quanto pare l’artista è molto legata al denaro, di recente ha anche sponsorizzato una meme coin di nome Mother Iggy, che ha raggiunto in pochissimo tempo una capitalizzazione di oltre 300 milioni di dollari. 

MOTHER è però poi crollata, come spesso capita alle crypto supportate dalle celebrità. Quando l’hype sul progetto inizia venire meno il prezzo crolla drasticamente, perché quest’ultimo non è supportato da fondamentali solidi. Come invece accade per le criptovalute più serie e realmente innovative, in particolare Bitcoin e Ethereum.

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Conosciuta per i suoi album di successo come “The End of an Era” e “The New Classic”, Iggy condivide contenuti musicali, immagini dietro le quinte e servizi fotografici sul suo account, che le consentono di guadagnare, secondo le stime, circa 9 milioni di dollari al mese.

4. Coco Austin (9 milioni di dollari al mese)

Coco Austin, modella e personalità televisiva americana, ha saputo monetizzare la sua immagine su OnlyFans senza ricorrere a contenuti espliciti, almeno inizialmente, anche se oggi sul web compaiono alcune immagini che la ritraggono in topless, presumibilmente provenienti dalla piattaforma.

Grazie al suo grande seguito sui social media, ha convertito un buon numero di follower in fan paganti su OnlyFans, dove offre foto seducenti e pacchetti di abbonamento che vanno dai tre ai dodici mesi.

5. Mia Khalifa (6,5 milioni di dollari al mese)

Mia Khalifa, ex star dell’industria per adulti, ha sfruttato la sua enorme popolarità sui social media per ottenere milioni di iscritti su OnlyFans. Nonostante le controversie legate al suo passato, Mia è riuscita a reinventarsi e a diventare una delle figure più redditizie sulla piattaforma.

Dopo aver lasciato l’industria per adulti nel 2014, ha affrontato numerose difficoltà, tra cui minacce di morte da parte dell’ISIS e l’inclusione nella lista delle persone non gradite in diversi paesi musulmani.

6. Erica Mena (4,5 milioni di dollari al mese)

Erica Mena, conosciuta per la sua partecipazione a “Love & Hip Hop”, un reality show molto famoso negli Stati Uniti, ha sfruttato la sua notorietà per costruire un impero personale. Grazie a quel trampolino di lancio, Erica ha raggiunto un grande successo, che si è esteso anche su OnlyFans

7. Bhad Bhabie (4,33 milioni di dollari al mese)

Danielle Peskowitz Bregoli, nota come Bhad Bhabie, è una rapper americana che ha raggiunto la fama dopo la sua apparizione al “Dr. Phil Show”. La sua personalità e il suo stile unico l’hanno portata a lanciare una carriera musicale di successo, ampliando la sua presenza sui social media e consolidando il suo status di star.

8. Tana Mongeau (3 milioni di dollari al mese)

Tana Mongeau è una influencer, YouTuber e personalità dei social media americana. Conosciuta per i suoi vlog e contenuti spesso controversi, Tana ha costruito un seguito massiccio online, diventando una delle figure più riconoscibili e influenti tra i giovani nel panorama digitale.

9. Gemma McCourt (2,3 milioni di dollari al mese)

Gemma McCourt è un’imprenditrice digitale che ha saputo sfruttare la sua creatività per costruire una carriera di successo nel mondo online. Ha successivamente deciso di registrarsi su OnlyFans, che ha un costo mensile di 30$.

10. Pia Mia (2 milioni di dollari al mese)

All’ultimo posto della classifica dei creator più ricchi di OnlyFans trovi Pia Mia Perez, una cantante, cantautrice e modella statunitense. Con un seguito significativo sui social media e su YouTube, Pia Mia ha saputo espandere la sua carriera nel mondo della musica e della moda, diventando una delle personalità più seguite e ammirate della sua generazione.