Glossario essenziale per la dichiarazione dei redditi sulle criptovalute

Dichiarazione redditi criptovalute: glossario fiscale

Scopri tutte le parole e le informazioni essenziali per preparare la dichiarazione dei redditi sulle criptovalute del 2025.

La questione fiscale sulle criptovalute sta diventando uno spauracchio che allontana e spaventa i piccoli investitori. E non dipende tanto dalla difficoltà della materia. Il problema nasce dalla scarsa chiarezza della normativa in sé, dalle innumerevoli interpretazioni che si trovano online e, a monte, dalla difficoltà di applicare leggi tradizionali a tecnologie completamente nuove. 

Tuttavia, anche quest’anno le criptovalute vanno dichiarate e le imposte pagate. Perciò, per aiutarti a orientarti nel labirinto del fisco, abbiamo preparato un glossario essenziale: tienilo a portata di mano mentre compili la dichiarazione o sfoglialo per avere una panoramica aggiornata sul regime fiscale in vigore.

Per scoprire i nostri servizi fiscali:

Airdrop

Un airdrop è la distribuzione gratuita di criptovalute da parte di un progetto, spesso utilizzata come strategia promozionale. In Italia, dal punto di vista fiscale, è considerato un guadagno e può essere soggetto a tassazione anche se non hai speso nulla per riceverlo. L’imposta del 26% si applica sul valore di mercato dei token al momento della ricezione. Tuttavia, è prevista una franchigia annuale di 2.000 euro:

  • Se la somma delle plusvalenze da cripto-attività (inclusi airdrop) non supera i 2.000 euro in un anno, non è dovuta alcuna imposta.
  • Se la soglia viene superata, l’imposta si applica solo sulla parte eccedente.

La dichiarazione e il pagamento dell’imposta avvengono l’anno successivo rispetto a quello in cui hai ricevuto l’airdrop, calcolando il valore dei token al momento dell’accredito.

Se in seguito decidi di vendere quei token a un prezzo superiore, la differenza rispetto al valore iniziale costituisce una plusvalenza. Anche in questo caso si applica l’imposta del 26%, ma solo sulla plusvalenza al netto della franchigia di 2.000 euro. Ricordiamo che per vendita si intende la conversione dei token in valuta fiat (come euro) o in stablecoin di tipo EMT.

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Airdrop: cos’è e quali sono le imposte da pagare nel 2025

Bot di trading (Smart Trades)

Un bot di trading è un software che esegue automaticamente operazioni di compravendita di criptovalute seguendo regole o strategie preimpostate. Dal punto di vista fiscale, le operazioni effettuate dal bot sono considerate a tutti gli effetti operazioni eseguite dall’utente: se il bot vende criptovalute in cambio di euro, dollari o altre valute fiat, l’operazione è fiscalmente rilevante.

Anche lo scambio tra criptovalute e EMT (Electronic Money Token), come chiarito dall’Agenzia delle Entrate, è un’operazione fiscalmente rilevante e può generare una plusvalenza tassabile al 26%, al netto della franchigia di 2.000 euro prevista per legge.
Questa franchigia si applica su base annua: se la somma delle plusvalenze nette generate nell’anno è pari o inferiore a 2.000 euro, non si applica alcuna imposta.

In altre parole, le operazioni automatizzate non esonerano dagli obblighi fiscali: ogni ordine generato dal bot può avere un impatto sulla dichiarazione dei redditi. Su piattaforme come Young Platform, tutte le attività eseguite dai bot (Smart Trades) sono tracciate e già incluse nel report fiscale, con eventuali imposte calcolate automaticamente.

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Bot di trading e Smart Trades: cosa sono e quali sono le imposte da pagare nel 2025

Cashback in crypto

Le criptovalute ricevute come rimborso (cashback) a seguito di un acquisto o pagamento — ad esempio tramite carta o app — sono considerate, dal punto di vista fiscale italiano, redditi imponibili.

L’imposta del 26% si applica sul valore di mercato delle criptovalute al momento dell’accredito nel portafoglio. Tuttavia, secondo quanto chiarito da una FAQ dell’Agenzia delle Entrate del 30 aprile 2025, è prevista una franchigia annua di 2.000 euro:
se il totale dei redditi da cripto-attività (inclusi cashback e airdrop) ricevuti in un anno è pari o inferiore a 2.000 euro, non si applica alcuna imposta.

L’imposta si paga l’anno successivo alla ricezione, anche se le criptovalute non vengono vendute.

Se in seguito si decide di vendere le crypto ricevute come cashback e il loro valore è aumentato, si applica una seconda imposta del 26% sulla plusvalenza. In questo caso, il prezzo di carico sarà il valore al momento dell’accredito, e la plusvalenza imponibile sarà la differenza tra prezzo di vendita e prezzo di accredito, al netto della franchigia dei 2.000€.

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Airdrop: cos’è e quali sono le imposte da pagare nel 2025

Commissioni di transazione

Le commissioni di transazione sono costi applicati dagli exchange o dalle blockchain per l’esecuzione di operazioni come acquisti, vendite, prelievi o trasferimenti di criptovalute. Dal punto di vista fiscale, queste commissioni non sono deducibili dal calcolo delle plusvalenze o minusvalenze.

In altre parole, il guadagno o la perdita derivante da un’operazione viene calcolato esclusivamente sulla differenza tra il prezzo di acquisto e quello di vendita dell’asset, senza considerare i costi sostenuti per le commissioni.

Questo significa che, anche se hai sostenuto spese per completare una transazione, l’importo della commissione non riduce la base imponibile su cui si calcola l’imposta del 26%. È importante tenerne conto quando valuti il rendimento netto effettivo delle tue operazioni, soprattutto se utilizzi strategie ad alta frequenza. 

Crypto-asset

Il termine crypto-asset, secondo il regolamento europeo MiCAR, indica qualsiasi bene digitale basato su blockchain, incluse criptovalute (come Bitcoin, Ethereum), stablecoin, NFT, token di utilità e asset tokenizzati. La MiCAR ha definito tre categorie principali di crypto-asset: 

  • EMT (Electronic Money Tokens): stablecoin ancorate a una valuta fiat  
  • ART (Asset-Referenced Tokens): token legati a un paniere di asset
  • Utility Token: token che danno accesso a servizi digitali

Per la normativa italiana, che parte da questa categorizzazione, una transazione è fiscalmente rilevante solo se avviene tra asset con caratteristiche e funzioni diverse (es. ETH → NFT). Se scambi crypto simili tra loro (es. BTC ↔ ETH o USDC ↔ USDT), non paghi imposte. Non esiste ancora una classificazione ufficiale per ogni token. Le categorie sono interpretate secondo criteri condivisi, ma possono variare tra operatori e Paesi UE.

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Crypto-asset: dalla MiCAR al fisco italiano

Depositi in euro (o altre valute fiat)

Operazioni di versamento di valuta fiat (euro) da un conto bancario o da una carta di pagamento verso il portafoglio in euro di una piattaforma di scambio di criptovalute.

I depositi in euro non sono soggetti a tassazione né devono essere dichiarati nel Quadro RW, in quanto non rappresentano un trasferimento di attività finanziarie estere o l’acquisizione di asset digitali.

Sono considerati semplici movimenti di liquidità e non producono alcuna implicazione fiscale, a meno che non vengano successivamente utilizzati per acquistare criptovalute o altri strumenti rilevanti ai fini della dichiarazione dei redditi.

Depositi in criptovalute

Trasferimento di criptovalute da un wallet personale o esterno (es. Metamask, hardware wallet, wallet custodial) verso un altro exchange, un protocollo DeFi o una piattaforma centralizzata.
Il deposito di crypto non genera imposte né plusvalenze, in quanto si tratta di un semplice spostamento di asset già detenuti. Tuttavia, ha rilevanza fiscale ai fini del monitoraggio e deve essere dichiarato nel Quadro RW (Modello Redditi) o nel Quadro W (730), se l’exchange di destinazione è estero o non fa da sostituto d’imposta.

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Imposta patrimoniale sulle criptovalute 2025: imposta di bollo e IVACA

Importante: al momento del deposito, l’utente deve indicare il prezzo di carico originario degli asset trasferiti. In assenza di tale indicazione, il sistema considera il valore pari a 0 €, con il rischio che, in caso di vendita, l’intero ricavato venga tassato come plusvalenza.

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Prezzo di carico: perché è così importante per la dichiarazione dei redditi da criptovalute

Dichiarazione dei redditi da criptovalute

La dichiarazione dei redditi da criptovalute è il documento fiscale che un contribuente residente in Italia presenta annualmente per comunicare al Fisco i redditi e le attività legate al possesso e alle operazioni effettuate con cripto-attività (crypto-asset), come Bitcoin, Ethereum, NFT, stablecoin e altri token digitali. 

La dichiarazione deve riportare:

  • Le plusvalenze realizzate, cioè i guadagni derivanti dalla vendita o dallo scambio di crypto-asset
  • Le minusvalenze, ovvero le perdite subite in operazioni con valenza fiscale
  • Il valore delle cripto-attività detenute al 31 dicembre di ogni anno (per fini di monitoraggio fiscale)

Le informazioni relative alle criptovalute vanno inserite nei quadri del Modello Redditi (ex Unico) o del Modello 730, rispettivamente nei Quadri RW e RT e Quadri W e T del 730.

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Franchigia dei 2.000€: come funziona e cosa cambia per le imposte sulle criptovalute

Hard Fork

Evento tecnico in cui una blockchain si divide in due versioni incompatibili tra loro, dando origine a una nuova rete e a una nuova criptovaluta. Gli utenti che possedevano token sulla blockchain originale ricevono gratuitamente una quantità equivalente di token sulla nuova rete. In Italia, i token ricevuti tramite hard fork sono considerati redditi diversi, analogamente agli airdrop e al mining, e sono soggetti a un’imposta del 26% sul valore di mercato dei token nel giorno in cui vengono accreditati nel wallet del contribuente, anche se non vengono venduti.

Tuttavia, è prevista una franchigia annua di 2.000 euro: se il totale dei redditi diversi da criptovalute (inclusi hard fork, airdrop e mining) rimane pari o inferiore a questa soglia, non è dovuta alcuna imposta. L’imposta, se dovuta, va dichiarata e versata l’anno successivo rispetto a quello dell’accredito, indicando i valori nel Quadro RT del Modello Redditi o nel Quadro T del modello 730, in base al regime fiscale adottato.

Se successivamente si vendono i token ricevuti tramite hard fork a un prezzo superiore rispetto al valore di accredito, si applica una seconda imposta del 26% sulla plusvalenza realizzata (prezzo di vendita – prezzo di accredito), anche in questo caso con applicazione della franchigia di 2.000 euro. Qualora le plusvalenze nette totali annue restino al di sotto di tale soglia, non dovrà essere pagata alcuna imposta.

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Hard fork: cos’è e quali sono le imposte da pagare nel 2025

Imposta di bollo (IVACA)

In Italia, la tassazione patrimoniale sulle criptovalute può avvenire in due modalità, a seconda di dove sono custoditi gli asset: 

  • IVACA (Imposta sul Valore delle Cripto-Attività): si applica sulle criptovalute detenute su exchange esteri o wallet privati. Va dichiarata nel Quadro RW del Modello Redditi (o Quadro W del 730), e il relativo importo deve essere versato tramite Modello F24.
  • Imposta di bollo: si applica automaticamente alle criptovalute custodite su piattaforme italiane che trattengono e versano direttamente l’imposta. 

In entrambi i casi, l’aliquota è dello 0,2% annuo, calcolata sul valore di mercato delle criptovalute detenute al 31 dicembre dell’anno fiscale. L’imposta è dovuta anche se le criptovalute non sono state scambiate o vendute: il solo fatto di detenerle genera l’obbligo fiscale.

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Imposta patrimoniale sulle criptovalute 2025: imposta di bollo e IVACA

Metodo contabile LIFO (Last In, First Out)

Metodo di calcolo utilizzato per determinare il valore delle plusvalenze e minusvalenze nella vendita di criptovalute. Secondo il principio LIFO – “Last In, First Out”, si assume che gli ultimi asset acquistati siano i primi a essere venduti. Questo criterio impatta direttamente sull’entità della plusvalenza imponibile, poiché viene confrontato il prezzo di vendita con il costo di acquisto più recente.

Esempio: se acquisti 1 BTC a 20.000 €, poi un altro a 30.000 €, e ne vendi uno a 35.000 €, con il metodo LIFO si considera venduto quello da 30.000 €. La plusvalenza sarà 35.000 – 30.000 = 5.000 €.

In ambito fiscale, il metodo LIFO è riconosciuto quale criterio di determinazione delle plusvalenze per le cripto-attività (in assenza di sostituto di imposta). È il metodo adottato nei report fiscali generati da Young Platform, dove il calcolo avviene in automatico, secondo le indicazioni normative italiane.

Mining

Attività di convalida delle transazioni e creazione di nuovi blocchi su una blockchain, svolta mediante l’impiego di potenza computazionale in cambio di una ricompensa in criptovaluta.
Dal punto di vista fiscale, in Italia il mining può generare due tipologie di guadagno, a seconda della natura dell’attività:

  • A livello personale (non professionale): la ricompensa ricevuta è considerata un guadagno e tassata al 26% sul valore di mercato della criptovaluta alla data dell’accredito, anche se non viene venduta. Tuttavia, è prevista una franchigia annua di 2.000 euro: se il totale dei redditi da crypto (inclusi mining e airdrop) rimane al di sotto di questa soglia, non si applica alcuna imposta.
  • A livello professionale (con mezzi organizzati e continuità): l’attività è assimilata a un’attività d’impresa, con obbligo di partita IVA, e i redditi sono soggetti a IVA e tassazione ordinaria.

La dichiarazione e il pagamento dell’imposta avvengono l’anno successivo rispetto a quello in cui si è verificato l’accredito, calcolando il 26% sul prezzo delle crypto nella data in cui le abbiamo ricevute sul wallet (al netto della franchigia).
Le ricompense ottenute devono essere indicate nel Quadro RT del Modello Redditi o nel Quadro T del 730, a seconda del regime dichiarativo adottato.
Se successivamente vendi le ricompense ricevute con il mining a un prezzo maggiore rispetto al prezzo di accredito, pagherai una seconda imposta del 26% sulla plusvalenza realizzata (al netto della franchigia).

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento:  Mining di criptovalute: trattamento fiscale in Italia nel 2025

Minusvalenze

Perdita che si verifica quando una criptovaluta viene venduta a un prezzo inferiore rispetto al suo costo di acquisto. Dal punto di vista fiscale, le minusvalenze realizzate nella cessione di cripto-attività possono essere compensate con plusvalenze ottenute dalla vendita di altre criptovalute, riducendo l’imposta complessivamente dovuta.

A partire dal 2023, la normativa italiana prevede che tali minusvalenze siano compensabili entro cinque anni, incluso quello in cui la perdita è stata realizzata. Le minusvalenze maturate prima del 2023 non sono compensabili, a causa del cambio di regime fiscale introdotto dalla Legge di Bilancio 2023.

Le minusvalenze devono essere dichiarate nel Quadro RT del Modello Redditi o nel Quadro T del modello 730, e devono essere supportate da documentazione che attesti prezzo di acquisto, vendita e data delle operazioni.

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Minusvalenze nelle criptovalute: cosa sono e come utilizzarle per ridurre l’imposizione fiscale nel 2025

Modello Redditi Persone Fisiche (ex Modello Unico) 

Documento ufficiale per la dichiarazione dei redditi in Italia, utilizzato da contribuenti che non possono o non vogliono usare il Modello 730. Consente di dichiarare tutte le tipologie di reddito, comprese le plusvalenze da criptovalute e il possesso di crypto-asset detenuti su exchange esteri o wallet personali, tramite i quadri RT (redditi diversi) e RW (monitoraggio fiscale e imposte patrimoniali). Richiede il calcolo autonomo delle imposte e il versamento tramite Modello F24.

Ordini con valuta fiat

Operazioni in cui una criptovaluta viene acquistata o venduta utilizzando una valuta tradizionale, come euro o dollari. Le plusvalenze generate dalla vendita di criptovalute contro valuta fiat sono sempre imponibili. Il guadagno imponibile si calcola confrontando il prezzo di vendita con il prezzo di carico della criptovaluta, secondo il metodo LIFO.

Ordini con stablecoin EMT

Operazioni di compravendita di criptovalute eseguite contro stablecoin classificate come EMT (Electronic Money Tokens), come USDT o USDC. Fiscalmente, sono trattate come vendite per valuta fiat, quindi generano una plusvalenza imponibile se il valore al momento della vendita è superiore al prezzo di carico. Il calcolo avviene convertendo l’importo in euro al tasso di cambio corrente.

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Crypto-asset: dalla MiCAR al fisco italiano

Ordini swap

Operazioni di scambio diretto tra criptovalute con le stesse caratteristiche e funzioni, che non generano imposizione fiscale immediata. Il prezzo di carico della criptovaluta ceduta viene trasferito a quella ricevuta. L’eventuale plusvalenza sarà tassata solo nel momento in cui la nuova criptovaluta sarà successivamente venduta o scambiata con valuta fiat o stablecoin EMT.

Pair (valuta base e valuta quotata)

Nel trading di criptovalute, un pair rappresenta una coppia di valute utilizzata per effettuare scambi. La valuta base è l’asset che si intende acquistare o vendere. La valuta quotata (o di riferimento) è quella con cui si misura il valore della valuta base. Ad esempio, nel pair BTC/EUR, stai comprando o vendendo Bitcoin (BTC, valuta base) utilizzando euro (EUR, valuta quotata). Ai fini fiscali, è importante sapere quale delle due è la valuta quotata, perché se è una valuta fiat (come l’euro) o una stablecoin di tipo EMT, lo scambio può generare una plusvalenza imponibile.

Plusvalenze da criptovalute

La plusvalenza è il guadagno che si realizza quando si vende o si scambia una criptovaluta a un prezzo superiore rispetto a quello di acquisto (o di ricezione, come nel caso di airdrop, staking o mining).
In Italia, le plusvalenze generate dalle criptovalute sono considerate redditi diversi di natura finanziaria e sono tassate con un’aliquota fissa del 26%, ma solo sulla parte che eccede la franchigia annuale di 2.000 euro.

  • Valore di vendita (in euro) – Prezzo di carico (in euro) = Plusvalenza lorda
  • Plusvalenza lorda – 2.000 euro (franchigia) = Plusvalenza imponibile

L’imposta si applica solo quando la plusvalenza è realizzata, ovvero nel momento in cui la criptovaluta viene ceduta in cambio di:

  • euro o altra valuta fiat
  • stablecoin classificate come EMT (es. USDT, USDC)
  • beni o servizi 

Se non c’è una conversione in valuta fiat o EMT, ad esempio in uno swap tra due criptovalute con caratteristiche simili, non si realizza una plusvalenza immediata e non si paga alcuna imposta.

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Franchigia dei 2.000€: come funziona e cosa cambia per le imposte sulle criptovalute

Premi da funzionalità Earn

Ricompense in criptovaluta ricevute da un utente a seguito di un’azione svolta su una piattaforma, come completare un quiz, guardare un video o partecipare a una promozione.

Dal punto di vista fiscale, questi premi sono considerati redditi diversi e quindi imponibili, anche se non hai pagato nulla per riceverli. L’imposta del 26% si applica sul valore di mercato dei token al momento dell’accredito nel portafoglio.

Tuttavia, è prevista una franchigia annuale di 2.000 euro:

  • Se la somma di tutti i redditi dello stesso tipo (inclusi airdrop e altri premi) non supera i 2.000 euro in un anno, non è dovuta alcuna imposta.
  • Se viene superata, il 26% si applica solo sull’importo eccedente.

L’imposta si paga l’anno successivo alla ricezione, anche se i token non vengono venduti.

Se in futuro decidi di vendere questi token, ad esempio convertendoli in euro o in stablecoin classificate come EMT (come USDT o USDC), e il loro valore è aumentato rispetto al giorno in cui li hai ricevuti, dovrai pagare un’ulteriore imposta del 26% sulla plusvalenza. Anche in questo caso, si applica la franchigia di 2.000 euro sul totale delle plusvalenze realizzate nel corso dell’anno.

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Airdrop: cos’è e quali sono le imposte da pagare nel 2025

Prezzo di carico

Il prezzo di carico è il valore iniziale di una criptovaluta al momento in cui entra nel tuo patrimonio. Serve per calcolare la plusvalenza o minusvalenza quando venderai o scambierai quell’asset. È un elemento fiscale importante: se non viene dichiarato correttamente, potresti pagare più tasse del dovuto. 

Nel caso di acquisto diretto, coincide con il prezzo pagato. Per criptovalute ricevute tramite airdrop, staking, mining, hard fork o programmi Earn, corrisponde al valore di mercato al momento dell’accredito. Se la cyrpto viene trasferita da un wallet esterno su un exchange, il prezzo di carico deve essere dichiarato manualmente dall’utente. In assenza di tale indicazione, si considera pari a zero, con conseguente tassazione integrale dell’importo ricavato dalla vendita.

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Prezzo di carico: perché è così importante per la dichiarazione dei redditi da criptovalute

Quadro RW

Parte del Modello Redditi (ex Unico) dedicata al monitoraggio fiscale delle attività finanziarie estere e delle criptovalute. Serve a dichiarare il possesso di criptovalute e a calcolare l’imposta di bollo (0,2% annuo) sul loro valore al 31 dicembre. È obbligatorio anche se non si sono realizzati guadagni, semplicemente per il possesso.

Quadro RT

Sezione del Modello Redditi dedicata alla dichiarazione delle plusvalenze da attività finanziarie, comprese le cripto-attività. Qui si indicano: le plusvalenze realizzate vendendo criptovalute con un guadagno superiore a 2.000 €. L’imposta da applicare sull’eccedenza è del 26%.

Quadro W

Equivalente del Quadro RW, ma presente nel Modello 730. Serve per dichiarare il possesso di criptovalute, anche se non si è fatto trading, e per pagare l’imposta di bollo sul valore totale delle cripto al 31 dicembre.

Quadro T

Equivalente del Quadro RT, ma presente nel Modello 730. Va compilato se si sono ottenuti guadagni da criptovalute (come vendite con plusvalenza o ricompense da staking).
Consente di calcolare l’imposta sostitutiva del 26% al netto della franchigia dei 2.000 euro sui redditi da cripto-attività.

Ravvedimento Operoso

Strumento previsto dalla normativa fiscale italiana che consente di regolarizzare omissioni o errori nella dichiarazione dei redditi, versando le imposte dovute con sanzioni e interessi ridotti. Può essere utilizzato, ad esempio, per sanare plusvalenze da criptovalute non dichiarate negli anni precedenti, prima che l’Agenzia delle Entrate avvii un controllo.

Ricompense da staking

Le criptovalute ricevute come premio per aver bloccato i propri fondi in staking sono considerate redditi diversi e, in quanto tali, imponibili. L’imposta del 26% si applica sul valore di mercato dei token al momento della ricezione, anche se non vengono venduti. Tuttavia, è prevista una franchigia annuale di 2.000 euro:

  • Se la somma dei redditi di questo tipo (inclusi staking, airdrop, premi Earn, ecc.) non supera i 2.000 euro in un anno, non è dovuta alcuna imposta.
  • Se la soglia viene superata, il 26% si applica solo sull’importo eccedente.

Questi importi vanno dichiarati e le imposte si pagano l’anno successivo alla ricezione dei token. Se successivamente vendi le criptovalute ricevute in staking — ad esempio convertendole in euro o in stablecoin classificate come EMT (come USDT o USDC) — e il valore di vendita è superiore a quello di ricezione, si genera una plusvalenza. Anche in questo caso si applica l’imposta del 26%, ma solo sulla parte di plusvalenza che supera la franchigia di 2.000 euro annui, se non già utilizzata.

Eventuali plusvalenze vanno dichiarate e le relative imposte versate l’anno successivo alla vendita.

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Staking e Fisco: come funzionano le imposte sulle ricompense nel 2025

Rivalutazione

Meccanismo che permette di aggiornare il valore fiscale di carico delle criptovalute detenute al 1° gennaio dell’anno di dichiarazione, pagando un’imposta sostitutiva ridotta invece della normale tassazione sulle plusvalenze. Per le imposte sulle plusvalenze del 2024, ciò significa inserire come prezzo di acquisto (o prezzo di carico) il valore al 1° gennaio 2025. Questo sistema è particolarmente utile per chi non conosce il prezzo di acquisto delle proprie criptovalute perché le ha comprate molto tempo fa, non dispone della documentazione degli anni passati o è un early adopter che ha acquistato a prezzi molto bassi. L’obiettivo è evitare di pagare un’imposta molto elevata sulle plusvalenze accumulate nel tempo. Tuttavia, aderire alla rivalutazione comporta l’obbligo esplicito di pagare subito il 18% di imposta sostitutiva e, in futuro, il 26% sulle plusvalenze generate dalla vendita con riferimento al maggior valore rispetto al 1 gennaio 2025.

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Rivalutazione delle criptovalute 2025: come funziona e quando conviene

Franchigia di esenzione da 2.000 € valida fino al 31.12.24

Si tratta di una franchigia, cioè un importo minimo non tassabile, previsto dalla normativa fiscale italiana. Secondo quanto confermato da una FAQ dell’Agenzia delle Entrate del 30 aprile 2025, le plusvalenze nette annuali derivanti dalla vendita o dallo scambio di criptovalute sono imponibili solo per la parte eccedente i 2.000 euro.

In pratica:

  • Se le plusvalenze nette annuali sono pari o inferiori a 2.000 euro, non si applica alcuna imposta.
  • Se vengono superati i 2.000 euro, solo l’importo eccedente è imponibile al 26%, e non l’intera plusvalenza.

Questa franchigia si applica su base annua e riguarda l’insieme delle operazioni effettuate nel corso dell’anno solare.

FAQ dell’Agenzia delle Entrate del 30 aprile 2025

Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Franchigia dei 2.000€: come funziona e cosa cambia per le imposte sulle criptovalute

Stack di criptovalute

È il totale delle criptovalute possedute da un utente, suddiviso per prezzo di acquisto o modalità di acquisizione (acquisto, staking, airdrop, mining, ecc.). Lo stack aumenta con ogni nuova criptovaluta ricevuta o acquistata e diminuisce quando si effettuano vendite, conversioni o trasferimenti. Il valore di carico (cioè il prezzo di riferimento) di ciascuna unità dello stack è importante per calcolare correttamente le imposte in caso di vendita.Per una spiegazione dettagliata con esempi pratici, consulta l’articolo di approfondimento: Prezzo di carico: perché è così importante per la dichiarazione dei redditi da criptovalute

Minusvalenze nelle criptovalute: cosa sono e come utilizzarle per compensare l’imposizione fiscale nel 2025

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Le informazioni contenute in questo articolo hanno scopo puramente divulgativo: servono ad aiutare l’investitore a comprendere cosa sono le minusvalenze e come usarle per la compensazione delle imposte. 

Se utilizzi un servizio di reportistica fiscale per criptovalute, come quello offerto da Young Platform, non devi effettuare alcun calcolo manuale.

Ogni transazione viene tracciata in automatico, minusvalenze e plusvalenze vengono calcolate correttamente e inserite nelle caselle appropriate dei quadri della dichiarazione (come il Quadro RT o il Quadro T).

Il risultato è un report fiscale precompilato, che puoi usare come guida chiara e sicura durante la compilazione della dichiarazione dei redditi.

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Minusvalenze: definizione e utilizzo per la compensazione fiscale

Una minusvalenza si verifica quando si vende una criptovaluta a un prezzo inferiore rispetto al suo costo di acquisto, generando una perdita finanziaria. Dal punto di vista fiscale, in Italia, queste minusvalenze possono essere utilizzate per compensare le plusvalenze (guadagni) ottenute dalla vendita di altre criptovalute, riducendo così l’imposta dovuta.​

Periodo di compensazione delle minusvalenze

A partire dal 2023, la normativa italiana stabilisce che tali minusvalenze siano compensabili entro cinque anni, incluso l’anno in cui sono state realizzate.

Non c’è una distinzione tra minusvalenze realizzate nel 2023 o nel 2024: il periodo è sempre di cinque anni, ma è importante considerare che il primo anno utile è quello stesso in cui la minusvalenza è stata generata

Ad esempio, una perdita registrata nel 2024 può essere compensata fino al 2028, considerando come primo anno il 2024 stesso.

È importante notare che  le minusvalenze realizzate prima del 2023 non possono essere usate per compensare le plusvalenze future.

Perché? Prima del 2023 le criptovalute erano considerate “valute estere”, e non esisteva una normativa chiara che permettesse la compensazione delle perdite.

Come compensare le minusvalenze 

Esempio pratico di compensazione minusvalenze

Immagina questa situazione:

  • Nel 2024 hai una perdita complessiva di 10.000 euro: quindi 10.000 euro di minusvalenza
  • Sempre nel 2024, realizzi anche un guadagno complessivo di 5.000 euro 

Cosa succede?

  • Compensi i 5.000 euro di guadagno con parte della perdita.
  • Non paghi nessuna imposta.
  • E ti rimangono altri 5.000 euro di minusvalenza da usare negli anni successivi.

Andiamo avanti.

Nel 2025:

  • Realizzi un nuovo guadagno, una plusvalenza da 3.000 euro
  • Hai ancora 5.000 euro di minusvalenze “salvate” dall’anno precedente.
  • Quindi puoi compensare anche questi 3.000 euro: non paghi nulla nemmeno stavolta.

Ti restano ancora 2.000 euro di minus disponibili.

Nel 2026, guadagni 15.000 euro.

  • Ora puoi usare i 2.000 euro di minusvalenze che ti restavano.
  • Quindi pagherai l’imposta solo su 13.000 euro, non su 15.000.

Risultato finale? Hai pagato imposte solo su una parte dei tuoi guadagni, risparmiando grazie alle perdite degli anni precedenti.

Quali minusvalenze si possono compensare?

L’Agenzia delle Entrate ha chiarito che:

  • Si possono riportare negli esercizi successivi solo minusvalenze nette, ovvero dopo aver compensato eventuali plusvalenze dello stesso anno.
  • Sono compensabili solo le perdite da vendita di criptovalute rispetto al prezzo di acquisto.
  • Non si possono compensare le perdite derivanti da scambi tra criptovalute (es. Bitcoin → Ethereum), tranne nei casi in cui si tratti di conversioni in stablecoin (Tether USDT, USD Coin USDC).

Procedura per la compensazione

Per utilizzare le minusvalenze nella compensazione fiscale:​

  1. Dichiarazione: Indicare le minusvalenze nel Quadro RT del Modello Redditi o nel Quadro T del modello 730, a seconda del regime dichiarativo adottato.​
  2. Documentazione: Conservare tutta la documentazione relativa alle operazioni che hanno generato le minusvalenze, inclusi i dettagli delle transazioni e le evidenze dei prezzi di acquisto e vendita.​
  3. Monitoraggio delle scadenze: Tenere traccia del periodo di cinque anni per assicurarsi che le minusvalenze siano compensate entro i termini previsti.​

Strategie per l’ottimizzazione fiscale

Una gestione attenta delle minusvalenze consente di ottimizzare l’imposizione fiscale sulle criptovalute. Ad esempio, se si prevede di realizzare plusvalenze significative in futuro, potrebbe essere vantaggioso conservare le minusvalenze per compensarle con quei guadagni, riducendo così l’imposta complessiva dovuta.​

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Rivalutazione delle criptovalute 2025: come funziona e quando conviene

Rivalutazione delle criptovalute: come ridurre le tasse

La rivalutazione permette di ridurre le tasse sulle plusvalenze future, pagando subito un’imposta sostitutiva del 18%. Vediamo come si applica

Una delle novità più rilevanti della Legge di Bilancio 2025 (L. 207/2024) riguarda l’introduzione di un meccanismo di rivalutazione delle criptovalute, che offre agli investitori la possibilità di ridurre legalmente il carico fiscale sulle future plusvalenze.

Cos’è la rivalutazione delle criptovalute?

Questa opzione consente di rivalutare il valore fiscale delle criptovalute al 1° gennaio 2025, pagando un’imposta sostitutiva agevolata, invece di calcolare le plusvalenze in base al prezzo di acquisto originale.

Dal 2026, l’imposizione sulle plusvalenze potrebbe aumentare dal 26% al 33% (non vi è ancora certezza in merito in quanto la norma lo prevede ma si sta lavorando su più tavoli affinché tale aumento venga deprecato). Inoltre, la rivalutazione può essere presa in considerazione anche da coloro che non conoscono il prezzo di acquisto delle loro criptovalute, che in fase di compilazione della dichiarazione va inserito.

Come funziona la rivalutazione?

Gli investitori possono rideterminare il valore fiscale delle criptovalute possedute al 1° gennaio 2025, portandolo al valore di mercato di quella data.

In questo modo, il prezzo di acquisto originale non verrà più considerato, riducendo l’importo delle imposte in caso di futura vendita.

Per accedere alla rivalutazione, è necessario versare subito un’imposta sostitutiva del 18% sul valore rivalutato.

Aliquote e tempistiche

  • L’imposta sostitutiva per la rivalutazione è fissata al 18% sul valore rivalutato.
  • Il pagamento può essere effettuato in un’unica soluzione oppure in tre rate annuali.
  • L’opzione per la rivalutazione deve essere esercitata entro il 30 giugno 2025, con il primo versamento dell’imposta sostitutiva.

Perché può convenire o meno?

Se dal prossimo anno le imposte sulle plusvalenze dovesse essere confermata al 33%, la rivalutazione potrebbe ridurre le imposte da pagare. Tuttavia, questa misura non è definitiva e potrebbe subire modifiche in base alle disposizioni della futura Legge di Bilancio. Se l’aliquota dovesse mantenersi al 26% o ridursi, la rivalutazione risulterebbe un costo aggiuntivo non strategico, rendendo meno conveniente l’opzione, 

Vediamo un esempio pratico con un calcolo degli interessi e della rivalutazione per capire meglio il risparmio fiscale nel caso in cui l’aliquota sul 2026 verrà confermata al 33%.

Senza rivalutazione

  • Hai acquistato 1 Bitcoin nel 2018 a 10.000 euro
  • Valore al 1° gennaio 2025: 90.000 euro
  • Vendi nel 2026 a 150.000 euro
  • Senza rivalutazione, la plusvalenza sarà calcolata così: 150.000 – 10.000 = 140.000 euro
  • Imposta al 26% = 36.400 euro
  • Se dovesse aumentare al 33% = 46.200 euro

Con rivalutazione

  • Se rivaluti, paghi subito il 18% su 90.000 euro: 12.600 euro
  • Se poi vendi a 150.000 euro, la plusvalenza tassabile sarà: 150.000 – 90.000 = 60.000 euro
  • Imposta al 26% =  15.600 euro 
  • Se dovesse aumentare al 33% = 19.800 euro

Risparmio considerando il 26% di aliquota:

  • Totale imposte pagate con rivalutazione: 12.600 + 15.600 = 28.200 euro
  • Totale imposte senza rivalutazione: 36.400 euro
  • Risparmio fiscale: 8.200 euro 

Risparmio considerando il 33% di aliquota:

  • Totale imposte pagate con rivalutazione: 12.600 + 19.800 = 32.400 euro
  • Totale imposte senza rivalutazione: 46.200 euro
  • Risparmio fiscale: 13.800 euro 

Aderendo alla rivalutazione, il risparmio fiscale sarebbe di 8.200 euro (con aliquota al 26%) o di 13.800 euro (con aliquota al 33%) rispetto a non rivalutare. Tuttavia, il pagamento del 18% di imposta è immediato, mentre l’imposta sulle plusvalenze si pagherà solo al momento della vendita. Questo significa che la convenienza della rivalutazione dipende anche dalla liquidità disponibile e dalla strategia di vendita a lungo termine.

Conviene aderire alla rivalutazione?

Conviene se:

  • Si possiedono criptovalute con un prezzo di acquisto molto basso.
  • Non riesci a ricostruire i tuoi prezzi di acquisto. 
  • Si prevede di vendere nel breve-medio termine, e si ritiene che le aliquote aumenteranno ulteriormente.
  • Si vuole ridurre la plusvalenza imponibile in futuro.

Non conviene se:

  • Non si ha intenzione di vendere nel breve periodo, perché il pagamento del 18% avviene subito, indipendentemente dalla vendita.
  • Si pensa che le aliquote possano scendere nei prossimi anni o venga riconfermata al 26%.
  • Si preferisce mantenere liquidità anziché pagare subito un’imposta elevata.
rivalutazione delle criptovalute dichiarazione dei redditi 2025

Se hai dubbi se possa convenirti o meno, puoi fare un calcolo degli interessi e della rivalutazione per capire meglio il risparmio fiscale nel tuo caso specifico.

Scadenza dichiarazione redditi e pagamento delle imposte 2025: il calendario fiscale per le criptovalute

scandenza dichiarazione redditi criptovalute

Per evitare sanzioni e adempiere correttamente agli obblighi fiscali, è fondamentale conoscere le scadenze principali e le nuove regole applicabili. Scopriamo dunque il calendario fiscale 2025.

Di seguito, troverai una guida chiara ed esaustiva sulle date chiave per il pagamento delle imposte, la dichiarazione dei redditi e le principali modifiche normative introdotte per il 2025.

Tassazione delle criptovalute: cosa bisogna sapere

Chi investe in criptovalute deve rispettare due obblighi principali:

  1. Pagamento delle imposte → riguarda il versamento delle somme dovute allo Stato, come l’imposta sulle plusvalenze e l’imposta patrimoniale.
  2. Dichiarazione dei redditi → consiste nella presentazione del documento fiscale che riepiloga i redditi percepiti nell’anno, compresi redditi derivanti dalle criptovalute.

Non rispettare questi obblighi può comportare sanzioni, quindi è essenziale conoscere le date chiave per il 2025.

Scadenze per il pagamento delle imposte sulle criptovalute

Ecco le principali date da segnare in calendario:

30 giugno 2025

  • Pagamento dell’imposta sulle plusvalenze realizzate nel 2024 (26%).
  • Pagamento dell’IVACA (imposta di bollo dello 0,2%) sul valore delle criptovalute detenute al 31 dicembre 2024. Da pagarsi qualora le cripto attività non siano custodite presso un exchange che provveda autonomamente a trattenere e versare l’imposta di bollo.
  • Versamento del primo acconto sulle imposte per l’anno fiscale 2025.

30 novembre 2025

  • Versamento del secondo acconto sulle imposte per il 2025.

Se non si rispettano queste date, si rischiano sanzioni e interessi di mora. In caso di ritardo, è possibile regolarizzare i versamenti con il Ravvedimento Operoso, pagando una sanzione ridotta. Per pagare il minimo di sanzioni e interessi devi presentare il Ravvedimento Operoso entro 90 giorni dalla scadenza, quindi entro settembre 2025.

Scadenze per la Dichiarazione dei redditi nel 2025

Le dichiarazioni fiscali devono essere presentate nei seguenti termini:

30 settembre 2025 → Scadenza Invio telematico Modello 730

  • Utilizzato principalmente da lavoratori dipendenti e pensionati.
  • Contiene il Quadro W per il monitoraggio del possesso di cripto-attività e calcolo dell’imposta patrimoniale.
  • Include il Quadro T, dove si dichiarano le eventuali plusvalenze e minusvalenze per il calcolo delle imposte sul reddito.

31 ottobre 2025 → Scadenza Invio telematico Modello Redditi Persone Fisiche (PF)

  • Necessario per chi ha redditi diversi dal lavoro dipendente, come partite IVA e liberi professionisti.
  • Contiene il Quadro RW per il monitoraggio del possesso di cripto-attività e per il calcolo dell’imposta patrimoniale.
  • Include il Quadro RT, dove si dichiarano le plusvalenze e minusvalenze derivanti da criptovalute.

Novità fiscali 2025 sulle criptovalute: cosa cambia e cosa segnare in agenda

La Legge di Bilancio 2025 ha introdotto nuove regole fiscali per chi possiede criptovalute. Si tratta di cambiamenti significativi che influenzeranno la dichiarazione dei redditi. Vediamo in modo semplice cosa cambia, quali sono le scadenze da ricordare e su cosa riflettere per fare scelte consapevoli.

Fino al 2024: imposta solo sopra i 2.000 euro

Per tutto l’anno fiscale 2024 (cioè per le operazioni effettuate fino al 31 dicembre 2024), le plusvalenze – cioè i guadagni ottenuti dalla vendita o conversione di criptovalute – non sono soggette a imposta se inferiori a 2.000 euro complessivi. Qualora la superino, è soggetta a imposta solo la parte eccedente i 2.000 euro.

Questa regola resta valida nella dichiarazione dei redditi che si presenta nel 2025 per l’anno 2024. Fino a quel momento, quindi, non cambia nulla rispetto al passato.

Dal 2025: si paga l’imposta anche per piccoli guadagni

A partire dal 1° gennaio 2025, questa soglia di esenzione verrà abolita.
Significa che qualsiasi plusvalenza, anche di importo modesto, sarà soggetta a imposta.

Inoltre, è importante sapere che l’aliquota attualmente prevista del 26% potrebbe salire al 33%. Al momento non c’è nulla di definitivo, e verrà deciso nella prossima Legge di Bilancio. L’intero settore sta lavorando per far abrogare questa misura, considerata da molti ingiustificata e penalizzante per i piccoli investitori.

La possibilità di rivalutare le criptovalute

Per prepararsi a questo scenario, è possibile scegliere di rivalutare il valore delle proprie criptovalute. In pratica, si può fissare il loro valore fiscale al prezzo di mercato del 1° gennaio 2025, pagando un’imposta sostitutiva del 18% su questo importo.

30 novombre 2025

  • La scadenza per effettuare il pagamento è il 30 novembre 2025.
  • È possibile versare l’importo in tre rate annuali, con un interesse del 3% sulle rate successive alla prima.

Questa scelta consente, in futuro, di pagare l’imposta (oggi al 26%) solo sulla parte di guadagno che eccede il valore rivalutato.

Conviene davvero rivalutare?

La rivalutazione può sembrare una soluzione vantaggiosa, ma non è detto che sia sempre la scelta migliore. Se il valore delle criptovalute non dovesse crescere molto, o se non si ha in programma di vendere a breve termine, si rischia di pagare più imposte del necessario.

Inoltre, con l’incertezza sull’aliquota futura, è ancora più importante fare valutazioni accurate.Per questo motivo, è consigliabile approfondire bene l’argomento prima di decidere, leggendo l’approfondimento dedicato alla convenienza della rivalutazione.
Evitare di prendere decisioni affrettate può fare la differenza tra risparmiare o pagare imposte non dovute.

scadenza dichiarazione redditi 2025

Consigli pratici per gestire le imposte sulle criptovalute

Gestire correttamente le criptovalute dal punto di vista fiscale può sembrare complicato, ma con un po’ di organizzazione è possibile evitare errori e brutte sorprese. Ecco tre consigli utili:

1. Tieni tutto sotto controllo

  • Registra ogni operazione: comprare, vendere, scambiare o trasferire criptovalute sono tutte operazioni che vanno tracciate. Quasi tutte le piattaforme ti permettono di scaricare un file (di solito in formato CSV) con lo storico completo delle tue attività. Conserva questi file con cura: sono la prova di quanto hai fatto, nel caso l’Agenzia delle Entrate voglia controllare.
  • Scarica la ricevuta dell’imposta di bollo: se usi piattaforme che anticipano il pagamento per conto tuo (come Young Platform), puoi scaricare la ricevuta e tenerla agli atti.
  • Usa un report fiscale: per compilare la dichiarazione dei redditi in modo più semplice, puoi acquistare un report già pronto. Questi report, offerti da consulenti o da alcune piattaforme crypto come Young Platform, ti forniscono un documento precompilato da consegnare al commercialista o utilizzare tu stesso.

2. Chiedi aiuto a un esperto

Le regole fiscali sulle criptovalute cambiano spesso e possono essere complicate, soprattutto se hai molti wallet, usi protocolli decentralizzati (DeFi) o hai movimentato cifre importanti. In questi casi, affidarsi a un commercialista che conosce il settore può farti risparmiare tempo, denaro e stress. Young Plartform offre un servizio di consulenza con un commercialista esperto che puoi richiedere direttamente in app cliccando sul banner.

3. Prepara in anticipo i pagamenti

Non aspettare l’ultimo giorno per versare le imposte.
Un consiglio utile è quello di mettere da parte una parte dei guadagni ogni volta che realizzi un profitto. In questo modo, quando arriverà il momento di pagare, avrai già le risorse pronte.

Franchigia dei 2.000€: come funziona e cosa cambia per le imposte sulle criptovalute

plusvalenze criptovalute soglia 2000 euro

Con l’arrivo della stagione delle dichiarazioni, l’Agenzia delle Entrate ha pubblicato un nuovo aggiornamento riguardante la tassazione delle criptovalute. Dopo un periodo caratterizzato da interpretazioni diverse, arrivano finalmente chiarimenti ufficiali sul funzionamento della franchigia per il 2023 e il 2024. È importante sottolineare, però, che dal 2025 sono previste nuove modifiche.

Aggiornato il 5 maggio

Ecco perché potresti aver diritto a 520€ di rimborso 

Partiamo da un dato certo: le fonti normative relative alle imposte sugli anni 2023 e 2024 sono le medesime e non è variato nulla in merito alla franchigia/soglia di 2.000 euro applicata alle plusvalenze da criptovalute. Detto in parole semplici: la norma è identica per entrambi gli anni. Ciò che cambia, però, è l’applicazione pratica della norma.

Nel 2023 e 2024, questa franchigia esenta da imposta la parte di plusvalenze fino a 2.000 euro. Il problema è che, con riferimento al 2023, il software dell’Agenzia trattava i 2.000 euro come soglia (on-off), facendo pagare il 26% su tutto il guadagno una volta superato il limite. Il programma ministeriale riferito al 2024 invece li tratta, nella versione definitiva, alla stregua di una franchigia. Cioè si deve pagare il 26% solo sull’importo che supera i 2.000€.

Infatti, il 30 aprile 2025 l’Agenzia delle Entrate, tramite una apposita F.A.Q: ha “definitivamente” sentenziato che i 2.000 euro sono una franchigia, non una soglia. Questo significa che, se nel 2023 hai pagato le imposte anche sui 2.000€ di plusvalenze, hai diritto a richiedere un rimborso fino a 520€ all’Agenzia delle Entrate. 

L’annuncio del 30 aprile dell’Agenzia delle Entrate 

Faq del 30 aprile 2025 – Tassazione sostitutiva delle plusvalenze derivanti da cripto attività

Come vengono tassate le plusvalenze e gli altri proventi derivanti da cripto-attività nei confronti delle persone fisiche?

Sulle plusvalenze e gli altri proventi derivanti da cripto-attività si applica un’imposta sostitutiva del 26%. Per il calcolo della base imponibile delle plusvalenze e gli altri proventi realizzate nell’anno d’imposta, è riconosciuta una franchigia di euro 2.000.

Esempio: se il contribuente nel 2024 ha realizzato plusvalenze e altri proventi per un ammontare complessivo di 2.500 euro, la base imponibile determinata a seguito della compilazione della specifica sezione del quadro T del Modello 730/2025 o del quadro RT del Modello REDDITI 2025 PF sarà pari all’importo di euro 500, ovvero all’importo eccedente la franchigia.

Nel caso in cui il contribuente non abbia potuto tener conto di tale franchigia della dichiarazione dei redditi 2024 (anno d’imposta 2023) può richiedere il rimborso della maggior imposta sostitutiva versata.

Fonte ufficiale: FAQ Agenzia delle Entrate – 30 aprile 2025

Dal 2025 cambia tutto: addio franchigia

Con la Legge di Bilancio 2025 (Legge 207/2024), la franchigia è stata eliminata.
A partire dal 1° gennaio 2025, tutte le plusvalenze saranno tassabili integralmente, indipendentemente dall’importo. Non esiste più alcuna soglia o franchigia.

Cosa significa questo per te?

Anno d’imposta 2023 (dichiarazione nel 2024)

  • Plusvalenza di 1.900 euro → Nessuna imposta dovuta
  • Plusvalenza di 2.100 euro →
    • Calcolo errato (vecchio software): 2.100 x 26% = 546 euro
    • Calcolo corretto: solo su 100 euro → 26 euro
    • Rimborso spettante: 520 euro

Anno d’imposta 2024 (dichiarazione nel 2025)

  • Plusvalenza di 1.900 euro → Nessuna imposta
  • Plusvalenza di 2.500 euro → Imposta su 500 euro → 130 euro

Anno d’imposta 2025 (dichiarazione nel 2026)

  • Plusvalenza di 1.500 euro → 1.500 x 26% = 390 euro
  • Plusvalenza di 3.000 euro → 3.000 x 26% = 780 euro

Nel 2025, ogni euro di guadagno è tassato.

Compensazione delle minusvalenze

Se durante l’anno hai registrato perdite, puoi compensarle con i guadagni ottenuti nello stesso anno o nei quattro successivi.

Esempio:

  • Plusvalenza: 3.000€
  • Minusvalenza: 1.000€
  • Plusvalenza netta: 2.000€ → Nessuna imposta, perché rientra nella franchigia.

Rimborso per chi ha pagato troppo

Se nel 2024 hai pagato le imposte su guadagni realizzati nel 2023 superiori a 2.000€, con molta probabilità hai pagato più del dovuto. 

Ma ci sono buone notizie: puoi richiedere un rimborso per l’imposta versata in eccesso. Parliamo del 26% sui 2.000€ che, alla luce del chiarimento del 30 aprile, non dovevano essere tassati.

L’Agenzia non ha ancora fornito istruzioni dettagliate su come presentare la richiesta di rimborso, anche se si presume che sarà sufficiente effettuarla tramite il modello Unico o il modello 730 come per qualsiasi richiesta di rimborso ordinario. Non appena verrà pubblicato un nuovo aggiornamento, pubblicheremo le nuove disposizioni sul nostro blog ufficiale. 

Tutti coloro che hanno acquistato il Report Fiscale di Young Platform o il Report Young-Okipo verranno contattati via mail nei prossimi giorni con le indicazioni da seguire per ricevere gratuitamente il report e i facsimile aggiornati in base alle ultime disposizioni dell’Agenzia delle Entrate.

Crypto-asset: dalla MiCAR al fisco italiano

mica stablecoin

L’adozione del Regolamento MiCA (Markets in Crypto-Assets) segna un importante passo avanti nella regolamentazione delle cripto-attività all’interno dell’Unione Europea. Tra le novità più rilevanti vi è la classificazione delle stablecoin, che ha conseguenze dirette sulla loro tassazione. In particolare, MiCA introduce una chiara distinzione tra token di moneta elettronica (EMT) e token collegati ad attività (ART), con implicazioni fiscali diverse per chi opera nel settore crypto.

Crypto-asset: che cosa vuol dire?

l termine crypto-asset è utilizzato nel regolamento europeo MiCAR (Markets in Crypto-Assets) per identificare qualsiasi forma di asset digitale basato su tecnologie di registro distribuito (DLT), come la blockchain.

Nella classificazione MiCAR, i crypto-asset si dividono in tre categorie principali, ognuna con caratteristiche e trattamenti normativi (e potenzialmente fiscali) distinti:

1. Asset-Referenced Tokens (ART)

Token il cui valore è ancorato a un paniere di asset sottostanti, come valute fiat, criptovalute o materie prime.

Esempio: un token ancorato a un mix di dollaro, oro e Bitcoin.

2. Electronic Money Tokens (EMT)

Token il cui valore è stabilmente ancorato a una singola valuta fiat, come l’euro o il dollaro.
Questi token sono progettati per replicare il comportamento del denaro elettronico, e sono equiparati a valuta tradizionale ai fini fiscali.

Esempi: USDC (classificato ufficialmente come EMT), USDT (considerato EMT secondo interpretazione diffusa).

3. Utility Tokens

Token che danno accesso a un prodotto o servizio all’interno di un ecosistema digitale specifico.
Non sono pensati come mezzo di pagamento, ma come “chiave” d’accesso a funzionalità.

Esempio: token per accedere a servizi su una piattaforma DeFi o a un videogioco web3.

Trattamento fiscale dei crypto-asset

Dal punto di vista fiscale, tutti i crypto-asset possono generare plusvalenze imponibili nel momento in cui:

  • Vengono venduti in cambio di euro o altra valuta fiat
  • Oppure vengono scambiati con EMT, considerati equivalenti a valuta fiat

La categorizzazione MiCAR non ha ancora un impatto diretto unificato sulla normativa fiscale italiana, ma contribuisce a interpretare la natura delle operazioni:

  • Gli EMT, essendo assimilabili a moneta legale, rendono fiscalmente rilevante lo scambio come se fosse una vendita.
  • Gli NFT, anch’essi crypto-asset secondo MiCAR, sono fiscalmente rilevanti solo se ceduti con profitto, anche se manca ancora una disciplina dettagliata su di essi.

In sintesi, “Crypto-asset” è un termine ombrello che copre ogni forma di criptovaluta o token digitale. Qualunque operazione che generi un guadagno da questi asset – indipendentemente dalla loro categoria – può dar luogo a plusvalenze soggette all’imposta del 26%,.

Quando uno scambio è fiscalmente rilevante?

In linea generale, la normativa fiscale italiana – in linea con l’interpretazione del regolamento europeo MiCAR – considera fiscalmente rilevante solo lo scambio tra crypto-asset con caratteristiche e funzioni diverse.

“Non si considerano realizzati i redditi diversi qualora le cripto-attività oggetto di permuta abbiano le medesime caratteristiche e funzioni.

Cosa significa?

Che se scambi due crypto-asset simili – cioè appartenenti alla stessa categoria MiCAR – non realizzi una plusvalenza, e quindi non devi pagare imposte su quell’operazione.

Esempi di operazioni non rilevanti fiscalmente:

  • Bitcoin → Ethereum
    Entrambe sono criptovalute native con funzione di scambio → nessuna imposizione
  • USDC → USDT
    Entrambi sono EMT, ovvero stablecoin ancorate a valute fiat → nessuna imposizione
  • USDT → euro
    Equiparati in funzione e valore → nessuna imposizione
  • DAI → PAXG (entrambi sono classificati ART) → nessuna imposizione

Quando l’operazione diventa rilevante fiscalmente?

Lo scambio diventa fiscalmente rilevante quando coinvolge crypto-asset di categoria diversa, perché in questo caso si considera che tu abbia realizzato un guadagno o una perdita.

Esempio:

Vendi un NFT per degli ETH
L’NFT ha una funzione completamente diversa da Ethereum (non è mezzo di scambio, ma oggetto digitale unico, quindi questo scambio è fiscalmente rilevante. Se lo scambio genera una plusvalenza, cioè il controvalore degli ETH ottenuti dalla vendita è maggiore del valore dell’NFT al momento dell’acquisto, questo guadagno è soggetto a un’imposta del 26%.

Manca una classificazione ufficiale (per ora)

Ad oggi, non esiste una classificazione pubblica, completa e vincolante che assegni ogni singolo token a una delle categorie previste dalla MiCAR (EMT, ART, utility, ecc.).

Questo significa che la categorizzazione è soggetta a interpretazione, e può variare tra operatori, fiscalisti e Stati membri.

Tuttavia, esistono consensi diffusi su alcuni casi pratici:

  • USD Coin (USDC) è stato ufficialmente certificato come EMT, dopo aver completato il processo di due diligence previsto da MiCAR.
  • Tether (USDT) è generalmente considerato un EMT, anche se la certificazione formale è ancora in fase di adeguamento.
  • Bitcoin, Ethereum, Ripple, Uniswap, Litecoin, ecc. sono comunemente trattati come crypto-asset generici, e gli scambi tra loro non sono fiscalmente rilevanti.
  • Token come PAX Gold (PAXG) sono generalemente considerati ART, perché ancorato a un paniere di asset o un asset, come l’oro, diverso dalla valuta fiat.

Come semplifica tutto questo il report fiscale di Young Platform?

Comprendere la categorizzazione dei crypto-asset può essere complesso, soprattutto quando si detengono asset su più piattaforme o wallet.

Per questo, il servizio fiscale di Young Platform applica automaticamente un’interpretazione coerente con la normativa MiCAR, classificando le criptovalute in tuo possesso sia all’interno della nostra piattaforma, sia su altri exchange o wallet esterni.

Tutte le operazioni vengono:

  • Analizzate e categorizzate automaticamente
  • Tracciate con precisione
  • Inserite nel report fiscale completo, con plusvalenze e imposte già calcolate

Hai criptovalute anche su altri wallet o exchange?

Nessun problema: ti basta importare i file CSV delle transazioni, e il sistema genererà un report fiscale unico, consolidato e conforme, pronto per essere utilizzato nella tua dichiarazione dei redditi.

Tutto in pochi clic, senza bisogno di interpretazioni manuali o competenze tecniche.

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Tasse crypto: l’aliquota sulle plusvalenze resta al 26% nel 2025

Tasse crypto: l’aliquota sulle plusvalenze resta a 26%

Grande vittoria per il settore crypto in Italia. L’aliquota sulle plusvalenze resterà al 26% nel 2025.

Young Platform è felice di comunicare la decisione del Governo di mantenere invariata l’aliquota sulle plusvalenze da criptoattività al 26% nel 2025. La proposta dell’esecutivo di aumentarla al 42%, introdotta all’interno della Legge di Bilancio, è stata modificata grazie agli emendamenti presentati dalle innovative imprese che operano nel settore insieme a personaggi rilevanti del mondo accademico.

È importante sottolineare che questa decisione garantisce che il trattamento fiscale delle criptovalute rimanga equo rispetto a quello applicato ad altre attività finanziarie.

La crypto community italiana ha vinto la battaglia

La lettera aperta al Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) redatta da imprenditori e professionisti del settore ha sortito gli effetti sperati. Young Platform insieme ad altri player dell’industria come Binance Italia, CheckSig, Conio, The Crypto Gateway e BlockInvest ha promosso un dialogo aperto con le istituzioni e gli attori chiave del panorama economico.

Grazie al confronto costruttivo tra Governo, Parlamento, imprese e comunità accademica, è stato possibile individuare una soluzione equilibrata che tutela gli investitori, le realtà imprenditoriali più innovative e, allo stesso tempo, garantisce al Paese una strategia chiara e coerente sul fronte fiscale.

Questa collaborazione, dimostrata dal lavoro sinergico tra figure istituzionali come il viceministro Maurizio Leo e parlamentari tra i quali Giulio Centemero e Federico Freni, ha permesso di evitare misure drastiche che avrebbero potuto penalizzare l’intero settore delle criptovalute.

Allo stesso modo, le osservazioni di Banca d’Italia e gli autorevoli interventi del mondo accademico, da Filippo Annunziata a Francesco Avella, hanno fornito solidi argomenti di riflessione, ricordando che un quadro normativo stabile e competitivo è alla base di un mercato trasparente e di un gettito fiscale sostenibile.

Il mantenimento dell’aliquota al 26% nel 2025 rappresenta pertanto il primo passo per l’istituzione di equilibrio virtuoso: da un lato garantisce che le cripto siano trattate come le altre attività finanziarie e che non si creino disparità di trattamento, dall’altro segnala la volontà del Paese di sostenere le nuove tecnologie, incoraggiando lo sviluppo di servizi e prodotti innovativi. In questo contesto, è necessario precisare che è stata eliminata l’esenzione per le plusvalenze sotto i 2.000 euro e resa possibile la rivalutazione del prezzo di carico ai valori del prossimo primo gennaio pagando il 18% del capitale.

La “guerra” potrebbe essere ancora lunga

La principale sfida per il futuro è connessa all’aumento (a nostro avviso insensato) dell’aliquota al 33% previsto per il 2026, uno scenario da monitorare con attenzione per comprendere se tale scelta anticipi un rialzo generalizzato della tassazione sui redditi da capitale. Tuttavia, l’esperienza maturata in questi mesi dimostra che un confronto sano e costruttivo tra tutti gli attori coinvolti può portare a soluzioni pragmatiche e lungimiranti, capaci di offrire al mercato cripto un orizzonte regolatorio più stabile e favorevole alla crescita.

Young Platform, insieme ai principali attori che operano nel settore, continuerà a svolgere un ruolo attivo nel dialogo istituzionale, sostenendo la creazione di un quadro normativo chiaro, equo e aperto all’innovazione.

La strada intrapresa rafforza la posizione dell’Italia come Paese che, pur mantenendo rigore e attenzione alla tutela dei consumatori, è pronto a cogliere le opportunità offerte dalla finanza decentralizzata e dalle nuove tecnologie. La consapevolezza che l’ecosistema delle criptovalute rappresenti un volano di crescita, occupazione e sviluppo tecnologico potrà così guidare le future scelte normative, consolidando ulteriormente la leadership nazionale in uno scenario globale in rapida evoluzione.

Young Platform è una startup fintech che mira a semplificare l’accesso al mondo delle criptovalute per i suoi utenti, fornendo una serie di prodotti e servizi digitali che rispondono a diverse esigenze in base al livello di competenza, dal principiante all’esperto. Young Platform si rivolge a un pubblico ampio e promuove un’intensa attività di formazione e divulgazione sulla tecnologia blockchain e sulle valute virtuali, attraverso un’app e contenuti editoriali dedicati. Young Platform permette a qualsiasi utente di negoziare criptovalute, grazie a un exchange disponibile in versione base e “Pro”.