Tether vuole investire nel mining di Bitcoin

Mining Bitcoin Tether

Anche Tether vuole entrare nel mining di Bitcoin, ma a differenza dei competitor non sta cercando l’energia più economica, ma quella più diversificata. Che cosa significa?

Nella mente di Satoshi Nakamoto, Bitcoin doveva essere un network decentralizzato, senza un’autorità centrale o un gruppo che potesse prenderne il controllo. Ma è davvero così? C’è un grande problema attualmente, che si può far risalire al protocollo proof-of-work. Infatti, più del 70% dell’hashrate proviene da sole 4 nazioni. Tether vuole cambiare la maniera in cui si fa mining di Bitcoin per rendere il protocollo più sicuro e decentralizzato.

Un tweet a ciel sereno

Il 12 febbraio, Paolo Ardoino, CTO di Tether e di Bitfinex, ha lasciato di stucco la community crypto con un tweet. “Tether e Bitfinex stanno investendo nel mining di bitcoin”, ha scritto sul social. “La nostra strategia è assicurare diversità geografica e politica, e non pagare uno o due centesimi l’elettricità”. Effettivamente, il prezzo dell’elettricità è uno dei fattori più importanti per le aziende di mining. Meno è costosa, maggiori sono i profitti dell’azienda.

Purtroppo, il vantaggio delle singole aziende va contro l’interesse di Bitcoin stesso. Concentrare tutte le attività di mining in poche nazioni è l’opposto di quello che Satoshi Nakamoto aveva in mente mentre scriveva il white paper di Bitcoin nel 2008. Infatti, in questo modo l’intera rete dipende dalle decisioni politiche o dagli eventi avversi di quelle specifiche nazioni.

Ad esempio, prima che la Cina bandisse il mining, era proprio quella la nazione preferita dalle mining farm. Dopo essere state messe fuorilegge, le aziende di mining hanno dovuto rilocare tutte le loro attrezzature, rallentando temporaneamente la rete di Bitcoin. Adesso, il 34% dell’hashrate si trova negli USA, ma cambiamenti politici ed economici potrebbero richiedere nuove migrazioni da parte dei miner.

La soluzione di Tether per il mining di bitcoin

Ardoino ha studiato una strategia differente ma che dovrebbe avere effetti benefici per Bitcoin. Invece di supportare le aziende di mining già esistenti, Tether e Bitfinex installeranno nuove mining farm in Stati differenti dai soliti. Tra le città scelte c’è già la svizzera Lugano, che recentemente ha reso Bitcoin valuta legale.

Oltre a questo, la città ospita una giovane azienda che ha creato un ASIC di nuova generazione, particolarmente efficiente e molto più economico degli altri processori sul mercato. L’azienda, chiamata Enigma, ha cominciato a studiare questo nuovo hardware nel 2016. Secondo il CEO Jakov Dolic, è più economico del 70% rispetto agli ASIC più famosi, e ha una potenza di 285 terahash per secondo. L’inizio delle operazioni di mining dovrebbe avvenire tra tre o quattro mesi, il tempo per Enigma di consegnare i suoi nuovi processori.

Le motivazioni dietro la scelta di Tether

“Insieme a enti locali, stiamo cercando di trovare un modo per rendere il mining di Bitcoin sostenibile e in grado di generare ricchezza da reinvestire nella community” scrive sempre Ardoino su Twitter. Lo scopo di Tether è sicuramente interessante: contribuire alla decentralizzazione del Digital Gold, anche a scapito del profitto a breve termine, potrebbe apportare benefici a lungo termine per tutta la blockchain.

Negli USA, la presenza di mining farm potrebbe persino contribuire allo sviluppo tecnologico in campo energetico, come per esempio in Texas. In Italia, Alps Blockchain ha ideato un modo per sfruttare l’energia idroelettrica nel mining, energia che altrimenti andrebbe sprecata. Il mining, anche se dispendioso sotto un punto di vista energetico, può essere sfruttato con metodi sostenibili per stimolare lo sviluppo economico in diversi territori. 

Il mining di Bitcoin in Italia? Con l’idroelettrico conviene

Mining Bitcoin Italia conviene

Anche in Italia diventa possibile il mining di bitcoin green. Come? Una start-up italiana ha trovato la soluzione: l’energia idrica.

Se ti sei mai informato sul mining di Bitcoin, magari perché volevi aprire una tua piccola “mining farm”, ti sarai reso subito conto che in Italia non conviene. Il mining è un’attività che richiede molta energia. Proprio per questo le maggiori mining farm vengono installate in luoghi freddi, così da poter risparmiare sul raffreddamento dei processori, o in posti dove l’energia elettrica è abbondante ed economica. L’Italia non è né l’uno né l’altro. Eppure, alcuni imprenditori sono riusciti comunque a portare il mining di Bitcoin in Italia. Come? Sfruttando le centrali idroelettriche.

Le mining farm in Italia per creare fiumi di Bitcoin

L’Italia del nord è ricca di montagne e fiumi, da sempre utilizzati per produrre energia elettrica grazie alle centrali idroelettriche e alle dighe. Il problema dell’energia idrica? È difficile da controllare, ed è difficile prevedere quanta energia può produrre. A Borgo d’Anaunia, per esempio, la centrale Alta Novella ha avuto alti e bassi. Attiva dagli anni ‘20, è stata abbandonata perché non c’erano fondi per costruire una diga che incrementasse il suo output. Dopo la nazionalizzazione dell’energia idroelettrica negli anni ‘60, infatti, era diventato sconveniente produrre energia e la Enel l’aveva dismessa.

Nel 2008, grazie ad alcuni incentivi statali, la centrale è stata riaperta. Ma quest’anno, la scarsità di piogge e nevicate rischiava di compromettere – di nuovo – la centrale. Perciò il sindaco di Borgo d’Anaunia, Daniele Graziadei, ha avuto una brillante idea: chiamare una start-up innovativa per costruire una mining farm. Alps Blockchain ha stretto un rapporto di partnership con Graziadei per sfruttare direttamente l’energia prodotta da Alta Novella. All’interno della centrale ci sono 40 supercomputer, che lavorano ininterrottamente nella validazione di transazioni su Bitcoin. Anche se minare Bitcoin è sempre più difficile, il basso costo e la grande disponibilità di energia pulita può aiutare a trasformare l’Italia in una nazione Bitcoin-friendly.

Come funziona il mining in Italia

L’idea di Alps Blockchain, che ha installato mining farm in più di 18 centrali idroelettriche in tutta Italia, è interessante. Uno dei grandi muri che divide il mondo crypto dal mainstream è la difficoltà nel capire la blockchain. La start-up, però, è riuscita ad abbattere questo muro. Infatti, chi gestisce le centrali idroelettriche non deve avere alcuna conoscenza sul mining, blockchain e superprocessori. Il funzionamento è semplice: Alps Blockchain installa i suoi ASIC (Application-specific Integrated Circuit) all’interno di centrali idroelettriche poco utilizzate o che attraversano periodi “di magra”, e acquista direttamente dal gestore l’energia elettrica prodotta. A quel punto, condivide la potenza computazionale di questi supercomputer con delle mining pool in giro per il mondo.

“Il prezzo dell’energia che si compra normalmente è più alto rispetto al resto del mondo, ma ci siamo resi conto che l’energia rinnovabile viene venduta dai fornitori a prezzo più basso” scrive Francesca Failoni, co-fondatrice di Alps Blockchain. L’energia idroelettrica è ampiamente disponibile in Italia, ed è pulita al 100%. In un mondo in cui i governi e le persone sono sempre più attenti all’ecosostenibilità, i miner di Bitcoin italiani hanno trovato un modo per rimuovere lo stigma del mining eccessivamente inquinante e per rendere conveniente quest’attività?

Le energie rinnovabili e il mining

L’Italia è solo uno dei Paesi che sta studiando dei metodi per rendere ecosostenibile il mining di Bitcoin. Anche se non è tra le attività più inquinanti al mondo, rappresenta comunque un dispendio di energia non indifferente. Alcuni partiti europei hanno cercato di vietare questa attività, citando questo problema, anche se la votazione che si è tenuta il 15 marzo non ha avuto successo. In altri Stati, però, il mining è stato limitato o vietato proprio perché richiedeva troppa energia, come ad esempio in Iran e in Kazakhistan.

Per questo, non solo Alps Blockchain ma anche altre mining farm nel mondo stanno optando per le energie rinnovabili. Sono sempre di più le farm che utilizzano l’energia solare o quella geotermica per minare Bitcoin. Il futuro green del mining è già segnato, tanto che già oggi inquina meno di altre industrie come quella della moda o dell’edilizia. Il mining di Bitcoin in Italia è un altro tassello verso questo futuro: basterà a convincere gli scettici?

Come riconoscere un Bitcoiner in 6 meme

6 meme come riconoscere fan Bitcoin

I modi di dire tra i seguaci di Bitcoin sono tanti e riflettono la community dei fan di Satoshi Nakamoto. Scopri i più importanti!

C’è chi possiede Bitcoin per diversificare il portafoglio, e c’è chi possiede Bitcoin perché crede nel progetto, e poi ci sono i famosi massimalisti che vedono nel Digital Gold l’unica vera moneta. I bitcoiner più accaniti seguono una filosofia ben precisa, sulle tracce del whitepaper pubblicato nel 2008 che diede inizio a tutto. Per semplificare i concetti più importanti, negli anni la community ha utilizzato dei modi di dire che possono sembrare strani a chi si è avventurato da poco nella blockchain. Scopri come riconoscere un fan in 6 meme!

Number go up

Il primo modo di dire molto utilizzato è “number go up” e si riferisce alla natura deflazionaria di Bitcoin. Di solito, le valute fiat sono inflazionarie, e quindi perdono di valore man mano che il tempo va avanti. Bitcoin, d’altra parte, ha un massimo di monete pari a 21 milioni. Quando quel numero sarà raggiunto, non potranno più essere “emesse” nuove monete! Number go up si riferisce quindi al valore di Bitcoin che, secondo una teoria nata sui social, tenderebbe al rialzo sul lungo termine. Soprattutto quando il mercato è in ribasso i bitcoiner si consolano così, ripetendosi “number go up” e incoraggiandosi! Che il futuro di Bitcoin dipenda veramente da questo?

Bitcoin fixes this

Non ti piace il sistema economico attuale? Non sopporti il fatto che il tuo conto in banca perda valore anche se non spendi nulla? Bitcoin può aggiustarlo! Questo modo di dire è utilizzatissimo dai bitcoiner che stanno cercando di convincere i loro amici a capire le potenzialità della blockchain. I devoti di Bitcoin, infatti, credono che le criptovalute siano l’unico modo per “aggiustare” il sistema economico attuale. Valuta fiat? Vade retro!

Run the numbers, do the math

Il grande vantaggio della blockchain è che tutti possono contribuire allo sviluppo delle piattaforme decentralizzate, e soprattutto tutti possono controllare che le transazioni siano corrette! “Fai i tuoi calcoli” è molto simile all’altro caposaldo delle crypto, cioè DYOR. Non bisognerà più fidarsi di enti centralizzati: qualcosa non ti torna? Sei tu, l’utente, ad avere gli strumenti per assicurarti che stia funzionando tutto bene! E, se la community collabora, allora un sistema decentralizzato diventa più sicuro di un caveau!

I’m in Bitcoin for the tech

Chi l’ha detto che Bitcoin è solo una valuta? La blockchain ha portato innumerevoli innovazioni in tantissimi ambiti, e promette di continuare a farlo anche in futuro. Perciò, se il prezzo di Bitcoin scende, è facile riconoscere un fan: ti dirà sicuramente che possiede crypto non per il suo prezzo sul mercato, ma per il suo vero valore: la tecnologia. 

Few understand this

Per un bitcoiner, Bitcoin non è solo una valuta ma una vera e propria rivoluzione. E, come dicono spesso sui social, pochi lo capiscono! Effettivamente, è difficile pensare che le criptovalute possano cambiare radicalmente il sistema finanziario come lo conosciamo, fatto di valuta fiat, colossi e istituti finanziari centralizzati.

Eppure, la mente di un bitcoiner è sempre proiettata verso il futuro. Mentre è impossibile prevedere le politiche economiche degli Stati e delle banche, la politica economica di Bitcoin è scritta nel suo white paper fin dal 2008, ed è immutabile. Perciò, se un vostro amico vi spiega per filo e per segno tutti i vantaggi della blockchain, preparatevi a entrare nel club di quei “pochi” che capiscono le potenzialità di Bitcoin!

Stack sats

Se hai paura che ormai sia troppo tardi per comprare Bitcoin, non temere: i veri fan sono sempre aperti ai nuovi arrivati! Anche se un Bitcoin adesso vale più di 30.000 dollari, non demordere, puoi anche comprarne solo un “pezzo”! Un satoshi equivale a 0.00000001 BTC, ed è l’unità di misura più piccola in cui si può dividere un bitcoin. Anche se non riesci a permetterti un Bitcoin intero, sei sempre in tempo per accumulare satoshi! Il nome deriva ovviamente dal famoso Satoshi Nakamoto, che la community ha voluto omaggiare chiamando come lui gli “spiccioli” di bitcoin.

Adesso sai come riconoscere un fan di Bitcoin! Tu sei d’accordo con questi meme? O forse ti senti più vicino al modo di pensare del team di Ethereum? La sfida tra Bitcoiner ed Etherean è sempre aperta!

Ethereum 2.0: The Merge in arrivo, addio mining

Vitalik Buterin Ethereum 2.0 The Merge

L’attesissimo aggiornamento di Ethereum 2.0, The Merge, sta per arrivare: la nuova versione proof-of-stake affronta gli ultimi test su Kiln

Ethereum, sei pronto al proof-of-stake? La nuova versione del protocollo, attesa da anni, ha avuto diverse forme e diversi nomi. Conosciuta come Ethereum 2.0, ora si chiama Consesus Layer, e il nome The Merge rappresenta l’unione tra i due layer che formeranno il nuovo Ethereum. Dopo la fase di test su Kintsugi, adesso sbarca su Kiln. Questa dovrebbe essere l’ultima fase di test prima del lancio ufficiale: gli esperti prevedono che in tre mesi potremmo accogliere il PoS su Ethereum. A che punto è l’attesissimo update?

Da PoW a PoS: Ethereum abbandona il mining per lo staking

Vitalik Buterin lo dice da anni: Ethereum deve abbandonare il proof-of-work e passare al proof-of-stake. Il nuovo protocollo dovrebbe risolvere molti dei problemi che affliggono il network. Eppure, a causa di problemi tecnici continui e complessi, la data per questo passaggio è stata continuamente posticipata, tanto che alcuni esperti temevano che in realtà Buterin non volesse davvero questo update.

Invece, finalmente le cose hanno ripreso il ritmo giusto. Da quanto si legge sul blog della Ethereum Foundation, la fondazione no-profit che gestisce lo sviluppo di Ethereum, l’aggiornamento sta affrontando un ultimo test prima del lancio ufficiale. Kiln, il nome del testnet utilizzato per questo aggiornamento, indica una tipologia di forno, in particolare quello usato per indurire l’argilla e trasformarla in mattoni. Il nome descrive perfettamente il suo scopo: consolidare la nuova infrastruttura per costruire un migliore Ethereum.

Con The Merge, Ethereum abbandonerà il vecchio sistema di consenso PoW, e diventerà estremamente più efficiente. Per esempio, il PoS diminuirà il consumo di energia del 99,5%, ed Ethereum consumerà lo 0,4% dell’energia che consuma un sistema di pagamento centralizzato come Visa. Inoltre, ETH diventerà una valuta deflazionaria: secondo una stima, verranno emessi solo 1.300 ETH al giorno contro i 12.000 attuali. Questo, combinato al sistema di burning istituito lo scorso agosto, vuol dire che gli ETH persi quotidianamente saranno di più di quelli emessi!

Perché The Merge: la filosofia di Buterin dietro il più importante fork di sempre

Attualmente, Ethereum è la seconda blockchain più conosciuta, subito dopo Bitcoin. Rispetto a Bitcoin, però, Ethereum è una piattaforma utilizzatissima da sviluppatori di tutto il mondo per creare dApp, NFT, AMM e piattaforme layer-2. ETH ha un market cap di più di 350 miliardi di dollari, e sostiene più di un milione di transazioni al giorno. In poche parole, è un network famoso, utilizzatissimo e con un valore enorme; ma allora perché deve cambiare e passare al proof-of-stake?

“Quello che stiamo costruendo non è più un giocattolo. Stiamo costruendo le fondamenta per il futuro di Internet” ha detto Vitalik Buterin, mentre ancora teorizzava Ethereum 2.0. Il fondatore di Ethereum non è diventato uno sviluppatore per arricchirsi, è sempre stato spinto dalla passione e dalla voglia di creare un sistema decentralizzato e democratico. Per Buterin, quello che conta è che il PoW è meno democratico del PoS, e tanto basta per preferire il nuovo protocollo. Infatti, creare un nodo di validazione è molto più semplice e immediato che costruirsi il proprio “mining rig”. “Per una blockchain decentralizzata, è fondamentale che gli utenti normali possano avere il loro nodo, e che ci sia una cultura dove gestire un nodo è un’attività comune”.

La più grande paura di Buterin è quella di vedere la propria creazione diventare una speculazione per guadagnare. “Se non ci facciamo sentire”, ha detto in un’intervista al Time, “le uniche cose che verranno costruite saranno quelle che danno un profitto”. Ecco perché, nonostante non abbia potere decisionale diretto su Ethereum, ha scritto innumerevoli articoli sul suo blog a favore del proof-of-stake. E se la gente dovesse cominciare a migrare da Ethereum verso piattaforme che promettono più guadagni? “Preferisco che Ethereum offenda alcune persone, piuttosto che vederlo diventare qualcosa che non rappresenta nulla.

Quando potrebbe essere rilasciato The Merge?

Gli sviluppatori della Ethereum Foundation, tra cui Tim Beiko, non sono ancora certi della data d’uscita ufficiale di The Merge. Il test su Kintsugi è durato 3 mesi, e in molti credono quindi che la nuova versione sarà rilasciata a giugno. In realtà, l’ultima fase di test deve essere la più minuziosa e cauta di tutte, in modo da garantire l’assenza di bug o rallentamenti.

In poche parole, la data di giugno è molto ottimistica, anche se non impossibile. Se il test va bene, allora è possibile che già tra tre mesi avremo la nostra nuova blockchain proof-of-stake. Fortunatamente, gli sviluppatori sono molto attivi sui social e chiari quando si parla di deadline. Teniamoci aggiornati e incrociamo le dita!

Secondo gli ultimi annunci dei developer, comunque, la data di uscita di Ethereum 2.0 e di The Merge è questa estate! Manca poco: sei pronto?

Blockchain: una filiera etica tra Coca-Cola, cacao e cobalto

Blockchain e supply chain etica Coca Cola

La blockchain è etica: grazie alla decentralizzazione, è possibile già ora tracciare le supply chain e garantire che i lavoratori abbiano un salario dignitoso.

La blockchain potrebbe risolvere uno dei problemi maggiori della filiera alimentare? È quello che pensano in molti, da Carrefour in Francia alla Coca-Cola. Il problema della sostenibilità e dell’etica all’interno della filiera alimentare è da sempre molto sentito. Non sempre i marchi di certificazione come Fairtrade o Rainforest Alliance riescono a tracciare con efficacia la supply chain di prodotti a rischio come cacao e caffè. Grazie alla blockchain, sarà possibile garantire che tutti i lavoratori della filiera ricevano un salario dignitoso ed equo.

Coca-Cola e Diginex contro lo sfruttamento minorile

Diginex, una startup attiva nel mondo della blockchain, ha stretto una partnership con Coca-Cola per tracciare la sua supply chain globale. Secondo uno studio condotto dal Dipartimento del Lavoro statunitense e dalla stessa Diginex, sono più di 160 milioni i bambini lavoratori nel mondo. In più, ci sono 25 milioni tra adulti e bambini in condizioni di lavoro forzato.

Questo ha spinto molte aziende, tra cui Cola-Cola, a cercare dei metodi efficaci per controllare la propria filiera ed evitare queste situazioni. Diginex è nata proprio come start-up per risolvere i problemi di sostenibilità ambientale e sociale, e ha studiato uno strumento, DiginexLUMEN, che permette alle aziende di raccogliere dati in maniera costante. Grazie alla blockchain, sarà possibile individuare in poco tempo le criticità della supply chain e di risolverle tempestivamente.

“Le informazioni fornite da diginexLUMEN permettono alle aziende di trasformare le vite di milioni di persone, attualmente private del loro diritto a un lavoro equo e sicuro” ha affermato il CEO di Diginex, Mark Blick. Questo sistema, che rimane centralizzato perché si affida alla buona volontà delle aziende, sfrutta comunque la blockchain e promette di migliorare la qualità di vita dei lavoratori in tutto il mondo. Un’altra azienda, Koa, ha studiato un modo per tracciare la filiera del cacao in Ghana in maniera del tutto decentralizzata.

Koa e la blockchain etica per i contadini del Ghana

Il Ghana è la seconda nazione esportatrice di cacao al mondo, dopo la Costa d’Avorio. La produzione di cacao passa sopratutto dai piccoli contadini, e rappresenta il 18% del PIL del paese africano. Nonostante questo, molte grandi aziende come Nestlé non tracciano accuratamente la supply chain, e il lavoro minorile o sottopagato è all’ordine del giorno.

Koa, insieme all’azienda tedesca Seedtrace, ha sviluppato un programma utilizzando la blockchain che permette una trasparenza completa dell’intera filiera. Il programma sfrutta Topl per registrare i dati su provenienza, pagamento e distribuzione del cacao. Questi dati, disponibili sulla piattaforma di Seedtrace, possono essere esaminati dai consumatori per assicurarsi che i loro prodotti siano davvero sostenibili, e anche dai produttori per osservare dove va a finire il loro cacao.

“Vogliamo eliminare le catene d’approvvigionamento lunghe e poco limpide” scrive Anian Schreiber, co-fondatore di Koa. “Invece di dire che siamo attenti all’etica, mettiamo sul tavolo tutto ciò di cui hanno bisogno i consumatori per essere testimoni diretti di ogni transazione con i contadini”.

Il futuro della supply chain è a blocchi?

La blockchain può davvero trasformare la supply chain alimentare in una catena etica e trasparente? Difficile a dirsi, eppure moltissime aziende del settore hanno deciso di puntare su di essa per il tracciamento delle proprie supply chain. Il cibo, essendo un bene di prima necessità, può essere l’esempio migliore per mostrare al mondo l’efficienza della blockchain nel gestire le lunghe e contorte catene d’approvvigionamento.

Ma si va anche oltre il cibo: Polestar, azienda di auto elettriche della Volvo, ha messo in atto un sistema simile per tracciare il cobalto necessario alle batterie delle sue auto. Anche la filiera dei materiali preziosi è poco trasparente e i lavoratori sono spesso soggetti a condizioni di lavoro precarie e sottopagate. Milioni di persone sperano nella blockchain per ottenere una vita dignitosa: il futuro delle supply chain sarà decentralizzato?

Cardano: il prezzo di ADA scende ma i progetti e le dApp abbondano

Cardano prezzo scende dApp aumentano

Il token di Cardano, ADA, sta scendendo di prezzo da qualche mese. Eppure dApp e progetti continuano a crescere

Nonostante il prezzo di ADA sia in fase di discesa da qualche mese, con segnali di ripresa nell’ultima settimana, numerosi sviluppatori credono in Cardano. Il suo ecosistema conta più di 600 dApp, e nell’ultima settimana sono state registrate ben 546163 transazioni, un numero davvero alto, dopo che a fine febbraio aveva addirittura superato le transazioni giornaliere di Ethereum. Non male per aver implementato gli smart contract meno di un anno fa. Infatti, dopo l’aggiornamento Alonzo avvenuto a settembre 2021, le dApp e i DEX hanno cominciato a fiorire. Adesso Project Catalyst, il progetto che elargisce fondi agli sviluppatori più promettenti, potrebbe dare nuova linfa vitale all’ecosistema Cardano con 16 milioni di dollari in palio. 

Arriva il Fund 8 di Project Catalyst

Project Catalyst nasce come incubatrice di idee e progetti promettenti, che possono essere votati dalla community di Cardano. Il progetto dà spazio sia a team di sviluppo che propongono dApp e migliorie alla blockchain, sia agli utenti che richiedono nuove funzionalità. In quest’ultimo caso, le idee più votate e discusse possono attirare l’attenzione di sviluppatori che, se interessati, si propongono di metterle in pratica.

Attualmente il Fund8, che mette in palio 16 milioni di dollari in ADA, è arrivato nella fase di Finalizzazione. In questa fase, i creatori dei progetti più votati si confrontano con la community per consolidare le loro idee prima della fase più importante, quella di Valutazione. Durante la Valutazione, degli esperti di IOHK (l’azienda che gestisce Cardano) valuteranno i progetti in base all’impatto che avrebbero sulla blockchain, alla loro semplicità di auditing e alla loro attuabilità. 

Il procedimento non è immediato, ma è in linea con i valori di Cardano: per costruire un progetto solido, c’è bisogno di una discussione continua, come insegna il metodo scientifico su cui si basa la blockchain di Hoskinson. Ma a differenza dei laboratori scientifici, Project Catalyst accoglie sia pareri tecnici che non tecnici, per garantire che tutti gli interessati possano dire la loro e contribuire a Cardano.

Oltre Catalyst: nuove dapp su Cardano

Cardano ispira anche un gran numero di team di sviluppo indipendenti, che decidono di affidarsi alla blockchain di Hoskinson per sviluppare dApp. Attualmente, ci sono più di 600 applicazioni decentralizzate rilasciate o in sviluppo su Cardano, e alcune sono molto interessanti. Riusciranno a far risalire il prezzo di ADA? Vediamone tre!

FlickTo

FlickTo è un launchpad ideato per il finanziamento di film e serie TV. Attualmente, si sa, emergere nel settore dell’intrattenimento e dell’arte, è molto complesso. Il blocco maggiore per i registi indipendenti, tuttavia, è il finanziamento. Sfruttando il suo token FLICK e lo staking di ADA su Cardano, FlickTo vuole rimuovere questa barriera e fare in modo che i creator abbiano la possibilità di lanciare i loro progetti senza aver bisogno di grandi aziende mediatiche.

Il funzionamento del launchpad è semplice: i creator che vogliono ricevere dei fondi propongono su FlickTo la loro idea, e la community sceglie se supportarla con dei token. Se il progetto ha successo, gli utenti che hanno contribuito a realizzarlo riceveranno delle ricompense. Vi ricorda qualcosa? In questo modo, la community non solo sceglie cosa vedere in TV, ma può anche ottenere un ritorno monetario invece di darlo a Hollywood o simili. In più, FlickTo prevede anche una piattaforma per permettere agli utenti di condividere le loro idee con i creator, e viceversa. FlickTo vuole creare un vero e proprio cinema decentralizzato!

Meloot

Meloot è una piattaforma di “social commerce”. Può sembrare una strana associazione di parole ma è proprio così: la dapp vuole unire i social agli e-commerce, facendo lavorare queste due realtà in un unico ecosistema che si sostiene autonomamente. “Potete pensarci come una combinazione tra Tik Tok e Amazon, con l’interfaccia grafica di Tik Tok e le capacità da e-commerce di Amazon – connettiamo gli utenti con i prodotti che amano attraverso video e streaming”.

Il token di Meloot, LADA, è il cardine della piattaforma. Il token può essere utilizzato in vari modi, ad esempio per acquistare prodotti sull’e-commerce, senza le commissioni tipiche delle carte di credito. Meloot distingue tra due categorie di utenti business: i merchant, e i creator. La piattaforma dei creator permette a chiunque di diventare un influencer, e di sponsorizzare i propri prodotti preferiti attraverso video o streaming live. L’interfaccia dedicata ai merchant, invece, consente di mettere in vendita i propri prodotti e pubblicizzarli.

I creator ricevono una percentuale in LADA per ogni prodotto che vendono, e in tutto questo il venditore non sborsa un centesimo! Tutta la piattaforma si sostiene autonomamente, supportata unicamente dai token LADA. Considerando il successo degli e-commerce e dei social, Meloot ha il potenziale di diventare una piattaforma innovativa sviluppata al 100% su Cardano.

Clarity

Clarity è un protocollo che permette di creare DAO anche a chi non è uno sviluppatore. “Crediamo che la prosperità del genere umano sarà decisa da una combinazione di tecnologia innovativa, trasparenza, e collaborazione”. Enfasi sul termine Collaborazione

Non è raro sentire qualcuno che vorrebbe prendere parte attiva alla blockchain e alle crypto. Le barriere per entrare in questo mondo, però, sono molto alte, soprattutto se si vuole contribuire a progetti già avviati. Clarity vuole abbassare questa barriera e rendere ancora più democratica la blockchain.

In particolare, il protocollo di Clarity è una library di smart contract pre-compilati, liberamente utilizzabili per creare sistemi di governance decentralizzati impostando dei parametri. Clarity è user friendly e non richiede grandi conoscenze tecniche, così da permettere anche a chi non è esperto di blockchain di contribuire ai sistemi di governance decentralizzati. Questo protocollo va di pari passo con la vision di Cardano, cioè di dare a tutti l’opportunità di portare le proprie idee e competenze alla blockchain.

L’ecosistema di Cardano, quindi, continua a espandersi nonostante il prezzo di ADA sia in una fase di stallo. I nuovi progetti di Catalyst e le dApp innovative che sono in sviluppo potrebbero aumentare la domanda e riportare ADA vicino al suo ATH di 3 dollari? Hoskinson, comunque, non ha mai posto attenzione al prezzo. Per l’ex-fondatore di Ethereum, ciò che conta non sono le fluttuazioni di mercato, ma le capacità di una blockchain di risolvere i problemi delle persone. La community crypto condividerà il suo sentimento?

Bitcoin: l’Europa non bandirà Bitcoin e il PoW

Europa non bandisce Bitcoin

Lunedì 14 marzo la Commissione Economica del Parlamento Europeo ha votato contro la proposta di bandire il proof-of-work 

Una buona notizia per Bitcoin e le criptovalute proof-of-work in Europa. Lunedì 14 marzo la Commissione per gli Affari Economici del Parlamento Europeo ha ufficialmente votato contro l’esclusione delle criptovalute che utilizzato un protocollo PoW. La bozza che è passata ha una visione molto più moderata della questione, e non esclude a priori questa tipologia di crypto di cui fa parte anche Bitcoin.

L’Unione Europea verso la regolamentazione delle crypto

La votazione di lunedì ha messo un punto fermo sulla questione ambientale del protocollo proof-of-work, ma la decisione rientra in un quadro più complesso già studiato dall’Unione Europea nel 2020. Il MiCA (Markets in Crypto Assets) è un framework di 126 articoli che fa parte di un pacchetto più ampio che si occupa della Finanza Digitale. Il documento delinea un piano di regolamentazione delle criptovalute, che va dagli aspetti fiscali a quelli energetici, mettendo in primo piano anche l’istituzione di un Euro digitale. 

La votazione che si è tenuta lunedì è servita a scegliere tra due versioni della bozza proposta dal Parlamento. Una versione, quella presentata dai Verdi, prevedeva l’aggiunta di una frase che avrebbe potuto abbattere il mercato delle crypto PoW e di Bitcoin. Secondo questa proposta, chi emetteva una moneta digitale avrebbe dovuto presentare un piano dettagliato dei costi energetici del network. Ovviamente, Bitcoin e la maggior parte delle altre criptovalute non hanno un ente centralizzato che le controlla. Questo vuol dire che sarebbero state effettivamente non riconosciute e bandite. Evento che in ogni caso non avrebbe sancito la fine delle criptovalute, di per sé incensurabili.

Fortunatamente, questa versione è stata bocciata in favore di una bozza moderata. Stefan Berger, politico europeo molto attivo sul tema, ha suggerito di lasciare che il MiCA si occupi solamente dell’applicazione fiscale e istituzionale delle crypto in Europa. I problemi ambientali dovuti al mining saranno invece discussi da un’altra commissione.

Bitcoin e le PoW hanno un futuro in Europa?

Il mining di Bitcoin, e di tutte le altre criptovalute che utilizzano il protocollo proof-of-work, verrà inserito in un documento chiamato “Tassonomia Europea sulle Attività Sostenibili” (EU taxonomy for sustainable activities). Il documento è una classifica di attività più o meno sostenibili a livello energetico e sociale. L’obiettivo di questa classifica è quello di facilitare gli investimenti in alcuni settori da parte di Stati e aziende, rendendo meno proficui gli investimenti in settori ritenuti poco sostenibili.

Se il mining di crypto dovesse rientrare tra queste attività, finirebbe probabilmente in basso alla classifica. Anche se il proof-of-work consuma meno energia di molte altre attività, la Tassonomia premia i settori che hanno un consumo di energia estremamente ridotto e con emissioni zero. Questo è comunque un risultato migliore rispetto a una messa al bando completa, visto che permetterebbe comunque di ricevere un minimo di fondi e sussidi. Gli exchange e le piattaforme proof-of-stake, d’altra parte, non saranno toccate da questo documento.

Adesso che la votazione è andata a buon fine, Bitcoin è fuori da ogni pericolo? I Verdi teoricamente possono ancora chiedere che la bozza venga discussa in una seduta plenaria del Parlamento Europeo, ma probabilmente questa mossa non porterebbe a risultati concreti e si limiterebbe a rallentare l’iter burocratico. Il prossimo step da cui il MiCA deve passare, quindi, è il cosiddetto “trialogo” tra Parlamento Europeo, Commissione Europea e il Consiglio dell’Unione Europea. Il futuro di Bitcoin in Europa sembra comunque sulla buona strada!

I crowdloan su Kusama e Polkadot sono le ICO del 2022?

Kusama Polkadot Crowdloan

Kusama e Polkadot hanno introdotto un nuovo sistema che permette alla community di sostenere i progetti più interessanti: i crowdloan. Sostituiranno le ICO?

Kusama e Polkadot, le blockchain cugine, hanno particolarmente a cuore la decentralizzazione e l’importanza della community. Questo si riflette anche sul funzionamento delle aste: per raccogliere i fondi necessari, i team delle Dapp possono organizzare delle raccolte di fondi decentralizzate chiamate crowdloan. Il crowdfunding decentralizzato sostituirà le ICO?

Come funzionano le aste su Polkadot e Kusama

Come sai, Polkadot e Kusama sono blockchain che ospitano sul loro network le cosiddette parachain, ovvero reti parallele programmabili in base ai bisogni dei proprietari. Per avere accesso alle parachain, però, c’è bisogno che il team di sviluppo di una Dapp vinca un’asta. Le aste sono decentralizzate, questo vuol dire che è un software a decretare la fine dell’asta.

Il modello delle aste su Kusama e Polkadot è strutturato come una versione leggermente modificata di un’asta con candela. Questo tipo di asta prevede che all’inizio venga accesa una candela; quando la candela si spegne, allora l’asta si conclude e il maggior offerente vince. Lo stratagemma della candela serve a evitare il cosiddetto “auction sniping”, ovvero le offerte all’ultimo secondo prima dello scadere del tempo. Secondo vari studi, il fatto che la fine dell’asta sia imprevedibile spinge i partecipanti a fare puntate serie fin dall’inizio.

Per replicare la candela, le aste decentralizzate lasciano che sia un algoritmo a scegliere casualmente la fine dell’asta. La durata è di approssimativamente una settimana; scaduto il tempo, l’algoritmo determina il momento esatto di fine dell’asta, e lo rende noto ai partecipanti. Chi aveva offerto il valore di KSM e DOT maggiore si guadagna l’opportunità di poter fare il deploy della propria parachain. I token vengono bloccati fino alla fine del periodo di lease (affitto dello slot sulla parachain), per poi venire restituiti. I progetti che perdono l’asta, invece, ricevono immediatamente i token bloccati.

Il crowdloan e il potere della community

Dopo che l’algoritmo ha determinato casualmente la fine dell’asta, il maggior offerente vince. Ma come si raccolgono i fondi per portare avanti le offerte? Ci sono più modi per farlo. Il metodo principale è quello diretto: i team di sviluppo puntano un determinato numero di KSM o DOT per aggiudicarsi lo slot della parachain. Su Polkadot il lease di uno slot dura due anni, mentre su Kusama il tempo va da 6 a 48 settimane, a seconda di ciò che sceglie il team di sviluppatori. Le crypto puntate vengono bloccate in un wallet creato appositamente per l’occasione.

Esiste però anche un altro modo per raccogliere fondi e battere gli avversari: il crowdloan. Ogni team può organizzare una campagna di raccolta fondi decentralizzata direttamente su blockchain. Gli utenti possono utilizzare i loro token liberi, quindi non impegnati nello staking o su piattaforme di lending, e supportare i progetti che più preferiscono. Il funzionamento delle campagne di crowdloan è molto semplice. Prima di tutto il proprietario deve selezionare i parametri della campagna: durata, contributo massimo e ricompense.

– La durata della campagna non è direttamente legata alla durata dell’asta, e viene decisa dal team di sviluppo. I fondi rimangono bloccati nel crowdloan fino alla fine della campagna o fin quando il progetto non vince un’asta. In questo modo, gli sviluppatori non devono programmare una raccolta fondi aggiuntiva nel caso in cui dovessero perdere un’asta.

– Il contributo massimo rappresenta il numero massimo di KSM o DOT che possono essere raccolti. Fintanto che la campagna è attiva e che il massimo non viene raggiunto, gli utenti possono bloccare i loro token nel crowdloan. Mettere un tetto massimo ai contributi serve ai team a gestire meglio le ricompense da distribuire in caso di vittoria.

– Le ricompense vengono decise dal team di sviluppo, e servono a ripagare gli utenti per il tempo in cui manterranno bloccati i loro fondi. In genere, i team offrono ricompense sotto forma di token proprietari della loro blockchain, proporzionate al numero di KSM o DOT bloccati.

La campagna può concludersi in due modi: quando scade il tempo, oppure quando il team che ha lanciato la campagna vince uno slot all’asta.

Nel primo caso, la campagna fallisce e i token bloccati dagli utenti vengono sbloccati e restituiti ai legittimi proprietari. Nel secondo caso, invece, la campagna ha successo. In questo caso, i fondi raccolti vengono bloccati per il tempo di lease, e la parachain viene attivata. Le ricompense vengono elargite a chi ha supportato il progetto, e la blockchain diventa pienamente funzionante. Alla fine del periodo, i DOT o KSM bloccati vengono restituiti a chi li ha prestati.

La differenza con le ICO

Forse ti starai chiedendo quale vantaggio abbia questo sistema rispetto al tradizionale metodo delle ICO (Initial Coin Offering). Ce ne sono molti, ma il più importante è sicuramente il vantaggio della sicurezza.

Quando si supporta un progetto attraverso una ICO, si versano dei token con un valore già consolidato (come ETH o BTC) in cambio di token nuovi e non testati. Bisogna affidarsi solo al white-paper del progetto, senza alcuna sicurezza o garanzia. Non è raro che una ICO finisca per rivelarsi un fallimento perché il progetto viene abbandonato in itinere, oppure che fosse tutto un tentativo di ingannare gli utenti con un rug pull.

Con il crowdloan, questo non può accadere. Gli utenti non acquistano delle nuove criptovalute; stanno solo prestando le loro crypto. In più, i DOT e i KSM puntati non finiscono nel wallet degli sviluppatori, ma vengono bloccati in uno smart contract apposito. Il team, quindi, non ha nessun interesse a raccogliere fondi se non è sicuro di creare un progetto che offra un ritorno economico. Allo stesso modo, è impossibile assistere al rug pull, visto che i malintenzionati non possono prelevare i fondi: sono al sicuro nella blockchain, e vengono sbloccati solo alla fine del periodo di lease.

Questo layer di sicurezza in più non può che portare vantaggi a tutto il mondo crypto. La paura degli scam e degli hacker è una delle argomentazioni preferite dai detrattori della blockchain e della finanza decentralizzata. Con il crowdloan, il massimo che gli utenti possono perdere nel caso in cui il progetto non vada in porto sono le ricompense di due anni di staking.

Il crowdloan: passaggio obbligato per il mainstream?

Kusama e Polkadot potrebbero davvero essere pionieri di un nuovo modo di supportare i progetti ambiziosi attraverso le raccolte fondi decentralizzate? La grandissima partecipazione della community sembra dare un messaggio affermativo. Gli utenti hanno contribuito con entusiasmo ai progetti lanciati sulle due blockchain di Gavin Wood, bloccando un gran numero di KSM e DOT e rinunciando ai vantaggi dello staking per permettere alle dapp di partecipare a questi nuovi ecosistemi.

Per esempio, Moonbeam ha visto più di 200.000 wallet partecipare alla raccolta fondi. Non solo: per aggiudicarsi quello slot, anche gli altri team avevano istituito un crowdloan. In tutto sono stati raccolti più di 95 milioni di DOT, pari a quasi 4 miliardi di dollari. Un segnale estremamente positivo per l’ecosistema di Polkadot.

Il crowdloan, poi, ricorda le piattaforme centralizzate di crowdfunding già esistenti come Kickstarter e IndieGoGo. Questo  modello ha per esempio consentito a Kickstarter di raccogliere quasi 3 miliardi di dollari a partire dal 2009, raccolti tra 12 milioni di backer. Il crowdloan riprende questo concetto e lo trasporta nella finanza decentralizzata, garantendo la sicurezza dei prestatori e l’imparzialità del processo. Abbassare i rischi e offrire certezze serve a tutelare sia gli utenti esperti, sia i principianti, sia chi non si è mai avvicinato alle crypto perché le trova troppo ostiche.  

Possiamo stare certi che un successo tale non è passeggero: questo è solo l’inizio per le nuove ICO! 

Bitcoin: le parole di Biden portano il prezzo degli ETF a +10%

Bitcoin ETF news: Grayscale dialoga con la SEC

L’imminente regolamentazione delle crypto negli USA ha fatto decollare il mercato tradizionale legato a Bitcoin: aumenta il prezzo di ETF e stock.

Biden si è dimostrato propenso a regolamentare le criptovalute. Dai movimenti del mercato, questo sembra aver portato la finanza tradizionale a dare fiducia agli asset legati al mondo crypto. Alcuni credevano che le regolamentazioni avrebbero affossato il mercato e mandato in fumo il sistema decentralizzato voluto da Satoshi Nakamoto. Invece, l’evento dei giorni scorsi apre nuovi scenari di speranza. Gli ETF e le azioni di aziende legate al mining di Bitcoin hanno visto i loro prezzi alzarsi di più del 10% subito dopo l’annuncio del presidente americano. La finanza tradizionale è pronta ad apprezzare il Digital Gold?

L’ordine esecutivo di Biden sulle criptovalute

Il 9 marzo, Biden ha firmato un ordine esecutivo che chiede alla SEC e alle altre agenzie federali di tracciare delle direttive sulla regolamentazione delle criptovalute. Anche se una legge del genere è temuta da alcuni appassionati di crypto, il documento sembra aderire ai principi di base del settore. Gli esponenti del Crypto Council for Innovation, un gruppo di aziende impegnate nel settore delle criptovalute, hanno detto che l’approccio della giunta Biden è “propositivo e informato”.

In particolare, sono state indicate sei aree in cui il governo dovrà intervenire in vari modi, affidando ciascuna area a una commissione di esperti. Le regolamentazioni interesseranno “la protezione degli investitori, la stabilità finanziaria, l’inclusione finanziaria, l’innovazione responsabile, la leadership finanziaria globale degli USA e l’opposizione agli scambi illeciti”.

Considerando la reticenza degli USA ad approvare un ETF spot su Bitcoin, questo è stato recepito come un grande passo avanti dagli investitori tradizionali e anche da chi acquista direttamente crypto dagli exchange. Persino Gensler, il presidente della SEC (l’agenzia americana che si occupa degli asset quotati in borsa) ha approvato la decisione di Biden, nonostante sia uno dei maggiori critici di ETF spot e di azioni legate a Bitcoin. In effetti, proprio in questi giorni la SEC ha di nuovo negato l’autorizzazione di due ETF spot; evidentemente, l’ordine esecutivo di Biden deve ancora dare i suoi frutti.

ETF e azioni legati a Bitcoin e crypto rispondono positivamente all’annuncio

Nonostante il prezzo di Bitcoin sia rimasto stabile a 39000$, dopo essersi brevemente affacciato sui 40000$, gli asset della finanza tradizionale legati alla criptovaluta di Satoshi hanno performato decisamente meglio in seguito all’annuncio di Biden. ETF come il Valkyrie Bitcoin Stategy e il ProShares Bitcoin Strategy hanno registrato un +10% nella giornata del 9 marzo. Altri ETF legati al mining, come il Valkyrie Bitcoin Miners, hanno registrato fino al +14%.

Dopo 24 ore, questi asset sono ritornati quasi ai loro valori originari, ma dagli ETF è normale aspettarsi un comportamento del genere. Questi strumenti finanziari, infatti, sono noti per la loro stabilità, e un +10% in una giornata è davvero un fenomeno più unico che raro da osservare. Anche se tracciano i valori e il sentiment delle crypto, difficilmente seguono gli sbalzi repentini tanto comuni nel mercato delle criptovalute.

La regolamentazione del settore, quindi, è fondamentale per portare nell’ecosistema delle criptovalute i più tradizionalisti. Cosa accadrà al mercato e al prezzo di Bitcoin quando finalmente gli USA approveranno gli ETF spot?

Kusama: Aste e Dapp sul cugino ribelle di Polkadot

Kusama dapp aste parachain

Kusama, cugino ribelle di Polkadot, è una blockchain innovativa. Come funzionano le aste e quali dapp promettenti sono nate sul canary network di Gavin Wood?

Kusama, il canary network di Polkadot, è una rete che permette di testare sul campo nuove dapp. Così come i canarini venivano utilizzati dai minatori per valutare i livelli di ossigeno nelle miniere, allo stesso modo gli sviluppatori possono osservare le applicazioni decentralizzate in un ecosistema di test perfetto. Per assicurarsi un posto, però, bisogna vincere un’asta. Come funzionano le aste su Kusama, e quali dapp hanno vinto un posto nella blockchain sorella di Polkadot?

Kusama e le parachain all’asta

Se hai confidenza col sistema di aste di Polkadot, allora sai già come funzionano le aste su Kusama. Dopo aver creato una rete basata su Substrate, e averla testata a livello locale, gli sviluppatori possono offrire KSM per aggiudicarsi uno slot su Kusama. Le aste durano approssimativamente una settimana. Ogni team può richiedere un affitto (lease) che va da 6 a 48 settimane al massimo. I team che vogliono continuare a testare le dapp, oppure che vogliono rimanere su Kusama, possono rinnovare la lease vincendo una nuova asta prima della scadenza del primo contratto.

Ovviamente, la quantità di KSM che ciascun team punta è pubblica, così che tutte le parti abbiano il modo di confrontarsi tra di loro in trasparenza. Nonostante la competizione, gli slot su Kusama sono più economici rispetto a quelli su Polkadot. Alla fine del periodo d’affitto, sta al team giudicare se è il caso di rinnovare il contratto o passare alla blockchain cugina.

A volte, però, alcune dapp scelgono volontariamente di rimanere sul canary network. Perché? Uno dei vantaggi di Kusama, oltre all’economicità degli slot, è la rapidità con cui viene aggiornata. Un vero incubo per uno sviluppatore, eppure alcuni amano la sfida e apprezzano un ecosistema innovativo e in costante cambiamento. Inoltre, su Kusama vengono testate le nuove funzionalità di Polkadot, per assicurarsi che il lancio ufficiale sia privo di intoppi. Alcuni team di sviluppo hanno preso spunto da questo sistema, e hanno studiato un sistema di dapp “doppie”. La versione ufficiale è su Polkadot, mentre su Kusama gli sviluppatori creano la “beta” per testarla in un network reale.

Alcune dapp da tenere d’occhio

La praticità di Kusama ha fatto gola a tantissimi programmatori, dando vita a un ecosistema di dapp che non ha nulla da invidiare a Polkadot. Vediamo tre esempi di applicazioni decentralizzate costruite apposta per sfruttare il canary network.

Zeitgeist

Zeitgeist è una applicazione decentralizzata per il cosiddetto “prediction market”. Il prediction market è un mercato dove gli utenti non scambiano delle azioni fisiche, ma delle previsioni sugli asset. Questo mercato è utile per tutti; infatti, se molti utenti puntano su un apprezzamento o un deprezzamento di un determinato asset, è possibile ricavare il sentiment per quello strumento finanziario.

Zeitgeist permette agli utenti di scambiare previsioni e guadagnare ZTG, la valuta nativa del network. Il funzionamento è molto semplice: un individuo, detto aggregatore, pone una domanda su una variabile. Per esempio, potrebbe voler sapere quale sarà il prezzo di Bitcoin il 1 Gennaio 2023. A questo punto, i trader offrono il loro parere, bloccando una parte di ZTG. Dopo il giorno deciso, un oracolo riporta il risultato a Zeitgeist. Chi ha avuto ragione riceve come ricompensa dei token ZTG.

In più, Zeitgeist propone un modello di governance davvero innovativo. Invece di essere basato solo sulla votazione tramite token, il protocollo è anche guidato da un sistema di governance chiamato “futarchia”. Gli utilizzatori del network usano il prediction market anche per guidare le scelte di Zeitgeist: le proposte che provocano un sentiment positivo sono le proposte che la rete trasforma in leggi. Se le leggi si rivelano essere efficaci, allora chi ha votato riceve una ricompensa.

Il modello di governance di Zeitgeist si basa sulle teorie di un importante economista, Robert Hanson, che ha concettualizzato per primo la forma di governo che ha chiamato “Futarchia”. Secondo il team di sviluppo, la futarchia dovrebbe essere un sistema molto più efficiente rispetto ai classici sistemi delle altre blockchain proof-of-stake. In ogni caso, costruire la piattaforma su Kusama garantisce agli sviluppatori un ecosistema che permette di testare sul campo questo sistema tanto innovativo e modificarlo velocemente.

Ciò che più sorprende di Zeitgeist è che la community non è sicura di volersi trasferire su Polkadot. “Alla community di Kusama piace sperimentare… ed è più propensa a trovare approcci alternativi alle questioni, proprio come Zeitgeist”.

Moonriver

Moonriver è la parachain sorella di Moonbeam, già attiva su Polkadot. Moonbeam è un protocollo Layer-1 che collega Ethereum a Polkadot. Il vantaggio è che gli sviluppatori di Ethereum possono duplicare le loro dapp senza cambiare alcuna riga di codice.

Moonriver è la controparte “beta” di Moonbeam, ed è sviluppata su Kusama. Grazie al canary network, il team di sviluppo può testare le nuove funzionalità prima di implementarle sulla rete principale. In questo modo si riducono i bug al minimo e si incentiva la community a provare e dire la sua sullo sviluppo del protocollo fin dalle prime fasi di implementazione.

Karura

Karura è una parachain sviluppata dal team dietro ad Acala, piattaforma per numerose funzionalità DeFi basata su Polkadot. Come Moonriver, anche Karura è nata con l’intento di testare nuove funzionalità finanziarie su Kusama, prima di ufficializzare i cambiamenti su Acala. La Dapp vuole imporsi come la piattaforma di DeFi più importante del canary network, abbracciando tutte le sfide che Kusama offre.

“Su Kusama, Karura può spingere i limiti del possibile sempre oltre, dando all’Acala Foundation un luogo dove provare nuove e coraggiose innovazioni finanziarie”. La piattaforma offre funzionalità eccezionali come la possibilità di scambiare asset cross-chain, e una liquidità costante garantita dalla stablecoin nativa kUSD.

Kusama a prova di hacker

Moonriver e Karura rappresentano il caso d’uso “da manuale” di Kusama: un network dove eseguire stress test delle applicazioni prima di rilasciarle sulla versione ufficiale. Numerosi test di sicurezza sono tanto più importanti nelle applicazioni decentralizzate, siccome non c’è nessun intermediario che reagisca agli attacchi informatici. Sono invece gli smart contract a dover garantire il funzionamento della Dapp in qualsiasi condizione, senza che sia necessario l’intervento di programmatori. Ma grazie al passaggio su Kusama, le probabilità che qualcuno riesca a sfruttare delle falle passate inosservate sono davvero basse!