Cosa prevede la riforma pensioni del governo Meloni? Le news

Riforma pensioni governo Meloni: le ultime news

Da più di un anno si parla di una possibile riforma delle pensioni del governo Meloni? Arriverà il prossimo anno?

Che fine ha fatto la riforma pensioni del governo Meloni e quali le ultime news in merito? Uno dei temi centrali della campagna elettorale del centrodestra ha avuto un ruolo marginale all’interno dell’ultimo documento Documento di matrice finanziaria (DEF), firmato ad aprile dal ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti. Gli ultimi cambiamenti in merito alle pensioni sono stati attuati della Legge di Bilancio 2023 (approvata a dicembre 2022). Cosa ci aspetta per i prossimi mesi? La riforma pensioni del governo Meloni si farà? Le news in tal senso saranno monitorate costantemente. 

Riforma pensioni governo Meloni e Legge di Bilancio: news

La riforma pensioni del governo Meloni, ad oggi, non è ancora arrivata, al contrario di quanto si pensava a dicembre 2022, quando è stata firmata la legge di bilancio per quest’anno.

In quell’occasione erano stati approvati tre interventi in materia pensionistica:

  • L’introduzione di un bonus temporaneo destinato alle pensioni minime dell’1,5% per i pensionati con età inferiore ai 75 anni e un +6,40% di quelli con età superiore (solo per il 2023 e il 2024).
  • La revisione del meccanismo di indicizzazione delle pensioni, quel sistema che si occupa di proporzionare queste ultime all’aumento dei prezzi e quindi all’inflazione. A causa di questo intervento le pensioni più alte verranno aumentate in misura minore rispetto al passato.
  • Quota 103, una manovra che consentirà l’accesso alla pensione ai lavoratori con un’età superiore a 62 anni e che hanno versato contributi per almeno 41 anni.

Le promesse del governo in campagna elettorale

Perché tutti si aspettano una riforma pensioni dal governo Meloni, e cosa avrebbe dovuto prevedere? Per capirlo dobbiamo abbandorare le news, fare un passo indietro e tornare a prima che l’attuale esecutivo si insediasse a Palazzo Chigi.

Durante la campagna elettorale il centrodestra, in particolare la Lega Nord, aveva puntato molto sulle pensioni. Le principali proposte? L’abolizione della Legge Fornero e una misura chiamata Quota 41. Un norma che, se attuata, avrebbe consentito, ai lavoratori con almeno 41 anni di contributi di andare in pensione. Questa proposta di legge è stata poi rimpiazzata da quota 103, che ha aggiunto un requisito: il raggiungimento del 62esimo anno di età.

Fratelli d’Italia invece, per la riforma pensioni, aveva più cautamente spinto sul rinnovo di Opzione Donna, una forma di pensionamento anticipato che permette alle donne lavoratrici dipendenti e autonome che hanno versato almeno 35 anni di contributi di andare in pensione a 60 anni (in alcuni casi eccezionali anche 58 o 59).

Le ultime news sulla riforma pensioni: cosa dicono il DEF e il documento del lavoro?

Cosa cambierà nel 2024 per le pensioni? Presumibilmente niente visto che stando alle ultime news la riforma pensioni del governo Meloni sembra essere stata messa in stand by. Il 13 aprile è stato pubblicato il Documento di economia finanza (DEF), uno degli atti più importanti nell’attività economica di un governo. All’interno del documento, di più di 400 pagine, l’argomento è stato a malapena citato. L’ipotetica riforma pensioni del governo Meloni è presente in una sola pagina dell’atto, alla quale si legge “Interventi in materia di disciplina pensionistica saranno proposti da qui al 2025”.

Il ministro del Lavoro Marina Calderone ha commentato: “abbiamo sempre detto che gli interventi sulle pensioni dovranno essere contemplati con le disponibilità di bilancio”, e “gli interventi devono essere progressivi”, ma “confido che subito dopo l’estate ci sia la possibilità di aprire invece un primo approccio di una riforma che vedrà la luce in tempi più lunghi”.

A riguardo invece della pensione di cittadinanza, l’ultima decisione del Consiglio dei Ministri è stata inserita all’interno del decreto lavoro. Inizialmente, attraverso l’approvazione della legge di bilancio, il governo aveva deciso di abrogare sia la pensione che il reddito di cittadinanza. Negli ultimi mesi però ha fatto marcia indietro.
Dunque, almeno per ora, non si intravede nessuna riforma pensioni del governo Meloni all’orizzonte. Se la situazione rimarrà quella odierna e le news non comunicheranno nulla di nuovo, gli ultimi cambiamenti disposti dell’esecutivo dalla Legge di Bilancio resteranno in vigore anche per il 2024.

Quanto si guadagna in Italia? Gli stipendi medi per categoria

Stipendi medi in Italia: quanto guadagna ogni categoria

Quanto si guadagna nel nostro paese? Scopri gli stipendi medi in Italia e il reddito percepito da alcune categorie di lavoratori

Quali sono gli stipendi medi in Italia e quanto si guadagna davvero nel Belpaese? Conoscere lo stipendio per età e per categoria può essere utile per comprendere le opportunità di crescita che offre uno Stato. Il reddito medio mensile è influenzato da diversi fattori, come il tipo di lavoro svolto, il settore di impiego e l’esperienza accumulata nel corso degli anni. Sapere a quanto ammontano gli stipendi medi in italia è importante non solo per i lavoratori e le loro famiglie, ma anche per gli imprenditori e per la classe dirigente. Il salario medio che percepiscono i cittadini condiziona i consumi a livello nazionale, l’accesso all’istruzione e ai servizi sanitari e le opportunità di risparmio e investimento

In questo articolo, oltre a scoprire quanto si guadagna in media in Italia, analizzeremo il reddito di alcune categorie di lavoratori. Risponderemo a domande del tipo: qual è lo stipendio medio di un insegnante? Quanto guadagna un medico? 

Stipendi medi in Italia: gli ultimi dati

Quanto si guadagna nel nostro paese? Gli ultimi dati sugli stipendi medi in Italia (relativi al 2022), resi pubblici ad aprile 2023 dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, ci dicono che, in generale, il reddito degli italiani è aumentato rispetto al 2020.

Lo stipendio medio dei lavoratori dipendenti è di circa 21.500€, mentre quello dei lavoratori autonomi si aggira ai 60.000€ all’anno. Gli italiani che fanno parte di questa categoria sono quelli che hanno percepito un maggior incremento del salario medio dal 2020 al 2022, addirittura superiore al 15%, mentre il reddito dei lavoratori dipendenti ha subito un incremento del 4%

Nel nostro paese la fascia di età che percepisce compensi più alti è quella che va dai 45 ai 64 anni. A seguire ci sono i lavoratori con un’età superiore ai 64 anni con uno stipendio annuo medio di circa 22.700€ e poi quelli tra i 25 e 44 anni con un reddito di 19.000€. Sotto i 25 anni invece gli stipendi medi in Italia ammontano a 6.800€.

Per quanto riguarda invece la disparità salariale tra uomini e donne, la situazione non è delle migliori. Il cosiddetto gender pay gap nel nostro paese è del 48%, molto al di sopra della media europea del 15%. Questo dato si traduce in una retribuzione media di circa 27.000€ per gli uomini e di 18.000€ per le donne, in aumento dal 2020 rispettivamente del 4,9% e del 3,8%.

Gli stipendi medi in Italia per alcune categorie

Ora che sai quanto si guadagna in media nel nostro Paese, e dunque a quanto ammontano gli stipendi medi in Italia, è arrivato il momento di conoscere i redditi mensili di alcune specifiche categorie di lavoratori.

  • Stipendio insegnanti: quanto si guadagna?

Lo stipendio degli insegnanti della scuola dell’infanzia e della scuola primaria va dai 1.302 ai 1.789€ al mese. Mentre quello di un professore universitario varia da un minimo di 27.000€ all’anno ad un massimo di 131.000€. Gli stipendi di insegnanti e professori dipendono dal grado di anzianità e dal tipo di contratto (a tempo pieno o part time) che essi hanno sottoscritto.

  • Quanto guadagna un medico?

Sicuramente ti sei chies*, almeno una volta nella vita qual è lo stipendio di un medico di base o più in generale quanto guadagna un medico in Italia. Anche per questa categoria professionale la risposta dipende molto dal tipo di ruolo che il lavoratore ricopre. I medici con poca esperienza percepiscono uno stipendio di 30.000€, mentre quelli più esperti arrivano a guadagnare fino a 78.000€ all’anno. Il salario medio di questa categoria professionale è di circa 2.500€ al mese

  • Quanto guadagna un ingegnere in Italia?

Gli stipendi medi degli ingegneri sono di circa 35.000€ all’anno. Il reddito mensile dei laureati in ingegneria varia da quello “base” che ammonta a 27.000€ annui fino ai 90.000€ per i ruoli più specializzati.

  • Quanto guadagna un operaio?

Lo stipendio medio per un operaio in Italia è invece di circa 21.000€ all’anno. Le posizioni entry level percepiscono circa 19.800€ all’anno mentre i lavoratori con più esperienza arrivano a guadagnare fino a 30.000€ all’anno.

  • Quanto guadagna un impiegato in Italia?

In Italia, gli stipendi medi degli impiegati sono di 20.000€ all’anno. Il reddito annuale varia da 10.000€ per individui con poca esperienza fino ad un massimo di 30.000€ per i più esperti.

  • Quanto guadagna un avvocato?

Anche lo stipendio mensile di un avvocato varia molto a seconda del suo grado di specializzazione. I dipendenti di uno studio legale guadagnano circa 2.000€ al mese, mentre gli avvocati aziendali ricevono compensi che vanno da 2.000€ fino a 10.000€ al mese.

Ora che sai quanto si guadagna e quali sono gli stipendi medi in Italia, non ti resta che valutare dove si colloca quello che percepisci tu. Se il tuo salario è inferiore alla media nazionale, potrebbe essere arrivato il momento di chiedere un aumento al tuo datore di lavoro.

Il significato di anno sabbatico: è possibile vivere 365 giorni senza entrate?

Anno sabbatico: significato e idee di finanziamento

Il significato di “anno sabbatico” e come finanziare un periodo di pausa senza entrate economiche

Il significato di anno sabbatico rimanda alla parola ebraica “shabbat” che significa “riposo”. Nella tradizione infatti lo shabbat è il giorno di riposo settimanale che cade ogni sabato, durante il quale gli ebrei si astengono dal lavoro e dedicano il tempo alla preghiera, alla famiglia e alla riflessione. 

Oggi questa espressione indica un periodo di pausa dal lavoro o dallo studio sempre più popolare tra coloro che desiderano fare esperienze fuori dall’ordinario e scoprire nuove passioni. Dietro al significato di anno sabbatico però è sottintesa l’idea che per un anno intero non ci siano entrate economiche, per questo in molti sono preoccupati dai costi associati. In questo articolo, esploreremo non soltanto il significato di anno sabbatico, ma anche e soprattutto  alcune idee su come finanziarlo.

Anno sabbatico: significato e definizione

Come già anticipato, il significato di anno sabbatico risiede nel concetto di pausa dalle attività quotidiane. Esso può durare effettivamente un anno, ma in molti scelgono di fermarsi solo per qualche mese. Il motivo principale per cui le persone decidono di fare un anno sabbatico è quello di fare nuove esperienze di vita come ad esempio viaggiare, partecipare a corsi di formazione all’estero per imparare una nuova lingua o fare volontariato. In molti lo scelgono per ridurre lo stress, approfondire la conoscenza di se stessi e del mondo che ci circonda. In generale il profondo significato di anno sabbatico è prendersi tempo per i propri interessi, mettendo da parte per un momento la carriera. 

Pianificare l’anno sabbatico

Se sei un lavoratore o una lavoratrice, prima di pianificare un anno sabbatico è essenziale assicurarsi di poterlo fare. Non tutti i posti di lavoro infatti garantiscono questo benefit chiamato anche “aspettativa”. Se hai la possibilità di prenderti un anno sabbatico devi poi concordare la durata e verificare se si tratta di un’aspettativa retribuita o meno. Se puoi vai incontro alle esigenze della tua azienda, decidendo insieme quale potrebbe essere il momento migliore. 

Se il significato di anno sabbatico ti ha conquistato e hai preso la tua decisione di partire per quest’avventura, segui questi passaggi: 

  1. Definisci gli obiettivi: cosa vorresti ottenere o realizzare nel tuo anno sabbatico? Viaggiare, acquisite competenze o semplicemente prenderti una pausa dal lavoro? 
  2. Scegli la destinazione: dopo aver definito gli obiettivi, è importante scegliere la destinazione, quella che sarà casa tua per un anno. Preferisci viaggiare in un luogo specifico o esplorare diverse destinazioni?
  3. Valuta i costi: una volta scelta la destinazione, è importante valutare i costi associati come quelli di alloggio, di trasporto, di cibo e di svago.
  4. Crea un budget: sulla base dei costi valutati, è importante creare un budget per tenere traccia delle spese e gestire il denaro in modo efficace.

Come finanziare l’anno sabbatico?

Come abbiamo visto, nel significato di anno sabbatico è intrinseca una particolare gestione delle spese. Finanziare un periodo di pausa può essere costoso, ma puoi considerare diverse opzioni: 

  1. Risparmio anticipato: una delle opzioni più comuni per finanziare un anno sabbatico è quella di risparmiare denaro in anticipo magari adottando qualche trucco per arrotondare lo stipendio. Ciò richiede una pianificazione a lungo termine e la capacità di mettere da parte una somma significativa di denaro che possa coprire le spese quando non hai una retribuzione.
  2. Prestito personale: un’altra opzione è quella di ottenere un prestito personale. Prima di prendere questa decisione, è importante valutare attentamente la propria capacità di rimborso e le condizioni di tasso di interesse. Tuttavia, se si dispone di un buon punteggio di credito, si potrebbe ottenere un tasso relativamente basso.
  3. Programmi di scambio culturale: i programmi di scambio culturale possono offrire un’opportunità per finanziare un anno sabbatico. In alcuni casi, questi programmi possono coprire i costi di alloggio e pasti in cambio del lavoro volontario o dell’insegnamento di una lingua straniera.
  4. Lavoro freelance e remoto: se si dispone di competenze o esperienze che possono essere utilizzate in modalità freelance o lavoro remoto, si potrebbe considerare di lavorare un po’ durante l’anno sabbatico. Questa potrebbe essere un’opzione per mantenere una fonte di reddito durante il periodo di pausa.
  5. Lavoro part-time: con lavori stagionali o contratti a breve termine si potrebbe lavorare in maniera ridotta e guadagnare l’indispensabile.
  6. Crowdfunding: se vuoi prenderti un anno sabbatico per un progetto artistico, culturale o umanitario puoi considerare anche un crowdfunding, ovvero una raccolta fondi, da promuovere tra amici, familiari o sconosciuti.

In sintesi, il significato di anno sabbatico è quello di un’esperienza gratificante e arricchente. Prendersi una pausa dal lavoro o dagli studi richiede una pianificazione accurata e una conoscenza delle proprie opzioni di finanziamento. Dove la strategia di risparmiare dei fondi è quella più efficace e immediata. Se stai considerando l’idea di prenderti un anno sabbatico hai mai pensato di finanziarlo in criptovalute? Con il nuovo Salvadanaio puoi mettere da parte Bitcoin e altre monete digitali. 

Come leggere la busta paga?

Come leggere la busta paga?

Come leggere la busta paga? Ecco la guida per interpretare il documento che ricevi ogni mese il tuo datore di lavoro

Sai come leggere la tua busta paga o ti sembra solo una accozzaglia di numeri e acronimi incomprensibili? Saper interpretare il documento che, ogni mese, ricevi dal tuo datore di lavoro è importante per gestire in modo efficace le proprie finanze e per capire dove finisce il denaro che viene trattenuto dallo stipendio netto. Se non sai da dove iniziare leggi questa guida. Scoprirai come leggere la busta paga e quali sono le voci più importanti del documento.

Come leggere la busta paga: le voci principali

Per sapere come leggere la busta paga è necessario conoscere le sue sezioni principali. Per convezione essa si divide in tre parti e ognuna di queste contiene informazioni di diverso tipo. Nella prima parte della busta paga troviamo i dati del dipendente e dell’azienda per la quale lavora, mentre nella seconda tutte le voci relative alla retribuzione. Infine nell’ultima sezione troverai i dati previdenziali, i contributi che versa mensilmente, le detrazioni fiscali e il trattamento di fine rapporto (TFR).

Vediamo ora nel dettaglio tutte le informazioni contenute in ciascuna sezione e impariamo dunque come leggere la busta paga.

Intestazione: i dati del lavoratore e dell’azienda

La prima parte di questa guida su come leggere la busta paga si concentra sull’intestazione del documento che contiene le informazioni del lavoratore e dell’impresa per cui lavora. Leggendo la busta paga dall’alto verso il basso ci troveremo davanti, in ordine:

  • Il mese di retribuzione, ossia la mensilità per la quale viene erogato lo stipendio al lavoratore;
  • I dati dell’azienda, in particolare il ovvero il codice identificativo univoco e il numero di posizione INAIL e INPS;
  • Nome, cognome e posizione INAIL e INPS del lavoratore;
  • Numero di matricola aziendale;
  • Data di assunzione;
  • Tipo di CCNL “Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro”: il documento che determina i parametri che influenzano il calcolo dello stipendio del lavoratore. Ogni settore o categoria professionale ha il suo CCNL; 
  • Qualifica o funzione lavorativa;
  • Mansione;
  • La paga base (o minimo tabellare) che è determinata dal contratto collettivo in base alla categoria, alla qualifica del lavoratore e agli scatti di anzianità.

Corpo: retribuzione effettiva

Nella seconda sezione della busta paga sono riportate varie voci riguardo allo stipendio percepito dal lavoratore, ovvero la retribuzione effettiva.

In questa sezione compaiono in ordine:

  • Le ore ordinarie lavorate;
  • I premi ricevuti;
  • Le ore di straordinari;
  • Le indennità, ovvero: i giorni di ferie goduti, i permessi, le festività, le ore passate in malattia, eventuali infortuni o maternità;
  • In periodi particolari possono essere riportate anche la tredicesima o la quattordicesima, eventuali anticipi del TFR o premi di produttività “speciali”; 

Parte finale: riepilogo contributi

Un ultimo sforzo e saprai come leggere la tua busta paga per intero. L’ultima sezione è riservata alle voci che “trasformano” la retribuzione lorda del lavoratore nello stipendio netto che poi effettivamente percepisce alla fine del mese.

Nell’ultima parte della busta paga compaiono:

  • I contributi previdenziali e assistenziali che in parte il lavoratore e in parte il datore di lavoratore devono obbligatoriamente versare all’INPS e all’INAIL per la pensione di vecchiaia, invalidità, cassa integrazione e maternità;
  • L’imponibile fiscale: ovvero la parte dello stipendio che verrà tassata;
  • Le detrazioni fiscali: agevolazioni che riducono le imposte che un lavoratore deve pagare. Esistono diverse detrazioni fiscali comuni, come ad esempio quelle per i figli a carico, le spese mediche, l’acquisto di una casa o le spese per l’istruzione;
  • Le addizionali IRPEF, quote tributarie aggiuntive applicate a livello comunale e regionale;
  • Il TFR (Trattamento di Fine Rapporto) e la sua tassazione;
  • Lo stipendio netto, ovvero la somma di denaro che viene effettivamente percepita dal lavoratore dipendente e versata sul conto corrente.

Speriamo che questa guida su come leggere la busta paga ti sia stata utile. Puoi metterti e metterci alla prova recuperando l’ultima che hai ricevuto e provando ad interpretarla.

Arrotondare lo stipendio? Ecco come fare con idee e trucchi per una seconda entrata

Come arrotondare lo stipendio: idee, trucchi e consigli

Qualche idea su come arrotondare lo stipendio? Non farti sfuggire l’ispirazione!

Ti sei mai chiesto come arrotondare lo stipendio? Se fai parte della Generazione Z o se sei un Millennial probabilmente la risposta è “sì”. Un’indagine di Deloitte infatti ha dimostrato che i ragazzi e le ragazze di queste generazioni accettano sempre più spesso un secondo lavoro a causa delle preoccupazioni economiche. Nello specifico nel 2023 il 46% dei GenZ hanno un altro lavoro rispetto a quello principale, per i Millennial il dato scende al 37%. Per l’indagine Deloitte ha raccolto risposte da 44 paesi del mondo e le principali attività emerse per arrotondare lo stipendio riguardano la vendita di prodotti o servizi online, la consegna di cibo o le attività di creazione di contenuti. 

Trovare un’entrata economica alternativa è innanzitutto una necessità ma può essere anche un modo per approfondire una passione, rispolverare un hobby e renderlo remunerativo o per imparare nuove competenze ed espandere la rete professionale. Ma esistono davvero queste opportunità? Come arrotondare lo stipendio e guadagnare magari rimanendo a casa?

Come arrotondare lo stipendio online

A volte tutto quello che serve per avere una seconda entrata e cominciare ad arrotondare lo stipendio è una connessione internet! Il principio alla base di queste idee è “se sei brav* a fare qualcosa, fatti pagare per farla!”. Questo non vale solo per il tuo lavoro principale, quanti hobby che consideri solo dei passatempi hanno un potenziale economico? 

  1. Vendi le tue foto agli stock

Se ti piace fare fotografie e hai interi hard disk pieni di scatti di qualità, prova a venderli ai siti di stock. I più famosi sono Adobe Stock, Shutterstock e iStockPhoto. 

  1. Vendi le tue grafiche

Un’altra idea per arrotondare lo stipendio adatta ai grafici è quella di creare dei template da vendere online. Con Canva Creators puoi caricare sul marketplace le tue grafiche ed ottenere una rendita passiva, puoi realizzare dei libri da colorare per bambini o libri mandala e metterli in vendita su Amazon. 

  1. Vendi quello che non usi più

Fare spazio nell’armadio e in cantina è un ottimo modo per arrotondare lo stipendio. Oltre alle classiche piattaforme come Ebay o Subito.it, negli ultimi anni si sta facendo strada Vinted, un’app in cui è davvero semplice sbarazzarsi degli oggetti inutilizzati e dare loro una nuova vita. Non solo vestiti ma anche libri e accessori. 

A proposito l’analisi di Deloitte sostiene che le nuove generazioni siano le più propense ad acquistare articoli di seconda mano

Arrotondare lo stipendio: idee per tutti

Le idee per arrotondare lo stipendio non sono solo digitali, ci sono ad esempio i classici “lavoretti” che si fanno da quando si è giovanissimi. Se sei familiare ad un determinato argomento o sei fresco di scuola o università, puoi proporti come insegnante privato, le ripetizioni ai bambini e ai ragazzi ormai si fanno ad ogni età. Per le elementari sono gettonatissimi gli “aiuto compiti”. Anche le consulenze tecniche e professionali possono rientrare in questa idea su come arrotondare lo stipendio. Sei un social media manager? Offriti per aiutare qualche pagina Instagram. Sei uno sviluppatore? Proponi la tua competenza a chi vuole tirare su un sito web da zero. 

Se sei una persona pratica puoi pensare di arrotondare lo stipendio come “factotum”: lavori di giardinaggio, traslochi, dipingere o imbiancare. Ricordati sempre di informarti su come dichiarare queste prestazioni occasionali ed essere in regola con le norme vigenti. 

Queste sono solo alcune delle tantissime attività extra che si possono intraprendere per arrotondare lo stipendio. Quando l’inflazione e il costo della vita si fanno sentire, una sola busta paga può non bastare. Ricevere una seconda entrata invece può essere il punto di partenza per risparmiare qualcosa

Pensione di cittadinanza 2023: requisiti e ultime notizie

Pensione di cittadinanza 2023: requisiti e ultime notizie

Chi ha diritto alla pensione di cittadinanza nel 2023 e quali sono i requisiti per ottenerla? Il governo Meloni la abolirà? Le ultime notizie

Sai cos’è la pensione di cittadinanza, i suoi requisiti e le ultime notizie in merito? Questa importante misura di sostegno sociale è rivolta ai cittadini italiani che vivono una situazione economica difficile. 

È un’iniziativa di welfare ovvero l’insieme delle politiche, degli interventi, dei programmi e dei servizi erogati dalle istituzioni pubbliche per garantire il benessere sociale e tutelare i cittadini, specialmente in termini di sicurezza economica, assistenza sanitaria e istruzione. 

Scopri quali sono i requisiti per ricevere la pensione di cittadinanza e le ultime notizie che hanno fatto seguito al nuovo decreto legge siglato dal governo Meloni.

Pensione di cittadinanza: che cos’è e a quanto ammonta? 

Prima di sottolineare i requisiti della pensione di cittadinanza e le ultime notizie in merito è necessario fare alcune precisazioni. In altre parole vale la pena rispondere alla domanda: cos’è la pensione di cittadinanza? Questa è una forma di sostegno monetario destinata ai cittadini anziani o ai nuclei familiari composti da individui con disabilità gravi e perciò non autosufficienti.

L’ammontare di denaro destinato alle famiglie in difficoltà varia da un minimo di 480€ all’anno ad un massimo di 9.630€. La pensione di cittadinanza varia in base ad alcune caratteristiche del nucleo familiare dell’individuo che la richiede. 

Nello specifico l’importo di base aumenta:

  • dello 0,4% per ogni componente della famiglia che abbia più di 18 anni;
  • dello 0,2% per ogni componente minorenne;
  • fino a un massimo del 2,2% per le famiglie con uno o più individui affetti da disabilità gravi e quindi non autosufficienti;
  • è previsto poi un incremento del sussidio fino a 5.000€ per ogni soggetto con disabilità, e di 7.500€ per ogni membro della famiglia che viva una condizione di disabilità grave o di non autosufficienza.

Questo sussidio è destinato alle persone che hanno superato i 67 anni di età e si trovano in condizioni economiche precarie. Ma vediamo nel dettaglio tutti i requisiti per ricevere la pensione di cittadinanza nel 2023.

Pensione di cittadinanza: requisiti 2023

I requisiti per la pensione di cittadinanza sono essenzialmente due: uno anagrafico e uno economico. La misura infatti spetta ai pensionati o agli individui con età pensionabile che percepiscono un reddito mensile inferiore ai 780€. L’indicatore di riferimento utilizzato per stabilire se un cittadino ha diritto o meno a questo sussidio è l’ISEE. 

Quest’ultimo deve essere inferiore ai 7.560€ annui per chi è solo e ha una casa di proprietà mentre può arrivare fino a 9.360€ nel caso in cui il nucleo familiare preso in esame abiti in una casa in affitto. 

Non basta però rientrare in questi parametri, ci sono altri requisiti per la pensione di cittadinanza: 

  • il valore del patrimonio immobiliare non deve essere superiore a 30.000€;
  • il patrimonio mobiliare, che comprende carte, conti, titoli, libretti, non deve superare i 6.000€. Questa soglia cresce di 2.000€ per ogni componente del nucleo familiare, fino a una cifra massima di 10.000€, e di 1.000€ per ogni figlio successivo al secondo;
  • non si devono possedere veicoli immatricolati da meno di 6 mesi;
  • né veicoli con cilindrata superiore a 1.600 cc o motoveicoli con cilindrata superiore a 250 cc, immatricolati nei 2 anni precedenti;
  • o ancora navi o imbarcazioni da diporto, comprate nei 2 anni precedenti alla richiesta.

Pensione di cittadinanza, ultime notizie: sarà abolita?

Se ti stai chiedendo quali sono le ultime notizie sulla pensione di cittadinanza, e in particolare se il governo Meloni la abolirà, La risposta è “no”. Inizialmente il nuovo esecutivo, attraverso l’approvazione della Legge di Bilancio 2023, aveva deciso di abrogare sia la pensione che il reddito di cittadinanza. Negli ultimi mesi però ha fatto marcia indietro. La pensione di cittadinanza continuerà ad esistere anche nel 2024 grazie al Decreto del Lavoro approvato ad inizio mese.


I requisiti e le modalità in cui verrà erogata il prossimo anno non cambiano, ad eccezione della percentuale aggiuntiva percepita da coloro i quali hanno individui con disabilità gravi a carico, che passa dal 2,2% al 2,3% e dal valore degli immobili che si possiedono. Se fino al 2023 si potevano possedere immobili per un valore complessivo di 30.000€ ora il limite è fissato a 10.000€. Ecco dunque quali sono i requisiti per ricevere la pensione di cittadinanza e le ultime notizie su questo importante strumento di welfare.

Tassazione TFR: guida al calcolo delle imposte sulla liquidazione

Tassazione TFR: guida al calcolo delle imposte sulla liquidazione

Guida al calcolo della tassazione del TFR: spiegazione ed esempio

Come funziona la tassazione del TFR e con quale calcolo si può trovare? Se sei alle prime armi con contratti di lavoro e contributi, forse non sai che quando decidi di incassare il TFR ovvero il “Trattamento di Fine Rapporto” devi pagare delle tasse. Se invece lo stai accumulando già da qualche anno, può esserti d’aiuto leggere questa breve guida al calcolo della tassazione TFR!

Cos’è il TFR e come si calcola

Prima di addentrarci nel calcolo della tassazione TFR, chiariamo innanzitutto cosa si intende per “Trattamento di Fine Rapporto”. In pratica è una somma di denaro che viene riconosciuta a tutti i lavoratori dipendenti alla risoluzione di un contratto di lavoro (sia a tempo determinato che indeterminato). 

IL TFR viene chiamato anche “liquidazione”, “buonuscita” o “retribuzione differita” ed è un compenso erogato con l’ultima busta paga solo alla fine del rapporto lavorativo che sia in caso di dimissioni che di licenziamento o pensionamento.

Per il calcolo della tassazione TFR è indispensabile conoscere l’importo della liquidazione. Il primo passo da fare per trovare questo valore è dividere la propria RAL (retribuzione annua lorda) per 13,5. A questo punto bisogna aggiungere: 

  • il coefficiente di rivalutazione complessivo che corrisponde al 75% dell’indice di inflazione calcolato dall’ISTAT. 
  • Un tasso fisso dell’1,5%. 

Calcolo tassazione TFR: i fattori da cosa considerare 

Il calcolo della tassazione del TFR dipende da diversi fattori come l’ammontare accumulato dal lavoratore ma anche “dove” è stato conservato nel corso del rapporto lavorativo. 

Quando si inizia un nuovo impiego, con la firma del contratto, viene chiesto al lavoratore se intende far maturare il TFR in azienda o destinarlo a un fondo pensione. Questa scelta dipende dalle considerazioni personali di ciascuno dal momento che esistono pro e contro per entrambe le opzioni. In ogni caso questo influenza il calcolo della tassazione TFR come vedremo nell’esempio. 

Un altro aspetto da considerare è un eventuale anticipo del TFR, i lavoratori del settore privato a certe condizioni possono richiedere una quota della loro liquidazione prima della risoluzione del rapporto per far fronte a spese mediche, all’acquisto della prima casa, alla nascita di un figlio. 

Tassazione TFR: il calcolo con un esempio

La tassazione TFR  viene imposta nell’ultima busta paga del dipendente. Tornando ai casi citati in precedenza, se il lavoratore ha mantenuto l’importo in azienda la tassazione prevista va dal 17% fino al 23% (per le imprese con più di 50 dipendenti). Se invece il TFR è stato maturato in un fondo pensione, la tassazione va dal 9% al massimo del 15%

Per chi ha chiesto un anticipo, il calcolo della tassazione TFR è più complesso. La tassazione arriva al 23% per chi ha usato la liquidazione per comprare casa, al 15% se richiesto per spese mediche o motivi personali. In questo caso influiscono anche gli anni di lavoro maturati alla richiesta dell’anticipo. 

Per ricapitolare come si calcola la tassazione TFR, vediamo un esempio. 

TFR di 10.000€:

  • Se in azienda: l’importo finale già tassato varia da un massimo di 8.300€ (17%) a un minimo di 7.770€ (23%);
  • Se in un fondo pensione: l’importo finale già tassato varia da un massimo di 9.100€ (9%) a un minimo di 8.500€ (15%).

La tassazione TFR tuttavia tiene conto di diversi casi particolari, per questo è bene rivolgersi a dei professionisti per effettuare il calcolo della liquidazione in maniera precisa. 

Come si effettua il calcolo dello stipendio netto? Ecco la guida pratica

Calcolo stipendio netto: ecco come fare

Quanto guadagni davvero? Scopri come fare il calcolo dello stipendio al netto delle detrazioni fiscali e delle imposte sul reddito

Sai come effettuare il calcolo dello stipendio netto? Molto probabilmente conosci la tua retribuzione annua lorda, ovvero la RAL, ma sai realmente quanto guadagni, ovvero quanto denaro riceverai nel corso dell’anno? 

Conoscere il tuo stipendio netto è molto importante dato che parte del tuo salario verrà trattenuto dallo Stato attraverso le imposte sul reddito e le contribuzioni previdenziali. Questo calcolo ti permette di conoscere il denaro che hai a disposizione per affrontare le spese quotidiane e quanti soldi puoi dedicare ai tuoi investimenti. Scopri come si esegue il calcolo dello stipendio netto in questa guida!

Che cos’è lo stipendio netto?

Per scoprire come svolgere l’esatto calcolo dello stipendio netto è innanzitutto necessario capire di cosa stiamo parlando. Si tratta dell’importo effettivo che viene accreditato sul conto bancario di un lavoratore. Spesso il valore netto può discostarsi significativamente da quello lordo, che viene indicato sul contratto di lavoro o sulla lettera di assunzione. Per essere in grado di effettuare il calcolo è quindi indispensabile conoscere i fattori che influiscono sul suo valore finale, come spese e agevolazioni. 

Cosa influisce sul tuo stipendio?

Vediamo ora quali sono i principali fattori che influenzano il valore dello stipendio e impongono il calcolo del netto dal lordo: imposte sul reddito, contribuzioni previdenziali e le detrazioni fiscali.

  • Le detrazioni fiscali sono agevolazioni che riducono le imposte che un lavoratore deve pagare. Esistono diverse detrazioni fiscali comuni, come ad esempio quelle per i figli a carico, le spese mediche, l’acquisto di una casa o le spese per l’istruzione.
  • Le imposte sul reddito rappresentano l’importo che ogni lavoratore deve versare allo Stato in base alle aliquote fiscali stabilite. L’imposta sul reddito che devono pagare le persone fisiche si chiama IRPEF ed è progressiva, ovvero la sua aliquota varia in relazione all’ammontare del reddito imponibile. Ad esempio se il reddito imponibile di un lavoratore è inferiore a 15.000€ esso pagherà un’aliquota del 23% mentre se è compreso tra i 15.000€ e i 28.000 pagherà il 25% e così via.
  • Le contribuzioni previdenziali sono invece gli importi che il lavoratore deve obbligatoriamente versare all’INPS e che verranno, in parte, restituiti al lavoratore attraverso la pensione. Queste contribuzioni vengono solitamente trattenute direttamente dallo stipendio lordo prima del calcolo dello stipendio netto. Le percentuali delle contribuzioni previdenziali possono variare a seconda del paese e del regime previdenziale adottato, in italia, per i lavoratori dipendenti sono del 9,19%.

La procedura per calcolare lo stipendio netto

Ora che sai quali fattori devi considerare per il calcolo del proprio stipendio netto,  vediamo il procedimento “passo dopo passo”:

  1. Calcolare lo stipendio lordo: ovvero l’importo totale dello stipendio prima delle detrazioni fiscali e delle contribuzioni previdenziali. Questa è la RAL (retribuzione annua lorda) che hai concordato con il tuo datore di lavoro quando hai firmato il contratto.
  1. Determinare le contribuzioni previdenziali che devi pagare: ad esempio le assicurazioni sociali e i contributi pensionistici obbligatori e trovare di conseguenza il reddito imponibile.
  1. Calcolare l’imposta sul reddito (IRPEF) moltiplicando il reddito imponibile per l’aliquota: attraverso questa operazione si trovano le imposte lorde, a cui andranno poi sottratte le detrazioni fiscali. Ci sono anche altre imposte sul reddito sempre di questo tipo come l’IRPEF regionale e quello comunale. In questo articolo li tralasceremo per semplificare il procedimento.
  1. Identificare le detrazioni fiscali: è necessario raccogliere tutte le informazioni necessarie per determinare le detrazioni fiscali a cui hai diritto. Queste possono includere detrazioni per i figli a carico, spese mediche, interessi sui mutui o altre più specifiche previste dalla legislazione fiscale in vigore. Sottraendo l’ammontare totale di questi benefici dalle imposte lorde si individuano le imposte nette.
  1. Ricavare la retribuzione netta: sottraendo al reddito imponibile l’imposta netta e sommando eventuali bonus (ad esempio l’ex bonus Renzi di 100€ per i lavoratori che percepiscono un reddito inferiore ai 28.000€ ).

Calcolo stipendio netto: esempio pratico

Se non hai ancora compreso a pieno come effettuare il calcolo dello stipendio netto potrebbe essere utile un esempio pratico. Quanto denaro riceve effettivamente  un lavoratore che percepisce una RAL di 20.000 € e che possiede due figli a carico che gli garantiscono delle detrazioni fiscali per 2.000€ all’anno?

  1. Calcolo del reddito imponibile

Reddito imponibile = retribuzione lorda – contributi INPS a carico del dipendente (9,19%)

20.000€ – (9,19% x 20.000€) = 

20.000€ – 1.838€ = 18.162€

  1. Calcolo dell’imposta lorda (IRPEF)

25% di 18.162€ = 4.540,5€

  1. Calcolo dell’imposta netta = IRPEF – detrazioni fiscali

4.540,5€ – 2.000€ = 2.540,5€

  1. Stipendio netto = reddito imponibile – imposta netta + eventuali bonus

18.162€ – 2.540,5€ = 15.621,5€

Ora che sai quali sono i passaggi principali per effettuare il calcolo dello stipendio netto non ti resta che provare tu stesso in modo da assimilare bene il procedimento da svolgere. In questo modo, nel caso tu debba valutare un’offerta di lavoro, potrai sapere con esattezza quanto denaro riceverai sul tuo conto corrente.

Decreto Lavoro: cosa prevede davvero? Tutte le news

Decreto Lavoro: cosa prevede davvero? Tutte le news

Decreto lavoro: cosa prevede davvero per i lavoratori? Tutte le news spiegate in 3 punti 

Cosa prevede il decreto lavoro? Le ultime news sull’argomento hanno portato molti italiani a porsi questa domanda. Dopo che il Consiglio dei Ministri del governo Meloni ha approvato il testo il 1° maggio 2023, è arrivato il momento di chiedersi cosa cambierà per i lavoratori. Scopri le 3 principali novità del decreto lavoro, cosa prevede e tutte le news!

Decreto lavoro: cosa prevede per il reddito di cittadinanza?

Per riassumere cosa prevede il Decreto Lavoro del governo Meloni, abbiamo individuato 3 principali novità. La prima riguarda l’abolizione del Reddito di Cittadinanza a partire dal 2024 e l’arrivo del sostituto Assegno di Inclusione. Quest’ultimo viene definito una misura di “contrasto alla povertà, alla fragilità e all’esclusione sociale” e sarà rivolto alle famiglie con persone disabili, minori o over 60. L’assegno base potrà arrivare a 500 euro al mese, con cifre più alte previste per alcune variabili come la presenza di over 67 o disabili gravi o la necessità di pagare un affitto. Secondo quanto prevede il Decreto Lavoro, l’assegno verrà erogato per 18 mesi con la possibilità di rinnovo di altri 12 (con un mese di pausa). È destinato a chi è residente in Italia da almeno 5 anni e ha un ISEE non superiore ai 9.360 euro. 

Decreto lavoro: le news sul cuneo fiscale e gli aumenti di stipendio

Cosa prevede il Decreto Lavoro sul fronte redditi? Stando alle ultime news, il testo prevede un taglio al cuneo fiscale che porterà a un aumento degli stipendi. Nello specifico saranno stanziati 4 miliardi per alzare lo sgravio delle tasse di 4 punti entro fine dell’anno. Per chi ha un reddito fino a 35.000 euro l’alleggerimento delle tasse passerà dal 3% al 6%, e per i redditi fino ai 25.000 arriverà al 7%. 

In altre parole per i lavoratori dipendenti con redditi non superiori ai 35.000 euro ci sarà un aumento in busta paga di circa 100 euro per sei mesi, da luglio a dicembre 2023.

Decreto lavoro: cosa prevede per il welfare

Per rispondere alla domanda “cosa prevede il Decreto Lavoro”, bisogna riprendere il concetto di fringe benefit ovvero i bonus aziendali non tassati. La terza principale novità del testo approvato dal Consiglio dei Ministri riguarda l’ampliamento del welfare per i lavoratori dipendenti con figli minori, nello specifico la soglia dei fringe benefit aumenterà a 3.000 euro. Tra questi anche i rimborsi per i pagamenti delle utenze domestiche. Il testo prevede anche un fondo da 60 milioni per sostenere le famiglie potenziando centri estivi e servizi educativi nel territorio per i minori. 

Decreto lavoro, altri provvedimenti

Per concludere questa panoramica su cosa prevede il decreto lavoro e sulle news a tema, vediamo altri decisivi provvedimenti citati nel testo. Fa il suo ingresso lo Strumento di Attivazione al Lavoro che consente ai componenti dei nuclei familiari tra i 18 e i 59 anni con un valore ISEE inferiore ai 6.000 euro, di partecipare a corsi di formazione e qualificazione professionale. 

Inoltre per i datori di lavoro che assumono i beneficiari dell’Assegno di Inclusione è previsto un esonero contributivo del 100% annuo (fino a 8.000 euro), per quelli che assumono i Neet ovvero i giovani con meno di 30 che non studiano né lavorano, invece lo “sconto” sulle tasse sarà del 60%. 

Il Decreto Lavoro alza la soglia dei voucher delle prestazioni di lavoro occasionale da 10.000 a 15.000 euro per chi opera nei settori di congressi, fiere, eventi, stabilimenti termali e parchi divertimento. 


Le ultime news sul Decreto Lavoro e cosa prevede hanno suscitato pareri contrastanti. Il governo presenta il testo come un traguardo importantissimo, Giorgia Meloni stessa ha dichiarato che si tratta del più importante taglio delle tasse degli ultimi decenni: “nel giorno della festa del lavoro, il governo sceglie di lavorare e dare risposte a coloro che legittimamente aspirano a cambiare la loro posizione e lo facciamo con una serie di provvedimenti articolati, il più importante tra tutti è il taglio delle tasse sul lavoro”.

L’opposizione d’altro canto non condivide cosa prevede il nuovo Decreto Lavoro, né l’idea che sia un taglio delle tasse davvero decisivo. Viene criticato l’addio al Reddito di Cittadinanza, così come le poche tutele per le famiglie con molti figli e con condizioni difficili.

Guida rapida all’acquisto ricorrente

Guida rapida all'acquisto ricorrente di criptovalute

L’acquisto ricorrente ti permette di ripetere un acquisto di Bitcoin o Ethereum in modo regolare e automatico. Scopri perché può essere utile e come attivarlo!

In questa guida puoi imparare ad attivare la funzionalità acquisto ricorrente su Young Platform scegliendo l’opzione che fa al caso tuo. Ma prima di tutto, cos’è un acquisto ricorrente di criptovalute? L’acquisto ricorrente è una funzionalità che rende automatico l’acquisto di crypto. Una volta impostato un acquisto ricorrente, l’app Young Platform comprerà per te le criptovalute che hai scelto, nella quantità e nella frequenza che vorrai. In questo modo non dovrai farlo manualmente. 

Perché impostare un acquisto ricorrente? 

Al di là della comodità, perché può essere utile impostare un acquisto ricorrente? Spesso l’acquisto ricorrente viene scelto da chi non si sente un trader esperto pronto a intercettare il momento migliore per acquistare. Impostando un acquisto ricorrente infatti compri criptovalute in maniera costante, al di là delle variazioni di prezzo. Che il prezzo sia ai suoi massimi o ai suoi minimi!

Generalmente comprare quando i prezzi sono alti non è molto vantaggioso, perché allora la pratica dell’acquisto ricorrente viene utilizzata? Alcuni scelgono di comprare con regolarità per tentare di minimizzare la volatilità dei prezzi. Ad esempio se compri BTC a cadenza mensile, anche se a prezzi diversi, alla fine dell’anno avrai comprato BTC al prezzo medio annuale. Il tutto senza lo stress di dover interpretare i grafici. In altre parole, con l’acquisto ricorrente non tenti di indovinare il momento giusto per comprare.

L’acquisto ricorrente è una funzionalità utilizzata anche per evitare di comprare crypto in maniera impulsiva e non lasciarsi prendere né da un eccessivo entusiasmo, né da un inguaribile disfattismo. Mai sentito parlare di finanza comportamentale? Con un acquisto ricorrente potresti mantenere la calma durante anche i peggiori bear market

Come si attiva un acquisto ricorrente? 

Puoi impostare un acquisto ricorrente direttamente sull’app di Young Platform, nella sezione Portafoglio Principale della criptovaluta che hai scelto (su Young Platform puoi impostare un acquisto ricorrente di Bitcoin o di Ether) oppure nella sezione Salvadanaio della criptovaluta che hai scelto. Se utilizzi la piattaforma web, comincia dal pannello di compravendita nell’Home Page. 

Scegli un’opzione di frequenza:

  1. Settimanale
  2. Ogni due settimane
  3. Mensile

Seleziona un metodo di pagamento con cui ti verranno accreditate regolarmente le criptovalute:

  1. Il saldo Euro (gratuito)
  2. Una carta di debito o credito (con le commissioni previste)

Puoi attivare l’acquisto ricorrente su due tipi di portafogli diversi:

  1. Salvadanaio
  2. Portafoglio Principale

Abbiamo preparato due tutorial appositamente!

L’acquisto ricorrente sul Portafoglio Principale

Il Portafoglio Principale è quello che utilizzi per effettuare scambi e trasferimenti nel breve termine.

L’acquisto ricorrente sul Salvadanaio

Il Salvadanaio ti permette di lasciare intoccate le tue criptovalute che vuoi tenere da parte per il medio-lungo termine. Ma a che scopo?

Il Salvadanaio funziona proprio come un vero e proprio porcellino di terracotta: lì puoi conservare le tue criptovalute che non vuoi destinare alle più frequenti attività di compravendita.