Canone Rai: cosa cambia nel 2024?

Canone Rai: cosa cambia nel 2024?

Il canone Rai dall’inizio del 2024 costa di meno. Quanto costa e chi è esente dal pagamento? Scoprilo in questo articolo

Il costo del canone Rai è stato abbassato a partire dall’inizio del 2024 con la nuova legge di bilancio. Questa spesa, che è a tutti gli effetti un’imposta, dal 2016 è inserita all’interno della bolletta della luce. 

Ecco di quanto è sceso dunque il costo del canone Rai nel 2024 chi è esente dal pagamento e come richiedere l’esenzione.

Canone Rai 2024: quanto costa e come si paga?

Il costo del canone dall’inizio del 2024 è di 70€, rispetto ai 90€ degli anni passati. Questa misura è stata disciplinata dall’articolo 1 della Legge di Bilancio del 2024 e prevede un pagamento in 10 rate da 7€ l’una da effettuare dal mese di gennaio a quello di ottobre. L’importo è calcolato per famiglia ovvero per tutti gli individui residenti nella stessa abitazione e devono pagarlo soltanto i nuclei familiari che possiedono almeno una televisione.

I cittadini italiani pensionati, già per quanto riguarda gli anni passati, hanno potuto scegliere anche come pagare il canone Rai. Qualcuno ha optato per l’addebito automatico sulla bolletta dell’elettricità mentre altri per il pagamento attraverso la pensione.

Come non pagare il canone Rai

La Legge di Bilancio 2024 non ha modificato le categorie dei cittadini che sono esenti dal pagamento del canone Rai. Per esempio possono scegliere di non pagare i 70€ all’anno i nuclei familiari che non possiedono una televisione o chi ha più di 75 anni e un reddito inferiore a 8.000€.

Ovviamente non si può decidere di non pagare il canone Rai senza presentare un documento formale. Se non possiedi più una televisione e vuoi essere quindi esentato dal pagamento di questa imposta devi presentare la dichiarazione sostitutiva di non detenzione. Tale documento deve essere inoltrato dal 1° luglio dell’anno precedente al 31 gennaio dell’anno di riferimento. Per disdire il canone Rai sulla seconda casa o in caso di decesso dell’intestatario bisogna invece compilare il Modello di dichiarazione sostitutiva relativa al canone di abbonamento alla televisione per uso privato, che puoi trovare sul sito dell’agenzia delle entrate.


È anche possibile ottenere un rimborso nel caso in cui tu abbia già pagato il canone Rai. Per farlo è necessario inviare la domanda attraverso la posta in plico raccomandato, senza busta al seguente indirizzo: Agenzia delle Entrate – Ufficio di Torino 1, S. A. T. – Sportello abbonamenti TV – Casella postale 22 – 10121 Torino.

In alternativa puoi usare la posta elettronica certificata (PEC) o richiederlo presso uno degli uffici dell’Agenzia delle entrate. Questo è tutto quello che devi sapere sul canone Rai nel 2024: quanto costa, quali categorie possono non pagarlo e come certificare l’esenzione.

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Aggiornamenti sul servizio del Report Fiscale: scadenza 31 dicembre 2023

A partire dal 1° gennaio 2024, l’acquisto del Report Fiscale verrà sospeso in via temporanea per un importante aggiornamento. Il servizio verrà riattivato nel corso del primo semestre del 2024. Se stavi considerando l’acquisto del Report per la tua dichiarazione crypto, hai tempo fino al 31 dicembre 2023.

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Perché questa sospensione?

Questa sospensione temporanea ci permetterà di migliorare il servizio in modo da soddisfare al meglio le esigenze della nostra community, rispettare le linee guida del regolatore e adeguarci ai nuovi standard previsti dal MICAR. Il nostro obiettivo è offrirti uno strumento ancora più efficace e intuitivo per la gestione delle tue dichiarazioni fiscali.

Accesso ai Report acquistati

Se hai già acquistato il Report Fiscale, potrai continuare ad accedervi e scaricarlo ogni qualvolta ne avrai bisogno, fino a quando non sarà disponibile la nuova versione. I tuoi dati e le tue informazioni rimarranno disponibili e i documenti scaricabili dalla sezione Profilo del tuo account. 

Non perdere l’ultima occasione

Se avevi in programma di acquistare il Report Fiscale ma non lo hai ancora fatto, ti consigliamo di agire prima del 31 dicembre 2023. Questa sarà l’ultima data utile per procedere all’acquisto prima della pausa.

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I vantaggi dedicati ai Club verranno aggiornati e mantenuti per la nuova versione del Report Fiscale, godendo della medesima assistenza personalizzata.

Siamo entusiasti delle novità in arrivo e non vediamo l’ora di offrirti un servizio migliorato e semplice da utilizzare. Ti ringraziamo per la tua comprensione e pazienza in questo periodo di transizione.

Bonus benzina 2023: a chi spetta e come richiederlo? La guida

Prezzo benzina in calo: conseguenze petrolio

Che cos’è il bonus benzina e come richiederlo? Una guida per scoprire come ricevere fino a 200 euro per le spese sul carburante

Il bonus benzina 2023 è un’agevolazione per i lavoratori dipendenti introdotta nel 2022 ed estesa dall’attuale governo anche per quest’anno, in risposta alla crescita del prezzo del carburante. I prezzi di gasolio e benzina stanno, infatti, aumentando costantemente da diversi mesi e, dopo lo scoppio del conflitto in Medio Oriente, potrebbero salire ancora. Scopri tutto sul bonus benzina 2023 di 200€, in particolare come richiederlo e a chi spetta.

Cos’è

Il bonus benzina è un’agevolazione introdotta dal Decreto sul caro-energia proposto dal governo Draghi in risposta all’aumento del prezzo del carburante. L’obiettivo principale della misura, contenuta all’interno del decreto legge 21/2022, è ridurre l’impatto sui cittadini del costo di queste materie prime. I buoni della misura “bonus carburante” del valore massimo di 200€ sono distribuiti ai dipendenti dai datori di lavoro. Nonostante si chiami bonus benzina, può essere utilizzato anche per ricaricare veicoli elettrici oltre che per fare rifornimento in modo “tradizionale”.

Ci sono alcune cose importanti da sapere sull’argomento. Per esempio, questa agevolazione non concorre alla formazione di reddito, perciò è completamente detassata. Inoltre, può essere distribuita fino al 31 dicembre 2023 e l’erogazione è a discrezione del datore di lavoro, che non è obbligato a riconoscerlo ai dipendenti.

Bonus benzina 2023: a chi spetta e come richiederlo?

Il bonus spetta a tutte le tipologie di lavoratori dipendenti di aziende private e non ci sono particolari requisiti di reddito o distinzioni contrattuali rilevanti. Lo possono richiedere i lavoratori a tempo pieno che part-time. Attenzione però, questo sussidio non è previsto per i dipendenti pubblici e, dato che è distribuito dal datore di lavoro, neanche per i lavoratori autonomi.

Richiedere questa agevolazione è molto semplice: non bisogna presentare una domanda formale o qualche tipo di documentazione. Se sei un lavoratore dipendente di un’azienda privata, l’unica cosa che devi fare è: informarti presso la tua impresa chiedendo direttamente al tuo datore di lavoro se ha intenzione di erogarla.

Insomma, il bonus benzina 2023 è un’agevolazione introdotta per diminuire l’impatto del crescente costo del carburante sui dipendenti del settore privato. L’ammontare massimo del sussidio è di 200€ ed è il datore di lavoro a scegliere se distribuirlo o meno.


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Bonifico istantaneo: come fare e quali sono i costi? Una guida

ragazza con carta di credito e cellulare in mano

Come fare un bonifico istantaneo, quali i costi e in che modo effettuare l’operazione senza sbagliare? Nonostante il procedimento sia ormai disponibile da diverso tempo, queste domande tornano spesso a galla, soprattutto fra coloro che non hanno mai avuto modo di inviare o ricevere denaro tramite la suddetta operazione. 

Ecco dunque una guida semplice per chiarire i costi, le modalità di esecuzione e tutte le caratteristiche da conoscere. 

Bonifico istantaneo: cos’è

Prima di entrare nel dettaglio della questione, di parlare di costi e di spiegare come fare un bonifico istantaneo vale la pena di chiarire cos’è. Con questi termini si definisce quel trasferimento di denaro da un conto corrente all’altro con disponibilità immediata dei fondi da parte del beneficiario. 

In altre parole, come emerge anche dal nome dell’operazione, i soldi vengono trasferiti immediatamente, anche nel giro di pochissimi secondi, dal conto del mittente a quello del destinatario. 

Il nome ufficiale e tecnico dell’operazione è SEPA Instant Credit Transfer (SCT Inst), ossia un trasferimento di credito istantaneo nell’area SEPA, Single Euro Payments Area, in cui le transazioni devono rispettare standard uniformi.

Come fare un bonifico istantaneo

Come molti avranno già intuito, le modalità di esecuzione dell’operazione variano a seconda del proprio fornitore di servizi di pagamento (o in generale della propria banca). In linea di massima, però, ci sono degli step da seguire per poter portare a termine il procedimento che, ricordiamo, può essere effettuato sia presso uno sportello fisico della propria filiale sia tramite home banking (ove supportato).

Innanzitutto bisogna assicurarsi che proprio il fornitore supporti e aderisca a questo servizio. Poi bisogna ovviamente sincerarsi di possedere sul proprio conto (dunque quello del mittente) tutta la somma che si è intenzionati ad inviare per evitare il blocco dell’operazione. 

Poi bisogna essere in possesso dell’IBAN del destinatario, che dovrà essere comunicato all’operatore di sportello o inserito direttamente sul sito o sull’app che si utilizza. Vale la pena di ricordare che molto spesso i servizi di home banking possono chiedere una nuova conferma della volontà di effettuare un bonifico istantaneo e non ordinario per cui in quel caso occorre sempre accettare nuovamente.

Una volta inserito l’IBAN, l’importo e la causale (dunque nulla di nuovo rispetto alle operazioni standard), basterà procedere al trasferimento dei fondi che nel giro di pochi secondi o minuti saranno disponibili sul conto del beneficiario. Ecco dunque come fare un bonifico istantaneo in pochi, semplici passi. 

Costi 

I costi del bonifico istantaneo variano a seconda del provider di servizi bancari/finanziari da noi scelto. Tramite l’app di Poste Italiane, ad esempio, l’operazione viene a costare 1€, oltre all’ulteriore euro richiesto per l’operazione di base per un totale di 2€. 

Su UniCredit invece si segnalano costi di 2,5€, mentre csu Banca Sella 2,3€. Intesa San Paolo, ancora, ha una commissione equivalente al costo del bonifico ordinario più lo 0,04% dell’importo trasferito. 

Ogni banca, insomma, ha i propri costi di gestione del bonifico istantaneo per cui, se si vuole essere sicuri di quanto verrà addebitato, chiamare direttamente il proprio provider e chiedere l’informazione è la scelta migliore. Nella maggior parte dei casi, però, non ci sono sorprese e tutti i costi sono esplicitati nella pagina di conclusione dell’operazione. 

Vantaggi del bonifico ordinario

Quel che è emerso in questa piccola guida è che il bonifico istantaneo ha le stesse modalità di esecuzione di quello ordinario. Le differenze però sono notevoli. 

Non soltanto infatti il trasferimento istantaneo si verifica effettivamente nel giro di pochi secondi, ma l’operazione è altresì disponibile 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Nel caso del bonifico ordinario, invece, essa viene elaborata e gestita soltanto nei giorni feriali.

La velocità di esecuzione, dunque, è senza dubbio il punto di forza di queste operazioni, in un mondo in costante movimento e perenne corsa, in cui le persone si aspettano che le transazioni avvengano istantaneamente. 

La flessibilità e la sicurezza, poi, sono altri due aspetti fondamentali che portano a prediligere i bonifici istantanei, che possono essere effettuati in qualsiasi momento e ovunque, grazie all’uso diffuso di dispositivi mobili e connessioni internet, il tutto tramite tecniche avanzate di crittografia e sicurezza per proteggere le transazioni, riducendo il rischio di frodi e accessi non autorizzati.

Questo tipo di operazioni, dunque, pare condividere molto con il mondo delle criptovalute, le quali consentono ai titolari di effettuare transazioni dirette senza la necessità di intermediari come banche o istituzioni finanziarie tradizionali. Le operazioni crypto sono solitamente veloci e possono essere considerate equivalenti a un bonifico istantaneo, ma con una struttura decentralizzata e senza confini geografici. Scopri di più su questo mondo e su come sfruttare tutte le sue potenzialità!

Tassa patrimoniale cos’è, la spiegazione completa

Tassa patrimoniale; cos’è? La spiegazione completa

Che cos’è la tassa patrimoniale e come funziona? Chi la paga in Italia? 

Cos’è la tassa patrimoniale? Questa è un’imposta che colpisce il capitale detenuto in Italia e all’estero, sia di persone fisiche che giuridiche. A differenza dell’IRPEF che ha un impatto sul reddito, la patrimoniale fa riferimento alla ricchezza accumulata. 

In breve con questa tassa uno Stato può prendere una parte del capitale dei suoi cittadini per rafforzare le sue casse e far fronte a spese straordinarie oppure come strumento per pareggiare le disparità economiche. Esistono diverse tipologie di questa imposta e alcune le paghiamo già, magari senza saperlo. Ecco cos’è la tassa patrimoniale, come funziona e la situazione in Italia.

Tassa patrimoniale, cos’è 

Per definire cos’è la tassa patrimoniale, dobbiamo innanzitutto spiegare la differenza tra patrimonio e reddito. Quest’ultimo corrisponde alla ricchezza che si ricava dal proprio lavoro, ovvero il guadagno monetario ricevuto in un intervallo di tempo come il salario o gli utili aziendali. 

Il patrimonio invece si riferisce al valore totale dei beni posseduti da un individuo o da un’organizzazione, come immobili, investimenti, conti correnti, proprietà intellettuali e altri beni di valore. Il patrimonio è la misura della ricchezza accumulata nel tempo, ed è proprio questo che viene intaccato da questa imposta. 

Cos’è dunque la tassa patrimoniale? Un contributo che grava sui capitali dei cittadini spesso utilizzata dai governi come misura per risanare il debito pubblico durante crisi economiche particolarmente gravi. 

La forma di tassa patrimoniale più famosa è quella del prelievo forzoso in cui lo Stato può prelevare dai conti correnti senza l’autorizzazione dei proprietari. Questi si troverebbero del denaro in meno in proporzione alla giacenza, per questo la tassa patrimoniale viene considerata da molti l’imposta che erode i risparmi. Ecco il significato della tassa patrimoniale sui conti correnti. Il prelievo forzoso è una pratica chiaramente impopolare e l’ultima volta è stata effettuata nel 1992

Questo prelievo forzoso scosse l’opinione pubblica e i malumori degli italiani furono molti, sembrava inaudito che lo Stato mettesse mano ai conti correnti e sottrarre il 6 per mille dei risparmi depositati. Oggi, a distanza di trent’anni, si può contare su sistemi alternativi per gestire il proprio patrimonio. Sistemi in cui il denaro è davvero tuo. I tuoi fondi in Bitcoin ad esempio sono accessibili solo a te e li puoi gestire senza intermediari. 

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La tassa patrimoniale spiegata

Data una definizione di cos’è la tassa patrimoniale, vediamo come funziona in pratica. Questa imposta può essere reale se si applica solo a un determinato bene, o soggettiva se riferita alla ricchezza totale di una persona. 

Inoltre per spiegare cos’è la tassa patrimoniale può essere utile distinguerla in straordinaria, e quindi richiesta solo una tantum, o fissa, quindi riscossa annualmente. In Italia al momento non esiste un’imposta di questo tipo fissa, tuttavia il nostro sistema tributario prevede già delle tasse sul patrimonio declinate in diverse forme. Una di queste è l’IMU, ma rientrano nella categoria anche la tassa di successione o donazione.

La tassa patrimoniale in Italia

Ora che sappiamo cos’è la tassa patrimoniale, possiamo approfondire la situazione in Italia. Come anticipato, nel nostro paese non viene riscossa in maniera ordinaria. In Francia e negli Stati Uniti ad esempio viene applicata annualmente su certe fasce di patrimonio. Anche come forma di riduzione delle diseguaglianze economiche

Negli anni gli italiani hanno pagato diverse tasse patrimoniali e subito prelievi forzati. Oltre a quello già citato del 1992 sotto il governo Amato, si verificò un prelievo forzoso nel 1919 per affrontare i debiti della Prima Guerra Mondiale, e ancora nel 1936 in seguito alla Guerra in Etiopia e nel 1940 per la Seconda Guerra Mondiale. La tassa patrimoniale per la ricostruzione post bellica nel nostro paese durò per ben 20 anni
Concludendo questo excursus su cos’è la tassa patrimoniale possiamo dire che si tratta di un argomento che suscita sempre un grande dibattito relativo all’equità dei pagamenti e alla possibilità che uno Stato intervenga in maniera diretta sui risparmi dei cittadini.

Come investire in oro? La guida

Investire in oro: come fare? La guida

Come investire in oro? Esistono vari strumenti e diverse modalità per esporsi a questo asset. Scoprili tutti in questa guida!

Come investire in oro? Le risposte a questa domanda sono diverse. Per farlo puoi acquistare monete e lingotti, o esporti a strumenti finanziari come gli ETF e opzioni.

Ognuna di queste modalità di investimento ha i suoi pro e i suoi contro. Per esempio acquistare oro fisico è relativamente semplice ma detenerlo ti espone ai rischi connessi al suo possesso. Mentre comprare un ETF è leggermente più complicato ma non comporta rischi di detenzione.

Investire in oro: come fare?

Viste le diverse modalità in cui ci si può esporre a questo asset vale la pena chiedersi: come investire in oro? Ecco come acquistare tenendo sempre però a mente l’andamento del prezzo del metallo prezioso.

1. Comprare oro fisico

Il primo metodo per  investire in oro è anche il più banale. Ovvero acquistarlo fisicamente. È possibile ottenere il metallo prezioso in principalmente due formati: lingotti e monete. Al contrario di quanto si possa pensare questo tipo di investimento può essere anche economico dato che esistono lingotti e monete di qualsiasi peso e valore.

Investire in oro fisico comporta costi contenuti. È infatti possibile acquistarlo senza pagare l’IVA attraverso banche o società regolarmente registrate all’interno di un apposito albo tenuto dalla Banca d’Italia. Questa pratica però presenta anche rischi e costi connessi alla detenzione dell’asset. Questi ultimi salgono nel caso in cui non si voglia, per ovvie ragioni, detenere il proprio oro fisico all’interno della propria abitazione.

2. Investire in oro con gli ETF

Per ovviare ai costi e agli inconvenienti che si presentano quando si decide di acquistare oro fisico molti investitori decidono di optare per una versione digitale di questo bene. Comprare digitalmente può essere come investire in oro fisico solo che si risparmia sui costi di custodia, assicurazione e trasporto. Uno degli strumenti più utilizzati per investire in oro sono gli exchange traded fund (ETF).

Esistono principalmente due tipi di ETF sull’oro:

  • ETF a replica fisica: esporsi a questi strumenti finanziari è praticamente come investire in oro fisico. Attraverso questi ETF, gli acquirenti acquistano una quantità corrispondente di oro fisico che viene conservata nelle casse dell’emittente;
  • ETF a replica sintetica: non prevedono nessun acquisto di oro fisico. Per garantire l’esistenza di questi prodotti si utilizzano dei contratti derivati (ad esempio futures o opzioni).

3. Investire in oro con i futures e le opzioni

Se le prime due opzioni non fanno per te e ti stai ancora chiedendo come investire in oro sappi che è possibile farlo anche attraverso i futures e le opzioni. Questi sono strumenti derivati che replicano l’andamento del bene che rappresentano. I futures però offrono un’altra possibilità: operare utilizzando la leva finanziaria

Chi sceglie questa strada non diventa proprietario del metallo prezioso, ma di un contratto. Con i futures si può anche vendere allo scoperto, o andare short, che è un po’ come investire contro l’oro. Se decidi di shortare l’oro o un qualsiasi asset guadagnerai nel caso in cui il suo prezzo scenda.

4. Investire in oro con i CFD

È possibile investire in oro anche attraverso i Contratti per Differenza (CFD). Questi sono strumenti derivati come futures e opzioni che permettono di speculare sul prezzo di un determinato asset senza possederlo realmente. Invece di acquistare realmente l’oro si stipula un contratto con un intermediario finanziario. Se il prezzo del metallo sale guadagni la differenza tra il prezzo di acquisto e quello di vendita stabilito nel contratto.

La differenza tra futures e CFD è molto sottile, i primi sono contratti standardizzati negoziati su mercati regolamentati mentre i secondi sono, ogni volta, stipulati tra un investitore e un intermediario finanziario.

5. Investire in oro con le crypto

Come? Investire in oro con le crypto? Sì, hai letto bene, non si tratta di un typo o di un errore di battitura. Esiste una stablecoin, ovvero una criptovaluta ancorata al valore di un asset fisico, che segue l’andamento del prezzo dell’oro. Stiamo parlando di Pax Gold (PAXG) la crypto emessa da Paxos
Ogni token PAXG è riscattabile per 1 oncia d’oro custodita in un caveau da Paxos e da altri suoi partner. Insomma questa stablecoin funziona in modo simile ad un ETF a replica fisica. Investire in oro attraverso le crypto è molto semplice ed è alla portata di tutti dato che che si possono comprare anche solo 20€ di PAXG, l’oro sotto forma di criptovaluta.

Controlla il prezzo di Pax Gold (PAXG) ora!

6. Investire in oro acquistando azioni di società minerarie

Anche il mercato azionario offre la possibilità di investire in oro attraverso l’acquisto di azioni di società minerarie o coinvolte a vario titolo nell’industria di questo materiale. Si tratta di un investimento indiretto, che è legato solo in parte all’andamento del prezzo del metallo.

Conviene investire in oro? Un asset strategico

Ora che sai come investire in oro può essere utile spendere qualche parola per descrivere questo asset. L’oro, oltre ad essere un metallo prezioso, è stato utilizzato fin dall’antichità sia come mezzo di scambio che come riserva di valore e forma di investimento. Mentre in passato l’acquisto fisico sotto forma di monete o lingotti era l’unico modo per investire, negli ultimi decenni sono emerse nuove opzioni che offrono maggiore flessibilità e accessibilità. 

Ad oggi, l’oro è, a tutti gli effetti, una riserva di valore. Un bene apprezzato sia per via della sua scarsità, utilizzato dalle banche centrali e da aziende che operano in diversi settori produttivi, in particolare quello della gioielleria e quello dei materiali tecnologici.

Negli ultimi anni però è nato un altro asset che, per certi versi, possiede caratteristiche simili: Bitcoin. La prima criptovaluta mai creata, nonostante la sua giovane età è già stata paragonata all’asset più antico della storia, tanto da aver guadagnato il soprannome di oro digitale. Ma cosa mai gli è stato affibbiato questo epiteto? Perché l’offerta circolante di Bitcoin è infatti limitata a 21 milioni e quindi è un bene scarso e dunque prezioso


Insomma, ci sono varie risposte alla domanda: come investire in oro? Lo si può fare “alla vecchia maniera” acquistando lingotti e monete, oppure in modo più moderno: utilizzando strumenti finanziari digitali dal computer o dal proprio cellulare.

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Cosa prevede la riforma pensioni del governo Meloni? Le news

Riforma pensioni governo Meloni: le ultime news

Da più di un anno si parla di una possibile riforma delle pensioni del governo Meloni? Arriverà il prossimo anno?

Che fine ha fatto la riforma pensioni del governo Meloni e quali le ultime news in merito? Uno dei temi centrali della campagna elettorale del centrodestra ha avuto un ruolo marginale all’interno dell’ultimo documento Documento di matrice finanziaria (DEF), firmato ad aprile dal ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti. Gli ultimi cambiamenti in merito alle pensioni sono stati attuati della Legge di Bilancio 2023 (approvata a dicembre 2022). Cosa ci aspetta per i prossimi mesi? La riforma pensioni del governo Meloni si farà? Le news in tal senso saranno monitorate costantemente. 

Riforma pensioni governo Meloni e Legge di Bilancio: news

La riforma pensioni del governo Meloni, ad oggi, non è ancora arrivata, al contrario di quanto si pensava a dicembre 2022, quando è stata firmata la legge di bilancio per quest’anno.

In quell’occasione erano stati approvati tre interventi in materia pensionistica:

  • L’introduzione di un bonus temporaneo destinato alle pensioni minime dell’1,5% per i pensionati con età inferiore ai 75 anni e un +6,40% di quelli con età superiore (solo per il 2023 e il 2024).
  • La revisione del meccanismo di indicizzazione delle pensioni, quel sistema che si occupa di proporzionare queste ultime all’aumento dei prezzi e quindi all’inflazione. A causa di questo intervento le pensioni più alte verranno aumentate in misura minore rispetto al passato.
  • Quota 103, una manovra che consentirà l’accesso alla pensione ai lavoratori con un’età superiore a 62 anni e che hanno versato contributi per almeno 41 anni.

Le promesse del governo in campagna elettorale

Perché tutti si aspettano una riforma pensioni dal governo Meloni, e cosa avrebbe dovuto prevedere? Per capirlo dobbiamo abbandorare le news, fare un passo indietro e tornare a prima che l’attuale esecutivo si insediasse a Palazzo Chigi.

Durante la campagna elettorale il centrodestra, in particolare la Lega Nord, aveva puntato molto sulle pensioni. Le principali proposte? L’abolizione della Legge Fornero e una misura chiamata Quota 41. Un norma che, se attuata, avrebbe consentito, ai lavoratori con almeno 41 anni di contributi di andare in pensione. Questa proposta di legge è stata poi rimpiazzata da quota 103, che ha aggiunto un requisito: il raggiungimento del 62esimo anno di età.

Fratelli d’Italia invece, per la riforma pensioni, aveva più cautamente spinto sul rinnovo di Opzione Donna, una forma di pensionamento anticipato che permette alle donne lavoratrici dipendenti e autonome che hanno versato almeno 35 anni di contributi di andare in pensione a 60 anni (in alcuni casi eccezionali anche 58 o 59).

Le ultime news sulla riforma pensioni: cosa dicono il DEF e il documento del lavoro?

Cosa cambierà nel 2024 per le pensioni? Presumibilmente niente visto che stando alle ultime news la riforma pensioni del governo Meloni sembra essere stata messa in stand by. Il 13 aprile è stato pubblicato il Documento di economia finanza (DEF), uno degli atti più importanti nell’attività economica di un governo. All’interno del documento, di più di 400 pagine, l’argomento è stato a malapena citato. L’ipotetica riforma pensioni del governo Meloni è presente in una sola pagina dell’atto, alla quale si legge “Interventi in materia di disciplina pensionistica saranno proposti da qui al 2025”.

Il ministro del Lavoro Marina Calderone ha commentato: “abbiamo sempre detto che gli interventi sulle pensioni dovranno essere contemplati con le disponibilità di bilancio”, e “gli interventi devono essere progressivi”, ma “confido che subito dopo l’estate ci sia la possibilità di aprire invece un primo approccio di una riforma che vedrà la luce in tempi più lunghi”.

A riguardo invece della pensione di cittadinanza, l’ultima decisione del Consiglio dei Ministri è stata inserita all’interno del decreto lavoro. Inizialmente, attraverso l’approvazione della legge di bilancio, il governo aveva deciso di abrogare sia la pensione che il reddito di cittadinanza. Negli ultimi mesi però ha fatto marcia indietro.
Dunque, almeno per ora, non si intravede nessuna riforma pensioni del governo Meloni all’orizzonte. Se la situazione rimarrà quella odierna e le news non comunicheranno nulla di nuovo, gli ultimi cambiamenti disposti dell’esecutivo dalla Legge di Bilancio resteranno in vigore anche per il 2024.

Quanto si guadagna in Italia? Gli stipendi medi per categoria

Stipendi medi in Italia: quanto guadagna ogni categoria

Quanto si guadagna nel nostro paese? Scopri gli stipendi medi in Italia e il reddito percepito da alcune categorie di lavoratori

Quali sono gli stipendi medi in Italia e quanto si guadagna davvero nel Belpaese? Conoscere lo stipendio per età e per categoria può essere utile per comprendere le opportunità di crescita che offre uno Stato. Il reddito medio mensile è influenzato da diversi fattori, come il tipo di lavoro svolto, il settore di impiego e l’esperienza accumulata nel corso degli anni. Sapere a quanto ammontano gli stipendi medi in italia è importante non solo per i lavoratori e le loro famiglie, ma anche per gli imprenditori e per la classe dirigente. Il salario medio che percepiscono i cittadini condiziona i consumi a livello nazionale, l’accesso all’istruzione e ai servizi sanitari e le opportunità di risparmio e investimento

In questo articolo, oltre a scoprire quanto si guadagna in media in Italia, analizzeremo il reddito di alcune categorie di lavoratori. Risponderemo a domande del tipo: qual è lo stipendio medio di un insegnante? Quanto guadagna un medico? 

Stipendi medi in Italia: gli ultimi dati

Quanto si guadagna nel nostro paese? Gli ultimi dati sugli stipendi medi in Italia (relativi al 2022), resi pubblici ad aprile 2023 dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, ci dicono che, in generale, il reddito degli italiani è aumentato rispetto al 2020.

Lo stipendio medio dei lavoratori dipendenti è di circa 21.500€, mentre quello dei lavoratori autonomi si aggira ai 60.000€ all’anno. Gli italiani che fanno parte di questa categoria sono quelli che hanno percepito un maggior incremento del salario medio dal 2020 al 2022, addirittura superiore al 15%, mentre il reddito dei lavoratori dipendenti ha subito un incremento del 4%

Nel nostro paese la fascia di età che percepisce compensi più alti è quella che va dai 45 ai 64 anni. A seguire ci sono i lavoratori con un’età superiore ai 64 anni con uno stipendio annuo medio di circa 22.700€ e poi quelli tra i 25 e 44 anni con un reddito di 19.000€. Sotto i 25 anni invece gli stipendi medi in Italia ammontano a 6.800€.

Per quanto riguarda invece la disparità salariale tra uomini e donne, la situazione non è delle migliori. Il cosiddetto gender pay gap nel nostro paese è del 48%, molto al di sopra della media europea del 15%. Questo dato si traduce in una retribuzione media di circa 27.000€ per gli uomini e di 18.000€ per le donne, in aumento dal 2020 rispettivamente del 4,9% e del 3,8%.

Gli stipendi medi in Italia per alcune categorie

Ora che sai quanto si guadagna in media nel nostro Paese, e dunque a quanto ammontano gli stipendi medi in Italia, è arrivato il momento di conoscere i redditi mensili di alcune specifiche categorie di lavoratori.

  • Stipendio insegnanti: quanto si guadagna?

Lo stipendio degli insegnanti della scuola dell’infanzia e della scuola primaria va dai 1.302 ai 1.789€ al mese. Mentre quello di un professore universitario varia da un minimo di 27.000€ all’anno ad un massimo di 131.000€. Gli stipendi di insegnanti e professori dipendono dal grado di anzianità e dal tipo di contratto (a tempo pieno o part time) che essi hanno sottoscritto.

  • Quanto guadagna un medico?

Sicuramente ti sei chies*, almeno una volta nella vita qual è lo stipendio di un medico di base o più in generale quanto guadagna un medico in Italia. Anche per questa categoria professionale la risposta dipende molto dal tipo di ruolo che il lavoratore ricopre. I medici con poca esperienza percepiscono uno stipendio di 30.000€, mentre quelli più esperti arrivano a guadagnare fino a 78.000€ all’anno. Il salario medio di questa categoria professionale è di circa 2.500€ al mese

  • Quanto guadagna un ingegnere in Italia?

Gli stipendi medi degli ingegneri sono di circa 35.000€ all’anno. Il reddito mensile dei laureati in ingegneria varia da quello “base” che ammonta a 27.000€ annui fino ai 90.000€ per i ruoli più specializzati.

  • Quanto guadagna un operaio?

Lo stipendio medio per un operaio in Italia è invece di circa 21.000€ all’anno. Le posizioni entry level percepiscono circa 19.800€ all’anno mentre i lavoratori con più esperienza arrivano a guadagnare fino a 30.000€ all’anno.

  • Quanto guadagna un impiegato in Italia?

In Italia, gli stipendi medi degli impiegati sono di 20.000€ all’anno. Il reddito annuale varia da 10.000€ per individui con poca esperienza fino ad un massimo di 30.000€ per i più esperti.

  • Quanto guadagna un avvocato?

Anche lo stipendio mensile di un avvocato varia molto a seconda del suo grado di specializzazione. I dipendenti di uno studio legale guadagnano circa 2.000€ al mese, mentre gli avvocati aziendali ricevono compensi che vanno da 2.000€ fino a 10.000€ al mese.

Ora che sai quanto si guadagna e quali sono gli stipendi medi in Italia, non ti resta che valutare dove si colloca quello che percepisci tu. Se il tuo salario è inferiore alla media nazionale, potrebbe essere arrivato il momento di chiedere un aumento al tuo datore di lavoro.

Il significato di anno sabbatico: è possibile vivere 365 giorni senza entrate?

Anno sabbatico: significato e idee di finanziamento

Il significato di “anno sabbatico” e come finanziare un periodo di pausa senza entrate economiche

Il significato di anno sabbatico rimanda alla parola ebraica “shabbat” che significa “riposo”. Nella tradizione infatti lo shabbat è il giorno di riposo settimanale che cade ogni sabato, durante il quale gli ebrei si astengono dal lavoro e dedicano il tempo alla preghiera, alla famiglia e alla riflessione. 

Oggi questa espressione indica un periodo di pausa dal lavoro o dallo studio sempre più popolare tra coloro che desiderano fare esperienze fuori dall’ordinario e scoprire nuove passioni. Dietro al significato di anno sabbatico però è sottintesa l’idea che per un anno intero non ci siano entrate economiche, per questo in molti sono preoccupati dai costi associati. In questo articolo, esploreremo non soltanto il significato di anno sabbatico, ma anche e soprattutto  alcune idee su come finanziarlo.

Anno sabbatico: significato e definizione

Come già anticipato, il significato di anno sabbatico risiede nel concetto di pausa dalle attività quotidiane. Esso può durare effettivamente un anno, ma in molti scelgono di fermarsi solo per qualche mese. Il motivo principale per cui le persone decidono di fare un anno sabbatico è quello di fare nuove esperienze di vita come ad esempio viaggiare, partecipare a corsi di formazione all’estero per imparare una nuova lingua o fare volontariato. In molti lo scelgono per ridurre lo stress, approfondire la conoscenza di se stessi e del mondo che ci circonda. In generale il profondo significato di anno sabbatico è prendersi tempo per i propri interessi, mettendo da parte per un momento la carriera. 

Pianificare l’anno sabbatico

Se sei un lavoratore o una lavoratrice, prima di pianificare un anno sabbatico è essenziale assicurarsi di poterlo fare. Non tutti i posti di lavoro infatti garantiscono questo benefit chiamato anche “aspettativa”. Se hai la possibilità di prenderti un anno sabbatico devi poi concordare la durata e verificare se si tratta di un’aspettativa retribuita o meno. Se puoi vai incontro alle esigenze della tua azienda, decidendo insieme quale potrebbe essere il momento migliore. 

Se il significato di anno sabbatico ti ha conquistato e hai preso la tua decisione di partire per quest’avventura, segui questi passaggi: 

  1. Definisci gli obiettivi: cosa vorresti ottenere o realizzare nel tuo anno sabbatico? Viaggiare, acquisite competenze o semplicemente prenderti una pausa dal lavoro? 
  2. Scegli la destinazione: dopo aver definito gli obiettivi, è importante scegliere la destinazione, quella che sarà casa tua per un anno. Preferisci viaggiare in un luogo specifico o esplorare diverse destinazioni?
  3. Valuta i costi: una volta scelta la destinazione, è importante valutare i costi associati come quelli di alloggio, di trasporto, di cibo e di svago.
  4. Crea un budget: sulla base dei costi valutati, è importante creare un budget per tenere traccia delle spese e gestire il denaro in modo efficace.

Come finanziare l’anno sabbatico?

Come abbiamo visto, nel significato di anno sabbatico è intrinseca una particolare gestione delle spese. Finanziare un periodo di pausa può essere costoso, ma puoi considerare diverse opzioni: 

  1. Risparmio anticipato: una delle opzioni più comuni per finanziare un anno sabbatico è quella di risparmiare denaro in anticipo magari adottando qualche trucco per arrotondare lo stipendio. Ciò richiede una pianificazione a lungo termine e la capacità di mettere da parte una somma significativa di denaro che possa coprire le spese quando non hai una retribuzione.
  2. Prestito personale: un’altra opzione è quella di ottenere un prestito personale. Prima di prendere questa decisione, è importante valutare attentamente la propria capacità di rimborso e le condizioni di tasso di interesse. Tuttavia, se si dispone di un buon punteggio di credito, si potrebbe ottenere un tasso relativamente basso.
  3. Programmi di scambio culturale: i programmi di scambio culturale possono offrire un’opportunità per finanziare un anno sabbatico. In alcuni casi, questi programmi possono coprire i costi di alloggio e pasti in cambio del lavoro volontario o dell’insegnamento di una lingua straniera.
  4. Lavoro freelance e remoto: se si dispone di competenze o esperienze che possono essere utilizzate in modalità freelance o lavoro remoto, si potrebbe considerare di lavorare un po’ durante l’anno sabbatico. Questa potrebbe essere un’opzione per mantenere una fonte di reddito durante il periodo di pausa.
  5. Lavoro part-time: con lavori stagionali o contratti a breve termine si potrebbe lavorare in maniera ridotta e guadagnare l’indispensabile.
  6. Crowdfunding: se vuoi prenderti un anno sabbatico per un progetto artistico, culturale o umanitario puoi considerare anche un crowdfunding, ovvero una raccolta fondi, da promuovere tra amici, familiari o sconosciuti.

In sintesi, il significato di anno sabbatico è quello di un’esperienza gratificante e arricchente. Prendersi una pausa dal lavoro o dagli studi richiede una pianificazione accurata e una conoscenza delle proprie opzioni di finanziamento. Dove la strategia di risparmiare dei fondi è quella più efficace e immediata. Se stai considerando l’idea di prenderti un anno sabbatico hai mai pensato di finanziarlo in criptovalute? Con il nuovo Salvadanaio puoi mettere da parte Bitcoin e altre monete digitali. 

Come leggere la busta paga?

Come leggere la busta paga?

Come leggere la busta paga? Ecco la guida per interpretare il documento che ricevi ogni mese il tuo datore di lavoro

Sai come leggere la tua busta paga o ti sembra solo una accozzaglia di numeri e acronimi incomprensibili? Saper interpretare il documento che, ogni mese, ricevi dal tuo datore di lavoro è importante per gestire in modo efficace le proprie finanze e per capire dove finisce il denaro che viene trattenuto dallo stipendio netto. Se non sai da dove iniziare leggi questa guida. Scoprirai come leggere la busta paga e quali sono le voci più importanti del documento.

Come leggere la busta paga: le voci principali

Per sapere come leggere la busta paga è necessario conoscere le sue sezioni principali. Per convezione essa si divide in tre parti e ognuna di queste contiene informazioni di diverso tipo. Nella prima parte della busta paga troviamo i dati del dipendente e dell’azienda per la quale lavora, mentre nella seconda tutte le voci relative alla retribuzione. Infine nell’ultima sezione troverai i dati previdenziali, i contributi che versa mensilmente, le detrazioni fiscali e il trattamento di fine rapporto (TFR).

Vediamo ora nel dettaglio tutte le informazioni contenute in ciascuna sezione e impariamo dunque come leggere la busta paga.

Intestazione: i dati del lavoratore e dell’azienda

La prima parte di questa guida su come leggere la busta paga si concentra sull’intestazione del documento che contiene le informazioni del lavoratore e dell’impresa per cui lavora. Leggendo la busta paga dall’alto verso il basso ci troveremo davanti, in ordine:

  • Il mese di retribuzione, ossia la mensilità per la quale viene erogato lo stipendio al lavoratore;
  • I dati dell’azienda, in particolare il ovvero il codice identificativo univoco e il numero di posizione INAIL e INPS;
  • Nome, cognome e posizione INAIL e INPS del lavoratore;
  • Numero di matricola aziendale;
  • Data di assunzione;
  • Tipo di CCNL “Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro”: il documento che determina i parametri che influenzano il calcolo dello stipendio del lavoratore. Ogni settore o categoria professionale ha il suo CCNL; 
  • Qualifica o funzione lavorativa;
  • Mansione;
  • La paga base (o minimo tabellare) che è determinata dal contratto collettivo in base alla categoria, alla qualifica del lavoratore e agli scatti di anzianità.

Corpo: retribuzione effettiva

Nella seconda sezione della busta paga sono riportate varie voci riguardo allo stipendio percepito dal lavoratore, ovvero la retribuzione effettiva.

In questa sezione compaiono in ordine:

  • Le ore ordinarie lavorate;
  • I premi ricevuti;
  • Le ore di straordinari;
  • Le indennità, ovvero: i giorni di ferie goduti, i permessi, le festività, le ore passate in malattia, eventuali infortuni o maternità;
  • In periodi particolari possono essere riportate anche la tredicesima o la quattordicesima, eventuali anticipi del TFR o premi di produttività “speciali”; 

Parte finale: riepilogo contributi

Un ultimo sforzo e saprai come leggere la tua busta paga per intero. L’ultima sezione è riservata alle voci che “trasformano” la retribuzione lorda del lavoratore nello stipendio netto che poi effettivamente percepisce alla fine del mese.

Nell’ultima parte della busta paga compaiono:

  • I contributi previdenziali e assistenziali che in parte il lavoratore e in parte il datore di lavoratore devono obbligatoriamente versare all’INPS e all’INAIL per la pensione di vecchiaia, invalidità, cassa integrazione e maternità;
  • L’imponibile fiscale: ovvero la parte dello stipendio che verrà tassata;
  • Le detrazioni fiscali: agevolazioni che riducono le imposte che un lavoratore deve pagare. Esistono diverse detrazioni fiscali comuni, come ad esempio quelle per i figli a carico, le spese mediche, l’acquisto di una casa o le spese per l’istruzione;
  • Le addizionali IRPEF, quote tributarie aggiuntive applicate a livello comunale e regionale;
  • Il TFR (Trattamento di Fine Rapporto) e la sua tassazione;
  • Lo stipendio netto, ovvero la somma di denaro che viene effettivamente percepita dal lavoratore dipendente e versata sul conto corrente.

Speriamo che questa guida su come leggere la busta paga ti sia stata utile. Puoi metterti e metterci alla prova recuperando l’ultima che hai ricevuto e provando ad interpretarla.