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Come sfruttare la compensazione delle minusvalenze: tutte le nuove regole che devi conoscere per ridurre l’imposizione fiscale.
Investire in criptovalute può generare guadagni, ma anche perdite. Queste perdite, chiamate minusvalenze, possono essere utilizzate per ridurre le tasse sui profitti futuri. Con la Legge di Bilancio 2025 e il Decreto Legislativo 129/2024, le regole sulla compensazione delle minusvalenze sono cambiate, offrendo più flessibilità agli investitori.
In questo articolo vedremo cosa sono le minusvalenze, come compensarle correttamente e quali strategie adottare per ridurre l’imposizione fiscale sui guadagni da criptovalute.
Cosa sono le minusvalenze e come funzionano nella dichiarazione fiscale
Se hai venduto una criptovaluta a un prezzo inferiore rispetto a quello di acquisto, hai realizzato una minusvalenza. Questa perdita può essere compensata con le plusvalenze, ovvero i guadagni ottenuti dalla vendita di altre criptovalute a un prezzo maggiore rispetto a quello di acquisto.
Dal punto di vista fiscale:
Le plusvalenze sono tassabili e generano un’imposta da pagare.
Le minusvalenze creano un credito fiscale, che può essere usato per ridurre l’imposta sulle plusvalenze future.
Il vantaggio? Se hai subito delle perdite, puoi usarle per ridurre l’importo delle tasse negli anni successivi.
Nuove regole: periodo di compensazione esteso a 5 anni
Una delle novità principali introdotte dal 2024 riguarda il tempo a disposizione per compensare minusvalenze:
Nuovo regime: le minusvalenze realizzate dal 2024 in poi potranno essere compensate entro 5 anni.
Regime precedente: le minusvalenze realizzate nel 2023 restano compensabili solo per 4 anni (fino al 2027).
Esempio pratico:
Se realizzi una minusvalenza nel 2024, potrai usarla per ridurre le tasse su eventuali plusvalenze fino al 2029.
Se hai registrato una minusvalenza nel 2023, potrai usarla solo fino al 2027.
Questa modifica offre più tempo per ottimizzare la dichiarazione fiscale, ma richiede una gestione attenta delle scadenze. Infatti, il doppio regime impone agli investitori una contabilità separata per le minusvalenze realizzate nel 2023 e quelle realizzate dal 2024, in modo da rispettare le rispettive scadenze di compensazione.
Si possono compensare le minusvalenze generate prima del 2023 dalla vendita di criptovalute?
No, le minusvalenze generate prima del 2023 dalla vendita di criptovalute non sono compensabili con le plusvalenze realizzate successivamente.
Perché?
Cambio di normativa nel 2023: La Legge di Bilancio 2023 (L. 197/2022) ha introdotto una disciplina fiscale specifica per le cripto-attività, stabilendo che le plusvalenze da criptovalute sono tassate al 26%. Tuttavia, prima di questa riforma, le criptovalute erano considerate “valute estere” e soggette a una regolamentazione fiscale diversa.
Assenza di un quadro normativo chiaro prima del 2023: prima della riforma, l’Agenzia delle Entrate considerava le criptovalute come “valute estere”, per cui la compensazione delle minusvalenze non era esplicitamente prevista. La nuova normativa, entrata in vigore dal 1° gennaio 2023, prevede che le plusvalenze e le minusvalenze siano considerate nel quadro RT della dichiarazione dei redditi, ma senza possibilità di compensare quelle pregresse.
Regime transitorio: per chi deteneva criptovalute al 1° gennaio 2023, la legge ha introdotto una regolarizzazione fiscale, consentendo di rideterminare il valore delle cripto-attività pagando un’imposta sostitutiva del 14%. Tuttavia, questa opzione non riguarda le minusvalenze maturate prima del 2023.
Come compensare le minusvalenze: strategie per ridurre le tasse
Esempio pratico di compensazione minusvalenze
Capire come compensare minusvalenze permette di ridurre l’imponibile derivante dalle plusvalenze, Un investitore ha questa situazione:
2024: realizza una minusvalenza di 10.000 euro.
2026: ottiene una plusvalenza di 15.000 euro.
Grazie alla compensazione minusvalenze, l’investitore può sottrarre la perdita al guadagno, riducendo l’importo su cui pagare le tasse:
Base imponibile: 15.000 – 10.000 = 5.000 euro.
Imposta da pagare: 5.000 × 26% = 1.300 euro.
Senza la compensazione, l’imposta sarebbe stata 3.900 euro (15.000 × 26%). La compensazione, quindi, permette un risparmio fiscale significativo.
Quali minusvalenze si possono compensare?
L’Agenzia delle Entrate ha chiarito che:
Si possono compensare solo minusvalenze nette, ovvero dopo aver sottratto eventuali plusvalenze dello stesso anno.
Sono compensabili solo le perdite da vendita di criptovalute rispetto al prezzo di acquisto.
Non si possono compensare le perdite derivanti da scambi tra criptovalute (es. Bitcoin → Ethereum), tranne nei casi in cui si tratti di conversioni in stablecoin (Tether USDT, USD Coin USDC).
È fondamentale tenere traccia di tutte le operazioni, conservando prove come prezzi di acquisto e tassi di cambio.
Documentazione necessaria per la dichiarazione
Per semplificare la dichiarazione fiscale, piattaforme come Young Platform offrono strumenti utili: il Report Fiscale, un documento dettagliato con tutte le minusvalenze realizzate, utile per ottimizzare la compensazione fiscale.
Collegamento con wallet esterni: permette di generare un unico documento con lo storico delle minusvalenze dal 2016 ad oggi.
Questi strumenti aiutano a evitare errori e a rispettare le normative fiscali.
Quando conviene compensare minusvalenze?
L’estensione a 5 anni offre più tempo per decidere quando compensare le perdite. Ma quando è il momento giusto?
Conviene compensare subito le minusvalenze se:
Si prevedono guadagni consistenti nei prossimi anni.
Si vuole ridurre l’imposta da pagare nel breve termine.
Puoi aspettare se:
Non hai guadagni immediati e vuoi sfruttare la minusvalenza per compensare plusvalenze più elevate in futuro.
Dal 2026 l’aliquota sulle plusvalenze potrebbe salire al 33% (ora al 26%), quindi potrebbe essere più vantaggioso aspettare.
Ecco una tabella sulla compensazione minusvalenze per chiarire come funziona il nuovo regime fiscale.
Il nuovo regime di compensazione minusvalenze rappresenta un’opportunità per ridurre le tasse, ma è fondamentale una gestione attenta delle scadenze. Organizzarsi in anticipo e conservare la documentazione necessaria può fare la differenza per ottimizzare la dichiarazione fiscale.
La guida per imparare come fare staking di criptovalute: a cosa serve lo staking, che servizio utilizzare e quali token si possono bloccare!
Lo staking è un meccanismo tipico del settore crypto che permette il funzionamento delle blockchain Proof-of-Stake. Queste particolari chain per raggiungere il consenso della rete (necessario per validare le transazioni) non utilizzano una risorsa esterna come l’energia elettrica e il potere computazionale, ma si servono di risorse interne ovvero le garanzie degli utenti. Insomma prima di tutto lo staking è la base del meccanismo di validazione di una blockchain. Ma con staking si intende anche il semplice blocco di crypto per ottenere ricompense, senza necessariamente diventare validatori di un network. In questo articolo vedremo come fare staking e tutte le opzioni disponibili per ottenere ricompense con le crypto!
A cosa serve lo staking?
Chi sceglie di fare staking può avere diversi obiettivi. C’è chi fa staking per diventare un validatore e chi invece blocca le sue crypto solamente per ottenere reward, delegando ad altri il compito di validare le transazioni. Vediamo tutte le tipologie di staking:
1. Fare staking per diventare validatori di una blockchain
I nodi validatori di una blockchain si occupano di finalizzare le transazioni della loro rete. Al contrario di quello che accade nelle chain Proof-of-Work, in quelle Proof-of-Stakenon è necessaria una particolare attrezzatura tecnica per validare le transazioni, è sufficiente mettere in staking delle crypto. Nella maggior parte dei casi diventano validatori persone (o enti) che hanno una certa esperienza nel campo blockchain. Dopo aver messo in staking una certa somma di criptovalute, dovrai aprire un nodo. I requisiti per fare questo tipo di staking sono: scaricare il wallet che preveda la possibilità di fare staking nella chain di cui vuoi diventare nodo, e rimanere online 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Alcune blockchain prevedono anche una quota minima di crypto da mettere in staking, ad esempio su Tezos è 8.000 XTZ, su Ethereum 2.0 sarà 32 ETH.
2. Delegare il proprio stake
Se non vuoi gestire un nodo validatore in prima persona, puoi optare per delegare il tuo stake a un nodo già esistente. La delega è un’alternativa conveniente per chi vuole partecipare al meccanismo di consenso di una blockchain con un minor investimento di tempo e risorse economiche. Quando deleghi un nodo, la quantità di criptovalute che hai messo in staking si unisce allo stake del nodo stesso. In questo modo il nodo validatore utilizzerà anche le tue criptovalute per contribuire al funzionamento della rete. Le ricompense ottenute per il lavoro di validazione vengono poi distribuite in maniera proporzionale tra il nodo e coloro che hanno delegato. Puoi delegare un nodo attraverso le piattaforme (decentralizzate o meno) che offrono questo servizio.
3. Fare staking per partecipare alla governance di una chain
In alcuni casi la funzione dello staking è quella di far partecipare gli utenti alla governance di una blockchain. Chi mette in staking una certa quantità di crypto, si guadagna il diritto a votare aggiornamenti, miglioramenti e la direzione della roadmap della blockchain. Così lo staking aumenta la decentralizzazione delle decisioni di un progetto.
4. Bloccare crypto per ottenere ricompense
Fare staking di criptovalute significa anche semplicemente bloccare per un periodo di tempo le proprie criptovalute per ottenere delle ricompense, calcolate su base annua e espresse in APY. Questi premi sono il corrispettivo di quello che nella finanza tradizionale si chiama rendimento percentuale annuo. Le criptovalute bloccate non possono essere scambiate o vendute, fino allo scadere del periodo di staking scelto all’inizio. Come fare questo tipo di staking? Questa opzione è particolarmente adatta a chi non ha una particolare dimestichezza nel settore perché non richiede nessuna competenza tecnica, basta solamente informarsi sul servizio terzo che si sceglie e assicurarsi di aver seguito le 5 cose da fare prima di fare staking. Ora vediamo dove è possibile fare staking!
Dove fare staking?
Per fare staking di criptovalute puoi scegliere diversi servizi terzi, ci sono piattaforme decentralizzate, dapp, exchange (centralizzati e non) ma anche opzioni offline come hardware esterni.
1. Staking via hardware
Lo staking eseguito offline si chiama cold staking, in questa tipologia di staking le criptovalute vengono bloccate e conservate in cold wallet, ovvero dei wallet non connessi a internet. I cold wallet possono essere hardware, paper wallet o applicazioni offline. Il cold staking viene spesso utilizzato quando si decide di bloccare grandi quantità di crypto e per evitare il potenziale rischio di attacchi informatici. Il livello di sicurezza di questo sistema è alto, tuttavia in questo caso lo staking va gestito in autonomia, senza parti terze che mediano e per questo bisogna conoscere bene i meccanismi. Anche se sono offline, le criptovalute nei cold wallet sono sempre connesse alla blockchain e si guadagnano ricompense come nello staking online.
2. Staking/Earning via CEX o DEX
Uno dei servizi più utilizzati per fare staking online è quello degli exchange. Che siano centralizzati o decentralizzati, gli exchange forniscono spesso guide passo passo su come utilizzare gli strumenti di Staking. Ogni exchange ha le sue peculiarità e si distingue per la tipologia di soluzione, le crypto supportate e l’APY offerto. Puoi scegliere quello che più si addice alle tue esigenze.
Su Young Platform, hai la possibilità di accedere a una soluzione di Staking semplice e intuitiva, direttamente dalla piattaforma. Attualmente, puoi vincolare diverse criptovalute compatibili con questa funzione e ottenere ricompense calcolate in base all’APY, proporzionate all’importo che decidi di mettere in staking.
Young Platform offre due modalità di Staking:
Liquid Staking, che permette di mantenere una maggiore flessibilità sulle crypto messe in staking, senza doverle bloccare per lunghi periodi.
Proof of Stake, che consente di partecipare attivamente alla sicurezza della rete e ottenere ricompense più elevate rispetto ad altre soluzioni.
3. Staking Pools: protocolli decentralizzati e dapp
Esistono anche numerosi protocolli decentralizzati e dapp che offrono diverse possibilità di fare staking. Ad esempio è possibile bloccare criptovalute in Staking Pool, ovvero degli smart contract o funzionalità che aggregano stake di diversi utenti. Solitamente le Staking Pool vengono utilizzate dai nodi delle blockchain per aumentare la grandezza del loro stake e di conseguenza la probabilità di essere scelti come validatori. Inoltre i protocolli e le piattaforme DeFi, propongono anche opzioni per Staking Derivative e per il Liquid Staking, in cui si guadagnano ricompense tramite prodotti derivati.
Staking di NFT
Lo staking non si fa solo con coin o token, l’ultima frontiera della finanza decentralizzata prevede anche lo staking di NFT. Il funzionamento è analogo al classico staking: bloccando in piattaforme apposite i propri token non fungibili è possibile ricevere ricompense in crypto. Non tutti gli NFT sono adatti a questa pratica, una collezione che ha implementato questa funzione è Moonbirds della startup Proof. Lo staking di NFT permette di far fruttare al massimo le proprie opere d’arte digitali e in alcuni casi di partecipare alla governance dei loro progetti.
Scarica la nuova versione dell’app. Oltre la sezione Crypto, stiamo sviluppando le sezioni Save e Cash che cambieranno il modo di gestire le tue finanze grazie al nuovo conto di pagamento.
Negli ultimi anni, Young Platform si è affermata come una delle principali realtà europee nel settore delle cryptovalute. Fondata nel 2018 come exchange, la piattaforma ha sempre puntato a rendere il mondo crypto accessibile a tutti. Oggi, Young Platform compie un passo decisivo nella sua evoluzione: da exchange a conto di pagamento crypto-nativo. Questo cambiamento segna l’inizio di una nuova era per la piattaforma e per gli utenti, che ora possono accedere a strumenti finanziari più completi e integrati.
La nuova interfaccia di Young Platform introduce tre sezioni principali: Crypto, Save e Cash. Questa suddivisione permette agli utenti di gestire il proprio denaro in modo più strutturato e intuitivo:
Crypto: il cuore pulsante della piattaforma, dedicato alla compravendita e alla gestione degli asset digitali. Qui gli utenti possono acquistare, vendere e scambiare cryptovalute con estrema facilità, sfruttando strumenti avanzati per ottimizzare le operazioni di trading come Smart Trades e Staking.
Save (coming soon): una nuova sezione che permette di gestire i propri risparmi, creare obiettivi e piani di accumulo automatici.
Cash (coming soon): uno spazio pensato per la gestione della liquidità in euro, con strumenti di pagamento avanzati. Gli utenti potranno ricevere lo stipendio, effettuare bonifici e utilizzare la carta Young per le spese quotidiane.
Questa trasformazione rappresenta una vera e propria rivoluzione per il settore, colmando il divario tra finanza tradizionale e criptovalute.
Un’esperienza utente rivoluzionata
Oltre alle nuove sezioni, la piattaforma è stata ripensata per offrire un’esperienza utente ancora più fluida e intuitiva. L’interfaccia è stata ridisegnata per garantire una navigazione semplice e accessibile anche ai meno esperti. Gli utenti potranno personalizzare la propria home, impostando widget e preferenze specifiche per monitorare i portafogli, profitti, perdite e andamento del mercato.
Inoltre, Young Platform ha introdotto un sistema di notifiche che aiuta gli utenti a rimanere sempre aggiornati sulle performance del proprio portafoglio e su nuove opportunità, nonché l’uscita di nuove funzionalità. Ricordati di attivarle dalla sezione profilo insieme alle newsletter!
L’accesso all’educazione finanziaria è un altro pilastro fondamentale della piattaforma. Con una sezione dedicata a guide e approfondimenti, Young Platform mira a fornire agli utenti le competenze necessarie per prendere decisioni informate sulle proprie finanze.
Il Concorso “The Box”: vinci la Carta Young!
Per celebrare questo importante cambiamento, Young Platform lancia il concorso “The Box”, offrendo premi esclusivi ai partecipanti. Tra i premi più ambiti c’è la carta Young con cashback fino al 3,6%*, una novità che permette di ottenere vantaggi concreti sugli acquisti quotidiani.
Il concorso non è solo un’occasione per premiare gli utenti più fedeli, ma anche un incentivo per esplorare le nuove funzionalità della piattaforma e abbracciare il cambiamento in corso. Partecipare è semplice: basta seguire le indicazioni sulla piattaforma per accumulare gemme e avere la possibilità di vincere premi esclusivi, tra cui dispositivi Apple, Sony, buoni Amazon e molto altro!
Con il passaggio a un conto di pagamento crypto-nativo, la sicurezza è diventata una priorità ancora maggiore per Young Platform. La piattaforma utilizza protocolli avanzati per proteggere i fondi e i dati degli utenti. Inoltre, sono stati implementati nuovi sistemi di autenticazione per garantire un accesso ancora più sicuro.
Un’altra grande innovazione riguarda la possibilità di ottenere un IBAN personale, che consentirà agli utenti di ricevere pagamenti direttamente sul proprio conto Young. Questa funzionalità rende la piattaforma ancora più versatile e adatta a un pubblico ampio, dai trader esperti agli utenti che vogliono semplicemente gestire la propria liquidità in modo smart.
Verso il futuro: l’integrazione di asset tradizionali
L’evoluzione di Young Platform non si ferma qui. Entro la fine del 2025, la piattaforma prevede di integrare investimenti in asset tradizionali, offrendo un’esperienza sempre più completa. Questo posizionerà Young Platform come un punto di riferimento non solo nel mondo crypto, ma anche nella gestione finanziaria a 360°.
L’integrazione di ETF e altri strumenti finanziari tradizionali darà agli utenti la possibilità di diversificare i propri investimenti senza dover passare da più piattaforme. L’obiettivo è offrire un ecosistema finanziario completo, in cui ogni investitore, indipendentemente dal livello di esperienza, possa trovare gli strumenti giusti per far crescere il proprio capitale.
Questa espansione rappresenta un passo fondamentale nell’inclusione di un pubblico più ampio, che fino a oggi ha guardato alle criptovalute con diffidenza. Portare asset tradizionali in una piattaforma nativa crypto significa abbattere le barriere tra due mondi e offrire una soluzione concreta per la gestione del patrimonio.
L’impatto della regolamentazione e la visione di Young Platform
Con il nuovo status di conto di pagamento, Young Platform si allinea sempre più alle normative europee, garantendo ai suoi utenti un ambiente regolamentato e sicuro. Il rispetto delle normativeMiCA (Markets in Crypto-Assets)e l’ottenimento delle licenze necessarie rappresentano un ulteriore passo avanti nella legittimazione della piattaforma come attore di primo piano nel panorama finanziario.
La regolamentazione offre maggiore protezione ai consumatori e consente di operare in un ambiente più stabile e trasparente. Young Platform vuole essere un esempio di compliance e trasparenza, distinguendosi da molte piattaforme internazionali che operano in contesti poco regolamentati.
Un altro aspetto chiave è la decentralizzazione della gestione finanziaria. Young Platform eredita dall’ecosistema blockchain il concetto di autonomia finanziaria, consentendo agli utenti di mantenere il controllo sui propri fondi e decisioni d’investimento.
Un nuovo modo di vivere la finanza digitale
Il futuro della finanza digitale non riguarda solo la tecnologia, ma anche la mentalità con cui le persone gestiscono il proprio capitale. Young Platform sta ridefinendo il concetto di gestione patrimoniale, offrendo strumenti che permettono a chiunque di investire con consapevolezza e sicurezza.
In un mondo in cui l’accesso ai servizi finanziari è spesso limitato da barriere burocratiche e da istituzioni poco flessibili, Young Platform offre una soluzione innovativa e inclusiva. Il suo obiettivo è creare un ecosistema in cui la tecnologia blockchain possa convivere con gli strumenti tradizionali, senza compromessi in termini di sicurezza, affidabilità e accessibilità.
Scarica la nuova versione
Young Platform non sarà più solo un exchange, ma un ecosistema completo che integra finanza tradizionale e crypto in un’unica interfaccia. Con il lancio del conto di pagamento e la nuova organizzazione delle sezioni Crypto, Save e Cash, gli utenti potranno accedere a strumenti di investimento più avanzati e strutturati.
Il concorso “The Box” è solo l’inizio di questa nuova fase: Young Platform continua a innovare per offrire una soluzione sempre più competitiva e all’avanguardia, un vero e proprio hub finanziario dove ogni utente può costruire la propria strategia di crescita patrimoniale, combinando tradizione e innovazione in un’unica soluzione.
*Il cashback dipende dall’appartenenza a un Club e dal suo livello: più alto è il livello, maggiore è la percentuale. I membri del Club Platinum arrivano fino al 3,6%.
Scopri le nuove regole fiscali e come dichiarare correttamente le plusvalenze da criptovalute nella dichiarazione dei redditi 2025.
Con la Legge di Bilancio 2025 (L. 207/2024) e le nuove circolari dell’Agenzia delle Entrate (15 marzo 2024), il regime fiscale delle criptovalute è stato aggiornato per allinearsi alle normative europee MiCA. Questo significa cambiamenti importanti per chi investe in crypto.
Aggiornato il 20 marzo 2025
Le principali novità sulle tasse crypto 2025
Ecco cosa cambia rispetto alla dichiarazione dei redditi 2024:
Tassazione totale delle plusvalenze crypto, indipendentemente dall’importo.
Eliminazione della soglia dei 2.000 euro, che fino al 2023 esentava i piccoli investitori.
Tassazione anche sugli scambi tra crypto e stablecoin come Tether (USDT) e USD Coin (USDC), oltre che valute fiat (euro, dollaro).
Queste modifiche avvicinano la fiscalità delle criptovalute a quella degli strumenti finanziari tradizionali, rendendo fondamentale sapere come calcolare le tasse crypto e quali operazioni sono soggette a tassazione.
Cosa troverai in questa guida?
Come calcolare plusvalenze e minusvalenze
Quali operazioni sono tassabili e quali no
Le regole fiscali per gli scambi tra crypto, fiat e stablecoin
Come compilare correttamente la dichiarazione dei redditi 2025 per le criptovalute
Tasse crypto: imposta di bollo e tassazione sulle plusvalenze
Se possiedi criptovalute, devi considerare due tipi di tasse crypto nella dichiarazione dei redditi 2025:
Imposta di bollo sulle cripto-attività in tuo possesso
Tassazione sui guadagni da vendita di criptovalute (plusvalenze)
Vediamo nel dettaglio come funzionano.
Imposta di bollo sulle cripto-attività
Che cos’è?
L’imposta di bollo si applica sul valore totale delle criptovalute che possiedi al 31 dicembre di ogni anno, indipendentemente dal fatto che tu le abbia vendute o meno. È una tassa patrimoniale obbligatoria per chiunque detenga crypto-attività.
Come si calcola?
Si prende il valore complessivo del portafoglio crypto al 31 dicembre.
Su questo valore si applica un’aliquota dello 0,2%.
Esempio pratico
Se al 31 dicembre il valore del portafoglio crypto è di 10.000 euro, l’imposta di bollo da pagare sarà: 10.000 € × 0,2% = 20 €
Tassazione sui guadagni derivanti dalla vendita delle criptovalute
Che cos’è?
Questa imposta si applica solo se vendi criptovalute con un guadagno rispetto al prezzo di acquisto.
Come si calcola?
Si prende la differenza tra prezzo di vendita e prezzo di acquisto (plusvalenza).
Su questo guadagno si applica un’aliquota del 26%.
Esempio pratico
Acquisto 1 Bitcoin a 60.000 euro.
Vendita dello stesso Bitcoin a 100.000 euro.
Plusvalenza = 100.000 – 60.000 = 40.000 euro.
Imposta dovuta = 40.000 × 26% = 10.400 euro.
Come ridurre questa tassa Se Bitcoin fosse stato venduto a un prezzo inferiore rispetto all’acquisto, ad esempio 50.000 euro, si sarebbe generata una minusvalenza: 50.000 – 60.000 = -10.000 euro.
In questo caso, non si deve alcuna imposta, ma la minusvalenza di 10.000 euro potrà essere utilizzata per compensare eventuali futuri guadagni nei successivi 5 anni, riducendo il carico fiscale su plusvalenze successive.
In sintesi
Possedere criptovalute comporta il pagamento dell’imposta di bollo (0,2%).
Vendere criptovalute con un guadagno comporta la tassazione del 26% sulla plusvalenza.
Vendere in perdita permette di compensare la minusvalenza su guadagni futuri.
Quali operazioni crypto sono tassate?
Non tutte le operazioni con criptovalute comportano un obbligo fiscale immediato. La normativa italiana distingue tra:
Operazioni fiscalmente rilevanti, che generano tasse sulle plusvalenze.
Operazioni non tassabili, che non hanno impatto fiscale immediato.
Vediamo nel dettaglio quali transazioni rientrano in ciascuna categoria.
Operazioni fiscalmente rilevanti
Su queste operazioni viene applicato il 26% di tasse:
Vendita di criptovalute in cambio di euro o altre valute fiat (es. USD, GBP).
Conversione di criptovalute in stablecoin (es. USDT, USDC), trattate fiscalmente come strumenti finanziari simili alla valuta fiat.
Utilizzo di criptovalute per acquistare beni o servizi, se il valore della crypto al momento del pagamento è maggiore del prezzo di acquisto originario.
Esempio pratico Compri Bitcoin a 30.000€. Lo vendi per 40.000€ in euro → Tassabile (26% sulla plusvalenza di 10.000€). Scambi Bitcoin per USDT → Tassabile (26% sulla plusvalenza di 10.000 in USDT).
Eventi NON fiscalmente rilevanti
Le seguenti transazioni non comportano un’imposizione fiscale immediata:
Scambi tra criptovalute (es. Bitcoin → Ethereum), purché tra asset con caratteristiche e funzioni simili. Quindi escludendo scambi crypto-NFT o crypto-stablecoin.
Scambi tra euro e stablecoin (es. Tether → USD Coin), considerati equivalenti.
Trasferimenti di criptovalute tra wallet personali o tra exchange, senza vendita o conversione in fiat.
Esempio pratico Scambi Bitcoin per Ethereum → Non tassabile. Se poi vendi Ethereum per euro con guadagno, allora pagherai il 26% sulla plusvalenza.
In sintesi
Se converti crypto in euro o stablecoin, paghi le tasse sulle plusvalenze.
Se scambi tra criptovalute simili (es. BTC > ETH) non paghi tasse.
Sapere quali operazioni sono tassabili ti aiuta a gestire meglio la tua strategia fiscale e a prepararti alla dichiarazione dei redditi 2025.
Come funzionano i depositi di criptovalute e il prezzo di carico
I depositi di criptovalute, ovvero il trasferimento di asset da un wallet a un altro wallet, ad esempio da Metamask a un exchange come Young Platform, non generano tasse sulle plusvalenze. Tuttavia, questi depositi devono essere dichiarati nel Quadro RW (Modello Redditi) o nel Quadro W (730) per il monitoraggio fiscale.
Attenzione al prezzo di carico Quando depositi crypto su un exchange, il sistema registra il valore di acquisto come zero, a meno che tu non fornisca la documentazione del prezzo originale di acquisto e lo inserisca manualmente sulla piattaforma. Questo può avere conseguenze fiscali molto importanti. Vediamo perché.
Perché il prezzo di carico è fondamentale?
Se il prezzo di acquisto non viene dichiarato, il fisco considera l’intero importo della vendita come plusvalenza tassabile. Vediamo un esempio pratico.
Esempio 1: Deposito senza prezzo di carico
Depositi 0,5 Bitcoin acquistati in passato, ma senza indicare il prezzo di acquisto.
Successivamente, vendi questi 0,5 BTC a 100.000€.
Il fisco considera l’intero importo come plusvalenza → 100.000 × 26% = 26.000€ di tasse.
Esempio 2: Deposito con prezzo di carico documentato
Depositi 0,5 Bitcoin e dichiari che li hai acquistati a 60.000€.
Quando vendi a 100.000€, la plusvalenza tassabile sarà: 100.000 – 60.000 = 40.000€.
Tassa dovuta: 40.000 × 26% = 10.400€.
Morale: Se non dichiari il prezzo di acquisto, pagherai molte più tasse del dovuto. Per questo è fondamentale registrare e documentare il prezzo di carico dei depositi.
Se utilizzi piattaforme come Young Platform, puoi caricare la cronologia delle transazioni dai tuoi wallet personali per generare un report fiscale dettagliato e ottimizzare la dichiarazione dei redditi 2025.
Casi particolari: Staking, Airdrop e Mining
Le criptovalute possono generare guadagni attraverso diverse modalità, come staking, airdrop, e mining. Queste ricompense vengono tassate sia al momento dell’accredito sul tuo wallet, sia al momento della vendita, se questa genera un guadagno:
Imposta del 26% al momento dell’accredito, calcolata sul valore di mercato della criptovaluta ricevuta.
Ulteriore imposta del 26% sulla plusvalenza, in caso di vendita a un prezzo superiore al valore di accredito.
Vediamo ora in cosa consistono queste tipologie di plusvalenze:
Ricompense da staking: si ottengono bloccando criptovalute per supportare il funzionamento della blockchain.
Guadagni da airdrop: le criptovalute distribuite gratuitamente da progetti blockchain o exchange.
Mining di criptovalute: i proventi derivanti dalla validazione delle transazioni su blockchain sono imponibili. Per il mining professionale, gestito da aziende specializzate, la tassazione segue le regole fiscali previste per le imprese.
In tutti i casi, è fondamentale monitorare il valore delle criptovalute al momento dell’accredito per calcolare correttamente la plusvalenza tassabile.
Come dichiarare le criptovalute nella dichiarazione dei redditi 2025
Se hai già dichiarato i tuoi investimenti, è importante sapere cosa cambia nella dichiarazione dei redditi 2025 rispetto alla dichiarazione dei redditi 2024. Per dichiarare correttamente le proprie crypto, è necessario compilare sezioni specifiche, che variano a seconda del regime fiscale del contribuente.
Dichiarazione per Partite IVA: Quadro RW e Quadro RT nel Modello Redditi
I titolari di Partita IVA devono compilare il Modello Redditi (ex Modello Unico), inserendo le informazioni relative alle criptovalute in questi quadri:
Quadro RW: per dichiarare il possesso di criptovalute e calcolare l’imposta di bollo del 0,2% sul valore totale detenuto al 31 dicembre.
Quadro RT: per dichiarare le plusvalenze realizzate e calcolare l’imposta del 26% sui guadagni da vendite di criptovalute.
Esempio per una Partita IVA
Quadro RW
Valore crypto al 31 dicembre 2024 → 20.000€.
Imposta di bollo (0,2%) → 20.000 × 0,2% = 40€.
Quadro RT
Guadagno dalla vendita di Bitcoin → 10.000€.
Tassa sulle plusvalenze (26%) → 10.000 × 26% = 2.600€.
Dichiarazione per lavoratori dipendenti: Quadro W e Quadro T del Modello 730
I lavoratori dipendenti e i pensionati che utilizzano il Modello 730 devono dichiarare le criptovalute nei seguenti quadri:
Quadro W: equivalente al Quadro RW del Modello Redditi. Qui si indica il valore totale delle criptovalute detenute al 31 dicembre, su cui viene applicata l’imposta di bollo dello 0,2%.
Quadro T: introdotto quest’anno, è dedicato alla dichiarazione delle plusvalenze da criptovalute e funziona come il Quadro RT del Modello Redditi.
Esempio per un lavoratore dipendente
Quadro W
Valore crypto al 31 dicembre 2024 → 30.000€.
Imposta di bollo (0,2%) → 30.000 × 0,2% = 60€.
Quadro T
Guadagno dalla vendita di Bitcoin → 5.000€.
Tassa sulle plusvalenze (26%) → 5.000 × 26% = 1.300€.
Dichiarare correttamente le criptovalute nella dichiarazione dei redditi 2025 è essenziale per evitare problemi fiscali e ottimizzare il pagamento delle tasse crypto.
Quali documenti servono per la dichiarazione dei redditi 2025?
Per compilare correttamente la dichiarazione dei redditi 2025 e calcolare le tasse crypto, è fondamentale raccogliere e conservare tutta la documentazione necessaria.
Se hai già presentato la dichiarazione dei redditi 2024, ti consigliamo di conservare quei dati per eventuali verifiche e aggiornare i nuovi calcoli per il 2025.
Vediamo quali sono i documenti indispensabili.
1. Estratti conto degli exchange e wallet personali
Devi avere un riepilogo dettagliato di tutte le criptovalute detenute e delle operazioni effettuate. I documenti da conservare includono:
Saldo delle criptovalute al 31 dicembre → Serve per compilare il Quadro RW (Modello Redditi) o il Quadro W (730).
Storico delle transazioni → Con date, importi e controvalori, per calcolare plusvalenze e minusvalenze.
Accrediti da staking, airdrop e cashback → Serve il prezzo della criptovaluta alla data di accredito sul tuo portafoglio perché se dovessi venderle in futuro, dovrai dichiarare il prezzo di carico.
Dove trovare questi dati? I principali exchange, come Young Platform, permettono di scaricare un report fiscale con tutti i dati richiesti. Se utilizzi wallet non custodial (es. MetaMask, Ledger, Trezor), devi estrarre manualmente il saldo e la cronologia delle operazioni.
Suggerimento Se utilizzi Young Platform, puoi caricare la cronologia delle operazioni dai tuoi wallet personali per generare un report fiscale completo con tutte le transazioni crypto dal 2016 a oggi.
Ricevuta di pagamento dell’imposta di bollo Se utilizzi exchange come Young Platform, il calcolo e il pagamento dell’imposta di bollo vengono effettuati automaticamente dalla piattaforma. Questo significa che non dovrai preoccuparti di versare l’importo manualmente, ma solo di:
Compilare il Quadro RW (Modello Redditi) o Quadro W (730).
Allegare la ricevuta di pagamento, scaricabile direttamente dal tuo account.
In questo modo, la dichiarazione delle tasse crypto sarà più semplice e veloce.
2. Storico degli acquisti e vendite di criptovalute
Per calcolare correttamente le plusvalenze crypto, è essenziale registrare:
Data e prezzo di acquisto di ogni criptovaluta.
Data e prezzo di vendita.
Commissioni applicate dall’exchange.
Se utilizzi il metodo LIFO (Last In, First Out), devi tenere un registro aggiornato per identificare quale frazione del portafoglio è stata venduta e a quale prezzo di carico.
Dove trovare questi dati? Gli exchange come Young Platform offrono report fiscali completi con Quadro RW e RT già precompilati, utili per la dichiarazione.
3. Documentazione per staking, mining, airdrop e ricompense
Se hai ricevuto criptovalute tramite:
Staking
Mining
Airdrop
Funzionalità Earn
Cashback o referral program
Questi importi devono essere dichiarati come redditi da capitale o plusvalenze. È quindi necessario tenere traccia e conservare data e valore di mercato delle criptovalute ricevute.
4. Storico delle conversioni in stablecoin e valute fiat
Con la nuova normativa, gli scambi tra criptovalute e stablecoin (es. USDT, USDC) sono fiscalmente rilevanti.
Cosa conservare?
Elenco completo delle conversioni crypto → stablecoin effettuate.
Prezzo al momento della conversione.
Suggerimento Se utilizzi Young Platform, puoi caricare la cronologia delle operazioni verso stablecoin dai tuoi wallet personali per generare un report fiscale completo con tutte le transazioni crypto dal 2016 a oggi.
5. Report di eventuali trasferimenti tra wallet personali e exchange
Anche se i trasferimenti interni tra i tuoi wallet personali o tra diversi exchange non sono tassabili, è utile tenerne traccia per dimostrare che non si tratta di vendite o scambi soggetti a tassazione qualora ci fosse un controllo dell’Agenzia delle Entrate.
Registra tutti i movimenti tra i tuoi wallet.
Conserva gli ID delle transazioni per eventuali verifiche.
In sintesi
Per dichiarare correttamente le criptovalute nella dichiarazione dei redditi 2025, devi raccogliere questi documenti:
Estratti conto degli exchange e wallet per monitorare saldo e transazioni.
Storico acquisti e vendite per calcolare le plusvalenze.
Report di staking, mining e airdrop per dichiarare eventuali accrediti.
Registro delle conversioni in stablecoin, ora fiscalmente rilevanti.
Storico trasferimenti tra wallet, per dimostrare che non si tratta di operazioni tassabili.
Se utilizzi Young Platform, puoi scaricare un report fiscale unico con tutti questi dati che semplifica la dichiarazione e ti aiuta a rispettare la normativa. Organizzarsi in anticipo ti permetterà di compilare la dichiarazione dei redditi in modo corretto e ottimizzare le tasse crypto.
La pigrizia è una virtù nel mondo degli investimenti! Scopri altre 5 assunzioni paradossali e controintuitive (ma vere) del mondo della finanza personale.
Quali sono i principali paradossi della finanza personale? Sul nostro blog ci occupiamo principalmente di criptovalute, ma ogni tanto ci piace approdare su altre sponde dell’esteso letto del fiume degli investimenti.
Di recente ci è capitato tra le mani un interessantissimo articolo di Dedalo Invest, in cui l’autore Andrea Gonzali presenta le 10 contriunitività (o paradossi) del mondo della finanza personale. Abbiamo deciso di riprenderlo e riaddattarlo, dato che molti dei punti presentati, almeno secondo noi, si adattano molto bene anche al mondo crypto.
Il mondo degli investimenti è controintuitivo
L’affermazione presente nel titolo di questo sottocapitolo può certamente essere confutata. L’obiettivo di chi esplora i mercati è totalmente razionale e condiviso da chiunque conosca le logiche di base: massimizzare i rendimenti e minimizzare le perdite. Tuttavia, seppur gli obiettivi siano intuitivi e logici, non lo sono molte delle azioni che gli investitori compiono, almeno senza l’inottenibile beneficio del senno di poi. Insomma la meta è logica, intuitiva e razionale ma non lo è il percorso.
Qual è il motivo principale? Beh, difficile identificarne soltanto uno. Per esempio fin dalla sua comparsa l’umanità ha sviluppato l’intuito per perseguire due obiettivi fondamentali: garantire la sopravvivenza della specie e assicurarne la continuità attraverso la procreazione, non sicuramente per accrescere il capitale in suo possesso. In altre parole si può dire che, citando l’autore della versione originale di questo articolo: “i principi fondamentali sono intuitivi: risparmia con regolarità, investi con prudenza, diversifica il portafoglio e mantienilo nel lungo termine. È la gestione del denaro che è complessa.”
1. La pigrizia è una virtù
Iniziamo con quello che è probabilmente lo statement più paradossale: la pigrizia solitamente massimizza le performance; al contrario, l’iperattività le penalizza. Ovviamente non abbiamo redatto questo contenuto per generalizzare, ed esisteranno sicuramente delle eccezioni. Per esempio l’infallibile e attivissimo trader di meme coin e cugino del nostro amico. In ogni caso, se analizziamo i grandi numerinel mondo degli investimenti e della finanza personale viene ribaltato tutto ciò che la società ci ha insegnato sul valore dell’impegno e del lavoro.
Attenzione! La pigrizia, in questo caso, si riferisce al mero lato operativo, ad esempio il numero di acquisti e vendite o ribilanciamenti, e non al tempo impiegato per studiare i concetti o le principali teorie. Questa assunzione può essere applicata anche al mondo crypto. Più cresce il numero di operazioni effettuate in un dato orizzonte temporale e più cresce il rischio di commettere errori che, soprattutto se si sceglie una determinata tipologia di crypto, possono portare a grosse perdite.
Per quanto riguarda la finanza tradizionale “i cosiddetti lazy portfolios, portafogli che contengono un semplice diversificazione tra poche asset class replicate da strumenti finanziari economici che richiedono interventi minimi, hanno storicamente performato meglio di numerose strategie più sofisticate e gestite attivamente.” E si può dire lo stesso per i portafogli composti prevalentemente da Bitcoin (e al massimo poche altcoin), anche se l’orizzonte temporale di riferimento è molto più breve.
Ciò accade per una serie di motivi. In primis: ogni singola operazione, non importa se effettuata su un broker o su un exchange crypto, comporta dei costi, oltre che accrescere notevolmente la probabilità di commettere errori. Per via dell’imprevedibilità neanche i professionisti puntano a fare timing del mercato, ovvero vendere quando gli asset che detengono raggiungono un punto di massimo o comprare su un minimo. Infine, non si può non specificare che le plusvalenze registrate sono soggette a tassazione.
2. “Bisogna seguire l’intuito”
L’intuito ci salva la vita, per esempio facendoci avvertire un pericolo prima che si manifesti, ma è molto pericoloso quando si parla di investimenti. Gli esseri umani soltanto di recente hanno iniziato ad impegnarsi per far fruttare il loro denaro, mentre hanno sviluppato l’intuito e i bias cognitivi ad esso connessi in centinaia di migliaia di anni. In parole ancora più semplici: il nostro intuito si è sviluppato per metterci al sicuro da belve feroci o da piante velenose, non dal crollo dei mercati successivo al Trump Trade.
Ecco i bias cognitivi, degli automatismi mentali dai quali si generano credenze e da cui si traggono decisioni veloci, che più frequentemente influiscono sul modo in cui investiamo:
L’ancoraggio: attribuiamo un valore eccessivo e irrazionale ad alcune soglie di prezzo. Un esempio lampante sono i 100.000$ per Bitcoin, che hanno portato tantissimi investitori a commettere errori durante il bull market del 2021 perché convinti che BTC avesse raggiunto tale soglia.
L’overconfidence bias: siamo soggetti a questo bias quando sovrastimiamo le nostre conoscenze e capacità decisionali o la precisione delle nostre previsioni;
Il bias di conferma: quando ricerchiamo selettivamente soltanto i dati che avvalorano le nostre opinioni;
Per questo motivo gli approcci rigidi caratterizzati da un set di regole chiare e che non devono essere infrante, ad esempio l’acquisto ricorrente o il buy and hold, tendono a garantire risultati migliori rispetto a strategie che si affidano all’istinto o alla percezione soggettiva di un investitore.
3. I saldi non attirano compratori
Al contrario di quanto accade normalmente, nella finanza, e ancor di più nel mondo crypto, la discesa dei prezzi allontana gli acquirenti. Supponiamo di essere interessati ad un paio di scarpe e che il loro prezzo, ad un certo punto, si riduca del 50%. Molto probabilmente accogliamo questa riduzione con gioia e molto probabilmente le acquistiamo. È paradossale ma sui mercati accade l’opposto. Il celebre meme che rappresenta una coda lunghissima quando il prezzo di BTC è pari a 100.000$ e una coda vuota quando questo è pari a 6.000$ funziona, perché riflette la verità.
Quanto anticipato può essere spiegato con un fenomeno noto come effetto gregge: quando tutti vendono, il nostro istinto ci spinge a fare lo stesso, anche se razionalmente sappiamo che potrebbe essere semmai il momento migliore per comprare. Sui mercati gli sconti spaventano perché i movimenti ribassisti di prezzo sono associati a notizie o comportamenti negativi, e modificano la percezione degli investitori che si aspettano ribassi ulteriori.
4. Investire vicino ai massimi è la norma, non l’eccezione
Per quando riguarda questo punto ci distacchiamo per un momento dal settore crypto per concentrarci sui mercati finanziari tradizionali, in particolare quello azionario. Non perché tale paradosso o controintuitività sia esclusiva per questo tipo di mercato, ma a causa della giovane età degli asset crypto in confronto agli indici azionari, che non ci forniscono sufficienti dati storici per avvalorare la nostra tesi.
Tra chi si approccia per la prima volta al mondo degli investimenti aleggia la paura di comprare ai massimi, o “troppo tardi”. Questa risulta totalmente infondata se analizziamo la storia dell’S&P 500, il principale indice azionario che racchiude le performance delle 500 aziende più capitalizzate degli Stati Uniti e, in un certo senso, descrive l’andamento generale del mercato. Guardando il suo grafico, che inizia nel 1957, notiamo come “il mercato trascorra gran parte del tempo in prossimità dei suoi massimi storici”.
L’S&P 500 ha realizzato 1.242 nuovi massimi tra il suo anno di nascita (1957) e marzo 2025. Inoltre, generalmente periodi molto brevi di tempo separano un massimo storico dal successivo, anche se ci sono state alcune eccezioni (circa 7 anni tra il 2000 e il 2007 e tra il 1973 e il 1980). Tutto questo per dire che, almeno per quanto riguarda la finanza tradizionale, i nuovi all-time high non sono eventi eccezionali ma rappresentano la normalità.
Inoltre, l’idea che sia più facile investire durante una fase ribassista è spesso illusoria: quando i mercati crollano, la paura e l’incertezza prendono il sopravvento, rendendo paradossalmente più difficile investire, anche quando i prezzi sono notevolmente più bassi.
E per quanto riguarda il mondo crypto? Beh, a oggi nemmeno Bitcoin può essere paragonato all’S&P 500 dati i 50 anni che li separano; caratteristica che rende il valore di BTC più ciclico e soggetto alla volatilità. Tuttavia, di recente Bitcoin ha ridotto il tempo che è intercorso tra due massimi storici, probabilmente a causa del crescente interesse negli asset da parte degli investitori istituzionali. È probabile che con il tempo, anche se non possiamo avere la certezza, i movimenti di Bitcoin assomiglieranno sempre di più a quelli di asset tradizionali, il principale indiziato ad essere preso in esempio è l’oro dato che questi due condividono la scarsità.
5. Il paradosso dei paradossi
E arriviamo, dunque, al quinto e ultimo punto, descritto efficacemente da Dedalo Invest attraverso il seguente paradosso:
È fondamentale iniziare a investire il prima possibile per sfruttare l’interesse composto.
Non si può agire alla cieca, ma è necessario comprendere bene cosa si sta facendo, e quindi educarsi, prima di iniziare ad investire.
La prima assunzione è molto semplice se si conosce il funzionamento dell’interesse composto, ovvero il rendimento percentuale che si riceve su un importo il quale è frutto di un interesse guadagnato in precedenza. Insomma, è una sorta di interesse sugli interessi. Tuttavia buttarsi a capofitto senza essere in possesso delle conoscenze di base può portare a errori, più o meno costosi e traumatici che possono portare l’individuo ad abbandonare il mondo degli investimenti.
Come ovviare a questo problema? Puoi partire dai migliaia di contenuti che trovi sul nostro sulla nostra Academy e sul nostro Blog!
Cosa si deve fare per andare in pensione a 64 anni? Chi ci può andare? Con quali requisiti?
Dal 1° gennaio 2025, sarà possibile andare in pensione anticipata a 64 anni, ma con nuove regole e requisiti. In questa guida spiegheremo non solo chi può accedere a questa opportunità, ma anche cosa sono il regime contributivo puro, l’assegno sociale e la pensione integrativa, per aiutarti a capire meglio come funzionano queste misure introdotte dalla nuova Legge di Bilancio.
1. Chi può andare in pensione anticipata a 64 anni?
Le nuove regole si applicano a:
Lavoratori nel regime contributivo puro, cioè chi ha iniziato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995.
Chi ha almeno 25 anni di contributi (30 anni dal 2030).
Chi raggiunge una pensione minima di 1.603,23 euro al mese (tre volte l’assegno sociale del 2024).
Cos’è il regime contributivo puro?
Il regime contributivo puro è un sistema di calcolo della pensione basato esclusivamente sui contributi versati durante la carriera lavorativa.
Si applica a chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995, in seguito alla riforma Dini.
La pensione dipende dall’importo totale dei contributi accantonati e dalla loro rivalutazione nel tempo.
Non tiene conto di eventuali retribuzioni precedenti, come avviene nel regime retributivo o misto.
2. Cosa serve per andare in pensione anticipata?
Ricapitolando quanto abbiamo detto, dal 2025:
Età: almeno 64 anni.
Contributi: almeno 25 anni (30 anni dal 2030).
Importo minimo della pensione: devi raggiungere almeno tre volte l’assegno sociale, pari a 1.603,23 euro al mese.
Cos’è l’assegno sociale?
L’assegno sociale è un supporto economico fornito dallo Stato alle persone con redditi molto bassi o nulli, che abbiano almeno 67 anni e risiedano in Italia.
L’importo dell’assegno sociale nel 2024 è di 534,41 euro al mese.
Per accedere alla pensione anticipata, è necessario che la pensione raggiunga almeno tre volte questo importo (circa 1.603 euro).
3. Come funziona la pensione integrativa?
Se la pensione INPS (obbligatoria) non raggiunge la soglia minima richiesta, puoi utilizzare la pensione integrativa per colmare la differenza.
Cos’è la pensione integrativa?
La pensione integrativa è un sistema di risparmio volontario che permette di accantonare somme aggiuntive durante la vita lavorativa per avere una rendita extra una volta in pensione.
Viene accumulata aderendo a un fondo pensione o a un piano individuale pensionistico (PIP).
Può essere riscossa come rendita periodica o come capitale, a seconda delle regole del fondo.
È particolarmente utile per chi è nel regime contributivo, dove la pensione è calcolata solo sui contributi versati, e rischia di essere più bassa.
Esempio pratico:
Se la tua pensione INPS è di 1.300 euro al mese e la rendita dal tuo fondo pensione è di 350 euro, il totale sarà di 1.650 euro, permettendoti di accedere alla pensione anticipata.
4. Pensione anticipata per le donne a 64 anni: agevolazioni per chi ha figli
Le lavoratrici madri possono accedere al pensionamento anticipato con requisiti ridotti:
Con un figlio, la soglia minima scende a 1.496 euro al mese (2,8 volte l’assegno sociale).
Con due figli, si riduce ulteriormente a 1.389 euro al mese (2,6 volte l’assegno sociale).
5. Divieto di cumulo con altri redditi per chi va in pensione anticipata
Un aspetto importante da considerare per chi sceglie la pensione anticipata è il divieto di cumulo con altri redditi da lavoro.
Non puoi lavorare come dipendente o autonomo: chi va in pensione anticipata non può svolgere attività lavorative regolari.
Eccezione per il lavoro occasionale: è consentito solo il lavoro occasionale, ma con un limite massimo di 5.000 euro lordi annui.
Questa regola vuole evitare che chi accede alla pensione anticipata possa continuare a generare redditi regolari, garantendo così che il sistema previdenziale mantenga un equilibrio economico. Prima di scegliere questa opzione, valuta attentamente le implicazioni sul tuo reddito complessivo.
6. Clausole di sicurezza e futuri cambiamenti
Dal 2030, i requisiti per la pensione anticipata diventeranno più stringenti:
I contributi richiesti aumenteranno a 30 anni.
La soglia minima salirà a 1.710 euro al mese (3,2 volte l’assegno sociale).
La riforma include inoltre clausole di sicurezza per evitare costi eccessivi per lo Stato. Queste potrebbero comportare:
Un aumento ulteriore dei requisiti contributivi o della soglia minima.
Eventuali posticipazioni della pensione anticipata.
Se hai intenzione di andare in pensione anticipata, ti consigliamo di inoltrare la richiesta entro i prossimi 5 anni per evitare di rientrare nelle clausole più restrittive previste dal 2030.
7. Pensione di vecchiaia a 67 anni: cosa cambia?
Le nuove regole introdotte dalla riforma non si limitano al pensionamento anticipato, ma interessano anche la pensione di vecchiaia, accessibile a partire da 67 anni. Per chi è nel regime contributivo puro, sarà possibile utilizzare la rendita della pensione integrativa per raggiungere la soglia minima dell’assegno sociale e accedere alla pensione.
Come funziona?
Requisiti minimi:
67 anni di età.
Almeno 20 anni di contributi versati.
Importo minimo della pensione: deve essere pari almeno a 534,41 euro al mese (l’importo dell’assegno sociale nel 2024).
Se la pensione obbligatoria INPS non raggiunge questa soglia, sarà possibile integrare l’importo con la rendita maturata nella pensione complementare.
Esempio pratico:
Se la pensione INPS è di 500 euro al mese, è possibile utilizzare 50 euro dalla rendita del fondo pensione per raggiungere i 534,41 euro richiesti e andare in pensione a 67 anni.
Questa possibilità offre un’importante opportunità per chi ha carriere lavorative discontinue o stipendi bassi, garantendo un minimo di sicurezza economica.
8. Aumento delle pensioni minime per gli over 70
Dal 2025, le pensioni minime per gli over 70 in difficoltà economica saranno aumentate di 8 euro al mese, e verrà leggermente innalzato il reddito massimo per ottenere questi benefici.
9. Novità per i giovani lavoratori: contributi extra per una maggiore sicurezza pensionistica
La riforma include importanti novità per i giovani lavoratori assunti dal 2025, offrendo strumenti per migliorare le loro pensioni future.
Contributi extra volontari
I neoassunti potranno scegliere di aumentare volontariamente la loro contribuzione previdenziale fino a un massimo del 2% in più rispetto alla contribuzione standard.
Esempio per i dipendenti: l’attuale aliquota contributiva del 9,19% potrà salire fino all’11,19%.
Questo contributo extra sarà deducibile al 50% dalle tasse, rendendolo meno oneroso per chi decide di aderire.
L’obiettivo è incentivare i giovani a versare di più durante la carriera lavorativa, così da costruire una pensione più elevata nel lungo termine, anche a fronte di carriere meno lineari o stipendi iniziali bassi.
In sintesi: cosa fare per andare in pensione a 64 Anni?
Verifica i tuoi requisiti:
Età (64 anni).
Anni di contributi (almeno 25).
Importo minimo della pensione (1.603,23 euro al mese).
Calcola la tua pensione:
Accedi al portale INPS per controllare la tua posizione contributiva.
Consulta il tuo fondo pensione per verificare la rendita maturata.
Richiedi supporto:
Rivolgiti a un patronato o al tuo fondo pensione per avere assistenza nel calcolo e nella domanda.
Presenta la domanda:
Utilizza il portale INPS per inoltrare la richiesta di pensionamento anticipato.
Andare in pensione anticipata a 64 anni sarà possibile per chi ha maturato almeno 25 anni di contributi e utilizza la pensione integrativa per colmare eventuali carenze. Questa misura offre maggiore flessibilità, ma richiede una pianificazione attenta e una conoscenza delle regole.
Consulta subito il tuo estratto contributivo e prepara la tua strategia per il pensionamento!
Scopri tutto sul certificato medico di malattia: come richiederlo, chi deve inviarlo al datore di lavoro, quanti giorni può dare il medico di base e quali sono i diritti e i doveri del lavoratore durante la malattia.
Il certificato medico di malattia è un documento fondamentale per giustificare l’assenza dal lavoro per motivi di salute. Ottenere e gestire correttamente il certificato è essenziale per evitare sanzioni disciplinari e per tutelare i propri diritti come lavoratore. In questo articolo esamineremo come funziona il certificato medico di malattia, chi deve inviarlo, quanti giorni può dare il medico di base e le procedure da seguire per rimanere conformi alla legge.
Come funziona il certificato medico di malattia?
Il certificato medico di malattia è un documento rilasciato dal medico di base che attesta l‘impossibilità temporanea del lavoratore nel svolgere la sua attività lavorativa. Dopo aver avvisato il datore di lavoro dell’assenza, il dipendente deve recarsi dal proprio medico per ottenere il certificato. Quest’ultimo viene trasmesso telematicamente all’INPS e successivamente al datore di lavoro.
Il certificato di malattia telematico è composto da due documenti:
Uno destinato all’INPS, che contiene la diagnosi.
Un altro destinato al datore di lavoro, che indica la durata della malattia.
La responsabilità della corretta trasmissione del certificato è del dipendente, quindi è importante verificare che il certificato sia stato inviato correttamente. La verifica può essere fatta online sul sito dell’INPS, utilizzando credenziali SPID o PIN.
Chi invia il certificato di malattia al datore di lavoro?
È il medico curante che si occupa della trasmissione del certificato medico di malattia all’INPS, che a sua volta lo rende disponibile al datore di lavoro. Questo processo semplifica notevolmente la comunicazione, eliminando l’obbligo per il lavoratore di dover inviare fisicamente il certificato al datore. Tuttavia, il lavoratore deve sempre informare il datore di lavoro del suo stato di malattia e fornire il numero di protocollo del certificato.
In caso di errore da parte del medico durante la redazione del certificato, il lavoratore ha la possibilità di richiedere una correzione entro 24 ore. Se sono trascorse più di 24 ore, invece, si può contattare l’INPS per effettuare la modifica. In alcune situazioni, come per alcune categorie del settore pubblico, il certificato può essere rilasciato in modalità cartacea e inviato manualmente al datore di lavoro e all’INPS.
Quanti giorni di malattia può dare il medico di base?
Il medico di base può rilasciare un certificato di malattia per un numero di giorni che ritiene adeguato in base alla condizione del paziente. In generale, non esiste un limite prefissato per il numero di giorni, ma il medico è tenuto a giustificare la durata della prognosi in base alla gravità della malattia. Nel caso in cui la malattia persista oltre la data indicata, è necessario ottenere un nuovo certificato per prolungare il periodo di malattia.
È importante notare che il periodo di malattia riconosciuto dall’INPS parte dalla data in cui viene emesso il certificato medico. Il medico non può giustificare giorni precedenti alla visita, salvo specifiche eccezioni come le visite a domicilio. Nel caso in cui il lavoratore desideri rientrare al lavoro prima della data indicata nel certificato, è necessaria una modifica del certificato da parte del medico.
Quando andare dal medico per il certificato di malattia?
È consigliabile andare dal medico per il certificato di malattia immediatamente al presentarsi della necessità di assenza dal lavoro. Questo evita complicazioni come la tardiva certificazione, che potrebbe non essere accettata dall’INPS, o sanzioni disciplinari da parte del datore di lavoro. Per ottenere il certificato, il lavoratore deve informare tempestivamente il datore di lavoro e prenotare una visita con il medico di base.
Durante la malattia, il lavoratore è soggetto a visite di controllo da parte dell’INPS. È quindi obbligato a essere reperibile in determinate fasce orarie, generalmente dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19, per permettere al medico di verificare lo stato di malattia. In alcuni casi, come per lavoratori con patologie gravi o in condizioni di ricovero ospedaliero, l’obbligo di reperibilità può essere sospeso.
Infine, è possibile variare l’indirizzo di reperibilità durante la malattia, ma il dipendente deve informare sia il datore di lavoro sia l’INPS del nuovo indirizzo. Nel caso di dipendenti pubblici, la comunicazione deve avvenire immediatamente e seguire le specifiche procedure previste dalla normativa.
Sei sul blog di Young Platform, la piattaforma italiana per comprare criptovalute. Qui puoi trovare le ultime novità su blockchain, Bitcoin e Web3. Raccontiamo da vicino questa economia emergente con un occhio alla finanza tradizionale, così hai tutto quello che ti serve per entrare nella nuova era del denaro.
Scopri cos’è la previdenza complementare, i vantaggi che offre e come funziona il sistema per integrare la pensione pubblica
La previdenza complementare è uno strumento cruciale per garantirsi un futuro finanziario solido dopo il pensionamento. In un contesto di riforme che hanno ridotto l’importo delle pensioni pubbliche, questa forma di previdenza privata volontaria è pensata per integrare la pensione di base e colmare il gap tra l’ultimo stipendio e il sussidio percepito. In questo articolo esploreremo cos’è la previdenza complementare, come funziona e quali sono i suoi principali vantaggi, inclusi i benefici fiscali e la flessibilità che offre.
Cos’è la previdenza complementare?
La previdenza complementare rappresenta una forma di risparmio pensata per integrare la pensione di vecchia “garantita” dall’INPS, sempre più insufficiente a garantire un tenore di vita adeguato. In pratica, si tratta di un sistema che mira a garantire una pensione integrativa rispetto a quella pubblica, colmando il divario tra l’ultimo stipendio percepito durante la vita lavorativa e l’importo della pensione. Questa integrazione può risultare fondamentale per mantenere il proprio stile di vita anche dopo il ritiro dal mondo del lavoro.
Chi ha diritto alla pensione complementare? Tutti i lavoratori possono aderire, sia dipendenti che autonomi, e possono scegliere tra diversi strumenti di previdenza complementare, come i fondi pensione e i Piani Individuali Pensionistici (PIP).
Come funziona la previdenza complementare?
Il funzionamento della previdenza complementare si basa su contributi versati in fondi pensione o PIP, che vengono poi investiti per generare un rendimento. Ma quanto conviene versare al fondo pensione? La risposta dipende da diversi fattori, tra cui il proprio reddito, l’età in cui si decide di iniziare a contribuire e la quantità monetaria che si vuole raggiungere al momento della pensione. È possibile versare anche contributi aggiuntivi volontari, che permettono di aumentare il capitale accumulato, soprattutto se si è iniziato tardi ad aderire alla previdenza complementare.
I fondi pensione si dividono in diverse categorie:
Fondi pensione chiusi (o negoziali): sono riservati a determinate categorie di lavoratori e sono il frutto di accordi collettivi tra le parti sociali.
Fondi pensione aperti: accessibili a tutti, indipendentemente dalla categoria lavorativa.
PIP (Piani Individuali Pensionistici): polizze vita con finalità pensionistiche, gestite da compagnie assicurative.
Quando conviene aderire alla previdenza complementare? In breve la risposta sarebbe “prima si inizia, meglio è”, ovvero prima si inizia a contribuire e maggiore sara il capitale accumulato che beneficerà dell’effetto dell’interesse composto. Anche per chi decide di aderire in una fase avanzata della propria carriera, esistono vantaggi legati ai benefici fiscali e alla possibilità di destinare una parte del proprio TFR (Trattamento di Fine Rapporto) al fondo pensione.
Vantaggi della previdenza complementare
Uno dei vantaggi più evidenti della previdenza complementare riguarda le agevolazioni fiscali. Ma esattamente, quanto si recupera dalla previdenza complementare in termini di benefici fiscali? I contributi versati nei fondi pensione sono deducibili dal reddito fino a un massimo di 5.164,57 euro all’anno. Questo significa che si riduce l’importo delle tasse da pagare, ottenendo un doppio vantaggio: risparmio fiscale immediato e accumulo di capitale per il futuro.
Questo vantaggio fiscale permette al capitale di crescere più rapidamente nel lungo periodo. Inoltre, al momento del pensionamento, è possibile scegliere tra diverse modalità di riscossione del capitale accumulato: una rendita vitalizia, un capitale unico o una combinazione delle due. Questo garantisce una notevole flessibilità, adattando la prestazione pensionistica alle proprie necessità.
A chi conviene la previdenza complementare?
Chi dovrebbe prendere in considerazione l’adesione alla previdenza complementare? La risposta è semplice: chiunque desideri integrare la propria pensione pubblica e assicurarsi un reddito adeguato anche dopo aver smesso di lavorare. In particolare, i giovani lavoratori sono quelli che più possono beneficiare di questo tipo di risparmio, in quanto hanno più tempo per accumulare capitale e sfruttare l’effetto dell’interesse composto.
A questo punto potreste chiedervi “Maquanto devo versare per ricevere pensione di 2000 euro al mese?” La risposta dipende dalle proprie capacità di risparmio, dal tipo di investimento scelto e dal tempo a disposizione.
Riscatto e recupero della previdenza complementare
Quando è possibile il riscatto totale del fondo pensione? Esistono specifiche circostanze in cui è possibile richiedere il riscatto anticipato del capitale accumulato, come in caso di gravi motivi di salute, disoccupazione prolungata o altre situazioni eccezionali. Tuttavia, è bene ricordare che la previdenza complementare è pensata per garantire un reddito integrativo durante la pensione, per cui il riscatto anticipato dovrebbe essere considerato solo in caso di effettiva necessità.
Inoltre, al momento del pensionamento, il capitale accumulato può essere erogato sotto forma di rendita mensile o di capitale unico, oppure entrambi, in base alle proprie preferenze. Questa flessibilità è fondamentale per rispondere alle diverse esigenze individuali e familiari, garantendo che la prestazione si adatti alle circostanze specifiche del pensionato.
Differenza tra fondi pensione e pensione integrativa
Spesso ci si chiede: che differenza c’è tra fondi pensione e pensione integrativa? In realtà, i fondi pensione sono lo strumento attraverso cui si costruisce la pensione integrativa. I contributi versati nel fondo vengono investiti per creare un capitale, che al momento della pensione diventerà la rendita complementare. La scelta tra diverse tipologie di fondi consente di adattare la strategia di risparmio alle proprie esigenze e al proprio profilo di rischio.
Per approfondire ulteriormente la gestione dei tuoi investimenti e l’importanza di costruire una strategia solida per il futuro, puoi leggere il nostro approfondimento sul blog di Young Platform.
La previdenza complementare è una soluzione indispensabile per assicurarsi un tenore di vita adeguato anche dopo il pensionamento. Tra i vantaggi fiscali, la possibilità di scegliere il tipo di investimento e la flessibilità nella riscossione delle prestazioni, si presenta come un’opportunità valida per chiunque voglia integrare la propria pensione pubblica.
Inoltre, è importante ricordare come Bitcoin, grazie alla sua natura di riserva di valore e gli ottimi rendimenti registrati negli ultimi anni, possa essere un’opportunità interessante per diversificare ulteriormente i propri investimenti, soprattutto per chi guarda a una strategia a lungo termine.
In un contesto di crescenti sfide demografiche e di incertezza sul futuro delle pensioni pubbliche, aderire alla previdenza complementare permette di guardare al futuro con maggiore serenità e sicurezza.
Quale carte utilizzare pagare al di fuori dell’Unione Europea? Ecco la lista delle migliori sette
Quando si intraprende un viaggio al di fuori dell’Unione Europea scegliere la giusta carta di credito o applicazione per i pagamenti da utilizzare fa sempre più la differenza. È ormai lontano il tempo in cui si cambiavano i contanti prima di partire, sempre più messi da parte a favore dei pagamenti digitali per via della loro sicurezza e comodità.
Ma questo non è l’unico motivo, i conti di pagamento e le carte online e le loro piattaforme offrono un ampio ventaglio di servizi. Il principale che analizzeremo all’interno di questo articolo ha a che fare con la possibilità di convertire istantaneamente il proprio denaro in altre valute, in modo da essere pronti a visitare un paese al di fuori dell’Unione Europea.
Revolut
Il colosso fintech UK offre diversi servizi utili per pagare all’estero, dato che permette di effettuare trasferimenti di denaro internazionale in 30 diverse valute. I suoi piani Premium e Metal includono assicurazioni viaggio, cambio valuta illimitato senza commissioni e cashback sulle prenotazioni.
Per chi ama viaggiare senza limiti, Revolut offre soluzioni all-inclusive con il piano Ultra, che consente di ottenere vantaggi come il cashback per hotel e attività locali.
N26
Con oltre 7 milioni di clienti, N26 è una banca esclusivamente online, ideale per chi ama la praticità durante i viaggi. Per esempio questa banca ha un conto dedicato a chi gira il mondo, quello Metal che così come si legge sul sito è pensato per i globetrotter, dato che offre o assicurazioni viaggio, protezione per il furto dello smartphone e prelievi gratuiti in valute estere.
Non ci sono commissioni di cambio per le transazioni in altre valute, rendendo i pagamenti in viaggio semplici ed economici.
Hype
Se ami viaggiare e vuoi lasciare le preoccupazioni (e le commissioni!) a casa, Hype potrebbe essere proprio la tua carta vincente. Dal 2015, questa fintech tutta italiana offre una serie di soluzioni semplici e comode per gestire i tuoi soldi tramite un’unica app. Gianluca Zetti, responsabile dello sviluppo e marketing di Hype, racconta a Wired che “i tre tipi di conto, Hype, Hype Next e Hype Premium, sono pensati per accompagnare i clienti durante le diverse fasi della loro vita”. Per chi è sempre con la valigia pronta, Hype Premium offre il meglio: zero commissioni su prelievi e pagamenti in qualsiasi valuta, ovunque nel mondo.
Il conto Hype Premium include 8 assicurazioni viaggio che coprono emergenze mediche, smarrimento bagagli e molto altro. Inoltre, accedi al programma World Elite Mastercard, con ingressi scontati nelle lounge VIP e corsie preferenziali negli aeroporti, oltre a cashback fino al 5% su hotel, voli e altre spese di viaggio.
WeChat Pay
Se stai pensando di andare in Cina o in altre parti dell’Asia, WeChat Pay è l’alleato perfetto. In Cina, quasi tutto si paga tramite QR code con il cellulare, e WeChat Pay è la super app che fa al caso tuo. Senza commissioni di gestione del conto e con una rete di accettazione vastissima, WeChat Pay ti permette di pagare ovunque, dal ristorante all’hotel. Tencent, la società proprietaria, conferma che il servizio è disponibile in 69 paesi, con oltre 4 milioni di esercizi commerciali che lo accettano, senza restrizioni geografiche.
Tot
Per chi viaggia spesso per lavoro, Tot è il conto B2B ideale. Con un Iban italiano e tre piani di abbonamento a partire da 7€ al mese, Tot offre un conto completo senza commissioni nascoste. La carta Visa Business ti permette di prelevare ovunque, con una commissione del 3,99%. Tot sta lavorando per introdurre carte business con commissioni più basse, rendendo ancora più conveniente il conto per chi è sempre in movimento. La carta include anche assicurazioni per furto di contante e acquisti, per una maggiore sicurezza.
Wise
Wise è la soluzione per chi vuole trasferire denaro all’estero senza sorprese. Fondata nel 2011, Wise offre un conto multivaluta senza costi di apertura. Puoi convertire il tuo denaro in diverse valute direttamente dall’app e trasferire denaro in tutto il mondo con tassi di cambio piuttosto competitivi. I prelievi sono gratuiti fino a 200€ al mese e Wise afferma di aver fatto risparmiare ai suoi clienti oltre 1,7 miliardi di euro rispetto alle banche tradizionali.
Western Union
Western Union è una delle opzioni più conosciute per inviare denaro in tutto il mondo, ideale soprattutto per chi ha bisogno di trasferimenti rapidi. Con oltre 500.000 punti fisici in più di 200 paesi, puoi inviare o ricevere contanti in pochi minuti, perfetto per chi si trova in viaggio e ha bisogno di una soluzione immediata. Inoltre, è possibile gestire tutto tramite l’app, permettendo di trasferire fondi direttamente su conti bancari o portafogli mobili, con tassi di cambio aggiornati e trasparenti. Western Union rappresenta una scelta affidabile per viaggiare senza stress quando si ha necessità di supporto economico, sia per se stessi che per amici e familiari.
Il mondo crypto e Young Platform
Nonostante, come abbiamo visto, esistano diverse soluzioni efficienti per inviare denaro o pagare all’estero, Bitcoin e le crypto offrono transazioni veloci e una libertà “di movimento” senza pari. Con Young Platform puoi inviare criptovalute e stablecoin istantaneamente oppure bloccarle in staking per ricevere gradualmente ricompense e aumentare il valore della tua posizione.
Come gestire, al meglio, il prorio budget? D’altronde il primo passo, se si vuole investire il proprio capitale, coincide con il risparmio. Ecco cinque applicazioni che ti possono aiutare!
Quali sono le migliori app per gestire il budget nel 2024? Se ti stai chiedendo come approcciarti al mondo degli investimenti devi sapere che il primo passo è sicuramente la gestione del budget. Principalmente perché la cosa più sbagliata che si può fare sui mercati e interrompere un investimento prima che “maturi”, un’operazione che spesso implica una perdita. Per fare in modo di non trovarsi in questa situazione è bene dedicare un po’ di tempo a comprendere qual è il budget, solitamente mensile, di cui hai bisogno in modo da poter destinare la somma che rimane agli investimenti.
Tracciare le proprie spese è, però, anche il modo migliore perlimitare quelle inutili o superflue. Dato che spesso acquistiamo beni o usufruiamo di servizi in modo irrazionale, senza pensare se ci servono davvero o se incrementano realmente il nostro livello di benessere. Insomma, gestire il proprio budget è fondamentale. Ma dimenticati i complessi e laboriosi fogli di calcolo, puoi farlo in scioltezza attraverso queste cinque app.
1. Spendee
La prima delle migliori app per gestire il budget che analizziamo è Spendee, che si distingue per alcune funzionalità molto utili. Innanzitutto, consente ai suoi utenti di collegare i loro account ai propri conti bancari (e anche quelli di alcuni exchange crypto). In questo modo il processo di tracciamento diventa molto più semplice e immediato.
Inoltre, Spendee ti da a disposizione grafici e dashboard molto utili per capire come spendi la maggior parte dei tuoi soldi.
2. Copilot
Copilot è una delle finaliste degli “App Store Awards”, un riconoscimento emesso ogni anno da Apple, per premiare le migliori app e i giochi più divertenti presenti sul suo Store. La particolarità di questa soluzione, che la differenzia dalla maggior parte di app per gestire il budget è che integra l’intelligenza artificiale.
Chi la utilizza ha una sorta assistente personale sempre con se che lo accompagna quotidianamente e lo aiuta a gestire le spese. Purtroppo quest’applicazione è, per ora, disponibile soltanto negli Stati Uniti.
3. YNAB (You Need A Budget)
YNAB è una delle app più complete per la gestione del budget, perfetta per chi vuole davvero prendere il controllo delle proprie finanze. La filosofia alla base di YNAB è che ogni euro speso dovrebbe avere un obiettivo.
Questa app ti aiuta a destinare ogni centesimo a una categoria, che si tratti di risparmi, spese fisse o investimenti. L’interfaccia è intuitiva e consente di pianificare il budget mensile in modo dettagliato, aiutandoti a evitare sprechi e a risparmiare per obiettivi futuri. Inoltre, YNAB offre un’ottima sezione didattica, con tutorial e lezioni per migliorare il tuo rapporto con il denaro.
4. Money Manager
Se cerchi un’app semplice ma funzionale per tracciare entrate e uscite, Money Manager fa al caso tuo. Questa app permette di registrare tutte le tue transazioni giornaliere in modo rapido, consentendo di avere sempre una panoramica chiara delle tue finanze.
Money Manager è particolarmente utile per chi vuole vedere nel dettaglio dove vanno i propri soldi, grazie alla suddivisione in categorie e ai report visivi che aiutano a identificare facilmente le aree di spesa su cui intervenire per ottimizzare il budget. L’app è leggera e senza fronzoli, ideale per chi non ama perdersi in funzionalità troppo complesse.
5. Wallet
Infine, l’ultima delle migliori app per gestire il budget che analizziamo è Wallet. Questo software, come Spendee, permette di collegare automaticamente i conti bancari per tracciare le transazioni in tempo reale, ed è possibile utilizzarla in modo condiviso, ad esempio con il proprio partner o con la famiglia, per gestire le spese comuni.
Una delle funzionalità riguarda gli obiettivi di risparmio: puoi impostare dei “traguardi” finanziari e monitorare i tuoi progressi. Inoltre, grazie alle notifiche, Wallet ti aiuta a mantenere il focus, ricordandoti i tuoi impegni finanziari e facendoti evitare spese impulsive.
Insomma, gestire le spese è diventato sempre più semplice grazie alle migliori app gestire il budget di nuova generazione che abbiamo affrontato in questo articolo. Sia che tu voglia semplicemente tracciare le tue uscite o che desideri un aiuto più strutturato per raggiungere i tuoi obiettivi di risparmio e investimento, c’è un’app adatta a te. Inizia a usare quella che risponde meglio alle tue esigenze e ricorda: una gestione consapevole del denaro è il primo passo per un futuro finanziario più sereno.
Una volta che hai il tuo budget sotto controllo puoi iniziare a pensare agli investimenti. Uno dei modi migliori per farlo, se ti avvicini a questo mondo per la prima volta, è attraverso la strategia dell’acquisto ricorrente, che ti permette di ripetere un acquisto di un asset in modo regolare e automatico.