Crollo del mercato crypto e “Covid crash”: le banche centrali ci salveranno?

Crollo crypto: come il Covid crash del 2020?

Nelle ultime ore sembra di rivivere il Covid crash del 2020. Il mercato potrebbe, come è successo quattro anni fa, ripartire dopo l’intervento delle banche centrali?

Negli ultimi giorni la paura ha regnato sul mercato crypto, che è crollato insieme all’azionario. Durante la giornata di ieri, Bitcoin ha perso più del 15% del suo valore in meno di ventiquattro ore, mentre il NASDAQ e l’S&P 500, circa il 5% e il 3%

Nella settimana del 9 marzo del 2020, i mercati sono stati scossi da un evento simile, seppur caratterizzato da un movimento ribassista più accentuato. Quella volta il crollo fu causato dallo scoppio della pandemia e dall’adozione delle misure di lockdown da parte della maggioranza dei paesi del mondo.

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Il movimento ribassista di ieri, invece, sembra scaturito da uno spettro di fattori molto più ampio. L’escalation del conflitto in Medio Oriente, il taglio dei tassi di interesse da parte della Banca Centrale giapponese e il conseguente crollo del Nikkei, il principale indice borsistico del paese. E poi la crisi delle società tecnologiche statunitensi e la paura di una recessione economica negli Stati Uniti, accentuata dagli ultimi dati sulla disoccupazione.

Quali sono le effettive somiglianze tra questi due crolli del mercato? Non tanto per quanto riguarda le cause e i movimenti dei prezzi già avvenuti, ma a proposito delle possibili risposte delle banche centrali e il relativo rimbalzo dei prezzi.

Crollo del mercato crypto: i dati più importanti

Il crollo del mercato crypto di ieri è stato il più violento dal 2022. La Crypto Total Market Cap, la capitalizzazione di mercato totale delle criptovalute, è scesa a 1,7 trilioni di dollari nel momento più critico, registrando un -15%. Se analizziamo le performance da fine luglio in poi la capitalizzazione di mercato dell’intero settore ha dovuto affrontare una riduzione del 30%, complice anche l’enorme ondata di liquidazioni.

Le posizioni di tantissimi trader sono state forzatamente chiuse, per un controvalore monetario di circa 1,07 miliardi di dollari sugli exchange centralizzati. Mentre il valore totale di quelle spazzate via on-chain, su protocolli DeFi come Aave o Curve, è stato di circa 350 milioni di dollari. Infine, i founding rates per quanto riguarda i futures su Bitcoin e Ethereum sono diventati negativi. Ciò significa che la maggioranza degli investitori si è posizionata short, e quindi scommette su un ulteriore crollo dei prezzi.

Sfrutta il movimento ribassista di Bitcoin

Qualcuno a ribattezzato la giornata di ieri, forse esagerando, “il lunedì nero”, una giornata profondamente negativa comprabil a quelle dell’epoca pandemica. Nonostante questo, però, riferendosi meramente allo scenario futuro che riguarda il mercato crypto, potrebbe non essere il caso disperarsi troppo. I motivi per essere cautamente ottimisti sul futuro sono diversi. Ad esempio le performance di prezzo messe a segno dalle crypto più importanti nelle ultime ore, ma anche il possibile impatto di un taglio dei tassi anticipato da parte della Federal Reserve (FED), che diventa sempre più probabile.

Covid Crash: movimenti di prezzo

Per analizzare lo scenario attuale può essere utile confrontare la situazione attuale con quella in cui il mercato crypto si trovava nel 2020. In quel frangente, in pochi giorni, il mercato crypto ha perso quasi il 50% del suo valore totale. La Crypto Total Market Cap è passata da 228 a 118 miliardi di dollari, il prezzo di Bitcoin da 8.000$ a quasi 4.000$ e quello di Ethereum da 270$ a meno di 100$. Allo stesso modo anche l’andamento del mercato azionario è stato influenzato dall’arrivo della pandemia. L’S&P 500, in meno di un mese, ha perso circa il 35% del suo valore, mentre il NASDAQ il 30%

Nei mesi immediatamente successivi, però, il mercato è ripartito con forza, principalmente grazie alle politiche monetarie espansive adottate da tutte le principali banche centrali, che affronteremo nel paragrafo successivo. Il prezzo di Bitcoin, nelle 52 settimane seguenti, ha registrato un +1.400%, ovvero più di un x10. Ethereum, invece, addirittura un +1.500%, passando da 110$ a 1.800$, per poi raggiungere il suo massimo storico a quota 4.700$ l’anno successivo. Il discorso è stato lo stesso anche per il mercato azionario, nonostante i movimenti siano stati molto più ridotti in termini percentuali. L’S&P 500 e il NASDAQ un anno dopo avevano quasi raddoppiato il loro valore (+89% e +90%). Nei prossimi mesi potremmo assistere allo stesso scenario?

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Insomma, il  “Covid Crash” è stata una rampa di lancio che ha permesso a tutti gli asset di ripartire con forza dopo le rispettive correzioni, ma qual è stata la benzina che ha permesso ai motori della finanza di riaccendersi?

La risposta delle banche centrali

Come anticipato nell’introduzione di questo articolo, la parte più interessante non riguarda i movimenti di prezzo dei principali asset, bensì ciò che è accaduto dopo, ovvero la risposta delle banche centrali alla situazione. Questo perché le problematiche principali che hanno provocato queste violente correzioni sembrano essere simili.

Il 12 marzo del 2020, il Consiglio Direttivo della BCE (Banca Centrale Europea) ha attuato un pacchetto di misure di politica monetaria volto a “sostenere le condizioni di liquidità e finanziamento per le famiglie, le imprese e le banche e contribuiranno a preservare la fluida erogazione di credito all’economia reale”. Il 18 marzo poi l’Unione Europea ha annunciato un’imponente misura di Quantitative Easing, ovvero un’azione politica non convenzionale volta ad aumentare l’offerta di denaro in circolazione, il Pandemic Emergency Purchase Plan (PEPP). Attraverso il PEPP sono stati iniettati circa 1.850 miliardi di euro per acquistare titoli pubblici e privati da marzo a dicembre. Sommando questa cifra a quelle delle altre misure, come le Operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine (Targeted Longer-Term Refinancing Operations, TLTRO) e l’Asset Purchase Program, varato a settembre 2019 alla fine dell’era Draghi, si arriva quasi a 3mila miliardi di euro mobilitati dalla BCE in tre anni.

Dall’altro lato la FED, per stimolare l’economia e mettersi al riparo dal rischio di recessione, ha subito tagliato i tassi di interesse, misura che la BCE non poteva attuare visto che quelli europei erano già pari a zero dal 2016, per poi proseguire con politiche di Quantitative Easing. Secondo le stime la FED ha immesso nell’economia più di 3.000 miliardi di dollari nel periodo immediatamente successivo alla pandemia.

Cosa può accadere nelle prossime settimane?

Il recente crollo del mercato crypto e di quello azionario è un segnale che quanto accaduto nel 2020 si potrebbe ripetere nelle prossime settimane? Secondo la maggior parte degli economisti ciò è possibile, visto che dopo la pubblicazione degli ultimi dati sull’occupazione americana è ormai chiaro che l’economia si stia indebolendo, mentre cresce il rischio di una recessione.

Attualmente, i principali esperti di macroeconomia, si aspettano una riunione straordinaria attraverso la quale ridurre i tassi di interesse, almeno per quanto riguarda il “fronte” USA. Per esempio Austan Goolsbee, presidente della Federal Reserve di Chicago, ha dichiarato in un’intervista a CNBC che la FED è pronta a intervenire se l’economia degli Stati Uniti dovesse deteriorarsi. Il primo segnale in questo senso è arrivato con l’ultimo dato sulla disoccupazione, peggiore rispetto alle aspettative (4,3% invece di 4,1%). Persino Elon Musk si è espresso in merito definendo la Banca Centrale Americana “sciocca” per non aver ancora tagliato i tassi di interesse, come invece ha già fatto la BCE.

Non si possono, però, neanche tralasciare le differenze rispetto al periodo pandemico, soprattutto per quanto riguarda la grandezza del mondo crypto e il suo grado di adozione. Nel 2020 il valore totale del settore era pari al 10% di quello attuale e i più grandi fondi di investimento al mondo non si erano ancora uniti a questo mercato. 

In conclusione, lo scenario macroeconomico attuale presenta diverse somiglianze con quello del 2020. Il conflitto in Medio Oriente, il “pericolo recessione” causato da più di due anni di politiche fortemente restrittive, la crescita della disoccupazione e la crisi delle aziende tecnologiche possono comporre un movente sufficientemente forte per spingere le economie globali a riaccendere il mercato?


“Buy the dip”: il canto delle sirene o l’oracolo di Delfi?

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“Buy the dip” è una frase molto comune nel mondo degli investimenti e del trading, ed è particolarmente popolare tra chi si muove nel mercato crypto. Pensiamo a ieri, lunedì 5 luglio: un vero e proprio “lunedì nero”. Chi non si è fatto venire il mal di stomaco vedendo un crollo di BTC di oltre il 18% ha sicuramente sentito il richiamo delle sirene. Cari Ulisse, vogliamo ammetterlo? Buy the dip, Buy the dip, Buy the dip. Questa melodia ha risuonato nelle orecchie di chi è già abituato agli schiaffi di questo mercato o di chi ha nervi d’acciaio.

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Non si vedeva una caduta così da due anni. E in ogni crollo si nascondono due volti: uno di catastrofe e uno di grande opportunità. Ma, ovviamente, non tutte le dinamiche possono essere sotto il nostro controllo. Serve anche una solida gestione del rischio, costruendo nel tempo strategie diversificate per evitare di essere troppo esposti al mercato. Nessuno vuole trovarsi in una tempesta di neve in mutande, anche se ci sentiamo dei supereroi (e no, non fatelo, è un errore).

Dopo tutto questo preambolo, la domanda è: cos’è esattamente il “Buy the dip”? Vale sempre la pena seguire questo “mantra” o è meglio, a volte, essere più cauti? In questo articolo proveremo a rispondere a queste domande, nella speranza di darvi una spada e uno scudo in più per il prossimo scontro. Il nostro augurio è che possiate uscirne vittoriosi. 

Che cosa vuol dire Buy the Dip?

La traduzione letterale di “Buy the dip” è “comprare il calo”. Questa pratica di trading consiste nell’acquistare un asset dopo che il suo prezzo è diminuito, nella speranza che questa diminuzione sia temporanea e che il prezzo risalga presto. L’idea è che il ribasso rappresenti un’opportunità di acquisto a un prezzo scontato, aspettando che il mercato rimbalzi.

Vantaggi

  • Opportunità di profitto: comprare durante un ribasso può risultare molto profittevole se il mercato rimbalza e i prezzi tornano a salire.
  • Riduzione del costo medio: aggiungendo posizioni durante i cali, un investitore può ridurre il costo medio di acquisto di un asset, migliorando il potenziale di rendimento.
  • Accesso a prezzi scontati: acquistare asset durante un ribasso offre l’opportunità di entrarne in possesso a prezzi che potrebbero essere considerati scontati rispetto al loro valore a lungo termine.

Limiti e rischi

Nonostante i potenziali vantaggi, il Buy the Dip presenta anche significativi rischi:

  • Nessuna garanzia di risalita: un asset potrebbe continuare a scendere per vari motivi, come cambiamenti nei fondamentali economici o nella gestione aziendale. Ad esempio, una crypto che scende da $100 a $60 potrebbe essere un affare, ma se le prospettive di crescita del progetto sono negative, potrebbe scendere ancora di più.
  • Difficoltà nel valutare il valore intrinseco: spesso, è difficile capire se un calo sia temporaneo o un segnale di ulteriori ribassi. Comprare solo perché il prezzo è sceso non è sempre una buona idea se non si capiscono i motivi del ribasso. Bisogna chiedersi: il calo è dovuto a problemi interni o a fattori esterni? È una situazione temporanea? Il progetto è resiliente? Quanto durerà la correzione del prezzo?
  • Averaging down: se un investitore è già in possesso dell’asset e continua a comprare durante i ribassi, sta adottando una strategia di “averaging down“, che può essere rischiosa se l’asset continua a perdere valore. Questa strategia, se non gestita correttamente, può portare a perdite non proprio simpatiche.

Gestione del rischio

Quando si adotta il Buy the dip, potremmo aver bisogno di un piano B. Una via di fuga. Qualcosa per evitare un’emoraggia mortale. Di che si tratta? Di avere un piano per la gestione del rischio. Ad esempio, stabilire un limite di perdita per evitare di rimanere intrappolati in una posizione in perdita prolungata. Alcuni trader stabiliscono un prezzo di uscita per controllare le perdite. Poniamo il caso in cui una crypto scenda da $100 a $60, e il trader decida di vendere se il prezzo raggiunge $75 per limitare le perdite.

Contesto del “Buy the Dip”

Il “Buy the dip” è spesso utilizzato in diversi contesti e può avere probabilità di successo variabili a seconda della situazione. 

  • Durante una tendenza rialzista: alcuni trader usano questa strategia quando il mercato è generalmente in crescita. Immagina che una crypto stia aumentando di valore, ma a un certo punto subisce un piccolo calo. I trader che credono nella forza di questa tendenza rialzista vedono questo calo come un’opportunità per acquistare a un prezzo più basso, aspettandosi che il prezzo torni a salire presto. È un po’ come approfittare dei saldi durante un periodo di forte domanda.
  • Senza una chiara tendenza: altri trader usano il “Buy the dip” anche quando non c’è una tendenza rialzista evidente. Qui, la scommessa è che il prezzo dell’asset, attualmente in calo, aumenterà in futuro. Questo può avvenire perché credono nei fondamentali dell’asset o nelle potenzialità del progetto dietro la crypto. È come comprare un prodotto al mercato delle pulci sperando che il suo valore aumenti con il tempo, magari grazie a un miglioramento, una novità in arrivo, o perché in quel momento l’asset è sottovalutato.

“Buy the Dip” nei mercati crypto

Nel mercato crypto, il “Buy the dip” è un mantra molto popolare, spesso promosso da trader e investitori influenti. Tuttavia, è importante ricordare che il mercato delle criptovalute è altamente volatile e i ribassi possono essere significativi e duraturi. In ogni caso, questa strategia si è, fino ad oggi, dimostrata vincente se utilizzata per acquistare gli asset più solidi del mercato crypto, in particolare Bitcoin e Ethereum. Per questo motivo ogni volta che il prezzo di queste criptovalute scende il mantra “buy the f****** dip” (BTFD) echeggia sui social network utilizzati dagli appassionati del settore.

Non è un caso che già dal 4 luglio, mentre BTC scendeva sotto i $60.000 per la seconda volta in quattro mesi, i post, i tweet e le citazioni sul “Buy the dip” siano spuntate come i funghi su Reddit, X, 4chan e Bitcoin Talk. 

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Esempi di “Buy the Dip”

Un esempio noto è la crisi finanziaria del 2007-08, dove molti investitori hanno acquistato azioni di aziende come Bear Stearns e New Century Mortgage, aspettandosi un recupero che non è mai avvenuto. Entrambe le società hanno cessato l’attività dopo aver perso una quota significativa del loro valore. In contrasto, chi ha acquistato azioni Apple dopo il crollo del 2020 ha visto un notevole aumento del valore, rendendo la strategia molto profittevole.

L’Opposto del “Buy the Dip”: “Sell the Rally”

L’approccio opposto al “Buy the dip” è il “Sell the rally”, che consiste nel vendere un asset il cui prezzo è aumentato, prevedendo un imminente ribasso. Anche in questo caso, l’obiettivo è massimizzare i profitti, ma comporta rischi simili, come la possibilità di vendere troppo presto o troppo tardi.

Per chiudere

Il “Buy the dip” può essere una strategia vincente in mercati volatili e durante tendenze rialziste a lungo termine. Tuttavia, richiede una buona conoscenza del mercato e una gestione del rischio ben ponderata. Non è una tecnica infallibile e non dovrebbe essere adottata senza una valutazione critica delle circostanze e del proprio profilo di rischio.

Esercizio per casa: per evitare di farsi prendere dalla FOMO, è utile ricordare il mantra opposto. Prova a ripetere: “Il tempo nel mercato batte il tempismo del mercato”. Questo può aiutarti a non perdere la testa e a prendere decisioni più razionali.

Per continuare a seguire queste notizie con sottomano il mercato crypto (e la possibilità di piazzare ordini), siamo qui sotto!

Le previsioni 2025 sul prezzo di Bitcoin: cosa si aspettano gli esperti?

Strategie crypto: le 5 più popolari

Il 2025 sarà l’anno in cui Bitcoin raggiungerà i 100.000$? Scopri le previsioni sul prezzo di BTC per il prossimo anno formulate dagli esperti

Il 2024 è stato un grande anno per il prezzo di Bitcoin, così come avevano ipotizzato gli esperti all’interno delle loro previsioni. Il prezzo di BTC all’inizio dell’anno orbitava nell’area dei 40.000$, raggiunta grazie a un grande rally messo a segno nel 2023.

Da gennaio a marzo abbiamo, poi, assistito al movimento di prezzo più esplosivo della sua storia recente. Bitcoin, grazie a sei settimane rialziste su sette, ha raggiunto l’attuale all-time high a quota 73.700$. Infine, all’inizio di novembre, dopo la vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali USA, Bitcoin è esploso a rialzo registrando diversi massimi storici consecutivi.

Dai un’occhiata 

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Grafico BTC

Cosa succederà nel 2025? Quali sono le previsioni per il prezzo di Bitcoin degli esperti e dei principali fondi di investimento. Alcuni di questi, all’inizio del 2024 sono entrati a far parte del settore, promuovendo l’adozione di BTC e di tutto il mondo crypto.

Prezzo Bitcoin: le previsioni 2025 più ottimiste

Apriamo questa carrellata di previsioni sul prezzo di Bitcoin per il 2025 con le più ottimistiche. Himanshu Maradiya, fondatore di CIFDAQ Blockchain sostiene che BTC raggiungerà il valore di un milione di dollari entro la fine del prossimo anno. Quando gli è stato fatto notare che il target da lui fissato è, a dir poco, ottimistico ha commentato: “sebbene prevedere che il Bitcoin raggiungerà 1.000.000 di dollari entro il 2025 possa sembrare troppo, diversi fattori rendono plausibile tale scenario: la crescente adozione della crypto, l’approvazione degli ETF spot avvenuta a gennaio 2024, l’indebolimento delle valute fiat tradizionali a causa dell’iperinflazione e l’aumento della redditività per i miners”. Speriamo Himanshu, speriamo.

Passiamo poi ad una vecchia conoscenza del mondo crypto, il CEO di MicroStrategy Michael Saylor. Forse il più grande sostenitore di Bitcoin al mondo afferma che è probabile che la crypto raggiungerà il target del milione di dollari, perché è la riserva di valore più efficente al mondo. Inoltre, Saylor sottolinea l’impareggiabile stabilità del Bitcoin nel preservare la ricchezza, in particolare durante le fasi economicamente incerte.

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Anche il venture capitalist Chamath Palihapitiya condivide le opinioni appena presentate. Le sue previsioni sul prezzo di Bitcoin ad un milione di dollari entro il 2025 sono giustificate dalla capacità di Bitcoin di funzionare come riparo dall’instabilità economica globale. 

Torniamo con i piedi per terra, citando le previsioni sul prezzo di Bitcoin per il 2025 del fondatore di SkyBridge Capital, Anthony Scaramucci, che ha dichiarato che si aspetta BTC a 170.000 dollari per via della “sua offerta limitata e di una domanda destinata a crescere sempre di più”. Nello specifico, secondo l’esperto investitore, gli ETF spot sulla crypto domineranno il mercato azionario mondiale nei prossimi anni.

“Anche se le performance passate non sono una garanzia, i fondamentali del Bitcoin rimangono solidi, rendendo probabile un apprezzamento a lungo termine. La volatilità potrebbe persistere, ma il Bitcoin al di sotto dei 100.000 dollari sarà presto storia passata”.

Pantera Capital, invece, ha riproposto una previsione sul prezzo di Bitcoin pubblicata, per la prima volta, due anni fa, affermando che BTC potrebbe arrivare a 114.000 dollari entro l’agosto 2025. Questo pronostico riflette il crescente ottimismo del settore nonostante la diverse sfide che devono ancora essere superate. In particolare, affinché si crei l’ecosistema perfetto che potrebbe promuovere la crescita di Bitcoin, potrebbe essere necessario assistere a diversi tagli dei tassi di interesse da parte della FED e ad una svolta positiva a riguardo al conflitto in Medio Oriente.

Nella sua centesima lettera agli investitori pubblicata di recente, Pantera ha riproposto la sua analisi del novembre 2022 sulle performance di Bitcoin precedenti e successive all’halving. Utilizzando il cosiddetto modello stock-to-flow, il fondo ha misurato l’offerta rispetto alla quantità di nuovi BTC emessi, che si sono ridotti del 50% dopo l’halving di aprile 2024.

Come non citare Robert Kiyosaki e Mike Novogratz, che prevedono obiettivi più moderati ma comunque impressionanti. Il primo si aspetta BTC a 500.000 dollari entro la fine del 2025, mentre le previsioni sul prezzo di Bitcoin di Novogratz prevedono che lo steso target verrà raggiunto entro i prossimi tre anni.

Infine non si può non includere una delle voci più influenti del settore crypto, ovvero Tim Draper. Il fondatore del fondo Draper Fisher Jurvetson ha fissato un obiettivo di 250.000 dollari entro il 2025, sottolineando la crescente accettazione di Bitcoin sia come asset finanziario che come tecnologico.

Prezzo Bitcoin: le previsioni 2025 più pessimiste

Nel corso degli anni le previsioni ribassiste sul prezzo di Bitcoin sono diventate sempre meno. D’altronde chi ha più volte dichiarato, e forse anche sperato, in un collasso dell’asset è stato, ogni volta, puntalmente smentito dalle sue performance.

Nonostante questo, però, la Banca Centrale Europea continua ad scettica nei confronti di BTC. Impossibile dimenticare quando nel 2022, in occasione del crollo di FTX, la BCE ha dato per spacciato Bitcoin. Nell’articolo di blog dall’evocativo titolo “Bitcoin last standUlrich Bindseil and Jürgen Schaaf scrivono che l’apparente stabilizzazione del prezzo di BTC avvenuta dopo il fallimento dell’exchange era un ultimo sussulto indotto artificialmente e che la criptovaluta è destinata a diventare irrilevante. Queste previsioni sul prezzo di Bitcoin però si sono già dimostrate errate, l’oro digitale dal punto di minimo di Novembre 2022, ha più che triplicato il suo prezzo.


Anche l’amministratore delegato di JPMorgan, Jamie Dimon, non è un fan di Bitcoin. Il CEO ha definito la crypto “una perdita di tempo” paragonandola ad uno Schema Ponzi che scomparirà quando tutti i BTC saranno minati, ma dopo i recenti rialzi ha anche promesso che non si esprimerà più in merito alla criptovaluta.


Aziende che detengono Bitcoin: scopri le più importanti

Aziende che detengono Bitcoin: scopri le più importanti

Quali sono le grandi aziende che detengono più Bitcoin, anche se esterne al settore crypto? Ecco la classifica

Dopo la registrazione all’IPO di Reddit, attraverso la quale è emerso che la piattaforma possiede Bitcoin, Ethereum e MATIC, gli appassionati crypto hanno iniziato a chiedersi quali sono le aziende che hanno investito in questa tipologia di asset.

In totale, quelle che hanno reso pubblici i bilanci comunicando la quantità di crypto che detengono, sono 91, ma analizziamo le quattro più importanti e famose!

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MicroStrategy

MicroStrategy ha intrapreso il suo entusiasmante viaggio all’interno di questo settore nell’ormai lontano, soprattutto per gli appassionati di criptovalute, 2020. Il suo CEO Michael Saylor è uno dei membri più influenti del settore, stimato da tutti i crypto enthusiast.

MicroStrategy detiene attualmente 214.000 Bitcoin, per un controvalore in dollari di 14,4 miliardi al prezzo attuale di 69.000$. E pensare che Michael Saylor era inizialmente molto scettico nei confronti di questa tecnologia. Nel 2013 aveva dichiarato che BTC sarebbe sicuramente fallito, paragonandolo al gioco d’azzardo online. 

Nel 2020, però, dopo averlo studiato a fondo, ha cambiato radicalmente la sua posizione. Da quel momento in poi è sempre stato fermamente convinto che sia una riserva di valore sicura per proteggersi dall’inflazione e dalle crisi monetarie. Tutto questo è normale, Bitcoin è un argomento molto complesso e ci vuole tempo per comprenderlo a pieno.

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In confronto alla maggior parte delle Whale, Michael Saylor ha, attraverso il suo fondo, iniziato “tardi” ad acquistare Bitcoin. Il prezzo medio di acquisto di MicroStrategy è 35.000$, ma il profitto attuale è da capogiro: quasi 7 miliardi di dollari.

Tesla

Il secondo elefante nella stanza è Tesla, attualmente la terza azienda che detiene più Bitcoin al mondo, 9.720. Il valore attuale di questo “gruzzoletto” è di circa 660 milioni di dollari. L’avventura dell’azienda fondata da Elon Musk in questo settore è più simile ad un’epopea. Tutto ha avuto inizio a febbraio del 2021, quando l’azienda ha annunciato, attraverso una dichiarazione della Security and Exchange Commission) di aver acquistato 1,5 miliardi di dollari di Bitcoin. Poche settimane dopo, nel mese di marzo, Tesla ha annunciato che avrebbe iniziato ad accettare BTC come metodo di pagamento per i clienti statunitensi intenzionati ad acquistare i veicoli del brand.

A maggio dello stesso anno c’è stata poi la marcia indietro, che ha contribuito a rendere quel mese uno dei più negativi di sempre per il mercato. Questa, ha riguardato soltanto la ridefinizione delle modalità di pagamento per le automobili e non la detenzione di Bitcoin come asset.

Come mai Elon Musk ha cambiato idea?

Perché, a detta sua, l’impatto ambientale di Bitcoin era eccessivo. La dichiarazione che l’imprenditore ha abbinato all’annuncio ufficiale è stata: “quando il 50% del mining di Bitcoin verrà alimentato da energia pulita e sostenibile, Tesla tornerà ad accettare pagamenti in Bitcoin”. Nel frattempo, però, è ancora possibile acquistare gli accessori del marchio di auto elettriche utilizzando Dogecoin (DOGE).

Guarda il prezzo di DOGE

Reddit

La terza grande azienda che detiene Bitcoin è Reddit. Reddit ha iniziato ad accettare donazioni in Bitcoin nel 2013 e, in breve tempo, il suo forum è diventato uno dei punti di riferimento per gli appassionati del settore, in particolare i subreddit r/Bitcoin e r/Cryptocurrency.

Nel 2018 poi ha fatto dietro front a causa delle elevate commissioni di transazione e della volatilità del prezzo di BTC. Tuttavia, il legame di Reddit con il mondo delle criptovalute non è stato definitivamente troncato. Nel 2020, Reddit ha lanciato un’iniziativa innovativa introducendo i Community Points, dei token basati su Ethereum, nei subreddit r/CryptoCurrency e r/FortNiteBR. Questi punti, rispettivamente chiamati “Moons” e “Bricks,” hanno permesso agli utenti di guadagnare ricompense a seconda del loro contributo.

Reddit ha ulteriormente esplorato le possibilità della blockchain collaborando con la Ethereum Foundation per migliorare la scalabilità delle transazioni sull’omonima blockchain. Nel 2021, ha lanciato il Reddit Vault, un portafoglio digitale integrato nella piattaforma per gestire i Community Points, semplificando per gli utenti l’interazione con i token senza necessità di software esterni.

Nel 2022, Reddit ha ampliato il programma dei Community Points e ha iniziato a testare tecnologie Web3, promuovendo un ecosistema decentralizzato all’interno della piattaforma. Inoltre, Reddit ha iniziato a esplorare la tecnologia degli NFT (token non fungibili), attraverso il lancio di una collezione di avatar che ha riscosso un discreto successo.

Infine, pochi mesi fa in occasione della registrazione della Initial Public Offering (IPO) precedente alla quotazione in borsa, ha dichiarato di aver investito parte degli utili in Bitcoin, Ethereum e Matic.

Block inc.

L’ultima grande azienda che detiene Bitcoin di questo articolo è Block Inc., precedentemente nota come Square Inc. L’impresa di Jack Dorsey, il fondatore di Twitter, che ha, da sempre, dimostrato un fortissimo interesse nei confronti del settore.

L’azienda ha fatto il suo ingresso nel mondo crypto nel 2018, integrando Bitcoin nei suoi servizi Cash App, permettendo ai suoi utenti di acquistare e vendere in modo semplice. Nel 2020, Block Inc. ha fatto un ulteriore passo avanti investendo $50 milioni, l’1% del patrimonio dell’azienda, in Bitcoin, acquistandone 4.709 BTC. 

Block inc ha successivamente, e gradualmente, aumentato la sua esposizione, e secondo gli ultimi dati oggi ne deterrebbe circa 8.000. 

Queste sono le più grandi aziende, non native crypto, che hanno acquistato e tuttora possiedono Bitcoin. Cosa succederà nei prossimi mesi, data la forte espansione dell’adozione che ha investito il settore dopo l’approvazione degli ETF spot. Potrebbero esserci delle imprese, magari ancora più importanti, che hanno acquistato Bitcoin attraverso questi strumenti finanziari?

10 grandi aziende che già accettano Bitcoin

Cryptomonnaies : 10 grandes entreprises acceptent déjà le Bitcoin: 10 big companies already accepting Bitcoin

Le criptovalute non sono il futuro, ma il presente. Ecco chi tra le grandi aziende accetta pagamenti in Bitcoin

La mass-adoption? È sempre più vicina. Non siamo noi a dirlo, basta osservare quante aziende e multinazionali, ma anche semplici negozi, si stiano attrezzando per accettare pagamenti in criptovalute. Anche se in molti Stati ancora non sono pienamente regolamentate, il fenomeno crypto è troppo grande per essere ignorato. Ecco perché le aziende vogliono innovarsi e spingere verso la diffusione dei pagamenti in crypto. E non si parla di nicchie specifiche, bensì di brand e servizi molto popolari che fanno parte della nostra quotidianità.

Ecco un elenco di dieci aziende che accettano Bitcoin e le criptovalute come metodo di pagamento.

Compra Bitcoin

Mastercard

Mastercard permette ormai da tempo i pagamenti in criptovalute attraverso la sua piattaforma grazie a collaborazioni con importanti realtà del settore come Metamask e MoonPay. L’azienda ha riconosciuto l’utilità delle crypto come monete vere e proprie. “Con l’interesse [per le crypto] che arriva da molti ambiti, le applicazioni reali delle criptovalute stanno superando la pura speculazione” ha detto Rama Sidhar, vicepresidente per i nuovi mezzi di pagamento digitali di Mastercard. Negli scorsi anni l’azienda leader nel settore dei circuiti di pagamento ha stretto collaborazioni con otto startup Web3 con l’obiettivo di rendere le crypto più accessibili.

Visa

Anche il competitor di Mastercard ha, in questi anni, dedicato le sue energie in progetti a tema criptovalute. Dal 2020 in poi Visa collabora con vari exchange per fornire agli utenti la possibilità di pagare in Bitcoin e altre crypto attraverso le carte di debito che utilizzano Visa come circuito di pagamento. 

Gucci

Sogni di comprare lussuosi capi di abbigliamento attraverso i tuoi satoshi? Negli store statunitensi di Gucci, da Agosto 2022, è possibile pagare in diverse crypto. Per la precisione vengono accettate Bitcoin, Bitcoin Cash, Ethereum, Litecoin, Dogecoin, Shiba Inu, ApeCoin (il token del Bored Apes Yacht Club) e anche le più famose stablecoin

Accedi all’app!

Microsoft

Tra gli early adopter della tecnologia blockchain c’è Microsoft, che accetta pagamenti in Bitcoin dal 2014. La criptovaluta può essere utilizzata per i servizi Microsoft come Skype o Xbox Live

Tesla

Elon Musk, CEO di Tesla, è stato tra i primi imprenditori a dimostrare interesse verso Bitcoin. Per un certo periodo è stato possibile acquistare le automobili elettriche utilizzando crypto. Poi ci ha ripensato, bloccando temporaneamente pagamenti in Bitcoin fin quando le operazioni di mining non saranno completamente alimentate da fonti rinnovabili. 

Nonostante questo è ancora possibile acquistare alcuni accessori Tesla in Dogecoin (DOGE) .

Amazon

Anche se al momento non è possibile pagare direttamente in crypto sull’e-commerce più grande del mondo, Amazon sta cercando degli esperti di blockchain da inserire nel suo team. Vedremo presto questa nuova funzionalità? Attualmente possiamo comunque acquistare in crypto attraverso l’utilizzo di varie carte di debito oppure convertire le nostre criptovalute in buoni Amazon attraverso siti di terze parti. Comodo, no?

PayPal

Il gigante dei pagamenti ha introdotto nel 2021 la possibilità di acquistare, vendere e custodire alcune criptovalute direttamente dalla sua applicazione. La funzionalità è rimasta però riservata agli utenti residenti negli Stati Uniti. A maggio 2023 c’è stata una svolta: l’avvio della collaborazione tra PayPal e Metamask. Grazie a questa partnership è possibile effettuare il login nella propria area dedicata di Paypal anche con il proprio wallet Metamask e comprare crypto direttamente dal proprio conto PayPal, in un solo passaggio. 

Twitch

Anche Twitch, la piattaforma di streaming più utilizzata al mondo, accetta Bitcoin e altre criptovalute per donazioni e iscrizioni. Tramite le iscrizioni o sub puoi supportare mensilmente i tuoi creatori preferiti pagando con tante diverse crypto: da Bitcoin a Ethereum, da Dogecoin a Litecoin. 

McDonald’s

Al McDonald’s di Lugano puoi comprare il tuo Crispy McBacon con Bitcoin e la stablecoin Theter (USDT). Questi pagamenti fanno parte dell’iniziativa “Plan B” che ha coinvolto il capoluogo del Canton Ticino ad Ottobre 2022. Questo progetto ha l’obiettivo di incrementare l’adozione delle criptovalute nella città svizzera. I pagamenti al McDonald’s di Lugano vengono elaborati sulla blockchain Layer-2 di Bitcoin, il Lighting Network.

Starbucks

Chiudiamo la lista delle 10 aziende che consentono di pagare in Bitcoin, come concluderemo un pranzo, ovvero con un bel caffè da pagare rigorosamente in crypto. Nelle caffetterie americane di Starbucks si possono infatti acquistare espressi e frappuccini in criptovalute direttamente dall’app, grazie alla partnership con Bakkt.

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Negozi dove pagare con Bitcoin

Le aziende presenti in questa lista non sono le uniche ad accettare Bitcoin e le criptovalute come metodo di pagamento, ma sono probabilmente quelle più note a livello globale. Anno dopo anno, molte altre realtà di diverse dimensioni e che operano nei settori più disparati hanno adottato le crypto.

Tra queste ci sono negozi fisici situati in paesi crypto friendly. Qualche esempio pratico? Alcuni store di Burger King in Venezuela, le squadre statunitensi dei Miami Dolphin e dei Dallas Mavericks e dei distributori automatici di Coca Cola in Australia e Nuova Zelanda.

trovare le ultime novità su blockchain, Bitcoin e Web3. Raccontiamo da vicino questa economia emergente con un occhio alla finanza tradizionale, così hai tutto quello che ti serve per entrare nella nuova era del denaro. 

Campagna elettorale USA: la sfida si decide sul “campo di battaglia” crypto?

Le crypto e la politica USA: vincerà Trump o Biden?

Le crypto sono diventate un tema centrale nel dibattito politico negli Stati Uniti, scopri tutto quello che è successo da inizio maggio ad oggi

Le crypto stanno diventando un tema centrale nella campagna elettorale USA. In passato demonizzate, stanno guadagnando sempre più interesse da parte dei candidati politici.

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Come si è passati dalla completa ostilità nei confronti di questo settore, all’apertura generale a cui stiamo assistendo in questi giorni? Scoprilo in questo articolo.

La politica USA abbraccia le crypto: le dichiarazioni di Trump

Il mondo crypto è diventato un campo di battaglia per la lotta alla presidenza a partire dall’inizio di maggio, quando Donald Trump si è dichiarato a favore di questa tecnologia. Il video, che ha fatto il giro dei social, è stato il punto di partenza di questa lotta che, probabilmente, ha causato un dolce “effetto collaterale”: l’approvazione degli ETF spot su Ethereum.

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Alle prime dichiarazioni di Trump, ne sono seguite delle altre. L’ex presidente si è espresso, alla Libertarian National Convention, a favore del settore e contro le Central Bank Digital Currencies, dichiarando che, se tornerà alla Casa Bianca, si opporrà alla crociata di Joe Biden contro le crypto, e si impegnerà per rendere gli USA il centro globale per lo sviluppo di questa tecnologia.

Il 30 maggio, poi, Bloomberg ha dichiarato che Trump è Elon Musk avrebbero iniziato a dialogare in merito alla regolamentazione crypto, poi smentita dal CEO di Tesla.

E i democratici? Il controverso rapporto tra le crypto e Joe Biden

La love story tra le crypto e la politica USA, per quanto riguarda il versante democratico, è ancora più controversa. Il fronte guidato da Joe Biden si è, in generale, sempre opposto al settore, seppur con qualche eccezione ad esempio Nancy Pelosi; ma dopo le dichiarazioni di Trump la posizione dello schieramento politico è cambiata

Il primo momento di svolta è stata l’approvazione degli ETF spot su Ethereum da parte della Security and Exchange Commission, capitanata da Gary Gensler, da sempre legato ad esponenti politici dem come Paul Sarbanes, Barack Obama e Bill Clinton. Prima delle dichiarazioni di Trump, le probabilità di un’approvazione erano bassissime secondo Bloomberg, la principale testata, e anche la più autorevole, a seguire e raccontare quotidianamente la vicenda

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Insomma, sembra che la SEC abbia dovuto approvare gli ETF spot su Ethereum perché condizionata da pressioni politiche, probabilmente esercitate da Joe Biden e dai democratici, per non perdere il consenso degli investitori crypto dopo la presa di posizione di Trump.

La situazione attuale

Fa sicuramente riflettere che questo cambio di rotta della politica USA nei confronti delle crypto sia avvenuto in pochissimi giorni, probabilmente segno che è stato sostenuto dalla volontà di accaparrarsi il consenso di determinati elettori, più che da un sincero sostegno a ciò che le crypto rappresentano.

In ogni caso, quanto successo nelle scorse settimane è molto positivo. Secondo BlackRock, l’entourage del presidente Biden sta contattando figure di rilievo del settore delle criptovalute, per comprendere a fondo la materia e ripensare eventuali politiche a sostegno del suo sviluppo istituzionale.


Insomma, non sta a noi giudicare se, in questo caso, il fine giustifica i mezzi. Nonostante l’obiettivo finale rimanga il consenso, una svolta questa portata può, sicuramente, aiutare l’adozione. Chissà quanto Joe Biden e Donald Trump hanno effettivamente approfondito e studiato Bitcoin. Sono, effettivamente, entrati nella “tana del bianconiglio”. Quasi sempre, una volta che si inizia ad approfondire Bitcoin, non si torna più indietro e si cambia idea sul concetto di moneta e su quello di valore.


Bitcoin Pizza Day: che cos’è e perché si festeggia il 22 Maggio?

Bitcoin Pizza Day: che cos’è e perché si festeggia il 22 maggio?

Oggi è il Bitcoin Pizza Day! Scopri la storia di questo giorno speciale in cui si celebra il primo acquisto in Bitcoin

Che cos’è il Bitcoin Pizza Day? Il 22 maggio la community crypto festeggia a modo suo la prima transazione in BTC per acquistare dei beni. Nello specifico due pizze diventate le più costose della storia! Laszlo Hanyecz, un affamato bitcoiner, nel 2010 acquistò due pizze per 10.000 Bitcoin che oggi valgono più di 650 milioni di euro. Quando si ha fame si è disposti a spendere qualsiasi cifra, soprattutto per una pizza, ma non esageriamo! Scopri che cos’è il Bitcoin Pizza Day festeggiato il 22 maggio e la storia di Laszlo Hanyecz!

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Che cos’è il Bitcoin Pizza Day 

Il 22 maggio è il giorno del Bitcoin Pizza Day, una delle ricorrenze più sentite del mondo crypto in cui si celebra la prima transazione in Bitcoin finalizzata per acquistare un bene “materiale”. Per citare il protagonista di questa storia, Laszlo Hanyecz, il Bitcoin Pizza Day è stato il primo caso in cui “BTC è stato concepito come un bene di scambio reale dalle persone”.

La storia del Bitcoin Pizza Day è iniziata quando Laszlo Hanyecz, un programmatore e miner residente in Florida, annunciò sul celebre forum Bitcointalk.org l’ intenzione di acquistare due pizze utilizzando Bitcoin. Offrendo 10.000 Bitcoin a chiunque fosse disposto a portargliele. All’epoca il loro valore era di circa 41$. Ci mise qualche giorno a trovare qualcuno disposto ad accettarli, ma il 22 maggio un diciannovenne di nome Jeremy Sturdivant acquistò due pizze in un ristorante della catena di pizzerie Papa John’s e gliele portò in cambio delle crypto promesse.

In molti si chiedono ancora oggi cosa ha fatto Papa John’s con i Bitcoin che ha ricevuto in cambio delle pizze? In realtà Papa John’s non ha ricevuto nessun Bitcoin. In quegli anni nessuna azienda o negozio accettava pagamenti in BTC. Il beneficiario del primo pagamento in Bitcoin è stato Jeremy Sturdivant che ha poi acquistato le pizze, facendo da tramite, nel fast food americano utilizzando dei dollari.

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Chi è Laszlo Hanyecz e perché aveva così tanti Bitcoin?

Ora che sai cos’è il Bitcoin Pizza Day e conosci la sua storia è il momento di spendere qualche parola sul suo protagonista: il programmatore Laszlo Hanyecz. È uno dei primi miner e sviluppatori di BTC nonché uno dei più attivi e longevi membri del forum Bitcointalk.org. Ha ideato il primo programma per utilizzare le schede video (GPU) per il mining di Bitcoin, invenzione che ha permesso di velocizzare e rendere più efficiente il processo fino ad allora gestito interamente dai processori (CPU).

Nonostante oggi 10.000 Bitcoin sembrino una cifra esorbitante, all’epoca il loro valore non era così alto; ogni BTC all’epoca valeva 0,004$ e prima dell’halving del 2012 i miner ne guadagnavano 50 per ogni blocco che minavano. Perciò per accumulare i 10.000 Bitcoin con i quali ha acquistato le due pizze ha dovuto validare 200 blocchi, un numero tutto sommato contenuto, considerando che Bitcoin esisteva da poco tempo e i miner erano pochissimi (meno di mille).

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Il Bitcoin Pizza Day è una giornata ricca di significato. Ciò che è successo il 22 maggio 2010 ha dimostrato, per la prima volta nella storia, che è possibile scambiare valore in modo decentralizzato, senza il controllo e il benestare di intermediari finanziari grazie alle crypto. Ecco cos’è il Bitcoin Pizza Day e perché si festeggia proprio il 22 maggio. Milioni di dollari spesi per acquistare la pizza più costosa della storia sono diventati il simbolo delle potenzialità di Bitcoin come mezzo di pagamento.


Bitcoin può essere hackerato? I computer quantistici possono distruggerlo?

Bitcoin può essere hackerato?

È possibile che Bitcoin venga hackerato? I computer quantistici riusciranno a distruggere la blockchain? Scopri di più

La blockchain di Bitcoin è estremamente sicura a livello informatico, prevalentemente grazie ai modelli crittografici che utilizza. Nonostante questo, all’orizzonte c’è una minaccia che preoccupa alcuni crypto enthusiast: i computer quantistici. 

Queste macchine, incredibilmente potenti, sono in grado di svolgere calcoli ad una velocità esponenzialmente più elevata rispetto a quelle tradizionali e, per questo motivo, potrebbero mettere a rischio la blockchain di Bitcoin. La sicurezza dell’intera rete si basa, infatti, proprio sulla potenza di calcolo, messa a disposizione dai miner e costantemente in equilibrio.

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Visto che lo sviluppo di queste macchine sta avanzando velocemente negli ultimi anni, è necessario preoccuparsi? Bitcoin potrà, davvero, essere hackerato per colpa dei computer quantistici?

Bitcoin può essere hackerato? Cosa sono i computer quantistici

L’intuizione che sta alla base di questa tecnologia risale al 1981, quando Richard Feynman propose la sua teoria della computazione quantistica. L’idea era quella di creare elaboratori che simulassero la realtà proprio nel modo in cui si manifesta, e quindi attraverso artefatti quantistici, e non attraverso variabili binarie.

La differenza principale tra i computer quantistici e quelli tradizionali sta, dunque, nell’architettura delle più piccole unità che compongono il linguaggio macchina

Il linguaggio macchina di un elaboratore tradizionale è, infatti, basato su un’architettura binaria; l’unità di informazione che sta alla base di questa si chiama Bit e codifica uno stato che può essere o 0 o 1.

Al contrario, l’unità di informazione dei computer quantistici, il Qubit, o bit quantistico, si ispira alle particelle. Senza entrare troppo nel tecnico si può dire che i Qubit possono oltre ad assumere lo stato 0 o 1, possono restituirne uno qualsiasi di quelli compresi tra i due valori.

Il funzionamento di queste macchine è estremamente complesso, perciò non entreremo nel dettaglio. Anche perché il focus di questo articolo è comprendere se Bitcoin può essere o meno hackerato da queste macchine all’avanguardia.

Come funziona la crittografia di Bitcoin?

Per capire se i computer quantistici saranno in grado di hackerare Bitcoin dobbiamo comprendere come lavora la sua blockchain a livello crittografico. Il network di BTC utilizza, in questo senso, tre funzioni principali:

  1. La funzione di hash Secure Hash Algorithm (SHA) 256: è un algoritmo che viene utilizzato da Bitcoin per garantire l’integrità delle informazioni memorizzate in un blocco. La SHA-256 è unidirezionale, ovvero è possibile generare un hash (o impronta digitale) da qualsiasi contenuto ma, al contrario, non è possibile svolgere il procedimento inverso, ovvero non si può risalire al contenuto partendo dall’hash. Il risultato di questa funzione crittografica, che viene utilizzata principalmente nel processo di mining, in particolare per creare l’hash del blocco e garantire il funzionamento del meccanismo di consenso Proof-of-Work, è sempre un codice alfanumerico di 64 caratteri, codificato in 256 bit o 32 byte ed essa;
  1. RIPEMD-160: questa è un’altra funzione hash crittografica usata in Bitcoin, principalmente per ridurre la lunghezza degli hash SHA-256 da 256 bit a 160 bit. Questo ridimensionamento viene utilizzato nella creazione dell’indirizzo Bitcoin, che inizia con un hash SHA-256 della chiave pubblica seguito da un hash RIPEMD-160;
  1. Le Curve Ellittiche: Bitcoin usa l’Elliptic Curve Digital Signature Algorithm (ECDSA) per garantire che le monete possano essere spese solo dal legittimo proprietario. La curva specifica usata in Bitcoin è la secp256k1, che aiuta a generare la chiave pubblica dalla chiave privata e a firmare le transazioni.

Bisogna anche specificare che Bitcoin utilizza funzioni crittografiche che siano battle tested. Ciò significa che esse non sono funzionanti soltanto a livello matematico ma sono state già testate “sul campo” per diversi anni, o addirittura, decenni. 

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Perché i computer quantistici sono una minaccia?

È arrivato il momento di rispondere alla domanda centrale di questo articolo: Bitcoin può essere hackerato?

Per farlo ci concentreremo sulla modalità teoricamente più possibile, ottenere il controllo di più del 50% della potenza computazionale della rete, e quindi effettuare un 51% attack. Se un hacker riuscisse in questa impresa potrebbe, potenzialmente, spendere due volte i Bitcoin, il che porterebbe al fallimento dell’intera blockchain

Scongiurare la minaccia della doppia spesa (double spending) è stato uno degli obiettivi principali del creatore di Bitcoin Satoshi Nakamoto. D’altronde, BTC non sarebbe andato lontano se qualcuno avesse potuto impiegare la stessa somma in più scambi economici. 

In questo senso i computer quantistici sono sempre stati considerarti una minaccia per Bitcoin e, più in generale, per la crittografia, dato che sono, teoricamente, in grado di effettuare complicatissimi calcoli ad una velocità esponenzialmente più alta rispetto a quelli tradizionali. Queste operazioni matematiche complesse, stanno alla base della sicurezza di Bitcoin, dato che vengono svolte dai miner per validare i blocchi e quindi rendere sicuro l’intero network.

Perché Bitcoin dovrebbe essere al sicuro?

Bitcoin può, davvero, essere hackerato? I quantum computer sono, all’atto pratico, una minaccia o, nel caso in cui la loro adozione dovrebbe crescere, non avranno comunque nessun impatto sul network di BTC? È impossibile dare una risposta certa a questa domanda. Tuttavia, possiamo analizzare alcuni dati e toerie per fare chiarezza sulla questione. 

Una delle più popolari sostiene che, una volta che questa tecnologia verrà adottata e i computer quantistici diventeranno davvero acquistabili, i miner di Bitcoin saranno tra i primi soggetti ad utilizzarli. In passato essi si sono aggiudicati le componentistiche hardware più avanzate, proprio perché la validazione dei blocchi della rete di BTC è un’attività fortemente competitiva e chi la svolge è fortemente incentivato ad aggiornare costantemente il proprio setup. Attualmente l’80% di questi soggetti possiede macchine estremamente costose, dotate dei chip più potenti in circolazione.

Secondo alcune stime, per replicare la potenza di calcolo in possesso dal 51% dei partecipanti alla rete, bisognerebbe spendere circa 3,7 miliardi di dollari in componenti hardware. Questa cifrà non tiene conto dell’aumento di prezzo che subirebbero i componenti, dato un tale incremento della domanda. Senza considerare poi che l’autore di un attacco di questo tipo non produrrebbe nessun beneficio economico per se stesso, dato che, nel caso in cui andasse a buon fine, ogni Bitcoin perderebbe, istantaneamente, il suo valore.

Insomma, non si trarrebbe alcun vantaggio tendando hackerare Bitcoin, nonostante sia teoricamente possibile, mentre il costo, approssimato per difetto a 3,7 miliardi di dollari, è incredibilmente elevato. Sarebbe più facile, e remunerativo, provare ad hackerare una banca centrale.

Elezioni USA: l’impatto sul prezzo di Bitcoin

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Che impatto avranno le elezioni USA sul prezzo di Bitcoin? Secondo Standard Chartered potrebbero far esplodere a rialzo la criptovaluta

In molti pensano che la vittoria di Donald Trump alle prossime elezioni USA potrebbe favorire Bitcoin e, in generale, il settore delle criptovalute. Tra i sostenitori di questa tesi c’è Standard Chartered Bank, una delle società finanziarie più importanti del Regno Unito.

Su cosa si fonda la recente diffusione di questa convinzione? Dove potrebbe arrivare il prezzo di Bitcoin, se Donald Trump dovesse tornare alla Casa Bianca? Standard Chartered ha aggiornato, a rialzo, le sue previsioni sul prezzo di BTC: 150.000$ entro la fine del 2024.

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Elezioni USA: perché una vittoria di Trump potrebbe essere positiva?

Il primo aspetto da considerare per stimare l’impatto dell’insediamento di Donald Trump a Capitol Hill è quello normativo. Il tycoon ha, infatti, ribadito più volte di non avere intenzione di reprimere l’utilizzo di Bitcoin e, quindi, di non opporsi al settore delle criptovalute nel caso in cui dovesse vincere le elezioni USA. Una delle ultime dichiarazioni in merito risale a marzo, quando Trump disse, ai microfoni di CNBC, di conoscere il fenomeno e di accettarlo, anche se ribadì il suo totale e incondizionato sostegno nei confronti del dollaro.

Un’altra teoria che accompagna la convinzione di chi si aspetta un mercato crypto rialzista nel caso di una vittoria di Donald Trump è collegata agli esponenti in carica a capo delle principali istituzioni governative. Se il mandato di Joe Biden, e con esso l’attuale parentesi democratica, dovesse concludersi, alcune teste potrebbero “saltare”. 

Gli occhi del settore sono puntati principalmente su Gary Gensler, il presidente della Security and Exchange Commission (SEC), nonché il più grande antagonista del settore degli ultimi anni. Gensler è da sempre legato al partito democratico e quindi un’ascesa al potere della fazione repubblicana potrebbe mettere a rischio la sua poltrona.

A dimostrazione di ciò, in un video reso pubblico di recente su X (ex Twitter,) Trump afferma che “loro”, riferendosi ai democratici e a Gary Gensler, sono ostili alle crypto e ironizza sul fatto che, secondo lui, Joe Biden non sa neanche cosa siano. Insomma, le criptovalute potrebbe trovare terreno fertile all’interno delle istituzioni nel caso in cui Trump vincerà le elezioni USA del 5 novembre 2024.

Trump inietterà liquidità nei mercati?

Per stimare l’impatto sul prezzo di Bitcoin delle elezioni USA del 2024, può essere utile guardare al passato. Donald Trump è famoso, tra le altre cose, per aver preferito politiche monetarie fortemente espansive, caratterizzate da tassi di interesse vicini allo zero e dalla monetizzazione del debito. Con questo termine si intende la tendenza dei governi a utilizzare le banche centrali come acquirenti per il proprio debito. In altre parole, al verificarsi di questo scenario, la Federal Reserve (FED) emetterebbe nuova moneta per acquistare i titoli di stato americani. Tale scenario risulta particolarmente allettante nel caso in cui il debito pubblico del paese in questione sia particolarmente alto e, soprattutto, quando esiste il rischio che i mercati inizino a dubitare della sua sostenibilità.

Ma che impatto avrebbe questa forzatura dell’economia sul settore delle criptovalute? L’unico modo per stimarlo è analizzare i dati dell’ultimo mandato Trump, quando i tassi di interesse erano vicini allo zero, come la “fiducia” nel mercato delle treasury americane o Titoli di Stato USA. Basti pensare che durante il primo mandato la vendita netta media annua di debito pubblico statunitense ha toccato i 207 miliardi di dollari, contro i 55 miliardi della presidenza Biden. In quel frangente il mercato crypto, così come quello azionario, è stato interessato da una forte crescita, visto che forniva una copertura contro la dedollarizzazione. Uno degli effetti collaterali di questa pratica è, infatti, la svalutazione monetaria, che si genera dall’aumento della quantità di moneta che circola in un sistema economico.

Le previsioni sul prezzo di Bitcoin

Chiarita la situazione in merito al contesto economico e normativo, è il momento di affrontare la possibile influenza delle elezioni USA sul prezzo di Bitcoin. Ovviamente è impossibile sapere cosa succederà nel caso in cui Donald Trump dovesse tornare alla Casa Bianca, ma questo non impedisce ai commentatori del settore di pubblicare le proprie previsioni.

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Ad aver avuto una maggiore risonanza mediatica sono state quelle di Standard Chartered, già anticipate nell’introduzione di questo articolo. Per la banca del Regno Unito il prezzo di Bitcoin raggiungerà i 150.000 dollari entro la fine del 2024 se Donald Trump dovesse diventare, per la seconda volta nella storia, il presidente degli Stati Uniti. Ma non è tutto! Secondo Geoff Kendrick, Head of Crypto Research della società finanziaria, il valore di un singolo Bitcoin potrebbe toccare i 200.000$ durante il 2025.

Cosa succederà quando tutti i 21 milioni di Bitcoin saranno minati?

Cosa succederà dopo che tutti i 21 milioni di Bitcoin saranno minati?

Anche i Bitcoin, come tutte le cose preziose, sono limitati e scarsi e perciò non verranno emessi per sempre. La distribuzione della criptovaluta cesserà a 21 milioni, più o meno intorno al 2140. Questo avvenimento, seppur molto lontano, influenzerà i miner del futuro che non riceveranno più come ricompensa nuovi BTC. Cosa succederà dopo che tutti i 21 milioni di Bitcoin saranno minati? I miner smetteranno di rendere sicura la sua blockchain?

Perché i Bitcoin non sono infiniti?

La quantità massima di Bitcoin che potranno essere emessi è limitata a 21 milioni. Questo numero viene chiamato anche “max supply” o disponibilità massima. Questo limite è stato introdotto da Satoshi Nakamoto fin dalla creazione della criptovaluta per contenere l’inflazione e rendere la crypto scarsa e quindi preziosa. Se la disponibilità di Bitcoin fosse illimitata e i BTC venissero estratti all’infinito ad un certo punto ognuna di queste crypto non varrebbe più nulla. Attualmente sono stati emessi 19,7 milioni di Bitcoin e perciò ne mancano soltanto 2 per raggiungere la total supply

Le ricompense dei miner si dimezzano per l’halving

Un altro meccanismo di Bitcoin, collegato al mining, è l’halving. Questo regola la progressiva diminuzione delle ricompense elargite ai miner che validano i blocchi, che si dimezzano circa ogni quattro anni. Anche questo serve a ridurre le crypto in circolazione, per mantenere la scarsità. Ad oggi, dopo che l’halving di aprile 2024 è avvenuto con successo, i miner ottengono 3,125 BTC per ogni blocco che validano. Il processo di validazione di un blocco dura, in media, 10 minuti.

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Cosa succederà ai miner quando verranno emessi tutti i Bitcoin?

La sicurezza della blockchain di Bitcoin è garantita dai miner, quindi è legittimo chiedersi se nel momento in cui non verranno emessi più BTC il network smetterà di funzionare, perché nessuno sarà più incentivato a controllare la validità delle transazioni. 

Per fortuna Satoshi Nakamoto ha pensato anche a questo. I miner infatti non solo ricevono come ricompensa una parte dei nuovi BTC minati, ma anche le commissioni delle transazioni. Quando tutti i 21 milioni di Bitcoin saranno stati emessi le commissioni diventeranno l’unica fonte di reddito per i miner.

La fine delle emissioni di Bitcoin avrà un impatto imprevedibile. Certamente i miner potranno risentirne, e, per alcuni di loro, minare Bitcoin potrebbe smettere di essere un’attività profittevole. Ma ciò dipende molto da all’evoluzione di Bitcoin come criptovaluta. Ad esempio, se tra circa 120 anni BTC diventerà a tutti gli effetti una riserva di valore, probabilmente le commissioni delle transazioni (che saranno molto più costose di adesso), saranno sufficienti a ricompensare i miner. In alternativa  potrebbero migrare su altre blockchain, come è successo ad Ethereum quando la sua rete è passata dal meccanismo di consenso Proof-of-Work a quello Proof-of-Stake.

Nell’ultimo anno, grazie ad una nuova tecnologia chiamata inscription, la blockchain di Bitcoin si sta evolvendo. Il network di BTC non è più una rete “pura” che gestisce solamente trasferimenti di criptovalute ma può ospitare anche gli NFT, applicazioni decentralizzate (Dapp), protocolli DeFi e, addirittura, blockchain Layer 2. Insomma, l’attività sul network di Bitcoin è in aumento, ciò contribuisce ad alzare anche le commissioni che gli utenti devono pagare, in media, per effettuare una transazione. Con l’aumento del volume delle commissioni, i miner avranno un guadagno maggiore.


Purtroppo non esiste una risposta certa alla domanda: cosa succederà dopo che tutti i 21 milioni di Bitcoin saranno minati. In ogni caso, dato che mancano circa 120 anni, i miner hanno ancora un po’ di tempo per prepararsi.

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