Le azioni di MicroStrategy e il prezzo di Bitcoin

MicroStrategy azioni: come Bitcoin ne influenza il prezzo

Le azioni MicroStrategy (MSTR) sono diventate un caso unico nel mercato, strettamente legate all’andamento di Bitcoin. Ma quanto è sostenibile questa strategia?

Siamo nel pieno del bull market. Le candele verdi dominano sui grafici e il P&L degli investitori cresce costantemente. Ma mentre molti si godono questa fase euforica, altri iniziano a interrogarsi su quale potrebbe essere il prossimo black swan event o “cigno nero” del mondo crypto, l’evento capace di far tremare l’intero ecosistema. D’altronde, dopo i crolli causati dal collasso dell’ecosistema Terra (LUNA) e di FTX che hanno sancito la fine dello scorso bull market, la prudenza è d’obbligo.

Questa volta, secondo alcuni utenti su X (ex Twitter), “l’elefante nella stanza” sarebbe MicroStrategy, l’azienda fondata da Michael Saylor, nonché il più grande holder di Bitcoin al mondo. La domanda che molti crypto enthusiast si pongono oggi è semplice:  MicroStrategy e le sue azioni, strettamente legate al valore di BTC, possono causare un crollo senza precedenti?

Le azioni di MicroStrategy e il suo modello di Business

Michael Saylor ha trasformato MicroStrategy in una sorta di proxy di Bitcoin. Negli ultimi anni, l’azienda ha accumulato una quantità enorme di BTC (attualmente 402.000 per un controvalore monetario di 38,3 miliardi di dollari) finanziando gli acquisti attraverso un modello innovativo ma complesso: l’emissione di obbligazioni convertibili.

In breve, queste obbligazioni (dal rendimento praticamente nullo) permettono agli investitori di scegliere, alla scadenza, se convertire il loro credito in azioni MicroStrategy o recuperare il denaro che hanno prestato all’azienda. La conversione può avvenire se le azioni MSTR raggiungono un prezzo stabilito, ma sono gli investitori ad avere l’ultima parola. Se essi ritengono che le azioni abbiano ancora un margine di rialzo, possono tenerle. In caso contrario, le possono vendere.

Vi potreste star chiedendo: allora perché non comprano direttamente le azioni MSTR detenendole per cinque anni? Beh perché l’acquisto e la detenzione di azioni comporta comunque la possibilità di perdere denaro, nel caso in cui il loro prezzo scenda, mentre l’investimento in obbligazioni convertibili no, poiché si può scegliere di non riscattarle.

I risultati principali

Affrontando il funzionamento del modello di business dell’azienda si può facilmente comprendere che le obbligazioni convertibili in azioni di MicroStrategy hanno il principale scopo di raccogliere capitale da reinvestire in Bitcoin. Questa strategia, che è stata portata avanti dall’azienda da diversi anni, ha reso il prezzo delle azioni di MicroStrategy strettamente legato a quello di Bitcoin. Nell’ultimo anno, il titolo MSTR ha registrato una crescita da tre a cinque volte superiore rispetto a BTC.

Per questo motivo investire in questi titoli è diventato un po’ come aprire una posizione su Bitcoin utilizzando la leva finanziaria, dato che, almeno nell’ultimo periodo, quando BTC cresce del 10% MSTR può crescere dal 30% al 50%.

Ad oggi MicroStrategy possiede circa 36 miliardi di dollari in Bitcoin, ma il valore di mercato delle sue azioni è di ben 83 miliardi, oltre 2,3 volte superiore alle riserve detenute. Inoltre, l’azienda ha di recente approvato un piano di acquisti per un valore totale di 42 miliardi di dollari nei prossimi tre anni (12 dei quali sono già stati allocati su Bitcoin), sempre attraverso l’utilizzo delle obbligazioni convertibili.

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Perché questo modello potrebbe crollare?

Nonostante i risultati straordinari, il modello di MicroStrategy presenta alcune vulnerabilità soprattutto in scenari di mercato ribassisti. E non è, quindi, il caso di sottostimare il possibile pericolo ad esse connesso. Un atteggiamento simile ha portato, in passato, a gravissimi crolli che hanno minato per diverso tempo la salute del settore. Ecco quali sono gli avvenimenti che potrebbero causare in crollo del modello che MicroStrategy ha costruito attorno alle sue azioni.

  1. Aumento dell’inflazione e dei tassi di interesse: un aumento dell’inflazione spingerebbe le banche centrali ad alzare i tassi di interesse, rendendo, in generale, il denaro più costoso. Per MicroStrategy, questo significherebbe maggiore difficoltà a reperire liquidità per onorare gli obblighi finanziari legati alle obbligazioni convertibili;
  2. Calo del prezzo di Bitcoin: essendo il valore delle azioni MicroStrategy strettamente legato a BTC, un crollo del prezzo della crypto si rifletterebbe su quello delle azioni. Ad esempio, una perdita del 10% di Bitcoin potrebbe comportare un crollo del 30%-50% per MSTR. Questo effetto potrebbe spaventare ulteriormente gli investitori, innescando una spirale di vendite.
  3. Obblighi finanziari insostenibili: se, magari a causa dei quanto anticipato nei punti precedenti, il prezzo delle azioni non raggiungesse i target fissati, MicroStrategy sarebbe costretta a rimborsare, in denaro, la maggior parte degli obbligazionisti. Si parla di un’esposizione potenziale di 45 miliardi di dollari, una cifra che l’azienda potrebbe recuperare soltanto vendendo parte dei Bitcoin che possiede.
  4. Vendita forzata di Bitcoin: se lo scenario presentato al punto 3 dovesse verificarsi, MicroStrategy potrebbe essere obbligata a liquidare le sue riserve di Bitcoin, anche in perdita. Questa mossa potrebbe avere ripercussioni devastanti sul mercato crypto, dato che farebbe crollare ulteriormente il prezzo di BTC, e quindi anche le azioni MSTR, alimentando un apocalittico circolo vizioso.
  5. Rischio sistemico per il mercato crypto: infine va precisato che MicroStrategy possiede circa l’1,84% di tutti i Bitcoin esistenti. Se l’azienda crollasse, il mercato crypto subirebbe un duro colpo, con conseguenze potenzialmente disastrose per il valore e la stabilità di Bitcoin.

Uno scenario apocalittico?

Se tutte queste condizioni si verificassero contemporaneamente, il crollo di MicroStrategy potrebbe scatenare un effetto domino sull’intero ecosistema crypto. Tuttavia, è importante ricordare che si tratta di uno scenario estremo e poco probabile. Più realistico è immaginare una situazione intermedia, in cui il prezzo delle azioni MicroStrategy subisce un forte calo senza che l’azienda sia costretta a vendere le sue riserve di Bitcoin.Inoltre, nonostante l’azienda capitanata da Michael Saylor sia, ormai, un colosso, Bitcoin è diventato una asset estremamente solido.

Guarda il grafico di Bitcoin

Perciò, sebbene un crollo di MicroStrategy abbia le carte in regola per minare per diverso tempo la stabilità e il valore di Bitcoin e dell’intero mercato crypto, non sembra essere in grado di provocare un crollo catastrofico. Insomma, MicroStrategy non è (e non sarà) il Single Point of Failure di Bitcoin. Il valore di Bitcoin, invece, nel caso in cui crolli drasticamente nel prossimo bear market, potrebbe essere il Single Point of Failure di MicroStrategy.


Previsioni Bitcoin 2050: L’analisi di VanEck

Bitcoin previsioni 2050: quale valore potrà raggiungere?

Le previsioni di VanEck sul valore di Bitcoin nel 2050 offrono uno sguardo approfondito sulle potenzialità della criptovaluta di diventare un elemento centrale nel sistema monetario internazionale.

Cosa ci riserva il futuro? Cosa dicono le previsioni per il 2050 di VanEck racchiuse in un’analisi pubblicata di recente? Secondo il fondo di investimento, Bitcoin potrebbe affermarsi come una componente fondamentale del sistema monetario globale, “rubando quote di mercato” alle principali monete fiat a livello globale. 

Nello specifico Van Eck prevede che Bitcoin sarà ampliamente utilizzato nel commercio internazionale, è diventerà uno dei mezzi di scambio più utilizzati e una ancor più preziosa riserva di valore.  Ecco le previsioni di VanEck su Bitcoin per il 2050.

Guarda il grafico di Bitcoin

Bitcoin: il futuro del sistema monetario internazionale

Per produrre le sue previsioni sul prezzo di Bitcoin entro il 2050 Van Eck ha iniziato da alcune stime sul Prodotto Interno Lordo (PIL) globale e sulla crescita. Lo scenario disegnato dal fondo di investimento prevede che i movimenti populisti e il desiderio di re-shorting provocheranno un rallentamento della crescita del PIL mondiale, dal 3 al -2%

Poi ha anche analizzato il sistema monetario internazionale (SMI) in senso più ampio, prevedendo un’allontanamento delle economie mondiali dalle valute di riserva tradizionali

Stati Uniti, Unione Europea, Regno Unito e Giappone stanno gradualmente perdendo quote in questo senso. Inoltre, è sempre più lampante il calo di fiducia nelle monete fiat come riserve di valore a lungo termine a causa della continua ed eccessiva spesa in deficit – quando un governo (e quindi una banca centrale) o un’azienda spende più di quanto incassa finanziandosi attraverso l’emissione di debito, sia esso pubblico o privato.

Insomma, VanEck sostiene che la progressiva erosione della fiducia nelle valute fiat tradizionali e l’emergere di Bitcoin come riserva di valore rappresentano i catalizzatori principali per un cambio radicale nel sistema monetario globale, con BTC destinato a ritagliarsi un ruolo di primo piano nelle transazioni internazionali e all’interno delle riserve degli stati.

Perché Bitcoin emergerà?

VanEck prevede che Bitcoin potrebbe affermarsi come uno dei principali strumenti per lo scambio di valore a livello globale, raggiungendo, allo stesso tempo, lo status di riserva di valore universalmente riconosciuta, un ruolo storicamente ricoperto dall’oro. Principalmente per via della crescente erosione della fiducia nelle monete fiat che abbiamo analizzato nel precedente paragrafo. Ma anche di un cambiamento sostanziale degli equilibri di potenza monetari a livello globale.

Le fondamenta del successo di Bitcoin risiedono in alcune caratteristiche uniche che lo rendono particolarmente rilevante, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo:

  • Diritti di proprietà immutabili: Grazie alla sua blockchain decentralizzata, Bitcoin non può essere censurato, confiscato o sottratto. Questa caratteristica è particolarmente rilevante in contesti dove i sistemi tradizionali risultano vulnerabili a manipolazioni, corruzione o instabilità politica.
  • Principi di “sound money” (moneta solida): Questo concetto descrive una moneta che conserva il proprio valore nel tempo, non soggetta a inflazione incontrollata o manipolazioni da parte di governi e banche centrali. Con un’offerta limitata a 21 milioni di unità, Bitcoin rappresenta un modello ideale di moneta solida.

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Uno degli ostacoli principali all’adozione del Bitcoin è rappresentato dalla limitata scalabilità della sua rete, una criticità che sta trovando soluzioni attraverso l’implementazione di blockchain Layer-2

Questi network migliorano la scalabilità di Bitcoin, consentendo la finalizzazione di un maggior numero di transazioni senza compromettere le sue caratteristiche fondamentali.

La combinazione tra i diritti di proprietà immutabili, i principi di sound money e l’innovazione tecnologica garantita dai Layer-2 apre la strada alla creazione di un sistema finanziario globale in grado di rispondere efficacemente alle esigenze dei Paesi emergenti.

Previsioni Bitcoin 2050: cosa ci dice VanEck?

Dopo aver analizzato dove BTC potrebbe collocarsi durante il prossimo capitolo della sua storia evolutiva, vediamo cosa dicono le previsioni di VanEck sul prezzo di Bitcoin. Secondo le stime di VanEck, entro il 2050 Bitcoin potrebbe essere utilizzato per regolare il 10% del commercio internazionale. Inoltre, il fondo di investimento prevede che molte banche centrali deterranno almeno il 2,5% dei propri asset in BTC. 

Questo scenario, almeno per quanto riguarda gli Stati Uniti, sembra sulla strada giusta per concretizzarsi. Una proposta in discussione presso il Congresso americano, nota come Bitcoin ACT, mira a convertire parte delle riserve auree in possesso degli USA in Bitcoin.

In ogni caso le previsioni di VanEck tengono in considerazioni tre principali fattori. In primis il PIL del commercio locale e internazionale regolato su Bitcoin. E poi la fornitura circolante e la velocità dell’asset. Quest’ultima rappresenta la frequenza con cui un’unità monetaria, in questo caso BTC, viene utilizzata per effettuare transazioni all’interno di un sistema economico in un determinato periodo. È una misura della rapidità con cui il denaro o suoi equivalenti “circolano”.

Tenendo presente il possibile ruolo di Bitcoin come uno dei capisaldi del commercio internazionale nonché un asset presente nella maggior parte delle casse delle banche centrali mondiali e applicando a questo scenario un dato coefficiente di velocità, VanEck ha dichiarato che il valore di Bitcoin potrebbe raggiungere i 2,9 milioni di dollari per unità, con una capitalizzazione di mercato complessiva di 61 trilioni di dollari.

Le riserve auree degli Sati Uniti si trasformeranno in Bitcoin?

Bitcoin news: gli USA venderanno oro per comprare BTC?

Le ultime news su Bitcoin ci dicono che la senatrice Cynthia Lummis ha proposto di convertire parte dell’oro in possesso degli USA in BTC

Negli ultimi giorni, il panorama delle criptovalute è stato scosso, oltre che da un esplosivo aumento di prezzo da diverse news importanti riguardanti Bitcoin, provenienti principalmente dagli USA. La senatrice del Wyoming, Cynthia Lummis, ha presentato un disegno di legge che propone la conversione di una parte delle riserve auree statunitensi in Bitcoin

Se approvata, questa iniziativa potrebbe rappresentare una svolta epocale nella storia economico-finanziaria degli Stati Uniti e del mondo intero.

Una nuova era per le riserve statali

La proposta della senatrice Lummis mira a creare una “riserva strategica di Bitcoin” per gli Stati Uniti, attraverso la conversione di una frazione delle ingenti riserve auree del paese in BTC. Attualmente, gli Stati Uniti sono il paese che detiene più oro al mondo, oltre 8.000 tonnellate. Al secondo posto di questa classifica c’è la Germania con 3.352 e poi l’Italia con 2.452.

Secondo l’ultimo rapporto finanziario pubblicato dal Bureau of The Fiscal Service, gli Stati Uniti detengono circa 5.400 miliardi di dollari in asset, mentre le passività ammontano a 42.000 miliardi di dollari, di cui 26.500 miliardi rappresentano il debito pubblico e i relativi interessi. La proposta della senatrice Lummis prevede l’accumulo di 1 milione di BTC, da detenere per 20 anni, con l’obiettivo di sostenere il dollaro dalla sua graduale e inevitabile svalutazione. 

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Il disegno di legge, ripreso da tutte le news su Bitcoin, è stato proposto mesi dopo che Donald Trump, il futuro presidente degli Stai Uniti, ha annuciato di voler costruite la “Strategic Bitcoin Reserve”, ovvero una riserva strategica in BTC per rafforzare la posizione finanziaria degli Stati Uniti. Durante la campagna elettorale, Trump ha accettato donazioni in criptovalute, ha partecipato a Bitcoin 2024, la più importante conferenza al mondo sulla crypto e ha dichiarato di voler rendere gli Stati Uniti la capitale mondiale di questa tecnologia.

Ma non solo! Ha anche annunciato di aver intenzione di licenziare Gary Gensler, l’attuale presidente della Security and Exchange Commission (SEC), da diversi anni uno dei principali antagonisti del settore, almeno per quanto riguarda l’aspetto regolamentativo.

Un precedente storico: Bretton Woods

Questa proposta ci riporta al 1971, quando gli Stati Uniti abolirono gli accordi di Bretton Woods abbandonando il gold standard. L’introduzione di una riserva strategica di Bitcoin potrebbe rappresentare una sorta di “terzo episodio” nella saga di questi accordi, stipulati nel 1944, e quindi segnare l’inizio di un nuovo capitolo della storia monetaria globale.

Per dovere di cronaca possiamo specificare che il dollaro dall’abolizione degli accordi di Bretton Woods del 1971 ha perso circa il 98% del suo valore. Per questo motivo trovare un asset, o una riserva di valore, che lo sostenga, potrebbe essere necessario.

Guarda il grafico di BTC

Le proposte statunitensi hanno già iniziato a influenzare altri paesi. In Polonia, Sławomir Mentzen, candidato alle elezioni presidenziali del 2025, ha promesso di creare una riserva strategica di Bitcoin nel caso in cui venisse eletto. Mentzen, noto sostenitore delle criptovalute, ha dichiarato di aver investito, nel 2013, tutti i suoi risparmi in Bitcoin, mettendo in evidenza la sua fiducia nel potenziale della criptovaluta. 

Le recenti iniziative politiche negli Stati Uniti e in Polonia indicano una crescente accettazione del Bitcoin come riserva di valore a livello statale. Se queste proposte verranno attuate, potrebbero segnare una svolta significativa nel panorama economico globale, ridefinendo il ruolo delle criptovalute nel sistema finanziario internazionale.


Bull market e altseason: come gestirli? Strategie e consigli

Bull market e altseason crypto: come gestirli

Una guida per navigare il bull market e l’altseason. Come sfruttare queste fasi di mercato?

I precedenti bull market e le passate altseason hanno offerto numerose opportunità agli investitori crypto, e probabilmente lo stesso accadrà nel ciclo rialzista attuale. Tuttavia, sfruttare al meglio questi momenti favorevoli del mercato non è affatto semplice, perché spesso entrano in gioco emozioni difficili da controllare.

In questa guida troverai alcuni suggerimenti pratici per gestire nel migliore dei modi i bull market e le altseason, che ti potranno essere utili per cercare di evitare gli errori più comuni, spesso dettati dall’avarizia o dall’eccessivo ottimismo. Prima, però, una precisazione: questo articolo è stato redatto analizzando i dati storici, ma non è detto che quanto è accaduto in passato si ripeta.

Bull market e altseason: quando cominciano?

La domanda presente nel sottotitolo ci può guidare in questo viaggio verso la comprensione dei bull market e delle altseason è, all’apparenza, semplice. Tuttavia, è piuttosto complesso dare una risposta, che arriverà più avanti dopo una serie di considerazioni generali. 

Ad ogni ciclo di mercato, quando Bitcoin rincomincia a muoversi verso l’alto, veniamo inondati da previsioni di prezzo e target di ogni tipo, che sicuramente lasciano il tempo che trovano. Al contrario, è più utile concentrarsi sulla variabile principale in un mercato ciclico come quello crypto: il tempo. Questo perché quanto successo, almeno fino ad oggi, si è sempre ripetuto, con alcune piccole differenze.

Non bisogna tralasciare alcuni indicatori molto importanti da tenere sempre d’occhio quando si analizza un ciclo di mercato. La Bitcoin dominance per esempio, che misura il “peso” di BTC nel mercato delle criptovalute e quindi la quota allocata sull’oro digitale della capitalizzazione totale. Ma anche il grafico ETH/BTC, che mette a confronto il prezzo delle due crypto principali del mercato, e il tempo trascorso dall’ultimo halving.

I cicli del mercato crypto sono scanditi dall’halving

Bull market e altseason sono due concetti distinti. Il primo contiene quasi sempre il secondo, anche se è capitato che le criptovalute alternative a Bitcoin registrassero ottime performance in momenti di mercato non propriamente positivi per BTC. 

Ciò che importante comprendere è che i cicli di mercato sono scanditi dall’halving, che ogni quattro anni dimezza le ricompense per i miner e quindi le emissioni di nuovi BTC. Le fasi di mercato di Bitcoin hanno avuto, generalmente, una durata di mille giorni, e il punto di minimo di ogni fase è stato toccato circa un anno dopo l’ultimo massimo storico (ATH) registrato precedentemente.

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Le fasi principali di un bull market

Che ci troviamo in bull market è ormai chiaro e lampante a tutti. Il prezzo di BTC ha appena superato i 90.000$ e sembra propenso a continuare a crescere. Vediamo però, sempre basandoci sui dati storici, quali sono state le fasi principali dei cicli rialzisti del passato.

Fase 1: Bitcoin domina il mercato

L’inizio della fase più esplosiva del mercato, quella in cui probabilmente ci troviamo attualmente. La maggior parte della la liquidità in ingresso nel mercato crypto confluisce su Bitcoin. Dall’altro lato Ethereum e la maggioranza delle altcoin faticano a tenere il passo del Re.

Fase 2: Ethereum recupera il terreno perso

Ad un certo punto Bitcoin rallenta e parte della liquidità che ha attirato inizia a ruotare su Ethereum. Almeno questo è quello che è successo da quando il “blockchain computer” esiste. 

Questo fenomeno ha sempre dato inizio ad una fase in cui le performance di ETH hanno superano quelle di BTC, caratterizzato anche dalle prime accelerazioni delle altcoin più promettenti. 

Fase 3: Inizio altseason

La liquidità in ingresso e le relative ottime performance di Ethereum hanno, in passato, istillato fiducia nelle crypto alternative più capitalizzate. Queste, soprattutto se prendiamo in esame gli ultimi due cicli, sono cresciute rapidamente, data la loro capitalizzazione di mercato decisamente inferiore rispetto a quella di BTC e ETH.

Durante l’ultimo bull market le indiscusse protagoniste sono state Solana (SOL), +1.200% da maggio a novembre 2021, e Avalanche (AVAX), +1.500% da giugno a dicembre 2021.

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Fase 4: Fine altsesason

L’ultima fase dell’altseason è sicuramente la più pericolosa. Le cosiddette mid e small cap, ovvero criptovalute spesso nuove e poco capitalizzate, hanno registrato esplosivi movimenti di prezzo in questa fase durante i cicli passati. 

Tuttavia, quando vivremo questo periodo, sarà molto importante non farsi prendere dalla FOMO. In particolare perché probabilmente ci troveremo agli sgoccioli del bull market e perciò potrebbe non valere la pena rimanere esposti in asset altamente rischiosi quando i prezzi tornano a scendere.

Insomma, la fine dell’altseason può essere paragonata ai fuochi d’artificio che chiudono uno spettacolo. Sono esplosivi e entusiasmanti ma durano molto poco e dopo finisce tutto. Alcuni utenti con poca esperienza, animati dal desiderio che il ciclo di mercato rialzista non finisca mai, che purtroppo può trasformarsi in una radicata convinzione, potrebbero registrare ingenti perdite se non seguono una strategia strutturata.

Perché Ethereum tende a rimanere indietro all’inizio di un ciclo?

Da due anni a questa parte chi segue con continuità il mercato avrà notato che Ethereum è molto indietro rispetto a Bitcoin. Questa disparità tra rendimenti è diventata ancor più visibile dopo l’ultimo movimento rialzista di BTC, che non è stato replicato dalla seconda criptovaluta più capitalizzata del mercato

Ciò accade perché il primo è, giustamente, percepito come l’asset più sicuro e consolidato nel mercato delle criptovalute. Perciò, quando inizia un nuovo ciclo rialzista, gli investitori tendono a concentrarsi su di lui, poiché è visto come un investimento meno rischioso rispetto alle altcoin. Questa tendenza si è addirittura amplificata dopo il lancio degli ETF spot su Bitcoin da parte dei più importanti fondi di investimento al mondo.

Nel mercato delle criptovalute esiste, poi, un fenomeno chiamato “rotazione del capitale”. Come detto nel paragrafo precedente, tipicamente la liquidità confluisce prima in BTC e gradualmente nelle altcoin, incluso Ethereum, quando il prezzo di BTC si stabilizza o raggiunge un picco locale. Insomma, ETH è sempre stato considerato il secondo asset del mercato crypto e quindi tende a performare meglio in una fase leggermente successiva del ciclo rialzista.

Proprio per questo è fondamentale tenere d’occhio i due indicatori che abbiamo già menzionato nel primo paragrafo di questo articolo: la dominance di Bitcoin e il ratio ETH/BTC. La prima raggiunge il suo picco immediatamente prima dell’inizio di una allseason, mentre la seconda il bottom, o punto di minimo.

La timeline dei cicli di mercato passati

Come abbiamo anticipato all’inizio di questo articolo, per gestire al meglio un bull market e un’altseason è fondamentale tenere d’occhio la variabile “tempo”. Perciò vediamo quanti giorni sono durati i cicli rialzisti passati, utilizzando come punto di partenza l’halving di riferimento.

Bull market del 2017

  • L’halving è avvenuto l’11 luglio, in quel momento il prezzo di Bitcoin era di 650$;
  • 225 giorni dopo, il 21 febbraio 2017, Bitcoin raggiungeva un nuovo massimo storico a quota 1.115$;
  • 297 giorni dopo, il 15 dicembre del 2017, registrava l’ultimo ATH di quel ciclo a quota 19.000$;
  • Rendimento tra i due ATH: +2.800% circa.

Bull market del 2020

  • L’halving del 2020 è avvenuto l’11 maggio, il prezzo di Bitcoin era di 9.000$;
  • 216 giorni dopo, il 13 dicembre 2020, BTC registrava un nuovo massimo storico a 19.200$;
  • 330 giorni dopo, l’8 novembre 2021, registrava l’ultimo ATH di quel ciclo a quota 69.000$;
  • Rendimento tra i due ATH: +259%.

Bull market del 2024

  • L’halving è avvenuto il 22 aprile, in quel momento il prezzo di Bitcoin era di circa 65.000$;
  • 195 giorni dopo, il 5 novembre 2024, BTC ha registrato un nuovo ATH a quota: 80.000$. In realtà, durante questo ciclo, è successa una cosa mai accaduta prima. È stato registrato un nuovo ATH prima dell’halving, l’11 marzo 2024. Tuttavia, per i fini della nostra analisi, quel movimento di mercato provocato anche dal lancio degli ETF spot può essere trascurato.
  • Se la storia dovesse ripetersi Bitcoin registrerà l’ultimo ATH di questo ciclo tra circa 300 giorni, e quindi a Settembre 2025.

Ethereum

E Ethereum? Essendo stato lanciato nel 2015 abbiamo meno dati storici da analizzare. Possiamo dire, però, che durante l’ultimo bull market ha rotto il precedente all-time high (ATH) il 19 gennaio 2021. E che ci ha impiegato circa 1100 giorni dal raggiungimento di quello precedente. Quindi, se la storia dovesse ripetersi dovrebbe superare il suo massimo storico a breve, il 17 novembre 2024. 

Ovviamente, nonostante la ciclicità del mercato crypto, il numero di giorni trascorsi tra un ATH e quello successivo non sarà mai lo stesso, e quindi è da intepretare come un dato puramente indicativo. Tuttavia, il fatto che Bitcoin abbia già iniziato a muoversi a rialzo in modo esplosivo sostiene, almeno in parte, la tesi presentata. Verrà presto il momento di Ether?

Gli ETF su Bitcoin superano quelli sull’oro

ETF su Bitcoin battono quelli sull’oro

Gli ETF su Bitcoin di BlackRock raggiungono un patrimonio netto superiore a quelli sull’oro, segnando una svolta epocale

Gli ETF su Bitcoin hanno infranto un record storico! BTC, spesso definito l’oro digitale per la sua scarsità e il suo valore intrinseco, ha recentemente compiuto un passo incredibile: ha superato l’oro fisico nel portafoglio di BlackRock, il più grande fondo di investimenti al mondo. Questo sorpasso non rappresenta solo un traguardo per Bitcoin, ma segna un punto di svolta per l’intero mercato delle criptovalute. Scopri cosa è successo, negli ultimi giorni, agli ETF su Bitcoin.

Gli ETF su Bitcoin superano quelli sull’oro

L’annuncio ha colto di sorpresa molti: il fondo iShares Bitcoin Trust (IBIT) di BlackRock, nato a gennaio 2024, ha già superato l’iShares Gold Trust (IAU), uno degli ETF più consolidati sul mercato dell’oro, lanciato nel 2005. Attualmente, il fondo IBIT detiene circa 33,1 miliardi di dollari in Bitcoin, rispetto ai 32,9 miliardi del fondo IAU sull’oro. Questo confronto fa emergere un dettaglio cruciale: mentre il mercato dell’oro ha una storia lunga e consolidata, Bitcoin, con poco più di un decennio di storia, sta crescendo anno dopo anno, e solo nell’ultimo periodo ha dimostrato di poter attirare capitali istituzionali su larga scala.

Questo sorpasso rappresenta un segnale forte del cambiamento delle preferenze di investimento: mentre l’oro è stato tradizionalmente considerato una riserva di valore stabile, Bitcoin ha dimostrato di poter competere e, in alcuni casi, persino superare in termini di attrattiva per investitori e gestori di patrimoni globali. Si sta affermando, dunque, un nuovo standard per gli asset di riserva, dove Bitcoin, soprattutto grazie alla sua scarsità programmata, sembra guadagnare terreno.

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Il lancio degli ETF su Bitcoin ha rappresentato una vera e propria rivoluzione nel mondo crypto, permettendo a un numero crescente di investitori di accedere al Bitcoin senza doverlo acquistare e detenere direttamente. In particolare, l’ETF di BlackRock ha registrato flussi di capitale record, raggiungendo i 10 miliardi di dollari di patrimonio in gestione nelle prime sette settimane dal lancio. Per mettere in prospettiva, il primo ETF sull’oro negli Stati Uniti impiegò più di due anni a raggiungere lo stesso livello.

Questo ritmo di crescita non solo è straordinario, ma riflette anche un cambiamento sostanziale nella percezione degli investitori istituzionali: molti fondi, comprese le grandi società di gestione come BlackRock, stanno vedendo Bitcoin non solo come un asset volatile, ma come una potenziale riserva di valore a lungo termine. Il fatto che in meno di un anno il fondo su Bitcoin abbia raggiunto e superato quello sull’oro dimostra quanto l’interesse per le criptovalute stia aumentando.

Un nuovo capitolo per il mercato delle criptovalute

Bitcoin, anche grazie ai suoi ETF, è in una nuova fase della sua storia. Negli ultimi giorni, dopo la vittoria di Donald Trump alle elezioni USA, la criptovaluta ha superato gli 88.000 dollari, stabilendo un nuovo massimo storico dopo l’altro. Anche altre crypto, su tutte Sui (SUI), Cardano (ADA), Aave (AAVE) e Dogecoin (DOGE), hanno registrato incrementi di valore simili.

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Per gli investitori istituzionali, questo cambiamento rappresenta non solo una diversificazione strategica ma anche un segnale di adesione a un nuovo paradigma finanziario. La fiducia crescente nei confronti di Bitcoin potrebbe dunque indicare un trend di lungo termine, dove l’oro, pur continuando a essere rilevante, potrebbe gradualmente lasciare spazio a Bitcoin come asset di riserva globale, particolarmente in un’epoca di digitalizzazione e tecnologia avanzata. Il sorpasso di Bitcoin sull’oro, testimoniato dall’ETF di BlackRock, è un traguardo storico che evidenzia come le criptovalute stiano ridefinendo i confini del mercato finanziario, un risultato che fino a pochi anni fa sarebbe stato difficile immaginare.

Mentre il mondo finanziario si evolve, Bitcoin continua a guadagnare terreno. Insomma, questo evento segna una tappa fondamentale nella storia di Bitcoin e del settore crypto: con il supporto istituzionale in crescita, il futuro delle criptovalute appare sempre più radioso, e il ruolo di Bitcoin come oro digitale sembra ormai consolidato.

Donald Trump ha vinto le elezioni, sarà il nuovo presidente degli Stati Uniti!

La meme coin di Donald Trump su Solana

Donald Trump sarà il nuovo presidente americano, dopo la vittoria alle elezioni del 2024! Ecco cosa prevede il suo programma elettorale.

Donald Trump sarà il nuovo presidente americano, dopo la schiacciante vittoria di questa notte. Il suo programma, che prevede un duro contrasto all’immigrazione, politiche monetarie espansive e un’atteggiamento isolazionista per quanto riguarda la situazione geopolitica, ha conquistato i cittadini americani.

Come, e di quanto, ha vinto il nuovo presidente americano (che insedierà la Casa Bianca da gennaio 2025) e cosa prevede il suo programma politico?

Come è stato eletto il nuovo presidente americano?

Prima di affrontare le misure che il nuovo presidente degli Stati Uniti introdurrà, può essere utile riassumere il funzionamento del meccanismo che gestisce le elezioni presidenziali degli Stati Uniti. Per comprendere una volta per tutte come Donald Trump è diventato il nuovo inquilino della Casa Bianca. 

Innanzitutto, è bene precisare che il sistema elettorale americano è indiretto; ciò significa che sono stati i grandi elettori ad eleggere il presidente e non i cittadini. Andando più nel dettaglio, si può dire che ogni Stato possiede un dato numero di grandi elettori pari a quello di deputati e senatori che esprime al congresso, in totale 538

Questi, al termine dello spoglio elettorale, si riuniranno in ciascuno Stato per esprimere le loro preferenze, che vengono poi sommate a livello nazionale e determinano l’elezione del candidato che ha ottenuto la maggioranza assoluta. C’è da dire, poi, che all’interno della maggior parte degli Stati (fatta eccezione per Nebraska e Main) vige un sistema di tipo maggioritario puro. Ciò significa che il candidato – e quindi il partito – che ottiene la maggioranza relativa, anche di un solo voto, guadagna tutti i seggi e quindi tutti i grandi elettori in palio. 

Per comprendere il funzionamento delle elezioni americane del nuovo presidente non si possono non citare gli Swing States. Quelli stati in bilico che Donald Trump ha conquistato questa notte, ma che storicamente non hanno una posizione politica ben definita. È proprio in questi distretti, nello specifico Arizona, Georgia, Michigan, Nevada, North Carolina, Pennsylvania e Wisconsin, storicamente in bilico fino al verdetto, che si sono decise le elezioni del nuovo presidente americano. 

Sondaggi elezioni USA: le ultime notizie

Ma come ha fatto Donald Trump a vincere le elezioni del 2024? Fino a ieri la situazione sembrava a dir poco incerta, con i due candidati affiancati in un testa a testa che non lasciava spazio a pronostici. Poi però, nella notte, tutto è cambiato. Donald Trump è il nuovo presidente degli Stati Uniti d’America prevalentemente perché è riuscito a dominare negli Swing State, gli stati in bilico di cui abbiamo parlato nel paragrafo precedente. 

Un ruolo centrale lo ha avuto la Pennsylvania, uno degli Swing State più importanti dato che possiede 19 seggi, dove Trump ha vinto di circa 2 punti percentuali, a cui sono seguiti poi il North Carolina (51% dei consensi) e la Georgia (50,7%). 

Attualmente, dato che lo spoglio elettorale è ancora in corso, mancano ancora gli esiti di altri quattro Swing State: Arizona, Michigan, Nevada e Wisconsin, ma Trump è vantaggio in tutti questi territori. In ogni caso, anche se il fatidico numero dei 270 grandi elettori non è stato ancora raggiunto si può dire che Trump è il nuovo presidente degli Stati Uniti dato che è a quota 266, contro i 219 di Kamala Harris.

Se si analizza, poi, la situazione dal punto di vista nazionale il risultato resta lo stesso. Al contrario di quanto avevano previsto i sondaggi, Donald Trump ha conquistato più voti della candidata democratica anche in termini assoluti, 69 milioni rispetto ai 63 di Kamala Harris.

Donald Trump: immigrazione, economia e politica internazionale

Ora che sappiamo che Donald Trump è il nuovo presidente degli Stati Uniti possiamo analizzare il suo programma e quanto ha promesso in campagna elettorale. In modo tale da cercare di  prevedere quali misure deciderà di attuare. I cittadini americani, attraverso le elezioni presidenziali 2024, hanno espresso il loro desiderio di cambiare rotta, ma cosa significa, davvero, ciò? Bisogna specificare che la vittoria di Donald Trump si colloca all’interno di un contesto particolarmente favorevole dal punto di vista attuativo

Alle elezioni presidenziali del 2024 si è votato per l’intera Camera e un terzo del Senato, entrambi ora a maggioranza repubblicana. Ciò significa, dato che il Congresso potrà rafforzare il mandato dell’esecutivo e quindi la libertà di manovra del presidente. Insomma, Trump approda alla Casa Bianca con l’opportunità di influire fortemente sul futuro del paese, sia a livello economico dato che ogni legge che comporti nuove tasse o spese, deve ottenere l’approvazione delle Camere, ma anche a livello sociale e geopolitico.

Immigrazione

I primi interventi del nuovo presidente degli Stati Uniti saranno, probabilmente, rivolti al tema dell’immigraizone, considerato cruciale per il 61% degli americani. 

In questo senso la questione è piuttosto preoccupante, visto che Trump ha spesso dipinto gli immigrati come criminali. Ovviamente tra il dire e il fare c’è una bella differenza, e la narrazione portata avanti dal presidente in questi mesi ha un chiaro scopo: conquistare i cittadini americani più conservatori. Tuttavia, come ha più volte ribadito il vice presidente J.D. Vance potrebbe, ora, essere attivato il più grande piano di deportazione della storia, il cui slogan potrebbe essere riassunto da un “rispediamoli a casa loro”. 

Attenzione però, la parola deportazione in inglese “deportation” non ha lo stesso pesante significato che gli attribuiamo noi italiani, ma è più simile al termine “espulsione”. In breve, la situazione che preoccupa un po’ tutti ma è da capire ciò che, effettivamente, il partito repubblicano può fare senza violare i diritti dell’uomo previsti dalla costituzione. Anche se ora, ora che è chiaro che Donald Trump controllerà sia la Camera che il Senato, e ha quindi tutti gli strumenti per farlo.

Economia e criptovalute

È, ormai, noto che Trump voglia puntare sui dazi, sulle tariffe, e quindi su politiche protezioniste. Se rispetterà quanto promesso in campagna elettorale, diventa quantomeno probabile l’ipotesi “guerra commerciale” con il resto del mondo (in particolare la Cina). Questo assetto potrebbe avere delle ripercussioni sulle economie di paesi, come il nostro, che dipendono molto dalle esportazioni negli States, oltre che causare un aumento dei prezzi – e quindi un riacutizzarsi del “problema inflazione”.

Tuttavia, Trump probabilmente procederà in ogni caso, soprattutto ora che ha i favori del Congresso e dato che il denaro ricavato dai dazi potrebbe essere necessario per procedere con il serrato piano di taglio dei tassi di interesse e monetizzazione del debito che ha più volte promesso. 

Parlando di economia non si possono non citare le criptovalute, diventate inaspettatamente un tema centrale all’interno della campagna elettorale. Bitcoin e le altre crypto potrebbero beneficiare della vittoria di Donald Trump. Anzi questo è, almeno in parte, già successo. Bitcoin questa notte è esploso a rialzo raggiungendo lo storico livello dei 75.000$, cosa succederà nelle prossime settimane?

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Difficile dirlo, ma se il tycoon rispetterà quanto promesso potrebbe mettersi piuttosto bene per il mondo crypto. Il nuovo presidente americano sembra voler utilizzare i Bitcoin in possesso del governo come riserva per rendere più solide le finanze del paese, oltre a volerne promuovere l’adozione rendendo gli USA un polo centrale per il mining di BTC e licenziando l’attuale presidente della SEC, da sempre rigido nei confronti del settore.

Quest’apertura nei confronti del settore è già visibile in alcuni stati, come la Florida, dove la scorsa settimana il CFO ha proposto di investire una parte dei fondi pensionistici dello stato all’interno di fondi pensione. Mentre il Wisconsin, il Michigan e la città di Jersey City hanno già iniziato ad investire parte delle loro riserve negli ETF spot su Bitcoin.

Politica Internazionale

Sul fronte geopolitico, Trump ha manifestato l’intenzione di ridurre il supporto economico all’Ucraina e di lasciare maggiore autonomia a Israele in Medio Oriente. Questa strategia, che enfatizza la difesa degli interessi americani, potrebbe però destabilizzare le relazioni internazionali, soprattutto con gli alleati europei. 

Fino ad oggi l’america di Biden ha fornito circa 174 miliardi di dollari all’Ucraina, denaro che è servito a difendersi dagli attacchi di una più attrezzata Russia. Cosa succederà ora che Trump è il nuovo presidente degli Stati Uniti? L’atteggiamente isolazionista da lui e dal suo vice J.D. Vance prevede anche un’allontanamento dalla NATO, almeno per quando riguarda il sopracitato conflitto.

È in arrivo un nuovo ATH per Bitcoin?

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Bitcoin ha sfiorato il suo ATH. Nei prossimi giorni riuscirà a infrangere il suo massimo storico? Nel frattempo gli ETF registrano performance da record

Dopo diverse settimane di incertezza e noia è finalmente tornata l’euforia nel mercato crypto, e, all’improvviso, sembra che sia in arrivo un nuovo massimo storico per Bitcoin. Il suo prezzo, durante la giornata di ieri, si è portato al di sopra dei 73.000 dollari, mentre ora è stabile sui 72.000$. 

Il mercato crypto è ora invaso dall’ottimismo, e molti si domandano se questo sia l’inizio della fase più esplosiva del bull market 2024. Inoltre, il superamento dell’ATH da parte di Bitcoin, potrebbe innescare un ulteriore movimento esplosivo, dato che potrebbe comportare la liquidazione (chiusura) di 2 miliardi di dollari di posizioni short.

ETF spot su Bitcon da record. Dove sono i retailer?

Il recente pump di Bitcoin potrebbe essere stato causato anche dagli ETF spot su Bitcoin, dato che hanno attirato l’attenzione e una grandissima quantità di capitali. La scorsa settimana, in un solo giorno, si sono registrati 870 milioni di dollari di afflussi, trainati in gran parte dal fondo iShares Bitcoin Trust di BlackRock, che continua a dominare il mercato degli ETF crypto. 

Solo a ottobre, gli ETF su Bitcoin hanno superato i 3 miliardi di dollari di nuovi investimenti, segno di un rinnovato interesse istituzionale. BlackRock e Fidelity sono tra i principali beneficiari e artefici di questo boom, dato che stanno contribuendo a portare i BTC detenuti dagli ETF spot vicino allo storico traguardo del milione.

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Tuttavia, mentre l’interesse istituzionale spinge il mercato, è interessante sottolineare come i retailer (gli investitori individuali) non siano ancora approdati in massa sul mercato, come dimostrano le ricerche sui principali motori di ricerca. Tuttavia, l’avvicinamento di Bitcoin al suo ATH potrebbe fungere da catalizzatore per una nuova ondata di investitori retail, che potrebbero essere attratti dalla FOMO che invade giornali e social network in questi frangenti. Almeno, questo è quello che è successo durante i cicli passati.

Bitcoin nei fondi pensione: il caso Florida

Un altra news positiva da mondo crypto non riguarda il prezzo di Bitcoin e il suo possibile ATH, bensì un’argomento più istituzionale: i fondi pensione. Il CFO della Florida, Jimmy Patronis, ha recentemente richiesto al Consiglio di amministrazione dello Stato una relazione di fattibilità per investire parte dei fondi pensionistici in criptovalute, con un focus particolare su Bitcoin. Patronis sembra seguire l’esempio del candidato repubblicano Donald Trump, che durante la conferenza “Bitcoin 2024” a Nashville aveva proposto di creare una riserva nazionale con i Bitcoin confiscati a criminali e aziende fallite.

La proposta di Patronis prevede l’introduzione di un programma pilota di investimento in valute digitali all’interno del Florida Growth Fund, per testare la possibilità di integrare Bitcoin come riserva per proteggere i risparmi dei cittadini dalla svalutazione del dollaro e dall’inflazione. Questa visione rappresenta un contrasto notevole con la situazione in Italia, dove si discute di aumentare le imposte sugli asset tecnologici. Mentre l’Italia valuta una maggiore tassazione, la Florida esplora l’uso di Bitcoin come potenziale strumento per risanare il sistema pensionistico.

Guarda il grafico di BTC

Infine, come non citare le elezioni americane, dato che manca meno di una settimana al voto che potrebbe aggiungere un altro elemento di volatilità sui mercati. L’entusiasmo degli investitori sembra infatti aumentare di pari passo con le probabilità di vittoria di Donald Trump, considerato più favorevole verso il settore crypto. Alcuni analisti suggeriscono che una sua eventuale politica pro-Bitcoin potrebbe consolidare BTC come riserva strategica, alimentando una corsa al rialzo ancora più forte​.

Insomma, lo scenario attuale, caratterizzato dal sostegno degli investitori istituzionali e un possibile afflusso di retailer, potrebbe permettere a Bitcoin di raggiungere, a breve, un nuovo ATH. In ogni caso resta fondamentale monitorare il mercato con razionalità e scetticismo, ricordando che l’euforia può essere pericolosa tanto quanto il panico. Gli esplosivi rally di Bitcoin sono certamente entusiasmanti, ma come sempre nel mondo crypto, la prudenza è d’obbligo.



Chi è Satoshi Nakamoto? Il documentario di HBO “accusa” Peter Todd, ma senza prove certe

Chi è Satoshi Nakamoto? Secondo la HBO è Peter Todd

HBO e il mistero di Satoshi Nakamoto: Peter Todd è davvero il creatore di Bitcoin?

Il documentario uscito martedì scorso “Electric Money: The Bitcoin Mystery”, prodotto da HBO e diretto da Cullen Hoback, ha generato notevole interesse per la sua audace pretesa di rivelare l’identità di Satoshi Nakamoto, il creatore di Bitcoin

In una serie di vicissitudini che mescolano abilmente intrattenimento e marketing, Hoback ha presentato, all’interno del documentario uscito martedì, una teoria secondo cui Peter Todd, uno sviluppatore di Bitcoin noto per i suoi contributi al codice di base della criptovaluta, sarebbe il vero Satoshi. Tuttavia, come vedremo, molti esperti e soprattutto lo stesso Todd si sono mostrati, a dir poco, scettici riguardo a questa affermazione, mettendo in discussione le prove presentate.

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Le teorie di Hoback: solo una mossa di marketing o c’è qualcosa di vero?

Hoback, all’interno della serie di HBO, si serve tre principali argomentazioni per dimostrare che Peter Todd è Satoshi. La prima riguarda un post del 2010 su BitcoinTalk, un celebre forum dedicato alla criptovaluta, dove Todd avrebbe risposto a un commento di Nakamoto con una correzione tecnica. Hoback sostiene che questo post potrebbe essere stato pubblicato da Todd utilizzando l’account sbagliato, proprio quello di Satoshi, implicando che Todd stesse conversando con sé stesso. Tuttavia, in molti criticano aspramente questa teoria, sottolineando che si tratta di una normale interazione tra utenti, comune nei forum tecnici. A supporto di questa tesi c’è una variabile fondamentale: il tempo tempo impiegato da Todd per pubblicare il messaggio contente la correzione, che ammonta a circa tredici ore

Secondo Forbes, Hoback ritiene che un’altra prova sia una dichiarazione di Todd in cui parla di “sacrificare” Bitcoin. Il regista ipotizza che questa frase faccia riferimento ai 1,1 milioni di BTC (equivalenti a circa 70 miliardi di dollari) mai mossi dai wallet di Nakamoto. Tuttavia, Todd ha spiegato che questa affermazione è stata estrapolata dal contesto e si riferiva alla sicurezza della blockchain, non all’effettivo possesso di quel milione di Bitcoin.

Un’indagine senza conclusioni definitive

Le teorie di Hoback, pur suggestive, sembrano più un espediente per attirare l’attenzione del pubblico piuttosto che un vero tentativo di risolvere il mistero. Peter Todd ha respinto con fermezza ogni accusa di essere Satoshi, definendo le prove presentate come “ridicole” e affermando che le insinuazioni di Hoback non si basano su fatti concreti. In un’intervista a Coindesk, Todd ha sottolineato che non ci sono motivi per credere che sia stato lui a creare Bitcoin e ha criticato il documentario per la sua mancanza di rigore.

Hoback stesso ha suggerito che Nakamoto potrebbe aver adottato lo pseudonimo proprio per distanziare la sua figura dalla realtà, così che Bitcoin potesse essere visto come un progetto più serio e credibile. Secondo il regista, Todd, all’epoca studente di belle arti, non sarebbe stato preso sul serio se si fosse rivelato come il creatore della criptovaluta. Questa teoria, tuttavia, appare piuttosto fragile e non sembra convincere la maggior parte degli esperti.

Bitcoin: un successo che prescinde dal suo creatore

Al di là delle speculazioni sul creatore di Bitcoin, ciò che è certo è che la criptovaluta ha raggiunto un’enorme diffusione e successo indipendentemente dalla vera identità di Satoshi Nakamoto. Bitcoin è diventato un asset dal valore di 1,2 trilioni di dollari, rendendo Nakamoto, se ancora in possesso dei suoi Bitcoin, una delle persone più ricche al mondo. Tuttavia, la vera forza di Bitcoin risiede nella sua natura decentralizzata: non ha bisogno di un leader o di una figura centrale per continuare a crescere e prosperare.

Nonostante le varie ipotesi che nel corso degli anni si sono susseguite su chi possa essere Satoshi — da Nick Szabo a Hal Finney, fino ad arrivare a Peter Todd — è probabile che l’identità di Nakamoto rimanga per sempre un mistero. E forse è meglio così. Come sostengono molti esperti, Bitcoin non ha bisogno di un creatore identificabile per funzionare. Al contrario, la sua forza risiede proprio nella sua struttura autonoma e aperta, che lo rende immune a molte delle dinamiche che caratterizzano altre istituzioni finanziarie centralizzate.

Conclusioni: la saga infinita di Satoshi e il contributo di Peter Todd

Il documentario di HBO non ha svelato alcuna verità definitiva su chi sia Satoshi Nakamoto, ma ha riacceso l’interesse e le speculazioni su questo mistero che dura ormai da più di 15 anni. Le prove presentate a sostegno della teoria che Peter Todd sia Nakamoto appaiono deboli e pretenziose, e non forniscono risposte concrete. Anche Forbes ha evidenziato che, sebbene affascinante, la narrazione costruita da Hoback sembra più una storia per attirare spettatori che un’accurata indagine storica.

Peter Todd, pur avendo contribuito significativamente allo sviluppo di Bitcoin, ha respinto categoricamente qualsiasi legame con la vera identità di Satoshi. La sua influenza nel mondo delle criptovalute è comunque innegabile, e il suo lavoro su progetti come OpenTimestamps ha rafforzato ulteriormente il suo status all’interno della comunità.

In definitiva, il documentario lascia aperta la domanda che ha tormentato sviluppatori, investitori e curiosi per anni: chi è davvero Satoshi Nakamoto? La risposta, forse, non lo conosceremo mai.

L’impatto delle crisi geopolitiche ed economiche sul prezzo di Bitcoin

L'impatto delle crisi geopolitiche sul prezzo di Bitcoin

Scopri come Bitcoin ha risposto alle crisi geopolitiche e finanziarie negli ultimi anni. Analizziamo la volatilità a breve termine e il ruolo di Bitcoin come riserva di valore

Qual è, storicamente, l’impatto sul prezzo di Bitcoin delle crisi geopolitiche? Martedì scorso l’Iran ha scagliato un attacco missilistico contro Israele, che seppur inefficace, ha scosso i mercati globali. In merito a questo tema, le ultime notizie parlano di una probabile risposta di Israele in Libano. Nello specifico, sembra che nelle ultime ore altri raid aerei abbiano colpito lo stato, mentre Israele continua a consigliare ai cittadini libanesi di evacuare diversi villaggi a sud del paese.

Oggi, tuttavia, vogliamo concentrarci su come queste tensioni geopolitiche influenzino i principali asset finanziari, in particolare Bitcoin. Per capire meglio, analizzeremo la reazione di Bitcoin alle crisi degli ultimi anni.

Bitcoin come alternativa monetaria in tempi di crisi


Perché Bitcoin è diverso, come sono diverse le modalità attraverso cui risponde alle crisi globali, siano esse geopolitiche o economiche. Possiamo partire dicendo che Bitcoin è la prima alternativa monetaria decentralizzata e non sovrana ad aver raggiunto un buon livello di adozione. Non sovrana significa prevalentemente che, a differenza delle azioni o delle obbligazioni emesse da aziende o stati, Bitcoin non è soggetto al rischio di fallimento di una specifica entità (noto come rischio di controparte). 

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Se una società o uno stato va in bancarotta o in default, il valore delle sue obbligazioni o azioni può scendere a zero, mentre BTC, essendo completamente decentralizzato, è immune a questo tipo di rischio.

Queste caratteristiche fanno di Bitcoin un asset unico che non soffre, come altri, le crisi economiche, bancarie o geopolitiche. Quando, ad esempio, le banche americane sono crollate nel 2022, BTC ha mantenuto il suo valore. Inoltre, durante periodi di instabilità delle valute tradizionali, Bitcoin si è dimostrato utile come riserva di valore per molte persone.

La volatilità di Bitcoin e la risposta agli eventi globali


Tuttavia, anche Bitcoin non è immune alle crisi economiche e geopolitiche, soprattutto per quanto concerne il breve termine e quindi i giorni o le settimane immediatamente successive ad un evento. Lo abbiamo visto, ad esempio, dopo l’attacco iraniano a Israele di martedì scorso, in quel frangente Bitcoin ha perso circa il 6%. Questo accade principalmente per due motivi:

  1. Bitcoin è sempre scambiabile: Può essere comprato e venduto in qualsiasi momento, ventiquattro ore a giorno e sette giorni su sette. Inoltre, è anche istantaneamente convertibile in liquidità durante periodi di stress finanziario.
  2. Bitcoin è un asset giovane: Rispetto agli asset tradizionali, Bitcoin è ancora immaturo e, sempre nel breve termine, più vulnerabile agli eventi imprevisti. Tuttavia, con l’aumentare dell’orizzonte temporale, Bitcoin tende a stabilizzarsi e recuperare le perdite.

Come Bitcoin ha risposto alle crisi passate

Per comprendere meglio l’impatto delle crisi geopolitiche sul prezzo di Bitcoin e quindi come Bitcoin reagisce agli eventi globali, vediamo alcuni dati storici.

  • Escalation tra Stati Uniti e Iran: nei dieci giorni immediatamente successivi all’invio da parte degli  Sati Uniti in Iran di navi e aerei da guerra a gennaio del 2020 Bitcoin ha guadagnato 12%. L’S&P 500 il 2% e l’oro sono rimasti immobili. A sessanta giorni, poi, Bitcoin aveva registrato un +20%, l’oro un +6% e l’S&P 500 un -7%.
  • Pandemia di COVID-19: Nei primi dieci giorni del lockdown globale, BTC ha perso il 25%, mentre l’S&P 500 ha perso il 20% e l’oro il 9%. Dopo 60 giorni, però, Bitcoin aveva guadagnato il 21%, mentre oro e S&P si sono stabilizzati rispettivamente al 2% e 3%.
  • Invasione russa dell’Ucraina: Bitcoin ha subito una perdita del 6% nei primi dieci giorni, ma ha recuperato fino a un +15% dopo due mesi. L’oro e l’S&P 500 hanno avuto guadagni minori, rispettivamente del 3% e del 9%.
  • Crisi bancaria USA del 2022: in quel frangente BTC ha mostrato il suo enorme porenziale come riserva di valore, guadagnando il 25% nei primi dieci giorni e il 32% nei primi 60. In confronto, l’oro ha guadagnato il 10% nei primi dieci giorni e l’11% in totale, mentre l’S&P ha registrato un -2% nei primi giorni, recuperando un 4% nei 60 giorni successivi.

Questi dati suggeriscono un trend che abbiamo già anticipato prima in questo articolo: Bitcoin soffre gli shock a breve termine ma emerge come un asset resiliente e una valida riserva di valore nel medio-lungo periodo. Dopo la caduta del 6% di martedì scorso, sarà interessante vedere dove Bitcoin si troverà tra sessanta giorni.Insomma, le caratteristiche uniche di Bitcoin, come la decentralizzazione e l’assenza di rischio di controparte, lo rendono un asset alternativo molto apprezzato durante periodi di crisi.

Sebbene, per i motivi che abbiamo affrontato nel primo paragrafo di questo articolo, la sua volatilità sia maggiore ha dimostrato di essere un rifugio sicuro nel medio-lungo termine. Con le crisi geopolitiche che continuano a influenzare i mercati, resta da vedere come Bitcoin si comporterà in questo contesto sempre più instabile. Nei primi 3 giorni dall’evento ha registrato un -6% circa, cosa succederà a sessanta giorni?

Come andrà il mercato azionario nel quarto trimestre del 2024?

Mercato azionario: cosa succederà nel quarto trimestre

In che condizioni verte lo stock market e cosa succederà nel quarto trimestre del 2024? Un’analisi tratta dal report trimestrale di BlackRock

Il report di BlackRock sulle condizioni in cui verte il mercato azionario nel quarto trimestre del 2024 si apre con una frase ad effetto “the economy is not the stock market. And that’s a good news.” 

Interpretando questa citazione di Tony De Spirito, Global Chief Investment Officer del più grande fondo di investimenti al mondo, si comprende come ci tenga a specificare che, se l’economa reale rallenta, non debba accadere per forza lo stesso al mercato azionario.

Ecco cosa succederà all’interno del mercato azionario durante il quarto trimestre del 2024 secondo BlackRock.

Mercato azionario: alcune considerazioni generali

Il quarto trimestre del 2024 si preannuncia scoppiettante per il mercato azionario e quello delle crypto. In generale, tutti gli asset cosiddetti “a rischio” potrebbero sperimentare fasi di alta volatilità portata principalmente dalle elezioni americane e dal taglio dei tassi delle banche centrali, in particolare quelli della FED. In generale gli analisti di BlackRock si aspettano una reazione positiva delle azioni in relazione a quest’ultimo punto. Insomma, il taglio dei tassi potrebbe essere un’opportunità.

C’è da dire, però, che anche durante il terzo trimestre del 2024 non è mancata la volatilità, generata principalmente dalle preoccupazioni per il rallentamento dell’economia, il rischio recessione e dal “ ritardo” della FED nell’affrontare questi problemi. Tuttavia questo discorso, secondo gli analisti di BlackRock, non ha intaccato i “fondamentali” dello stock market.

I due lati della volatilità

Proseguendo con il report si affronta il tema della volatilità, quanto mai utile per comprendere “che cosa succederà nel quarto trimestre del 2024?” Inizialmente, gli analisti di BlackRock specificano una cosa abbastanza ovvia, ma che non fa mai male ripetere: il sentiment può muovere i mercati ma, nel lungo periodo, prevalgono sempre i fondamentali. Perciò seppur l’ultimo quarter sarà, probabilmente, caratterizzato da forti oscillazioni, queste non devono distrarre gli investitori da ciò che conta davvero, ovvero la creazione di valore.

Tale discorso può essere esteso anche al mondo crypto, dove progetti che mettono in primo piano concetti come l’utilità dei loro token, l’innovazione, lo sviluppo di soluzioni all’avanguardia e la sicurezza vanno sempre preferiti a quelli che cercano di cavalcare l’hype del momento.

Nel report che stiamo raccontando, Tony De Spirito, va più nel dettaglio sul concetto di volatilità, enunciando quattro interessanti assunzioni:

  • La volatilità può essere salutare. Le correzioni del mercato offrono l’opportunità di aumentare l’esposizione ad un determinato asset del quale si è estremamente convinti. Soprattutto se queste avvengono in seguito a news o dinamiche collegate al trading e non intaccano i suoi fondamentali. Insomma se il prezzo degli asset non oscillasse non si potrebbe fare “buy the dip”.
  • La volatilità è normale. È proprio grazie alle forti oscillazioni del mercato che questo si è potuto risollevare dalla grande crisi finanziaria del 2007 e 2008 e ora gli analisti di BlackRock si aspettano uno scenario simile. Caratterizzato da un volatility index (VIX) che registra picchi pronunciati per via della decisioni della FED.
  • Le correzioni di mercato sono comuni. In venti degli ultimi trentacinque anni abbiamo assistito a venti correzioni superiori al 10% per quanto riguarda l’S&P 500. Nonostante questo il suo rendimento medio in questo intervallo di tempo è stato del +14%. La regola qui è sempre la stessa, pianificare gli investimenti con una prospettiva a lungo termine e non farsi condizionare dai movimenti di mercato.
  • Maggiore volatilità può voler dire ritorni più sostanziosi: da un’analisi correlata sempre svolta da BlackRock si nota come i periodi di maggiore volatilità producano ritorni migliori. Questa si basa sul Volatility Index (VIX), un indice predittivo creato dal Chicago Board Options Exchange (CBOE) che mostra la volatilità del S&P 500 nei trenta giorni successivi. Quando il VIX resta al di sotto dei 12 punti i ritorni semestrali dell’S&P 500 si attestano, in media, attorno al 5%. Al contrario, quando questo tocca quota 29 o più, questi schizzano al 16%. Insomma, per riassumere questo concetto in breve: i rendimenti a breve termine dipendono, anche, dalla volatilità.

Mercati azionari e elezioni americane

Il primo grande evento che questo trimestre potrà influenzare il mercato azionario sono le elezioni americane di novembre. La vittoria di un determinato candidato o partito, non ha quasi mai influenzato il movimento di prezzo delle azioni sul lungo periodo, ma ha praticamente sempre provocato rilevanti oscillazioni di breve termine.

BlackRock ha analizzato le performance degli undici mesi successivi alle elezioni, per poi confrontare con quelle di brevissimo termine, ovvero delle ore e dei giorni immediatamente successivi al verdetto. Dal report emerge che solo in due frangenti su sette (dal 1996 ad oggi), l’incremento della volatilità post elezioni si è protratta per più di undici mesi.

Insomma, il messaggio che intende trasmettere BlackRock riguardante questo tema è lo stesso dei paragrafi precedenti, ovvero orientato al lungo periodo. D’altronde il mercato è riuscito a superare tantissime crisi dal 1974 ad oggi, come le dimissioni di un presidente, il crollo dei “Nifty Fifty”, la stagflazione, lo stock market cash del 1987, la bolla delle dot com, la crisi del 2008 e il COVID-19. Così come nel mondo di tutti i giorni, così come in quello finanziario “la pazienza è la virtù dei forti”

L’impatto del taglio dei tassi della FED

Infine BlackRock ha analizzato anche la retorica e il possibile impatto dei tagli dei tassi di interesse della Federal Reserve. Come è noto, nel report del fondo di investimento si ribadisce che i mercati azionari tendono a performare quando i tassi vengono ridotti, specialmente se questo accade senza che si verifichi una recessione.

Ma c’è di più, i dati storici rivelano che le azioni delle aziende che hanno una capitalizzazione di mercato importante, tendenzialmente registrano ritorni migliori rispetto a quelle più piccole, schema che perdura fino a tre anni dopo il primo taglio.

Inoltre, se si affronta questo argomento adottando una suddivisione settoriale, emerge come le azioni di aziende del segmento healthcare e quelle che producono beni di consumo, solitamente crescono di più rispetto alla media nell’anno successivo al primo taglio dei tassi di interesse.

E il mercato crypto?

Se seguite il settore probabilmente lo saprete già, BlackRock e il suo CEO Larry Fink, sono diventati grandi fan del mondo crypto nell’ultimo anno. E ciò emerge molto bene da un recente report pubblicato dal fondo. Al suo interno si legge come, analizzando i dati storici, il prezzo di Bitcoin sia decorrelato da quello delle azioni, e come i suoi rally rialzisti siano più esplosivi. Questa condizione permette a BTC di essere un “diversificatore” di portafoglio, prevalentemente perché è unico nel suo genere a livello tecnologico. 


La blockchain di Bitcoin è, infatti, caratterizzata da una sicurezza elevatissima grazie al meccanismo di consenso Proof of Work, che coinvolge migliaia di nodi e miner per verificare e confermare le transazioni, rendendo impossibile manipolarla. La sua immutabilità, ossia l’impossibilità di alterare o cancellare le transazioni registrate, conferisce a Bitcoin un livello di fiducia che lo distingue da qualsiasi altro asset finanziario. Ogni blocco aggiunto alla blockchain è protetto da crittografia avanzata, creando una sequenza di informazioni che non può essere modificata senza il consenso della rete. Questa caratteristica lo rende immune a frodi e attacchi, rendendolo una riserva di valore sicura e a prova di manomissioni.